Dissertations / Theses on the topic 'Domus Dei'

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kretzer, Altamiro Antônio. "Domus dei et porta coeli." Florianópolis, SC, 2005. http://repositorio.ufsc.br/handle/123456789/102737.

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Abstract:
Dissertação (mestrado) - Universidade Federal de Santa Catarina, Centro de Filosofia e Ciências Humanas. Programa de Pós-Graduação em História
Made available in DSpace on 2013-07-16T01:47:24Z (GMT). No. of bitstreams: 1 223940.pdf: 3567454 bytes, checksum: da9e3156947887ec1fe4a90d7bbac129 (MD5)
A pesquisa centra-se na análise do Seminário de Azambuja (Brusque - SC), tendo como recorte temporal o período da Ditadura Militar no Brasil (1964-1985), época em que acontece também o Concílio Ecumênico Vaticano II e uma série de mudanças na Igreja Católica. Faz-se um estudo crítico-analítico do processo educativo-pedagógico do Seminário-Internato de Azambuja e sua inserção no contexto histórico-político-social buscando mostrar a relação do processo educativo-pedagógico com o tipo de sujeito que se queria formar, o "bom seminarista" - as estratégias de "docilização dos corpos", disciplina-punição-resitências, controle do tempo e do espaço. Estuda a construção do corpo e a delicada questão da sexualidade num ambiente religioso e masculino mostrando a relação dominação-controle-saber-passividade dos corpos. Os sujeitos em questão são os seminaristas, os possíveis futuros sacerdotes. Numa realidade em que a Igreja Católica passava por um processo de contestações e transformações consideráveis era necessário para esta instituição garantir nos seus quadros indivíduos que se adequassem às novas exigências dos tempos. Era necessário adaptar-se aos "novos ventos que sopravam". Mas era também necessário que estes mesmos indivíduos fossem defensores da Igreja que representavam, que resguardassem, fortalecessem e defendessem a Igreja nos pontos em que era mais atacada. Neste sentido o trabalho objetiva mostrar alguns mecanismos utilizados pela Igreja Católica na construção do "bom" seminarista e do "bom" padre e como, neste processo dialético, os sujeitos resistiam ou se deixavam envolver.
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Flamini, Filippo. "Progetto di copertura della domus romana dei coiedii a suasa." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10047/.

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Abstract:
Il tema delle coperture in ambito archeologico è particolarmente presente nel dibattito architettonico attuale per le implicazioni che una tale struttura comporta nella relazione con un manufatto antico, nella lettura che ne può dare al pubblico e anche nello sviluppo di tecniche costruttive che consenta di coprire grandi luci interferendo il meno possibile con lo strato archeologico. I temi sviluppati in questa tesi di laurea partono dagli studi intrapresi durante il Laboratorio di Laurea “Archeologia e Progetto di Architettura” nell’anno accademico 2013-2014, che si è occupato delle analisi della città romana di Suasa, nel territorio marchigiano, con l’obiettivo di confrontarsi con le tematiche della musealizzazione e della progettazione in un ambito delicato come quello archeologico con tutte le sue particolarità. La tesi si occupa del progetto strutturale della copertura iniziato in gruppo con due miei colleghi, Thomas Fabbri e Sara Salvigni, la cui prima parte si è conclusa nel 2015 nella loro tesi di laurea intitolata Rileggere le tracce: valorizzazione e musealizzazione della città romana di Suasa.
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Iannuzzi, Federica. "Studio mineralogico-petrografico del Marmor Giallo Numidicum dalla "Domus dei Tappeti di Pietra" di Ravenna." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13352/.

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Abstract:
Questa tesina ha lo scopo di caratterizzare a livello mineralogico-petrografico dei campioni di Marmor Giallo Numidicum, provenienti dalla "Domus dei Tappeti di Pietra" di Ravenna, uno dei siti archeologici di grande importanza recentemente scoperto. L'altro punto su cui si sono incentrate le indagini è la presenza di cristalli di plagioclasio sodico perfettamente euedrale, di cui si è ipotizzata al termine del lavoro la genesi. Il marmo in questione veniva estratto in Tunisia dal Jebel Chemtou, dal Jebel Ichkeul e dal massiccio di Hairech. Le cave sono state largamente sfruttate fino all'invasione dei Vandali nel IV secolo d.C. Di recente queste cave sono state riattivate e producono ancora ingenti quantità di questo lapideo largamente apprezzato dai Romani. La tipica colorazione è un giallo ocra, pervaso più o meno diffusamente da vene. In base a questo fattore si distinguono due varietà di Giallo Antico: una "brecciata" e l'altra "compatta". La varietà brecciata è caratterizzata dalla presenza di vene molto spesse (fino ai 3-4 cm) di colore rosso, all'interno delle quali per mezzo di un microscopio ottico polarizzatore e per mezzo del microscopio elettronico a scansione sono stati osservati cristalli di minerali opachi (prevalentemente di manganese), lamelle di miche bianche di basso grado metamorfico, cristalli di calcite, di ematite, di apatite e molto raramente di quarzo. Il plagioclasio anche è generalmente diffuso in prossimità delle vene. La microanalisi EDS inoltre ci ha consentito di eseguire analisi qualitative e quantitative delle fasi minerali. I risultati ottenuti mostrano che le miche e il plagioclasio sodico (dimostrato essere albite pura) siano di neoformazione.
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Measel, Geoffrey Edward. "Domus Dei a post-Vatican II look at the Catholic Church in the 21st century /." Cincinnati, Ohio : University of Cincinnati, 2007. http://www.ohiolink.edu/etd/view.cgi?acc%5Fnum=ucin1179027773.

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Abstract:
Thesis (Master of Architecture)--University of Cincinnati, 2007.
Title from electronic theses title page (viewed July 12, 2007). Includes abstract. Keywords: Catholic Architecture; Sacred Spaces; Vatican II; Built Theology Includes bibliographic references.
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MEASEL, GEOFFREY EDWARD. "DOMUS DEI: A POST-VATICAN II LOOK AT THE CATHOLIC CHURCH IN THE 21st CENTURY." University of Cincinnati / OhioLINK, 2007. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view?acc_num=ucin1179027773.

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Helg, Riccardo. "La forma e lo sviluppo dei prospetti nell'architettura e nell'urbanistica di Pompei e di Ercolano." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426418.

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Abstract:
In the tradition of studies on domestic architecture in Ancient Rome, the architectural analysis of the façade has been generally neglected because of the lack of accurate documentation. This study focuses on the theme by examining the case studies of the Vesuvian cities, Pompeii and Herculaneum, that, on the contrary, due to their extraordinary preservation , offer the chance to thoroughly investigate the subject. This study’s main aims consist in defining the role of the façade in the characterisation of the residential building and how it contributed to shape the overall look of the city while, on the other hand, understanding how the renewal of housing models, as found in the last period of Vesuvian cities’ life, had a great influence on the external configuration of the façade. Through many literary sources that introduce the subject from an historical and sociological point of view and through the observation of a LARGE number of buildings, the analysis proceeds gaining progressive insight: first, the single elements of the facade are analysed and constantly compared both with the house internal arrangement and the urban space, subsequently the features of façades are analysed both in traditional houses ("ad atrium") and in those that werw redeveloped on a new layout.
Nella tradizione di studi sull'architettura domestica romana, l'analisi architettonica delle facciate è un tema generalmente trascurato e poco approfondito a causa della documentazione spesso scarsa e inadeguata. Questa ricerca affronta l'argomento prendendo in esame il caso di studio delle città vesuviane, Pompei ed Ercolano, che al contrario, per via delle modalità di seppellimento, offrono la possibilità di indagare l'argomento in forma complessa. Obiettivi principali di questo studio sono, da una parte, definire il ruolo della facciata nella caratterizzazione dell'edificio residenziale e il contributo che essa apportava all'aspetto complessivo della città, dall'altra, comprendere come il rinnovamento dei modelli abitativi, riscontrabile nell'ultimo periodo di vita delle città vesuviane, avesse influito sulla configurazione esterna del prospetto. Avvalendosi di un ampio repertorio di fonti letterarie, che introduce l'argomento dal punto di vista storico e sociologico, e fondandosi sull'osservazione di un cospicuo numero di edifici, l'analisi procede per gradi di approfondimento progressivo: dapprima vengono analizzati i singoli elementi che costituiscono il prospetto, rapportati costantemente con l'articolazione interna dell'abitazione e con lo spazio urbano, quindi si analizza in modo organico la fisionomia dei prospetti nelle case di tipo tradizionale ("ad atrio") e in quelle che adottarono impianti planimetrici nuovi.
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Marucci, Francesca <1980&gt. "I luoghi della politica - la politica dei luoghi : la topografia della comunicazione negli anni della 'Rivoluzione Romana'." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1119.

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Abstract:
Lo studio si concentra sulla topografia della comunicazione nel periodo della “Rivoluzione Romana” (133-31 a.C.) e verifica il valore semiotico di alcuni luoghi pubblici in cui si concentrano azioni politiche significative. A tale scopo si indagano le diverse strategie comunicative della tarda repubblica romana, associando le memorie delle fonti all’indagine sul valore culturale di quattro luoghi di Roma. Nel primo capitolo si ricostruisce la contesa politica intorno al culto, alla simbologia e al luogo dei Dioscuri (da pertinenza di una gens aristocratica a simbolo della factio popularis). L’oggetto del secondo capitolo è il tempio della Concordia: come spazio fisico (ma anche in quanto virtù politica e slogan) costituisce una dotazione permanente della factio degli optimates. Nel terzo capitolo si esaminano occasioni di interazione politica sviluppatesi in o sul teatro. La domus rostrata (IV capitolo), è indagata come elemento legittimante nell’ideologia pompeiana, un valore recepito anche dai successivi detentori della casa del Magno.
This dissertation focuses on the topography of communication during the “Roman revolution” (133-31 B.C.) and investigates the semiotic value of some public sites where highly significant political actions took place. The different strategies of communication at the time of the late Roman Republic are analysed by matching the memory of ancient sources to the investigation of the cultural value of four Roman sites. Chapter 1 reconstructs the political debate concerning the worship, the symbol and the site of the Dioscuri (from its association with an aristocratic gens to a symbol for the factio popularis). Chapter 2 revolves around the Temple of Concord, which constitutes as an actual place, as well as a political virtue and a slogan, a permanent endowment of the factio of the optimates. Chapter 3 examines cases of relationships developed in or on the theatre. The domus rostrata (Chapter 4) is taken as a legitimising element in the ideology of Pompeius, and one which was also appropriated by the subsequent proprietors of the house of Pompeius
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Capomaggi, Julia. "Domus 1948-1978. La conformación del espacio interior doméstico a través del mobiliario." Doctoral thesis, Universitat Politècnica de Catalunya, 2015. http://hdl.handle.net/10803/334175.

