Dissertations / Theses on the topic 'Diritto penale del nemico'

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Vedovello, Ana Paula Scudeler. "A teoria dos Sistemas de Luhmann como argumento contrário ao direito penal do inimigo 3ş velocidade do direito pena." Universidade Presbiteriana Mackenzie, 2015. http://tede.mackenzie.br/jspui/handle/tede/1292.

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Abstract:
Made available in DSpace on 2016-03-15T19:35:23Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Ana Paula Scudeler Vedovello.pdf: 1341012 bytes, checksum: 5c86e711bcb78bb368198eb5cbd6d91c (MD5) Previous issue date: 2015-02-02
Universidade Presbiteriana Mackenzie
La tesi si propone di decostruire il diritto penale del nemico da sistemi di ragionamento Luhmannian. Per quel primo stabilisce i pilastri del diritto penale, indicando le loro strutture e concetti fondamentali. Successivamente, sviscera quello che è il diritto penale del nemico, in una società a rischio, indicando i suoi punti fondamentali, e dettagliare le velocità del diritto penale. Dopo l analisi, una tabella di confronto viene fatto al fine di poter dire che la terza marcia del diritto penale - nitide, diritto penale restrittiva, anticipatoria e rigoroso - è un'espressione del diritto penale del nemico. Il titolo di complementarità, si tratta di uno studio sul regime di disciplina differenziata, stabilito nel paese al fine di completare come modello del diritto penale non sia cittadino. In un momento successivo, attraverso la teoria di Luhmann, si tratta di una valutazione di ciò che è proprio sotto questo criterio, in modo che la legge è considerata un sottosistema del sistema sociale globale. Sono caratteristiche apparenti , il metodo , le dimensioni di significato e le questioni conflittuali di questa razionalità di Luhmann . A questa profondità, si arriva ad una seconda conclusione: che la legge ha fornito per gli imprevisti, e che tali contingenze dovrebbe essere regolato in modo da diminuire le frustrazioni e favorire la stabilità sociale e normativo. Questa stabilizzazione avverrà come principalmente le regole, generando una congruenza selettiva . Parzialmente finale si incontrano questi concetti e affermazioni, in modo che aggiunge una nuova contrario al diritto penale degli argomenti nemico: l'argomento della metodologia di analisi teoria dei sistemi di Luhmann. Ora la destra è un sottosistema del sistema sociale, ha autoreferenzialità e autopoiesi, e altre caratteristiche che sono loro proprie. L' idea del nemico non è l'appartenenza a tensioni sociali prodotte dallo standard battuta d'arresto che ci si aspetta dal sistema. Vale a dire: la situazione per determinare un nemico non si adatta l'aspettativa di contingenza che può esistere in un sottosistema giuridico, come un sistema, la percezione dei valori è predominante in quanto è un fattore e senso di equilibrio nella regolazione della possibile frustrazione.
A tese tem por objetivo desconstruir o Direito Penal do Inimigo através do raciocínio luhmanniano de sistemas. Para tanto primeiramente estabelece os pilares do Direito Penal, indicando suas estruturas e conceitos fundamentais. Posteriormente, esmiúça o que seja o Direito Penal do Inimigo, no âmbito de uma sociedade de risco, indicando seus pontos fundamentais, e detalhando as velocidades do direito penal. Após a análise, faz-se um quadro comparativo no sentido de poder-se afirmar que a terceira velocidade do direito penal direito penal mais incisivo, restritivo, antecipatório e rigoroso seja uma expressão do direito penal do inimigo. A título de complementaridade, faz-se um estudo a respeito do Regime Disciplinar Diferenciado, instituído no país, de forma a concluí-lo como um modelo de direito penal do não cidadão. Em um momento seguinte, por meio da teoria dos sistemas de Luhmann, faz-se uma avaliação do que seja o direito sob esse critério, de modo que o direito passa a ser considerado um subsistema do sistema social global. Evidenciam-se características, método, dimensões de sentido e questões conflituosas dessa racionalidade de Luhmann. Nesse aprofundamento, chega-se a uma segunda conclusão: a de que o direito tem previstas contingências, e tais contingências devem ser reguladas, de modo que diminua as frustrações e gere uma estabilidade social e normativa. Tal estabilização se dará precipuamente pelas normas, gerando uma congruência seletiva. Em parte derradeira, reúnem-se esses conceitos e afirmações, de modo que se agrega um novo argumento contrário ao direito penal do inimigo: o argumento da metodologia de análise pela teoria dos sistemas de Luhmann. Ora, se o direito é um subsistema do sistema social, ele possui autorreferencialidade, autopoiese, e demais características que lhes são peculiares. A ideia de inimigo não é pertencente à perturbação social produzida pela contrariedade à norma que é esperada pelo sistema.Ou seja: a situação de se determinar um inimigo não se adapta à expectativa de contingência que possa existir em um subsistema jurídico, já que em um sistema, a percepção de valores é preponderante, na medida em que é um fator de sentido e de equilíbrio na regulação de possíveis frustrações.
