Journal articles on the topic 'Eclettismo'

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1

Poettinger, Monica. "Eclettismo in economia: un dramma in due atti." VENTUNESIMO SECOLO, no. 48 (December 2021): 181–207. http://dx.doi.org/10.3280/xxi2021-048009.

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2

Pierguidi, Stefano. "Studio dal naturale e eclettismo nello 'Schilder-Boeck' di Karel van Mander." Incontri. Rivista europea di studi italiani 27, no. 2 (December 31, 2012): 13. http://dx.doi.org/10.18352/incontri.8287.

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3

Sciarra, Silvana. "Post positivista e pre globale. Ancora sull'anomalia del diritto del lavoro italiano." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 121 (April 2009): 159–83. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2009-121010.

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Abstract:
La rilettura del saggio di D'Antona si sofferma sulla critica formulata dall'autore nei confronti dell'anomalia post positivista del diritto del lavoro. Nella crisi dei paradigmi si rintraccia l'origine di un eclettismo metodologico, caratteristico di una parte della dottrina italiana nel decennio fra il 1980 ed il 1990. La sfida, ancora attuale, lanciata dall'autore verso la comunitŕ scientifica, accusata di scarsa chiarezza nelle scelte metodologiche, si presta ad alcune considerazioni sul piano storico. La rilettura propone di tracciare una linea ideale di continuitŕ fra il pensiero di D'Antona e gli interpreti italiani della, alla ricerca delle influenze esercitate da Tullio Ascarelli sulla dottrina critica del positivismo. L'attualitŕ del saggio si rinviene inoltre nella critica rivolta al legislatore, poco attento a preservare la razionalitŕ del diritto del lavoro ed il rispetto della sua tradizione.
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4

Migone, Paolo. "Il problema della "traduzione" di aspetti delle filosofie orientali nella psicoterapia occidentale." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 1 (March 2010): 35–52. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-001003.

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Abstract:
Vi sono due modi per concepire il rapporto tra filosofie orientali e psicoterapia occidentale. Un modo č rispettare la diversitŕ delle filosofie occidentali (ad esempio nelle visioni del mondo) e introdurne aspetti a scopo terapeutico: in questo senso alcuni parlano di "integrazione" o "eclettismo", con tutte le controversie legate a questi termini. Un secondo modo č partire da una sola prospettiva, quella di una psicoterapia occidentale, e studiare le pratiche orientali per comprenderne il meccanismo di azione. Questo articolo segue questo secondo modo, e utilizza la teoria psicoanalitica per discutere tecniche quali il rilassamento, il training autogeno (una versione occidentale dello yoga), la meditazione, la mindfulness e altri "esercizi". Vengono discusse anche tecniche occidentali, come la epochč fenomenologica, le "associazioni libere" e l'"attenzione liberamente fluttuante" di Freud, il "momento presente" di D.N. Stern, la terza ondata (third wave) del movimento cognitivo-comportamentale, e cosě via.
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5

Lodi, Giovanni. "Eclettico." Dental Cadmos 84, no. 7 (September 2016): 399. http://dx.doi.org/10.19256/d.cadmos.2016.07.01.

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6

Del Mauro, Miria Martina. "«IL ROMANZO D’UN MAESTRO» DI EDMONDO DE AMICIS: PRIME INDAGINI SULLA LINGUA E LA SUA EVOLUZIONE." Italiano LinguaDue 13, no. 2 (January 26, 2022): 503–58. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/17147.

