Academic literature on the topic 'Disturbi respiratori durante il sonno'

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Journal articles on the topic "Disturbi respiratori durante il sonno"

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Pavoni, C., E. Cretella Lombardo, R. Lione, P. Bollero, F. Ottaviani, and P. Cozza. "Orthopaedic treatment effects of functional therapy on the sagittal pharyngeal dimensions in subjects with sleep-disordered breathing and Class II malocclusion." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 6 (December 2017): 479–85. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1420.

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Abstract:
Con il termine Sleep disorder breathing (SDB) s’intendono tutte quelle difficoltà respiratorie che si verificano durante il sonno. Si può osservare una grande variabilità nella sintomatologia dei pazienti affetti da SDB, direttamente proporzionale alla resistenza che le vie aeree superiori offrono al passaggio dell’aria quando queste sono ostruite. L’SDB rappresenta un ampio ventaglio di disturbi che vanno dal russamento primario fino ad arrivare alle apnee ostruttive del sonno. I bambini con problemi respiratori tendono a compensare l’ostruzione delle vie aeree assumendo posizioni caratteristiche, tali da garantire il mantenimento della pervietà delle vie aeree durante il sonno. Un’anomalia di posizione nel sonno, durante la fase di crescita e sviluppo, si ripercuote in un’alterazione dello sviluppo occlusale e in una modifica del pattern di crescita. Le principali alterazioni sono a carico del mascellare superiore, dell’altezza facciale, del tono muscolare e della posizione mandibolare; nei bambini con SDB, infatti, è spesso presente un pattern scheletrico di Classe II, con lunghezza mandibolare ridotta ed overbite aumentato. Lo scopo del presente studio è stato quello di valutare i cambiamenti craniofacciali indotti dalla terapia funzionale di avanzamento mandibolare con particolare riferimento alla dimensione sagittale delle vie aeree, superiori ed inferiori, alla posizione dell’osso ioide e alla posizione della lingua in soggetti con SDB e malocclusione di Classe II, messi a confronto con un gruppo controllo in Classe II non trattato. 51 soggetti (24 femmine, 27 maschi; età media 9,9 ± 1,3 anni) con malocclusione dentoscheletrica di Classe II e SDB trattati con il dispositivo funzionale Monoblocco Modificato (MM) sono stati messi a confronto con un gruppo controllo non trattato di 31 soggetti (15 maschi, 16 femmine; età media 10,1 ± 1,1 anni) presentanti la stessa malocclusione senza SDB. Il gruppo di studio è stato valutato da uno specialista in otorinolaringoiatria per la definizione del tipo di respirazione ed è stato sottoposto ad un esame fisico completo. I genitori di tutti i pazienti hanno completato un questionario per valutare la presenza di sintomi notturni e diurni prima e dopo il test clinico (versione italiana in 22 punti del Pediatric sleep questionnaire, ideato da Ronald Chervin). Le teleradiografie in proiezione latero laterale sono state analizzate all’inizio e alla fine del trattamento con MM. Tutte le misurazioni cefalometriche dei due gruppi sono state analizzate attraverso dei test per la valutazione statistica dei cambiamenti avvenuti durante il trattamento. I risultati hanno evidenziato dei cambiamenti scheletrici favorevoli nel gruppo trattato a tempo T2. La terapia funzionale di avanzamento mandibolare ha indotto dei cambiamenti statisticamente significativi nella dimensione sagittale delle vie aeree, nella posizione dell’osso ioide e nella posizione della lingua in soggetti di Classe II affetti da SDB rispetto ai controlli non trattati. Dopo la terapia ortodontica in 45 pazienti del gruppo di studio è stata osservata una riduzione dei sintomi diurni di SDB. Il trattamento con apparecchiature funzionali, non solo migliora i rapporti tra mascellare superiore e mandibola, ma riduce anche il rischio del collasso delle vie aere superiori. La logica terapeutica si basa sul concetto che tutte le anomalie, legate ad un retroposizionamento mandibolare, beneficiano della terapia funzionale di avanzamento mandibolare, che è in grado di ampliare lo spazio posteriormente alla lingua ed allo stesso tempo promuovere l’avanzamento linguale. Lo spostamento anteriore della mandibola influenza la posizione dell’osso ioide e la posizione della lingua, aumentando lo spazio intermascellare in cui quest’ultima alloggia e migliorando la morfologia delle vie aeree superiori. Ne consegue sia la risoluzione della malocclusione scheletrica di Classe II che il miglioramento dei rapporti retrofaringei, eliminando quei fattori predisponenti per lo sviluppo di disturbi respiratori in età adulta.
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Ranieri, S., F. Ballanti, and P. Cozza. "Validazione linguistica di un questionario per la diagnosi dei disturbi respiratori del sonno nei bambini." Dental Cadmos 84, no. 9 (November 2016): 576. http://dx.doi.org/10.19256/d.cadmos.09.2016.06.

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Di Renzo, Magda, Paolo Pace, Federico Bianchi di Castelbianco, Massimiliano Petrillo, Elena Vanadia, Simona D'Errico, and Monica Rea. "La percezione genitoriale dei cambiamenti emotivo-comportamentali nei bambini con disturbo dello spettro autistico, a quattro mesi dall'inizio della pandemia." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (September 2022): 1–23. http://dx.doi.org/10.3280/rip2022oa13999.

