Dissertations / Theses on the topic 'Disturbi linguaggio'

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Borsato, Elena <1990&gt. "i DISTURBI DEL LINGUAGGIO E L'ACCESSIBILITà LINGUISTICA. SEMPLIFICAZIONE ED ANALISI DI DIVERSE TIPOLOGIE TESTUALI." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6127.

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Abstract:
L'elaborato analizzaT la corrente legislazione riguardante la semplificazione linguistica della burocrazia italiana; in particolare si soffermerà sul "Codice di stile delle comunicazioni scritte ad uso delle amministrazioni pubbliche” di Alfredo Fioritto (1994), “Manuale di stile.Strumenti per semplificare il linguaggio delle amministrazioni pubbliche” (1997). La legislazione italiana verrà comparata con la legislazione di paesi anglofoni e con le direttive europee. la tesi proporrà nuove regole e suggerimenti per la semplificazione linguistica a beneficio delle persone con disturbi del linguaggio (afasia, dislessia, sordità e disturbi specifici del linguaggio)L'ultima parte propone degli esempi di testi semplificati e commentati.
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PERSICI, VALENTINA. "Neural entrainment, hierarchical processing, and morphosyntactic and rhythmic predictions in typical development, in Developmental Dyslexia, and in Developmental Language Disorder." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/277377.

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Abstract:
Il presente lavoro indaga i meccanismi di predizione e di sincronizzazione neurale nei bambini, sulla base dell’ipotesi che questi possano essere elementi rilevanti nei processi di elaborazione ritmica e morfosintattica. Sia il metro ritmico che il linguaggio sono organizzati in strutture gerarchiche in cui gli elementi sono ordinati secondo regole specifiche (Fitch & Martins, 2014). La conoscenza di queste regole porta alla formazione automatica di aspettative riguardo al materiale in arrivo; queste aspettative sono ritenute fondamentali per l'elaborazione efficiente del linguaggio e del ritmo, così anche come per la lettura (Guasti et al., 2017). In questa tesi abbiamo ipotizzato che migliori capacità di elaborazione gerarchica nel ritmo possano portare a migliori capacità di processamento di strutture gerarchiche nel linguaggio e che deficit in queste abilità possano portare allo sviluppo di disturbi del linguaggio e/o della lettura. Per valutare se le abilità nel fare previsioni strutturali correlino tra ritmo e il linguaggio, abbiamo studiato e confrontato le capacità di predire materiale linguistico (sulla base di informazioni morfosintattiche) e materiale ritmico in gruppi di bambini a sviluppo tipico (in inglese, TD) con o senza formazione musicale e in partecipanti con dislessia evolutiva (in inglese, DD). I risultati hanno confermato le nostre ipotesi, in quanto hanno mostrato predizioni strutturali migliori nei musicisti rispetto ai non-musicisti nel gruppo dei tipici e migliori predizioni strutturali nei TD rispetto ai bambini con dislessia. Inoltre, i risultati suggeriscono miglioramenti nell’efficienza delle strategie di processamento con l’aumentare dell’età. In secondo luogo, abbiamo ipotizzato che differenze individuali nella forza e nella efficienza con cui si fanno predizioni temporali e di contenuto possano dipendere da differenze individuali nell’efficienza e nella precisione dei meccanismi neurali di sincronizzazione delle oscillazioni cerebrali rispetto agli stimoli uditivi. Per testare queste ipotesi, abbiamo analizzato le risposte neurali di bambini TD e di bambini affetti da disturbo evolutivo del linguaggio (in inglese, DLD) in un paradigma sperimentale progettato per suscitare diverse interpretazioni metriche (e quindi gerarchiche). I risultati hanno mostrato che tutti i bambini erano sensibili alle caratteristiche metriche degli stimoli e che le differenze individuali nell’attività neurale predicevano le prestazioni in compiti sintattici. Inoltre, i risultati hanno suggerito che i bambini con DLD potrebbero avere attività oscillatoria atipica nella banda di frequenza gamma (che, secondo gli studi in letteratura (p.es., Ding et al., 2017), è importante per l’elaborazione gerarchica). In accordo con Ladányi, Persici, et al. (in revisione), sosteniamo che l’attività oscillatoria a livello neurale possa svolgere un ruolo chiave nel supportare il processamento degli elementi di base e delle strutture gerarchiche, sia nel ritmo che nel linguaggio, e che questo supporto passi attraverso il miglioramento delle predizioni strutturali. Sosteniamo, quindi, che migliori capacità di sincronizzazione neurale si traducano in migliori capacità di predizione strutturale e che queste, a loro volta, possano influenzare positivamente l’elaborazione ritmica e linguistica. Le evidenze presentate in questo lavoro rimarcano l’importanza dello studio dell’attività oscillatoria cerebrale nei bambini piccoli e suggeriscono la possibilità di utilizzare questi paradigmi nell’infanzia per poter predire il futuro sviluppo di disturbi del linguaggio e/o della lettura. Inoltre, gli studi qui riportati sottolineano come la formazione musicale sia importante per il miglioramento dei processi di elaborazione linguistica e suggeriscono che l’uso di attività ritmiche, in particolare, possa giocare un ruolo fondamentale nel trattamento dei disturbi del linguaggio e della lettura.
This work investigates prediction mechanisms and neural entrainment in children as the possible elements underlying both rhythmic and morphosyntactic processing. Both rhythmic meter and language are organized in hierarchical structures in which elements are ordered following specific rules (Fitch and Martins, 2014). Knowledge of these rules triggers compulsive expectancies regarding incoming material; these are assumed to be fundamental for efficient language and rhythmic processing and for reading (Guasti et al., 2017; Grüter, Rohde and Schafer, 2014; Miyake, Onishi and Pöppel, 2004; Persici et al., 2019). In this work we hypothesized that better hierarchical processing abilities in rhythm may transfer to the language domain, and that deficits in hierarchical processing may lead to language and/or reading disorders. To test whether abilities in making structure-based predictions correlate across domains, we investigated the abilities to infer the arrival of morphosyntactic and rhythmic material in groups of children with typical language development (TD) with or without musical training, and in participants with Developmental Dyslexia (DD). Results confirmed our hypotheses, as they showed better structure-based predictions in musician children than in non-musician TD children, and in TD children than in DD children. Results also suggested that efficiency of processing strategies improves with age. Secondly, we hypothesized that individual differences in strength of timing and content structure-based predictions may be the result of individual differences in the efficiency and precision with which brain oscillations entrain to auditory stimuli (‘neural entrainment’). To address these hypotheses, we tested the neural responses of TD children and of children with Developmental Language Disorder (DLD) in an experimental paradigm that was designed to elicit different metrical (hierarchical) interpretations. Results showed that all children were sensitive to hierarchical structures, and that individual differences in neural activity predicted individual differences in syntactic performance. Importantly, results also suggested that children with DLD might have atypical oscillatory activity in the gamma frequency band, which is important for hierarchical processing (Ding et al., 2017). In line with Fiveash et al. (submitted) and in Ladányi, Persici, et al. (submitted), we propose that neural oscillatory activity plays a key role in supporting the processing of both surface-level features and of syntactic structures in both musical rhythm and language, through an enhancement of structure-based prediction abilities; individual differences in neural entrainment will lead to individual differences in strength of predictions, which in turn will lead to individual differences in language and rhythm performance. The evidence presented in this work indicates that neural oscillatory activity gives an important insight into the language abilities of children and suggests that studying neural responses to rhythm in infancy may help predict the later development of language/reading disorders. Furthermore, our results suggest that musical training has positive effects on hierarchical processing, and that musical interventions centered on rhythm may enhance mechanisms of neural entrainment and timing, as well as hierarchical processing skills.
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Nyman, Sissel <1996&gt. "Il coraggio della scelta plurilingue. Approfondimento e studio di soggetti bilingui con disturbi specifici del linguaggio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18374.

