Academic literature on the topic 'Educazione adulti'

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Journal articles on the topic "Educazione adulti"

1

Luttikholt, Harry W., and Sofia Corradi. "ERASMUS e COMETT, Educazione degli adulti e formazione universitaria transculturale." European Journal of Education 24, no. 4 (1989): 417. http://dx.doi.org/10.2307/1503310.

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Potesta, Sandra. "ERASMUS e COMETT. Educazione degli adulti e formazione universitaria transculturale." Higher Education Policy 2, no. 3 (September 1989): 50–51. http://dx.doi.org/10.1057/hep.1989.50.

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3

Galeotti, Glenda. "Educazione degli adulti e innovazione sociale. Il contributo delle professioni educative e formative alla costruzione di un'Europa resiliente." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 112 (March 2021): 215–28. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-112014.

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Abstract:
L'articolo propone una riflessione su quanto l'educazione degli adulti può offrire per rispondere al bisogno di innovazione che attraversa la nostra società. In un contesto segnato da una crisi sanitaria che sta acuendo l'inadeguatezza di assetti organizzativi e sociali tradizionali, l'idea di innovazione sociale coincide con quella di "trasformazione", intesa come mutamento di prospettiva e pilastro sul quale costruire e modellare il futuro per mezzo di una più proficua "connessione" fra cittadini, ricercatori, imprese, governi. Considerare l'educazione degli adulti un fattore che abilita i diversi tipi di innovazione - tecnologica, organizzativa o socioculturale - significa adottare una prospettiva human-centred che orienta riproduzione, modifica e creazione delle condizioni strutturali e socioculturali, grazie a processi inclusivi e collaborativi e a rinnovate capacità di pensiero di azione.
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Delalio, Alessia, Maria Pia Zito, and Marisa Pegoraro. "Eccellenza assistenziale e dialisi peritoneale." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, Suppl. 5 (February 17, 2014): S71—S72. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.981.

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Abstract:
Parallelamente al diversificarsi delle strategie di dialisi peritoneale, un grosso impulso ha avuto la ricerca di competenze assistenziali specifiche. Una ricerca nazionale EDTNA/ERCA (2005) ha permesso di conoscere le diverse realtà organizzative e assistenziali orientate alla continuità delle cure, oggi presupposto indispensabile per la costruzione della rete tra ospedale e territorio. Educazione terapeutica e competenze tecniche educative specifiche per gli adulti hanno caratterizzato la formazione che EDTNA/ERCA ha proposto, non supportando la tesi della marginalità della metodica e delle competenze professionali che la sua pratica richiede. Proprio quest'ultimo aspetto può essere una delle criticità per il suo sviluppo.
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Michela Schenetti and Cristina Li Pera. "Riscoprire il gioco all’aperto per innovare i servizi educativi e le competenze professionali degli adulti." IUL Research 2, no. 4 (December 20, 2021): 120–32. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i4.187.

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Abstract:
Promuovere pratiche di educazione all’aperto richiede all’adulto un’attenta analisi dei bisogni evolutivi dell’infanzia, una tensione costante a ricercare coerenza tra teorie pedagogiche e pratiche educative e disponibilità a mettere in gioco le proprie abitudini professionali per restituire al bambino centralità nei processi di apprendimento. Il valore del gioco in ambiente, le sue peculiarità e il ruolo che svolge in relazione alla promozione di conoscenze e competenze può essere il punto di partenza. Il contributo esplora il tema del gioco all’aperto in contesti naturali e della sua funzione all’interno di percorsi di formazione. Partendo dall’analisi della letteratura scientifica si indagheranno le potenzialità che il tema può avere nell’innovazione dei servizi educativi e nel sostegno delle competenze professionali degli adulti.
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6

Tonucci, Francesco. "IL DIRITTO DI GIOCARE: UNA NECESSITÀ PER I BAMBINI, UN POTENZIALE PER SCUOLA E LA CITTÀ." Práxis Educacional 16, no. 40 (July 1, 2020): 209. http://dx.doi.org/10.22481/praxisedu.v16i40.6899.

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Abstract:
Il principale interrogativo affrontato nell’articolo: perché e come il gioco dei bambini dovrebbe essere considerato un importante parametro nelle politiche urbane? Una possibile risposta a questo problema si trova in tutto il testo. Voglio iniziare tratteggiando la più recente evoluzione (o piuttosto involuzione) della struttura e della organizzazione urbana enfatizzando come questa definisce un ambiente che è proibito ed ostile per i bambini a meno che siano accompagnati dagli adulti; riassumerò l’impatto di un simile ambiente sul gioco e quindi sullo sviluppo dei bambini, accentuando le diverse caratteristiche della mobilità spaziale nei bambini e negli adulti, e l’estremo pericolo di isolare i bambini dall’esperienza del pericolo che costituisce una caratteristica paradossale della educazione di oggi. Proporrò un’alternativa radicale alla corrente politica urbana in cui i bambini e il loro gioco sono il principale focus, piuttosto che un marginale e non conosciuto problema da essere considerato solo come un ripensamento, e presenterò alcuni casi concreti nei quelli una simile alternativa è stata messa in pratica da bambini e politici insieme, e i suoi effetti sono stati testati e valutati. In conclusione esperienze simili sembrano giustificare una moderata quantità di speranza per il futuro delle nostre città, nonostante le loro preoccupanti condizioni attuali.
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7

Menna, Marina. "Resoconto di un anno di interventi di specialistica integrata all'Istituto Serafico di Assisi." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2012): 83–87. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003014.

