Academic literature on the topic 'DISTURBI DELL'UMORE'

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Journal articles on the topic "DISTURBI DELL'UMORE"

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Brambilla, Paolo, Francesco Barale, Edgardo Caverzasi, and Jair Constante Soares. "Anatomical MRI findings in mood and anxiety disorders." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 11, no. 2 (June 2002): 88–99. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005558.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Gli studi con Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) hanno permesso la valutazione in vivo dell'anatomia cerebrale di vari disturbi psichiatrici e l'approfondimento degli ipotetici circuiti cerebrali disfunzionali coinvolti nella patofisiologia di queste malattie. In questo articolo abbiamo revisionato la letteratura comprendente gli studi con RMN condotti nei disturbi dell'umore e d'ansia. Metodi – Tutti gli studi in Inglese con RMN condotti in pazienti con disturbo dell'umore o d'ansia pubblicati tra il 1966 ed il gennaio 2002 sono stati identificati attraverso una ricerca Medline, completata dall'analisi manuale delle referenze bibliografiche. Risultati – Differenti aree anatomiche cerebrali sembrano essere coinvolte nei diversi sottotipi di disturbo dell'umore. Infatti, l'ippocampo ed i gangli della base sembrano essere anormali nei disturbo unipolare, mentre l'amigdala ed il cervelletto in quello bipolare. Questo suggerisce che le due malattie abbiano un substrata biologico distinto. Per quanto riguarda i disturbi d'ansia, le regioni orbito-frontali ed i gangli della base sembrano avere un'anatomia anormale nei disturbo ossessivo-compulsivo, i lobi temporali nei disturbo da attacchi di panico e l'ippocampo nei disturbo post-traumatico da stress. Conclusioni – I dati della letteratura riassunti in questo articolo suggeriscono che specifiche aree cerebrali siano coinvolte nella patofisiologia dei disturbi dell'umore e d'ansia. Tuttavia, gli studi a tutt'oggi a disposizione sono stati condotti su campioni relativamente piccoli di soggetti, spesso sottoposti a medicamenti psicotropi, e sono in gran parte studi trasversali. Per tale motivo gli studi con RMN in futuro dovranno avere un disegno di tipo longitudinale ed arruolare campioni più ampi di soggetti, possibilmente senza trattamento psicofarmacologico, al primo episodio di malattia o ad alto rischio di sviluppare un disturbo dell'umore o d'ansia. Inoltre, l'associazione di questo tipo di ricerche con studi di tipo genetico potranno essere estremamente utili per separare anomalie anatomiche cerebrali di stato da quelle di tratto e per ulteriormente caratterizzare la patofisiologia di questi disturbi.
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Porcelli, Stefano. "Neurobiologia del cervello sociale nei disturbi d'ansia e dell'umore - Mini-review." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 51 (January 2023): 32–71. http://dx.doi.org/10.3280/qpc51-2022oa15181.

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Abstract:
La conoscenza attuale permette di tracciare un iniziale quadro dei complessi substrati neurobiologici che sostengono il funzionamento del cervello sociale negli umani. L'alta complessità del cervello sociale determina tuttavia un'alta vulnerabilità verso diversi disturbi neuropsichiatrici.Nel presente articolo, ci siamo focalizzati sulle disfunzioni sociali presenti nei principali disturbi dell'umore e di ansia, descrivendo i substrati neurobiologici che sono stati associati a tali deficit. È interessante notare che tali substrati risultano simili in questi disturbi e simili a quelli riscontrati in altri disturbi neuropsichiatrici, seppure risultino impattati in misura diversa nelle diverse condizioni. Perciò, le disfunzioni sociali potrebbero rappresentare un dominio (parzialmente) indipendente con specifiche alterazioni biologiche alla sua base.Una migliore comprensione di tali basi neurobiologiche potrebbe aprire la strada allo sviluppo di trattamenti mirati per tali deficit.
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Rossi, Roberta, Maria Moro, Giovanna Torre, Francesca Tripodi, and Chiara Simonelli. "Obesitŕ e sessualitŕ femminile." RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, no. 2 (December 2011): 47–50. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2011-002008.