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Abstract:
Lo scopo di questo elaborato è quello di fornire un significato al concetto di bilinguismo interpretando le più svariate definizioni date a questo fenomeno che da sempre ha affascinato e interessato persone, studiosi e non, di tutto il mondo. Verrà illustrata l’esistenza di più tipologie di bilinguismo e ciò non deve sorprendere perché come anche noi siamo tutti diversi e unici così è questo fenomeno riscontrabile con diverse caratteristiche in ogni parte del mondo, in ogni classe sociale e ad ogni fascia d’età. Un altro obiettivo che si prefigge questo studio è quello di riabilitare il bilinguismo tentando di cambiare e ribaltare l’opinione negativa che si è venuta a creare nel corso del tempo. Lo faremo sfatando i principali pregiudizi e falsi miti che lo riguardano e riportando i risultati degli studi e delle ricerche scientifiche più salienti che ne hanno dimostrano i numerosi vantaggi a livello cognitivo, linguistico, sociale, culturale e anche economico. In questo scritto viene inoltre affrontato il tema del linguaggio. Scopriremo come esso venga elaborato e processato a livello cerebrale ed anche come avvenga il sorprendente meccanismo dell’acquisizione del linguaggio nei bambini monolingui, in quelli bilingui con lingue orali ma anche nei bilingui con una lingua segnante. Come spesso accade in altri ambiti, anche nel linguaggio ci possono essere delle "complicazioni". Volendo quindi offrire una visione completa di questo fenomeno non possiamo evitare di soffermarci sui principali disturbi connessi al linguaggio e su alcune delle strategie utilizzate per cercare di recuperare in parte o in toto le abilità linguistiche di chi ne è affetto.
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Pernafelli, Lucia <1993&gt. "La narrazione semispontanea come indicatore per i disturbi specifici del linguaggio Un’analisi delle categorie soggetto e verbo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11609.