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Abstract:
This research aims to develop a theory about how interior spaces have been shaped by the furniture in them, focusing on domestic interiors published in the magazine Domus during Gio Ponti’s second tenure as editor in chief (1948-1978). During this period, the magazine’s discourse focused on the concept of arredamento: the act of building a living space using furniture. The verb “to furnish” refers both to selecting furniture and to designing the relationship between the pieces. The Italian scene is particularly fruitful in this respect due to the growth of industrial production and the media during the post-war period, along with economic, cultural and social changes which shaped the arredamento culture. The framework of this research is limited to the years of Gio Ponti’s second tenure as director of the magazine, since it coincides with the most productive period in the development of industry, design and the theoretical field. Domus magazine published the domestic interiors of paradigmatic works in the history of architecture in addition to exuberant, modest, innovative, traditional or vulgar interiors which have value only in and of themselves. In a conscious way, Ponti occupied this editorial and disciplinary niche in order to use it as a unifying and central axis within the discourse on the house. Dealing with the work of a magazine director and editor who classified, selected and organized his examples allows for filtering the material through a single perspective; this outlook is highly relevant in the context of this study. Ponti selected all the domestic interiors that are included in this work, but the immediacy of the magazine’s production did not provide for a comprehensive and global vision of the published material that would allow for laying out trajectories to serve as the foundation for building a discourse on the domestic interior. What are the qualities of the domestic interior published by Domus? What are the tools we need to define it? What theoretical contribution does the magazine make on the subject? And what are the mechanisms used to shape domestic interior space during the second half of the twentieth century? The material in this work is organized into five categories. They are all defined as those categories which included the largest number of examples and the most radical ones from among the published proposals; all together, when they are compiled, they create a continuous narrative sequence, without interferences from the body of the study. The first chapter, “Covers”, investigates the treatment of surfaces in domestic interiors, beginning with the most superficial of surface treatments, the thinnest graphic treatment, and spanning all the way to dressed surfaces that begin to differentiate themselves, redefining the limits of the space. The chapter called “Dissonant objects” focuses on domestic interiors where objects enter into tension with the space that contains them, either through stylistic, scalar or figurative dissonance, or through how they are perceived. Objects maintain a sufficiently autonomous position in the space that contains them, enabling them to construct meaning all by themselves. The third chapter focuses on the figures who appear in Domus, artists who use domestic space as the first field for experimenting with a way of life, a philosophical position or a political stance, or a collector where the objects speak for him. The fourth chapter focuses on the “White and transparent” domestic interiors published by Domus, which were designed like advertisements or images. The image informs the architectural space and constructs a new reality: a printed reality. In the final chapter, furniture is no longer measured in contrast with the architectural space, since the latter does not define it or promote it. With the disappearance of architectural space, it is furniture that defines domestic space, becoming the medium that establishes a stable state of balance with the natural environment
Esta investigación elabora una teoría sobre las formas que el espacio interior toma a través del mobiliario que lo construye, centrándose en los interiores domésticos difundidos por la revista Domus durante la segunda etapa de dirección (1948-1978) de Gio Ponti. Durante este período, la revista se estructura en torno al arredamento, el acto de amueblar, de disponer y construir el espacio habitable con muebles según un gusto o estilo. Amueblar se refiere tanto a disponer tos muebles como a diseñar la relación que existe entre ellos. El panorama italiano es especialmente fructífero debido al crecimiento de la producción industrial y los medios de comunicación en la posguerra, junto con los cambios económicos, culturales y sociales que dieron forma a la cultura del arredamento. El marco del trabajo se limita a los años en los que Gio Ponti fue, por segunda vez, director de la revista, pues coincide con el periodo más fructífero en el desarrollo de la industria, el diseño y el campo teórico. La revista Domus publicó tanto interiores domésticos de obras paradigmáticas de la historia de la arquitectura como interiores exuberantes, modestos, innovadores, tradicionales o vulgares que solo tienen valor por sí mismos. De un modo consciente, Ponti ocupó esta grieta editorial y disciplinar para utilizarla como aglutinador y eje principal de un discurso en tomo a la casa. Abordar la obra de un director y un editor que clasifica, selecciona y organiza los ejemplos permite filtrar el material a través de una única mirada; esta mirada tiene una gran relevancia para el marco de este estudio. Ponti seleccionó los interiores domésticos que conformarán este trabajo, pero la inmediatez de la producción de la revista no ha permitido una visión global y conjunta del material publicado para poder trazar trayectorias alrededor de las cuales construir un discurso sobre el interior doméstico. ¿Cómo es el interior doméstico que divulga Domus?, ¿cuáles son los instrumentos necesarios para definirlo?, ¿cuál es la aportación teórica de la revista sobre el tema?, y ¿cuáles son los mecanismos a través de los cuales se conforma el espacio interior doméstico en la segunda mitad del siglo XX? El material de este trabajo se organiza en cinco categorías. Todas ellas se definen por ser las que agrupan una mayor cantidad ejemplos y una mayor radicalidad de las propuestas publicadas,- y que, al agruparse y acumularse, conforman una secuencia narrativa continua y sin interferencias del cuerpo del estudio. En el primer capítulo, "Fundas", se investiga el tratamiento de la superficie en el interior doméstico, empezando por el tratamiento más superficial de la superficie, el de menor grosor, el grafismo, hasta conformarse en superficies vestidas que comienzan a separarse y redefinen los límites del espacio. En el capítulo "Objetos disonantes" se estudian aquellos interiores domésticos en los que los objetos tensionan el espacio que los contiene, bien sea por una disonancia estilística, escalar o figurativa, o bien por cómo son percibidos. Los objetos mantienen una posición lo suficientemente autónoma en el espacio que los contiene corno para construir un significado por sí mismos. El capitulo tercero se centra en los personajes que aparecen en Domus, artistas que utilizan el espacio doméstico como primer campo de experimentación de una forma de vida, un posicionamiento filosófico o una postura politica, o un coleccionista donde los objetos hablan por él. El capítulo cuarto se centra en los interiores domésticos "Blancos y transparentes", publicados en Domus que fueron diseñados como si fueran anuncios o imágenes. La imagen informa el espacio arquitectónico y construye una nueva realidad: la realidad impresa.
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Buroni, Alice, and Elena Zonga. "Musealizzazione della citta romana di Suasa. Archeologia del paesaggio e archeologia urbana." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9994/.

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Abstract:
Il percorso progettuale intrapreso ci ha permesso di confrontarci con un’analisi del territorio e della storia romana, che ne ha influenzato l’evoluzione. Considerando tutti i frammenti come parte di un sistema più grande dove non è possibile comprenderne uno se non attraverso gli altri, si è deciso di valorizzare con una strategia diversa con criteri ben precisi. Così viene ristabilita la rete di connessioni e relazioni che secondo noi più aiutano nella comprensione del sito e della sua storia, cercando di integrare nel contesto la varietà di sistemi archeologici, storici e culturali che caratterizzano il sito. I resti della città romana vengono trattati con approcci diversi, a seconda del grado di conoscenza e di esperienza che possiamo avere di ogni reperto. Per le tracce meno evidenti sono stati usati interventi più leggeri, reversibili, mentre per le rovine di cui abbiamo maggiori informazioni, sono stati proposti interventi più strutturati, che accompagnino il visitatore nella loro scoperta e comprensione. Le tracce di cui non si hanno molte informazioni, sono state trattate con segni molto più leggeri e reversibili, usando una strategia di lining out che comporti l’impiego di essenze, scelte in base ad associazioni con quello che vanno a simboleggiare. Per le emergenze archeologiche evidenti, è stato pensato un percorso interno che possa renderle fruibili, lasciando le rovine più intatte possibile, mentre l’intervento di musealizzazione più importante è destinato alla domus, che contiene i resti più rilevanti e quelli che necessitano una maggiore protezione.
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Zonga, Elena, and Alice Buroni. "Musealizzazione della citta romana di suasa. Archeologia del paesaggio e archeologia urbana." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9995/.

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Abstract:
Il percorso progettuale intrapreso ci ha permesso di confrontarci con un’analisi del territorio e della storia romana, che ne ha influenzato l’evoluzione. Considerando tutti i frammenti come parte di un sistema più grande dove non è possibile comprenderne uno se non attraverso gli altri, si è deciso di valorizzare gli elementi presenti con criteri ben precisi. Così viene ristabilita la rete di connessioni e relazioni che secondo noi più aiutano nella comprensione del sito e della sua storia, cercando di integrare nel contesto la varietà di sistemi archeologici, storici e culturali che caratterizzano il sito. I resti della città romana vengono trattati con approcci diversi, a seconda del grado di conoscenza e di esperienza che possiamo avere di ogni reperto. Per le tracce meno evidenti sono stati usati interventi più leggeri, reversibili, mentre per le rovine di cui abbiamo maggiori informazioni, sono stati proposti interventi più strutturati, che accompagnino il visitatore nella loro scoperta e comprensione. Le tracce di cui non si hanno molte informazioni, sono state trattate con segni molto più leggeri e reversibili, usando una strategia di lining out che comporti l’impiego di essenze, scelte in base ad associazioni con quello che vanno a simboleggiare. Per le emergenze archeologiche evidenti, è stato pensato un percorso interno che possa renderle fruibili, lasciando le rovine più intatte possibile, mentre l’intervento di musealizzazione più importante è destinato alla domus, che contiene i resti più rilevanti e quelli che necessitano una maggiore protezione.
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Coz, Gamarra Gabriela Stefany, and Romero Sayuri Milagritos Poma. "El uso del sistema hidropónico escalonado y su influencia en el espacio arquitectónico de invernaderos productivos en el distrito de Pucará al 2018." Bachelor's thesis, Universidad Continental, 2019. http://repositorio.continental.edu.pe/handle/continental/5343.