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Abstract:
L'aumento esponenziale dell'obesitŕ costituisce un problema di salute pubblica con ricadute sia sul benessere fisico ed emotivo, sia sulla salute sessuale del soggetto obeso. Tra i disturbi dell'umore, la depressione sembra essere la patologia piů presente tra la popolazione obesa rispetto alla popolazione normopeso.
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Viaro, Maurizio. "La famiglia di contrabbando nei servizi per l'etŕ evolutiva." TERAPIA FAMILIARE, no. 94 (February 2011): 127–41. http://dx.doi.org/10.3280/tf2010-094009.

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Abstract:
L'Articolo descrive un caso in cui la diagnosi differenziale tra distimia e sindrome mista ansioso-depressiva viene utilizzata in una intervento di ristrutturazione che introduce la dimensione relazionale, nel contesto di un Servizio di Neuropsichiatria Infantile. Alcune differenze tra DSM-IV e ICD10 per la diagnosi dei disturbi psichiatrici nell'Infanzia e Adolescenza, relative ai disturbi dell'umore, vengono discusse. Anche per i terapeuti di impostazione sistemica, č importante una buona conoscenza dei manuali di classificazione diagnostica, oggi richiesta in modo piů pressante sia dai Servizi a scopi statistici e amministrativi sia in conseguenza dalla crescente diffusione dell'informazione via Internet, sia per limitare la tendenza alla moltiplicazione di interventi sia psicologici che psicofarmacologici, sui bambini e sulle loro famiglie.
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Aceti, Franca, Francesca Aveni, Nicoletta Giacchetti, Paola Motta, and Bianca Straniero Sergio. "La depressione post-partum: inquadramento del problema." TERAPIA FAMILIARE, no. 94 (February 2011): 189–202. http://dx.doi.org/10.3280/tf2010-094013.

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Abstract:
In questo articolo gli Autori presentano i risultati preliminari relativi a 20 pazienti con diagnosi di depressione post-partum. Di recente infatti, č stato avviato dalla UOS di Igiene Mentale delle Relazioni Affettive e del post-partum del Policlinico Umberto I di Roma, un progetto intervento sui disturbi dell'umore nel puerperio. I dati raccolti finora indicano la prevalenza di un disturbo di personalitŕ del cluster B e che la depressione post-partum si configura come una difficoltŕ nel processo di separazione-individuazione madre-bambino che appare isomorfa a una indifferenziazione dei partner dalla propria famiglia di origine. Sia a livello individuale materno che della coppia, l'evento nascita, in quanto riedizione di vissuti di antiche separazioni, viene sperimentata come fonte di angosce e di pericolo.
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Fedrizzi, Emanuela, Alice Marzadro, and Elena Bravi. "Un gruppo sui problemi interpersonali a tempo determinato in contesto ambulatoriale." GRUPPI, no. 2 (October 2021): 57–76. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa2-2020oa12581.

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Abstract:
Si presenta uno studio clinico di un gruppo ambulatoriale a tempo limitato con focus sui problemi interpersonali realizzato utilizzando un modello sviluppato originariamente da MacKenzie che ha concettualizzato un gruppo psicoterapeutico chiuso per adattare interventi brevi e focali all'ambito della salute pubblica. L'articolo intende illustrare l'uso del gruppo sui problemi interpersonali, esemplificare come misure individuali e di gruppo di outcome possono essere un aiuto aggiuntivo della pratica clinica e mostrare come i sintomi ansiosi e depressivi che cadono nello spettro dei disturbi dell'umore possano essere trattati con un modello di gruppo che interviene focalmente sulle relazioni interpersonali attuali. Lo studio mette in evidenza come il gruppo sui problemi interpersonali che prevede solo pochi criteri di esclusione (disturbi della condotta, fase acuta per separazioni, lutti, suicidalità, significative caratteristiche di un disordine borderline di personalità) rappresenti una modalità di trattamento a cui indirizzare un'ampia e difficile popolazione di pazienti afferenti all'area della salute mentale pubblica. 
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Sabatello, Ugo, and Chiara Rogora. "L'adolescente e la pandemia da COVID-19. Intervista al prof. Ugo Sabatello." PSICOBIETTIVO, no. 3 (December 2021): 141–52. http://dx.doi.org/10.3280/psob2021-003010.