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Abstract:
Questo studio si pone come prosecuzione di un progetto pilota iniziato presso l’AUSL di Modena volto ad indagare lo sviluppo delle abilità di racconto orale in bambini a sviluppo tipico e con Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL). I dati, raccolti dal dott. Padovani e dalla logopedista Mestucci, sono stati ottenuti dalla somministrazione del test di narrazione semispontaneo “Frog Where are you?” a bambini di età compresa tra i 6 e i 13 anni. I partecipanti al test sono stati suddivisi per classe (I, III, V, VII) e per popolazione (bambini con DSL e bambini a sviluppo tipico). Proseguendo l’analisi di Padovani e Mestucci (2015) (struttura globale e linguistica locale, meccanismi pragmatici delle narrazioni prodotte) e di Ibatici (2015) (categorie funzionali di determinanti, clitici e preposizioni), il nostro lavoro si occupa delle categorie del soggetto e del verbo. Abbiamo analizzato l’uso del soggetto nullo e del soggetto postverbale; il tipo di verbi utilizzati, facendo riferimento alla transitività e alla diatesi e alla capacità di saturazione argomentale dei bambini; l’uso dei verbi frasali. I risultati ottenuti sono stati confrontati rispetto alla variabile “classe” e “popolazione” e discussi sulla base della letteratura precedente.
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Dall'Aglio, Giulia. "Progettazione e implementazione di una applicazione per dispositivi mobili basata su piattaforma android (linguaggio java) a supporto di soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6815/.

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Abstract:
Nella maggior parte dei casi, i soggetti affetti da Disturbo dello Spettro Autistico hanno un deficit di comunicazione, sia esso verbale o non verbale. Nonostante, ad oggi, non esista una cura per questo disturbo, una diagnosi precoce entro il terzo anno di vita del soggetto e un programma educativo coerente con le necessità del paziente, permettono al bambino con autismo di raggiungere quantomeno le abilità comunicative di base. Recenti studi hanno dimostrato che l’utilizzo di Information and Communication Technology (ICT) nel trattamento di soggetti affetti da Disturbo dello Spettro Autistico può portare molti benefici, dato che, da un lato, computer, tablet e smartphone sono strumenti strutturati e prevedibili e, dall’altro, i sintetizzatori vocali, se presenti, sono privi di inflessioni verbali. A questo proposito, durante il mio tirocinio di tesi magistrale presso l’azienda “CSP – Innovazioni nelle ICT” di Torino, ho sviluppato un’applicazione per tablet Android che permette a psicologi, educatori, logopedisti, insegnanti e genitori di creare tabelle comunicative circostanziate alle esigenze del soggetto e che consente a quest’ultimo di utilizzare questo strumento come efficace mediatore sociale. Questo software si va a inserire in un progetto più ampio, denominato “tools4Autism”, nato dalla collaborazione tra il centro di ricerca di cui sopra, la “Fondazione ASPHI Onlus – ICT per migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità” e il “Centro Autismo e Sindrome di Asperger” di Mondovì (CN). L’applicazione prevede principalmente due metodi di utilizzo: il primo, definito “modalità operatore”, è un editor che permette di creare tabelle composte da un numero variabile di immagini che possono essere pittogrammi, fotografie personali, disegni del bambino e possono essere accompagnate o meno da un testo. Una volta create le tabelle, l’operatore ha la possibilità di modificarle, eliminarle, variarne l’ordine, esportarle su altri dispositivi o importare tabelle precedentemente create. Il secondo metodo di utilizzo, definito “modalità utente”, permette al soggetto affetto da Disturbo Autistico di comunicare con altre persone sfruttando le tabelle create dall’operatore coerentemente con le sue necessità. Al tocco dell’immagine da parte del bambino, essa viene evidenziata tramite un contorno rosso e, se abilitato, il sintetizzatore vocale riproduce il testo associato a tale immagine. I principali fattori di innovazione dell’applicazione sono la gratuità, la semplicità di utilizzo, la rapidità nella creazione e nell’aggiornamento delle tabelle comunicative, la portabilità dello strumento e l’utilizzo della sintesi vocale. Il software sarà sperimentato presso il “Centro Autismo e Sindrome di Asperger”, centro di neuropsichiatria infantile specializzato nello studio del Disturbo Autistico. Tale sperimentazione si pone come obiettivo quello di verificare gli effettivi miglioramenti nella velocità e nella qualità di apprendimento delle fondamentali abilità comunicative.
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Capuano, Margherita. "DIDATTICA INTERATTIVA ONLINE: il concetto di frattale nella scuola secondaria di secondo grado." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/22140/.