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Abstract:
L'Istituto Serafico di Assisi ospita bambini e giovani adulti con disabilitŕ gravi e gravissime.Oltre all'attivitŕ di riabilitazione, abilitazione, educazione e assistenza, gli operatori sono spesso chiamati a rispondere ad esigenze sanitarie di altro tipo, dipendenti da patologie concomitanti, che richiedono interventi specialistici, procedure diagnostiche strumentali, ricoveri ospedalieri. Fin dalla comparsa dei primi sintomi si pongono problemi di gestione che interferiscono da un lato con la conduzione routinaria dei trattamenti riabilitativi ed educativi e, dall'altro, con la necessitŕ di osservare i comuni protocolli diagnostici accreditati per le varie specialitŕ mediche. Nel presente contributo si commenta la statistica delle necessitŕ di interventi sanitari, non dipendenti direttamente dalla disabilitŕ, nel corso di un anno solare; si esaminano le criticitŕ e si propongono criteri di revisione dei protocolli in uso, per adattarli alla condizione di disabilitŕ grave, seguendo alcuni esempi giŕ attivi in due grandi ospedali italiani.
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Orefice, Carlo. "Apprendimento, formazione ed educazione degli adulti nell'ambito della salute mentale: le coordinate di un percorso di ricerca." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 2 (June 2020): 98–113. http://dx.doi.org/10.3280/erp2019-002006.

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9

Lettieri, M. "Smartphones and apps in personal care with diabetes: a narrative review of the literature." Journal of AMD 24, no. 4 (February 2022): 268. http://dx.doi.org/10.36171/jamd21.24.4.6.

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Abstract:
OBIETTIVO DELLO STUDIO L’educazione e l’auto-monitoraggio della persona con diabete aiutano a ottimizzare il controllo metabolico, riducendo morbilità e mortalità. In questo scenario gli smartphone rappresentano uno strumento potente e alla portata di tutti e numerose piattaforme destinate a persone con diabete sono sta-te elaborate allo scopo di fornire loro una salute “su misura”. Lo scopo della presente revisione è valutare l’impatto dell’utilizzo degli smartphone come strumento di educazione sanitaria e la loro efficacia nella gestione della glicemia negli adulti con diabete di tipo 1 e 2. DISEGNO E METODI È stata effettuata una ricerca bibliografica utilizzando quali motori di ricerca CINAHL e PUBMED. Sono stati selezionati 17 studi randomizzati controllati per un totale di 4.125 partecipanti. Per ogni studio la di mensione del campione era compresa tra 30 e 574 partecipanti e tutti i soggetti avevano un’età ≥ 18. RISULTATI I risultati mostrano la riduzione dei livelli di HbA1c nei soggetti che si avvalgono della tecnologia per la cura del diabete. Dei 17 studi analizzati, 14 suggeriscono l’efficacia del supporto della tecnologia per migliorare la gestione della glicemia nei pazienti con diabete mellito di tipo 1 e 2. I restanti 3 studi mostrano risultati contrastanti, ove non si è riscontrata una differenza significativa della concentrazione di HbA1c. CONCLUSIONI L’utilizzo delle nuove tecnologie per la cura del diabete si è dimostrato uno strumento efficace nella cura delle persone con diabete, determinando una riduzione dei livelli di HbA1c. Il loro impiego nella pratica clinica può semplificare la gestione del diabete e migliorare l’educazione del paziente alla terapia e alla cura e alla prevenzione delle complicanze correlate al diabete. PAROLE CHIAVE diabete mellito; smartphone; app; tecnologie.
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Signorelli, Alessia, Annalisa Morganti, and Stefano Pascoletti. "Boosting emotional intelligence in the post-Covid. Flexible approaches in teaching social and emotional skills." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, no. 3 (December 31, 2021): 41–58. http://dx.doi.org/10.36253/form-12127.

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Abstract:
The Covid pandemic has opened new challenges for education, especially for the social and emotional wellbeing of children and adolescents who had to face unprecedented and upsetting changes in their daily lives. The paper explores the possibilities offered by the social-emotional intelligence framework in helping children and youths develop the good emotional literacy needed for facing such a challenging time and growing as wholesome adults. This is done through an in-depth analysis of the concept of replication and generalization and by proposing a perspective working model for embedding social and emotional learning in daily teaching and learning activities. Promuovere l’intelligenza emotiva nel post-Covid. Approcci flessibili per insegnare le competenze sociali e emotive. La pandemia di Covid ha introdotto nuove sfide nel mondo dell’educazione, in modo particolare per quanto riguarda il benessere sociale e emotivo di bambini e adolescenti che hanno dovuto affrontare cambiamenti sconvolgenti senza precedenti nel loro vivere quotidiano. L’articolo esplora le possibilità offerte dal costrutto di educazione socio-emotiva a supporto dello sviluppo in bambini e ragazzi di un’alfabetizzazione emotiva solida, necessaria per affrontare un periodo così sfidante e per la loro crescita futura. Tutto questo è fatto attraverso un’analisi approfondita dei concetti di replicabilità e generalizzazione e attraverso la proposta di un nuovo modello di lavoro per integrare l’educazione socio-emotiva all’interno delle azioni didattiche quotidiane
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Dissertations / Theses on the topic "Educazione adulti"

1

ACUNA, COLLADO VIOLETA ROSA. "Gli studenti del sistema educazione degli adulti in Cile: uno studio nella regione di Valparaiso." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1002.

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Abstract:
Il proposito di questa ricerca è di conoscere gli utenti dell’educazione degli adulti in Cile, il motivo per cui hanno abbandonato e poi ripreso gli studi, oltre alla loro attuale percezione del sistema scolastico. Per lo studio si è utilizzata la tecnica dei questionari, con un campione aleatorio di 597 giovani e 61 docenti in 24 scuole della regione di Valparaiso. Gli aspetti analizzati per gli studenti sono stati: abbandono della scuola, reinserimento nel sistema scolastico, didattica dell’insegnante; per gli insegnanti: soddisfazione per lavorare nei centri per adulti, opinioni rispetto agli studenti e percezione della propria didattica. Tra i risultati risalta il fatto che gli studenti riconoscono di aver abbandonato la scuola per mancanza di motivazione e per motivi didattici e per contro la buona percezione che hanno delle peculiarità della modalità di Educazione degli Adulti e del modo di fare degli insegnanti. Gli insegnanti si sentono soddisfatti del loro lavoro e considerano che la specializzazione nell’area l’hanno acquisita con l’esperienza. Riguardo agli studenti rilevano carenze nella motivazione, nella costanza allo studio e nella presenza alle lezioni; c’è una buona percezione dell’aiuto reciproco tra studenti anche se si registrano casi di auto-isolamento.
The purpose of this research is to know users of adult education in Chile, because they left their studies and taken up today, as well as current perception of the school system. The survey technique was used in the study and a random sample of 597 youth and 61 teachers from 24 schools in the Region of Valparaíso. The studied topics of students were: return to the school system, teaching used by teachers and drop out of school. The teacher topics were: satisfaction of working in adult schools, students view and perception of their own teaching. Results indicated that students admit to having left the formal system mostly due to lack of motivation and educational reasons. In addition they have a good perception of the treatment of teachers and characteristics of the adult education system. On the other hand, teachers believe that specialization in this area have been acquired through experience and feel satisfied in their work. About their students, teachers emphasize their lack of motivation, failure to attend classes and persistence in their studies.
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SPAGNUOLO, GIOVANNA. "Scenari per l’educazione degli adulti in una prospettiva europea: il ruolo dell’Università per un progetto di formazione integrale." Doctoral thesis, Università di Foggia, 2016. http://hdl.handle.net/11369/351639.

