Dissertations / Theses on the topic 'Disciplina nazionale'

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1

Fiumara, Silvia. "La responsabilità dell’arbitro: disciplina nazionale e profili comparatistici." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2019. http://hdl.handle.net/11385/201054.

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2

Deon, Federica <1990&gt. "VALUTAZIONE DELLE PARTECIPAZIONI SECONDO LA DISCIPLINA NAZIONALE ED INTERNAZIONALE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15177.

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Abstract:
La tesi si sviluppa nella valutazione delle partecipazioni secondo la nostra normativa nazionale e secondo i principi contabili internazionali, come vengono valutate le partecipazioni secondo il metodo del costo e secondo il metodo del patrimonio netto, ed un piccolo cenno ai casi di fusione e scissione
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3

STIZZA, Paolo. "La disciplina fiscale delle perdite in ambito nazionale, internazionale e comunitario." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2010. http://hdl.handle.net/10446/894.

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4

Rota, Anna <1984&gt. "L’autotutela collettiva tra ipotesi di revisione della disciplina nazionale e prospettive europee." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5406/1/rota_anna_tesi.pdf.

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Abstract:
Nel presente lavoro viene trattato il delicato tema dell’autotutela collettiva, nell’intersezione tra ipotesi di revisione nazionale e prospettive europee. Dapprima viene ricostruita l’evoluzione della valutazione del conflitto collettivo nell’ordinamento giuridico italiano ed effettuata una ricognizione delle diverse manifestazioni del conflitto collettivo ivi riscontrabili. Il tentativo è quello di superare i limiti di una trattazione ristretta allo sciopero e di verificare la perdurante validità della tradizionale nozione di sciopero, intesa esclusivamente come astensione collettiva dalle prestazioni di lavoro. In un secondo capitolo vengono esaminati i disegni di legge di riforma in materia di conflitto collettivo, presentati nel corso della XVI legislatura e le clausole, incidenti sulla medesima materia, rinvenibili nell’Accordo interconfederale del 28 giugno 2011 e negli accordi FIAT del 2010, relativi agli stabilimenti di Pomigliano D’Arco e Mirafiori. Alla luce di tali materiali, si riesaminano le tematiche della titolarità individuale del diritto di sciopero, delle clausole di tregua e delle procedure arbitrali e conciliative. Successivamente, viene esaminata la produzione legislativa e giurisprudenziale comunitaria in tema di conflitto collettivo. Il confronto con l’ordinamento nazionale consente di mettere criticamente in luce il diverso rapporto tra mercato e diritti d’azione collettiva e di rilevare che nell’ordinamento comunitario la giurisprudenza della Corte di giustizia abbia introdotto limiti eccessivi al dispiegarsi dei diritti sociali in esame. Da ultimo, vengono formulate alcune considerazioni conclusive. Criticamente viene rilevato come, in tempi di globalizzazione, non viene prestata sufficiente attenzione alla valorizzazione del conflitto collettivo, come motore dell’emancipazione e del progresso sociale.
This work aims to describe the issue of industrial actions within both, the National and European frameworks. First, this paper analyses the evolution in the assessment of industrial conflicts in the Italian system and it describes some of the most significant types of industrial actions according to the case-law of the Italian Supreme Court. The analysis it not limited only to the right to strike. The aim is considering whether the traditional notion of “strike” as “a collective abstention from work organised by several employees” is still current and meaningful The second chapter of the work is dedicated to the reform proposals regarding the right to strike recently drawn in Italy. After a brief description of the Law no. 146/1990, amended by Law no. 83/2000 and Law no. 135/2012, I focus on the Intersectoral Agreement signed on the 28th June 2011. Furthermore, I analyse two Agreements, signed at Fiat’s Pomigliano and Mirafiori plants respectively in June and December 2010. In the light of the mentioned legal sources, I examine the issues related to the entitlement to exercise the right to strike, rule of peace obligation and recent promotion of conciliation and arbitration procedures as an alternative to conflictive industrial actions. The last part of this work focus on the European legal sources and the recent Viking and Laval cases. According to these judgments, which are going to strongly impact on the future of Trade Unions’ rights, at the European level the promotion of the economic freedoms seems to prevail on the protection of industrial actions. In conclusion, in these times of globalisation, both the National and European system, do not seem to give adequate attention to the issues related with the protection of industrial actions. On the contrary, they should be understood as a tool of emancipation and social progress.
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5

Rota, Anna <1984&gt. "L’autotutela collettiva tra ipotesi di revisione della disciplina nazionale e prospettive europee." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5406/.

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Abstract:
Nel presente lavoro viene trattato il delicato tema dell’autotutela collettiva, nell’intersezione tra ipotesi di revisione nazionale e prospettive europee. Dapprima viene ricostruita l’evoluzione della valutazione del conflitto collettivo nell’ordinamento giuridico italiano ed effettuata una ricognizione delle diverse manifestazioni del conflitto collettivo ivi riscontrabili. Il tentativo è quello di superare i limiti di una trattazione ristretta allo sciopero e di verificare la perdurante validità della tradizionale nozione di sciopero, intesa esclusivamente come astensione collettiva dalle prestazioni di lavoro. In un secondo capitolo vengono esaminati i disegni di legge di riforma in materia di conflitto collettivo, presentati nel corso della XVI legislatura e le clausole, incidenti sulla medesima materia, rinvenibili nell’Accordo interconfederale del 28 giugno 2011 e negli accordi FIAT del 2010, relativi agli stabilimenti di Pomigliano D’Arco e Mirafiori. Alla luce di tali materiali, si riesaminano le tematiche della titolarità individuale del diritto di sciopero, delle clausole di tregua e delle procedure arbitrali e conciliative. Successivamente, viene esaminata la produzione legislativa e giurisprudenziale comunitaria in tema di conflitto collettivo. Il confronto con l’ordinamento nazionale consente di mettere criticamente in luce il diverso rapporto tra mercato e diritti d’azione collettiva e di rilevare che nell’ordinamento comunitario la giurisprudenza della Corte di giustizia abbia introdotto limiti eccessivi al dispiegarsi dei diritti sociali in esame. Da ultimo, vengono formulate alcune considerazioni conclusive. Criticamente viene rilevato come, in tempi di globalizzazione, non viene prestata sufficiente attenzione alla valorizzazione del conflitto collettivo, come motore dell’emancipazione e del progresso sociale.
This work aims to describe the issue of industrial actions within both, the National and European frameworks. First, this paper analyses the evolution in the assessment of industrial conflicts in the Italian system and it describes some of the most significant types of industrial actions according to the case-law of the Italian Supreme Court. The analysis it not limited only to the right to strike. The aim is considering whether the traditional notion of “strike” as “a collective abstention from work organised by several employees” is still current and meaningful The second chapter of the work is dedicated to the reform proposals regarding the right to strike recently drawn in Italy. After a brief description of the Law no. 146/1990, amended by Law no. 83/2000 and Law no. 135/2012, I focus on the Intersectoral Agreement signed on the 28th June 2011. Furthermore, I analyse two Agreements, signed at Fiat’s Pomigliano and Mirafiori plants respectively in June and December 2010. In the light of the mentioned legal sources, I examine the issues related to the entitlement to exercise the right to strike, rule of peace obligation and recent promotion of conciliation and arbitration procedures as an alternative to conflictive industrial actions. The last part of this work focus on the European legal sources and the recent Viking and Laval cases. According to these judgments, which are going to strongly impact on the future of Trade Unions’ rights, at the European level the promotion of the economic freedoms seems to prevail on the protection of industrial actions. In conclusion, in these times of globalisation, both the National and European system, do not seem to give adequate attention to the issues related with the protection of industrial actions. On the contrary, they should be understood as a tool of emancipation and social progress.
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Zago, Lara <1991&gt. "Impairment test dell'avviamento: aspetti contabili ed informativi della disciplina nazionale ed internazionale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/9016.

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Abstract:
Nel presente elaborato ci si propone di analizzare la disciplina dell’impairment test sia in ambito internazionale sia in ambito nazionale, anche alla luce delle recenti modifiche intervenute. L’attenzione si focalizza sulla compliance dell’avviamento. Tale asset ha da sempre suscitato interesse in letteratura per la sua natura complessa e la sua difficile definizione. Lo IAS 36 disciplina l’impairment of assets in ambito internazionale. Il processo di impairment dell’avviamento si articola in diversi livelli: la definizione e attribuzione del goodwill alle cash generating unit, la determinazione del valore recuperabile per mezzo della stima del fair value e del value in use e la rilevazione della perdita di valore. Nel presente elaborato vengono affrontati dettagliatamente tutti gli aspetti previsti dallo IAS e ne vengono analizzate eventuali criticità. Per quanto concerne la disciplina nazionale il principio che regola la svalutazione per perdita di valore è l’OIC 9 che nella sua versione più recente ricalca quanto disposto in ambito internazionale. L’OIC 9 seppure identico per certi aspetti allo IAS 36 non si distacca in toto dalla disciplina nazionale e civilistica, consentendo alle società di ridotte dimensioni di utilizzare un approccio semplificato per la determinazione del valore recuperabile. I primi capitoli dell’elaborato si propongono di analizzare a livello teorico le normative effettuando anche un confronto tra i due principi in parola. Si sviluppa nell’ultimo capitolo un’analisi empirica che mira a rilevare l’incidenza dell’avviamento e della relativa svalutazione sia per un campione di società con bilancio IAS/IFRS sia per un campione di società con bilancio OIC. Attraverso la verifica di alcune ipotesi, l’analisi sviluppata si pone l’obiettivo di indagare l’aderenza alle normative in termini di disclosure.
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7

Florian, Marco <1995&gt. "Transfer pricing: Ripercussioni delle ultime novità in ambito OCSE sulla disciplina nazionale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15926.