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Abstract:
Nel mio lavoro di tesi è presentato lo sviluppo di uno strumento di ausilio alla didattica della geometria frattale. Il progetto nasce dal voler disporre di un sito che permetta l'uso di risorse, per tale didattica, in modo interattivo. Il sito WdF (Web per la Didattica Frattale) è implementato e sviluppato mediante l'integrazione di vari linguaggi di programmazione Web: HTML, CSS, linguaggi di scripting. Le risorse per la didattica frattale sono messe a disposizione tramite una collezione di notebook, sviluppata in Mathematica, intitolata Ndf (Notebook per la Didattica Frattale), e destinata a ragazzi del triennio della scuola superiore, con un focus su strategie e metodi che risultino di aiuto a studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento. Mathematica è un moderno ambiente di problem solving, utilizzato in molti campi delle scienze, in generale; impiega un linguaggio di programmazione interpretato, il linguaggio Wolfram. Attraverso un percorso dinamico e interattivo, offerto dagli strumenti da me sviluppati, lo studente è guidato a scoprire il magico mondo del frattale. Ndf è stato fatto valutare da un campione significativo di ragazzi, per attestarne il grado di soddisfacimento relativamente agli strumenti sviluppati. In una realtà in cui il facile accesso alla tecnologia della informazione ha cambiato la velocità e il modo di acquisire conoscenza, la didattica basata su tecnologia digitale può rappresentare uno strumento importante per favorire l'apprendimento, soprattutto nelle materie scientifiche, e per ragazzi con Bisogni Educativi Speciali. In questo palcoscenico si inserisce il mio lavoro di tesi, la cui struttura è stata inoltre pensata per essere facilmente portabile ed estensibile anche all'insegnamento di altri argomenti di didattica della matematica.
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Femminis, Cassandra <1992&gt. "Differenze e similitudini tra Disturbo Specifico del Linguaggio e Dislessia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14895.

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Abstract:
Lo scopo del presente lavoro è quello di analizzare le caratteristiche generali dei deficit riscontrati nei soggetti con disturbo specifico del linguaggio (DSL) e con dislessia, delineando le relazioni tra i due tipi di disturbi, una questione complessa e ancora oggi oggetto di dibattito tra gli studiosi. Sono principalmente tre gli studi di comparazione tra i due disturbi: il severity model (Kamhi &Catts, 1986) in cui DSL e dislessia sono concepiti come disturbi distinti con frequente comorbilità e in cui il deficit fonologico risulta essere più grave nei dislessici che nei DSL; l’additional model (Bishop & Snowling, 2004) secondo cui i due disturbi sono simili in quanto entrambi caratterizzati da un deficit nell’elaborazione fonologica, tuttavia il DSL presenterebbe ulteriori deficit non-fonologici che creano problemi nello sviluppo della produzione orale; e il comorbidity model (Catts et al 2005) in cui DSL e dislessia sono concepiti come due distinti disturbi che hanno deficit cognitivi diversi e diverse manifestazioni: il deficit di elaborazione fonologica è il deficit principale solo nella dislessia mentre il DSL possiede deficit differenti che causano problemi nella lingua orale. Studi più recenti tuttavia hanno sottolineano il bisogno di esaminare la significatività statistica delle differenze di abilità tra soggetti con DSL o dislessia e i gruppi di controllo, tenendo conto anche della frequenza di questi deficit all’interno di ciascun gruppo clinico. Inoltre, viene sottolineata anche la necessità di valutare sia l’ascolto che la comprensione della lettura, insieme a capacità di lettura fonologica e abilità relative alla lettura fonologica nei bambini con DSL e dislessia.
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Chillemi, Paolo <1996&gt. "La competenza morfosintattica di un bambino con diagnosi di Disturbo Primario del Linguaggio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18293.

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Abstract:
In questo lavoro, viene studiata la competenza morfosintattica di un bambino italiano (di 6;8 anni) con diagnosi di Disturbo Primario del Linguaggio (DPL) frequentante la scuola primaria. Vengono utilizzati test non standardizzati di comprensione, produzione e ripetizione di tre strutture linguistiche: le frasi passive, i pronomi clitici e le frasi relative. Queste tre strutture sintatticamente complesse sono strutture a movimento, che generano un ordine non canonico degli elementi della frase e che possono comportare difficoltà nell’acquisizione linguistica. Oltre al disturbo fonologico e lessicale che presenta questo bambino, i risultati ottenuti rivelano la presenza di un disturbo del linguaggio di tipo sintattico. Nella parte finale della tesi, verrà fatto un breve confronto con i risultati ottenuti negli stessi test da parte di un bambino di età 8;8 con una diagnosi di Disturbo emozionale dell’infanzia e una diagnosi di Disturbo evolutivo delle abilità scolastiche. I risultati mostrano che le competenze linguistiche di questo bambino risultano essere scarse, tuttavia, è probabile che questa compromissione sia dovuta ad una bassa memoria di lavoro piuttosto che a un deficit della grammatica. I dati raccolti saranno confrontati con la letteratura scientifica di riferimento per contribuire alla ricerca linguistica sul DPL.
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9

Stefli, Cinzia <1979&gt. "Il disturbo specifico del linguaggio e il defcit sintattico: un confronto con la dislessia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6260.

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Abstract:
Il presente lavoro analizza il deficit fonologico nei bambini con disturbo specifico del linguaggio dimostrando come questa difficoltà sia presente anche nei bambini dislessici. Ampi studi condotti in ambito internazionale hanno infatti dimostrato come la dislessia evolutiva non sia un semplice disturbo che ostacola unicamente l'apprendimento della lettura e della scrittura, ma una sindrome piuttosto complessa e articolata. I soggetti dislessici presentano deficit marcati in ambito fonologico che rendono particolarmente gravoso il compito di analizzare la struttura interna della parola.Questa scarsa consapevolezza meta-fonologica può essere considerata alla base delle difficoltà nell'acquisizione delle regole di conversione grafema-fonema che sottendono l'apprendimento della letto-scrittura. Interessanti studi condotti più recentemente in campo linguistico, inoltre, hanno messo in luce come i dislessici presentino delle difficoltà in test che analizzano la loro memoria di lavoro e nella produzione e comprensione di strutture grammaticali complesse. Difficoltà che vengono riscontrate anche nei bambini con disabilità linguistiche come DSL e sordi che verranno esaminate in questa tesi.
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Catellani, Cecilia <1995&gt. "I bambini bilingui con disturbo dello sviluppo del linguaggio: strumenti e marcatori clinici per una diagnosi precoce." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18105.

