Journal articles on the topic 'Disturbi funzionali del movimento'

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Andreetta, Sara, and Andrea Marini. "Narrative assessment in patients with communicative disorders." Travaux neuchâtelois de linguistique, no. 60 (January 1, 2014): 69–84. http://dx.doi.org/10.26034/tranel.2014.3033.

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Abstract:
Di recente numerosi studi hanno dimostrato che i tradizionali test per la valutazione dei disturbi linguistici in pazienti con afasia non sono completamente sufficienti a determinarne le reali competenze comunicative e linguistiche. Di conseguenza, tanto nella ricerca quanto nella pratica clinica si stanno affermando nuovi approcci per valutare queste abilità. Tra questi, l'analisi del loro eloquio spontaneo riveste un'importanza cruciale per il suo alto valore ecologico e la possibilità di esaminare contemporaneamente aspetti strutturali e funzionali del linguaggio. Il presente articolo descrive nel dettaglio una delle tecniche di analisi dell'eloquio narrativo che negli ultimi anni si sta affermando sia nella ricerca che nella pratica clinica. Si tratta di una metodologia per la Valutazione Multilivello dell'Eloquio Narrativo prodotto da pazienti con disturbi del linguaggio (cfr. Marini e coll., 2011). Questa metodologia si basa sull'analisi dei livelli di produttività linguistica, di elaborazione lessicale e grammaticale, di organizzazione narrativa e dei livelli di informatività raggiunti dal paziente. Questa metodologia è stata applicata con successo a numerosi tipi di disturbi, tanto in età adulta (ad es. afasie fluenti e non fluenti, traumi cranici, schizofrenia, demenza di Alzheimer) quanto in età evolutiva (ad es. Disturbi Specifici del Linguaggio, Sindromi di Down e di Williams, Disturbi dello Spettro Autistico).
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Tricomi, Giovanni. "I disturbi del movimento in età pediatrica." QUADERNI ACP 28, no. 1 (2021): 3–15. http://dx.doi.org/10.53141/qacp.2021.3-15.

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3

De Benedittis, Giuseppe. "Ipnobioma: una nuova frontiera dell'ipnositerapia? Uno studio pilota e una revisione della letteratura." IPNOSI, no. 2 (January 2022): 5–25. http://dx.doi.org/10.3280/ipn2021-002001.

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Abstract:
Una crescente evidenza suggerisce che l'asse intestino-cervello possa svolgere un ruolo chiave nelle condizioni di salute e malattia attraverso una rete di comuni-cazioni bidirezionali che coinvolge percorsi neurali e immunoendocrini. Questa complessa interazione influenza profondamente sia il microbiota intestinale che il comportamento del cervello. La disbiosi del patobioma intestinale è rilevante per la patogenesi di disturbi gastrointestinali funzionali, sindromi dolorose croniche, disturbi neurologici e mentali. Di conseguenza, il targeting del microbiota intestina-le sta emergendo come una nuova, efficace prospettiva terapeutica. Tra le molte opzioni di trattamento, gli interventi psicologici, inclusa l'ipnosi, sono stati utilizzati per modulare lo Psicobioma e il suo analogo ipnotico, l'Ipnobioma. Oltre a una revisione della letteratura recente, viene riportato uno studio pilota su una paziente con Sindrome del colon irritabile (IBS) trattata con successo con ipnosi simil-quantica. L'esito positivo del trattamento è stato associato a una significativa di-minuzione di taxa microbici patologici concomitante con un aumento di taxa fi-siologici. Questi risultati preliminari suggeriscono che l'Ipnobioma può rappresentare una nuova promettente frontiera dell'ipnositerapia.
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Catalucci, A., M. Gallucci, E. Scarnati, M. Bonamini, O. Gagliardo, G. Cardone, G. B. Minio Paluello, and M. Castrucci. "Alterazioni corticali parietali nei disturbi del movimento: Evidenze in RM." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 63–65. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s223.