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Abstract:
È ormai chiaro all'opinione pubblica e soprattutto a noi sanitari che operiamo nel l'ambito della salute mentale in età evolutiva, che la pandemia da COVID-19, ma soprattutto le restrizioni sociali che ne sono derivate, sono state un detonatore per il deflagrare della sofferenza psichica, per una larga parte della popolazione giovanile. Gli adolescenti in particolare sembrano essere coloro che stanno pagando il prezzo più alto. Sembra esserci stata un'impennata di diagnosi importanti come gravi disturbi dell'umore, cutting, tentativi di suicidio, disturbi del comportamento alimentare ecc. L'intervista che segue vuole fare il punto sulla situazione dei Servizi ospedalieri di Neuropsichiatria Infantile che insieme ai Servizi territoriali sono stati "presi d'assalto". Le richieste di aiuto, di ricovero, di presa in carico sono nettamente aumentate e sproporzionate rispetto alla disponibilità di posti letto e/o disponibilità di valenze per la presa in carico. L'intervista è stata concessa dal dott. Ugo Sabatello che ha accettato di rispondere per iscritto alle domande curando così personalmente la bibliografia e la forma espositiva.
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Rucci, Paola, and Jack D. Maser. "Instrument development in the Italy-USA Collaborative Spectrum Project." Epidemiology and Psychiatric Sciences 9, no. 4 (December 2000): 249–56. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008381.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Il Progetto Collaborativo dello Spettro mira a definire condizioni sottosoglia e atipiche non sufficientemente caratterizzate nel DSM-IV e nell'ICD-10, per le quali non sono disponibili adeguati strumenti di valutazione. Scopo di questo articolo è la descrizione delle procedure di sviluppo e validazione degli strumenti per misurare lo spettro di cinque disturbi psichici. Disegno – Sono stati effettuati 4 studi trasversali, di cui 3 multicentrici condotti in Italia, ed uno condotto esclusivamente a Pisa. Un ulteriore studio trasversale di validazione dello spettro del panico-agorafobia è stato condotto a Pittsburgh. Setting – Pazienti ambulatoriali afferenti alle cliniche universitarie, studenti universitari e, in uno degli studi italiani, anche un campione di frequentatori abttuali delle palestre. Principal misure utilizzate – Cinque interviste strutturate per valutare lo spettro del panico-agorafobia (SCI-PAS), dell'umore (SCI-MOODS), della fobia sociale (SCI-SHY), lo spettro ossessivo-compulsìxvo (SCI-OBS) e quello dei disturbi della condotta alimentare (SCI-ABS), unitamente ad una intervista diagnostica e ad una serie di strumenti auto ed eterovalutativi di contenuto analogo ai domini delle interviste. Risultati – Tutti i domini delle interviste hanno mostrato una elevata stabilità temporale (coefficiente di correlazione intraclasse >0.61) ed una soddisfacente consistenza interna. I punteggi medi dei domini sono risultati significativamente più elevati nei casi rispetto ai controlli e, nella quasi totalità dei confronti, nei pazienti con il disturbo di interesse rispetto ad altri disturbi. I confronti con strumenti analoghi per contenuto hanno messo in luce una buona validità concorrente per i domini dello spettro del panico-agorafobia, della fobia sociale e del disturbo ossessivo-compulsivo. Differenze sono emerse tra i domini dello spettro della condotta alimentare ed altri strumenti autovalutativi, verosimilmente legate anche alla forma di somministrazione. E' stata definita e testata clinicamente una soglia per lo spettro del panico-agorafobia nel campione americano. Conclusioni – Le proprietà psicometriche degli strumenti sono molto soddisfacenti e sono in corso studi di validazione clinica. Le condizioni atipiche e sottosoglia richedono attenzione negli studi clinici ed epidemiologici.
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Carta, Mauro Giovanni, Piero Coppo, Mario Antonio Reda, Maria Carolina Hardoy, and Bernardo Carpiniello. "Depression and social change. From transcultural psychiatry to a constructivist model." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no. 1 (March 2001): 46–58. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008538.