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Abstract:
Questo elaborato si propone di approfondire alcuni aspetti relativi alla competenza linguistica dei bambini bilingui in presenza di un disturbo dello sviluppo del linguaggio (DSL). Obiettivo principale è quello di presentare gli strumenti diagnostici ed i marcatori clinici che permettono quanto più efficacemente e precocemente di individuare il disturbo in un contesto di bilinguismo consentendo di intervenire quanto prima per ottenere miglioramenti linguistici. Fondamentale è stato analizzare separatamente i due fenomeni. Primariamente, da un lato, i tratti distintivi del bilinguismo e dall’altro, le caratteristiche del disturbo di linguaggio. Per raggiungere l’obiettivo sono stati analizzati vari studi sviluppati all’interno del progetto COST Action IS0804, il progetto quadriennale che ha indagato gli strumenti utili per il riconoscimento dei soggetti bilingui con DSL. Tale progetto ha dimostrato l’importanza di strumenti quali la ripetizione di parole, non-parole e frasi, la narrazione, il task di lettura ed il questionario per i genitori, e marcatori clinici tra cui la morfologia verbale ed il pronome clitico in italiano.
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De, Gaudio Elena <1995&gt. "La produzione narrativa di preadolescenti dialettofoni con Dislessia Evolutiva e Disturbo Specifico del Linguaggio: il dialetto come potenziale fattore di esclusione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17287.

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Abstract:
Il presente lavoro costituisce un contributo al dibattito accademico extra-europeo sull'individuazione dei disturbi del linguaggio e dell'apprendimento in ambito multilingue, rappresentato in Europa dalle ricerche della COST Action IS0804. A tale scopo, questo lavoro ha indagato le competenze linguistiche di 3 preadolescenti dialettofoni calabresi con diagnosi di Dislessia Evolutiva e Disturbo Specifico del Linguaggio, con l'obiettivo di verificare quanto l'esposizione al dialetto possa influenzare l'acquisizione dell'italiano e come questo possa eventualmente incidere sul percorso diagnostico. Per fare ciò, il test di produzione narrativa LITMUS-MAIN (Multilingual Assessment Instrument for Narratives - Revised, Gagarina, N., Klop, D., Kunnari, S., Tantele, K., Välimaa, T., Bohnacker, U. Walters, J. (2019), ZAS Papers in Linguistics 63) è stato adattato al dialetto calabrese per analizzare le performance narrative dei 3 soggetti coinvolti e confrontarle con quelle di 3 gruppi di controllo, in maniera tale da confermare la presenza di marcatori di disturbo specifico in entrambe le lingue conosciute dai soggetti sperimentali. Anche se il confronto fra i 3 soggetti e i gruppi di controllo non ha evidenziato differenze tra le due performance a livello quantitativo, un'analisi qualitativa delle subordinate prodotte ha messo in luce difficoltà da parte dei soggetti con DSA e DSL nel produrre strutture sintatticamente complesse (e cioè le relative sull'oggetto e le subordinate argomentali) in una sola lingua conosciuta, ovvero l'italiano. Dai risultati ottenuti da un'analisi statistica within-subjects condotta nei tre gruppi a sviluppo tipico, è stata scoperta un'influenza significativa dello status socioeconomico dei genitori (espresso in anni di educazione materna) sullo sviluppo morfo-sintattico e lessicale in italiano; questo fattore sembra comunque non essere un predittore significativo della performance dei soggetti partecipanti in dialetto, così come l'età di prima esposizione al dialetto (o age of onset) è risultata non avere alcun ruolo significativo nello sviluppo delle competenze linguistiche della L1 quanto della L2.
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Fernicola, Francesco. "Verso lo sviluppo di un modello predittivo per lo screening del Disturbo di Linguaggio in età evolutiva: un esperimento-pilota con Orange." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18841/.