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SIBILIO, DAVIDE. "LA VIOLENZA IN OCCASIONE DELLE MANIFESTAZIONI SPORTIVE. IL DASPO E GLI ALTRI STRUMENTI DI PREVENZIONE E REPRESSIONE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/852343.

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Abstract:
L’elaborato, dedicato agli strumenti di prevenzione e repressione della violenza in occasione di manifestazioni sportive, si propone di tracciare un quadro tendenzialmente completo del sistema che l’ordinamento italiano ha predisposto nel corso degli anni per contrastare il peculiare fenomeno della violenza negli stadi. La tesi, dopo una breve precisazione dell’ambito della ricerca, operata tramite la distinzione del concetto della violenza negli stadi (o teppismo calcistico) dalla violenza sportiva, si occupa inizialmente di fornire una ricostruzione storica del fenomeno in oggetto, per poi passare ad un esame di esso in chiave socio-criminologica, prendendo in considerazione sia l’elaborazione scientifica prodotta all’estero (in special modo nel Regno Unito, ma anche in altri Paesi europei), sia gli studi compiuti in Italia, che hanno evidenziato alcune caratteristiche del fenomeno tipiche del nostro Paese. L’elaborato, nella sua prima parte, prima di occuparsi degli aspetti prettamente penalistici (e processualpenalistici) della materia, tenta di offrire, in un’ottica interdisciplinare, una chiave di lettura al fenomeno, utile per individuare successivamente la proporzionalità e la ragionevolezza della risposta che l’ordinamento italiano offre. Successivamente, la tesi prende in considerazione le fonti sovranazionali – in particolare a livello europeo – che sono state emanate allo scopo di dare risposte comuni e armoniche ad un fenomeno non limitato dai confini delle singole nazioni. La strage dell’Heysel del 1985 rappresenta il tragico evento che ha per la prima volta posto all’attenzione sia della Comunità europea sia del Consiglio d’Europa i gravi pericoli che il teppismo calcistico può generare, specialmente in correlazione a grandi eventi; a partire da quel momento si è quindi assistito alla progressiva introduzione di un corpo normativo sovranazionale volto ad uniformare le legislazioni e le prassi dei Paesi europei maggiormente interessati dal fenomeno. Il riferimento a tali fonti è utile, nell’economia dell’elaborato, per verificare se le misure adottate dall’Italia siano effettivamente adeguate agli standard elaborati dall’Unione europea e dal Consiglio d’Europa. La tesi procede poi a descrivere, in modo analitico, la turbolenta evoluzione normativa che ha caratterizzato la legislazione nazionale di contrasto alla violenza in occasione di manifestazioni sportive, evidenziando sia il poderoso sviluppo della prevenzione personale in questo settore, sia l’introduzione di una serie di incriminazioni e disposizioni processuali “differenziate”, finalizzate a completare la risposta repressiva al fenomeno; nel descrivere l’evoluzione normativa, sono state sottolineate le criticità che di volta in volta si sono proposte: in particolare, sono state analizzate le varie posizioni dottrinali sviluppatesi nel corso del tempo e sono stati evidenziati i tentativi compiuti dalla giurisprudenza (anche costituzionale) di offrire un’interpretazione della legislazione antiviolenza quanto più coerente e rispettosa dei diritti dell’individuo. L’ultimo capitolo, maggiormente concentrato sulle misure di prevenzione – sia atipiche (come il DASPO), che tipiche – rivolte ai soggetti a pericolosità sportiva, mira infine a far emergere le problematiche specifiche che si sono proposte con riguardo al sistema preventivo della violenza negli stadi, analizzando in particolare le caratteristiche e le criticità della categoria del “pericoloso sportivo”, senza tralasciare alcuni dovuti accenni alle più ampie problematiche relative alla pericolosità per la sicurezza pubblica e, ancor più in generale, alla stessa legittimazione e compatibilità con il sistema costituzionale delle misure di prevenzione presenti nell’ordinamento italiano. Nella conclusione della tesi, sono presenti alcune riflessioni in merito all’inquadramento del sistema preventivo-repressivo di contrasto alla violenza dei tifosi all’interno del discusso paradigma del diritto penale del nemico, nonché alcune osservazioni in merito all’esportazione all’interno della realtà urbana (tramite il c.d. DASPO urbano) del modello efficacemente sperimentato nei confronti dei tifosi; vengono infine avanzate alcune proposte di miglioramento dell’attuale legislazione, in primo luogo, per rendere le misure vigenti più rispettose dei diritti dei soggetti che ne sono destinatari e, in secondo luogo, per introdurre un intervento su più livelli, che non trascuri gli aspetti sociali e culturali del fenomeno, e che non sia più sbilanciato sulla repressione e sulla prevenzione di polizia, con l’auspicio che il futuro legislatore non intervenga, ancora una volta, sotto la spinta dell’emergenza.
