Journal articles on the topic 'Donazione di Organi e Tessuti'

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Ciccone, Lino. "I trapianti d'organo: aspetti etici." Medicina e Morale 39, no. 4 (August 31, 1990): 693–716. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1166.

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Abstract:
L'autore affronta, nella prima parte, il problema del consenso al prelievo di organi da cadavere, soffermandosi sul significato e valore della donazione di organi, sulla valutazione etica del rifiuto di donare i propri organi, sul consenso e/o rifiuto dei familiari del defunto. La seconda parte è dedicata al problema della morte e dei criteri del suo accertamento, mentre la terza parte presenta in particolare alcuni punti fermi irrinunciabili per una valutazione etica del prelievo di organi e tessuti da feti umani.
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2

Donati, Luigi, and Mariachiara Tallacchini. "Ingegneria tessutale: bioetica e prodotti bioartificiali." Medicina e Morale 46, no. 2 (April 30, 1997): 267–85. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.882.

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Abstract:
Con ingegneria tessutale (IT) si fa riferimento a un campo disciplinare che applica i principi dell’ingegneria e delle scienze della vita per la realizzazione di sostituti biologici che ripristinino, mantengano o migliorino le funzioni di tessuti o organi. Questo nuovo settore di ricerca e applicazione clinica, che attualmente consente di realizzare principalmente cute, cartilagine e osso semiartificiali, può in prospettiva sostituire le tecnologie dei trapianti di organi naturali. Ma l’ingegneria dei tessuti pone dei quesiti bioetici: alcuni di tipo generale, implicati anche da altre questioni di interesse bioetico, altri ad essa peculiari. Quesiti generali sono, per esempio, i limiti della donazione di tessuti e i rapporti tra il mercato e la scienza. Un problema che l’ingegneria dei tessuti pone invece con sfumature inedite verte sullo statuto da riconoscere ai prodotti bioartificiali: entità che utilizzano (in alcuni casi) tessuti umani, ma che si collocano al confine tra naturale e artificiale. Interessante è, inoltre, nella ridefinizione della coppia naturale/artificiale, il ruolo assunto dal diritto, che in particolare con le norme sulla brevettabilità del biologico - integra ormai la scienza nella definizione delle stesse realtà scientifiche, e che diventa, quindi, al pari della scienza, un elemento fatturale da sottoporre al vaglio etico. Data la novità della materia, l’articolo ha un intento essenzialmente descrittivo: l’esposizione dei più importanti conseguimenti dell’ingegneria dei tessuti e dei temi di interesse bioetico che esigono un dibattito.
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3

Petrini, Carlo, and Michele Farisco. "Appunti di storia e di etica del consenso informato per la donazione di organi e tessuti da cadavere allo scopo di trapianto." Pratica Medica & Aspetti Legali 5, no. 3 (August 15, 2011): 89–94. http://dx.doi.org/10.7175/pmeal.v5i3.307.

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4

Lorenzetti, Diego. "FSE e donazione di organi e tessuti: la manifestazione del consenso o del diniego tra criticità e prospettive future." SALUTE E SOCIETÀ, no. 2 (March 2017): 125–34. http://dx.doi.org/10.3280/ses2017-002009.

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5

Cutino, Vittoria. "La donazione di organi: un'analisi antropologica." La Ricerca Folklorica, no. 36 (October 1997): 133. http://dx.doi.org/10.2307/1480119.

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Forni, Lorena. "Il corpo come risorsa? Donazione samaritana e mercato degli organi tra carta di Nizza e Costituzione." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 1 (July 2012): 7–36. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-001001.