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Abstract:
L’articolo propone un’indagine linguistica sulla prima metà dell’opera de Il romanzo d’un maestro di Edmondo De Amicis. Dal punto di vista grafico, fonetico, morfologico, lessicale e infine sintattico, si opera un confronto tra l’edizione a stampa del 1900 (ultima vivente l’autore), con la prima edizione del 1890 e una versione autografa del testo, quest’ultima conservata presso la Biblioteca Civica L. Lagorio di Imperia. Nell’articolo si inquadrano i mutamenti intercorsi all’interno della teoria e della prassi linguistica del Nostro oltreché del panorama linguistico e della riflessione grammaticografica e lessicografica a lui coevi. Le scelte linguistiche di De Amicis sono state quasi sempre confrontate anche con quelle della Quarantana del Manzoni: il Nostro è sì manzoniano, ma non pedissequo, e con una autonomia di vedute nella formulazione di proposte linguistico-didattiche caratterizzate dall’uso del fiorentino coevo che si stempera nel toscano, nei classici e, sia pure limitatamente, nell’uso del dialetto. Nel Romanzo d’un maestro è dunque presente un eclettismo linguistico conciliativo, ravvisabile anche nelle pagine dell’Idioma gentile: nonostante il modello manzoniano risulti essere il preferito, tuttavia la sua apertura verso modelli alternativi smorza le più radicali implicazioni del pensiero del Maestro, dando ragione a chi ha riconosciuto il carattere moderato delle scelte linguistiche del Nostro. Il romanzo d’un maestro by Edmondo De Amicis: preliminary investigations of language and its evolution The paper proposes a linguistic investigation of the first half of Il romanzo d’un maestro by Edmondo De Amicis. From the graphic, phonetic, morphological, lexical and syntactic point of view, a comparison is made between the printed edition from 1900 (the last published during the author’s lifetime), with the first edition from 1890 and an autographed version of the text, conserved at the L. Lagorio Civic Library in Imperia. The article frames the changes that took place within De Amicis’s theory and linguistic practise as well as in the linguistic landscape and in the grammatical and lexicographic reflection of his contemporaries. The linguistic choices of De Amicis have almost always been compared with those of Manzoni’s Quarantana: De Amicis is Manzonian, but not slavish, and with an autonomy of views in the formulation of linguistic-didactic proposals characterized by the use of contemporary Florentine which dissolves into classic Tuscan and, to a limited extent, in the use of the dialect. In Romanzo d’un maestro there is therefore a conciliatory linguistic eclecticism, also recognizable in the pages of Idioma gentile: although the Manzonian model is the preferred one, its openness towards alternative models dampens the most radical implications of the Master’s thought, in agreement with those who recognized the moderate character of De Amicis’s linguistic choices.
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Giovannetti, Paolo. "Scotellaro poeta eclettico (e poco contadino)." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 50, no. 2 (August 2016): 670–85. http://dx.doi.org/10.1177/0014585816656778.

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8

De Bernardi, Matteo. "Franco Pastori, giurista eclettico e grande didatta." Italian Review of Legal History, no. 8 (December 21, 2022): 591–619. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19262.

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Abstract:
Franco Pastori (1923-2003) fu per decenni professore ordinario di Diritto romano e di Istituzioni di diritto romano, oltre che a lungo presidente dell’Opera universitaria, poi ISU - Istituto per lo Studio Universitario -, della Statale di Milano. Didatta di straordinaria efficacia assai apprezzato dagli studenti, giurista dai molteplici interessi, pubblicò vari saggi soprattutto in tema di diritto privato romano. Il presente contributo tratta in particolare dei suoi scritti sul contratto di comodato e dell’impatto che ebbero sulla dottrina romanistica, nonché della sua capacità di evidenziare e valorizzare, nelle pubblicazioni ma ancor più nelle lezioni, la profonda eredità trasmessa dall’età romana al diritto moderno, ben espressa dal suo manuale Gli istituti romanistici come storia e vita del diritto, una sorta di “testamento spirituale” di Pastori.
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9

D’Elia, Costanza. "Pasquale Villani: la coerenza di un eclettico umanista." SOCIETÀ E STORIA, no. 171 (February 2021): 187–98. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-171010.