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Abstract:
Giovanna Spagnuolo, Scenari per l’educazione degli adulti in una prospettiva europea: il ruolo dell’Università per un progetto di formazione integrale, Tesi di Dottorato in Pedagogia e Scienze dell’Educazione (XXVIII Ciclo), Università degli Studi di Foggia - Dipartimento Studi Umanistici, Lettere, Beni Culturali, Scienze della Formazione, A. A. 2014-2015 La complessità, l’incertezza e le trasformazioni della società contemporanea influenzano la vita di ognuno di noi per l’intero corso della vita. L’adulto in particolare è obbligato ad affrontare le transizioni e se possibile ad anticiparle, elaborarle e riprogettarle. Diviene importante quindi che l’adulto sia in grado di comprendere interconnessioni e interdipendenze nella lettura di problematiche ormai di natura transnazionale, capace di acquisire le categorie della trasformazione, del rischio, della partecipazione e della “responsabilità” (Hans Jonas) per la costruzione di un “pensiero nomade e migrante” (Franca Pinto Minerva) e di un “pensiero plurale” (Isabella Loiodice). L’Università, quale luogo di apprendimento ed elaborazione critica delle conoscenze, è deputata a contribuire al raggiungimento di tali finalità e rappresenta un contesto ideale per continuare ad apprendere orientando le proprie attività ad un progetto di formazione integrale della persona. Attraverso la Tesi di Dottorato Scenari per l’educazione degli adulti in una prospettiva europea: il ruolo dell’Università per un progetto di formazione integrale si è indagato su come l’Università, nel sistema formale dell’apprendimento permanente, ha risposto alle esigenze e alla domanda espressa dall’utenza adulta; quali politiche e dispositivi organizzativi e curriculari sono stati attivati e possono attivarsi per incrementare la partecipazione e la parità di accesso alle attività di educazione e di formazione. Le attività di esplorazione, ricognizione statistica e qualitativa, descrizione e interpretazione dei risultati e di lettura delle pratiche hanno consentito di mettere a fuoco fattori chiave, punti positivi e criticità esistenti, di trarre alcune proposte e identificare ulteriori linee progettuali di ricerca.
Giovanna Spagnuolo, Scenarios for adult education in a European perspective: the role of the University for a project of integral formation, Doctoral thesis in Pedagogy and Educational Sciences ( XXVIII Cycle ), University of Foggia - Department of Humanities, Literature, Culture Heritage, Education Sciences, A. Y. 2014-2015 The complexity , uncertainty and transformations of contemporary society affect the lives of each of us for the entire lifetime (throughout the life-span). The adult in particular is obliged to deal with transitions and if possible to anticipate them, process them and redesign them. So it is important that the adult is able to understand the interconnections and interdependencies, in the reading of become transnational problems by the time, able to acquire the categories of transformation , risk, participation and “responsibility” (Hans Jonas) for the construction of a "nomadic and migrant thinking" (Franca Pinto Minerva) and of a " plural thinking " (Isabella Loiodice). The University, as a place of learning and critical processing of knowledge, is appointed to help achieve these aims and is an ideal setting to continue learning directing its activities to a project of integral formation of the person. Through the thesis Scenarios for adult education in a European perspective : the role of the University for a project of integral formation I have investigated as the University, in the formal system of lifelong learning, has responded to the needs and the demand expressed by adults; what policies and organizational and curricular devices were activated and can take steps to increase the participation and equal access to the activities of education and training. The activities of exploration, statistical overview and qualitative description and interpretation of the results and reading of practices have served to bring key factors into focus, positive points and existing problems, to draw some proposals and identify additional project lines of research.
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PETRAGLIA, FEDERICA. "Le comunità di pratica come metodologia per l'educazione degli adulti." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/150.

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Abstract:
La riflessione teorica e l'applicazione empirica del costrutto di comunità di pratica costituiscono fondamentali elementi a supporto di un'idea di educazione che sia continua lungo tutto il corso della vita di un essere umano. La posizione teorica di fondo è caratterizzata dagli assunti secondo cui la conoscenza viene creata attraverso il confronto con altri e il conoscere è un fenomeno sociale in quanto situato in un contesto specifico, che nel medesimo tempo trasforma e viene trasformato. Le comunità di pratica si pongono come luogo privilegiato al cui interno avvengono processi condivisi di costruzione della conoscenza. Frutti della partecipazione a una comunità e benefici per ciascun membro sono da un lato proprio la condivisione dei saperi e delle pratiche, dall'altro la crescita personale. All'interno delle comunità di pratica la singola persona ha la possibilità di acquisire nuove conoscenze, ma soprattutto di rielaborare le proprie esperienze pregresse e le proprie relazioni. Le modalità relazionali presenti all'interno delle comunità di pratica esplicitano il passaggio da una modalità conflittuale a una modalità consensuale di lavoro. Il presente lavoro si pone l'obiettivo di sintetizzare la letteratura relativa alle comunità di pratica, partendo dalla prima teorizzazione da parte di J. Lave ed E. Wenger e proseguendo fino agli studi più recenti. Grazie alle proprie specifiche caratteristiche la comunità di pratica detiene un alto potenziale educativo: analizzandole in chiave pedagogica, infatti, le peculiarità della comunità di pratica permettono allo specialista di educazione degli adulti di supportare il training educativo e trarre benefici dal naturale processo della comunità stessa.
The theoretical and empirical reflections about communities of practice constitute fundamental elements to support the idea that education is a natural process throughout life of human beings. The main theoretical position is characterized by the assumption that knowledge is created through discussion and dialogue with others, and that knowing is a social and situated phenomenon. Communities of practice become centres where processes of sharing experiences and creating knowledge take place. Consequences of the participation to the community are both the creation of a common repertoire of experiences and the possibility for the single to acquire new competencies, as well as to discuss his¬/her story and relationships. The typical way of building relationships inside communities of practice makes explicit the shift from a conflictual typology of working to a consensual one. This dissertation aims to make a synthesis of literature on communities of practice, starting from their first theorization by J. Lave and E. Wenger up to most recent studies. Thanks to its own features, communities of practice show a high educative potential: In fact, through an analysis of them from the pedagogical point of view, communities' of practice peculiarities allow to the adult education researcher to support educational training.
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Ruffino, Milena. "L'educazione di comunità nei processi di lifelong learning in età adulta." Thesis, Università degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/202.