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Abstract:
RIASSUNTOSulla base di precedenti studi del nostro gruppo i cui risultati verranno sintetizzati, il lavoro avanza alcune ipotesi sull'evoluzione della sintomatologia depressiva e sul possibile incremento del rischio depressivo legato alle modificazioni sociali. Vengono esaminati i disturbi dell'umore in emigrati senegalesi ed i fattori protettivi quali uno stretto supporto sociale che sembrano determinare un basso rischio in queste popolazioni. Verrà analizzata l'ipotesi che l'“occidentalizzazione”, intesa come la perdita a livello individuale dello stile di vita tradizionale, delle abitudini lavorative, dei valori culturalmente determinati, della lingua, a favore delle attitudini influenzate dalla cultura occidentale, possa rappresentare un fattore di rischio per i disturbi depressivi, almeno nelle espressioni cliniche comuni nei contesti occidentali. Precedenti ricerche del nostro gruppo, sembrano infatti indicare la presenza di quadri depressivi in popolazioni scarsamente occidentalizzate quali i nomadi Peul o i contadini Dogon del Sub-Sahara, ma, in questo contesto, tuttavia, i sintomi depressivi, peraltro rari, appaiono secondari a disturbi somatici gravi, tranne che in individui scolarizzati. Le ricerche rilevano due distinte e contrapposte modalità di espressione clinica che vengono definite rispettivamente “occidentale” o della “colpa” e “tradizionale” o della “dislocazione dal gruppo”. Ulteriori indagini condotte in aree in rapida trasformazione sembrano indicare che i fattori ambientali possano influenzare l'evoluzione dei sintomi depressivi dall'una all'altra forma e modificare la soglia di scatenamento di schemi emotivo comportamentali depressivi. E' supposto che le perturbazioni dell'assetto sociale rendano adattive attitudini alia “iperesponsabilizzazione compulsiva”, una serie di convinzioni profonde che possono essere considerate allo stesso tempo come un prodotto dell'“occidentalizzazione” e come fattore di rischio depressivo. Gli individui dotati di tali caratteristiche di base, attraverso opportunità di vita offerte dal cambiamento sociale maturerebbero sistemi complessi e innovativi di interpretazione della realtà, di attribuzione della causalità e del controllo degli eventi, di vivere le emozioni. A partire da tale modello viene proposta una ridiscussione del concetto di soglia e una chiave di lettura della trasformazione della fenomenologia depressiva, se si ipotizza che i nuovi sistemi organizzativi della conoscenza, pur capaci di rispondere alle esigenze emergenti, espongano ad una maggiore vulnerability depressiva.
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Valoriani, Vania, Serena Vaiani, and maria Gabriella Ferrari. "Intersoggettivitŕ primaria, interazione precoce ed esperienza di allattamento: soddisfazione materna ed esordio depressivo come fattori di rischio per lo sviluppo infantile." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2010): 72–95. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2009-003004.

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Abstract:
Questo studio longitudinale ha valutato 33 madri dal 3° trimestre di gravidanza ai 3 mesi circa dal parto. Il campione fa parte di un piů ampio studio sulla transizione alla genitorialitŕ, dal quale sono state selezionate le donne con una relazione stabile con il partner e un buon supporto sociale percepito per poter escludere fattori di rischio psicosociale, che non riportavano precedenti disturbi psichiatrici, gravidanza fisiologica e bambini nati sani e a termine. In gravidanza č stato valutato il tono dell'umore materno, la soddisfazione nella relazione di coppia e i sintomi psichiatrici life-time. A circa 3 mesi dal parto il protocollo comprendeva la videoregistrazione dell'interazione con il bambino secondo la metodica del Global Rating Scale (GRS), il retest della scala per la depressione e un'intervista sul contesto emotivo della maternitŕ con riferimento all'andamento e alla soddisfazione nell'esperienza di allattamento. I risultati hanno evidenziato correlazioni negative fra segni di depressione della madre dopo il parto e la scala della sensibilitŕ del GRS, cosě come la qualitŕ del supporto del partner č apparsa correlata con le problematiche relative all'esperienza di allattamento e a piů evidenti sintomi depressivi. La comunicazione nell'interazione dei bambini che avevano avuto un allattamento problematico, o lo avevano giŕ interrotto o mai iniziato, č risultato piů povera nelle scale del GRS. I risultati confermano l'ipotesi che la relazione di allattamento possa essere un fattore protettivo nello sviluppo di competenze in- fantili, come dimostrato dai bambini durante l'interazione con la madre, nel senso di maggior capacitŕ di elicitare risposte positive nella madre.
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Dissertations / Theses on the topic "DISTURBI DELL'UMORE"

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LANZA, DI SCALEA TERESA. "Correlati biologici di stress psicosociale in donne con disturbi dell'umore durante la transizione menopausale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1166.