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Abstract:
Aim of our study is to present the findings of parietal cortex alterations in patients affected by movement disorders. We observed 4 patients with movement disorders (3 parkinsonian syndromes, I diffuse dystonia) and MR evidence of cortical alterations, without additional cerebral lesions. MR was performed with a 0.5T unit, SE T1-w, TSE T2-w, and Turbo Fluid Attenuated Inversion Recovery (T-FLAIR) sequences on axial and coronal planes, contiguous slices and 5 mm slice thickness. In the parkinsonian patients, parietal atrophy was observed in 2 cases and fronto-parietal atrophy in I case; in all cases T-FLAIR sequences showed bilateral parietal cortex signal alteration. The patient with diffuse dystonia presented severe bilateral parietal atrophy with bilateral fronto-parietal signal alteration. Our findings are strongly suggestive for cortico-basal degeneration. The evidence of signal alteration within the cortex suggests a primary pathogenetic involvement of cortico-basal pathways.
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Baraldi, P., CA Porro, M. Serafini, G. Pagnoni, G. Crisi, G. P. Basso, V. Cettolo, and P. Nichelli. "Aree corticali di rappresentazione bilaterale dei movimenti della mano." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 1 (February 2000): 111–16. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300120.

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Abstract:
Gli studi funzionali con PET e fMRI hanno dimostrato zone di attivazione nella corteccia motorio-sensoriale primaria ipsilaterale, che appare spazialmente più estesa nell'emisfero dominante durante il movimento delle dita. Questo studio analizza la presenza e la distribuzione spaziale controlaterale, bilaterale ed ipsilaterale della rappresentazione motoria di entrambi gli emisferi con RM ecoplanare. L'esame RM funzionale ha dimostrato differenti popolazioni neuronali con caratteristiche funzioni specifiche in zone anatomicamente definite. Non si è osservata rappresentazione del movimento puramente monolaterale; la componente ipsilaterale di attivazione corticale sembra riflettere una popolazione neuronale attivata durante movimenti sia della mano destra che sinistra, con estensione maggiore nell'emisfero dominante. Questa popolazione bilaterale è presumibilmente coinvolta nella pianificazione del movimento. Una popolazione secondaria, attivata solo durante il movimento controlaterale, è stata identificata in entrambi gli emisferi nella porzione posteriore del giro precentrale, probabilmente in corrispondenza dell'area motoria primaria.
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Popovski, V., A. Benedetti, D. Popovic-Monevska, A. Grcev, A. Stamatoski, and J. Zhivadinovik. "Spinal accessory nerve preservation in modified neck dissections: surgical and functional outcomes." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 5 (October 2017): 368–74. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-844.

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Abstract:
Durante la chirurgia del collo, ci si imbatte frequentemente nel nervo accessorio spinale (SAN) o XI nervo cranico che, pertanto, è a rischio di lesione iatrogena con conseguente “sindrome della spalla”. La dissezione del collo modificata con preservazione del SAN è basata sull’intento di minimizzare le deformità funzionali causate dalla sezione dell’undicesimo nervo. L’obiettivo di questo studio è quello di descrivere le varianti intraoperatorie del nervo accessorio spinale e valutare la disfunzione della spalla nel postoperatorio. Lo studio osservazionale trasversale è stato creato analizzando retrospettivamente 165 pazienti consecutivi che sono stati sottoposti a dissezione del collo presso il nostro istituto negli ultimi 5 anni, ponendo particolare attenzione ai reperti preoperatori derivanti da ecografia e risonanza magnetica, al tipo di dissezione del collo, al tipo di identificazione e dissezione del SAN, ai dati postoperatori di morbilità e sopravvivenza. La più sicura identificazione del SAN avviene nel triangolo posteriore del collo, dove potrebbe essere riconosciuto in quanto emerge dal margine posteriore del muscolo sternocleidomastoideo, a livello del cosiddetto punto di Erb. Per un corretto planning preoperatorio, ecografia e risonanza magnetica sono superiori nel determinare l’esatta posizione dell’undicesimo nervo cranico. La distanza media tra il nervo grande auricolare e il SAN è stata di circa 0,90 cm. La lunghezza media del tronco nervoso dal punto di Erb fino al punto in cui esso penetra nel muscolo trapezio è stata di circa 5,1 cm, con un range da 4,8 e 5,4 cm. La diversità nel decorso dal bordo posteriore dello muscolo sternocleidomastoideo attraverso il triangolo posteriore del collo è stata riscontrata in 9 casi (15%), soprattutto a livello dell’ingresso nel triangolo posteriore del collo. La frequenza di lesione postoperatoria del SAN è stata del 46,7% per le dissezioni radicali del collo, del 42,5% per le dissezioni selettive, e del 25% per le dissezioni modificate. Per ciascun tipo di svuotamento, sono stati inclusi differenti sottotipi. L’identificazione del SAN, step fondamentale nella chirurgia del collo, è assolutamente dipendente da un corretto studio preoperatorio attraverso la diagnostica per immagini. La dissezione del collo modificata ha percentuali di controllo regionale simili a quelle di operazioni più demolitive in pazienti accuratamente selezionati, e riduce significativamente il rischio di disturbi funzionali.
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Caravaggi, Lucina. "Disconnessioni e infrastrutture di paesaggio." CRIOS, no. 19 (May 2021): 20–33. http://dx.doi.org/10.3280/crios2020-019003.