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Abstract:
I disturbi dello spettro autistico sono caratterizzati da difficoltà nell'interazione socio-comunicativa, dalla presenza di comportamenti e interessi ristretti e ripetitivi. In determinate circostanze, ad esempio durante un periodo di lockdown, quando l'isolamento sociale e il distanziamento diventano obbligatori per tutti, in particolare per le famiglie con un bambino con disturbo dello spettro l'interruzione delle routine quotidiane (scuola, terapia, tempo libero) rischia di minare il lavoro terapeutico e i progressi che faticosamente le famiglie avevano raggiunto fino a quel momento. In questo studio abbiamo monitorato 81 famiglie di bambini con disturbo dello spettro, valutandole prima dell'inizio della pandemia e circa 4 mesi dopo, per verificare quali comportamenti dei bambini fossero peggiorati e quali invece fossero rimasti stabili o anche migliorati. Le famiglie sono state intervistate, a febbraio e luglio 2020, attraverso rating scale standardizzate e i risultati hanno evidenziato un intensificarsi nei bambini di irrequietezza motoria, difficoltà nella regolazione del sonno, mentre non sono emersi peggioramenti nelle condotte autolesive o etero-aggressive, né nelle autonomie personali. Va considerato che tutte le famiglie coinvolte nella presente ricerca erano inserite in percorsi terapeutici e non hanno interrotto il percorso di supporto psicologico (online), con lo specifico obiettivo di sostenerli nel loro ruolo genitoriale nelle fasi più critiche vissute dai bambini, e nel renderli sempre più attivi nei processi di consolidamento delle competenze acquisite dai bambini.
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Cardeal, Marina, and do Prado Gilmar Fernandes. "Apnéia Central." Revista Neurociências 10, no. 3 (2002). http://dx.doi.org/10.34024/rnc.2002.v10.10303.

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Abstract:
Apnéia central é um distúrbio respiratório do sono caracterizada pela cessação do fluxo aéreo por um período igual ou maior do que 10 segundos, durante o qual não se evidenciam esforços respiratórios. A etiologia da apnéia central ainda não está clara. Estudos sugerem que este distúrbio não é apenas uma doença simples, mas o resultado de diversos distúrbios respiratórios, assim como de moléstias capazes de desencadear eventos apneicos. A grande maioria dos casos de apnéia central apresenta, conjuntamente, eventos de apnéia obstrutiva e/ou mista, sendo raros os casos de apnéia central pura (primária). Pacientes com apnéias centrais primárias freqüentemente reclamam de insônia, sono fragmentado e depressão; entretanto, não é incomum ocorrer hipersonolência nesses indivíduos, sintoma freqüente nos casos de apnéia obstrutiva. Diversos fatores devem ser analisados antes de se tomar uma conduta terapêutica para os pacientes com apnéia central. Apesar de não serem totalmente satisfatórias, as opções terapêuticas visam excluir doenças de base assim como fatores predisponentes que aumentam o índice de apnéia no paciente e, posteriormente, escolher uma conduta individualizada e aceitável por parte do paciente. Unitermos: Apnéia, apnéia central, tratamento.
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Dissertations / Theses on the topic "Disturbi respiratori durante il sonno"

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Cagnetti, Claudia. "Distrofia miotonica tipo 1 (Malattia di Steinert) e disturbi del sonno: prevalenza e severità dei disturbi respiratori durante il sonno al momento della diagnosi e scarsa consapevolezza da parte del paziente." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2011. http://hdl.handle.net/11566/241873.

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Abstract:
Introduzione ed obiettivi dello studio: La distrofia miotonica (DM), la distrofia più comune nell'adulto, è una malattia autosomica dominante caratterizzata da una ampia varietà di manifestazioni multisistemiche. La distrofia miotonica di tipo 1 (DM1) è causata da espansione della tripletta CTG all’estremità 3’ del gene della DM proteina chinasi. Tra le caratteristiche cliniche multisistemiche della DM1 vi è la compromissione respiratoria. Gli obiettivi di questo studio consistevano nel valutare la prevalenza e la gravità dei disturbi respiratori nei pazienti con DM1 al momento della diagnosi e nell'indagare sulla consapevolezza di malattia e di compromissione respiratoria da parte dei pazienti. Pazienti e Metodi: Tra i pazienti ricoverati presso la Clinica Neurologica di Ancona tra settembre 2007 e ottobre 2010 sono stati arruolati tutti i soggetti a cui veniva formulata la diagnosi genetica di DM1 confermata geneticamente. I pazienti sono stati sottoposti ad esame obiettivo generale e neurologico, visita oculistica, radiografia del torace e elettromiografia (EMG). Abbiamo analizzato le caratteristiche cliniche dei pazienti, il motivo che ha portato alla diagnosi, la presenza di sintomi suggestivi di un disturbo respiratorio (come affaticamento, dispnea, cefalea mattutina, ecc.). Tutti i pazienti venivano sottoposti a monitoraggio cardiorespiratorio notturno, spirometria ed emogasanalisi. Miotonia ed ipostenia sono state valutate utilizzando la scala per la disabilità (MDRS) e l'eccessiva sonnolenza diurna è stata determinata mediante la scala di sonnolenza di Epworth (ESS). Sono stati considerati come affetti da alterata funzione polmonare, i pazienti che avevano almeno uno dei seguenti reperti: PaCO2 diurna ≥ 45 mm Hg, capacità vitale forzata (FVC) <80% del predetto, AHI> 10 eventi per ora di sonno, SaO2 <90% per ≥ 5% della notte. L'indicazione alla ventilazione a pressione positiva non invasiva (NIV) veniva posta in presenza di uno tra PaCO2 ≥ 45 mm Hg, saturazione di ossigeno notturna ≤ 88% per 5 minuti consecutivi, FVC <50% del predetto. Risultati: I dati sono stati raccolti su 21 pazienti (11 femmine/10 maschi), età media 39,7 anni (range 19-61 anni). L'EMG mostrava un quadro di distrofia miotonica in tutti i pazienti. Nessuno dei pazienti aveva deformità della gabbia toracica. Il motivo che ha portato alla diagnosi di DM1 è stata la presenza di un parente affetto in 7 casi (33,35%), il fenomeno miotonico in tre (14,3%), il rilievo di iperCKemia agli esami ematici in 2 (9, 5%), ipostenia in 7 (33,35%) e altri motivi (mal di testa e vertigini) in 2 (9,5%). Il 33% dei pazienti risultava