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Abstract:
Introduzione: Lo stress psicosociale si riferisce ad eventi acuti o cronici di origine psicologica e/o sociale che dispongono del potenziale di interferire con l' omeostasi bio-psico-sociale dell'individuo. Studi epidemiologici mostrano che fattori di stress psicosociale sono predittori indipendenti per lo sviluppo di sindrome metabolica in donne in postmenopausa. Essi inoltre aumentano il rischio per lo sviluppo di disturbo depressivo maggiore e sintomi depressivi sottosoglia in donne in peri- e postmenopausa. Obiettivi: Il presente elaborato presenta dati derivanti da uno studio trasversale su donne con depressione maggiore in regime di ricovero ordinario al fine di 1) confrontare variabili metaboliche in donne in peri- e postmenopausa e 2) studiare la direzione e forza dell'associazione tra fattori di rischio psicosociale (supporto sociale, disaccordo coniugale) e variabili biologiche. Risultati: Donne in postmenopausa avevano valori medi di pressione arteriosa sistolica e di circonferenza vita maggiori rispetto a donne in perimenopausa della stessa età. Il supporto sociale e il disaccordo coniugale sono risultati associati ai valori di cortisolemia al risveglio (una sola misurazione tramite prelievo di sangue venoso) indipendentemente dalla severità dell'episodio depressivo. Conclusioni: Il presente elaborato fornisce dati preliminari per formulare future ipotesi su specifiche pathways bio-psico-sociali che leghino fattori di stress psicosociale a morbilità in donne durante la transizione menopausale.
Background: Psychosocial stress refers to acute or chronic events of psychological or social origin which challenge the homeostatic state of biological systems. Epidemiological data demonstrate that psychosocial factors may play a causal role in the chain of events leading to the metabolic syndrome in women in postmenopause. Also, psychosocial factors predict the risk for developing major depressive disorder in peri- and postmenopausal women. Objective: We present data from a cross-sectional study conducted on a sample of 38 female inpatient with diagnosis of major depressive disorder which sought 1) to compare metabolic variables in postmenopausal and perimenopausal women and 2) to assess the relationship between psychosocial risk factor (social support, marital adjustment) and biological variables. Results: Postmenopausal women showed higher levels of waist circumference and sistolic blood pressure compared to age-matched perimenopausal women. Social support and marital adjustment were significantly associated with levels of plasmatic cortisol at awakening (single time point for blood withdrawal), irrespectively on the severity of current depression. Conclusions: Results from this study will inform future hypothesis regarding pathways that link psychosocial stress to morbidity in women during the menopausal transition.
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Lo, Turco Giovanni. "Analisi spettrale dell'Heart Rate Variability in pazienti con disturbi psichici: valutazione del Sistema Nervoso autonomo nei Disturbi psicotici, d'ansia e dell'umore." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1001.

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Abstract:
Lo scopo del presente studio è stato quello di testare l¿ipotesi primaria di alterazione della Heart rate variability e della frequenza cardiaca in un campione di pazienti affetti da disturbi psichici e l¿ipotesi secondaria di normalizzazione dei valori dell¿HRV come conseguenza del miglioramento clinico. Metodi. Lo studio è stato condotto su un campione di 90 pazienti affetti da disturbi psicotici, d¿ansia e dell¿umore. Ciascun soggetto è stato sottoposto a rilevazione della HRV e della frequenza cardiaca tramite un sensore fotopletismografico e testato con scale di valutazione specifiche in base al disturbo. I parametri rilevati nel campione sono stati confrontati con un gruppo di controllo costituito da soggetti sani. Risultati. Non sono state evidenziate differenze significative della modulazione autonomica cardiaca tra il gruppo di pazienti nei quali si esclude l¿influenza farmacologica ed i controlli; sono, invece, emersi valori significativamente inferiori dei parametri della HRV nel gruppo di soggetti con influenza farmacologica ed in particolare nel sottogruppo di pazienti psicotici, rispetto ai controlli. Dallo studio emerge, inoltre, un incremento significativo della frequenza cardiaca come caratteristica comune nei disturbi psichici, indipendentemente dalla terapia. Il miglioramento clinico sembra promuovere la normalizzazione della variabilità nei soggetti che presentano un¿alta DS, iniziale, del tacogramma. Discussione. Dallo studio si evince un potenziale incremento del rischio di mortalità cardiovascolare nei pazienti, come evidenziato dall¿aumento dei valori della frequenza cardiaca, indipendentemente dal trattamento farmacologico. Tale rischio appare ancora più pronunciato nei pazienti psicotici in trattamento farmacologico a causa della contemporanea riduzione significativa dei parametri della HRV.
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Ruggieri, Valentina. "Coinvolgimento del sistema peptidergico centrale nocicettina/orfanina FQ, N/OFQ al recettore NOP nella modulazione del dolore e nei disturbi dell'umore: ansia e depressione." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426856.