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Abstract:
A partire dal documento del 23.4.2010, che il Comitato Nazionale per la Bioetica ha formulato a favore della donazione samaritana, questo contributo intende soffermarsi sull'esistenza di valide ragioni giustificanti non solo la donazione samaritana, ma anche specifiche ipotesi di donazione non gratuita. L'analisi cerca di mettere in evidenza gli argomenti di principio e di fatto tali pratiche che potrebbero essere accolti dal sistema giuridico italiano. In particolare, si porta attenzione alla disponibilitŕ del corpo in tema di trapianti alla luce delle tutele e dei vincoli posti dalla cornice costituzionale e dalla normativa europea, alla ricerca di un contemperamento di diversi interessi o bisogni, tra libertŕ della ricerca scientifica e diritti inviolabili degli individui.
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Rodriguez, Daniele. "Dono, commercio, esproprio di organi." Medicina e Morale 39, no. 4 (August 31, 1990): 717–34. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1167.

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Abstract:
Nell'articolo sono sviluppati alcuni aspetti problematici connessi alle procedure relative all'accertamento della morte finalizzato al prelievo d'organi per trapianto. In tema di commercio d'organi, sono citati i riferimenti normativi del caso. Si ipotizza che la scarsa propensione alla donazione da parte dei parenti del morto scaturisca dall'interrogativo se il soggetto sia realmente morto. La questione è analizzata nelle sue varie articolazioni. Si dimostra che, in fatto di congruità dell'accertamento della realtà della morte, il probabile donatore è garantito più degli altri soggetti non destinati al prelievo. Si illustrano gli atti che, considerati nel loro insieme, realizzano una sorta di tripode garantista di cui l'accertamento è il momento prioritario, e la certificazione e l'informazione sono i necessari corollari. E' individuato nel medico legale, facente parte del collegio medico chiamato a diagnosticare la realtà della morte, la figura del garante della correttezza delle procedure.
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Cartello, Laura, Romina Guce, Manuela Canicattì, Daniele Pasquariello, and Rachele Gatti. "Ruolo dell’infermiere nella diffusione della cultura nella donazione d’organo: indagine su conoscenza ed opinione." Dissertation Nursing 2, no. 1 (January 30, 2023): 35–42. http://dx.doi.org/10.54103/dn/19438.

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Abstract:
Introduzione: La donazione degli organi è una decisione difficile, quanto importante. Nel lungo e complesso procedimento che porta alla donazione e quindi al trapianto d’organo gli infermieri giocano un ruolo fondamentale, per questo è importante comprendere quanto questi siano preparati al loro ruolo. Materiale e metodi: indagine quantitativa consistente nella somministrazione di un questionario mediante online rivolta a tutti gli infermieri di qualsiasi Unità Operativa con unico limite l'esperienza lavorativa di almeno un anno. Inoltre, veniva richiesto agli infermieri di specificare se fossero coordinatori di trapianto o se avevano ricevuto una formazione specifica in merito. Per i calcoli statistici è stato utilizzato il programma Excel 2010 di Microsoft®. Risultati: l’83% dei coordinatori è al corrente che la loro unità operativa ha come obiettivo la donazione d’organo e tra gli infermieri solo il 69% ne è a conoscenza. Tra chi ha seguito almeno una donazione, l’83% ha riscontrato difficoltà durante il processo, il maggior timore espresso è quello della burocrazia, a seguire il rapporto con i famigliari e il mantenimento del paziente. La maggioranza degli infermieri è favorevole al trapianto (93,3%). Solo il 17% ritiene di essere sufficientemente formato, tra questi la totalità dei coordinatori dei trapianti. Discussione: da questo studio emerge che per gli infermieri è ancora difficile conoscere e applicare le diverse fasi del percorso di donazione. Forse gli infermieri non hanno completa percezione del ruolo fondamentale che hanno nell’identificazione, nel mantenimento e nel rispetto dei principi etici e delle volontà del donatore.
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Ciliberti, Rosagemma, Chiara Bonzano, Paolo Petralia, Luca Lalli, Marta Licata, Franco Manti, and Alessandro Bonsignore. "Survey condotta tra gli studenti di Medicina e quelli di Scienze Sociali sulla donazione del corpo a fini di ricerca e didattica." Medicina e Morale 70, no. 4 (December 21, 2021): 387–408. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2021.947.