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Abstract:
L'elaborato tratta del tema della disciplina del transfer pricing, ossia il processo mediante il quale viene determinato il prezzo "congruo" di operazioni avente per oggetto prestazioni di beni/servizi effettuati tra entità appartenenti ad un medesimo gruppo multinazionale. Nei primi capitoli si avrà una trattazione rigorosa della disciplina in ambito OCSE e nazionale, con particolare riferimento alle differenze che si attestano tra i due profili normativi. Il capitolo finale si focalizzerà invece su un'analisi e interpretazione delle ultime novità in materia di transfer pricing a livello internazionale e la conseguente applicazione a livello nazionale.
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8

Bini, Matteo <1993&gt. "Derivati in bilancio - Analisi delle modalità di rilevazione e rappresentazione secondo la disciplina nazionale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11861.

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Abstract:
L'elaborato si pone si analizzare le nuove modalità di rilevazione e rappresentazione dei prodotti di finanza derivata nel bilancio d'esercizio. In particolare saranno analizzate le nuove disposizioni contenute nel codice civile e nell’OIC 32 introdotte per mezzo dell’emanazione del D.lgs139/2015. Ai fini dell’analisi, in via preventiva, saranno illustrate le principali tipologie di strumenti finanziari derivati nonché le finalità alla base della relativa sottoscrizione. Successivamente, le disposizioni contenute nell’impianto normativo costituito per mezzo della riforma, saranno comparate con la normativa internazionale e con la normativa nazionale precedente alla riforma. Infine, saranno valutati gli impatti contabili derivanti dalla riforma di bilancio attraverso un’attività di analisi empirica, basata sull’osservazione di specifiche variabili afferenti la contabilizzazione dei prodotti derivati nel campione di bilanci estratti.
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9

Riberto, Riccardo <1990&gt. "LA DISCIPLINA ANTITRUST NAZIONALE E COMUNITARIA: IL CASO DEL CARTELLO DELLE FINANZIARIE DELLE CASE AUTOMIBILISTICHE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16270.

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Abstract:
Il seguente elaborato, dal titolo “la disciplina antitrust nazionale e comunitaria: il caso del cartello delle finanziarie delle case automobilistiche”, va ad analizzare una nota controversia che vede coinvolta l’Antitrust e le principali case del settore automobilistico. L’autorità garante della concorrenza del mercato (AGCM) ha emesso una sanzione record di 678 milioni di euro, che ha coinvolto otto case automobilistiche e più specificatamente le società finanziarie ad esse coinvolte (denominate captive banks), sulla base dell’accusa di aver generato un cartello nel periodo compreso tra il 2003 e 2017, sui finanziamenti per l’acquisto di automobili. In data 28 aprile 2017, l’Autorità ha provveduto ad avviare un procedimento istruttorio al fine di accertare l’esistenza di un’intesa, in violazione dell’articolo 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), ipotizzando nello specifico una sostanziale e determinante alterazione delle dinamiche competitive tra le captive banks attive in Italia. In base alle prime rilevanze, la presente condotta avrebbe avuto luogo anche nell’ambito, e con l’aiuto, delle associazioni di categoria Assilea e Assofin. Nel primo capitolo vengono analizzate le varie fasi del procedimento dell’AGCM in ordine cronologico. Dopo aver inquadrato il contesto di riferimento, riguardante l’erogazione di prodotti finanziari, si provvederà ad esaminare il provvedimento, analizzando i soggetti dell’intesa, nonché le associazioni di categoria. Si prosegue con la descrizione del cartello, allo scopo di scambiarsi informazioni rilevanti a restringere la concorrenza del mercato. Nel corso del primo capitolo si analizzerà anche lo strumento con cui l’Antitrust, offre ad un particolare soggetto, componente dell’intesa restrittiva della concorrenza, uno modo per evitare o ridurre le sanzioni in seguito all’accertamento della condotta anticoncorrenziale attraverso i leniency programs. L’ultima parte del capitolo, infine, si concentra sul provvedimento del 20 dicembre 2018, con cui l’AGCM ha deliberato la chiusura dell’istruttoria del caso, accertando la violazione dell’art. 102 TFUE. Il secondo capitolo si apre con la descrizione della disciplina dell’Antitrust nell’ordinamento europeo e italiano. L’elaborato si chiude con alcuni commenti personali sulle azioni intraprese dai consumatori finali al fine di ottenere il risarcimento dei danni.
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10

Gjeta, Arber <1985&gt. "La disciplina della gestione aeroportuale e dei servizi aeroportuali nel diritto dei trasporti europeo e nazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5364/1/GJETA_ARBER_TESI.pdf.

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Abstract:
Dopo gli indubbi sviluppi politici e legali tendenti all’uniformazione è inevitabile non sostenere che anche il mercato della gestione delle infrastrutture e del trasporto aereo a terra costituisce un fattore determinante del trasporto aereo con una più stretta necessità di uniformazione del quadro regolamentare. La gestione aeroportuale e i servizi connessi è collocata all’interno del diritto aereo. Perché si configuri il “trasporto aereo” (nozione dinamica base che caratterizza il diritto del trasporto aereo) si ha la necessità di un accordo tra due paesi – un permesso di volo designato – una finestra di orario di decollo e atterraggio e la regolamentazione delle relative attività connesse, affinché si svolgano in situazione di safety, quale conditio sine qua non di tutte le attività di aviazione. Tuttavia, la migliore dottrina sente il bisogno di una trattazione separata della materia diritto aereo in senso stretto e quella della disciplina aeroportuale, benché i due ambiti sono tra di loro contigui. Questo è legittimato da esigenze contrapposte fra gli operatori dei due settori. In ultima considerazione possiamo sostenere che gli sviluppi legislativi, sia nel diritto aeronautico e in quello marittimo, portano all’abbraccio della impostazione di un diritto dei trasporti inclusivo di ogni forma dell’attuazione del fenomeno trasporto, scollegandosi al solo fenomeno dell’esercizio nautico quale elemento caratterizzante della disciplina. Quale futuro legislativo si prospetta per la gestione del bene aeroporto? Quale sarà la sua dimensione legale su questioni importanti sulle quali esiste una normazione europea come l’allocazione delle bande orarie, tasse aeroportuali e assistenza a terra oppure su quelle che hanno un carattere prevalentemente nazionale? E infine, quale sarebbe la strada da seguire per regolare il nuovo mercato aeroportuale che è passato dalla idea della competizione per il mercato esplorando anche la competizione nel mercato, con aeroporti che si comportano come operatori in concorrenza tra loro?
After the last political and legal developements which leads toward the uniformation it is clear that even the airport management and regulation market is a very important issue in the air transport sector. There is the need of a uniformation of the legal framework. The airport management and the handling services has to be considered part of the air law. In order to have “air transport” we need a bilateral agreement between two States, a air navigation permit and a slot of time for takking off and landing, which need to perform in a regulated environment, in order to be offered in safety conditions, as a conditio sine qua non of all’aviation activities. Despite of this, in legal doctrine there is a separation between air law and the regulation of aeroportual issues, even it is clear that the two sectors are very contiguous. This il legitimated by the opposite needs of the operators of the two sectors. In final consideration we analyze the legal developements in European transport law and the airport regulation as a relevant part of it. At the moment the main issue that we are going to stress is the legal future of airport regulation in European and national legislation in order to address problems like capacity constrains and inefficiency of he airport realty, analyzing the airport regulation,the handling regulation and other issues regarding airports in national legal systems. We performed our research regarding regulation of airports in a State member of European Union, Italy, and in a potential canditate State for the future adesion, Albania, which is dealing with the aquis communautaire.
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Gjeta, Arber <1985&gt. "La disciplina della gestione aeroportuale e dei servizi aeroportuali nel diritto dei trasporti europeo e nazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5364/.