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Abstract:
Nociceptin/orphanin FQ (N/OFQ) and its receptor (NOP) are widely distributed in the central nervous system (CNS), where they modulate several functions such as pain, anxiety, stress, learning, memory, food intake and drug addiction. On this basis, the purpose of the present research was to investigate, in the rat, the role of NOP ligands in: a) modulation on nociception in paracetamol-induced analgesia; b) anxiety-related behaviours after development of tolerance to hypolocomotor effects and c) exposure to chronic stressful conditions which cause depression. As regards point a), we have demonstrated that both the antinociceptive effect of paracetamol (400 mg/kg, i.p.), evaluated by means of the hot-plate test (1) and the changes in central serotonin content were completely abolished by administration of N/OFQ (10 nmol/rat, i.c.v.) and restored by a pre-treatment with the NOP antagonist UFP-101 (20 nmol/rat, i.c.v.). In anxiety experiment (b), a double i.c.v. injection on N/OFQ dose-dependently decreased the expression of anxiety-related behaviour in both the elevated plus maze and the conditioned defensive burying tests without affecting locomotor activity. UFP-101 significantly reduced the effects of N/OFQ to control values in either test (2). In the stress paradigm (c), rats were exposed to chronic mild stress (CMS) (3) for a period of at least 6 weeks to induce a condition of anhedonia, measured as reduction of 1% sucrose solution intake. The stressed groups were treated, once a day, with UFP-101 (5, 10 and 20 nmol/rat, i.c.v.), or imipramine (IMI, 15 mg/kg, i.p.), or saline for 21 days. UFP-101, reinstated sucrose solution intake within the 1st week of treatment following the highest dose; at 10 and 5 nmol/rat it abolished the reduction in sucrose intake from the 2nd and 3rd week treatment, respectively. The restoration of sucrose consumption, once induced, remained stable up to the end of the experiment for all treatments. In the FST, 24 h after the last administration, all UFP-101 treatments decreased the time of immobility to that of non stressed controls. IMI produced similar effects on sucrose intake and on the FST. Pre-treatment with either UFP-101 at the higher doses or with IMI completely abolished the increase in CORT induced by CMS. 5-HT turnover was increased by CMS in the frontal cortex and decreased in the pons; UFP-101, as well as IMI, were able to revert these changes to values comparable to those of non stressed controls. Repeated co-administration of N/OFQ (5 nmol/rat, from day 12 to day 21) completely prevented the behavioural and biochemical effects of UFP-101 (10 nmol/rat). Our results showed that UFP-101 reversed the CMS-induced changes in behaviour, HPA axis control and central 5-HT turnover. It also abolished increase in serum corticosterone induced by CMS and reverted changes in central 5-HT/5-HIAA ratio. Brain-derived neurotrophic factor mRNA and protein in hippocampus were not reduced by CMS nor did UFP-101 modify these parameters. On the whole, the present findings support the view that the N/OFQ-NOP system represents an important candidate target for the development of innovative therapeutics for several neurological conditions, including nociception, and psychiatric diseases, chiefly involving anxiety and depression. References: 1. M. Sandrini et al., Eur J of Pharmacol 2005, 507, 43-48. 2. G. Vitale et al., Peptides 2006, 27, 2193-2200. 3. P. Willner, Trends Pharmacol Sci 1991, 12, 131-136.