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Abstract:
"Roma in movimento" è il titolo di una recente ricerca dedicata al rapporto tra le forme di prigionia urbana e la difficoltà di spostarsi nella città metropolitana di Roma. L'osservazione ravvicinata dello spazio urbanizzato intorno e oltre il GRA conferma che diverse forme di urbanizzazione contemporanea sono riconducibili non solo a nuove specie di insediamenti ma all'insieme di correlazioni ecologiche e servizi funzionali che ne permettono la sopravvivenza. L'ipotesi di lavoro sinteticamente delineata in questo testo è centrata sul concetto di infrastrutture flessibili declinate come nuove ‘infrastrut¬ture di paesaggio' a partire proprio dai temi dello spostamento sostenibile, motore della possibile riattivazione di vasti preziosi paesaggi marginali. L'ipotesi interpretativa indaga alcune categorie del progetto paesaggistico connesse al ‘movimento' (continuità, inter¬sezione e interazione) attraverso cui dare corpo a una nuova rete di spazi e collegamen¬ti verdi al servizio degli spostamenti alternativi alle auto, capaci di favorire nuove forme di accesso democratico alla città.
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Frazzitta, Giuseppe. "La malattia di Parkinson: fi siopatologia, cure farmacologiche, multidisciplinarietà." PNEI REVIEW, no. 2 (November 2022): 9–19. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2022-002002.

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Abstract:
I Parkinsonismi sono un gruppo di disturbi del movimento classificate in forme secondarie e degenerative. La malattia di Parkinson è una forma degenerativa di Parkinsonismo dovuta alla degenerazione della sostanza nigra e alla perdita dei suoi neuroni dopaminergici. La dopamina da essi prodotta ha una funzione di modulazione dell'attività dei nuclei della base. La perdita di tale modulazione porta a una riduzione del movimento con aumento della rigidità, lentezza e parziale perdita di alcuni movimenti automatici: i riflessi posturali, la deambu- lazione e il pendolarismo. La L-Dopa a partire dalla fine degli anni '60 del Novecento ha permesso di curare questi pazienti con miglioramento della rigidità e della lentezza. La breve emivita di questo farmaco ha richiesto lo sviluppo di altre molecole che ne permettessero il prolungamento dell'azione. Purtroppo non sempre tali nuovi farmaci sono risultati efficaci o hanno causato importanti effetti collaterali. La riabilitazione si è rivelata essere efficace nel migliorare gli aspetti motori della malattia e nel migliorare la qualità di vita dei pazienti. Per tale ragione un approccio multidisciplinare e integrato è adesso consigliato come miglior trattamento dei pazienti con malattia di Parkinson.
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Sequenza, M. J., M. R. Loi, F. Londrino, P. Sale, S. Andrulli, A. Noce, O. Durante, et al. "Sicurezza nella scelta dell'Inibitore di Pompa Protonica nel nefropatico cronico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 3 (January 26, 2018): 11–15. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1152.