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Abstract:
L'articolo mira a delineare il percorso intellettuale e umano di Pasquale Villani, gettando luce sulla ricchezza della sua attività scientifica. Emerge il profilo di uno studioso attento a far confluire in una rinnovata storia del Mezzogiorno l'attenzione alle più importanti dinamiche storiografiche del periodo e a potenziare il rapporto fra storia e scienze umane. A una visione d'insieme, Villani è rimasto fedele al paradigma di una storia economico-­sociale che ha declinato nel rifiuto di ogni dogmatismo, ideologico o metodologico, e nell'apertura alle suggestioni tanto della microstoria che del cultural turn degli ultimi decenni.
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Mantovani, Dario. "Re Marco, l'arco, il "non-potere": sulle modalità di scrittura del personaggio in Béroul." Carte Romanze. Rivista di Filologia e Linguistica Romanze dalle Origini al Rinascimento 10, no. 2 (December 23, 2022): 175–218. http://dx.doi.org/10.54103/2282-7447/19192.

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Abstract:
Il saggio esplora la figura di Marco all’interno del progetto complessivo del Tristan di Béroul. Analizzando il personaggio anche alla luce della gestualità da lui utilizzata, si ricava una formula interpretativa, quella del “non-potere”, che può essere utile a comprendere il ragionamento compiuto da Béroul, narratore eclettico che combina, nel suo progetto narrativo, molteplici elementi contenutistici e piani stilistici.
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Amoretti, Guido. "L'intelligenza e la sua misura. Il contributo di uno studioso eclettico: Marcello Cesa-Bianchi." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (May 2021): 65–78. http://dx.doi.org/10.3280/rip1-2021oa11600.

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Abstract:
L'articolo affronta lo sviluppo della psicologia dell'intelligenza dal suo esordio fino ai giorni nostri in una prospettiva storica. All'interno di questo percorso viene sottolineato il ruolo svolto da uno degli psicologi accademici italiani più ecclettico e facondo, Marcello Cesa-Bianchi, che, all'inizio della sua lunga carriera, si è occupato di intelligenza e di strumenti per misurarla.
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Bertani, Corrado. "Un eclettico Privatdozent berlinese nel Vormärz: spiritualismo, idealismo e critica a Hegel in Karl Moritz Kahle." RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA, no. 3 (September 2019): 473–505. http://dx.doi.org/10.3280/sf2019-003004.

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ELENA, ALBERTO. "BACONIANISM IN THE SEVENTEENTH-CENTURY NETHERLANDS: A PRELIMINARY SURVEY*." Nuncius 6, no. 1 (1991): 33–47. http://dx.doi.org/10.1163/182539191x00029.

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Abstract:
Abstracttitle RIASSUNTO /title Molti studi sono stati dedicati al diffondersi del cartesianismo in Olanda nel Seicento, mentre ancora oscuro il ruolo della filosofia di Francis Bacon. E certo che l'influenza di Bacon sui circoli intellettuali (non solo accademici) in quel periodo fu forte. Da uno studio ravvicinato dell'attivit accademica si evince l'esistenza di una notevole familiarit con le idee di Bacon, che convivevano con l'egemonico ma eclettico cartesianismo. I casi di Constantijn e Christiaan Huygens sono paradigmatici e mostrano quanto Bacon fosse altamente stimato anche fuori dalle universit. D'altra parte l'esistenza di traduzioni olandesi seicentesche degli Essays e della New Atlantis testimonia un crescente e variegato pubblico per le concezioni baconiane nelle Province Unite. Tuttavia non semplice determinare quali furono i canali di trasmissione. Figure come William Boswell o Joseph Williamson contribuirono probabilmente alla diffusione della filosofia baconiana (il cosiddetto baconianismo volgare non meno del metodo e delle dottrine scientifiche) in Olanda, ma una prova certa manca ancora e la questione ben lontana dall'essere stata risolta. Nonostante questa lacuna, bisognerebbe riconoscere il ruolo significativo che le concezioni del Lord Cancelliere giocarono nello sviluppo della tradizione scientifica olandese del Seicento.
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Alcini, Laura. "PAOLO ANTONIO ROLLI PRIMO TRADUTTORE DI MILTON UN POETA, EDITORE, POLEMISTA E MAESTRO D'ITALIANO NELL'INGHILTERRA DEL SETTECENTO." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 39, no. 2 (September 2005): 398–420. http://dx.doi.org/10.1177/001458580503900205.