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Abstract:
Dopo gli indubbi sviluppi politici e legali tendenti all’uniformazione è inevitabile non sostenere che anche il mercato della gestione delle infrastrutture e del trasporto aereo a terra costituisce un fattore determinante del trasporto aereo con una più stretta necessità di uniformazione del quadro regolamentare. La gestione aeroportuale e i servizi connessi è collocata all’interno del diritto aereo. Perché si configuri il “trasporto aereo” (nozione dinamica base che caratterizza il diritto del trasporto aereo) si ha la necessità di un accordo tra due paesi – un permesso di volo designato – una finestra di orario di decollo e atterraggio e la regolamentazione delle relative attività connesse, affinché si svolgano in situazione di safety, quale conditio sine qua non di tutte le attività di aviazione. Tuttavia, la migliore dottrina sente il bisogno di una trattazione separata della materia diritto aereo in senso stretto e quella della disciplina aeroportuale, benché i due ambiti sono tra di loro contigui. Questo è legittimato da esigenze contrapposte fra gli operatori dei due settori. In ultima considerazione possiamo sostenere che gli sviluppi legislativi, sia nel diritto aeronautico e in quello marittimo, portano all’abbraccio della impostazione di un diritto dei trasporti inclusivo di ogni forma dell’attuazione del fenomeno trasporto, scollegandosi al solo fenomeno dell’esercizio nautico quale elemento caratterizzante della disciplina. Quale futuro legislativo si prospetta per la gestione del bene aeroporto? Quale sarà la sua dimensione legale su questioni importanti sulle quali esiste una normazione europea come l’allocazione delle bande orarie, tasse aeroportuali e assistenza a terra oppure su quelle che hanno un carattere prevalentemente nazionale? E infine, quale sarebbe la strada da seguire per regolare il nuovo mercato aeroportuale che è passato dalla idea della competizione per il mercato esplorando anche la competizione nel mercato, con aeroporti che si comportano come operatori in concorrenza tra loro?
After the last political and legal developements which leads toward the uniformation it is clear that even the airport management and regulation market is a very important issue in the air transport sector. There is the need of a uniformation of the legal framework. The airport management and the handling services has to be considered part of the air law. In order to have “air transport” we need a bilateral agreement between two States, a air navigation permit and a slot of time for takking off and landing, which need to perform in a regulated environment, in order to be offered in safety conditions, as a conditio sine qua non of all’aviation activities. Despite of this, in legal doctrine there is a separation between air law and the regulation of aeroportual issues, even it is clear that the two sectors are very contiguous. This il legitimated by the opposite needs of the operators of the two sectors. In final consideration we analyze the legal developements in European transport law and the airport regulation as a relevant part of it. At the moment the main issue that we are going to stress is the legal future of airport regulation in European and national legislation in order to address problems like capacity constrains and inefficiency of he airport realty, analyzing the airport regulation,the handling regulation and other issues regarding airports in national legal systems. We performed our research regarding regulation of airports in a State member of European Union, Italy, and in a potential canditate State for the future adesion, Albania, which is dealing with the aquis communautaire.
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Cardia, Nicola <1995&gt. "Disallineamento tra disciplina europea e disciplina nazionale in materia di appalti pubblici: risvolti pratici nell'operato amministrativo per gli affidamenti in house ed in subappalto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19620.

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Abstract:
Semplificazione e snellimento delle procedure amministrative rappresentano da sempre emblematici obiettivi posti a base dell’agire amministrativo nazionale ed europeo. Oggigiorno, tuttavia, le amministrazioni pubbliche nel loro operato quotidiano si trovano a dover fronteggiare situazioni di stalli procedurali dovute a normative poco chiare e lineari. L’obiettivo della presente ricerca è quello di portare ad evidenza l’esistenza di queste potenziali casistiche ponendo quale esempio di attività l’agire del Comune di Venezia. Nello specifico verrà fornito un focus di approfondimento inerente alla materia degli appalti pubblici, affrontando quali casi di studio gli affidamenti in subappalto ed in house. Lo studio si apre con una sezione introduttiva dedicata al difficile contemperamento dei rapporti tra disciplina nazionale ed europea, in primis a livello generale e successivamente traslato al contesto delle commesse pubbliche. Proseguendo, vengono portati ad evidenza i due succitati istituti e le criticità scaturenti da un allineamento non del tutto armonioso tra i due livelli di regolazione. A tal proposito, gli interrogativi posti riguardano i risvolti concreti che queste situazioni di conflitto possono avere nell’agire amministrativo; se tali risvolti comportino uno stallo o un aggravio nel suddetto agire; se i modelli di regolazione posti da altri stati europei possano effettivamente rappresentare una soluzione per il superamento di tali criticità nazionali in tema di subappalto ed in house. Per trovare risposta adeguata a questi interrogativi si è ricorso al parere di alcuni esponenti della pubblica amministrazione operanti nel settore, alla consultazione di banche dati ed archivi a disposizione del Comune di Venezia, alla disciplina pubblicista e le pronunce giurisprudenziali in materia di appalti adottata dallo Stato italiano e da altri Paesi membri così come di interventi pubblicati da autori di varie nazionalità. Infine, si è ricorso alla presentazione di due pragmatici casi di affidamento riconducibili alla realtà veneziana, uno per ciascuno dei due istituti analizzati, a testimonianza delle eventuali indeterminatezze procedurali condivise sul territorio nazionale. I risultati hanno indicato che alcune prassi di aggravio amministrativo siano tipicamente e per questo riconducibili alla sola realtà italiana. Effettivamente seguire le linee tracciate da altri Paesi membri potrebbe portare al raggiungimento della semplificazione e snellimento di alcune procedure amministrative o quanto meno il trarne anche solo spunto permetterebbe di porre le congrue basi normative per il raggiungimenti di tali ideali obiettivi.
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Fassetta, Alberto <1995&gt. "La disciplina giuridica eurounitaria e nazionale nel settore vitivinicolo: produzione e commercializzazione del vino e tutela del consumatore." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17657.

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Abstract:
L’elaborato ha come obiettivo l’analisi del comparto vitivinicolo in una prospettiva europea e nazionale. Nel primo capitolo lo studio si focalizza sulla disciplina giuridica che regola la produzione, l’individuazione delle diverse tipologie e il processo di ottenimento del vino, analizzando inoltre i soggetti coinvolti all’interno della filiera vitivinicola, le potenzialità dell’ordinamento italiano in termini quantitativi e qualitativi, esaminando le differenze tra i principali vitigni e il prodotto finale, il trasporto, l’import ed export del vino. Nel secondo capitolo oggetto di disamina è la tutela del consumatore, concentrando l’attenzione sulla normativa relativa alle certificazioni dei vini, ai consorzi di tutela, al marchio e all’etichettatura. Nel terzo capitolo si analizzano i diversi canali di vendita del vino, la pubblicità dello stesso e la potenzialità della digitalizzazione nell’attività di promozione. Tale ultimo aspetto sarà oggetto di più diffusa attenzione nel quarto ed ultimo capitolo, ove si definisce l’importanza dell’innovazione e della sostenibilità nel settore vitivinicolo, con l’illustrazione dei possibili sviluppi futuri.
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Muntoni, Italo Raffaele <1969&gt. "I servizi di investimento nella disciplina dell'imposta sul valore aggiunto: il quadro normativo europeo e la sua attuazione nazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/9946/1/muntoni_italo%20raffaele_tesi.pdf.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca ha ad oggetto i profili fiscali IVA dei servizi di investimento, in ambito sia europeo che nazionale, prestati dalle banche, dalle Sim e da consulenti/società di consulenza finanziaria nei confronti della clientela al dettaglio. Ciò al fine di individuarne il corretto trattamento fiscale nonché le possibili soluzioni agli interrogativi che ancora oggi rimangono aperti, anche alla luce delle indicazioni fornite nel tempo dalla Corte di Giustizia europea. Constatata la profonda differenza esistente tra la classificazione MiFID dei servizi di investimento e quella fiscale delle operazioni finanziarie, oltre alla mancanza di coordinamento tra le relative normative europee, che non si incontrano neanche nell’attività ermeneutica della Corte di giustizia, si è cercato di interpretare la Direttiva IVA alla luce della normativa di settore (MIFID). L’analisi della Direttiva IVA e, più in particolare, del trattamento da essa riservato alle operazioni finanziarie è stata, quindi, svolta cercando di ricondurre queste ultime ai (singoli) servizi di investimento (e, quindi, alla Direttiva MiFID) al fine di tracciare un collegamento che né il legislatore comunitario né la CGE hanno individuato. È, tuttavia, apparso evidente come l’intero sistema dell’IVA, con particolare riferimento alle operazioni finanziarie, si sia ormai consolidato sulle interpretazioni della Corte di giustizia le quali hanno mostrato una elevata resilienza intrinseca. È, pertanto, auspicabile un intervento legislativo, a livello comunitario, finalizzato a rimettere mano alla Direttiva IVA al fine di fornire criteri più chiari e stringenti per l’applicazione delle disposizioni in essa contenute, con particolare riferimento a quelle relative alle operazioni finanziarie.
The present work is devoted to VAT tax profiles of investment services provided by banks, investment firms and financial advisors to retail investors, according to both European and Italian legislation. Its main aim is to identify possible solutions to any issue that still remain unsolved with regard to the investment services’ correct VAT treatment. In doing so indications provided over time by the European Court of Justice (ECJ) have been taken into high consideration. In light of the great differences between the MiFID classification of investment services and the VAT classification of financial transactions, and given the lack of coordination between the relevant European regulations which do not even meet in the hermeneutic activity of the ECJ, with the present work we have tried to interpret the VAT Directive (for what concerns financial transactions) according to the MiFID legislation. Therefore the analysis of the VAT Directive and, more specifically, of the financial transactions’ VAT treatment, has been carried out by trying to understand to which (specific) investment services the expression “financial transactions” refers to. In doing so we have tried to identify a link between the VAT Directive and the MiFID Directive that neither the EU legislator nor the ECJ have identified. The analysis shows that the whole VAT system, with particular regard to financial transactions, has now consolidated on the interpretations of the European Court of Justice which have shown a high intrinsic resilience. Therefore, it is highly desirable to take legislative action at EU level in order to modify the VAT Directive and to provide clearer and more specific criteria for the application of its provisions with particular regard to those relating to financial transactions.
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Raimondi, Giovanni <1990&gt. "IL PRINCIPIO DI SPECIALITA' nel D.LGS. n. 74/2000: analisi della disciplina comunitaria, nazionale, punti di criticità ed eccezioni." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7224.