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Abstract:
La legge italiana n. 10 febbraio 2020 “Norme in materia di disposizione del proprio corpo e dei tessuti post mortem a fini di studio, di formazione e di ricerca scientifica” mira a valorizzare la volontarietà della donazione del corpo (DC). In questo contesto assume rilievo il dibattito etico sul tema della donazione e sul suo significato profondo che pone in relazione la beneficialità con una visione relazionale dell’autonomia. Allo stesso tempo, non si possono trascurare le forti valenze simboliche che vengono attribuite al corpo. L’attuazione pratica della DC richiede, quindi, una strategia formativa ampia, capace di sviluppare l’assunzione di responsabilità rispetto al presente e alle generazioni future. In considerazione dell’importante ruolo che i medici, le professioni sanitarie e quelle sociali possono assumere nel promuovere tale pratica, è stata condotta un’indagine diretta a fare emergere le conoscenze e le convinzioni, presenti in tale ambito, tra gli studenti appartenenti alla Scuola Scienze Mediche e Farmaceutiche (SMF) e quelli frequentanti la Scuola di Scienze Sociali (SSS), nonché ad analizzare eventuali fattori che possono influenzare la DC. L’indagine ha evidenziato importanti carenze informative e formative su temi inerenti la cura, la donazione e il rispetto delle persone. Tali carenze risultano particolarmente significative per gli studenti appartenenti alla SMF che, quali futuri medici, potranno costituire un riferimento fondamentale per la diffusione della DC. Investire risorse economiche e intellettuali sulla competenza etica degli studenti può risultare un fattore di grande rilievo affinché la DC si configuri come una scelta responsabile, consapevole ed effettivamente praticata.
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D'Onofrio, Felice. "Luci ed ombre nella diagnosi di morte cerebrale." Medicina e Morale 40, no. 1 (April 30, 1991): 59–71. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1991.1148.

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Abstract:
Il trapianto degli organi ed in particolare quello da eseguire a cuore battente del donatore, ha portato alla ribalta il problema del momento della morte. Indubbiamente la morte del cervello con la fine conseguente delle funzioni cardiache e respiratorie è l'indice più sicuro della fine irreversibile di un'esistenza. E' proprio però sull"accertamento della morte cerebrale a tutti i livelli, siano essi corticali o del tronco, che ancora oggi in letteratura emergono incertezze ed opinioni. In tal ottica l'Autore in una breve rassegna riporta i dati della letteratura dai quali emergono ancora oggi risultati contrastanti sulla validità di alcuni accertamenti diagnostici quali l'elettroencefalogramma o quelli relativi alla funzionalità neurovegetativa specie in presenza di risposte abnormi o non concordanti. Si sottolinea l'importanza del trapianto. e quindi della donazione degli organi, ma nel contempo viene ribadita la necessità di esperire tutti gli accertamenti necessari per rilevare la reale perdita della funzione ai vari livelli cerebrali e comunque non considerare mai come donatore un soggetto nel quale vi siano dubbi sui risultati o sulle risposte evocate.
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Lombardi, D. "Generazione di strutture tissutali tridimensionali in vitro mediante l'uso di cellule staminali." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 2 (January 26, 2018): 71–75. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1142.

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Abstract:
Lo sviluppo di sempre nuove conoscenze sulle cellule staminali e il contemporaneo progresso delle Techniche basate sull'ingegneria tissutale permettono, ad oggi, di ampliare gli orizzonti della medicina rigenerativa e le sue applicazioni in ambito terapeutico. In questo articolo sono riportate le Techniche e le possibilità di base inerenti la creazione de novo di tessuti ed organi in vitro, evidenziandone sia i benefici, sia le problematiche di maggior rilievo che rendono tali approcci ancora poco applicabili in terapia, come la questione correlata al rigetto di natura immunitaria. Unendo la tematica del rigetto autoimmune e dell'ingegneria tissutale sarà quindi introdotta una possibile alternativa per la creazione di strutture renali totalmente create in vitro, ma anche totalmente funzionali.
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Faggioni, Maurizio P. "Il neonato anencefalo." Medicina e Morale 45, no. 3 (June 30, 1996): 447–67. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.904.