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Abstract:
Esta investigación tiene como objetivo demostrar como un nuevo tipo de cultivo con el uso hidropónico escalonado logra aprovechar de una manera eficiente todos los espacios arquitectónicos dentro de un invernadero, mediante la identificación de la evolución de las áreas de cultivo de hortalizas en los últimos 30 años en el Distrito de Pucará, reconocimiento de la zona para cuantificar las áreas de cultivo de hortalizas, inventariado de invernaderos y casas huertos existentes en el lugar.
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Gianiculi, Valentina, and Giulia Birarelli. "Gubbio:identità romana. Musealizzazione del nuovo parco archeologico della Guastuglia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15619/.

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Abstract:
Gubbio, città famosa per il suo centro storico medievale, in realtà ha origini più antiche, le quali ci raccontano di un’importante città umbra e di un ricco municipio romano. Questo lavoro di tesi si pone l’obiettivo di riscoprire la fase romana della città, oggi completamente ignorata dalle persone in visita e spesso perfino dai cittadini stessi. Nel testo qui presentato, si è cercato di studiare e raccogliere i dati archeologici accumulatisi dagli anni ’70 ad oggi, allo scopo di redigere una mappa archeologica che riunisse i resti romani in prossimità dell’area di progetto e nelle zone limitrofe e ponesse delle solide basi all’origine del progetto. L’area intorno al Teatro romano e la Guastuglia sono le zone in cui si sono concentrati storicamente i ritrovamenti più significativi. Esse si configurano come due zone a margine: persa la loro centralità, una volta decaduto l’impero romano, non vennero più considerate come facenti parte della città e quindi da secoli permangono immutate, senza una propria identità. Uno dei temi principali è quello di riqualificare l’aspetto di questi luoghi, intervenendo sul sistema dei collegamenti e sull'accessibilità. Quest’ultimo tema viene definito con la costruzione del nuovo museo, che si innesterà in un punto di snodo tra la città medievale e l’estensione moderna. Il progetto mira a restituire dignità alla Guastuglia, facendo intuire l’organizzazione romana del quartiere residenziale al tempo del municipio. Il parco archeologico è pensato in stretta connessione al parco urbano. All'interno di esso verranno individuate delle finestre temporali che permetteranno di scendere al livello archeologico. I siti maggiori presenti nell’area sono tre: l’area templare, la domus del banchetto e la domus dei mosaici. Nella fattispecie, ci concentreremo sulla musealizzazione dell’area templare, cercando di definire un linguaggio, con il quale intraprendere la futura musealizzazione delle restanti consistenze archeologiche.
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Bandini, Caterina, and Michela Barberini. "Evocare l'antico come metodo di progetto: La valorizzazione del sito archeologico della città romana di Suasa." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8683/.

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Abstract:
Il progetto per la città romana di Suasa, prevede la realizzazione di edifici nuovi a supporto del nuovo parco, tra cui i due visitor center, un edificio nell'area del Tappatino e una nuova copertura e funzionalizzazione per la Domus dei Coiedii.
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Alegre, Agís Elisa. "Stultifera domus. Del manicomio a la institución doméstica total: vida cotidiana, familia y esquizofrenia." Doctoral thesis, Universitat Rovira i Virgili, 2021. http://hdl.handle.net/10803/673090.

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Abstract:
La desmanicomialització a Espanya va tornar a les persones amb trastorn mental greu (TMG) a casa amb les seves famílies, les principals encarregades de la cura en l'actual model d'atenció ambulatòria. Aquesta investigació presenta una comparativa entre l'antic model manicomial i custodial, i la vida quotidiana de les persones diagnosticades de TMG i les seves famílies cuidadores en l'actualitat, partint de la hipòtesi que hi ha una reproducció de lògiques de custòdia i manicomials en l'espai domèstic. L'objectiu era dilucidar quantes d'aquestes dinàmiques conservem, quins són i com funcionen. El treball de camp es va dur a terme amb persones diagnosticades, famílies cuidadores i professionals, en associacions i espais d'atenció a la salut mental pública de Catalunya. Els resultats mostren nombroses dinàmiques de custòdia, pròpies de les institucions totals en l'espai domèstic, que ens permet parlar d'una «institució domèstica total», amb diversos impactes: la sobrecàrrega de cures de les mares cuidadores i la pèrdua d'autonomia de les persones diagnosticades que es troben entre una identitat de «pacient total» i una «identitat liminal». La vida tutelada i normativitzada, la vigilància, el control, l'auto-reclusió, l'aïllament, l'absència o escassa inserció social, entre altres qüestions, reprodueixen les instàncies quotidianes dels antics manicomis.
La desmanicomialización en España devolvió a las personas con Trastorno Mental Grave (TMG) a casa con sus familias, las principales encargadas del cuidado en el actual modelo de atención ambulatoria. Esta investigación presenta una comparativa entre el antiguo modelo manicomial y custodial, y la vida cotidiana de las personas diagnosticadas de TMG y sus familias cuidadoras en la actualidad, partiendo de la hipótesis de que existe una reproducción de lógicas custodiales y manicomiales en el espacio doméstico. El objetivo era dilucidar cuánto de estas dinámicas conservamos, cuáles son y cómo funcionan. El trabajo de campo se llevó a cabo con personas diagnosticadas, familias cuidadoras y profesionales, en asociaciones y espacios de atención a la salud mental pública de Cataluña. Los resultados muestran numerosas dinámicas custodiales, propias de las instituciones totales en el espacio doméstico, que nos permite hablar de una «institución doméstica total», con diversos impactos: la sobrecarga de cuidados de las madres cuidadoras y la merma de autonomía de las personas diagnosticadas que se encuentran entre una identidad de «paciente total» y una «identidad liminal». La vida tutelada y normativizada, la vigilancia, el control, la autoreclusión, el aislamiento, la ausencia o escasa inserción social, entre otras cuestiones, reproducen las instancias cotidianas de los antiguos manicomios.
After Spanish psychiatric reform, people diagnosed with Severe Mental Disorder (SMD) moved from being confined in mental hospitals to live at home. In the existing model of ambulatory care, adults with SMD are taken care for by their families, especially their mothers. This research presents a historiographical analysis of the old asylum model, and an ethnographic analysis of the daily lives of people diagnosed with SMD and their family caregivers. Both aspects lead to a comparison of the two models, based on the hypothesis of the custodial and asylum logic reproduction in the domestic space. The aim of this research was to elucidate how much of these dynamics are maintained, what they are and how they function in the family home. The ethnographic analysis was carried out with diagnosed people, family caregivers and professionals, in associations and facilities of the Catalonian network for public mental health care. The results show numerous custodial dynamics typically described for total institutions in the domestic space, which allow us to speak of a «total domestic institution», with many consequences: caregiving mothers have an enormous care overload that affects their well-being, and diagnosed people experience an erosion of their autonomy, while they lead in a contradictory identity of «total patient» and a «liminal identity». Tutored and regulated life, surveillance, self- reclusion and isolation, absence of or limited social insertion, among other issues that occur at present at home, are like the daily circumstances lived by the insane in the old asylums.
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Faedda, Simona. "Analisi di due domus tardo antiche a nord del Foro di Traiano (Roma): Stratigrafia e studio del materiale ceramico." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2019. http://hdl.handle.net/10803/669945.

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Abstract:
Gli scavi archeologici, promossi dalla Città Metropolitana di Roma Capitale, hanno portato alla luce due complessi abitativi edificati tra metà del I e il II sec. d.C., largamente modificati nel corso del IV e, infine abbandonati nel V/VI sec. e che attualmente si conservano nel loro aspetto tardo antico. Del più antico, la domus A, restano un peristilio e un piccolo triclinio ricoperti da preziosi tappeti musivi e affacciati a Ovest su un’area aperta, molto probabilmente pertinente all’abitazione; la domus B, edificata alla fine del II sec. d.C., presenta una grande aula absidata riccamente decorata da rivestimenti in opus sectile di marmi colorati, interpretabile come sala di rappresentanza. Un vano scala di notevoli dimensioni permette di intuire l’esistenza di un secondo piano; infine, un cortile interno a Nord-Est ha conservato una sequenza stratigrafica di notevole interesse. L’analisi dei contesti e lo studio dello straordinario campione di classi e produzioni ceramiche imperiali e tardo antiche rinvenuto nelle domus ha consentito di ripercorrere il lungo e articolato excursus temporale delle due abitazioni, dalla loro prima edificazione passando per la ristrutturazione e la probabile unificazione delle due fabbriche nel IV sec., fino al loro definitivo abbandono. I materiali presi in esame ci hanno permesso, inoltre, di identificare e interpretare gli spazi delle domus, i gusti dei loro abitanti, le modalità di abbandono, e infine, di ravvisare, pur nei limiti di una dimensione privata, quelle che erano le tendenze economiche generali, seguendo passo a passo i momenti di sviluppo, di crisi e di cambiamento dell’economia imperiale.
The archeological excavations carried out in 2005 in the subterranean area of Palazzo Valentini have led us to the discovery of two housing complexes built between the 1st and the 2nd century AD, modified throughout the 4th century and abandoned in the 5th/6th century. The analysis of the ceramic contexts and of the stratigraphy have led us to study the articulated temporary excursus of both houses, from their first construction to the renovation and their likely unification through the 4th century to their final abandonment. The examined materials have also led us to interpret the Domus spaces, their abandon forms, and finally, identify, even though inside the limit of a private dimension, what the tendencies were, following the different stages of development, crisis and imperial economy changes progressively.
Las excavaciones arqueológicas llevadas a cabo en el 2005 en el area subterránea del Palazzo Valentini han permitido descubrir dos complejos de viviendas construidos entre los siglos I y II d.C., modificado durante el siglo IV y abandonado en el siglo V/VI. El análisis de los contextos cerámicos y de la estratigrafía han permitido estudiar el articulado excursus temporal de las dos casas, desde su primera construcción hasta la renovación y la probable unificación durante el siglo IV, hasta su abandono definitivo. Los materiales examinados también nos han permitido interpretar los espacios de las Domus, las formas de abandono, y finalmente, identificar, incluso dentro de los límites de una dimensión privada, cuáles fueron las tendencias siguiendo los momentos de desarrollo, crisis y cambio de la economía imperial paso a paso.
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Valenzuela, Jeria Carolina Eugenia. "Tasa de Crecimiento del Complejo de Domos del Volcán Chaitén, Periodo Mayo 2008 - Diciembre 2009." Tesis, Universidad de Chile, 2011. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/104343.