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Abstract:
Sin dai suoi albori, la linguistica computazionale si è sviluppata come un campo fondamentalmente interdisciplinare, sfruttando gli innovativi strumenti informatici sorti durante la rivoluzione digitale per analizzare le lingue naturali e i fenomeni linguistici. Questo campo ha fornito un contributo fondamentale per la creazione di alcuni tra gli strumenti che sono diventati parte integrante della vita di tutti i giorni; a partire dagli editor di testo (Microsoft Word), passando per i motori di ricerca (Google) fino ai sistemi di riconoscimento vocale e di traduzione automatica. Questi ultimi due in particolare hanno conosciuto miglioramenti notevoli negli ultimi anni, grazie agli enormi progressi nelle tecniche di machine learning, anche noto come apprendimento automatico. Tuttavia queste tecniche non trovano la propria applicazione solo nella nostra quotidianità, ma anche nella ricerca scientifica. È infatti possibile utilizzarle per l'analisi di dati e persino per la creazione di modelli predittivi a partire da una collezione di dati (chiamata dataset). Rappresentano pertanto uno strumento aggiuntivo per la valutazione delle ipotesi scientifiche, nonché un supporto ulteriore alla diagnosi in campo medico. In questa tesi si intende fornire un'applicazione pratica di queste tecniche al campo della logopedia, proponendo un esperimento-pilota con il fine di sviluppare un modello predittivo per lo screening del Disturbo del Linguaggio in età evolutiva.
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Santini, Chiara <1984&gt. "USCIRE DAL SILENZIO: USO DELLA LINGUA DEI SEGNI COME CHIAVE DI APERTURA ALLA COMUNICAZIONE IN UN SOGGETTO CON DISTURBO DEL LINGUAGGIO E DEFICIT COGNITIVO." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15040.

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Abstract:
Quando dei genitori guardando il proprio figlio capiscono che c’è qualcosa che “non va” ritrovandosi a far i conti con la sua disabilità, le “certezze” crollano, la vita subisce una vera e propria “rivoluzione” nella quale si è chiamati ad affrontare una realtà “sconosciuta” dove il sentimento di sentirsi “persi” prende il sopravvento, e l’unico appiglio alla quale affidarsi è il mondo della medicina. Ed è stato proprio questo che la famiglia di E., la protagonista di quest’elaborato, ha fatto dopo essersi trovata di fronte a quella “maledetta” diagnosi, deficit dell’enzima succinico semialdeide deidrogenasi (SSADH) che aveva portato alla figlia ad avere problemi a livello cognitivo, con un ritardo mentale medio-lieve, e a livello linguistico, sia in produzione sia in comprensione. Questa fiducia riposta a chi ne “sapeva di più” aveva dato inizio ad un “eterno” calvario dove le strade intraprese non portavano mai a una via d’uscita e la bambina rimaneva sempre più intrappolata nel suo mondo “silenzioso” fatto di gesti primitivi accompagnati da qualche frammento di comunicazione verbale, composta da suoni e qualche parola, comportamenti non adeguati che manifestavano il costante sentimento di inadeguatezza causata della sua gran voglia di comunicare bloccata da questa sua incapacità. Ed è stato proprio il bisogno di comunicare che mi ha permesso di incontrare E., una ragazzina di quasi 11 anni, alta, esile con un visino coperto da una “maschera” chiamata insicurezza che aveva subito tolto appena capito che la comunicazione segnica era per lei un “porto sicuro” poichè le avrebbe dato finalmente la possibilità di aprirsi al mondo esterno. Infatti, dopo molteplici tentativi falliti, la famiglia aveva deciso di darsi un’ulteriore chance scegliendo di intraprendere un nuovo cammino che appariva ancora più ignoto rispetto agli altri intrapresi in passato dove, per l’ennesima volta, bisognava rimettersi in gioco imparando una nuova lingua, la Lingua dei Segni, base fondamentale che avrebbe permesso di sostenere lo sviluppo del linguaggio verbale sia a livello espressivo sia a livello ricettivo, lo sviluppo cognitivo e, non meno importante, la possibilità per la bambina di avere in “mano” un vero e proprio strumento di comunicazione, filo conduttore di quest’elaborato che sarà diviso in quattro capitoli. Nel primo capitolo, prima, spiegherò che cos’è la Lingua dei Segni Italiana, LIS, e descriverò nel dettaglio i sui aspetti fonologici, sintattico-morfologici e lessicali; successivamente verranno trattati nello specifico l’Italiano Segnato, IS, e l’Italiano Segnato Esatto, ISE, che poi saranno messi a confronto con la LIS; nel secondo capitolo verrà descritto il processo di acquisizione del linguaggio verbale seguito da un approfondimento relativo alle abilità linguistiche e competenze sociali in soggetti con disturbi del linguaggio e deficit cognitivo per poi affrontare l’argomento relativo all’uso della Lingua dei Segni nei disturbi di comunicazione; nel terzo capitolo descriverò il caso clinico; infine, nel quarto racconterò il percorso di lavoro svolto assieme ad E., da giugno 2013 a giugno 2014, nel quale mostrerò le varie tappe attraversate partendo dal momento in cui ho fatto conoscenza con la bambina, la creazione di fiducia reciproca, il primo approccio di quest’ultima con la comunicazione segnica e le sue prime conquiste comunicative permettendole così di arrivare a raggiungere il gradino più alto di questo cammino, cioè quello di diventare “grandi”: utilizzare la comunicazione segnica per sostenere lo sviluppo della comprensione, produzione verbale-segnica e abilità cognitive.
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Junyent, Andrea Anahi. "Individual differences in Specific Language Impairment: profiles of preschoolers exposed to Italian." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3422857.