avere emogasanalisi, spirometria e monitoraggio cardiorespiratorio notturno nella norma mentre il restante 67% presentava un’alterazione di almeno uno di tali esami. L’indagine che evidenziava compromissione della funzionalità respiratoria era il solo esame notturno in un paziente (5%), la sola spirometria in due pazienti (10%), emogasanalisi ed esame notturno in un paziente (5%), emogasanalisi e spirometria in tre pazienti (15%), spirometria ed esame notturno in tre pazienti (15%), tutti e tre gli esami in 4 pazienti (20%). Dei 14 soggetti con compromissione della funzione respiratoria 9 avevano una situazione così severa da soddisfare i criteri per NIV. Soltanto quattro dei 21 pazienti esaminati, adeguatamente interrogati, riportavano sintomi indicativi di alterazione della funzionalità respiratoria.Uno di questi pazienti non aveva compromissione della funzione respiratoria. Conclusioni: In tre anni, sono stati arruolati 21 pazienti con DM1. E' probabile che l'incidenza di DM1 nella nostra regione sia significativamente più elevata rispetto a quanto ci si possa aspettare in relazione ai dati epidemiologici della letteratura. La maggior parte dei pazienti arruolati aveva prove di funzionalità respiratoria alterate. Non è stata trovata nessuna relazione significativa tra sintomi soggettivi, caratteristiche clinico-demografiche dei pazienti e compromissione respiratoria (p> 0,005). Un tempestivo riconoscimento di una compromissione respiratoria può portare ad un miglioramento della sopravvivenza e della qualità della vita mediante l'applicazione di NIV. L'importanza del monitoraggio della funzione respiratoria nei pazienti affetti da DM1 ha lo scopo di evitare procedure d’urgenza come l’intubazione. In relazione alla disomogeneità del quadro strumentale respiratorio, i tre esami che indagano la funzionalità respiratoria nei pazienti con DM1 andrebbero eseguiti tutti sin dal momento della diagnosi. Le linee guida relative alla indicazione alla NIV non tengono inoltre conto delle differenze che esistono tra le diverse patologie neuromuscolari, sarebbe pertanto necessaria la stesura di linee guida specifiche per ciascuna patologia neuromuscolare ed in particolare per la DM1.
Background and purpose: Myotonic dystrophy (DM) is the most common dystrophy in adults. It is an autosomal dominant disease characterized by a variety of multisystemic features. Myotonic dystrophy type 1 (DM1) is caused by trinucleotide expansion of CTG in the myotonic dystrophy protein kinase gene. Clinical manifestations of DM1 include respiratory disorders. The goals of this study were to evaluate the prevalence and the severity of respiratory disorders in DM1 patients at diagnosis and to assess the awareness of the patients about the disease and the respiratory condition. Patients and Methods: Consecutive patients with a genetically confirmed diagnosis of DM1 admitted in Clinica Neurologica of Ancona from September 2007 to October 2010 were enrolled at diagnosis. Patients underwent general and neurological physical examination, ophthalomological assessment, chest X-ray and electromyography (EMG). We analysed the clinical features of patients, the reason that led to diagnosis, the presence of symptoms suggestive of a respiratory disorder (such as fatigue, dyspnea, morning headache, etc). Nocturnal cardiorespiratory monitoring as well as spirometry and blood gases were performed in all DM1 patients. Myotonia and muscle weakness were rated using the five point muscular disability rating scale (MDRS) and excessive daytime sleepness was assessed by the Epworth Sleepiness Scale (ESS). Were regarded as suffering from impaired lung function, patients who had at least one of the following: daytime PaCO2 ≥ 45 mm Hg, forced vital capacity (FVC) <80% predicted, AHI> 10 events per hour of sleep, SaO2 <90% for ≥ 5% of the night. Indication for Noninvasive Positive Pressure Ventilation (NIV) was one of PaCO2 ≥ 45 mm Hg, nocturnal oxygen saturation ≤ 88% for 5 consecutive minutes, FVC< 50% predicted. Results: Data were collected on 21 patients (11 female/10 male), mean age 39,7 years (range 19-61 years). EMG revealed typical myotonic changes in all patients. None of the patients had chest deformity. The reason that led to diagnosis of DM1 was the presence of a sick relative in 7 cases (33.35%), the myotonic phenomenon in 3 (14.3%), detection of iperCKemia to blood tests in 2 (9, 5%), weakness in 7 (33.35%) and other reasons (headache and dizziness) in 2 (9.5%). One third of patients appeared to have normal blood gases, spirometry and nocturnal parameters while the remaining 66,7% had impaired lung function. The impaired lung function test was just the nocturnal cardiorespiratory monitoring in one patient (5%), just the spirometry in two patients (10%), blood gases and nocturnal cardiorespiratory monitoring in one patient (5%), blood gases and spirometry in three patients (15%), spirometry and nocturnal cardiorespiratory monitoring in three patients (15%), all three tests in 4 patients (20%). Of the 14 subjects with impaired respiratory function 9 had a so severe situation to met the criteria for NIV. Only four of the 21 patients properly interrogated reported symptoms suggestive of impaired lung function. One of these patients had no impairment of lung function. Conclusions: We enrolled 21 DM1 patients in three years. Probably the incidence of DM1 in our region is significantly higher than expected according to the literature. The majority of the patients enrolled had evidence of impaired lung function. No significant relationships were found between subjective complaints, clinical-demographic features and respiratory compromission (p>0.005). Timely recognition of a respiratory compromission may lead to improved survival and quality of life by the application of non-invasive ventilatory support. Importance of monitoring respiratory function in patients with DM1 is designed to avoid emergency procedures such as intubation. In relation to the heterogeneity of respiratory involvement features, all the three pneumological tests should be performed in all DM1 patients from the time of diagnosis. The guidelines regarding the indication for NIV don't take into account the differences that exist between the various neuromuscular diseases, is therefore necessary to draw up specific guidelines for each neuromuscular disease and in particular for DM1.