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Abstract:
La ricerca su "L'educazione di comunita' nelle strategie di Lifelong learning in eta' adulta. Le learning communities of place" si propone di analizzare i modelli di community education e di learning community e di descrivere i processi educativi e di apprendimento che si realizzano nei contesti locali e, nello specifico, nelle comunita'. Si assume, infatti, che nella comunita' la dimensione della prossimita' (fisica e relazionale), nella misura in cui fa da ponte tra l'individuo, il gruppo e la societa', rende il locale un ambito privilegiato non solo per fronteggiare i fenomeni di disorientamento, di emarginazione e di esclusione sociale ma, anche, per l'implementazione di politiche e di interventi educativi tesi a risvegliare il desiderio di apprendere degli adulti. L'obiettivo della ricerca consiste nel valutare l'ipotesi di una relazione positiva tra l'educazione di comunita' e la partecipazione degli adulti alle attivita' di lifelong learning. L'articolazione della ricerca si sviluppa in tre fasi logicamente conseguenti. Nella prima ci si propone di fornire un contributo alla riflessione sulle origini storiche e teoriche della community education. Successivamente, si prosegue con lo studio teorico ed epistemologico della learning community e con la riflessione, ad essa strettamente connessa, sulla natura sociale dei processi di apprendimento. Infine, nell'ultima parte della ricerca, la comparazione dei modelli di learning city e delle comprehensive community initiatives finalizzata all'elaborazione di alcune considerazioni sulla possibilita' di un adattamento e/o di un trasferimento dei modelli anglosassoni di learning community of place nei contesti italiani.
The research activity concerning Community education in the strategies of Lifelong learning for adults. Learning communities of place is addressed to analyze models of community education and learning community and to describe educational and learning processes as they come to be in local contexts and, specifically, in the communities. It is assumed, in fact, that in communities the dimension of proximity (physical and relational) as far as it bridges the individual, the group, and general society makes local environments the favorable place for both facing disorientation, emigration, and social exclusion phenomena and the implementation of education policies for reviving the desire of learning in adults. The objective of the research is to evaluate the hypothesis according to which there is a positive relationship between community education and adults engagement in lifelong learning activities. The research develops into three phases. During the first phase we try to improve on the analysis of the historical and theoretical origins of community education. Then, we shall explore the theoretical and epistemological dimension of learning community and, as they are tightly linked, the social nature of learning processes. Finally, we shall employ the comparison between models of learning city and those of comprehensive community initiatives in order to formulate some considerations on the possibility of adapting and/or transferring Anglo-Saxon models of learning community of place into Italian contexts.
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POZZO, MATILDE MAIA. "Nella zona grigia delle nuove povertà. Una ricerca pedagogica sulle storie di formazione nei processi di impoverimento." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/262889.