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Abstract:
La erupción del volcán Chaitén iniciada el 2008 fue una de las más explosivas erupciones en la Tierra dentro de las últimas dos décadas y es la primera erupción de composición riolítica desde Novarupta-Katmai, Alaska, en 1912. El 2 de Mayo del 2008 comenzó la actividad eruptiva con una erupción explosiva tipo sub-pliniana y cerca de diez días después comienza la emisión de lava en el flanco norte del domo ancestral, dando inicio a la formación progresiva de tres domos consecutivos a lo largo de un año. El rápido crecimiento del primer domo, en base a observaciones visuales, da indicios de una alta tasa de extrusión, mucho mayor que las documentadas para otras erupciones formadoras de domos contemporáneas, como Soufrière Hills, Montserrat o Monte Santa Helena, EE.UU. En general, la formación de los domos posteriores es más lenta que la inicial. Con el objetivo de estimar la tasa de crecimiento durante el periodo Mayo 2008 – Febrero 2009, se calculó el volumen del complejo de domos en base a dos métodos: fotogrametría digital y aproximación a figura geométrica, obteniéndose cinco valores entre ambos. Otro valor fue calculado a partir de un modelo de elevación digital de alta precisión para Diciembre del 2009. Sobre la base de los resultados, la erupción del volcán Chaitén se puede dividir en tres etapas: Etapa I, del 12 de Mayo del 2008 al 30 de Octubre del 2008, caracterizada por una alta tasa de crecimiento (26,6 m3/s) coincidente con el desarrollo del primer domo; Etapa II, del 30 de Octubre del 2008 al 27 de Febrero del 2009, caracterizada por una moderada tasa de crecimiento (16,2m3/s), durante la cual se formó el segundo domo y ocurrió el colapso del parcial del complejo de domos; Etapa III, del 27 de Febrero al 7 de Diciembre, caracterizada por una moderada tasa de crecimiento (9,2 m3/s), la generación del tercer domo y la tendencia a declinar la tasa. Estos valores indican una disminución de la actividad efusiva del volcán, que puede interpretarse como el inicio de un periodo de receso.
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BENELLI, FRANCESCO. "Il Palazzo del Podestà di Bologna, 1200-1506 : dalla domus comunis al superbo ed artifiziato modello all'antica." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2000. http://hdl.handle.net/11578/278436.

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Weiler, Gabriele. "Domos theiou basileos : Herrschaftsformen und Herrschaftsarchitektur in den Siedlungen der Dark Ages /." München ; Leipzig : Saur, 2001. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb389058682.

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Caruso, Matilde. "Memorie della Gubbio romana. Proposte per la conservazione e la valorizzazione dell'area archeologica, del teatro, della Domus del banchetto e il Mausoleo di Pomponio Grecino." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15075/.

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Abstract:
Gubbio, città umbra nota per la sua fisionomia medievale, cela in sé preziose tracce del suo passato romano. Sebbene rimangano poche evidenze topografiche di questa fase storica numerosi sono stati i ritrovamenti di reperti e strutture ad essa legate verificatisi durante l’espansione urbana del secolo scorso. In particolare tre aree a ridosso della città storica ospitano alcuni dei maggiori monumenti romani pervenuti ai nostri giorni, affetti da problemi di conservazione e disconnessi all’interno del tessuto urbano a causa dell’edificazione post bellica. Questa tesi ha preso in esame il Teatro, la Domus del Banchetto ed il Mausoleo di Pomponio Grecino, principali monumenti ad oggi accessibili, con l’obiettivo di studiarli ed analizzarli per comprenderli e formulare dei piani di conservazione e manutenzione programmata. A livello urbano-paesaggistico, inoltre, sono state ipotizzate delle strategie progettuali volte a favorire la valorizzazione delle aree oltre che la fruizione e la conservazione delle strutture archeologiche.
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Chaparro, Cajigas Rubner Mijael, and Marín Javier Roberto Pereyra. "Impacto de la emergencia sanitaria por COVID-19 en el desarrollo del Proyecto Inmobiliario DOMUM." Master's thesis, Pontificia Universidad Católica del Perú, 2021. http://hdl.handle.net/20.500.12404/19854.

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Abstract:
La presente tesis muestra el análisis del impacto de la emergencia sanitaria aplicada sobre el desarrollo del proyecto inmobiliario “DOMUN” durante la época de Pandemia del COVID-19. desarrollando los siguientes capítulos como análisis del entorno, estudio de mercado, estudio de marketing, análisis de los impactos de la emergencia sanitaria sobre las áreas del proyecto, análisis económico y financiero, estos con el fin de poder desarrollar un producto atractivo y sobrellevar la rentabilidad del proyecto. En el macroentorno del proyecto, en el aspecto Político, el Perú se encuentra en incertidumbre de elecciones presidenciales que viene despejándose; económicamente, el estado ha dado préstamos a bajas tasas a casi todas las empresas; y Socialmente, se está viviendo campañas de vacunación y con temor a nuevas olas de contagió por las variantes en el Mundo. El microentorno se muestra favorable pues la demanda efectiva es de 17,007 viviendas y la oferta inmediata de 10,229 viviendas para Lima Top, sector donde se encuentra nuestro proyecto. El proyecto DOMUN se encuentra ubicado en el distrito de Miraflores en la ciudad de Lima, una zona de reciente proceso de reciclado urbano. El terreno tiene un área de 499 m2 con dimensiones de 24.00m. x 20.40m, donde el nivel socioeconómico pertenece mayoritariamente a A1 y A2. El estudio de Mercado en la zona de influencia del proyecto ha arrojado 3 tipologías de precio para áreas de 90, 120 y 150 m2, siendo los primeros mayores a los últimos, estas áreas se presentan en todos los proyectos por las condiciones de los parámetros urbanísticos del distrito. Así mismo las velocidades de venta son más altas de los departamentos pequeños que de los grandes. En el Plan de Marketing se ha determinado un Target de 4,360 familias, donde el Mercado Objetivo Primario está conformado por familias de estilo de vida sofisticado, moderno y progresista, mayores de 30 años, casados, con ingresos mayores a 4 mil dólares mensuales, y de un Nivel socioeconómico A1 y A2. Por otro lado, el Mercado Objetivo Secundario está conformado por madres solteras de buen estado económico, inversionistas y familias fuera de Lima con un alto ingreso económico que estén interesados en vivir en Miraflores. En cuanto al Producto se ha planteado un proyecto de viviendas multifamiliar de 7 pisos con 17 departamentos, de arquitectura flexible con 2 y 3 dormitorios para 90, 120 y 160 m2 de área vendible en formatos flats, duplex y triplex. Para la fijación de Precios se ha utilizado una valorización de atributos respecto a la competencia con lo cual se ha tendido precios para cada tipología mencionada, así mismo se ha tenido una fijación de precio por altura en 1%. Para la Plaza tenemos una caseta de ventas con un departamento piloto, página Web, ferias inmobiliarias y redes sociales. Para la Promoción tenemos un 5% de descuento en preventa, bonos de equipamiento para cierres de venta, comisiones por ventas y referidos. Dentro de los elementos innovadores y diferenciadores del proyecto hemos presentado una Arquitectura Flexible, Terrazas, Espacio de Teletrabajo y Estacionamiento de Bicicletas para todos los departamentos, estos como una propuesta de solución a las nuevas formas de trabajo y confinamiento debido al COVID-19. Así mismo, como elementos sostenibles vamos a usar pinturas ecológicas, luces LED y aparatos sanitarios ahorradores los cuales son apreciados por nuestro Mercado Objetivo. Los impactos generados por la emergencia sanitaria en el proyecto han sido analizados en tres puntos, el primer impacto en el Plan de seguridad y Salud en el trabajo referidos a cumplimiento de protocolos de salud en los trabajadores; el segundo referido al impacto sobre el producto inmobiliario, dado las variaciones de la preferencia del público por espacios libres como terrazas y balcones, flexibilidad de la arquitectura para espacios de teletrabajo, estacionamiento para bicicletas; y tercero el impacto en el proceso constructivo, donde a través de estrategias de uso de horarios extendidos, grúas torre, sistemas de control, prefabricados y encofrados metálicos se busca disminuir la mano de obra y así disminuir el contagio. Se ha realizado un análisis Económico y Financiero del proyecto antes de la emergencia sanitaria y posterior a la emergencia Sanitaria, encontrándose un impacto económico de 2% (40 mil dólares), de incremento en el presupuesto de la construcción del Proyecto y un impacto económico en el flujo de caja del proyecto, debido al tiempo de la paralización y reducción de las velocidades de venta, resultando en una disminución del valor actual neto del proyecto VAN de 65% (-200 mil dólares). Los análisis de Sensibilidad han resultado ser viables para los peores escenarios en cada caso.
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Sánchez-Málaga, Carrillo Armando. "Concepto y delimitación del dolo. Teoría de las condiciones para el conocimiento." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2017. http://hdl.handle.net/10803/457620.