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Abstract:
Nella tesi in questione viene trattata prima di tutto la disciplina a livello comunitario, successivamente la normativa a livello nazionale soffermandosi nell'evoluzione storica del principio. Nei restanti capitoli vengono trattati i punti salienti del principio con attenta analisi alle criticità ed eccezioni.
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Grossi, Michele <1989&gt. "Disciplina Antitrust nazionale e comunitaria: il caso del cartello sui prezzi tra le compagnie di trasporto marittimo da/per la Sardegna." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4925.

Full text
Abstract:
La seguente tesi analizza il problema del cartello legalizzato che si è venuto a creare tra le compagnie di trasporto marittimo da/per la Sardegna, che ha portato ad un innalzamento ingiustificato dei prezzi nelle rispettive rotte e un conseguente danno per i consumatori. Nei primi due capitoli verrà analizzata la disciplina Antitrust a livello comunitario e nazionale, nel seguente invece si porrà l'attenzione sull'analisi fattuale della sentenza, con le motivazioni portate a propria difesa dalle compagnie marittime e le relative risposte dell'Autorità giudicante.
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FRATERRIGO, Claudia. "LA DISCIPLINA DEL SETTORE ENERGETICO IN UN SISTEMA MULTILIVELLO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91189.

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Abstract:
Da una prospettiva privilegiata, quale quella offerta dal diritto dell’energia, si affronta l’allocazione nei diversi livelli di governo della funzione legislativa e delle funzioni amministrative e, quindi, come in concreto viene utilizzata da ciascun ente la propria quota-parte di competenze. In particolare, si esamina lo spatium operandi riconosciuto all’autonomia legislativa ed amministrativa delle Regioni alla luce della riforma del Titolo V della Costituzione e delle riforme della legislazione nazionale ed europea che si sono succedute, con particolare riferimento allo strumento di pianificazione energetica della Regione siciliana. Inoltre, si considerano le refluenze che l’assetto di competenze nazionali e sovranazionali produce sul procedimento di autorizzazione alla costruzione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, nel quale entrano necessariamente in gioco molteplici parametri, che esprimono altrettanti valori dei quali l’amministrazione deve inevitabilmente tener conto, nell’ambito della discrezionalità amministrativa che la legge le concede. Sovente, invece, a determinazioni amministrative che accordano preferenza alla normativa europea di promozione delle fonti energetiche rinnovabili, fanno da contraltare atti in cui tale normativa è aprioristicamente estromessa dalla ponderazione degli interessi in gioco. Orbene, in questa seconda ipotesi, si ritiene che possa emergere un vizio di “anticomunitarietà” dell’atto amministrativo, il quale non solo risulta contrastante con il quadro normativo europeo in materia di incentivo alle fonti rinnovabili e di riduzione delle emissioni inquinanti, e viepiù non risulta giustificato neppure alla luce della normativa e della giurisprudenza in materia di tutela dell’ambiente, della salute o del paesaggio.
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Coppola, Francesca. "La dimensione soggettiva del lavoro nel tempo della persona." Doctoral thesis, Università di Siena, 2021. http://hdl.handle.net/11365/1127242.

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Abstract:
L’esaltazione dell’aspetto dicotomico del tempo, diviso tra tempo di lavoro e tempo libero, ha portato ad oscurare il lavoro riproduttivo, domestico, educativo e di assistenza, ma anche ad ignorare il lavoro di formazione scolastica e professionale; così come ha privato di rilevanza giuridica i tempi forzosamente legati al lavoro, come quelli del tragitto di percorrenza dall’abitazione al luogo di lavoro oppure i tempi dedicati al lavoro, oltre all’orario previsto, nei lavori di creatività e di responsabilità. Il tempo remunerato ha in questa dinamica rappresentato un tempo maschile per eccellenza a cui le donne si sono dovute adeguare qualora hanno voluto prendervi parte su un piano paritario. Questa impostazione, tanto nell’organizzazione del lavoro quanto nelle norme che ne regolano il funzionamento, è ancora oggi fortemente presente nel nostro sistema. Partendo da queste considerazioni, la tesi mira invece ad assumere un approccio che metta al centro il soggetto, valorizzando il concetto di tempo della persona, in una prospettiva che non sia legata unicamente alle esigenze produttive, ma che dia valore alla persona umana e alle sue relazioni in quanto tali. Soffermandosi dapprima sulla ricerca di un ancoraggio giuridico all’interno della Costituzione al tempo della persona, si è quindi posto l’accento sugli sviluppi più recenti intervenuti in ambito europeo rispetto al tema prescelto, in particolare sul fallimento dei tentativi di riscrittura della direttiva sull’orario di lavoro, sul ruolo suppletivo svolto dalla Corte di Giustizia nella reintepretazione della normativa esistente e sul risalto attribuito dalla governance europea alle questioni inerenti la cura e l’assistenza familiare. Il tema è stato poi inquadrato rispetto alla prospettiva interna all’ordinamento nazionale. Si è analizzata la normativa di riferimento in tema di orario di lavoro per sottolinearne l’approccio prevalentemente preposto alla difesa della flessibilità temporale nell’interesse del datore, che detiene un forte potere di decidere e di variare la collocazione della prestazione. Si è quindi ragionato sulla necessità, anche nella prospettiva di sostegno e valorizzazione delle iniziative applicabili in sede collettiva, di un intervento legislativo, finalizzato all’attribuzione di diritti soggettivi in favore delle lavoratrici e dei lavoratori sull’organizzazione temporale, che prevalgano sull’interesse economico dell’impresa, qualora rilevino particolari esigenze della persona legate a diritti e valori fondamentali che trovano riconoscimento giuridico costituzionale. Infine, sono state descritte e analizzate in chiave problematica le principali soluzioni giuridiche finora perseguite, e ancora ampiamente percorribili, per la realizzazione di nuovi equilibri tra la gestione efficiente dell’organizzazione dell’impresa e un maggiore autocontrollo, da parte della singola lavoratrice e del singolo lavoratore, sulla dimensione temporale della propria prestazione lavorativa.
The exaltation of the dichotomous aspect of time, divided between work and leisure time, has led to obscure reproductive, domestic, educational and assistance work, but also to ignore the work of school and professional training; just as it has deprived of legal relevance the times forcibly linked to work, such as those of the journey from home to the workplace or the time dedicated to work, in addition to the scheduled time, in creative and responsible work. In this dynamic, paid time has represented a masculine time par excellence to which women have had to adapt if they wanted to take part in it on an equal footing. This approach, both in the organization of work and in the rules that regulate its functioning, is still strongly present in our system today. Starting from these considerations, the thesis aims instead to take an approach that puts the subject at the center, enhancing the concept of time of the person, in a perspective that is not linked only to productive needs, but that gives value to the human person and his relationships as such. Dwelling first on the search for a legal anchorage within the Constitution at the time of the person, the emphasis was subsequently placed on the most recent developments in Europe with respect to the chosen theme, in particular on the failure of attempts to rewrite the directive on working hours, on the additional role played by the Court of Justice in the reinterpretation of existing legislation and on the emphasis attributed by European governance to issues relating to family care and assistance. The topic was then framed with respect to the internal perspective of the national system. The reference legislation on working hours was analyzed to underline the approach mainly aimed at defending temporal flexibility in the interest of the employer, who has a strong power to decide and vary the location of the service. It was therefore reasoned on the need, also in the perspective of support and enhancement of the initiatives applicable collectively, of a legislative intervention, aimed at attributing subjective rights in favor of workers over the temporal organization, which prevail over the interest economic activity of the company, if they detect particular needs of the person linked to fundamental rights and values ​​that find constitutional legal recognition. Finally, the main legal solutions pursued so far, and still widely practicable, for the creation of new balances between the efficient management of the organization of the company and greater self-control by the single worker and the single worker were described and analyzed in a problematic key.
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Tacchini, Chiara <1989&gt. "Disciplina e tutela dei domain names nazionali in Cina." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3711.