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MAKIL, ELHASSAN. "Progetto Multicentrico Italiano Sonno e Scompenso (ProMISeS-II): “Disturbi Respiratori Nel Sonno e Scompenso Cardiaco”." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241151.

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Abstract:
Background: I disturbi respiratori nel sonno (DRS) sono altamente prevalenti in pazienti con scompenso cardiaco cronico (SCC), come dimostrato anche nello studio ProMISeS-I. Nonostante sia ben nota la valenza prognostica delle apnee nel sonno nello SCC, pochi studi hanno analizzato in dettaglio i diversi fenotipi respiratori nel sonno, cercando di identificarne i predittori clinico-strumentali. Scopi: determinare in un’ampia popolazione di pazienti con SCC le caratteristiche e la prevalenza dei diversi fenotipi respiratori nel sonno (DRS), verificare e descrivere l’associazione tra essi (DRS-Outcome) e uno o più predittori (clinico-strumentali). Materiali e metodi: Tra febbraio 2014 e febbraio 2017 sono stati consecutivamente arruolati all’interno del progetto multicentrico ProMISeS-II 830 pazienti con SCC. Per ogni paziente sono stati acquisiti, tra gli altri, un esame polisonnografico notturno (refertato secondo AASM 2007). Sono stati identificati sulla base delle caratteristiche della meccanica ventilatoria nel sonno (cut-off AHI ≥ 5 eventi/ora) 5 fenotipi respiratori notturni principali: 1.apnee prevalentemente ostruttive (pOSA) (OAHI/AHI > 0.5), 2.apnee prevalentemente centrali (pCSA) (CAHI/AHI > 0.5), 3.prevalenti ipopnee (pHY) (HY/AHI > 0.5), 4.pattern ventilatorio misto (pMIX) senza netta prevalenza di uno dei precedenti pattern, 5.assenza di alterazioni respiratorie nel sonno (NoDRS con AHI < 5). L’associazione tra DRS e loro predittori è stata analizzata mediante modelli lineari generalizzati (GLM) Risultati: la coorte era composto maggiormente da uomini (578 (88%)), l’età media era 65(11) (media (DS)) anni, il BMI 27.8 [25.2-31.1] (mediana [range interquartile]), e l’AHI mediana era 21 [6 – 37.6]. In circa il 25% dei pazienti era presente la fibrillazione atriale e il 50% risultava sedentario. L’ 81% dei pazienti (n 529) mostrava valori di FE <40% mentre il 19% (n 127) mostrava valori di FE ≥ 40%. La prevalenza globale di DRS (DRSg) osservata era del 78% (n 509) e quella dei diversi fenotipi: i) pOSA (14%, n=93) (apnee prevalentemente ostruttive); ii) pCSA (23%, n=153) (apnee prevalentemente centrali); ii) pHI (28%, n 186) (prevalenti ipopnee); v) pMIX (12%, n 77) (pattern ventilatorio misto senza netta prevalenza di uno dei precedenti pattern). Le stime del PR ottenute tramite il modello di Poisson mostrano come il genere maschile sia positivamente associato agli eventi pHI e pCSA rispetto alle femmine (PR 1.59, 95%IC 1.17-2.17 per pHI e PR 2.28, 95%IC 1.44-3.63 per pCSA) mentre non si osserva alcuna differenza per gli altri eventi. All’aumentare unitario dell’età aumenta la prevalenza di tutti gli eventi tranne pOSA, in particolare gli incrementi variano tra 1% per pHI al 4% per pMIX. Un dato inatteso riguarda i risultati relativi alla sedentarietà: l’essere sedentario, infatti, la prevalenza degli eventi pHI, pMIX e pCSA è inferiore negli individui sedentari rispetto ai non sedentari (PR 0.70 95%IC 0.58-0.84 per pHI, PR 0.22 95%IC 0.12-0.39 per pMIX e PR 0.52 95%IC 0.41-0.67 per pCSA). Per tutti gli eventi considerati, all’aumentare unitario dei livelli di BMI incrementa anche la prevalenza degli eventi di una percentuale che varia tra 1% per pCSA al 4% per pMIX. Infine, la presenza di la prevalenza di pMIX e pCSA è maggiore nei pazienti affetti fibrillazione atriale (PR 1.37, 95%IC 1.06-1.78 per pMIX e PR 1.38, 95%IC 1.14-1.68 per pCSA) e pCSA nei pazienti con bassi livelli di frazione di eiezione rispetto ai pazienti con alti livelli (PR 1.41 95%IC 1.09-1.82). Conclusioni: Lo studio ProMISeS-II, con significativo ampliamento della casistica rispetto alla prima analisi, conferma l’elevata prevalenza dei DRS nei pazienti con SCC. Ci ha permesso inoltre di meglio caratterizzare i diversi pattern respiratori sonno-correlati, studiando oltre ai fenotipi classici di pCSA e pOSA, anche ipopnee o pattern misti.