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Abstract:
L’articolo traccia uno <i del vivace dibattito in corso sui molteplici problemi medici ed etici connessi con l’anencefalia, e in particolare lo statuto ontologico del neonato anencefalo, le condizioni di liceità per l’espianto di organi e tessuti dall’anencefalo, le cure da prestarsi all’anencefalo, la diagnosi prenatale e l’induzione pretermine del parto. Un’enfasi particolare viene data ai modelli etici sottesi alle diverse posizioni e ai diversi orizzonti antropologici implicati. Si offrono infine linee operative che cercano di contemperare le legittime esigenze della medicina dei trapianti con il fondamentale e imprescindibile rispetto per la persona umana, anche in situazioni estreme e marginali, come quelle in cui si trova l’anencefalo.
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Cozzoli, Mauro. "Il trapianto di organi nella prospettiva valoriale del dono." Medicina e Morale 46, no. 3 (June 30, 1997): 461–73. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.877.

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Abstract:
La chirurgia dei trapianti e la legge di una regolazione giuridica devono rispondere a una logica del dono. Questa pratica medica, infatti, si compie nel contesto di una relazione umana tra il soggetto dell'espianto e il soggetto dell'impianto. L'indole interpersonale dell'evento richiede che il rapporto sia da donatore a beneficiario, che sia cioè riconosciuta e tutelata la natura del dono dei tessuti e organi da trapianto. Si configura così un'etica del dono. Come esigenza etica la gratuità è sotto l'istanza del dovere e della responsabilità. Ovviamente nessuno può costringere a donare. Il dono non è coercibile: si annullerebbe come dono. Ma anche il dono esprime un dovere: non il dovere della legge ma dell'amore/carità, che ci lega al prossimo come nostro “fratello” nell'“economia” della paternità universale divina. Da qui l'invito che l'autore muove a tutti gli operatori sanitari ad annunciare e testimoniare questa etica del dono che ha nella medicina dei trapianti un campo inedito e singolare di promozione oggi di “qualità della vita”, della vita tout court. L'etica del dono non solo non contrasta ma appella essa stessa un ordine legale che la supporti e la favorisca. Una legalità che offra la possibilità effettiva a tutti, attraverso un'organica azione di informazione e formazione, di fare la propria scelta e di esprimerla, e che si faccia giuridicamente garante delle esigenze e della vita del donatore anche in merito al “consenso presunto”.
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Malberti, Fabio. "Vitamina D nativa nei pazienti con malattia renale cronica non in trattamento dialitico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 2 (May 29, 2013): 107–11. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1018.

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Abstract:
Il sistema ormonale della vitamina D è classicamente implicato nella regolazione dell'omeostasi calcica e del metabolismo osseo. L'esistenza di recettori per la vitamina D in organi e tessuti non coinvolti direttamente nella regolazione del metabolismo minerale e la capacità di molte cellule di sintetizzare la forma attiva di vitamina D dal precursore circolante hanno fatto supporre che la vitamina D possa avere altri effetti oltre ai classici effetti sul metabolismo minerale. Il deficit di vitamina D induce lo sviluppo di patologie ossee ed è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di neoplasie, malattie autoimmuni e malattie cardiovascolari. In questa rassegna vengono esaminati i risultati dei principali studi randomizzati che hanno utilizzato la supplementazione con vitamina D nella popolazione generale e nei pazienti con insufficienza renale cronica.
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G. Spagnolo, Antonio. "Advance provisions for the treatment and donation of dead-heart organ / Disposizioni anticipate di trattamento e donazione di organi a cuore fermo." Medicina e Morale 67, no. 3 (July 30, 2018): 269–75. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2018.544.