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Abstract:
Il paziente nefropatico cronico facilmente presenta alterazioni morfologiche e funzionali dell'apparato gastroenterico. I segni più comuni e precoci nella sindrome uremica cronica sono rappresentati dai disturbi gastrointestinali. Da alcuni decenni abbiamo a disposizione dei farmaci con potente azione inibente la secrezione acida gastrica: gli inibitori di pompa protonica (IPP) hanno una struttura chimica affine, uno stesso meccanismo d'azione e sono molto importanti per il trattamento delle patologie acido correlate, per l'eradicazione dell'Helicobacter Pylori, per la prevenzione e la cura della gastropatia da farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Somministriamo ai nostri pazienti questa classe di farmaci, con terapie che continuano nel tempo, nonostante la risoluzione della malattia (gastroprotezione). Ma gli IPP possono essere utilizzati indistintamente nei nefropatici cronici oppure sarebbe utile conoscere il profilo del farmaco per una corretta scelta? In questo articolo si argomenta che i loro effetti collaterali non sono molto rilevanti e sono abbastanza simili: il loro impiego nel lungo termine è sicuro. La potenza e l'efficacia dei vari IPP, dall'analisi comparativa dei vari trial clinici, risulta essere molto simile sulla base dei milligrammi di sostanza utilizzata. L'unica eccezione illustrata in questo lavoro è rappresentata da 6 pazienti in emodialisi, trattati con lansoprazolo (15 mg), che presentavano gastriti e ulcere peptiche complicate da gravi episodi di ematemesi e melena con conseguente anemia. Tutti gli IPP hanno dimostrato un'efficacia clinica sovrapponibile, tuttavia vanno valutati di volta in volta i vantaggi (relativi) di ciascun IPP. I criteri di scelta di un IPP sembrano basati, principalmente sulle indicazioni autorizzate, sulle formulazioni disponibili, sul profilo di sicurezza del farmaco.
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Corriero, Michele, and Antonio Ascione. "L'Esercizio Fisico tra Scuola Inclusiva e ADHD: un Protocollo Pedagogico-Motorio Sperimentale." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (December 2022): 341–54. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2022oa14910.

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Abstract:
Nell'inclusione del discente con deficit di disturbo dell'attenzione da iperattività (ADHD) l'esercizio fisico ha un ruolo di primaria importanza. La maggior parte della letteratura scientifica sostiene che gli effetti dell'attività fisica, del movimento e dello sport agiscono sulla riduzione dei sintomi principali dell'ADHD, apportando altresì miglioramenti anche nelle funzioni esecutive. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare il miglioramento dell'inclusione degli alunnni con ADHD nel contesto scolastico, in seguito allo svolgimento di esercizi aerobici. Sono stati considerati dieci studenti con diagnosi dell'ADHD. La loro età variava dagli otto agli undici anni. Questi sono stati divisi casualmente in due uguali gruppi. Il gruppo che ha svolto gli esercizi ha eseguito dieci settimane di programma di attività aerobica, tre sessioni a settimana (nelle prime due settimane la sessione è durata circa 40 minuti e nelle ultime otto settimane la sessione è stata estesa a 50 minuti). È stata utilizzata la scala di valutazione del comportamento degli studenti prima di iniziare e dopo la fine delle dieci settimane del programma di esercizi. I risultati del gruppo di studenti che ha svolto gli esercizi aerobici ha rivelato un miglioramento significativo in tre delle cinque voci coinvolte nella scala (attenzione, capacità motorie e comportamento in classe) con p < 0,05 mentre non vi è stato alcun miglioramento nel gruppo di controllo (p> 0,05).  Si può quindi concludere che un programma di esercizi aerobici regolari correttamente proposto a scuola genera degli effetti positivi sulla sintomatologia dell'ADHD, incidendo, quindi, positivamente sullo stato psico-fisico dei discenti.
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Porena, Massimo. "Urologia funzionale: Nuove acquisizioni scientifiche al servizio della clinica." Urologia Journal 79, no. 1 (January 2012): 5. http://dx.doi.org/10.1177/039156031207900101.