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Abstract:
Nell’ultimo ventennio, in Cina, l’Internet ha conosciuto uno sviluppo ed una diffusione straordinari tanto che, attualmente, il Paese di mezzo risulta il più popoloso anche nel mondo della rete. Uno degli effetti collaterali di questa esponenziale crescita è stato il proliferare dei fenomeni di cybercrime, fra i quali risultano molto consueti quelli legati ai domain names, come il cybersquatting. Lo strapotere commerciale dell’Internet ha conferito ai nomi di dominio un’essenziale importanza. In questo elaborato ci introdurremo nel mondo dei domini Internet attraverso prima una panoramica a livello internazionale per poi focalizzare l’attenzione sulla situazione dei domain names nazionali cinesi, .cn e .中国. Partendo dal come vengono amministrati giungendo al come vengono tutelati, prendendo in considerazione le differenti modalità di risoluzione di una controversia riguardante un domain name previste dalla normativa Cinese.
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ARDITA, Claudia Maria. "LA DISCIPLINA DEGLI ABUSI DI MERCATO: PROSPETTIVE NAZIONALI ED EUROPEE." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2013. http://hdl.handle.net/11392/2388891.

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Abstract:
The present work relates to market abuse, particularly insider trading and market manipulation. The thesis, in particular, is divided into 5 chapters. In the first chapter we examine the abusive practices and related economic issues. The second chapter deals with the European profile of market abuse by the discussion of the Community acts that have influenced this matter. The chapter three number deals with the national legislation for the implementation of European regulations, and also focuses on the powers of CONSOB and the disclosure obligations of companies. Chapter four concerns in more detail the issues relating insider trading and market manipulation. The final chapter regards, finally, the proposed changes in the regulations analyzed and a proposal made by the author about ways to punish market abuse.
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BERTOLASI, ELISEO. "La questione dell’identità nazionale ucraina." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2015. http://hdl.handle.net/10281/77952.

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Abstract:
L’Ucraina, da sempre rappresenta una “terra di mezzo” tra popoli, imperi, stati, religioni. Il suo vasto territorio prevalentemente pianeggiante, fertilissimo, attraversato da un fiume imponente il Dnepr, ha favorito questa sua condizione non solo di luogo d’incontro ma anche di scontro tra culture diverse. Il Paese ha sempre presentato profonde differenze interne non tanto etniche quanto storiche e culturali. Oggi, a poco più di 20 anni della sua nascita, l’Ucraina si trova ancora in una fase di costruzione della propria identità nazionale attraverso un processo di costruzione e di emancipazione dall’essere semplicemente considerata una variante regionale della nazione russa. Tuttavia, le due anime del Paese: una che guarda verso la Russia, l’altra che aspira all’Europa, ora hanno rotto il loro equilibrio e sono arrivate ad uno scontro i cui esiti rimangono ancora incerti.
Ukraine has always been a ""middle land"" among nations, empires, states, religions. Its vast territory, mostly flat and fertile, crossed by the magnificent river Dnepr favored its condition of cultural crossroad and clash field, at the same time. Today, a little more than 20 years after its birth, Ukraine is still building its national identity through a process of construction and of emancipation from being simply considered a regional variant of the Russian nation. The Country has always had deep internal historical and cultural differences, more than ethnic ones. However, the two souls of the country: the one that looks to Russia and the other that aspires to Europe now have broken their balance and have come to the clash, and its outcome remains uncertain.
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Cozzi, Emanuela <1986&gt. "La disciplina delle Organizzazioni Non Governative nazionali e straniere in Cina." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1817.

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Altieri, Arturo <1996&gt. "Management di un film festival. Caso studio: Festival Nazionale del Cinema e della Televisione di Benevento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21374.

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Abstract:
Il presente lavoro ha lo scopo di fornire un quadro generale del fenomeno dei film festival, con particolare attenzione al suo radicamento sul territorio nazionale, osservandolo con maggiore dettaglio dalla prospettiva del project management. Si ripercorre dapprima la storia dei festival del cinema, indagando gli avvenimenti che li hanno portati a raggiungere il loro assetto contemporaneo, e si elencano le caratteristiche specifiche di questa tipologia di evento culturale. In seguito si analizzano gli aspetti strutturale e gestionale di tali eventi, per poi approfondire, richiamando la teoria degli stakeholder, l’aspetto relazionale che lega i festival ai loro principali interlocutori. Infine, si pone il focus su un caso studio, il Festival nazionale del cinema e della televisione di Benevento, un esempio di iniziativa originale che è stata in grado di offrire al tempo stesso sia un’esperienza artistico-culturale che un’attrazione in grado di attrarre diversi tipi di pubblico.
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DI, CHIARA ALBERTO. "LA VERIFICA DEI POTERI DEL PARLAMENTO EUROPEO Dalle normative elettorali nazionali verso una disciplina elettorale uniforme." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2022. http://hdl.handle.net/11392/2489862.

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Abstract:
La presente tesi di dottorato si prefigge lo scopo di indagare il tema della verifica dei poteri nel Parlamento europeo. Il Capitolo I è dedicato ad una disamina dei modelli di verifica dei poteri offerti dal panorama comparato. A tal fine, vengono presi in considerazione cinque ordinamenti: Inghilterra, Francia, Germania, Spagna e Stati Uniti. In particolare, due sono gli elementi al centro dell’analisi: la verifica dei poteri svolta nella seconda Camera – laddove presente – e il grado di tutela complessiva delle posizioni giuridiche soggettive di candidati ed eletti. La scelta di tali profili si giustifica per due motivi. Partendo dal primo, il controllo sulle credenziali degli eletti nelle Camere rappresentative delle autonomie territoriali costituisce uno spunto di comparazione interessante con il Parlamento europeo, i cui membri – come noto – sono eletti nei singoli Stati membri secondo un sistema elettorale solo in parte uniforme. D’altro canto, l’esame del grado di tutela dei diritti fondamentali degli eletti è funzionale al collegamento con la seconda parte del Capitolo I, dedicata all’ordinamento italiano e, più dettagliatamente, ai rapporti tra le giurisdizioni parlamentare, amministrativa e civile. Particolare attenzione verrà riservata alla giurisprudenza costituzionale domestica, la cui rilevanza sul tema del contenzioso elettorale è aumentata negli anni in misura considerevole, come testimonia, da ultimo, la sent. n. 48/2021. Il Capitolo II mira a ricostruire il quadro normativo in materia di verifica dei poteri, analizzando la disciplina dettata dai Trattati istitutivi e dall’Atto del 1976. La seconda parte del Capitolo si concentra sull’analisi delle singole normative nazionali, prendendo in esame quattro aspetti: gli organi che si occupano della proclamazione dei risultati elettorali ed, eventualmente, della loro comunicazione al Parlamento europeo, con particolare riferimento alla possibile valutazione a livello nazionale della sussistenza di cause di incandidabilità o incompatibilità; la natura degli stessi – con particolare riferimento alla loro politicità – e, infine, il sistema dei rimedi esperibili contro la proclamazione degli eletti e, più in generale, per l’impugnazione dei vizi del procedimento elettorale. Alla luce dei risultati ottenuti, sarà possibile incasellare i diversi ordinamenti nei modelli di verifica dei poteri delineati nel Capitolo precedente. L’ultima parte del Capitolo II si concentra sulla giurisprudenza della Corte EDU in materia di tutela del diritto di elettorato passivo, anche alla luce della recentissima sentenza Mugemangango c. Belgio e del suo impatto sul modello parlamentare di verifica dei poteri. Nel Capitolo III vengono esaminati in ordine cronologico i casi più rilevanti di contenzioso elettorale per il Parlamento europeo, sia dal punto di vista della prassi che della giurisprudenza. La disamina affronta i casi Le Pen v. Parlamento europeo e Donnici v. Occhetto, per occuparsi poi delle recenti vicende riguardanti gli eurodeputati indipendentisti catalani. L’ultima vicenda cui è dedicato spazio nella trattazione è rappresentata dalla decadenza degli eurodeputati britannici. Il Capitolo IV ha ad oggetto l’evoluzione della normativa elettorale del Parlamento europeo, nella prospettiva dell’adozione di una procedura elettorale uniforme o, ragionando in un’ottica di breve termine, di una circoscrizione elettorale transnazionale, osservando tale vicenda dal punto di vista della tutela delle posizioni giuridiche soggettive di candidati ed eletti, con particolare riferimento alla possibile individuazione dell’organo competente in materia di contenzioso elettorale.
The purpose of this doctoral dissertation is to investigate the topic of the verification of powers in the European Parliament. Chapter I examines the models of verification of credentials offered by the comparative landscape. To this end, five systems are considered: England, France, Germany, Spain and the United States. Except for the latter case, an attempt has been made to follow a chronological order, starting with the oldest system and arriving at the most recent one. In particular, two elements are considered in the analysis: the verification of powers carried out in the upper chamber – where present – and the overall degree of protection of the subjective legal positions of candidates and elected officials. The choice of these profiles is justified for two reasons. Starting with the first, the scrutiny of the credentials of those elected in the chambers representing territorial autonomies provides an interesting point of comparison with the European Parliament, whose members – as is well known – are elected in the individual member states according to an only partially uniform electoral system. On the other hand, the examination of the degree of protection of the fundamental rights of elected members is related with second part of Chapter I, devoted to the Italian legal system and, in more detail, to the relations between the parliamentary, administrative and civil jurisdictions. Particular attention had been paid to domestic constitutional jurisprudence, whose relevance on the topic of electoral litigation has increased considerably over the years, as evidenced, most recently, by Judgment No. 48/2021 of the Italian Constitutional Court. Chapter II aims to reconstruct the legal framework for the verification of credentials, analyzing the discipline dictated by the founding treaties and the 1976 Act. The second part of the Chapter concentrates on the analysis of individual national regulations, examining four aspects: the bodies responsible for the proclamation of election results and, if necessary, their communication to the European Parliament, with particular reference to the possible assessment at the national level of the existence of grounds for incandidability or incompatibility; the nature of those bodies – with particular reference to their politicalness – and, finally, the system of remedies that can be brought against the proclamation of elected officials and, more generally, for challenging flaws in the electoral process. In light of the results obtained, it will be possible to classify the different jurisdictions into the patterns of verification of powers outlined in the previous Chapter. The last part of Chapter II focuses on the EDU Court's jurisprudence on the protection of the right to vote, including the recent Mugemangango v. Belgium case and its impact on the parliamentary model of verification of powers. Chapter III examines in chronological order the most relevant cases of electoral litigation for the European Parliament, both from the point of view of parliamentary practice and jurisprudence. The examination addresses the cases of Le Pen v. European Parliament and Donnici v. Occhetto, and then deals with the recent events concerning the Catalan independence MEPs, from which Judgments Nos. C-502/19 and C-646/19 originated. The last event to which space is devoted in the discussion is the disqualification of British MEPs and its impact on election results in the Italian legal system. Chapter IV deals with the evolution of the electoral legislation of the European Parliament, with a view to the adoption of a uniform electoral procedure or, reasoning in the short term, of a transnational electoral constituency, observing this affair from the point of view of the protection of the subjective legal positions of candidates and elected members, with particular reference to the possible identification of the competent body in matters of electoral litigation.
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SOREGOTTI, CARLO. "Le violazioni disciplinari degli assistenti sociali. Studio esplorativo nazionale sul procedimento di segnalazione ed elaborazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241131.