La Nocicettina/Orfanina FQ (N/OFQ) è un peptide endogeno non oppioide agonista dei recettori ORL1, attualmente chiamati recettori NOP. N/OFQ e il NOP sono altamente espressi nel sistema nervoso centrale (SNC), in particolare nelle strutture coinvolte nei processi emozionali (ponte, corteccia frontale). La Nocicettina è coinvolta in molti sistemi e funzioni biologici integrati a livello periferico, spinale e sopraspinale; nel SNC, questo peptide ha infatti un'importante influenza sulla risposta ad ansia e stress, apprendimento e memoria, locomozione, alimentazione, ricompensa e dolore. Su questa base, lo scopo della mia tesi di dottorato è stato quello di: a) studiare l'azione della nocicettina nell'analgesia indotta da paracetamolo, b) analizzare il comportamento ansioso dopo sviluppo di tolleranza all'effetto locomotorio e c) indagare il possibile coinvolgimento del sistema dopo esposizione a stress cronico moderato. In riferimento al punto a) abbiamo dimostrato che sia l'effetto analgesico del paracetamolo (400 mg/kg, i.p.), valutato con il test della piastra calda (1), che i cambiamenti dei livelli centrali di serotonina nel ratto, sono completamente revertiti dalla somministrazione di N/OFQ (10 nmol/rat, i.c.v.) e riportati ai livelli dei ratti trattati con paracetamolo dal pre-trattamento con l'antagonista selettivo del recettore NOP, [Nphe1,Arg14,Lys15]N/OFQ-NH2 (UFP-101) (20 nmol/rat, i.c.v.). Per quanto riguarda gli esperimenti sull'ansia (b), una doppia somministrazione intracerebroventricolare ha ridotto l'effetto sulla locomozione della nocicettina, favorendo lo studio del suo ruolo ansiolitico nel ratto, utilizzando due test specifici sui comportamenti legati all'ansia: elevated plus maze e conditioned difensive burying. UFP-101 ha ridotto in modo significativo l'effetto della N/OFQ in entrambi i test (2). Infine, per gli studi del punto c), i ratti sono stati sottoposti allo stress cronico moderato (SCM), un'esposizione cronica giornaliera dell'animale ad una sequenza inevitabile di lievi stimoli stressanti che determina, dopo alcune settimane, un comportamento simil-depresso (anedonia) caratterizzato da una diminuzione del consumo di una soluzione "gratificante" contenente 1% di saccarosio (3). L'UFP-101, somministrato i.c.v. ripetutamente per 21 giorni (5, 10 and 20 nmol/rat, i.c.v.), è in grado di revertire, già a partire dalla prima settimana di trattamento e in modo dose-dipendente, la riduzione del consumo di saccarosio indotta dal SCM. Questo effetto è confermato anche dai dati ottenuti nel test del nuoto forzato (FST). L'imipramina (IMI, 15 mg/kg), farmaco antidepressivo di riferimento, è stata somministrata i.p. per 21 giorni, ed ha prodotto effetti comportamentali simili a quelli dell'UFP-101. Il trattamento con UFP-101 o IMI, inoltre, ha ripristinato, fino ai livelli basali, anche le azioni biochimiche prodotte dallo SCM quali l'incremento dei livelli di corticosterone sierico, le alterazioni del rapporto tra 5-HIAA e 5-HT a livello della corteccia frontale e del ponte. Infine, ripetute co-somministrazioni di N/OFQ (5 nmoli/ratto, dal 12° al 21° giorno) prevengono completamente gli effetti comportamentali e biochimici dell'UFP-101 (10 nmoli/ratto). L'esposizione allo SCM non comporterebbe, invece, una riduzione dei livelli di mRNA o del peptide del fattore neurotrofico brain-derived neurotrophic factor (BDNF) nell'ippocampo in confronto con l'animale non stressato. Questi risultati forniscono un supporto all'ipotesi secondo la quale il recettore NOP possa rappresentare un candidato target per lo sviluppo di nuove terapie in campo neurologico, come nocicezione, ansia e depressione. Bibliografia: 1. M. Sandrini et al., Eur J of Pharmacol 2005, 507, 43-48. 2. G. Vitale et al., Peptides 2006, 27, 2193-2200. 3. P. Willner, Trends Pharmacol Sci 1991, 12, 131-136.
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CECCHELLI, CHIARA. "L'USO NATURALISTICO DELLA STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANICA NEI DISTURBI DELL'UMORE FARMACO-RESISTENTI." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/799900.