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Abstract:
En esta tesis doctoral, presento el estado actual de la discusión acerca del dolo en la teoría general del delito, a partir del análisis de las principales teorías planteadas en el Derecho penal continental, especialmente por autores alemanes y españoles, así como de los criterios jurisprudenciales de inferencia de los estados mentales establecidos en el Derecho penal anglosajón, especialmente por las cortes de Reino Unido. He abordado planteamientos de dos tradiciones jurídicas distintas porque en ellas se evidencian dos distintos niveles de análisis del problema: el nivel conceptual y el nivel aplicativo. Mi finalidad es plantear una teoría procesal de determinación del dolo, que se ajuste a los principios del Estado social y democrático de Derecho. En ese sentido, la teoría de las condiciones para el conocimiento aproxima la teoría del delito al proceso penal. De acuerdo a mi propuesta, el dolo es un juicio subjetivo-normativo de imputación del conocimiento, que se aplica cuando el juzgador verifica tres condiciones objetivas que indican que, en el contexto social y personal de su acción, el imputado tenía un deber limitado de conocer un riesgo específico, la posibilidad efectiva de conocimiento de dicho riesgo y la imposibilidad de confiar ex ante en la no realización de dicho riesgo. Es esta última condición la que permite distinguir las formas de imputación dolosa de la imprudencia. La teoría planteada es, a su vez, una teoría de límites al razonamiento judicial y al proceso de inferencia de los elementos subjetivos del injusto, ya que permite reducir el riesgo de que el juzgador incurra en generalizaciones, aplique máximas de experiencia o recurra a su intuición para resolver un caso. Es a partir de la valoración conjunta de los indicadores objetivos planteados (indicadores de riesgo, evitabilidad, contexto específico, experiencia previa del autor, rol efectivamente asumido, actos específicos y motivos racionales del autor) que el juez penal estará en condiciones de efectuar un adecuado proceso de inferencia de las condiciones para el conocimiento.
In this doctoral thesis, I describe the current state of the discussion about mens rea in criminal law, based on the analysis of the main theories raised in continental criminal law, especially by German and Spanish authors, as well as on the inference rules of the mental states established in Anglo-Saxon criminal law, especially by the United Kingdom courts. I have approached two different legal traditions because they apply two different standards of analysis: conceptual and practical. My aim is to propose a procedural theory, which allows to establish and prove intent and advertent recklessness, in the context of the rule of law principles. In this sense, the theory of knowledge conditions brings criminal law closer to criminal prosecution. According to my proposal, “dolo” (which includes intention and advertent recklessness) is a subjective and normative imputation process of knowledge, which is applied when the judge verifies three objective conditions that indicate, in the social and personal context of his/her action, the accused had a limited duty to know an specific risk, the actual possibility of knowing about such risk and the impossibility to trust on the non-fulfillment of such risk. It is this latter condition that makes it possible to distinguish between forms of “dolo” and negligence. My proposal is also a theory of judicial reasoning limits, since it allows to reduce the risk that the judge falls into generalizations, applies rules of experience or uses his/her intuition to solve a case. The use of objective indicators (risk, avoidance, specific context, author previous experience, role, specific acts and rational motives) allows the criminal judge to make an adequate inference process of the knowledge conditions.
En aquesta tesis doctoral, presento l’estat actual de la discussió del dol dins de la teoria general del delicte tot partint de l’anàlisi de les principals teories plantejades al Dret Penal continental, especialment per autors alemanys i espanyols, així com també els criteris jurisprudencials d’inferència dels estats mentals establert al Dret Penal anglosaxó, especialment per les Corts del Regne Unit. He estudiat plantejaments de dues tradicions jurídiques diferents perquè en elles es poden veure dos nivells d´anàlisi del problema: el nivell conceptual i el nivell aplicatiu. La meva finalitat és plantejar una teoria processal de determinació del dol que s´ajusti als principis de l´Estat social i democràtic de Dret. En aquest sentit, la teoria de les condicions per al coneixement apropa la teoria del delicte al procés penal. D'acord a la meva proposta, el dol és un judici subjectiu-normatiu d'imputació del coneixement, que s'aplica quan el jutge verifica tres condicions objectives que indiquen que, dins del context social i personal de la seva acció, l'imputat tenia un deure limitat de conèixer un risc específic, la possibilitat efectiva de coneixement d'aquest risc i la impossibilitat de confiar ex ante en la no realització d'aquest risc. És aquesta darrera condició la que permet diferenciar les formes d'imputació dolosa de les imprudents. La teoria plantejada és una teoria de límits al raonament judicial i al procés d'inferència dels elements subjectius de l'injust, ja que permet reduir el risc que el jutjador incorri en generalitzacions, apliqui màximes d'experiència o recorri a la seva intuïció per resoldre un cas . És a partir de la valoració conjunta dels indicadors objectius plantejats (indicadors de risc, possibilitat d’evitar el fet, context específic, experiència prèvia de l'autor, paper assumit, actes específics i motius racionals de l'autor) que el jutge penal estarà capacitat per realitzar un adequat procés d'inferència de les condicions per al coneixement.
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Biagini, Silvia, and Carlotta Piraccini. "Memorie e tracce urbane nel paesaggio marchigiano. Musealizzazione e valorizzazione del sito archeologico della città romana di Suasa." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9985/.

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Abstract:
Il sito archeologico della città romana di Suasa, nell’entroterra marchigiano, costituisce l'area di intervento della Tesi di Laurea. Il tema progettuale riguarda la musealizzazione del sito e del relativo scavo nell'ambito marchigiano. Si è stabilito come obiettivo progettuale quello di rievocare, proteggere e conservare le tracce archeologiche e la città nel suo insieme. Il progetto mette in evidenza l’estensione dell’insediamento urbano attraverso la riproposizione in superficie di tutte le tracce rinvenute mediante i sondaggi effettuati dagli archeologi. Particolare attenzione è stata posta a Fòro, Domus dei Coiedii e Decumano, attraverso lo scavo di una finestra archeologica con lo scopo di avvicinare il visitatore alla quota degli scavi. Osservando i resti si è concluso che l’atteggiamento progettuale dovesse differenziarsi a seconda dei casi con interventi mirati e specifici: il Decumano, di cui è evidente un'ampia parte del basolato, è stato preservato dal continuo passaggio dei visitatori mediante l’inserimento di una passerella sopraelevata e traslata rispetto ad esso; L'intento progettuale riguardante il Fòro è quello di rievocarne la forma e la relazione che esso instaurava con la città e col paesaggio circostante. La scelta architettonica è ricaduta sulla riproposizione in volume dell'edificio, attraverso la semplificazione della sagoma e l'utilizzo di tecnologie moderne, senza tuttavia negare i principi compositivi romani. Tale involucro viene posizionato al di sopra del dato preesistente senza punti di contatto con esso, mentre la struttura vi poggia direttamente. Atteggiamento differente è stato adottato per la musealizzazione della Domus dei Coiedii; l’intenzione progettuale è, in questo caso, conseguenza della necessità di coprire e rendere fruibile ed apprezzabile, oltre che proteggere, l'intero scavo, in quanto le tracce risultano essere più consistenti e costituite inoltre da una ricca compagine di elementi musivi in un buono stato di conservazione. Definiti tali obiettivi è risultato necessario studiare un percorso museografico interno.
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Martina, Gabriele. "Nommer les femmes de la famille Julio-Claudienne : témoignages littéraires et épigraphiques." Thesis, Université Grenoble Alpes (ComUE), 2016. http://www.theses.fr/2016GREAL008.

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Abstract:
L’objet de cette thèse de doctorat est l’étude systématique des mentions, des appellations et des titres des femmes de la dynastie Julio-Claudienne, dans les sources littéraires et épigraphiques. L’étude des appellations des femmes impériales durant la première époque du Principat s’insère dans l’axe de la recherche contemporaine qui vise à définir les espaces et les modalités d’action des femmes pendant l’antiquité classique, et en particulier pendant la phase délicate de transition entre la République romaine et le Principat. En effet, le passage entre la République et la nouvelle forme de gouvernement a également marqué un changement important dans la situation des femmes, car les modalités d’action des femmes, jusqu’alors confinées dans une sphère domestique et privée, évoluèrent. Cette thèse est organisée en deux parties : une première partie dédiée à l’étude et à l’analyse des appellations des femmes impériales et une deuxième partie, intitulée annexe, qui recueille et organise systématiquement tous les témoignages littéraires et épigraphiques pour chaque femme de la famille Julio-Claudienne. Notre but a été, par notre recherche doctorale sur les appellations des femmes de la dynastie Julio-Claudienne, d’avancer dans la définition des espaces d’action de ces femmes au début de l’Empire ainsi que dans la connaissance du rôle des femmes au sein de la cour impériale ; cette étude permet d’analyser en détail les rapports de parenté complexes qui lient les figures féminines concernées aux personnages masculins de la domus impériale ou à des figures qui s’y rapportent
The aim of this thesis is to investigate the appellations, names and titles of the women of Julio-Claudian family in literary and epigraphic sources. The analysis and study of the appellations of these imperial women during the first period of the Roman Empire, is part of the contemporary research that seeks to define the spaces and action modalities of women during the time of classical antiquity and in particular, the period of transition from the Roman Republic to the Roman Empire. In fact, the passage of the Roman Republic to a new form of government marked a significant change in the situation of women, especially for the women of the imperial domus. Women, who until then were normally confined to a domestic and private sphere, acquired and exercised new action modalities within new spheres of action. This thesis is organized in two sections: the first part of the study analyses the names, appellations and titles of imperial women and the second part collates and organizes all the literary and epigraphic evidences of each woman of the Julio-Claudian family. The purpose of this research on the appellations and names of the women of Julio-Claudian dynasty has been to advance the study of feminine spaces at the beginning of the Roman Empire and to illuminate of the new actions modalities for the imperial women during this period. Furthermore, this doctoral research contributes to deepening our understanding of the changes of the role and status of imperial women and the complex relative relationships of these women to the men of imperial family, such as the emperors and other male figures in Julio-Claudian dynasty, or to eminent personages in the Roman imperial society
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Lazzeri, Hernández Diana, and Ramírez Héctor Manuel Tlatoa. "Uso de crioterapia para el tratamiento del dolor muscular tardío (DOMS), en jugadores de fútbol americano de la liga mayor de potros salvajes de la Universidad Autónoma del Estado de México, 2013." Tesis de Licenciatura, Medicina-Quimica, 2014. http://ri.uaemex.mx/handle/123456789/14937.