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Abstract:
This dissertation explores Specific Language Impairment (SLI) through a single case and a group study aimed to define language profiles in children with SLI compared to typically developing children having the same chronological age or the same mean length of utterance (MLU). The single case study compared the morpho-syntactic characteristics of elicited and spontaneous production of a child with SLI to information provided by the literature about children with equivalent MLU. Results were scrutinised in the light of hypotheses which conceive SLI as an originally grammatical deficit. Delay was found in production of inflected verbs, in line with MLU, and was consistent with linguistic accounts. Delay found in production of direct and indirect object clitic pronouns as well as articles was unexpected based on the MLU and could only partially be explained by the linguistic hypotheses considered. The group study examined lexical, morpho-syntactic and textual skills in comprehension and production as well as phonological memory in 50 children with SLI (SLI group). In order to identify profiles, their performance was compared to age- and MLU-matched typically developing children (TD group); and subgroups of children with SLI were identified and compared. Moreover, relationships among language abilities and phonological memory were scrutinised in the overall group of children (SLI and TD groups). Statistical comparisons between the SLI group and the TD group revealed a complex pattern of impaired lexical and morpho-syntactic abilities as well as phonological memory; and partially preserved textual skills. Subgroups (in the SLI group) with the following characteristics were compared: both lexical and morpho-syntactic production mildly impaired; both lexical and morpho-syntactic production severely impaired; mildly impaired lexical production and severely impaired morpho-syntactic production. Results evinced different profiles in these subgroups regarding phonological memory, depending on the severity of the impairment in morpho-syntactic production exhibited by subgroups. This suggests a strong relationship between phonological memory and morpho-syntax in production. The specific relationships among language and phonological memory abilities were examined through regression analyses. Results showed phonological memory as the best predictor for language comprehension and production in the overall group of children, while belonging to the SLI or the TD group did not account for any extra variability. This suggested a strong relationship between phonological memory and language, independently of belonging to one group or the other. The second predictor was lexical comprehension, which predicted both morpho-syntactic and text comprehension in the overall group, while belonging to the SLI or the TD group did not explain any extra variability. These results suggested that language abilities in comprehension are hierarchically structured in SLI as in typical development, regardless belonging to one group or the other.
La seguente ricerca esplora i profili del Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL) attraverso lo studio di un caso singolo e uno studio di gruppo, confrontandoli con quelli di bambini aventi la stessa età cronologica o la stessa lunghezza media dell‘enunciato (LME). Nello studio di caso singolo sono state comparate le caratteristiche morfosintattiche della produzione spontanea ed elicitata di un bambino con DSL con i dati in letteratura sulla produzione di bambini con LME equivalente. I risultati sono stati esaminati alla luce di ipotesi che concepiscono il DSL come un deficit di origine grammaticale. È stato trovato un ritardo nella produzione di verbi flessi, come atteso in base al livello di LME e in accordo con le spiegazioni linguistiche. Un ritardo inatteso per livello di LME è stato trovato nella produzione di pronomi clitici di oggetto diretto e indiretto e articoli, i quali hanno potuto essere spiegati solo parzialmente alla luce delle ipotesi considerate. Nello studio di gruppo, sono state esaminate la comprensione e produzione lessicale morfosintattica e testuale insieme alla memoria fonologica in 50 bambini con DSL (gruppo DSL). Allo scopo di identificare profili, le prestazioni del gruppo DSL sono state comparate con la performance di bambini con sviluppo tipico (gruppo ST) appaiati per età e per LME e sono stati identificati e confrontati sottogruppi di bambini con DSL. Inoltre, i rapporti fra le abilità linguistiche e la memoria fonologica sono stati esaminati nel gruppo totale di bambini (gruppi DSL e ST). Il confronto tra il gruppo DSL e TD ha mostrato, per il primo, un pattern complesso in cui le abilità lessicali, morfosintattiche e di memoria fonologica sono compromesse mentre le capacità testuali sono parzialmente preservate. Sono stati comparati sottogruppi (del gruppo DSL) con le seguenti caratteristiche: produzione lessicale e morfosintattica lievemente compromessa, produzione lessicale e morfosintattica severamente compromessa, e produzione lessicale lievemente compromessa e produzione morfosintattica severamente compromessa. I risultati per i sottogruppi hanno evidenziato diversi profili in relazione alla memoria fonologica, imputabili alla severità del deficit in produzione morfosintattica dei sottogruppi. Ciò suggerisce una forte relazione fra memoria fonologica e morfosintassi. I rapporti specifici fra abilità linguistiche e di memoria sono stati esaminati con analisi di regressione. I risultati hanno indicato che la memoria fonologica è il miglior predittore della comprensione e produzione linguistica nel gruppo totale di bambini, mentre l‘appartenenza al gruppo DSL or al gruppo TD non ha spiegato ulteriore variabilità. Ciò suggerisce una forte relazione fra memoria fonologica e linguaggio, indipendentemente dalla appartenenza a un gruppo o all‘altro. Il secondo migliore predittore è stato la comprensione lessicale, che ha predetto la comprensione morfosintattica e testuale nel gruppo totale, mentre l‘appartenenza al gruppo DSL o TD non ha spiegato ulteriore variabilità. Questi risultati suggeriscono abilità linguistiche gerarchicamente strutturate in comprensione a prescindere del gruppo di appartenenza.
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TOMA, CHIARA. "Responsività nella comunicazione tra genitore e bambino con Disturbo Specifico di Linguaggio." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11573/917810.