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Abstract:
La Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) è una tecnica di neuromodulazione e neurostimolazione, basata sul principio dell’induzione elettromagnetica di un campo elettrico a livello cerebrale. Tale campo, se di magnitudo ed intensità sufficienti, è in grado di depolarizzare i neuroni corticali. Gli impulsi TMS applicati in modo ripetitivo possono modulare l’eccitabilità corticale aumentandola o diminuendola a seconda dei parametri di stimolazione utilizzati. Tale effetto persiste oltre la durata della stimolazione con conseguenze comportamentali e potenziali terapeutici. La Stimolazione Magnetica Transacranica ripetitiva (rTMS) si è dimostrata essere un trattamento promettente per una grande varietà di condizioni neuropsichiatriche. Nel 2008 la Food and Drug Administration negli Stati Uniti ha approvato l’utilizzo del rTMS nel trattamento delle depressione unipolare farmaco-resistente, ovvero per quei pazienti che non hanno risposto al trattamento con un antidepressivo (ma non più di uno) assunto in un dosaggio adeguato e per un periodo di tempo adeguato. L'evidenza dell'efficacia clinica della TMS nel trattamento della depressione farmaco-resistente è sostenuta ad oggi da oltre 30 studi randomizzati controllati che hanno coinvolto oltre 2000 pazienti. Tali studi controllati fornisco indubbiamente dati importanti a favore dell’efficacia della TMS, ma sappiamo che dall’applicazione di tale metodica nella pratica clinica potrebbero emergere risultati diversi. Gli studi naturalistici hanno lo scopo di colmare questa lacuna, in quanto valutano l’efficacia di un trattamento anche sui soggetti che sono solitamente esclusi dagli studi controllati come pazienti con comorbilità sia mediche sia psichiatriche che sembrano essere quelli più comuni in ambito clinico. Da 4 anni presso l’istituto di Neuroscienze di Firenze la TMS viene utilizzata quotidianamente nella terapia dei disturbi psichiatrici in particolare per la depressione e il disturbo ossessivo-compulsivo farmaco-resistenti. Tale esperienza ci ha portato a preferire, nel trattamento della depressione, protocolli di stimolazione ugualmente efficaci ma più tollerabili come la stimolazione a bassa frequenza (1 HZ) a livello della corteccia prefrontale dorso-laterale (DLPFC) di destra. La stimolazione a bassa frequenza, rispetto a quella ad alta frequenza, sembra infatti essere più sicura grazie ad un minor rischio di induzione di crisi epilettiche e più tollerabile perché associata ad una minor incidenza di effetti collaterali (cefalea, dolore/bruciore a livello dello scalpo, ansia, vertigini e sintomi cognitivi soggettivi). L'uso naturalistico della Stimolazione Magnetica Transcranica ci ha permesso di valutarne gli effetti su particolari gruppi di soggetti solitamente esclusi dagli studi controllati. Un primo gruppo di pazienti è stato quello dei soggetti anziani. La depressione nell'età avanzata può peggiorare il decorso delle patologie croniche e incrementare la disabilità del soggetto. L'utilizzo della TMS in questi pazienti potrebbe essere particolarmente vantaggioso in quanto essi tollerano male gli antidepressivi a causa delle numerose comorbilità, delle interazioni con altre terapie e delle modificazioni farmaco-cinetiche e farmaco-dinamiche correlate all'età. In uno studio pubblicato nel 20121 ci siamo proposti di rivalutare l'efficacia e la sicurezza di un ciclo di 3 settimane di rTMS a bassa frequenza su pazienti con depressione farmaco-resistente valutando il ruolo dell'età nella risposta al trattamento. Un secondo gruppo di pazienti spesso escluso dagli studi controllati sono i pazienti con Disturbo Bipolare. Sappiamo che i pazienti con Disturbo Bipolare trascorrono più di metà della loro vita in fase depressiva, ma l'utilizzo degli antidepressivi nei pazienti bipolari rimane controverso per il rischio di switch maniacale e per la tendenza a peggiorare il decorso longitudinale della malattia con un maggior tasso di rapida ciclicità e di episodi cronici. Considerando l'efficacia dimostrata nel trattamento della depressione unipolare, la Stimolazione Magnetica Transcranica potrebbe rappresentare una valida alternativa alla terapia farmacologica per pazienti affetti da disturbo bipolare. In letteratura sono però presenti pochi studi volti a valutare l'efficacia e la sicurezza della rTMS nel trattamento della depressione bipolare. Come altri trattamenti antidepressivi efficaci anche la rTMS presenta un rischio di switch maniacale. In questa tesi verranno presentati 4 di casi di switch maniacale verificatisi in corso di trattamento rTMS a bassa frequenza a livello della DLPFC di destra.
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