The present thesis, dedicated to prevention and repression measures of violence at sporting events, aims to outline a generally complete picture of the system that the Italian legal system has prepared over the years to counter the peculiar phenomenon of fan violence during sporting events (football matches, in particular). The thesis, after a brief clarification of the scope of the research, made through the distinction of the concept of fan violence (or football hooliganism) from sporting violence, is initially concerned with providing a historical reconstruction of the phenomenon, and then moving on to an examination of it in a socio-criminological key, taking into consideration both the scientific elaboration produced abroad (especially in the United Kingdom, but also in other European countries), and the studies carried out in Italy, which have highlighted some characteristics of the typical phenomenon of our country. The paper, in its first part, before dealing with the purely criminal (and procedural criminal) aspects of the matter, attempts to offer, from an interdisciplinary perspective, a key to understanding the phenomenon, useful for subsequently identifying the proportionality and reasonableness of the answer that the Italian legal system offers. Subsequently, the thesis takes into consideration the supranational sources – especially at European level – that have been issued in order to give common and harmonious answers to a phenomenon not limited by the borders of the individual nations. The 1985 Heysel massacre represents the tragic event that for the first time brought to the attention of both the European Community and the Council of Europe the serious dangers that football hooliganism can generate, especially in connection with major events; from that moment on, there has therefore been the gradual introduction of a supranational regulatory body aimed at standardizing the laws and practices of the European countries most affected by the phenomenon. The reference to these sources is useful, in the economics of the report, to verify whether the measures adopted by Italy are actually adequate to the standards developed by the European Union and the Council of Europe. The thesis then proceeds to describe, in an analytical way, the turbulent regulatory evolution that has characterized the national legislation to fight violence at sporting events, highlighting both the powerful development of personal prevention in this sector, and the introduction of a series of “differentiated” indictments and procedural provisions, aimed at completing the repressive response to the phenomenon; in describing the regulatory evolution, the critical issues that were proposed from time to time were highlighted: in particular, the various doctrinal positions developed over time were analyzed and the attempts made by jurisprudence (including constitutional) to offer an interpretation of anti-violence legislation that is as coherent and respectful of the rights of the individual as possible. The last chapter, more focused on prevention measures - both atypical (such as DASPO) and typical - aimed at people with sporting dangers, finally aims to bring out the specific problems that have arisen with regard to the preventive system of violence in stadiums, analyzing in particular the characteristics and criticalities of the “dangerous fan” category, without neglecting some due hints to the broader problems relating to the danger to public safety and, even more generally, to the legitimacy and compatibility with the constitutional system of the prevention measures present in the Italian legal system. In the conclusion of the thesis, there are some reflections on the framing of the preventive-repressive system to combat fan violence within the controversial paradigm of the criminal law of the enemy, as well as some observations on exporting within urban context (through the so-called urban DASPO) of the model effectively tested in relation to fans; Finally, some proposals for improvement of the current legislation are made, firstly, to make the existing measures more respectful of the rights of the individuals that are addressed to them and, secondly, to introduce an intervention on several levels, which does not neglect the cultural and social aspects of the phenomenon, and that it is no longer unbalanced on police repression and prevention, with the hope that the future legislator does not intervene, once again, under the pressure of the emergency.
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Sorbello, Pietro <1977&gt. "Abuso del diritto e repressione penale. Profili di diritto penale sostanziale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8200/1/sorbello_pietro_tesi.pdf.