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Abstract:
Questo seminar monografico di Urologia, dedicato all'urologia funzionale del basso tratto urinario, ospita quattro articoli che aprono a nuove prospettive sulla comprensione della fisiopatologia dei LUTS e del loro trattamento, alla luce delle recenti acquisizioni neurofisiologiche, di imaging e di biologia molecolari. Il progressivo allungarsi della vita media registratosi nell'ultima metà del secolo è destinato a diventare un fenomeno caratteristico della nostra epoca, portando all'attenzione dell'urologo nuovi contesti precedentemente considerati di scarso rilievo. L'intera comunità scientifica, e la comunità urologica nello specifico, appare oggi unanime nel considerare necessario incrementare i propri sforzi verso un costante supporto verso la qualità di vita. Questa volontà è particolarmente evidente per quelle patologie, come i disturbi del baso tratto urinario, che non minacciano direttamente la quantità di vista del singolo soggetto, ma minano profondamente la sua realizzazione individuale e sociale determinando profonde alterazioni qualitative. Succede così che dopo aver saputo opporsi con efficacia e prontezza inaspettate all'attacco di patologie infettive e neoplastiche, l'urologo si confronta oggi con altre sfide. I quattro lavori presentati in questo volume testimoniano l'impegno e il contributo dell'urologia funzionale italiana che con instancabile dedizione alla causa della salute dei propri pazienti, verso le patologie funzionali del basso tratto urinario. La comprensione che l'urotelio, in passato considerato alla stregua di una semplice barriera fisica, che separava le urine dal corpo, partecipi alla regolazione neurologica periferica del riflesso minzionale, che cellule epiteliali assumano la capacità di svolgere un ruolo sensorio afferenziale e che da questo ne derivi una nuova prospettiva terapeutica, rappresentano i principali avanzamenti nella gestione del paziente con vescica neurologica. Se in passato la correzione anatomia del difetto/descensus degli organi pelvici costituiva la prima ed unica soluzione, oggi siamo consapevoli che la correzione anatomica è un momento chirurgico che deve guardare ed ottenere un miglioramento dei sintomi. I quattro lavori, scritti da autori il cui valore è riconosciuto a livello nazionale ed internazionale, ci fanno comprendere come l'aumento dei valori relativi agli anni di vita media nei paesi più industrializzati sia un bene incompleto se non è accompagnato da un miglioramento della qualità di vita stessa delle persone. Come urologi, abbiamo motivi di ritenere — certo ognuno potrà considerare dentro di sé quanto tutto ciò sia reale — che la tutela della qualità di vita rappresenti il problema di primaria ed imprescindibile importanza in ogni nostro reparto ed è per questo che siamo orgogliosi di ospitare su Urologia un contributo clinico-scientifico in tal senso.
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Pavoni, C., E. Cretella Lombardo, R. Lione, P. Bollero, F. Ottaviani, and P. Cozza. "Orthopaedic treatment effects of functional therapy on the sagittal pharyngeal dimensions in subjects with sleep-disordered breathing and Class II malocclusion." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 6 (December 2017): 479–85. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1420.