Full text
Abstract:
Gli ambivalenti esiti delle trasformazioni economiche, sociali, culturali della contemporaneità hanno dato vita a un’area in cui si incrociano i lembi di differenti forme di fragilità, economica, sociale, relazionale, e di sofferenza urbana (Saraceno, 2010): una zona grigia di disagio diffuso (Iori e Rampazi, 2008; Tramma, 2015) che non supera quelle soglie di malessere conclamato che la collocherebbero nell’area della grave emarginazione, oggetto di attenzione dei servizi e delle politiche educative. I processi che hanno contribuito al diffondersi di vulnerabilità sociale (Ranci, 2002) hanno modificato anche alcuni tratti della condizione di povertà contemporanea: di questi elementi di novità mira a rendere conto il concetto di nuove povertà, una fascia dai confini incerti, di povertà grigie (Dovis e Saraceno, 2011), esito dell’ampliamento del rischio di impoverimento a fasce di popolazione prima considerate protette: un rischio connesso a eventi sempre meno eccezionali e sempre più legati ai “normali” corsi di vita. La ricerca pedagogica intorno alle implicazioni educative dei processi di impoverimento si è focalizzata, attraverso metodi biografici (Merril & West, 2012), sulle storie di vita e di formazione di quindici uomini e donne coinvolti da recenti processi di impoverimento. La cornice teorica della pedagogia sociale (Tramma, 2010) ha indirizzato l’esplorazione di queste traiettorie biografiche intorno alle dimensioni educative, formali e informali, che contribuiscono a definire lo scivolamento in situazioni di fragilità e/o a prevenirlo e attutirlo; l’analisi pedagogica si è concentrata sulle dimensioni di vulnerabilità intorno a cui si articolano le criticità dei percorsi di vita e sulle modalità, i significati, le rappresentazioni tramite cui i soggetti attraversano e rielaborano la propria storia e la propria condizione, facendo emergere il ruolo di un clima educativo diffuso che, contribuendo a letture sempre più individualizzate e iper-responsabilizzanti della propria vita e della condizione di impoverimento, ostacola la comprensione critica dei propri percorsi di vita e delle dinamiche del presente, fattore indispensabile perché si aprano per i soggetti possibilità di cambiamento e di azione verso il miglioramento delle condizioni di vita, individuali e collettive. La tensione trasformativa (Baldacci, 2001) della ricerca pedagogica qui presentata concerne la possibilità di contribuire alla riflessione pedagogica sulle nuove povertà, in vista di individuare orientamenti teorici e metodologici per un’intenzionalità educativa capace di promuovere percorsi di uscita dalla povertà e di intervenire in termini preventivi nelle situazioni a rischio di scivolamento.
Economic, social and cultural transformations of these times have produced ambivalent results while giving rise to a newfound and widespread form of distress where economic, social and relational fragility and urban suffering intertwine (Saraceno, 2010): this grey area of distress (Iori and Rampazi, 2008; Tramma, 2015) does not exceed standard thresholds of overt malaise that would place it within the traditional boundaries regarding severe marginality and exclusion – areas often touched upon by educational services and policies. The elements that contributed to the spread of social vulnerability (Ranci, 2002) – including the precariousness of living and working conditions, the weakening of the systems in place offering social protection and the erosion of the social fabric – have played a role in altering some traits of contemporary poverty: the concept of new poverty aims to account for new elements of a population dealing with uncertain borders, grey poverty (Dovis and Saraceno, 2011), meaning that those who were not previously considered at risk of poverty are now implicated: a risk related to events increasingly frequent and increasingly linked to those paths of life seen as “normal”. The pedagogical research on the educational implications of impoverishment processes focuses, through biographical methods (Merril & West, 2012), on the life stories and educational biographies of fifteen men and women who have recently become impoverished. The theoretical framework concerning social pedagogy (Tramma, 2010) has directed the exploration of these biographical trajectories in and around both formal and informal educational dimensions: these contribute to falling into fragile situations, but also preventing and/or reducing their eventual impact. The pedagogical analysis focuses on the vulnerability areas around which life’s critical aspects are concentrated, and on the representations and meanings through which impoverished people live and rework their own story and condition, highlighting the key role of a contemporary educational climate. Such an educational climate promotes increasingly individualised and notably hyper-responsible representations of one’s own life and impoverishment, while at the same time hindering the critical understanding of one’s life path, losing focus on the dynamics of the present – something indispensable to promote with the subjects changes for the improvement of individual and collective living conditions. The transformative tension (Baldacci, 2001) as part of this pedagogical research aims to contribute to the pedagogical reflection on new poverty in order to identify theoretical and methodological orientations for educational actions able to promote fresh paths for subjects, both in terms of preventive interventions with people at risk of poverty, and in terms of paths out of poverty.
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Bavieri, Luisa <1961&gt. "Educazione alla cittadinanza per cittadini immigrati adulti. Il contributo della formazione linguistico-giuridica all'acquisizione di competenze di cittadinanza in lingua seconda." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4178/1/Bavieri_Luisa_tesi.pdf.

Full text
Abstract:
The research examines which cultural and linguistic instruments can be offered to provide adult migrants with formative access to citizenship competences. Starting from the questions: How can individuals of all community groups present in a nation-state acquire high standards of linguistic, sociolinguistic and discourse competences in order to be fully integrated, that is to participate and be included in social activities in the public domain such as work and institutional environments? How are these competencies developed in an educational context? How do adult migrants behave linguistically in this context, according to their needs and motivations? The research hypothesis aimed at outlining a formative project of citizenship education targeted at adult foreign citizens, where a central role is assigned both to law education and linguistic education. Acoordingly, as the study considered if the introduction of a law programme in a second language course could be conceived as an opportunity to further the access to active citizenship and social participation, a corpus of audiodata was collected in law classes of an Italian adult professional course attended by a 50% of foreign students. The observation was conducted on teacher and learner talk and learner participation in classroom interaction when curriculum legal topics were introduced and discussed. In the classroom law discourse two dimensions were analyzed: the legal knowledge construction and the participants’ interpersonal and identity construction. From the analysis, the understanding is that drawn that law classes seem to represent an educational setting where foreign citizens have an opportunity to learn and practise citizenship. The social and pragmatic approach to legal contents plays a relevant role, in a subject which, in non-academic contexts, loses its technical specificity and refers to law as a product of social representation. In the observed educational environment, where students are adults who bring into the classroom multiple personal and social identities, legal topics have the advantage of increasing adult migrants’ motivation to ‘go back to school’ as they are likely to give hints, if not provide solutions, to problems relating to participation in socio-institutional activities. At the same time, these contents offer an ideal context where individuals can acquire high discourse competences and citizenship skills, such as agency and critical reflection. Besides, the analysis reveals that providing adult learners with materials that focus on rights, politics and the law, i.e. with materials which stimulate discussion on concerns affecting their daily lives, is welcomed by learners themselves, who might appreciate the integration of these same topics in a second language course.
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Bavieri, Luisa <1961&gt. "Educazione alla cittadinanza per cittadini immigrati adulti. Il contributo della formazione linguistico-giuridica all'acquisizione di competenze di cittadinanza in lingua seconda." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4178/.

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Abstract:
The research examines which cultural and linguistic instruments can be offered to provide adult migrants with formative access to citizenship competences. Starting from the questions: How can individuals of all community groups present in a nation-state acquire high standards of linguistic, sociolinguistic and discourse competences in order to be fully integrated, that is to participate and be included in social activities in the public domain such as work and institutional environments? How are these competencies developed in an educational context? How do adult migrants behave linguistically in this context, according to their needs and motivations? The research hypothesis aimed at outlining a formative project of citizenship education targeted at adult foreign citizens, where a central role is assigned both to law education and linguistic education. Acoordingly, as the study considered if the introduction of a law programme in a second language course could be conceived as an opportunity to further the access to active citizenship and social participation, a corpus of audiodata was collected in law classes of an Italian adult professional course attended by a 50% of foreign students. The observation was conducted on teacher and learner talk and learner participation in classroom interaction when curriculum legal topics were introduced and discussed. In the classroom law discourse two dimensions were analyzed: the legal knowledge construction and the participants’ interpersonal and identity construction. From the analysis, the understanding is that drawn that law classes seem to represent an educational setting where foreign citizens have an opportunity to learn and practise citizenship. The social and pragmatic approach to legal contents plays a relevant role, in a subject which, in non-academic contexts, loses its technical specificity and refers to law as a product of social representation. In the observed educational environment, where students are adults who bring into the classroom multiple personal and social identities, legal topics have the advantage of increasing adult migrants’ motivation to ‘go back to school’ as they are likely to give hints, if not provide solutions, to problems relating to participation in socio-institutional activities. At the same time, these contents offer an ideal context where individuals can acquire high discourse competences and citizenship skills, such as agency and critical reflection. Besides, the analysis reveals that providing adult learners with materials that focus on rights, politics and the law, i.e. with materials which stimulate discussion on concerns affecting their daily lives, is welcomed by learners themselves, who might appreciate the integration of these same topics in a second language course.
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SCHIAVONE, GIULIA. "Educazione e funambolismo. Un’indagine qualitativa sulla postura dell’educatore mediante studio di caso sul training psicofisico del funambolo." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241209.