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Abstract:
Un’immagine dell’abuso del diritto è quella del fuoco sotto la cenere perché esprime il pericolo al quale espone legalità e colpevolezza. Sebbene l’ermeneutica penalistica sia vincolata, la materia tributaria rappresenta l’ultimo caso in cui forza normativa dei principi ed interpretazione teleologica hanno consentito incriminazioni in malam partem. Nemmeno la rilevanza costituzionale del bene consente di incriminare l’elusione oltre la riserva di legge: al giudice è vietato “creare un regime legale penale, in luogo di quello realizzato dalla legge”. Il tema delle infrazioni di origine giurisprudenziale introduce una seconda accezione di legalità come concepita dall’art. 7 CEDU: la norma incriminatrice è valida allorquando - prescindendo dalla fonte - sia accessibile e prevedibile. Di fronte alla sentenza “Dolce e Gabbana” può affermarsi che incriminare l’elusione non è conforme alla legalità costituzionale, perché la commistione tra evasione ed elusione fiscale modifica il tipo in via interpretativa, né convenzionale perché le conseguenze non erano prevedibili quando furono realizzate le operazioni elusive. L’antagonismo delle concezioni di legalità trova soluzione avuto riguardo ai fini di garanzia. Se è contrario alla Costituzione accogliere un’idea di legalità-prevedibilità che prescinda dalla riserva di legge, la finalità di maggior garanzia possibile, esplicitata all’art. 53 della CEDU, non consente alternative alla sinergia: la legalità convenzionale sarà più garantista se integra quella costituzionale. La trasposizione sul piano interno della prevedibilità rileva sul distinto piano della colpevolezza, trova aggancio all’art. 5 c.p. e sposta la questione sulla conoscibilità dell’illecito. Alla rilevanza penale dell’abuso del diritto in materia tributaria ostava anche il principio di colpevolezza non potendosi muovere un rimprovero a fronte di un’ignoranza scusabile. L’affermata irrilevanza penale avrebbe dovuto spegnere definitivamente il fuoco dell’abuso del diritto, se non che alcune posizioni favorevoli al recupero in chiave di artificio espongono ancora il principio di legalità al pericolo di un fuoco sotto la cenere.
Metaphorically speaking, the relationship between criminal liability and abuse of law may be described as a flame beneath ashes. In summary, a punishment based on the abuse of law is not consistent with the principle of legality recognized by the Italian Constitution: according to the Article 25, paragraph 2, in fact, no one may be punished except on the basis of a law enacted by the Parliament. Nevertheless, an infringement of the constitutional principle of legality occurred in the Dolce & Gabbana case where a criminal conviction for tax avoidance was pronounced by the Criminal Courts. In the lack of an express provision punishing tax avoidance, only tax evasion may be punished under Italian criminal law. Moreover, the punishment for tax avoidance was not foreseeable according to the principle of legality enshrined in Article 7 of the ECHR due to the fact that prior to the “Dolce & Gabbana” case tax avoidance was not qualified as an offence in the Italian case-law.
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VOLPE, SILVIA. "La lingua del diritto penale." Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2022. http://hdl.handle.net/11571/1459413.

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Abstract:
Dopo una premessa sul linguaggio del diritto penale, inteso come metodo di comunicazione che si avvale di segni non verbali, il lavoro esamina la lingua in senso stretto del diritto penale, delineandone le caratteristiche principali e analizzandone successivamente i vizi e le patologie. Il nucleo centrale dell’elaborato è dedicato quindi all’esame delle conseguenze di tali patologie linguistiche, al fine di dimostrare che esse pregiudicano i principi fondamentali del diritto penale: dal principio di democraticità al principio di effettività, passando per i principi che presiedono allo svolgimento dell’attività legislativa e che regolano il giusto processo. Seguono infine riflessioni più costruttive, volte a individuare le caratteristiche ideali di una lingua coerente con i principi e con le funzioni del diritto penale: si cerca di tracciare la strada da percorrere per ottenere una lingua più giusta, capace di rinnovare la fiducia nella legge e nella Giustizia, costruendo un diritto penale effettivamente democratico.
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VOLPE, SILVIA. "La lingua del diritto penale." Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2022. http://hdl.handle.net/11571/1459409.