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Abstract:
Con il termine Sleep disorder breathing (SDB) s’intendono tutte quelle difficoltà respiratorie che si verificano durante il sonno. Si può osservare una grande variabilità nella sintomatologia dei pazienti affetti da SDB, direttamente proporzionale alla resistenza che le vie aeree superiori offrono al passaggio dell’aria quando queste sono ostruite. L’SDB rappresenta un ampio ventaglio di disturbi che vanno dal russamento primario fino ad arrivare alle apnee ostruttive del sonno. I bambini con problemi respiratori tendono a compensare l’ostruzione delle vie aeree assumendo posizioni caratteristiche, tali da garantire il mantenimento della pervietà delle vie aeree durante il sonno. Un’anomalia di posizione nel sonno, durante la fase di crescita e sviluppo, si ripercuote in un’alterazione dello sviluppo occlusale e in una modifica del pattern di crescita. Le principali alterazioni sono a carico del mascellare superiore, dell’altezza facciale, del tono muscolare e della posizione mandibolare; nei bambini con SDB, infatti, è spesso presente un pattern scheletrico di Classe II, con lunghezza mandibolare ridotta ed overbite aumentato. Lo scopo del presente studio è stato quello di valutare i cambiamenti craniofacciali indotti dalla terapia funzionale di avanzamento mandibolare con particolare riferimento alla dimensione sagittale delle vie aeree, superiori ed inferiori, alla posizione dell’osso ioide e alla posizione della lingua in soggetti con SDB e malocclusione di Classe II, messi a confronto con un gruppo controllo in Classe II non trattato. 51 soggetti (24 femmine, 27 maschi; età media 9,9 ± 1,3 anni) con malocclusione dentoscheletrica di Classe II e SDB trattati con il dispositivo funzionale Monoblocco Modificato (MM) sono stati messi a confronto con un gruppo controllo non trattato di 31 soggetti (15 maschi, 16 femmine; età media 10,1 ± 1,1 anni) presentanti la stessa malocclusione senza SDB. Il gruppo di studio è stato valutato da uno specialista in otorinolaringoiatria per la definizione del tipo di respirazione ed è stato sottoposto ad un esame fisico completo. I genitori di tutti i pazienti hanno completato un questionario per valutare la presenza di sintomi notturni e diurni prima e dopo il test clinico (versione italiana in 22 punti del Pediatric sleep questionnaire, ideato da Ronald Chervin). Le teleradiografie in proiezione latero laterale sono state analizzate all’inizio e alla fine del trattamento con MM. Tutte le misurazioni cefalometriche dei due gruppi sono state analizzate attraverso dei test per la valutazione statistica dei cambiamenti avvenuti durante il trattamento. I risultati hanno evidenziato dei cambiamenti scheletrici favorevoli nel gruppo trattato a tempo T2. La terapia funzionale di avanzamento mandibolare ha indotto dei cambiamenti statisticamente significativi nella dimensione sagittale delle vie aeree, nella posizione dell’osso ioide e nella posizione della lingua in soggetti di Classe II affetti da SDB rispetto ai controlli non trattati. Dopo la terapia ortodontica in 45 pazienti del gruppo di studio è stata osservata una riduzione dei sintomi diurni di SDB. Il trattamento con apparecchiature funzionali, non solo migliora i rapporti tra mascellare superiore e mandibola, ma riduce anche il rischio del collasso delle vie aere superiori. La logica terapeutica si basa sul concetto che tutte le anomalie, legate ad un retroposizionamento mandibolare, beneficiano della terapia funzionale di avanzamento mandibolare, che è in grado di ampliare lo spazio posteriormente alla lingua ed allo stesso tempo promuovere l’avanzamento linguale. Lo spostamento anteriore della mandibola influenza la posizione dell’osso ioide e la posizione della lingua, aumentando lo spazio intermascellare in cui quest’ultima alloggia e migliorando la morfologia delle vie aeree superiori. Ne consegue sia la risoluzione della malocclusione scheletrica di Classe II che il miglioramento dei rapporti retrofaringei, eliminando quei fattori predisponenti per lo sviluppo di disturbi respiratori in età adulta.
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Rose, Peter. "Spectators and spectator comfort in Roman entertainment buildings: a study in functional design." Papers of the British School at Rome 73 (November 2005): 99–130. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002993.

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Abstract:
SPETTATORI E COMFORT PER LO SPETTATORE NEGLI EDIFICI ROMANI DI INTRATTENIMENTO: UNO STUDIO SUL DESIGN FUNZIONALEGli edifici per spettacolo di epoca romana costituivano una parte integrante della società e del suo modo di rappresentare una gerarchia sociale. Non solo i posti a sedere dello spettatore erano determinati da un'ampia gamma di regolamenti legali, ma anche il raggiungimento degli stessi e l'ulteriore circolazione all'mterno degli edifici era controllata dalla loro posizione sociale. Le precedenti ricerche sugli edifici di intrattenimento si sono concentrate fondamentalmente sul singolo edificio, considerato un tipo architettonico, o sulla loro natura e funzione nell'ambito della società romana. Non molti studiosi hanno dedicato la loro attenzione alle migliaia di spettatori che realmente usavano questi edifici d'intrattenimento; o sulle precauzioni prese al fine di garantire un ambiente sicuro ed efficiente per il movimento e lo stare seduti in massa della gente. Tutti questi aspetti dovrebbero aver ampiamente influenzato le necessità funzionali e il design degli edifici per spettacolo. L'obiettivo di questo articolo è pertanto quello di approcciare questi argomenti attraverso l'analisi del design funzionale degli edifici d'intrattenimento dal punto di vista di uno spettatore. L'enfasi verrà posta sugli spettatori e sul loro comfort al fine di illustrare come questo possa aver avuto un'influenza sull'organizzazione degli edifici in questione. Lo strumento d'analisi sarà un confronto di tre edifici romani per spettacolo — il teatro di Marcello, il Circo Massimo e il Colosseo — con l'architettura degli stadi moderni.
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Malacrea, Marinella, Francesco Felis, Marco Pagani, and Isabel Fernandez. "Esperienze traumatiche e ricordi: implicazioni in campo clinico e legale." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 50 (August 2022): 132–65. http://dx.doi.org/10.3280/qpc50-2022oa14085.