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Abstract:
La ricerca indaga i contributi che il training psicofisico del funambolo, quale pratica volta alla sperimentazione dell’equilibrio in condizioni precarie (Petit,2014), potrebbe apportare al percorso di formazione dell’educatore, che necessita di un equilibrio posturale per esercitare la sua professionalità (Gamelli, 2015). Da una revisione della letteratura sembra infatti emergere una duplice istanza: da una parte la necessità di riabilitare il corpo nei contesti dell’educare, a fronte di un predominio ancora significativo della sfera intellettiva sui sensi e la corporeità, per equilibrare il corpo e la mente dell’educatore (Cunti, 2015); dall’altra, se in aumento sono gli studi tesi a valorizzare le componenti educative insite nelle arti circensi (Beauthier, Dubois & Lemenu, 2016), una riflessione sui contributi pedagogici che la disciplina del funambolismo potrebbe apportare nel percorso di formazione degli educatori, sembra mancare. È da queste premesse che l’indagine, di natura qualitativa, muove la sua domanda. Una ricerca interessata a guardare al processo formativo dell’educatore come un training psicofisico (Massa, 2001) per il disciplinamento della propria postura. Domanda che si è scelta di esplorare, attraverso il contesto del funambolismo, in quanto disciplina performativa che mediante una padronanza dell’intero corpo-mente sembra condurre a una differente qualità di presenza (Antonacci,2012c). Il disegno di ricerca, sensibile alla relazione tra educazione, dimensione corporea e arti performative e a una filosofia fenomenologica della ricerca che attribuisce alla postura del ricercatore (Mortari, 2007) un ruolo fondamentale nel processo di comprensione del fenomeno indagato, riconosce nel metodo fenomenologico-ermeneutico (van Manen,1990) una possibile via per attraversare, significare e interpretare l’oggetto indagato e i dati raccolti. Tale metodologia ha infatti consentito da una parte di osservare l’esperienza - il training psicofisico - dall’altra di recepire le parole, i vissuti e le rappresentazioni simboliche dei partecipanti e della ricercatrice, a sua volta coinvolta. La strategia dello studio di caso multiplo (Yin, 2005) è risultata vantaggiosa in quanto ha consentito di far luce su due singolari contesti. Il primo svolto presso la National Circus School (Montréal), istituto di eccellenza mondiale per la formazione di performer circensi, mediante la documentazione di un training su filo teso esperito da due allievi. Il secondo con il funambolo Loreni, unico performer italiano a camminare a grandi altezze su cavo d’acciaio, mediante la documentazione di un training su filo teso da lui condotto in occasione di tre percorsi formativi rivolti a futuri educatori (Milano-Bicocca) e sperimentato al contempo dalla ricercatrice (Dojo Hokuzuiko, Torino). Congiuntamente all’osservazione etnografica e alle interviste, ci si è avvalsi del linguaggio iconico e poetico come strumento di rilevazione dati, per esplorare le rappresentazioni simboliche dei partecipanti legate alle immagini dell’equilibrio e del filo teso (Cahnmann-Taylor & Siegesmund, 2008), considerando tutto il materiale come testo da interpretare. È coerentemente con la metodologia scelta che si è riconosciuto nel metodo fenomenologico-ermeneutico una possibile prospettiva con cui analizzare i temi emergenti, denominati Parole Maestre (Petit,2014), le essenze della tradizione fenomenologica, individuate quali direzioni semantiche centrali relativamente alla postura dell’educatore e rintracciate, congiuntamente, nella letteratura scientifica. Dalla significazione e interpretazione del materiale raccolto, infine, ci si è proposti di estrarre riflessioni teoriche e strumenti operativi con l’intento di contribuire alla ricerca sulla formazione degli educatori mediante l'esercizio di una postura educativa con-centrata, radicata al suolo e in espansione verso l’alto e l’altro al contempo.
The study inquires the possible contributions of the tightrope walker’s psychophysical training to the formation path of the educator. The tightrope walker’s psychophysical training is a practice that allows the experimentation of balance in precarious conditions (Petit, 2014) and the educator needs postural balance in order to exercise his practice (Gamelli, 2015). The literature shows two main issues: on one hand we find the need to rehabilitate the body in educational contexts as a mean to balance the body and the mind of the educator (Cunti, 2015) in a field where the intellectual sphere still has a predominance over sensorial and Embodied experiences. On the other hand, despite the increasing number of studies that recognise the inherent educational component of the circus arts (Beauthier, Dubois & Lemenu, 2016) we find that there is a missing analysis on the pedagogic contributions that tightrope walking discipline can bring to the educational training of educators. Because of these preconditions, this qualitative research is interested in observing the process to the educators' path as a psychophysical training (Massa, 2001) that can discipline one’s body and mental posture. This research decided to explore this process through tightrope walking because it is a performing art that can bring the artist to a new quality of presence through the mastery of the body-mind setting (Antonacci, 2012c). The study considers the connection between Embodied education, performing arts and the phenomenological philosophy of the research. This gives to the posture of the researcher (Mortari, 2007) a fundamental role in the process of understanding the inquiry. Moreover, this study sees in the phenomenological and hermeneutic method (van Manen, 1990) a possible way to give meaning and interpret the inquired subject and the data gathered. Such methodology has allowed the researcher to both observe the experience, a psychophysical training, and to acknowledge the words, the experiences and symbolic representations of the participants, among whom the researcher herself was included. The use of the multiple case study strategy (Yin, 2005) has proven to be useful as it allowed to analyze two peculiar contexts. The first at the National Circus School in Montréal, a world excellence institute for training circus performers, by documenting a tightrope walking training for two students. The second one with the tightrope walker Loreni, the only Italian performer to walk at high heights on steel rope, by documenting three different workshops for future educators where he conducted a tightrope training at Milano-Bicocca University. The researcher also practiced and trained with Loreni in Dojo Hokuzioko, Torino. Additionally to ethnographic observation and interviews, this inquiry uses iconic and poetic language as a mean to gather data in order to explore the participants' symbolic representations linked to the images of balance and of the tightrope (Cahnmann-Taylor & Siegesmund, 2008), and it considered all of the gathered material as text to interpret. Coherently with the chosen methodology, the researcher found the phenomenological-hermeneutic method to be a perspective to use to analyse the emerging themes, called Parole Maestre (Petit, 2014), that are the essences of the phenomenological tradition and that can be identified as central semantic directions regarding the educator’s posture and that can be also found in the scientific literature. Lastly, during the interpretation and understanding of the gathered data, the researcher decided to extract theoretical considerations and operative tools with the intent of bringing her contribution to the research of the educators' training path through the exercise of an educative concentrated posture, rooted to the ground and expanding concurrently high and towards the other.
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Stefanato, Aljoska <1985&gt. "Educazione non formale agli adulti: come l'adulto vive ed affronta i corsi di lingua straniera con relativa proposta di modelli di insegnamento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17184.