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Abstract:
La ricerca fornisce un inquadramento teorico, empirico e riflessivo al sistema predisposto dal d.p.r. 7 agosto 2012, n. 137 riguardante il procedimento disciplinare per presunte violazioni commesse da assistenti sociali. Con tale decreto il legislatore ha incaricato l’Ordine professionale, nel quadro delle sue competenze disciplinari, di regolamentare e amministrare lo svolgimento del procedimento, dalla segnalazione alle eventuali sanzioni. Ponendo particolare attenzione alle modalità scelte dai Consigli Territoriali di Disciplina (CTD) per implementare a livello locale il sistema, e all’attività da questi svolta tra luglio 2014 e giugno 2017, si sono individuate tre domande di ricerca, che operativamente guidano lo studio e che riguardano: (a) gli aspetti di complessità del dispositivo e della sua gestione, (b) le caratteristiche delle segnalazioni, dei procedimenti disciplinari aperti e degli attori coinvolti e infine (c) rappresentazioni, attribuzioni di senso e impatto del sistema sulla professione. Per ognuna delle tre domande di ricerca sono state selezionate tecniche di raccolta e analisi dei dati adeguate all’oggetto di studio. Tramite analisi documentale dei regolamenti si illustrano le fasi del procedimento disciplinare, constatando come la presenza di aspetti ambigui del regolamento nazionale abbia portato alla necessità di integrazioni a livello territoriale, e alle conseguenti differenze tra le pratiche adottate dai vari CTD, confermate poi anche dall’esame dei siti Web dei Consigli Regionali dell’Ordine. La raccolta e analisi di 769 casi di procedimenti disciplinari provenienti da 12 Regioni in 3 anni ha permesso di “misurare” la portata del fenomeno e di raccogliere informazioni quantitative su soggetti segnalanti, assistenti sociali segnalati e lavoro compiuto dai CTD. Emerge così l’alto numero di violazioni per inadempienze amministrative nei confronti dell’Ordine, la criticità dei casi di conflittualità tra genitori e l’incidenza di casi archiviati senza esiti sanzionatori. Infine, tramite interviste a esperti e testimoni privilegiati si sono ottenute informazioni rispetto a come il procedimento disciplinare venga considerato un passaggio importante, ancorché problematico, nel processo di professionalizzazione del Servizio Sociale, e quali possano essere le direzioni percorribili per un suo complessivo miglioramento. La novità del procedimento disciplinare, le sue potenziali implicazioni in termini di tutela del pubblico e della professione stessa, e l’assenza di ricerche in merito sono elementi che accrescono considerevolmente la rilevanza di questo studio, che permette di approfondire come l’Ordine assolva alle sue funzioni disciplinari di tutela del pubblico e della professione stessa.
The research focuses on the d.p.r. 7 August 2012, n. 137 concerning the disciplinary procedure for alleged violations committed by social workers. It provides a theoretical, empirical and reflective analysis of the system. Given the disciplinary powers held by the Professional Order on its members, the legislator has instructed it to regulate and administer the entire proceeding, from collecting complaints to possible sanctions. The attention is focused on the methods chosen by the Territorial Councils of Discipline (CTD) to implement the system at local level, and to the activity carried out between July 2014 and June 2017. Three main research focus have been identified, which empirically drive the study: (a) the procedural complexities of this device and its management; (b) the features of the disciplinary proceedings and of the actors involved; and (c) representations, attributions of meaning and impact of the system on the profession. I choose data collection and analysis techniques according to the target of each focal point. Firstly, I used documental analysis on the national regulation, describing the phases of the disciplinary procedure. The presence of ambiguous aspects has led to the need for territorial integrations, and to the consequent creation of local differences between the praxis adopted by the various CTDs. This result has been later confirmed by the in-depth examination of the websites of the Regional Councils of the Order, which provide different level of informativity and accessibility. To study the second focus, I collected all the disciplinary proceedings received by 12 CTDs in 3 years. I analysed a total of 769 cases with the aim of measuring the extent of the phenomenon. I sued quantitative techniques to identify recurrent elements and find out information on the person who made the complaint, the social worker complained and the bureaucratic proceeding managed by the CTDs. A high number of violations due to non-compliance with administrative and professional requirements emerges, as well as the highly critical situation of parents’ conflicts and the incidence of cases filed without any sanctions. Finally, the third topic is addressed through interviews with experts and privileged witnesses. Information collected regard how the disciplinary procedure is considered an important step, albeit problematic, in the process of professionalization of the Social Work, and which directions can be taken for its overall improvement. The novelty of the disciplinary procedure, its potential implications in terms of protection of the public and of the profession itself, as well as the absence of previous research on the subject are elements that considerably increase the relevance of this study, allow to deepen how the Order absolved the its disciplinary functions of protecting the public and the profession itself.
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Lucifora, Annalisa. "Il contrasto dell immigrazione irregolare tra vincoli europei e politiche nazionali: un indagine comparata della disciplina italiana e francese." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1221.

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Abstract:
Alla luce della crescente pressione migratoria alle frontiere esterne dell Unione, si rende necessaria un analisi della politica europea in materia di immigrazione, con particolare riguardo alla problematica dell immigrazione clandestina, alla luce del nuovo quadro istituzionale offerto dal Trattato di Lisbona, che dovrebbe favorire un approccio congiunto, basato sulla fiducia reciproca e sulla solidarietà tra gli Stati membri, nell intento di approfondire la cooperazione e di elaborare politiche comuni. Come si evidenzia nella prima parte del lavoro, il problema dell immigrazione clandestina dei cittadini di paesi terzi ha, in effetti, costituito una parte centrale della politica comune dell Unione in materia di migrazione, sin dal suo inizio, essendosi ben presto diffusa a livello europeo la consapevolezza che rispondere in modo efficace alla migrazione irregolare è una condizione essenziale affinché la politica di migrazione sia credibile. In quest ottica, si analizza innanzitutto l evoluzione della politica europea in materia di immigrazione, soffermandosi in particolare sulle tappe che hanno consentito il superamento della cooperazione intergovernativa, realizzata con gli Accordi di Schengen del 1985, a favore di una vera e propria politica comune in materia di immigrazione, quale quella di cui all art. 67 par. 2 TFUE, come modificato dal Trattato di Lisbona, evidenziando nel contempo come tale evoluzione sia stata costantemente caratterizzata dall alternanza di momenti di particolare attenzione verso le tematiche connesse alla gestione dell immigrazione regolare e momenti in cui il contrasto dell immigrazione irregolare si è imposto come assoluta priorità nell agenda politica europea. In un secondo momento, si esaminano gli strumenti adottati dall Unione europea al fine di contrastare l immigrazione irregolare, soffermandosi tanto sulle iniziative intraprese in materia di prevenzione, quanto sui risultati raggiunti sul piano della repressione, focalizzando l attenzione sul necessario collegamento che deve sussistere tra le esigenze di lotta all immigrazione clandestina e il rispetto dei diritti fondamentali dei migranti. Tale ultimo presupposto si rivela, infatti, qualificante dell intero impianto giuridico della politica comune di immigrazione. Infine, si esaminano in particolare le politiche adottate in materia da due diversi Stati membri dell Unione - Francia e Italia - che, sebbene si affaccino entrambi nel bacino mediterraneo, sono diversamente esposti ai flussi migratori. L indagine, condotta in chiave comparatistica, tentando di interpretare le numerose similitudini, ma altresì le complesse differenze, è volta ad accertare la compatibilità delle legislazioni vigenti nei due diversi ordinamenti giuridici agli standard delineati a livello europeo.
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LUCIFORA, ANNALISA. "Il contrasto dell immigrazione irregolare tra vincoli europei e politiche nazionali: un indagine comparata della disciplina italiana e francese." Doctoral thesis, Università degli studi di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/20.500.11769/490534.