Background: sleep related breathing disorders (SRBD) are highly prevalent among congestive heart failure (CHF) patients, as indicated by the previously published ProMISeS-I study. Despite the well-known prognostic significance of SRBD in CHF patients, only few studies have performed a detailed characterization of different types of SRBD among these subjects. Aim: The aims of the present analysis, conducted in a large population of CHF patients were: 1) To explore the characteristics and prevalence of different SRBD, 2) To explore possible associations between SRBD (Outcome) and demografic, clinical characteristics (predictors). Materials and methods: A total of 830 CHF patients were consecutively enrolled in the frame of the multicentric ProMISeS-II project between february 2014 and february 2017. In all participants demographic and echocardiographic data were available for analyses. Cardio-respiratory polysomnography was performed and its results interpreted according to 2007 AASM recommendations. According to ventilatory patterns and considering an AHI ≥5 events/hour, subjects were classified into 5 different categories: 1) Prevalent Obstructive Sleep Apnea (pOSA OAHI/AHI > 0.5); 2) Prevalent Central Sleep Apnea (pCSA, CAHI/AHI > 0.5); 3) Prevalent hypopnea (pHY, HY/AHI > 0.5), 4) Mixed ventilatory pattern (pMIX) without a neat prevalence of any of the former patterns; and 5) Absence of ventilatory alterations during sleep (No SRBD, AHI < 5). The association between SRBD and their potential predictors was explored by means of generalized linear models (GLM). Results: The final cohort of the study consisted of 656 CHF patients, mostly men (n=578, 88%), mean age 65 ±11 years, median BMI 27.8 (25.2-31.1 IQR). Main identifiable causes of CHF were ischemic (56%), idiopatic (26%), other causes (11%), hypertensive (4%), and valvular (4%). An EF <40% was present in 81% of patients and atrial fibrillation was present in about 25%. The Median AHI was 21 [6 – 37.6 IQR] and the global prevalence of SRBD was 78%. Prevalence (RP) was also estimated for specific SRBDs: i) pOSA (14% n 93), ii) pCSA (23% n 153), iii) pHY (28% n 186) and v) pMIX (12% n 77). Of note, the relative prevalence of pHI (PR 1.59, 95%IC 1.17-2.17) and pCSA (PR 2.28, 95%IC 1.44-3.63) was significantly higher in men compared to women. No gender-related differences in the prevalence of pOSA nor in pMIX, were observed. In linear generalized models age was directly associated with the prevalence of all types SRBD but pOSA. In particular, each year increase in age was associated with a variable increase in the prevalence of SRBD ranging from 1% for pHI to 4% for pMIX. An unexpected result of our study regards the association of sedentarism (prevalence of 50% in our study population) with SRBDs. Compared to non-sedentary subjects, a lower relative prevalence of SRBDs was observed among sedentary subjects being 0.70 (95% IC 0.58-0.84) for pHI, 0.22 (95%IC 0.12-0.39) for pMIX, and 0.52 (95%IC 0.41-0.67) for pCSA. When evaluating the relationship between body weight and SRBDs, each unit increase in BMI was associated with a variable increase in the prevalence of SRBDs (ranging from 1% for pCSA to 4% for pMIX). Finally, the prevalence of pMIX (RP 1.37, 95%IC 1.06-1.78) and pCSA (RP 1.38, 95%IC 1.14-1.68) was significantly higher among patients with atrial fibrillation, and the prevalence of pCSA was higher (RP 1.41, 95% CI 1.09-1.82) among patients with an EF < 40%. Conclusions: the present analysis (ProMISeS-II study), conducted in a higher number of subjects (n=656) compared to the first report of the ProMISeS-I study (n=370), comfirms the extremely high prevalence of SRBD among CHF patients. In the present report SRBDs have been better characterized by identifying not only classical phenotypes such as pCSA e pOSA, but also assessing two additional categories namely pHI and mixed ventilatory patterns.
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Picchetto, Livio <1981&gt. "Disturbi respiratori del sonno in pazienti con stroke emorragico: prevalenza e impatto sull'outcome." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7453/1/ICHOSA.pdf.