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Abstract:
Il presente studio ha come obiettivo quello di indagare alcuni aspetti relativi all’apprendimento delle lingue straniere in età adulta nell’ottica del lifelong learning in 3 enti che organizzano corsi di lingua non-formali per adulti. La metodologia adottata per la raccolta dati è quella mista, ovvero mediante questionari con risposte a scelta multipla e domande aperte; la tesi consta di 6 capitoli ed è stata suddivisa in due parti: nella prima parte si è effettuata un’introduzione teorica circa alcuni aspetti relativi all’apprendimento nell’adulto delle LS; nella seconda parte, invece, sono stati indagati gli aspetti principali della performance didattica dei Docenti, gli strumenti forniti per migliorare le competenze, la percezione circa le principali difficoltà alunni, attività, temi di effettivo interesse ed eventuali suggerimenti. La tipologia di ricerca, invece, è interpretativa, in quanto si è proceduto unicamente all’elaborazione ed interpretazione dei dati statistici. I questionari sono stati somministrati via telematica a 231 corsisti e 60 Insegnanti. Relativamente ai dati ottenuti, sono emersi i seguenti aspetti: in primis, il rapporto Docente-alunno è di fondamentale importanza per instaurare un buon clima di classe che ne favorisca l’apprendimento; l’alunno adulto considera particolarmente ostica la comprensione orale ed il ricordare vocaboli; lo studente-adulto necessita di maggiore supporto circa gli strumenti da utilizzare per accrescere le proprie competenze linguistiche; oltre alle tematiche linguistiche abitualmente trattate, sarebbe necessario includerne altre; all’interno dei corsi di lingua non-formali, inoltre, vi sono spesso classi disomogenee dal punto di vista delle conoscenze e troppo numerose. Infine, si è provveduto a creare due ipotetici modelli ipotetici di insegnamento, oltre che uno strumento per aiutare gli adulti a monitorare il loro apprendimento.
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D'ORIA, MARIKA. "L’uso di metafore linguistiche nella Medicina Generale. Aspetti educativi per la formazione dei professionisti della cura." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2018. http://hdl.handle.net/10281/199145.