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Abstract:
Uso de crioterapia para el tratamiento del dolor muscular tardío (DOMS), en jugadores de fútbol americano de la liga mayor de potros salvajes de la Universidad Autónoma del Estado de México, 2013, cuyos autores son :Lazzeri Hernández, Diana, Tlatoa Ramírez, Héctor Manuel en el año 2014
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Ortega, Rupay José Carlos. "Lumen Domus: Vinculación socioeconómica de población originaria joven en contacto inicial a través de la educación formal al interior de un área nacional protegida. Estudio del caso de jóvenes escolares matsigenkas en contacto inicial al interior de la Misión Dominica de Shintuya durante la pandemia del coronavirus. Región Madre de Dios, Provincia del Manu, Distrito del Manu, Perú." Master's thesis, Pontificia Universidad Católica del Perú, 2020. http://hdl.handle.net/20.500.12404/18653.

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Abstract:
Lumen Domus es una investigación etnográfica que explora cómo se vinculan jóvenes varones y mujeres matsigenkas pertenecientes a las comunidades nativas de Yomybato, Tayakome y Maizal, ubicadas en el Parque Nacional del Manu (Madre de Dios) a la sociedad nacional peruana a través del proceso de escolarización en el nivel secundario al interior de una Misión católica. Esta población escolar es categorizada por el Estado peruano a través del Ministerio de Cultura como “población en contacto inicial” (PICI). De esa forma, la etnohistoria es consultada para aproximarnos a un escenario interétnico donde familias originarias amazónicas y andinas han estado en constante interrelación e interdependencia durante centurias y ahora conviven en las modernas comunidades nativas bajo la sombra de las aulas asumiendo aleatoriamente roles de estudiantes y docentes. La revisión y análisis de documentación histórica comprendida entre los años 1923 a 1978 perteneciente a la Orden Dominica, etnografías contemporáneas (1970–actualidad), archivos administrativos y de gestión de organizaciones gubernamentales y no gubernamentales presentes en esta área natural protegida nos aproximan a los procesos de vinculación de los jóvenes matsigenkas contemporáneos a los estados nacionales en la cuenca amazónica peruana. Asimismo el trabajo de campo se desarrolló en los primeros meses de la crisis sanitaria mundial provocada por el coronavirus; de esa manera, esta investigación etnográfica es la única desarrollada al interior de una comunidad nativa peruana durante la pandemia del COVID 19. Este documento brinda información de primera mano sobre cómo las políticas públicas nacionales vinculadas a educación formal carecen de pertinencia y conocimiento etnográfico de la población escolar supuestamente beneficiaria del programa “Aprendo en Casa”. Finalmente, esta etnografía escolar contribuye así al adecuado planeamiento de estrategias orientadas a reducir las brechas existentes del servicio educativo proporcionado por el Estado en una zona rural amazónica.
Tesis
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Domes, Michael [Verfasser], Katja [Akademischer Betreuer] Boehme, Katja [Gutachter] Boehme, Knut [Gutachter] Eming, and Sabine [Gutachter] Pankofer. "Auf den Spuren des Anderen: Professionelle Beziehungsgestaltung in der Sozialen Arbeit - Fachkräfte als Wegbereiter*innen erlernter Hoffnungsfreudigkeit / Michael Domes ; Gutachter: Katja Boehme, Knut Eming, Sabine Pankofer ; Betreuer: Katja Boehme." Heidelberg : Pädagogische Hochschule Heidelberg, 2021. http://nbn-resolving.de/urn:nbn:de:bsz:he76-opus4-4157.

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CAVENAGO, MARCO. "ARTE SACRA IN ITALIA: LA SCUOLA BEATO ANGELICO DI MILANO (1921-1950)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/829725.