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Abstract:
Dopo una premessa sul linguaggio del diritto penale, inteso come metodo di comunicazione che si avvale di segni non verbali, il lavoro esamina la lingua in senso stretto del diritto penale, delineandone le caratteristiche principali e analizzandone successivamente i vizi e le patologie. Il nucleo centrale dell’elaborato è dedicato quindi all’esame delle conseguenze di tali patologie linguistiche, al fine di dimostrare che esse pregiudicano i principi fondamentali del diritto penale: dal principio di democraticità al principio di effettività, passando per i principi che presiedono allo svolgimento dell’attività legislativa e che regolano il giusto processo. Seguono infine riflessioni più costruttive, volte a individuare le caratteristiche ideali di una lingua coerente con i principi e con le funzioni del diritto penale: si cerca di tracciare la strada da percorrere per ottenere una lingua più giusta, capace di rinnovare la fiducia nella legge e nella Giustizia, costruendo un diritto penale effettivamente democratico.
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Gimigliano, Silvia. "Il diritto all'oblio del condannato penale." Doctoral thesis, Università del Piemonte Orientale, 2022. http://hdl.handle.net/11579/144263.

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Abstract:
Lo scritto, articolato in quattro capitoli, si propone di analizzare il diritto all'oblio in rapporto alla figura del condannato penale. Quando ne è titolare quest'ultimo, tale diritto pone, infatti, temi e problemi peculiari, meritevoli di autonoma disamina. Il primo capitolo, di taglio introduttivo, è finalizzato all'individuazione delle direttrici di ricerca: la ricognizione di contenuti e caratteristiche generali della posizione soggettiva consente di cogliere, in controluce, le specificità che caratterizzano il diritto all'oblio (del reato e) della condanna, oggetto di approfondimento nei capitoli successivi. Segnatamente, il secondo capitolo è dedicato al conflitto con altre situazioni giuridiche, con particolare riguardo al tema del bilanciamento normativo e giurisprudenziale, mentre il terzo ha ad oggetto il rapporto con principi ed istituti penali, fra i quali spiccano il principio rieducativo sancito dall'art. 27, co.3, Cost. e le cause estintive della pena. Nel quarto capitolo si formulano, infine, conclusioni motivate, mettendo in evidenza, per un verso, la natura fragile - eppure non debole --- della declinazione in esame, e, per altro verso, l'insufficienza delle definizioni "classiche" di oblio con riferimento alla figura del condannato
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Boscolo, Bacheto Alessia <1993&gt. "la responsabilità penale del professionista." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10718.

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Abstract:
Nell’elaborato verrà analizzata la responsabilità penale del professionista quando egli concorre assieme al proprio cliente nella commissione dell’illecito. Molteplici infatti sono le situazioni in cui a causa della complessità normativa il contribuente ritenga opportuno rivolgersi ad una persona qualificata per adempiere ai propri doveri. Accade però, purtroppo, che tale persona qualificata aiuti il proprio cliente a tenere dei comportamenti contrari alla legge e pertanto concorra con essi nella commissione nel reato. In particolare, nell’elaborato dopo una breve introduzione sulla figura del professionista, verrà posta particolare attenzione all’istituto del concorso nei reati (art. 110 c.p.) sia in generale, sia nel caso in cui tale concorso sia ad opera di una persona qualificata. Per quanto riguarda i reati che verranno analizzati essi sono alcuni reati tributari del D.lgs. 74/2000 (particolare attenzione verrà posta alla nuova aggravante introdotta nell’art. 13-bis del D.lgs sopracitato), i reati societari, i reati fallimentari e altre fattispecie (falso in attestazioni e relazioni, esibizioni o trasmissione di atti o documenti falsi o fornitura di dati e notizie non rispondenti al vero). Essi verranno, dapprima analizzati genericamente e poi in dettaglio relativamente al caso in cui il professionista concorra assieme al proprio cliente.
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De, Martino Lorenzo <1989&gt. "L'abuso del diritto nella materia penale tributaria." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8591/1/L%27abuso%20del%20diritto%20nella%20materia%20penale%20tributaria%20rev.%2015.03.18.pdf.