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Lombardi, Marco, Stefano Michelassi, and Corrado Betterle. "Conoscerlo per riconoscerlo: morbo di Addison con sindrome poliendocrina autoimmune di Tipo 2." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 1 (March 19, 2013): 37–42. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1000.

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Abstract:
Viene presentato un caso clinico di iposurrenalismo da morbo di Addison primitivo sviluppatosi dopo alcuni anni dalla comparsa di un morbo di Graves. Tale combinazione rappresenta una poliendocrinopatia autoimmune di tipo 2 (SPA-2). La SPA-2 è un processo autoimmune che coinvolge più tessuti endocrini (surrene, tiroide, pancreas) e non endocrini. Si ritiene che la sindrome si sviluppi in pazienti geneticamente predisposti con diversi pattern genetici del complesso maggiore di istocompatibilità MHC II. La SPA-2 è una malattia rara, avendo una frequenza di una persona affetta ogni 7000–8000 abitanti, prevale nel sesso femminile e compare a un'età media di circa 35 anni. L'iposurrena-lismo è caratterizzato da sintomi tipici (astenia, ipotensione ortostatica, calo ponderale, artromialgie, nausea, anoressia, iperpigmentazione cutanea), tuttavia non facili da interpretare, data la scarsa conoscenza della malattia. Nei casi non diagnosticati in tempo utile i sintomi possono peggiorare in rapporto a eventi stressanti che possono far precipitare i pazienti in una crisi addisoniana che può essere potenzialmente fatale. Iposodiemia, iperpotassiemia, iperazotemia, ipercalcemia associati ad aumentati livelli plasmatici di ACTH, renina, e bassi livelli di cortisolo, e alterati indici di epatolisi sono riscontri laboratoristici relativamente tardivi, così come possono esserlo i segni clinici di disidratazione. La storia naturale della malattia si manifesta attraverso varie fasi progressive: a) dapprima con presenza di autoanticorpi anti-surrene presenti anni prima all'esordio clinico, b) poi con un aumento della renina plasmatica e con la diminuzione dell'aldosterone plasmatico, c) poi con la successiva ridotta risposta del cortisolo allo stimolo con ACTH e.v. e d) infine con iperincrezione di ACTH, calo del cortisolo basale e presenza delle manifestazioni cliniche di iposurrenalismo. Il trattamento si basa sulla sostituzione ormonale degli organi endocrini coinvolti.
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Millitarì, Roberto, Tatiana Bolgeo, Roberta Di Matteo, Menada Gardalini, Maurizio Scialla, Tiziana Nuovo, Valeria Bonato, Mara Lucia De Angelis, and Antonio Maconi. "L’infermiere esperto in procurement: ruolo nell’Azienda Ospedaliera di Alessandria." Working Paper of Public Health 10, no. 1 (November 30, 2022). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2022.9549.

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Abstract:
Background: Tra le numerose figure professionali che partecipano al complesso e articolato processo di prelievo e trapianto di organi e tessuti, è sempre più presente la figura infermieristica. Ogni anno la Regione Piemonte trasmette alle singole aziende ospedaliere gli obiettivi in merito a donazioni e trapianti. L’obiettivo è quello di creare una procedura operativa aziendale per la corretta gestione del processo di donazione di cornee. Metodi. A novembre 2020 l'Azienda Ospedaliera ha nominato l'Infermiere Esperto in Procurement; Tra le sue funzioni e attività spiccano la sensibilizzazione e la formazione del personale dei reparti di degenza in materia di donazione di cornee. Risultati: La formazione è stata avviata nei vari reparti tramite degli incontri di gruppo; inoltre, è stato divulgato un Documento a Validità Aziendale (DVA 109/21) con l'intento di scandire le modalità del processo uniformando e semplificando le procedure. Conclusioni: La figura infermieristica diventa sempre più presente nel processo di donazione e trapianti. L'Infermiere Esperto in Procurement, grazie all'esperienza e alle competenze acquisite, gestisce collaborando con il gruppo di coordinamento l'intero processo di procurement di organi e tessuti.
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Di Pietro, Maria Luisa, Paola Parente, and Ciro D’Alò. "Trapianti da donatore a cuore fermo: il caso del paziente pediatrico." Medicina e Morale 58, no. 4 (August 30, 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.239.