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Abstract:
Il saggio intende ricostruire la vicenda biografica e letteraria di Paolo Antonio Rolli, intellettuale eclettico nella Londra del secolo diciottesimo, a cui spetta il merito, scarsamente riconosciuto, di precursore e fautore degli scambi letterari tra Italia e Gran Bretagna. Per almeno trenta anni Rolli fu infatti uno dei più autorevoli rappresentanti della lingua e della cultura italiana a Londra, diventandone principale ambasciatore. Oltre al Rolli poeta arcade, librettista ed editore-filologo esiste anche un Rolli docente di lingua italiana la cui vocazione maieutica si esprime nell'intento, assolutamente moderno, di rendere più vicini il mondo letterario inglese e quello italiano. Egli si colloca d'altronde nella scia di quella corrente culturale che, già dal secolo XVII, aveva visto la lingua italiana diventare fulcro della formazione culturale anglosassone. Tendenza che in John Milton aveva trovato il suo più illustre rappresentante. L'attività di traduttore, dai classici e dai moderni, costituisce senza dubbio la parte fondamentale della produzione di Paolo Rolli, particolarmente intensa durante la permanenza inglese. Il più importante lavoro traduttivo rimane la versione italiana del Paradise Lost di J. Milton che impegnò il poeta per circa quindici anni. L'opera, pionieristica per l'epoca, rappresenta una pietra miliare della critica italiana in rapporto alla letteratura inglese.
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Copronella, Stefano. "Spigolature. Lo studioso di ragioneria più eclettico: Gerolamo Cardano / Il riconoscimento giuridico della professione contabile e l'istituzione dei Collegi dei Ragionieri / Un manoscritto anonimo di trecento anni fa." CONTABILITÀ E CULTURA AZIENDALE, no. 1 (July 2016): 63–70. http://dx.doi.org/10.3280/cca2016-001005.

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Pietrzak-Thébault, Joanna. "Universale o particolare?" Tabula, no. 17 (November 16, 2020): 293–314. http://dx.doi.org/10.32728/tab.17.2020.11.

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Abstract:
La Polonia nei tempi del Rinascimento si situava su un territorio ben diverso rispetto a quello di oggi: molto più esteso e rivolto molto di più verso l’oriente. Un territorio polonizzato, a volte perfino trattato come colonizzato (secondo un punto di vista), dove pochi centri culturali, anche se alcuni di un grande rilievo, furono sparsi attraverso un vasto territorio. Essi non rispecchiavano la realtà delle etnie presenti entro i confini della Repubblica Nobiliare ma influivano fortemente il mescolarsi ulteriore e lo sviluppo dei paradigmi culturali del vasto paese. Tracciare la storia del pensiero umanistico nonché quello della diffusione della filosofia e della retorica pare facilitato da un panorama delle istituzioni d’insegnamento, a cominciare dall’Accademia di Cracovia, la futura Università Jagellonica, fondata nel 1364. Il centro accademico concorreva con la corte reale che continuava a costituire un luogo particolarmente vivace della vita intellettuale. L’influsso degli studi intensi dello Stagirita si facevano sentire perfino nel centro di studi rabbinici nella città di Kazimierz nelle vicinanze del castello e dell’ateneo. Se l’insegnamento della filosofia nel corso del Cinquecento attraversa fasi diverse, per chiudersi finalmente verso la fine del secolo in un nominalismo eclettico e rigido, appare comunque una nuova forma dell’ateneo ideata su modello del Collegio Regio parigino, apparentemente capace di rinnovare non soltanto l’insegnamento ma anche la ricerca filosofica. L’Accademia di Jan Zamoysk situata nella sua città di Zamość ne costituisce, soprattutto durante il primo Seicento, il centro più vivace. Una svolta verso l’insegnamento pragmatico, al servizio degli affari pubblici è ormai visibile. Le stesse tendenze prevalgono nei programmi di collegi accademici di stampo protestante, situati soprattutto nella Pomerania e nelle città baltiche, anche se le basi ideologiche e religiose del loro insegnamento furono ben diverse. Finalmente saranno i collegi gesuiti, a partire perfino dagli anni sessanta del Cinquecento, seminati in tutto il paese, a diffondere (soprattutto presso i giovani nobili cattolici, ma anche allievi venuti da altri ambienti, siccome l’insegnamento fu gratuito e aperto a tutti coloro che volevano studiare) una conoscenza del latino, della retorica, della cultura antica al servizio di un’identità particolare, radicata nella tradizione antica, volta però al presente – verso il servizio pubblico e quello cittadino.
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Martelli, Barbara. "TWO HALVES OF THE SAME KIWI: ITALIAN LANGUAGE AND CULTURE AMONG NEW ZEALANDERS OF ITALIAN ORIGIN." Italiano LinguaDue 14, no. 1 (July 26, 2022): 338–59. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18183.