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Abstract:
In questo studio è con un grande campione di pazienti con emorragia cerebrale (111 soggetti) in cui è stata verificata una aumentata prevalenza di sospetto disturbo respiratorio del sonno valutat tramite la scala Berlin Questionnaire rispetto ad altrettanti con ischemia cerebrale (111 soggetti) e altrettanti controlli (n111). La metodica di appaiamento per variabili quali età, sesso, BMI e CCI ha permesso di escludere una eventuale influenza da parte di queste variabili. Dallo studio di variabili di outcome funzionale è risultata significativa la correlazione tra positività per disturbo respiratorio del sonno e un peggior outcome funzionale sia in termini di disabilità (mRS ≥ 3) che di mortalità (mRS =6) nei pazienti con BQ positivo, sia ischemici che emorragici. A riprova di questo ruolo prognosticamente negativo della sospetta OSAS nei pazienti con emorragia cerebrale anche un aumento della durata globale del ricovero in giorni dei pazienti nel gruppo dei positivi. Nel tentativo di esplorare il legame tra disturbi respiratori del sonno ed emorragia cerebrale sono state valutate le neuroimmagini e le caratteristiche di ipertensione arteriosa. E’ stato così riscontrato un tasso complessivo di peggioramento delle lesioni al controllo a 10 giorni circa, aumentato significativamente nei pazienti BQ positivi, con associata inoltre una tendenza all’aumento dell’edema perilesionale. L’ipotesi più probabile rimane comunque che il meccanismo principale con cui il disturbo respiratorio del sonno influisce sull’insorgenza e il peggioramento dell’emorragia cerebrale sia legato all’ipertensione arteriosa. Tale legame, facilmente intuibile considerate le discrete conoscenze sui tre fenomeni, è stato qui dimostrato tramite il riscontro di un tasso notevolmente e significativamente aumentato di ipertensione arteriosa, di profilo pressorio notturno alterato con prevalenza di pazienti non dipper e di aumentata pressione arteriosa farmaco resistente nei pazienti emorragici BQ positivi.
Background: Obstructive sleep apnea (OSA) is currently undertaken to impair ischemic stroke risk especially by intracranial pressure, blood flow, glucose metabolism, atherogenesis, blood coagulation, cardiac arrhythmia and arterial hypertension. In OSA patients hypertension is often related to drug resistance and modification in nocturnal blood pressure profile. In stroke patients with OSA has been observed an impairment of functional outcome. About OSA and intra cranial haemorrhage (ICH) few data are available in literature and most of them are anecdotal. We can speculate that OSA can affect on ICH by arterial hypertension. Methods: in this study we sought to test whether suspected OSA is more prevalent in ICH group than in control. In order to limit potential confounding variables associated with acute ICH, we tested by Berlin Questionnaire (BQ) and Epworth Sleepiness Scale (ESS) referring to the previous 3 months before ICH. Secondarily, we tried to assess if OSA in ICH could affect on functional outcome (mRS) like disability or mortality, as described in ischemic stroke. For these purposes we recruited 111 ICH patients matched by sex, age, Body Mass Index (BMI) and Charlson Comorbidity Index (CCI) with 111 ischemic stroke patients and 111 controls. Results: In ICH patients we found BQ positivity in 30,6% vs 25,2% in ischemic stroke patients vs 13,5% in controls (p 0.01). Moreover BQ positive ICH patients had more disability, mortality, length of recovery, arterial hypertension, drug resistance hypertension and nocturnal blood pressure profile alteration, especially non dipper pattern, than BQ negative ICH. Conclusion: The results suggest that OSA can be considered a risk factor and a negative prognostic factor in ICH patients, as described before in ischemic stroke patients. Moreover we can considered this fenomena probably related to blood pressure alteration caused by sleep breathing disorder.
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Picchetto, Livio <1981&gt. "Disturbi respiratori del sonno in pazienti con stroke emorragico: prevalenza e impatto sull'outcome." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7453/.

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Abstract:
In questo studio è con un grande campione di pazienti con emorragia cerebrale (111 soggetti) in cui è stata verificata una aumentata prevalenza di sospetto disturbo respiratorio del sonno valutat tramite la scala Berlin Questionnaire rispetto ad altrettanti con ischemia cerebrale (111 soggetti) e altrettanti controlli (n111). La metodica di appaiamento per variabili quali età, sesso, BMI e CCI ha permesso di escludere una eventuale influenza da parte di queste variabili. Dallo studio di variabili di outcome funzionale è risultata significativa la correlazione tra positività per disturbo respiratorio del sonno e un peggior outcome funzionale sia in termini di disabilità (mRS ≥ 3) che di mortalità (mRS =6) nei pazienti con BQ positivo, sia ischemici che emorragici. A riprova di questo ruolo prognosticamente negativo della sospetta OSAS nei pazienti con emorragia cerebrale anche un aumento della durata globale del ricovero in giorni dei pazienti nel gruppo dei positivi. Nel tentativo di esplorare il legame tra disturbi respiratori del sonno ed emorragia cerebrale sono state valutate le neuroimmagini e le caratteristiche di ipertensione arteriosa. E’ stato così riscontrato un tasso complessivo di peggioramento delle lesioni al controllo a 10 giorni circa, aumentato significativamente nei pazienti BQ positivi, con associata inoltre una tendenza all’aumento dell’edema perilesionale. L’ipotesi più probabile rimane comunque che il meccanismo principale con cui il disturbo respiratorio del sonno influisce sull’insorgenza e il peggioramento dell’emorragia cerebrale sia legato all’ipertensione arteriosa. Tale legame, facilmente intuibile considerate le discrete conoscenze sui tre fenomeni, è stato qui dimostrato tramite il riscontro di un tasso notevolmente e significativamente aumentato di ipertensione arteriosa, di profilo pressorio notturno alterato con prevalenza di pazienti non dipper e di aumentata pressione arteriosa farmaco resistente nei pazienti emorragici BQ positivi.