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Abstract:
Alla luce della crescente pressione migratoria alle frontiere esterne dell’Unione, si rende necessaria un analisi della politica europea in materia di immigrazione, con particolare riguardo alla problematica dell’immigrazione clandestina, alla luce del nuovo quadro istituzionale offerto dal Trattato di Lisbona, che dovrebbe favorire un approccio congiunto, basato sulla fiducia reciproca e sulla solidarietà tra gli Stati membri, nell’intento di approfondire la cooperazione e di elaborare politiche comuni. Come si evidenzia nella prima parte del lavoro, il problema dell’immigrazione clandestina dei cittadini di paesi terzi ha, in effetti, costituito una parte centrale della politica comune dell’Unione in materia di migrazione, sin dal suo inizio, essendosi ben presto diffusa a livello europeo la consapevolezza che rispondere in modo efficace alla migrazione irregolare è una condizione essenziale affinché la politica di migrazione sia credibile. In quest’ottica, si analizza innanzitutto l evoluzione della politica europea in materia di immigrazione, soffermandosi in particolare sulle tappe che hanno consentito il superamento della cooperazione intergovernativa, realizzata con gli Accordi di Schengen del 1985, a favore di una vera e propria politica comune in materia di immigrazione, quale quella di cui all’art. 67 par. 2 TFUE, come modificato dal Trattato di Lisbona, evidenziando nel contempo come tale evoluzione sia stata costantemente caratterizzata dall’alternanza di momenti di particolare attenzione verso le tematiche connesse alla gestione dell’immigrazione regolare e momenti in cui il contrasto dell’immigrazione irregolare si è imposto come assoluta priorità nell’agenda politica europea. In un secondo momento, si esaminano gli strumenti adottati dall’Unione europea al fine di contrastare l’immigrazione irregolare, soffermandosi tanto sulle iniziative intraprese in materia di prevenzione, quanto sui risultati raggiunti sul piano della repressione, focalizzando l attenzione sul necessario collegamento che deve sussistere tra le esigenze di lotta all’immigrazione clandestina e il rispetto dei diritti fondamentali dei migranti. Tale ultimo presupposto si rivela, infatti, qualificante dell’intero impianto giuridico della politica comune di immigrazione. Infine, si esaminano in particolare le politiche adottate in materia da due diversi Stati membri dell’Unione - Francia e Italia - che, sebbene si affaccino entrambi nel bacino mediterraneo, sono diversamente esposti ai flussi migratori. L’indagine, condotta in chiave comparatistica, tentando di interpretare le numerose similitudini, ma altresì le complesse differenze, è volta ad accertare la compatibilità delle legislazioni vigenti nei due diversi ordinamenti giuridici agli standard delineati a livello europeo.
L’aggravation de l’immigration irrégulière résulte de l’activité croissante des filières d’entrée illégale et cette activité est favorisée par les insuffisances législatives ou opérationnelles des États d’immigration et par tout ce qui permet aux clandestins d’entrer et de se maintenir sur le territoire en violation des lois. Dès le programme de Tampere, le Conseil européen se déclarait déterminé à combattre à sa source l’immigration clandestine et cette volonté politique se situe au cur de l’action de l’Union, notamment dans la perspective de l’adhésion des nouveaux États membres et de la levée des contrôles aux frontières intérieures avec ces États. La politique européenne de lutte contre l’immigration irrégulière comporte deux aspects quasiment indissociables : la prévention et la répression. Dans une logique de prévention, la méthode désormais employée pour combattre ce phénomène ne se préoccupe pas seulement des problèmes d’admission des personnes sur le territoire concerné, mais s’attaque également aux causes profondes de l’immigration irrégulière à partir de certains États tiers. Par conséquent, la prévention peut couvrir plusieurs catégories de mesures qui concernent l’amélioration des conditions de vie et de sécurité humaine, la communication ou l’information, les partenariats, le dialogue et la recherche en matière migratoire, la formation des autorités en gestion de la migration et le soutien en vue du retour. Ce travail vise d’abord à examiner l’évolution qui a abouti à une gestion intégrée et coordonnée des frontières extérieures et l’importance de la dimension extérieure de l’action de l’Union européenne en matière migratoire. Ensuite, nous aborderons la question de la répression de l’immigration irrégulière, en analysant notamment les mesures adoptées au niveau européen pour lutter contre les formes les plus classiques et directes d’aide à l’immigration irrégulière et, en général, contre toutes les formes d’encouragement à ce phénomène. Enfin, nous examinerons les politiques prévues par la France et l’Italie à l’égard des étrangers en position irrégulière, afin d’établir si elle sont conformes ou non aux standards européens. Sous l’effet de la construction européenne, les différents États ont en effet mené des politiques de flux migratoires tendant à se rapprocher, en particulier dans un sens restrictif. Même si l’ensemble des flux migratoires qui affectent l’Union européenne obéissent à des facteurs historique et politiques variables, les pays européens ont décidé de mettre fin à de nouveaux flux migratoires en provenance des États tiers et d’intégrer les populations étrangers durablement installées en leur sein. Les mesures adoptées par les différents Gouvernements montrent une tendance à la pénalisation de l’immigration clandestine, cohérente à l’approche sécuritaire décrit pour l’Europe. Ce processus de pénalisation s’est exprimé essentiellement à travers la multiplication de personnes nouvellement visées par ce mouvement répressif. Le champ personnel des dispositions légales en matière d’immigration s est en effet largement étendu dans tous les deux pays, passant d’une répression administrative, visant l’étranger, principal destinataire des règles d’entrée, de circulation et de séjour forgeant la base de toute politique d’immigration, à une répression pénale touchant dans un premier temps ce même destinataire, tout en s’étendant aux autres acteurs favorisant la violation des règles primaire de cette politique.
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Previderè, Serena <1992&gt. ""L'illusion comique" di Pierre Corneille secondo Fabrizio Falco: genesi di un progetto di spettacolo per il Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14662.

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Abstract:
Per la stagione 2017/2018 del Teatro Stabile di Torino, il ventinovenne Fabrizio Falco, attore tra i più talentuosi e brillanti del panorama italiano, dirige e interpreta "L’illusion comique", celebre e poco frequentato capolavoro giovanile di Pierre Corneille datato 1635. Pastorale, commedia e tragedia al tempo stesso, il testo si presenta come uno dei più importanti e complessi mostri barocchi della tradizione letteraria, metateatrale atto d’amore per la scena sospeso tra realtà ed illusione. Questo elaborato, frutto di un’attività di tirocinio in seno alla produzione dello spettacolo, si propone di illustrare la genesi del progetto analizzandone le varie fasi: dall’elaborazione dell’idea artistica alla messa in scena, passando attraverso le modalità di realizzazione dell’allestimento e del lavoro svolto dagli attori sui personaggi, dalle attività amministrative di programmazione, gestione e distribuzione alle attività collaterali realizzate per la promozione.
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Prisco, Valentina. "Il lavoro subordinato flessibile nel settore privato e nel pubblico impiego tra regole comunitarie e disciplina nazionale. Tendenze evolutive in un mondo flessibile." Tesi di dottorato, 2015. http://www.fedoa.unina.it/10276/1/prisco_valentina_27.pdf.