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Abstract:
Il presente lavoro trae origine dal dirompente ingresso della figura dell’abuso del diritto tributario sul palcoscenico penale, divenuto protagonista di una tra le più discusse rappresentazioni di cd. ‘diritto penale giurisprudenziale’ e portato per la prima volta in scena dal celebre filone interpretativo Dolce&Gabbana. Così, una volta introdotto il concetto generale di abuso del diritto, lo si distinguerà dalle nozioni di evasione fiscale e di risparmio (lecito) d’imposta; tre concetti fondamentali i cui rispettivi limiti e interazioni costituiranno uno dei fil rouge dell’analisi. Si darà conto, poi, dell’operato del ‘diritto vivente’ in materia: una stagione giurisprudenziale caratterizzata, come si vedrà, più da ombre che da luci, intrisa di frequenti contrasti applicativi (sia diacronici che sincronici) e portatrice – in conseguenza – di una forte imprevedibilità del giudizio penale per le condotte classificate come abusive. L’analisi della genesi e dell’ascesa della punibilità dell’abuso del diritto in materia fiscale costituirà poi un’occasione per proiettarsi in una più ampia riflessione sulla crisi di legalità che affligge ormai da decenni l’ordinamento penale, di cui il filone Dolce&Gabbana ne costituisce paradigmatico esempio. Dopo avere ricondotto il fenomeno dell’abuso del diritto nell’alveo della più ampia crisi che investe la scienza penale contemporanea, si tornerà ad apprezzare il dato legislativo, rappresentato dal nuovo art. 10-bis dello Statuto del contribuente. Infine, l’indagine toccherà l’interrogativo che permane, latente, sulla materia: esistono perduranti ipotesi penalmente rilevanti di condotte riconducibili al genus dell’abuso del diritto? Come si avrà modo di osservare, oltre a fornire una risposta diretta a tale interrogativo, la riflessione sarà un’occasione per procedere ad una ridefinizione – concettuale e terminologica – degli ‘attori’ che hanno da sempre recitato in questo complesso settore del diritto penale tributario.
The PhD thesis draws its origin from the appearance of the tax abuse of right in criminal procedures and by becoming one of the main actors in one of the most controversial performances of cd. ‘ciminal jurisprudential law’, brought to our attention by the renowned interpretative branch of Dolce&Gabbana. Therefore, once introduced the general concept of tax abuse, it will be separated from the notions of tax evasion and tax savings (legal); these three fundamental concepts and their limits and interactions will be the leitmotiv of the analysis. Moreover, there will be a study on the action of the “living law”: a jurisprudential season characterized, as it may be noticed, by light and shadow, full of application contrasts (diachronic and synchronic) and with a strong unpredictability on the criminal judgement for those behaviors assessed as violations. The analysis of the origin and the development of the punishability of the violation of the law in tax policy will allow a broader consideration on the crisis of the criminal law principles. After tracing back the phenomenon of violation in the broader trend that has struck contemporary criminal science, the study will concentrate on the law data represented by the new Article 10-bis of the l. 212/2000 The novelty represented by the legislative decree 128/2015 represents a fundamental achievement on the topic: not only it (finally) gives a fundamental definition of the concept of violation of law, but also the legislator has expressly stated expressis verbis the criminal irrelevance. However, the interpretation of the article 10-bis and of its interactions with the Criminal Tax Law has its own critical points. Therefore, this study will try to suggest a possible solution.
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REMELLI, ALICE. "L'imparzialità del giudice penale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2016. http://hdl.handle.net/10281/105552.

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Abstract:
Tra i caratteri distintivi della funzione giurisdizionale assumono un rilievo particolare l’indipendenza e l’imparzialità dei soggetti chiamati al suo esercizio. La figura del giudice delineata dalla Costituzione è connaturata da una posizione di estraneità rispetto agli interessi coinvolti nella res iudicanda e di assenza di pregiudizi (sancita implicitamente dagli art. 3 e 101 Cost.), nonché di piena autonomia dalle parti processuali, dagli altri poteri dello Stato e dalla stessa organizzazione giudiziaria (art. 101 e 104 Cost.). Anche le principali convenzioni internazionali in tema di diritti della persona e di processo penale riconoscono la necessità che il giudice sia indipendente e imparziale; tuttavia, l’imparzialità viene in risalto in un’ottica diversa, non più come garanzia di regolare svolgimento della giurisdizione, ma come diritto del singolo, presupposto del più ampio diritto ad un giusto processo. Ci si riferisce all’art. 6 comma 1 Conv. eur. dir. uomo, all’art. 14 comma 1 Patto intern. dir. civ. pol., nonché, pur non trattandosi di una vera e propria fonte vincolante, all’art. 10 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 10 dicembre 1948. I due requisiti essenziali della qualità stessa di giudice, pur dotati di una indubbia autonomia concettuale, non sembrano suscettibili d separata tutela, risultando difficile affermare l’esistenza