Background: Obstructive sleep apnea (OSA) is currently undertaken to impair ischemic stroke risk especially by intracranial pressure, blood flow, glucose metabolism, atherogenesis, blood coagulation, cardiac arrhythmia and arterial hypertension. In OSA patients hypertension is often related to drug resistance and modification in nocturnal blood pressure profile. In stroke patients with OSA has been observed an impairment of functional outcome. About OSA and intra cranial haemorrhage (ICH) few data are available in literature and most of them are anecdotal. We can speculate that OSA can affect on ICH by arterial hypertension. Methods: in this study we sought to test whether suspected OSA is more prevalent in ICH group than in control. In order to limit potential confounding variables associated with acute ICH, we tested by Berlin Questionnaire (BQ) and Epworth Sleepiness Scale (ESS) referring to the previous 3 months before ICH. Secondarily, we tried to assess if OSA in ICH could affect on functional outcome (mRS) like disability or mortality, as described in ischemic stroke. For these purposes we recruited 111 ICH patients matched by sex, age, Body Mass Index (BMI) and Charlson Comorbidity Index (CCI) with 111 ischemic stroke patients and 111 controls. Results: In ICH patients we found BQ positivity in 30,6% vs 25,2% in ischemic stroke patients vs 13,5% in controls (p 0.01). Moreover BQ positive ICH patients had more disability, mortality, length of recovery, arterial hypertension, drug resistance hypertension and nocturnal blood pressure profile alteration, especially non dipper pattern, than BQ negative ICH. Conclusion: The results suggest that OSA can be considered a risk factor and a negative prognostic factor in ICH patients, as described before in ischemic stroke patients. Moreover we can considered this fenomena probably related to blood pressure alteration caused by sleep breathing disorder.
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TOMAELLO, LUCA ANGELO. "Studio di coorte sulle apnee centrali ed ostruttive in pazienti affetti dainsufficienza cardiaca cronica su base sistolica:prevalenza e caratteristiche cliniche,evidenza di attivazione neuroendocrina edimplicazioni prognostiche dei disturbi respiratori durante il sonno- Risultati del Verona Congestive Heart Failure Sleep Study -." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11562/351000.

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Abstract:
Background: i disturbi respiratori durante il sonno, apnee centrali ed ostruttive (sleep disordered breathing- SDB), possono contribuire alla progressione dell'insufficienza cardiaca ed esercitare effetti aritmogeni incrementando l'attività del sistema nervoso simpatico diretta al cuore, ai reni ed ai vasi sanguigni, inducendo la sintesi di mediatori infiammatori ed attraverso effetti meccanici diretti a livello miocardico. La stimolazione persistente del sistema neuroendocrino, con produzione di catecolamine e neurormoni, ha effetti negativi nell'insufficienza cardiaca ed è rappresentata dai livelli circolanti di Cromogranina A (CgA) che potrebbero risultare ulteriormente incrementati nei pazienti con apnee notturne. Scopo: rilevare la prevalenza di SDB nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica; valutare se le apnee notturne costituiscano un fattore di rischio per scompenso cardiocircolatorio acuto ed insorgenza di aritmie ventricolari potenzialmente fatali in pazienti con ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra; misurare i livelli circolanti di CgA nei pazienti con scompenso cardiaco affetti e non affetti da apnee notturne per determinarne le differenze. Metodi: 82 pazienti con segni e sintomi di insufficienza cardiaca cronica e ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF<40%) sono stati sottoposti a poligrafia notturna domiciliare. L'indice di apnea-ipopnea (AHI) è stato definito come il numero di apnee o ipopnee per ora di sonno ed i soggetti con AHI ≥10 eventi/ora sono stati considerati affetti da SDB. In 56 pazienti con insufficienza cardiaca clinicamente stabile ed in trattamento medico ottimale è stato condotto uno studio prospettico con follow-up mediano di 18 mesi per rilevare l'incidenza di episodi di scompenso cardiocircolatorio acuto; 46 di questi pazienti erano stati sottoposti a terapia di resincronizzazione cardiaca ed impianto di defibrillatore automatico (CRT-ICD) almeno sei mesi prima dell'ingresso nella coorte, in questi pazienti è stato condotto un ulteriore studio volto ad identificare aritmie potenzialmente fatali correttamente riconosciute o trattate dal defibrillatore. I livelli sierici di CgA sono stati misurati in 50 pazienti nel corso dello studio. Risultati: la presenza di SDB è stata rilevata in 49 su 82 pazienti (59,8%); la prevalenza di apnee ostruttive e centrali è risultata rispettivamente del 37,8% e del 22%. All'analisi di Kaplan Meier i pazienti con SDB hanno mostrato una sopravvivenza libera da episodi di scompenso cardiocircolatorio significativamente ridotta rispetto ai pazienti senza SDB (15 vs 24 mesi, logrank test p=0,03). All'analisi multivariata secondo il modello di Cox i disturbi respiratori durante il sonno sono risultati associati ad un rischio di scompenso cardiocircolatorio 2,86 volte superiore (95% CI: 1,09-7,52; p=0,03); la fibrillazione atriale si è rivelata un predittore di insufficienza cardiaca acuta indipendente dalle apnee notturne e da altri fattori di confondimento (Hazard Ratio-HR: 3,14; 95% CI: 1,28-7,70 p=0,01). Aritmie ventricolari maligne sono state registrate o trattate dal defibrillatore in 