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Abstract:
Il lavoro di tesi mira alla definizione delle principali tipologie contrattuali del lavoro subordinato flessibile nel contesto di una società post-industriale, attraverso la ricostruzione dell'evoluzione normativa e giurisprudenziale, italiana ed europea, che ha interessato sia il settore privato che il pubblico impiego dal secondo dopoguerra ad oggi. Il riferimento è, da una parte, al lavoro a termine, ai lavori con finalità formative, all'apprendistato, e al part-time; dall'altra, ci si riferisce alle figure di lavoro atipico, quali, in particolare, il lavoro a chiamata, in somministrazione, ripartito; tralasciando, per esigenze di sinteticità, l'ambito del lavoro autonomo ed occasionale. Particolare attenzione viene riservata all'analisi delle conseguenze della violazione delle norme sul lavoro subordinato flessibile, attraverso lo studio e l'approfondimento delle principali differenze che intercorrono tra il settore privato e il pubblico impiego, nel cui ambito si riscontra l'assenza di una vera e propria capacità dissuasiva del sistema sanzionatorio, con inevitabili e incerte conseguenze sulle procedure di stabilizzazione del precariato pubblico. L'ultima parte della ricerca verte sulla riflessione circa gli esiti ambigui della flessibilità in entrata in Italia e sulle ragioni che portano alla precarietà, anche attraverso l'approfondimento delle proposte di riforma che si stanno analizzando a livello nazionale e nel contesto europeo, alla ricerca del delicato punto di equilibrio tra flessibilità e sicurezza. Particolare attenzione viene dedicata alla recente riforma del lavoro in Italia, il c.d. Jobs Act (l. n. 183/2014). La tesi propende per la necessità di assicurare una riscrittura del diritto del lavoro, più selettivo nelle priorità e meno protettivo, che sia in grado di intrecciarsi con le politiche sociali e di ricollegarsi alle istituzioni del mercato del lavoro, nonché viene sottolineata l'esigenza di un passaggio sul piano nazionale dal welfare dell'assistenza ad un welfare delle responsabilità e delle opportunità, che non lasci soli gli individui con la copertura di qualche sussidio, ma mettendo loro a disposizione interventi diversificati di crescita del sapere; un sistema, dunque, che sia in grado di stimolare la responsabilità individuale e scoraggiare la rassegnazione. Inoltre, si mette in rilievo la necessità, sul piano europeo, della definizione di un nuovo welfare paneuropeo per una cittadinanza sociale attiva, attraverso il ripensamento degli strumenti di regolazione sociale che consentano di ridefinire i parametri dell'uguaglianza sociale, di amplificare e garantire l'accesso alle opportunità, di assicurare sostegni materiali e immateriali che evitino l'esclusione sociale, di combattere il lavoro illegale e di trasformare quello precario in un'occasione positiva.
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FELIZIANI, CHIARA. "La disciplina dei rifiuti tra normativa europea e normative nazionali. Spunti di comparazione tra il sistema italiano e il sistema inglese." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/917840.

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Abstract:
Scopo primario della ricerca è stato quello di indagare, in chiave comaprata, la portata delle trasformazioni che il diritto europeo ha determinato a livello nazionale per ciò che concerne gli aspetti ambientale ed organizzativo del servizio pubblico di gestione dei rifiuti urbani.Inoltre, i molti richiami all'Unione europea, unitamente al parallelo tra Italia e Gran Bretagna, si sono rivelati funzionali ad esplorare il tema più generale della reale autonomia che residua in capo agli Stati membri nel disciplinare taluni istituti, quale quello dei servizi pubblici.
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GRILLO, Renato. "LA GIUSTIZIA SPORTIVA IN ITALIA E NEI PRINCIPALI STATI DELL'UNIONE EUROPEA:LA GIUSTIZIA DISCIPLINARE E I RAPPORTI TRA DIRITTO PENALE ORDINARIO E DIRITTO SPORTIVO NAZIONALE." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/106197.

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GRILLO, Renato. "LA GIUSTIZIA SPORTIVA IN ITALIA E NEI PRINCIPALI STATI DELLA UNIONE EUROPEA: LA GIUSTIZIA DISCIPLINARE E I RAPPORTI TRA DIRITTO PENALE ORDINARIO E DIRITTO SPORTIVO NAZIONALE." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/94712.

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RENGHINI, Cristina. "Il sistema di tutela brevettuale nell'Unione Europea: il Brevetto Europeo con effetto unitario e il Tribunale Unificato dei Brevetti." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251086.

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Abstract:
Dopo più di quarant’anni di tentativi tesi alla realizzazione di un titolo di protezione brevettuale “comunitario”, nel 2012 sono stati emanati due regolamenti, il n. 1257/2012 e il n. 1260/2012, attuativi di una cooperazione rafforzata tra ventisei Stati membri dell’Unione europea: essi creano un brevetto europeo con effetto unitario e ne disciplinano il regime di traduzione applicabile. L’anno successivo, venticinque Stati membri hanno firmato un accordo istitutivo del Tribunale unificato dei brevetti. I summenzionati strumenti normativi costituiscono il c.d. “pacchetto brevetti”, che entrerà in vigore una volta che almeno tredici Stati membri, tra cui Germania, Francia e Regno Unito, avranno ratificato l’Accordo. Rispetto al panorama attuale, caratterizzato da una frammentazione normativa e giurisdizionale, tale nuova architettura porterà indubbiamente notevoli vantaggi. Da un lato, infatti, i regolamenti europei introducono un “nuovo brevetto” che estende la sua efficacia oltre i confini nazionali; la portata della protezione e gli effetti saranno infatti uniformi in tutto il territorio degli Stati membri partecipanti. Dall’altro, il Tribunale unificato, competente a giudicare quasi tutte le controversie in materia brevettuale, si sostituirà ai giudici nazionali, garantendo l’uniformità della giurisdizione e delle decisioni. Tuttavia, il risultato ottenuto con il “pacchetto brevetti” non sembra essere adeguato agli obiettivi di unitarietà che le istituzioni europee e gli Stati membri si erano prefissati. Si tratta infatti di un quadro normativo complesso, che combina il diritto dell’Unione europea, il diritto internazionale (in particolare l’Accordo sul Tribunale unificato e la Convenzione sul brevetto europeo), e il diritto nazionale degli Stati membri, a cui gli atti citati rinviano in diverse occasioni, e che istituisce due strumenti, il brevetto europeo con effetto unitario e il Tribunale unificato dei brevetti, dalla natura assai controversa. Per tale ragione, la nuova normativa solleva molteplici questioni di natura costituzionale, in ordine alla compatibilità del nuovo sistema con l’ordinamento giuridico dell’Unione europea. Uno dei profili problematici di particolare interesse riguarda la cooperazione rafforzata in tema di tutela brevettuale unitaria, che sembra essere stata instaurata per eludere il dissenso di Italia e Spagna in relazione al regime linguistico applicabile. Inoltre, nei due regolamenti europei manca una vera e propria disciplina sostanziale, sollevando pertanto dei dubbi sull’effettiva “unitarietà” del nuovo brevetto. Infine, alcune caratteristiche del Tribunale unificato, quali la sua particolare struttura, il riparto interno delle competenze, il regime linguistico e la previsione di un periodo transitorio in cui è possibile ancora adire il giudice nazionale, si pongono in contrasto con il fine di unificazione giurisdizionale. A tali considerazioni si aggiunge che la decisione del Regno Unito di uscire dall’Unione europea potrebbe compromettere l’entrata in vigore del “pacchetto brevetti”. Obiettivo del presente lavoro è quello di analizzare in modo organico l’intera disciplina, nell’ottica di verificarne l’effettiva compatibilità con l’ordinamento dell’Unione europea. Solamente attraverso un approccio sistematico fondato sui principi e sugli strumenti dell’UE, si possono superare le attuali criticità che emergono dal “pacchetto brevetti”, nell’ottica di un effettivo miglioramento di tale nuova disciplina e del conseguente raggiungimento di una reale unitarietà nella tutela brevettuale.
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PETRINI, Maria Celeste. "IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE: ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Abstract:
Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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IAMMARINO, Debora. "Danno ambientale e responsabilità nella gestione dei rifiuti." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251115.

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Abstract:
La disciplina del danno ambientale è stata oggetto di diverse e numerose modifiche nel corso degli anni, sia a livello nazionale che europeo. Regolata in Italia, per la prima volta, dalla L. 349/1986 che, all’art. 18, prevedeva la risarcibilità del danno ambientale indipendentemente dalla violazione di altri diritti individuali come la proprietà privata o la salute. In ambito Europeo il primo intervento si è avuto con l’adozione della Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale. La Direttiva è stata poi recepita in Italia con il D.Lgs. n. 152/2006, che nella Parte Sesta si occupa puntualmente di responsabilità per inquinamento ambientale. Tuttavia, le principali novità della normativa comunitaria con riferimento al regime di responsabilità per attività inquinanti nei confronti dei beni ambientali, non sono state immediatamente riprese in modo adeguato dalla normativa italiana, motivo per cui sono state emanate due procedure di infrazione nei confronti del Governo italiano che, per correre ai ripari, in un primo momento, ha approvato il D.l. 135/2009 introduttivo di nuovi criteri per il ripristino del danno ambientale e successivamente il legislatore è intervenuto con la Legge n. 97/2013 in materia di misure di risarcimento del danno e in materia di criteri di imputazione delle responsabilità. Tuttavia, l’assetto dei criteri di imputazione delle responsabilità è stato più volte oggetto degli interventi interpretativi della giurisprudenza che hanno delineato un quadro molto più rispondente alle istanze di origine comunitaria e ai principi del diritto europeo. All’interno di questo quadro più ampio si inserisce la questione della Gestione dei rifiuti, anch’essa oggetto di svariate modifiche normative volte sempre di più ad una tutela ambientale maggiore e prioritaria, attraverso metodi e tecniche in grado di ridurre la produzione dei rifiuti, l’introduzione del concetto di riduzione, prevenzione e recupero, riciclo e solo in ultimo lo smaltimento. Ruolo centrale assume in questo ambito l’attribuzione delle relative responsabilità in capo ai vari soggetti che si occupano della gestione dei rifiuti, pertanto nell’ultimo capitolo, si analizzeranno le diverse forme di responsabilità degli stessi e si darà conto dei principali interventi giurisprudenziali e della diverse interpretazioni dottrinali che hanno interessato la materia negli ultimi anni.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Abstract:
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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