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Abstract:
In presenza di grave insufficienza d’organo, il trapianto è la sola e unica soluzione per salvare la vita del paziente. Si stima che, attualmente, in Italia oltre 9.000 persone siano in lista d’attesa per un trapianto di organo: anche se vi è stato un incremento del numero di donazioni negli ultimi decenni, il gap tra donatori e pazienti in attesa è in continua crescita. Secondo la maggior parte delle società di trapiantologia, i donatori a cuore non battente (NHBD) possono essere una fonte di reperimento degli organi. Quanto la donazione da NHBD può ampliare il pool dei donatori? Quali sono i rischi legati al prelievo di organi da NHBD non solo per il donatore ma anche per il ricevente? Nel tentativo di chiarire almeno alcuni di tali interrogativi abbiamo condotto un’analisi della letteratura scientifica internazionale. Per valutare, poi, la possibilità di ampliamento del pool di donatori con l’introduzione di un protocollo da NHBD nella popolazione pediatrica del Policlinico “A. Gemelli” in Roma, abbiamo condotto uno studio retrospettivo sui pazienti pediatrici deceduti nel corso del triennio 2004-2007. I risultati sembrano indicare la possibilità di raddoppiare il potenziale pool di donatori; questi dati richiedono poi una valutazione attenta, innanzitutto alla luce delle percentuali di opposizione alla donazione che nell’età pediatrica sono ancora più significative che nell’adulto. I risultati ottenuti sono solo il punto di partenza per un’analisi più approfondita sui problemi relativi ai trapianti e alla donazione di organi. ---------- In case of end stage organ failure, organ transplantation is the one and only solution to save patient’s life. Currently, in Italy, more than 9.000 people are awaiting for an organ transplantation; even though the number of organ donation has been increasing during last decades, gap between organ demand and transplantation is still wide. According to ideas of most society of transplantation, non heart beating donors (NHBD) could be a solution to the shortage of organs. How much NHBD could widen donors pool? Which ones and how many risks involve NHBD, even for donors or transplantation recipients? Trying to answer these questions, we led an analysis on NHBD data in international literature. To evaluate the potential of NHBD to expand the pool of donors in pediatric population of “Policlinico Gemelli” in Rome, we studied all deceased pediatric patients in the years 2004-2007. Results showed that the potential pool of donors could be twice as much, but these data should esteem about parental opposition, in particular in pediatric age. These data represent only a starting point for a deeper analysis of transplantation and donation related problems.
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Silva, Agnaldo Plácido da, Eloá Jessica Mendes dos Santos Plácido, and Walber Breno de Souza Moraes. "Miiasi umana: Caso clinico." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, September 10, 2020, 39–46. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/miiase-umana.