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Abstract:
Nell’ottobre del 1921 a Milano nacque la Scuola Superiore di Arte Cristiana Beato Angelico. Responsabili dell’iniziativa: don Giuseppe Polvara, l’architetto Angelo Banfi, il pittore Vanni Rossi, affiancati dallo scultore Franco Lombardi, dai sacerdoti Adriano e Domenico Bernareggi, dall’ingegner Giovanni Dedè, dal professor Giovanni Mamone e dall’avvocato Carlo Antonio Vianello. Gli allievi del primo anno scolastico furono nove, due dei quali (gli architetti don Giacomo Bettoli e Fortunato De Angeli) destinati a restare per lunghi anni nella Scuola come docenti: così avvenne anche col pittore Ernesto Bergagna, iscrittosi l’anno seguente. A partire da quell’avvenimento il contesto italiano dell’arte sacra poté contare su un elemento di indiscutibile novità, destinato nel giro di pochi anni a una rapida, diffusa e pervicace affermazione nella Penisola. La fondazione della Scuola Beato Angelico mise un punto fermo nell’annoso dibattito sul generale declino dell’arte sacra che andava in scena da lungo tempo in Italia così come nei principali Paesi europei. La formula ideata da don Polvara metteva a sistema le proprie esperienze personali, artistiche e professionali con la conoscenza del contesto internazionale, di alcuni modelli esemplari e il confronto con gruppi e singole figure (artisti, critici, uomini di Chiesa) animate dal comune desiderio di contribuire alla rinascita dell’arte sacra. A cento anni dalla sua nascita – e a settanta dalla scomparsa del suo fondatore – la Scuola Beato Angelico (coi laboratori di Architettura, Cesello, Ricamo, Pittura e Restauro) prosegue tuttora nel compito di servire la Chiesa attraverso la realizzazione di arredi e paramenti sacri contraddistinti da una particolare cura dell’aspetto artistico e liturgico, oggetto di ripetute attestazioni di merito e riconoscimenti in ambito ecclesiastico. Ciò che invece finora manca all’appello è un organico tentativo di ricostruzione delle vicende storiche che hanno segnato la genesi e gli sviluppi di questa singolare realtà artistica e religiosa. Scopo di questa tesi è quindi la restituzione di un profilo il più possibile dettagliato e ragionato della storia della Scuola Beato Angelico, tale da riportare questa vicenda al centro di una situazione storica e di un contesto culturale complesso, attraverso una prospettiva di lavoro originale condotta sul filo delle puntualizzazioni e delle riscoperte. Stante il carattere “pionieristico” di questa ricerca, la vastità dei materiali e delle fonti a disposizione e la conseguente necessità di assegnare un taglio cronologico riconoscibile al lavoro si è optato per circoscrivere l’indagine ai decenni compresi tra il 1921 e il 1950, ovvero tra la fondazione della Beato Angelico e la scomparsa di Giuseppe Polvara. Come si vedrà, il termine iniziale viene in un certo senso anticipato dall’esigenza di tratteggiare al meglio gli antefatti e il contesto da cui trae origine la Scuola (tra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo). L’anno assunto a conclusione della ricerca, invece, è parso una scelta quasi obbligata, coincidente col primo avvicendamento alla direzione della Beato Angelico oltre che dalla volontà di escludere dal discorso quanto andò avviandosi negli anni Cinquanta e Sessanta, ossia una nuova e diversa stagione nel campo dell’arte sacra (destinata, tra l’altro, a passare attraverso lo snodo rappresentato dal Concilio Vaticano II e dall’azione di S. Paolo VI), peraltro assai indagata dagli studi storico-artistici. Ciò che ha reso possibile la stesura di questa tesi è il fatto che essa si appoggi, in buona parte, su materiali archivistici inediti o, quantomeno, mai esaminati prima d’ora in modo strutturato. L’accesso ai materiali d’archivio più storicizzati e la loro consultazione (grazie alla disponibilità dimostrata dalla direzione della Scuola Beato Angelico) hanno condizionato in modo determinante la trattazione degli argomenti, la ricostruzione dei quali , in alcuni casi, è sostenuta esclusivamente dai documenti rinvenuti. La nascita della Scuola Beato Angelico non fu un accadimento isolato nel panorama della produzione artistica europea del tempo né un episodio estraneo a quanto, contemporaneamente, si andava dibattendo nel mondo ecclesiastico. La Scuola di Polvara nacque in un’epoca contrassegnata da grande fermento ecclesiale: si pensi agli Ateliers d’Art Sacré fondati da Maurice Denis e George Desvallières a Parigi nel 1919, solo due anni prima della Scuola milanese, i cui aderenti – tutti laici – professavano una religiosità intensa e devota. Ma, soprattutto, il modello determinante e più conosciuto da Polvara fu la Scuola di Beuron (Beuroner Kunstschule), nata nell’omonima abazia benedettina tedesca nell’ultimo quarto del XIX secolo a opera di padre Desiderius Lenz e sul cui esempio ben presto sorsero atelier specializzati nella produzione di arte sacra (arredi e paramenti a uso liturgico) in molte comunità benedettine dell’Europa centrale. L’affinità di Polvara con la spiritualità benedettina è un elemento-chiave della Scuola da lui fondata: dalla regola dell’ora et labora derivò infatti il concetto (analogo) di “preghiera rappresentata” (orando labora). L’organizzazione stessa della Scuola, impostata come in un’ideale bottega medievale dove maestri, apprendisti e allievi collaborano e convivono, riprende lo stile di vita monastico dei cenobi benedettini. Proprio al fine di conservare il più possibile il carattere della bottega medievale, il numero degli allievi ammessi alla Scuola non fu mai troppo elevato, così da mantenere un adeguato ed efficace rapporto numerico tra i discepoli e i maestri. Ancora, da Beuron la Beato Angelico trasse la particolare e inconfondibile forma grafica della lettera “e”, riconoscibile nelle numerose e lunghe epigrafi presenti in tante sue opere. Ultimo elemento in comune tra la Scuola milanese e quella tedesca – ma che si può imputare alla più generale fascinazione per l’epoca medievale – è l’unità di intenti che deve animare tutte le maestranze impegnate a creare un’opera collettiva e anonima ad maiorem Dei gloriam, dove il contributo del singolo autore rimane volutamente nascosto in favore del nome della Scuola. Ciò che differenzia, tuttora, la Scuola da analoghi centri di produzione di arte sacra è il fatto che essa poggi le fondamenta su una congregazione religiosa, la Famiglia Beato Angelico, un’idea a lungo coltivata da Polvara e approvata ufficialmente dall’autorità diocesana fra gli anni Trenta e Quaranta. Dalla comune vocazione alla creazione artistica sacra (“missione sacerdotale” dell’artista) discendono la pratica della vita comunitaria, la partecipazione ai sacramenti e ai diversi momenti quotidiani di preghiera da parte di maestri sacerdoti, confratelli e consorelle artisti, apprendisti, allievi e allieve. L’indirizzo spirituale tracciato dal fondatore per la sua Famiglia agisce ancora oggi a garanzia di una strenua fedeltà nella continuità di un progetto artistico e liturgico unico, messo in pratica da una comunità di uomini e donne legate fra loro dai canonici voti di povertà, castità e obbedienza ma soprattutto da un comune e più alto intento. Appunto per assicurare una prospettiva di sopravvivenza e futuro sviluppo della sua creatura, Polvara ebbe sempre chiara la necessità di mantenere unito l’aspetto della formazione (e quindi la didattica nei confronti degli allievi, adolescenti e giovani) con quello della produzione (spettante all’opera di collaborazione fra maestri, apprendisti e allievi). Dal punto di vista operativo le discipline artistiche, praticate nei vari laboratori in cui si articola la Scuola, concorrono, senza alcuna eccezione e nella citata forma anonima e collettiva, a creare un prodotto artistico organico e unitario, una “opera d’arte totale” che deve rispondere all’indirizzo dato dal maestro architetto (lo stesso Polvara), cui spettano devozione, rispetto e obbedienza. Alla progettazione architettonica viene dunque assegnata grande importanza e ciò comporta che le opere meglio rappresentative della Scuola Beato Angelico siano quegli edifici sacri interamente realizzati con l’intervento dei suoi laboratori per tutte o quasi le decorazioni, gli arredi, le suppellettili e i paramenti (come le chiese milanesi di S. Maria Beltrade, S. Vito al Giambellino, SS. MM. Nabore e Felice, o la chiesa di S. Eusebio ad Agrate Brianza e la cappella dell’Istituto religioso delle figlie di S. Eusebio a Vercelli). Quanto ai linguaggi espressivi impiegati dalla Scuola (il cosiddetto “stile”) si evidenziano la preferenza per il moderno razionalismo architettonico – un tema di stringente attualità, cui Polvara non mancò di dare il suo personale contributo teorico e pratico – e quella per il divisionismo in pittura, debitrice dell’antica ammirazione per l’opera di Gaetano Previati. Dall’interazione di queste due forme si origina un riconoscibile linguaggio, moderno e spirituale al tempo stesso, verificabile negli edifici come nelle singole opere, frutto di una profonda sensibilità che combina il ponderato recupero di alcune forme del passato (ad esempio l’iconografia paleocristiana reimpiegata nei motivi decorativi dei paramenti o nella foggia di alcuni manufatti, dal calice al tabernacolo, alla pianeta-casula) con lo slancio per uno stile moderno e funzionale adeguato ai tempi ma rispettoso della tradizione.
In October 1921, the Beato Angelico Higher School of Christian Art was born in Milan. Responsible for the initiative: Don Giuseppe Polvara, the architect Angelo Banfi, the painter Vanni Rossi, flanked by the sculptor Franco Lombardi, by the priests Adriano and Domenico Bernareggi, by the engineer Giovanni Dedè, by professor Giovanni Mamone and by the lawyer Carlo Antonio Vianello . There were nine pupils in the first school year, two of whom (the architects Don Giacomo Bettoli and Fortunato De Angeli) destined to remain in the School for many years as teachers: this also happened with the painter Ernesto Bergagna, who enrolled the following year. Starting from that event, the Italian context of sacred art was able to count on an element of indisputable novelty, destined within a few years to a rapid, widespread and stubborn affirmation in the Peninsula. The foundation of the Beato Angelico School put a stop to the age-old debate on the general decline of sacred art that had been staged for a long time in Italy as well as in major European countries. The formula conceived by Don Polvara put his personal, artistic and professional experiences into a system with the knowledge of the international context, some exemplary models and the comparison with groups and individual figures (artists, critics, men of the Church) animated by the common desire to contribute to the rebirth of sacred art. One hundred years after its birth - and seventy after the death of its founder - the Beato Angelico School (with the workshops of Architecture, Cesello, Embroidery, Painting and Restoration) still continues in the task of serving the Church through the creation of distinctive sacred furnishings and vestments. from a particular care of the artistic and liturgical aspect, object of repeated attestations of merit and acknowledgments in the ecclesiastical sphere. What is missing from the appeal so far is an organic attempt to reconstruct the historical events that marked the genesis and developments of this singular artistic and religious reality. The purpose of this thesis is therefore the return of a profile as detailed and reasoned as possible of the history of the Beato Angelico School, such as to bring this story back to the center of a historical situation and a complex cultural context, through an original work perspective conducted on thread of clarifications and rediscoveries. Given the "pioneering" nature of this research, the vastness of the materials and sources available and the consequent need to assign a recognizable chronological cut to the work, it was decided to limit the survey to the decades between 1921 and 1950, or between the foundation of Beato Angelico and the death of Giuseppe Polvara. As will be seen, the initial term is in a certain sense anticipated by the need to better outline the background and context from which the School originates (between the end of the 19th and the first decades of the 20th century). The year assumed at the end of the research, on the other hand, seemed an almost obligatory choice, coinciding with the first change in the direction of Beato Angelico as well as the desire to exclude from the discussion what started in the 1950s and 1960s, that is a new and different season in the field of sacred art (destined, among other things, to pass through the junction represented by the Second Vatican Council and by the action of St. Paul VI), which is however much investigated by historical-artistic studies. What made the drafting of this thesis possible is the fact that it relies, in large part, on unpublished archival materials or, at least, never examined before in a structured way. Access to the most historicized archive materials and their consultation (thanks to the availability shown by the direction of the Beato Angelico School) have decisively conditioned the discussion of the topics, the reconstruction of which, in some cases, is supported exclusively by documents found. The birth of the Beato Angelico School was not an isolated event in the panorama of European artistic production of the time nor an episode unrelated to what was being debated in the ecclesiastical world at the same time. The Polvara School was born in an era marked by great ecclesial ferment: think of the Ateliers d'Art Sacré founded by Maurice Denis and George Desvallières in Paris in 1919, only two years before the Milanese School, whose adherents - all lay people - they professed an intense and devoted religiosity. But, above all, the decisive and best known model by Polvara was the Beuron School (Beuroner Kunstschule), born in the homonymous German Benedictine abbey in the last quarter of the nineteenth century by father Desiderius Lenz and on whose example workshops specialized in the production of sacred art (furnishings and vestments for liturgical use) in many Benedictine communities in central Europe. Polvara's affinity with Benedictine spirituality is a key element of the School he founded: in fact, the (analogous) concept of "represented prayer" (orando labora) derived from the rule of the ora et labora. The very organization of the School, set up as in an ideal medieval workshop where teachers, apprentices and pupils collaborate and coexist, takes up the monastic lifestyle of the Benedictine monasteries. Precisely in order to preserve the character of the medieval workshop as much as possible, the number of students admitted to the School was never too high, so as to maintain an adequate and effective numerical ratio between disciples and masters. Again, from Beuron Fra Angelico drew the particular and unmistakable graphic form of the letter "e", recognizable in the numerous and long epigraphs present in many of his works. The last element in common between the Milanese and the German schools - but which can be attributed to the more general fascination for the medieval era - is the unity of purpose that must animate all the workers involved in creating a collective and anonymous work ad maiorem. Dei gloriam, where the contribution of the single author remains deliberately hidden in favor of the name of the School. What still differentiates the School from similar centers of production of sacred art is the fact that it rests its foundations on a religious congregation, the Beato Angelico Family, an idea long cultivated by Polvara and officially approved by the diocesan authority between the thirties and forties. From the common vocation to sacred artistic creation (the artist's "priestly mission") descend the practice of community life, the participation in the sacraments and the various daily moments of prayer by master priests, brothers and sisters artists, apprentices, pupils and pupils . The spiritual direction traced by the founder for his family still acts today as a guarantee of a strenuous fidelity in the continuity of a unique artistic and liturgical project, put into practice by a community of men and women linked together by the canonical vows of poverty, chastity. and obedience but above all from a common and higher intent. Precisely to ensure a prospect of survival and future development of his creature, Polvara always had a clear need to keep the training aspect (and therefore the teaching for students, adolescents and young people) united with that of production (due to the work of collaboration between teachers, apprentices and students). From an operational point of view, the artistic disciplines, practiced in the various laboratories in which the School is divided, contribute, without any exception and in the aforementioned anonymous and collective form, to create an organic and unitary artistic product, a "total work of art" which must respond to the address given by the master architect (Polvara himself), to whom devotion, respect and obedience are due. The architectural design is therefore assigned great importance and this means that the best representative works of the Beato Angelico School are those sacred buildings entirely made with the intervention of its laboratories for all or almost all the decorations, furnishings, furnishings and Milanese churches of S. Maria Beltrade, S. Vito al Giambellino, S. MM. Nabore and Felice, or the church of S. Eusebio in Agrate Brianza and the chapel of the religious institute of the daughters of S. Eusebio in Vercelli). As for the expressive languages used by the School (the so-called "style"), the preference for modern architectural rationalism is highlighted - a topic of stringent topicality, to which Polvara did not fail to give his personal theoretical and practical contribution - and that for Divisionism in painting, indebted to the ancient admiration for the work of Gaetano Previati. The interaction of these two forms gives rise to a recognizable language, modern and spiritual at the same time, verifiable in the buildings as in the individual works, the result of a profound sensitivity that combines the thoughtful recovery of some forms of the past (for example early Christian iconography reused in the decorative motifs of the vestments or in the shape of some artifacts, from the chalice to the tabernacle, to the chasuble-chasuble) with the impetus for a modern and functional style appropriate to the times but respectful of tradition.
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Naumowicz, Pascal. "Fidei bonae nomen et societas vitae : contribution à l’étude des actions de bonne foi." Thesis, Paris 2, 2011. http://www.theses.fr/2011PA020007/document.