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Abstract:
L'articolo ha l'obiettivo di fare il punto su quanto sappiamo sulla memoria traumatica e sull'eventuale possibilità di alterarla producendo "falsi ricordi", dal punto di vista sia della psicologia clinica che della psicologia giuridica. Negli ultimi anni ci sono state molte pubblicazioni e ricerche su come le esperienze traumatiche sono immagazzinate e codificate in memoria e sulle reazioni post-traumatiche che presentano le persone esposte a situazioni da stress estremo. Questo ha avuto un effetto importante nel campo della psicoterapia e del trattamento dei disturbi post-traumatici, contribuendo alla loro comprensione e dando strumenti utili per la loro risoluzione. Allo stesso tempo, negli anni '90 è nato un movimento opposto, chiamato "false memory syndrome", dove spesso gli psicoterapeuti venivano accusati di produrre falsi ricordi di abusi sessuali nei loro pazienti. Sotto accusa erano finiti metodi come l'ipnosi, le terapie di gruppo, le tecniche di immaginazione guidata o di interpretazione dei sogni: ma in generale sotto accusa era finita l'attività psicoterapeutica in ogni sua forma. Ad oggi il dibattito continua, sollevando dubbi specie sulle psicoterapie mirate alla risoluzione degli esiti post traumatici. L'articolo percorre i vari aspetti di questa diatriba e cerca di fare luce sulla comprensione degli aspetti clinici particolarmente complessi di situazioni traumatiche croniche, rispondendo agli autori che sostengono che la psicoterapia può creare falsi ricordi.
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Pelliccioli, G. P., O. Presciutti, P. Floridi, S. Campanella, P. Chiarini, R. Tarducci, and M. Zampolini. "La risonanza magnetica funzionale nello studio della riorganizzazione plastica cerebrale, post-ictale." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 31. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s209.

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Abstract:
Negli ultimi anni lo studio dei meccanismi di recupero funzionale dopo ictus è progredito grazie all'utilizzo di nuove tecniche di indagine sia con immagini che con registrazione elettrofisiologiche. L'interesse è accentuato dal potenziale utilizzo di queste conoscenze per mettere a punto opportuni programmi terapeutici e riabilitativi. Scopo di questo lavoro è stato quello di indagare mediante Risonanza Magnetica funzionale (fMR) quali aree motorie fossero coinvolte nel recupero dopo ictus cerebrale. Sono stati studiati 10 pazienti con ictus sottocorticale ischemico (5 con emiparesi destra e 5 con emiparesi sinistra) in buon recupero funzionale. L'età media era 59,1 anni (min 37, max 84). Tutti i pazienti sono stati indagati effettuando uno studio per immagini e funzionale. La fMR è stata realizzata con apparecchiatura General Electric 1,5 T mediante sequenze SPGR (TR/TE 64/48 ms, Flip Angle 17°, FOV 22×6 cm2, matrice 256times128, spessore di strato 6 mm) costituite da 3 sezioni assiali oblique contigue, parallele alla linea inter-commissurale, condotte a livello della corteccia motoria. L'esame funzionale è stato preceduto da uno studio convenzionale utilizzato per dimostrare le lesioni, per programmare le sequenze funzionali e per fornire una correlazione anatomica ai pixel attivati. La fMR è stata effettuata alternando acquisizioni ottenute durante un movimento delle dita con sequenze eseguite in condizioni di riposo sia per la mano paretica che per quella sana. Per l'elaborazione è stata usata la tecnica “cross correlation” con soglia usando la “box-car” come forma d'onda di riferimento. Sono stati considerati “attivati” i pixel con coefficiente di correlazione (CC) ≥ 70% del CC massimo. I pixel selezionati, codificati mediante colorazione e sovrapposti alle immagini anatomiche, sono stati quantificati con apposito programma, suddivisi per aree motorie corticali. I risultati hanno evidenziato un'attivazione bilaterale durante il movimento della mano paretica mentre si è registrata un'attivazione controlaterale più selettiva durante il movimento della mano sana. Nell'emisfero omolaterale alla paresi si è inoltre rilevato un incremento dell'attivazione nelle aree premotoria e supplementare motoria. Questi dati sembrerebbero dimostrare che una maggiore attivazione delle aree motorie corticali omolaterali alla lesione sia un importante meccanismo di compenso al danno funzionale conseguente ad ictus. Tale attivazione può avere un duplice significato: un rinforzo delle vie discendenti cortico-spinali già presenti nel soggetto sano e un ausilio funzionale da parte delle aree premotoria e supplementare motoria verso il lato lesionato.
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Corvaglia, Martina, Francesco Cuccaro, and Angela Assirelli. "Studio RM delle rocche petrose: nuove sequenze di acquisizione." Journal of Advanced Health Care, July 16, 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1907-002.