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Abstract:
Questo studio si propone di articolare il costrutto di responsività materna su un piano discorsivo-conversazionale e su un piano affettivo, analizzando l’interazione tra madri e bambini con un Disturbo Specifico di Linguaggio. In primo luogo, l’intento è stato quello di analizzare la capacità di impegnarsi in pratiche di repair nei momenti in cui la comunicazione con il bambino risulta problematica. Si è quindi cercato di mettere luce e di delineare in modo microanalitico strategie e repertori conversazionali diversi attraverso cui madri e bambini affrontano le situazioni in cui nel discorso si presenta una “trouble source” (Schegloff et al., 1977). In secondo luogo si è analizzata la responsività materna con concetti che interpretano una dimensione emotivo-affettiva dell’interazione madre-bambino, con l’obiettivo di verificare se quest’ultima mostri un andamento indipendente o interdipendente con i repertori conversazionali di repair materno. I partecipanti sono 12 bambini di età compresa tra i 4 anni e i 5 anni e 11 mesi, che hanno avuto una diagnosi di Disturbo di Linguaggio di tipo espressivo o fonologico non secondario ad altre condizioni patologiche; le osservazioni sono state raccolte presso un Centro di Ricerca e Cura di Roma, un Servizio di Riabilitazione Neurocognitiva di Pisa e due studi logopedici privati. L’osservazione e la videoregistrazione dell’interazione madre-bambino sono state effettuate in due situazioni: un contesto di visione condivisa di foto che rappresentano momenti di vita del bambino e della sua famiglia, e un contesto di gioco libero con materiali forniti dalla ricercatrice. Entrambe le situazioni hanno avuto una durata di 15 minuti ciascuna. Le interazioni sono state trascritte utilizzando le norme di trascrizione e codifica CHAT (Codes for the Human Analysis of Transcript) previste dal Sistema Internazionale CHILDES (Child Language Data Exchange System) (McWinney, 1997). Per quanto riguarda l’aspetto discorsivo, è stata utilizzata la metodologia dell’analisi conversazionale: sono state analizzate le sequenze in cui la madre inizia e conclude una riparazione o avvia un processo di correzione co-costruita, a seguito di un’azione comunicativa verbale e non verbale del bambino considerata problematica. Le sequenze di repair sono state descritte e analizzate considerando diversi piani. Per quanto riguarda la dimensione affettiva della responsività, le videoregistrazioni sono state analizzate e codificate attraverso l’Emotional Availability Scale (EAS) – IV Edition (Biringen, 2008). Questa scala considera la responsività materna nelle sue dimensioni di sensibilità, non intrusività, non ostilità e capacità di strutturare la situazione tenendo conto degli interessi e delle proposte del bambino, e allo stesso tempo tiene conto della responsività e del grado di coinvolgimento del bambino nell’interazione. Sono state infine condotte alcune analisi quantitative per mettere in relazione le pratiche di repair con le dimensioni della sensibilità e dello structuring analizzate attraverso l’Emotional Availability Scale.
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FAMA', FRANCESCA ISABELLA. "MOTIVAZIONE SOCIALE E PREFERENZA PER STIMOLI SOCIALI: ALTERAZIONI NEI SOGGETTI CON DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11570/3105159.

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Abstract:
I Disturbi dello Spettro Autistico (ASD - Autism Spectrum Disorders) sono disturbi del neurosviluppo biologicamente determinati ad eziologia multifattoriale. Caratteristiche diagnostiche clinicamente importanti di tale disturbo sono anomalie nel comportamento sociale. La “Teoria della Motivazione Sociale dell’Autismo” (SMT - Social Motivation Theory) (Dawson et al. 2005; Chevallier et al., 2012) individua in un deficit del circuito di reward una della possibili cause delle alterazioni nel comportamento sociale dei soggetti con ASD. A seguito di tali anomalie nel funzionamento cerebrale, i soggetti con ASD avrebbero una ridotta sensibilità per le gratificazioni sociali e fallirebbero nell’attribuire un valore di reward, intrinsecamente motivante, a stimoli socialmente rilevanti eliminando quella dimensione che è alla base dello sviluppo di molte competenze cognitive che si presentano “naturalmente” negli infanti. In questo lavoro la motivazione sociale è stata indagata nei soggetti con ASD in due studi. Nel primo è stata valutata la preferenza per rinforzi sociali vs. non sociali. Tale valutazione è avvenuta somministrando a bambini in età infantile un paradigma comportamentale implementato su tablet evolutivamente adeguato. Nel secondo studio, invece, è stata valutata l’attenzione sociale. Bambini con ASD e con TD sono stati esposti alla visione di un filmato di una scena di interazione naturale adulto-bambino ed il comportamento visivo è stato rilevato mediante uso di eye-tracker.
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