dell’uno in assenza dell’altro. Del resto, la stessa giurisprudenza costituzionale ha ribadito più volte l’esistenza di un rapporto di stretta connessione, poiché ‹‹il principio dell’indipendenza è volto ad assicurare l’imparzialità del giudice o meglio […] l’esclusione di ogni pericolo di parzialità, onde sia assicurata al giudice una posizione assolutamente ‘super partes’›› (C. cost., sent. 3 aprile 1969 n. 60). Gli istituti dell’incompatibilità, dell’astensione, della ricusazione e della rimessione si presentano quindi come garanzie sia dell’imparzialità sia di quell’aspetto dell’indipendenza che può definirsi come “indipendenza funzionale”, ossia come non soggezione ad altri nell’esercizio della funzione giurisdizionale, sempre in rapporto ad ogni singolo processo. Rimane invece sullo sfondo l’“indipendenza organica”, come indipendenza dell’organizzazione giudiziaria nel suo complesso. E’ necessario precisare anche che le ipotesi normative in cui il giudice è ritenuto suspectus non indicano una effettiva assenza di serenità ed obiettività nel magistrato, ma una semplice possibilità di dubbio, dalla quale è doveroso liberare la delicata materia dei giudizi penali. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha più volte distinto, all’interno del principio di imparzialità del giudice, un aspetto soggettivo (presunto fino a prova contraria) dato dalla posizione personale del singolo magistrato, e un aspetto oggettivo (da valutarsi caso per caso) costituito dalla presenza di situazioni normative, funzionali ed organiche tali da allontanare ogni sospetto di parzialità. In questa materia anche le apparenze infatti possono rivestire una certa importanza, ed in uno Stato democratico è fondamentale che i giudici ispirino fiducia al pubblico e, soprattutto, all’accusato (C. eur. dir. uomo 26 ottobre 1984, De Cubber).
Independence and impartiality of the judges are distinctive characteristics of the judicial function. The position of the judge outlined by the Constitution is characterized by the alienation from the interests involved in the res iudicanda and by the absence of prejudice (implicitly defined by articles 3 and 101 of the Constitution), as well as by full independence from the parties of the proceedings, from the other State powers and from the judicial organization itself (articles 101 and 104 of the Constitution). Even the main international conventions in the field of human rights and criminal trial recognize the need for the judge to be independent and impartial. However, impartiality is highlighted in a different view, not as objective guarantee, but as a right of the individual, as assumption of the wider right to a fair trial. Reference is made to article 6 paragraph 1 of European Convention on Human Rights, article 14 paragraph 1 of International Covenant on Civil and Political Rights and to article 10 of Universal Declaration of Human Rights of 10 December 1948, although this is not a real binding act,. The two essential requirements of the judge nature, even if with an undeniable conceptual autonomy, do not seem susceptible of separate protection, making it hard to confirm the existence of one without the other. Moreover, the same constitutional jurisprudence has repeatedly stated that there is a relationship of close connection, since << the principle of independence is intended to ensure the impartiality of the judge or better [...] the exclusion of any risk of partiality, so as to ensure the judge a clear 'super partes' positon >> (C. cost., sent. 3 April 1969 n. 60). Incompatibility, abstention, recusal and remission are guarantees both of impartiality both of "functional independence", i.e. as non subjection to others in their judicial function, always in relation to any individual trial. However, it remains in the background the '' organic independence ", that is independence of the judicial organization as a whole. It is necessary to specify that the legal assumptions on which the judge is deemed suspectus do not mean an actual lack of serenity and objectivity in the judge, but a mere possibility of doubt, from which the delicate subject of criminal proceedings should be made free. The European Court of Human Rights has repeatedly distinguished, within the principle of impartiality of the judge, a subjective aspect (presumed until proven otherwise) given by the personal position of the individual judge, and an objective aspect (to be assessed on a case by case) constituted by the presence of legal situations, functional and organic, such as to remove any suspicion of partiality. In this matter even appearances can indeed be of some importance, and in a democracy it is essential that judges inspire confidence to the society and, above all, to the accused (E.C.H.R. October 26, 1984, De Cubber).
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Romano, Luisa <1978&gt. "Il problema droga tra scienza, coscienza e diritto: il ruolo del diritto penale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4214/1/Romano_Luisa_Tesi.pdf.

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Romano, Luisa <1978&gt. "Il problema droga tra scienza, coscienza e diritto: il ruolo del diritto penale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4214/.

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Zirulia, S. "AMIANTO E DIRITTO PENALE. IL PROBLEMA DEL NESSO CAUSALE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/217772.