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Abstract:
La miiasi è considerata un’infestazione di dermatozoonosi causata dall’infestazione di larve di dipteran nei tessuti o negli organi, che depongono le loro uova negli esseri umani o negli animali, che per un certo periodo si nutrono di tessuti vivi o morti dell’ospite la presenza di miiasi nella cavità orale può essere considerata una cosa rara. Questo tipo di malattia colpisce più spesso persone di basso status socioeconomico, immunocompromato, anziani costretti a letto e con disturbi psichiatrici. Grazie al suo grande potenziale distruttivo, una prevenzione e un trattamento appropriati tempestivi e importanti, c’è anche poca conoscenza del professionista dentale per la diagnosi e il trattamento di tale patologia, Per questo motivo, il presente studio riporta un caso clinico di miiasi orale in una persona anziana costretta a letto con una storia di lesione maligna laringe/glottal neoplasia, presentando debolezza fisica e mentale e inadeguata igiene del corpo e mancanza di tenuta delle labbra che ha portato all’infestazione della lingua. La diagnosi è stata clinicamente stabilita sulla base dell’osservazione del sanguinamento della lingua, del distacco del tessuto e della presenza di larve che erano tra il secondo e il terzo fase dello sviluppo. Il trattamento è stato avviato come ricovero in ospedale del paziente per debridement dei tessuti necrotici e rimozione di larve e prescrizione di ivermectina. I pazienti costretti a letto con debolezza fisica e metallica costituiscono un gruppo di rischio per la miiasi orale, ed è di grande importanza guidare gli operatori sanitari e i familiari in relazione alle cure dentistiche al fine di prevenire questa patologia. Tuttavia, la mancanza di un consenso sul miglior approccio terapeutico per i casi di miiasi orale è stata presa come condotta terapeutica per la malattia la rimozione meccanica delle larve e l’istituzione dell’uso orale dell’ivermectina.
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Suaudeau, Jacques. "Le cellule staminali: dall’applicazione clinica al parere etico Parte II. Le cellule staminali non embrionali." Medicina e Morale 55, no. 5 (October 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.342.