24 su 46 pz (52%) ed il 75 % dei pazienti che hanno mostrato eventi aritmici erano affetti da SDB rispetto al 41% dei soggetti che non hanno sviluppato aritmie (p=0,01). L'intervallo di tempo tra l'ingresso nella coorte e la prima aritmia era significativamente più breve nei pazienti con apnee notturne (logrank test p=0,01 all'analisi di Kaplan-Meier); il modello multivariato di Cox ha mostrato che un indice di apnea-ipopnea superiore a 22 ev/h è un predittore di incidenza di aritmie ventricolari potenzialmente fatali in pazienti sottoposti ad impianto di defibrillatore automatico in prevenzione primaria per insufficienza cardiaca su base sistolica (HR 3,53; 95%CI: 1,49-8,64; p=0,006). I livelli circolanti di CgA sono aumentati nei pazienti con apnee notturne rispetto ai pazienti senza apnee(165,3 ± 39,6 ng/mL vs 72,8 ± 9,4 ng/mL) ed all'analisi di regressione multivariata sono risultati associati all'AHI tenendo conto degli effetti della frazione di eiezione ventricolare sinistra e della classe NYHA (r=0,377; p<0,01). Conclusioni: i disturbi respiratori durante il sonno rappresentano una comorbidità frequente nei pazienti con ridotta funzione sistolica del ventricolo sinistro e sono un fattore di rischio per episodi di scompenso cardiocircolatorio acuto ed aritmie ventricolari maligne in pazienti trattati con terapia medica ottimale e resincronizzzione cardiaca. I livelli sierici di Cromogranina A sono aumentati nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica ed apnee di frequenza superiore a 22 ev/h e potrebbero esprimere l'attivazione neuroendocrina secondaria alle apnee in questi soggetti indipendentemente dall'entità della disfunzione sistolica e dalla classe NYHA.
Background: sleep disordered breathing (obstructive and central sleep apnea)(SDB) may contribute to progression of congestive heart failure (CHF) and may exert pro-arrhythmic effects by eliciting greater sympathetic outflow to the heart, kidney and resistence vessels, by inducing production of proinflammatory mediators and by direct mechanical stimulation of the myocardium; persistent activation of the neuroendocrine system, notably adrenergic and neurohormonal systems, is maladaptative in heart failure and Cromogranin A (CgA) may represent a marker of enhanced neuroendocrine activity in CHF due to comorbid sleep apnea. Hypothesis: to investigate the prevalence of SDB in CHF patients; to determine whether SDB is a risk factor for acute heart failure decompensation and life-threatening ventricular arrhythmia in patients with CHF; to evaluate if CHF patients with SDB have augmented circulating levels of CgA compared to patients without sleep apnea. Methods: 82 consecutive patients with CHF and reduced left ventricular ejection fraction (LVEF<40%) were screened for SDB by unattended nocturnal poligraphy; the Apnea-Hypopnea Index (AHI) was defined as the number of apneas-hypopneas per hour of sleep; patients with an AHI ≥10 events/hour were considered as affected by SDB. 56 patients with stable CHF on optimal medical therapy were included in a prospective study to determine the incidence of acute heart failure decompensation during a median follow-up of 18 months; 46 patients were implanted with a cardiac resinchronization device with cardioverter defibrillator (CRT-ICD) 6 months before inclusion into the cohort and were further studied to collect data on appropriate device interventions and appropriately monitored life-threatening ventricular arrhythmias. Serum CgA was measured in 50 patients throughout the entire course of the study. Results: SDB was diagnosed in 49 out of 82 patients (59,8%). The prevalence of obstructive and central sleep apnea was 37,8% and 22% respectively. Kaplan Meier survival estimates showed a reduced acute heart failure free survival in patients with SDB compared to no SDB patients ( 15 vs 24 months, logrank test p=0,03). On multivariate Cox proportional hazard model SDB was independently associated to a 2,86 fold increased hazard ratio (HR) for acute heart failure (95% CI: 1,09-7,52; p=0,03); atrial fibrillation showed to be a predictor for heart failure decompensation after accounting for the presence of SDB and other confounding factors (HR: 3,14; 95% CI: 1,28-7,70 p=0,01). Malignant ventricular arrhythmia was detected or treated by ICD in 24 out of 46 patients (52%) and SDB was present in 75% of these patients compared to 41% of patients with no detected arrhythmia (p=0,01). Time period to first life threatening arrhythmia was significantly shorter in patients with SDB (logrank test p=0,01); multivariate stepwise cox models revealed an independent correlation for severity of SDB (AHI> 22 vs ≤ 22 events/hour) regarding monitored or treated ventricular arrhythmia (HR 3,53; 95%CI: 1,49-8,64; p=0,006) in primary prevention CHF patients. Serum CgA levels were elevated in patients with AHI>22 ev/h compared to patients with mild or no sleep apnea (165,3 ± 39,6 ng/mL and 72,8 ± 9,4, respectively); on multiple regression analysis AHI was correlated to CgA circulating levels after accounting for LVEF and NYHA class (r=0,377; p<0,01). Conclusions: sleep disordered breathing is an highly prevalent comorbidity in patients with systolic heart failure and is independently associated with an increased risk of heart failure decompensation and malignant ventricular arrhythmia in patients on optimal medical therapy treated with cardiac resinchronization. CgA circulating levels are elevated in CHF patients with AHI>22 ev/h and may represent neuroendocrine activity elicited by sleep apnea.
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