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Abstract:
Negli ultimi anni l'indicazione allo studio RM delle rocche petrose si sta progressivamente estendendo a molte patologie dell'orecchio. Tuttavia, rimane indagine elettiva principalmente nelle patologie dell'orecchio interno e nei pazienti con perdita e disturbi dell'udito. Importanti studi hanno dimostrato che le tecniche RM di diffusione (DWI) sono utili per fare diagnosi di colesteatoma dell'orecchio medio, soprattutto quando il quadro clinico e la TC non sono esaustivi ed è richiesta una maggiore specificità tissutale. La diffusione è il risultato del movimento di traslazione termica delle molecole d'acqua: il movimento è casuale (browniano) con distanze microscopiche, per cui la misura della diffusione protonica può consentire di valutare l'integrità e la funzionalità cellulare sia in condizioni normali che non. Nei tessuti biologici normali la direzione della diffusione è "obbligata" dalla presenza di strutture cellulari ed extracellulari e ciò indica che è presente una certa restrizione fisiologica della diffusione. Lo studio della diffusione in RM si basa sulla rilevazione della alterazione della diffusività delle molecole d'acqua nel tessuto osservato in alcune situazioni patologiche. Nello specifico, in RM esistono diversi tipi di sequenze DWI, tra cui, i due principali sono la Single Shot DWI e la Multi Shot DWI.
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Grassia, Gianluca. "Correlazioni tra disfonia postura e malocclusione." Journal of Advanced Health Care, July 17, 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1907-004.

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Abstract:
La voce è un segnale acustico, caratterizzato da una frequenza fondamentale e dai suoi multipli interi, variamente amplificati e/o smorzati ad opera delle cavità di risonanza. I disordini della voce sono causati da un disturbo o da una perdita della normale funzione. Ci sono voluti molti anni per dimostrare che la masticazione è solo una delle funzioni dell’apparato odontostomatognatico, in quanto tale apparato è coinvolto direttamente e indirettamente anche nella respirazione, nell’orientamento, nell’equilibrio, nella postura, nel parlato, nel cantato. La fonazione è una funzione multidimensionale e quindi la valutazione della voce non può limitarsi ad un singolo aspetto, ma deve essere multiparametrica. Una corretta valutazione diagnostica clinico-strumentale e` alla base dell’interpretazione dei segni clinici e quindi dell’individuazione della patologia vocale specifica: la diagnosi e` di competenza del medico specialista, foniatra e/o otorinolaringoiatra. E’ necessaria una metodica di indagine standardizzata, in modo che tutti i professionisti del settore si possano confrontare con le stesse unità di valutazione. Possiamo riassumere che ogni volta che siamo di fronte alla persona affetta da disfonia disfunzionale è raccomandabile avere una visione globale del paziente. L’intervento mira al ripristino dei principi occlusali (riabilitazioni temporo-mandibolare), alla riprogrammazione posturale globale, ginnastica propriocettiva computerizzata, al controllo dei movimenti del diaframma e, di conseguenza, del flusso di aria e della vibrazione delle corde vocali, mantenendo tonica la muscolatura addominale. Questa visione olistica risulta maggiormente efficace al raggiungimento dell’eufonia, intesa come la miglior voce possibile, naturale, in assenza di fatica, senza sforzo, senza contrazioni per cui lo Speech assume caratteristiche di economicità efficienza ed efficacia in un contesto di quotidianità colloquiale.
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