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Abstract:
En s’interrogeant sur une sentence de Quintus Mucius rapportée par Cicéron(Off. 3.70), cette étude entend montrer qu’au-delà de leur diversité et des évolutions qu’elles ont subies, les actions de bonne foi (iudicia bonae fidei)ont été depuis l’époque républicaine invariablement considérées par la jurisprudence romaine comme des actions fondées sur le ius civile, et non sur le pouvoir de juridiction du préteur, malgré le défaut de prévision législative qui les caractérise ; qu’elles furent initialement, pour l’essentiel d’entre elles,secrétées par le droit propre des citoyens romains, dans le cadre de rapports marqués par une certaine intimité de vie (societas vitae), et non du fait d’exigences liées au commerce avec les pérégrins. Corrélativement, la mention de la bonne foi dans leur formule (clause ex fide bona), loin de représenter le fondement d’un devoir moral ou de l’obligation juridique qu’elles protègent,représente un standard de jugement destiné à amplifier les pouvoirs du juge pour la résolution de ces contentieux rendus délicats par les liens d’affinité sociale fréquents entre les parties au litige. De la vient l’étonnante modernité procédurale de ces formules rédigées de manière diplomatique et euphémique. Ainsi l’opposition romaine entre « droit strict » et bonne foi concerne non pas le fondement de l’action, mais les particularités de l’instance et les pouvoirs du juge
Actions of good faith (iudicia bonae fidei) have for long been suspected of being initially praetorian actions, which were probably for most of them created by the peregrine praetorship to enforce contracts passed by the strangers (peregrine), so that their material source is good faith (fides bona),expressed in their formula by the clause “ex fide bona”. Our research is an attempt to prove that :a) these actions were already considered as civilian actions in the later Republic, despite the lack of a statutory ground b)their initial scope was to protect typically Roman relationships; c)Thus, the clausulaex fide bona was a simple standard that enlarged the power of the judge and overlapped some of the strict rules of Roman civil procedure, as well as it took place in an euphemistic and diplomatic way of writing formulas, in order to respect the social affinity (societas vitae) between the parties
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Lagoutte, Julien. "Les conditions de la responsabilité en droit privé : éléments pour une théorie générale de la responsabilité juridique." Thesis, Bordeaux 4, 2012. http://www.theses.fr/2012BOR40032.

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Abstract:
Alors que l’on enseigne classiquement la distinction radicale du droit pénal et de la responsabilité civile, une étude approfondie du droit positif révèle une tendance générale et profonde à la confusion des deux disciplines. Face à ce paradoxe, le juriste s’interroge : comment articuler le droit civil et le droit pénal de la responsabilité ? Pour y répondre, cette thèse suggère d’abandonner l’approche traditionnelle de la matière, consistant à la tenir pour une simple catégorie de classement des différentes branches, civile et pénale, du droit de la responsabilité. La responsabilité juridique est présentée comme une institution autonome et générale organisant la réaction du système à la perturbation anormale de l’équilibre social. Quant au droit de la responsabilité civile et au droit criminel, ils ne sont plus conçus que comme les applications techniques de cette institution en droit positif.Sur le fondement de cette approche renouvelée et par le prisme de l’étude des conditions de la responsabilité en droit privé, la thèse propose un ordonnancement technique et rationnel du droit pénal et de la responsabilité civile susceptible de fournir les principes directeurs d’une véritable théorie générale de la responsabilité juridique. En tant qu’institution générale, celle-ci engendre à la fois un concept de responsabilité, composé des exigences de dégradation d’un intérêt juridiquement protégé, d’anormalité et de causalité juridique et qui fonde la convergence du droit pénal et du droit civil, et un système de responsabilité, qui en commande les divergences et pousse le premier vers la protection de l’intérêt général et le second vers celle des victimes
While the radical distinction between criminal law and civil liability is classically taught, a thorough survey of positive law reveals a general and profound trend towards a confusion of these two disciplines. Faced with this paradox, the jurist wonders : how to articulate the civil and criminal laws of responsibility ? To answer this question, the thesis suggests abandoning the traditional approach of the subject, which consists in treating it as a mere category of classification of the different branches, civil and criminal, of responsibility/liability. Legal responsibility is presented as an autonomous and general institution organizing the response from the system to abnormal disturbance of social equilibrium. Civil liability law and criminal law are, as far as they are concerned, henceforth conceived as the mere technical applications of this institution in positive law.On the basis of this new approach and through the prism of the study of liability conditions in private law, the thesis proposes a technical and rational organization of criminal law and civil liability that may provide the guiding principles of a real general theory of legal responsibility. As a general institution, it gives not only a concept of responsibility, requiring degradation of a legally protected interest, abnormality and legal causation, and establishing the convergence of criminal law and civil law, but also a system of responsibility, determining the divergences of them and steering the first towards the protection of general interest and the second towards the protection of victims
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Lemennicier, Yves. "Le complexe métamorphique du sud Karakorum dans le secteur du Chogo Lungma (Baltistan-Nord Pakistan) : étude structurale, métamorphique, géochimique et radiochronologique." Université Joseph Fourier (Grenoble), 1996. http://www.theses.fr/1996GRE10117.

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Abstract:
Les aspects tectonometamorphiques et plutoniques du complexe metamorphique du karakorum (kmc) on ete etudies dans le secteur du chogo lungma (n. Pakistan). Quatre ensembles d'orthogneiss, repris dans l'evolution tectonometamorphique, ont ete identifies, certains presentant des similitudes avec des granitoides deja connus plus au nord : l'ensemble bukpun est un equivalent des plutons de subduction cretaces de type hunza ou ghamu bar ; l'ensemble basha d'origine crustale probable presente quelques similitudes avec le granite oligo-miocene du baltoro ; l'ensemble bolocho a des caracteres intermediaires entre des complexes subalcalins et alcalins (d'ages cretaces a paleogenes). Les caracteristiques du quatrieme (aralter) sont originales dans le karakorum. L'histoire tectonometamorphique du kmc inclut : (i) des plis isoclinaux n100e a vergence sud associes a une schistosite s1 plan axial et formes dans un regime en aplatissement dominant. Ils correspondent au pic de metamorphisme (620 - 730c pour 7,5 - 11 kbar) ; (ii) des domes allonges n100e a n140e qui reprennent et deforment s1. Ils sont associes a une evolution metamorphique principalement en decompression (7,5 a 4 kbar). Ces domes seraient issus d'une deformation heterogene avec extrusion - a composantes verticale et decrochante - le long du mkt. Ils sont contemporains de la mise en place du pluton syenitique d'hemasil, magma potassique probablement issu d'une source mantellique enrichie et ayant certainement subi une contamination crustale. Les donnees #4#0ar/#3#9ar permettent d'estimer un age de mise en place a 9 ma. Il apparait donc qu'une partie de l'evolution tectonometamorphique et magmatique du kmc est tres recente et probablement en relation avec l'activation des grands decrochements regionaux. Elle est a rapprocher de celle du haut himalaya du nanga parbat situe au sud-ouest.
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PANSINI, ANTONELLA. "Dati per una nuova lettura dell'area dei Quattro Tempietti e della Domus di Apuleio nel loro rapporto con il teatro di Ostia antica." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1184384.

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Abstract:
Il settore preso in esame si colloca nella Regio II di Ostia ed è delimitato a sud dal cd. Decumano Massimo, ad est dal Teatro e dal Piazzale delle Corporazioni, a nord da un’area non scavata di cui non è noto il potenziale archeologico e ad ovest dal complesso dei Grandi Horrea: il nucleo principale è costituito dai Quattro Tempietti Repubblicani e dal piazzale ad essi antistante, da un complesso di tabernae affacciate verso il Decumano, dalla Domus di Apuleio, ubicata nell’angolo Nord-Est, dal Mitreo delle Sette Sfere e da un presunto impianto industriale posto nel settore occidentale. Si tratta di una delle aree più antiche della colonia ostiense, ma anche una delle più complesse in quanto, in uno spazio ristretto e ben delimitato, si giustappongono una serie di edifici con pianta e funzioni differenti, i cui rapporti, sia in termini strutturali che cronologici, non risultano di facile lettura. Strutture di tecniche edilizie varie e con piani di spiccato posti a quote non omogenee, che testimoniano una frequentazione dell’area dall’età repubblicana a quella tardo antica, si mostrano infatti ora in una visione sincronica che non lascia presagire l’antico sviluppo planovolumetrico dei singoli monumenti. L’analisi autoptica dei resti, il rilevamento tramite le moderne tecnologie di fotogrammetria e 3d laser scanning survey, integrato, per le parti oggi interrate, con la documentazione redatta da Italo Gismondi agli inizi del ‘900, e l’interpretazione dei dati raccolti nei giornali di scavo hanno permesso di giungere ad un’analisi complessiva dell’area, nelle sue varie fasi edilizie, e di delineare l’impatto che il lavori di costruzione e di ristrutturazione del teatro ebbero, sia da un punto di vista urbanistico che architettonico, su questo settore della città.
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Chen, Shing-Miin, and 陳幸敏. "Irrtum ueber den Kausalverlauf und dolus generalis." Thesis, 1996. http://ndltd.ncl.edu.tw/handle/58863499848846064110.

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