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Abstract:
Rationale. La metafora è definita come «un’espressione che descrive una persona o un oggetto, riferendosi a qualcosa che si presuppone abbia caratteristiche simili» (Cambridge Academic Content Dictionary, s.v. “Metaphor,” 2017). A partire dagli anni ’90, nei contesti di Medicina Generale (MG) le metafore sono state studiate come strategie comunicative capaci di ricadere sulla qualità della cura (Mabeck & Olesen, 1997). Nelle Cure Palliative e Primarie, sono usate per motivi formativi, professionali, clinici, organizzativi (Rodriguez & Bélanger, 2014). Le ricerche hanno esaminato in particolare le metafore dei pazienti, e molto meno quelle dei curanti. Inoltre, non ci sono studi sulla riflessione e meta-riflessione di questi ultimi circa l’uso consapevole delle stesse. L’attuale dibattito scientifico è scisso in un dualismo, che le vede come strumenti utili oppure rischiosi. Metodologia. Il quesito “qual è la rappresentazione che hanno i professionisti di un gruppo di MG sull’uso delle metafore?” è nato da un gap presente in letteratura. Come metodologia è stata scelta l’Interpretative Phenomenological Analysis (IPA) (Smith et al., 2009) che, a differenza del metodo fenomenologico puro (Giorgi, 1985), non esclude una preliminare ricerca bibliografica. Lo studio qualitativo a scopo idiografico (Mantovani, 1998) coglie le rappresentazioni di medici, infermieri e segretarie di un gruppo di MG, una forma di associazionismo in cui condividere luoghi e obiettivi terapeutici. Campione. Ipotizzando che un gruppo di MG fosse più aperto a trattare queste tematiche rispetto ad un setting pensato per lavorare singolarmente, abbiamo reclutato un gruppo di 15 partecipanti con criterio propositivo (10 medici, 3 segretarie, 2 infermieri) (10 donne, 5 uomini). Strumenti. Sono state condotte 15 interviste semi-strutturate sia sull’uso di metafore da parte di pazienti e curanti, sia sulle metafore nella loro formazione. Dopo un mese sono state effettuate 15 interviste libere (Sità, 2012) per approfondire alcuni aspetti delle precedenti. Analisi. L’IPA prevede la lettura approfondita delle interviste, e la selezione e organizzazione dei contenuti raggruppati in categorie. Si elabora un piccolo set di generalizzazioni che saturino i dati, rispettando le differenze di ogni partecipante. Infine, si crea un costrutto teorico sulla base della letteratura. I risultati sono stati riportati seguendo la strategia dello studio di caso (Mortari & Zannini, 2017). Risultati. Dall’esperienza dei partecipanti si evince che la rappresentazione delle metafore cambia, se vengono espresse da medici o da pazienti; il riconoscimento delle metafore varia a seconda dei partecipanti; sono stati indicati dei vantaggi nell’uso clinico di queste espressioni, a cui seguono limiti nell’uso professionale. Talvolta, le metafore sono state usate inconsapevolmente per spiegare alcuni argomenti, come l’educazione del paziente, gli effetti del linguaggio clinico su di essi e l’identità professionale. Conclusione. L’ipotesi circa il campione scelto ha riportato i risultati sperati. Superando il dualismo presente in letteratura, da questo studio si evince che la metafora sia essenzialmente un fenomeno epistemologico, relazionale e ontologico. Pertanto, nella formazione dei futuri curanti,
Rationale. The metaphor is defined as «an expression which describes a person or an object, by referring to something that is supposed to have similar characteristics» (Cambridge Academic Content Dictionary, s.v. “Metaphor,” 2017). Since the 90s, metaphors were studied in General Practice (GP), as strategies that impact on the quality of healthcare (Mabeck & Olesen, 1997). In Palliative and Primary Care, metaphors are used to educate students and patients, and to ameliorate clinical and organizational issues (Rodriguez & Bélanger, 2014). Research explored more metaphors expressed by patients, than those of clinicians. There is no research on the reflection and meta-reflection of clinicians about their deliberate use of metaphors in clinical encounters. The state of the art provides a dualism on metaphors, as useful or dangerous tools. Methodology. The research question “what is the representation of metaphor provided by professionals who work in a GP group, on the use of metaphors?” arose from a gap in the literature. The Interpretative Phenomenological Analysis (IPA)(Smith et al., 2009) was selected as methodology, because it suggests a preliminary bibliographic search, differently from the pure phenomenological approach (Giorgi,1985). The design is qualitative, with an idiographic focus (Mantovani, 1998). The research aims to understand the representations of physicians, nurses, and administrative assistants in a GP group, which is a situation where it is possible to share contexts and therapeutic goals. Sample. We hypothesized that a group was more opened to talk about these issues than a context in which a physician works alone. We recruited a group of 15 participants (10 physicians, 3 administrative assistants, 2 nurses) (10 females, 5 males) with a purposeful sampling. Tools. We conducted 15 semistructured interviews on the use of metaphors by participants and patients, and on the use of metaphors in their professional education. After a month, we conducted 15 indepth interviews (Sità, 2012), to saturate data. Analysis. The IPA requires a careful read of the interviews, the selection and the organization of the contents into categories. A set of generalizations is created to saturate data, by respecting the differences among participants. A theoretical construct is formulated according to the literature. The results report follows the case study strategy (Mortari & Zannini, 2017). Results. The representation of metaphors changes, if these expressions are used by clinicians or by patients, in clinical and educative contexts, and differs for each participant. Strengths and limitations are provided on the clinical use of metaphors. Sometimes, metaphors are used unconsciously by participants, to express some concepts, to talk about patient education, the effects of clinical language, or their professional identity. Conclusion. The hypothesis on the sample is verified. To overcome the dualism in the literature, this study suggests that a metaphor is an epistemological, a relational, and an ontological phenomenon. Therefore, specific curricula could be designed to enhance awareness on this issue, to help students/professionals to reflect on metaphoric language as a communicative strategy in clinical encounters, that also impact on patient education.
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Books on the topic "Educazione adulti"

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Demetrio, Duccio. Manuale di educazione degli adulti. Roma: Laterza, 1997.

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2

Bondioli, Aldo. Lavoro ed educazione degli adulti. Roma: Ediesse, 1991.

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3

Galli, Norberto. Pedagogia della famiglia ed educazione degli adulti. Milano: Vita e pensiero, 2000.

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4

Cosa faremo da piccoli?: Verso un'intercultura tra adulti e bambini. Azzano San Paolo (BG): Edizioni Junior, 2000.

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5

Federighi, Paolo, ed. Educazione in età adulta. Florence: Firenze University Press, 2018. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-752-8.

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Abstract:
Il volume presenta l’esito di una serie di incontri e seminari che, a più livelli, hanno contribuito alla costruzione del Convegno Internazionale La ricerca sull’Educazione in età Adulta nelle università italiane tenutosi all’Università di Firenze il 23 e 24 novembre 2017. I vari contributi hanno provato a dare risposta alla domanda sull’origine e lo sviluppo dell’educazione degli adulti in Italia all’interno dei contesti accademici. Cosa significa occuparsi di tale ambito di ricerca? Le direttrici indagate hanno riflettuto su una molteplicità di approcci di ricerca e hanno ricostruito la varietà delle teorie, dei modelli, degli autori che hanno tratteggiato lo sviluppo della disciplina in Italia negli ultimi cinquant’anni. Tra i temi trattati: accrescimento della qualità educativa dei luoghi di lavoro, comprensione dell’educazione incorporata nei luoghi di lavoro, studio delle finalità dell’educazione nei luoghi formali e informali. Si è giunti così a un tema originalmente rilevato, ma non toccato dalla letteratura nazionale, ovvero la questione delle diseguaglianze e la povertà relativa, fenomeni importanti per comprendere lo sviluppo delle società del futuro.
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6

Corradi, Sofia. ERASMUS e COMETT: Educazione degli adulti e formazione universitaria transculturale. Roma: Bulzoni, 1988.

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7

Maurizio, Lichtner, ed. Esperienze di educazione degli adulti in Europa: Una ricerca comparativa. Frascati: CEDE, Centro europeo dell'educazione, 1988.

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8

1945-, Demetrio Duccio, ed. L' Educazione degli adulti contro la povertà: Il dibattito teorico, ricerche ed esperienze. Milano, Italy: F. Angeli, 1987.

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9

Carlo, Maria Ermelinda De. Autobiografie alla specchio: Strumenti metodologici de ri-leggersi tra educazione degli adulti e narratologia. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2010.

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10

Bocca, Giorgio. Educazione permanente: Realtà e prospettive. Milano: Vita e pensiero, 1993.

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