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Abstract:
This essay documents the diffusion of the Italian language and culture in Aotearoa-New Zealand, an officially bilingual (English and Māori), as revealed by the double name, and multicultural society. By adopting an eclectic approach that combines sociolinguistics, language teaching methodology, and cultural anthropology, my paper is a micro-ethnography performed on a group of five women of Italian origin with different levels of competency in Italian as their second language. This group of Kiwis – as New Zealanders frequently refer to themselves – ranged age from 16 to 68 and reside in greater Auckland, New Zealand’s most populous city. Their testimonies were collected through a series of face-to-face semi-structured qualitative interviews and based on several sessions of participant observation involving immersion and interaction in the socio-cultural environment of the informants. Notwithstanding their small number, the stories collected in this research disclose a significant ethnographic relevance as they testify to key aspects of Italianness in the social and historical context of New Zealand. In line with the sociolinguistic theories on the circulation of Italian in the world, on the motivations underpinning its learning and on the typology of speakers, I specifically addressed the following topics: Italian as a language of migration, Italian as a language of culture, Italian taught at university, Italian as part of a fluid and transnational multi-identity, and Italian in the global market. Due metà dello stesso Kiwi: lingua e cultura italiana tra i neozelandesi di origine italiana Il seguente saggio documenta la diffusione della lingua e della cultura italiana in Aotearoa - Nuova Zelanda, paese ufficialmente bilingue (inglese e Māori), come rivela il doppio nome, e multiculturale. Attraverso un approccio eclettico che combina sociolinguistica, glottodidattica e antropologia culturale, l’articolo si propone come micro-etnografia condotta su un gruppo di cinque donne di origine italiana con diversi livelli di competenza in italiano come lingua seconda. Questo gruppo di informatrici Kiwi – questo è il nome con il quale i/le neozelandesi si riferiscono comunemente a sé stessi/e – ha un’età compresa tra i sedici e i sessantotto anni e risiede nell’area metropolitana di Auckland, la città più popolosa della Nuova Zelanda. Le loro testimonianze sono state raccolte tramite una serie di interviste qualitative semi-strutturate, condotte di persona, e diverse sessioni di osservazione partecipante che hanno comportato l’immersione e l’interazione nell’ambiente socio-culturale delle informatrici. Nonostante il loro numero limitato, le storie raccolte in questa ricerca dimostrano una significativa rilevanza etnografica poiché testimoniano aspetti chiave dell’italianità nel contesto storico-sociale neozelandese. In linea con le teorie sociolinguistiche sulla circolazione dell'italiano nel mondo, sui motivi dell’apprendimento e sulla tipologia dei parlanti, ho esaminato nello specifico i seguenti argomenti: l’italiano lingua di migrazione, l’italiano lingua di cultura, l’italiano insegnato all’università, l’italiano come parte di una pluri-identità fluida e transnazionale e, infine, l’italiano nel mercato globale.
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