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Abstract:
In questa seconda parte, l’attenzione viene focalizzata sulle “cellule staminali non embrionali”, cioè le cellule staminali somatiche (di origine fetale o adulta) e le cellule staminali del sangue del cordone ombelicale. Queste cellule, spesso definite “cellule staminali adulte”, sono state identificate prima delle cellule staminali embrionali. Infatti, l’espressione stessa di cellula “staminale” deriva dall’identificazione delle cellule staminali emopoietiche nel midollo osseo (1961). Più tardi le ricerche hanno evidenziato la presenza di tali cellule immature, multipotenti, che si auto-rinnovano e si auto-differenziano pressoché in tutti i tessuti ed organi del feto e dell’adulto. Appena scoperte, queste cellule staminali “adulte” hanno trovato subito un impiego terapeutico con i primi trapianti di midollo osseo per il trattamento di patologie, maligne e non, del sangue e del sistema linfoide. Oggi le cellule staminali emopoietiche sono usate anche nel trattamento di malattie auto-immuni, come la sclerosi multipla o il lupus erythematosus e nella medicina rigenerativa. Una seconda fonte importante di cellule staminali “adulte” è rappresentata dalle cellule staminali mesenchimali, situate principalmente nel midollo osseo, progenitrici di vari ceppi cellulari: osso, cartilagine, muscolo, tessuto adiposo e astrociti. Queste cellule sembrano avere un ruolo-chiave nella rigenerazione dei tessuti. Sono stati isolati diversi tipi di cellule mesenchimali multipotenti, con proprietà paragonabili a quelle delle cellule staminali embrionali. Il più noto è quello delle MAPCs di Catherine Verfaillie. Queste cellule sono usate clinicamente per vari scopi, tra cui la rigenerazione del miocardio infartuato, l’angiogenesi terapeutica in pazienti con ischemia periferica acuta (specialmente la malattia di Buerger) e il bioengineering (rivestimento cellulare di legamenti o di valvole cardiache sostitutive). In questo ambito si sono registrati risultati incoraggianti nell’animale per il trattamento delle malattie neurodegenerative, dell’ictus, del trauma cerebrale e dei danni del midollo spinale. Sono stati isolati molti altri tipi di cellule staminali “adulte” le cui proprietà riparatrici sono state verificate con successo nell’animale: cellule staminali neuronali (per il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla, il morbo di Huntington, l’ictus, il trauma cerebrale, le lesioni del midollo spinale), cellule staminali muscolari (per l’incontinenza urinaria, il danno miocardico), cellule staminali endoteliali (per l’ischemia acuta periferica), cellule staminali cardiache, cellule staminali della retina (per la degenerazione maculare), cellule staminali del limbus della cornea (per il danno corneale). Allo stato attuale, i risultati clinici più promettenti si sono ottenuti con le cellule staminali del sangue del cordone ombelicale (UCB), che hanno portato allo sviluppo di un’area di mercato caratterizzata dalla creazione di banche private di UCB. Generalmente le cellule UCB provocano, al massimo, una reazione immune piuttosto blanda quando vengono trapiantate in soggetti con donatori non compatibili. Si usano con successo laddove sia necessaria una riparazione o rigenerazione nell’organismo del ricevente. I migliori risultati con cellule staminali UCB, fino ad ora, sono stati ottenuti nel trattamento di bambini con morbo di Krabbe. Benefici si sono ottenuti anche dal trapianto locale di cellule UCB in pazienti con danni al midollo spinale. ---------- In this second part of the article, the attention is focused on “non embryonic stem cells”, that is somatic stem cells (from fetus or adult organisms), and umbilical cord blood stem cells. These stem cells, sometimes referred to as “adult stem cells”, were known and recognized as such before the embryonic ones. In fact the mere expression “stem” cells to designate this particular type of immature cell, from which derive all the others, more differentiated cells, came from the identification of the hematopoietic stem cells, in bone marrow (1961). Later investigations have shown that there are such cells, immature, multipotent, self-renewing, and self-differentiating ones in almost all tissues and organs of fetus or adult organism. As soon as they were discovered, these “adult”, autologous stem cells were immediately put in the service of patients, with the first transplantations of bone marrow performed either for the treatment of malignancies, or for the treatment of hematologic disorders. Today, autologous hematopoietic stem cells are also used for the treatment of auto-immune diseases, such as multiple sclerosis or lupus erythematosus and for regenerative medicine. A second, important source of “adult” stem cells are the mesenchymal stem cells, found mainly in bone marrow, but also in blood, progenitors of multiple cell lineages, including bone, cartilage, muscle, adipose tissue and astrocytes, and which seem to hold the key to tissue regeneration. Different types of multipotent mesenchymal stem cells, with properties comparable to those of embryonic stem cells, have been isolated, the best known being the multipotent adult progenitor cells (MAPCs). These cells are used clinically mainly for the healing of the heart after myocardial infarction, with positive statistically significant results, for therapeutic angiogenesis in patients suffering of peripheric ischemic disease (especially Buerger’s disease), and for bioengineering (cellular coating of artificial ligaments or of prosthetic heart valves). They have given promising results in animals for the treatment of neurodegenerative diseases, ictus, brain trauma and spinal cord injuries. Many other types of “adult” stem cells have been isolated and their healing properties assessed with success in animals, such as neural stem cells (for Parkinson’s disease, multiple sclerosis, Huntington’s disease, ictus, brain trauma, spinal cord injury), muscle stem cells (for urinary incontinence, myocardial infarction), endothelial stem cells (for critical limb ischemia), cardiac stem cells, retinal stem cells (for macular degeneration), limbal stem cells (for damaged cornea). At the moment, the more promising results in patients have been obtained with umbilical cord blood stem cells (UCB), prompting the birth of a commercial trade based on private banks. Umbilical cord blood stem cells offer indeed the advantage of their immaturity: as such, they rarely trigger more than a mild immune reaction when transplanted in unrelated recipient organisms. They are used with profit wherever a healing or regenerative process is necessary in a given patient. Up to now, best results with the UCB cells have been obtained in the treatment of children with Krabbe’s disease. Some patients with injured spinal cords have also experienced benefits from UCB cells grafts.
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