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Abstract:
I processi penali per le vittime dell’amianto rappresentano un capitolo fondamentale della storia giudiziaria contemporanea. Prendono il via nei primi anni ’90, all’indomani della messa al bando del pericoloso minerale , sotto la spinta degli inquietanti dati epidemiologici relativi all’incidenza di gravissime e spesso letali malattie dell’apparato respiratorio tra la popolazione dei soggetti esposti. Muoiono d’amianto coloro che hanno lavorato maneggiandolo, e talvolta muoiono d’amianto anche i loro famigliari, venuti a contatto con gli indumenti da lavoro impregnati di fibre tossiche. Muoiono d’amianto persino coloro che hanno avuto la sfortuna di abitare accanto ad una fabbrica o ad un cantiere che disperdevano le micidiali polveri nei dintorni. I dati epidemiologici non lasciano dubbio alcuno in merito al fatto che l’impiego industriale dell’amianto abbia provocato una vera e propria ecatombe . La causa della strage, dunque, è da anni sotto gli occhi di tutti. Ma l’accertamento delle responsabilità penali è spesso ostacolato da insormontabili difficoltà relative alla prova del nesso causale tra le condotte dei singoli imputati, i quali magari hanno ricoperto incarichi di responsabilità per poco tempo, e le malattie che hanno colpito singole vittime, spesso esposte all’amianto per lunghi archi temporali. Vent’anni di processi penali per malattie d’amianto hanno messo in luce come la partita dell’innocenza o della colpevolezza si giochi quasi interamente sul piano dell’accertamento del nesso causale. Le aule penali si sono così trasformate in luoghi dove si dibatte attorno a delicatissime questioni relative all’eziologia delle patologie tumorali, oltre che alla effettiva conoscibilità dei rischi per la salute umana quando ancora l’utilizzo del minerale era legale. Questioni di fatto, che devono poi passare dal setaccio delle categorie della responsabilità penale; ma che, proprio in ragione della carica di drammaticità umana e sociale di cui sono intrise, inducono talvolta la magistratura ad allargare le maglie di quel setaccio, nell’ottica di intercettare istanze di giustizia sostanziale che altrimenti rimarrebbero – per i più, incomprensibilmente – prive di ascolto. I processi in materia d’amianto diventano così uno dei terreni più fertili per il germogliare delle tecniche di flessibilizzazione del paradigma causale; e, parallelamente, costituiscono uno dei principali bersagli delle voci dottrinali che denunciano un l’ingiusto squilibrio tra la protezione dell’innocente e la tutela delle vittime. D’altra parte, l’intima relazione che intercorre tra lo statuto stesso della causalità e la fase del suo accertamento processuale costituisce un problema che travalica il settore della responsabilità da amianto, investendo direttamente alcuni dei più spinosi – e tuttora irrisolti – rompicapo della parte generale del diritto penale. Ecco allora che la responsabilità penale da amianto assurge ad ineguagliabile occasione per riflettere su quei problemi; offrendo al contempo – questo il vantaggio dell’approccio settoriale – un serbatoio assai ricco di casistica giurisprudenziale. Il metodo che è stato adottato per lo svolgimento della presente indagine risulta coerente con il suo oggetto: alle delicate questioni che notoriamente colorano qualsiasi dibattito sulla causalità penale si cercherà infatti di dare delle risposte immerse nel processo, in omaggio all’idea popperiana che non esistono discipline – e tantomeno confini tra discipline – ma soltanto problemi a risolvere. L’approccio interdisciplinare, inoltre, sembra costituire il migliore antidoto rispetto ai rischi connessi ad un processo che troppo di frequente non si limita ad accertare ma indebitamente plasma le categorie sostanziali, compromettendo i canoni costituzionali di tipicità e tassatività della fattispecie: posto infatti che diritto e processo penale non possono vivere separatamente – a differenza di quanto accade in altre branche del diritto – l’unico modo per comprendere ed eventualmente contrastare indebite sovrapposizioni tra sostanza e rito pare essere quello di trattarli congiuntamente anche nell’ambito della riflessione dottrinale. Oltre che per le ragioni già esplicitate, l’approccio concentrato su questo specifico settore della responsabilità penale trova giustificazione nel fatto che i processi per le vittime dell’amianto rappresentano ancora oggi una pagina fondamentale delle cronache giudiziarie, e purtroppo continueranno ad esserlo per molto tempo, se è vero che il picco di incidenza di mesoteliomi – l’incurabile tumore tipicamente correlato alla fibra di amianto – si raggiungerà attorno al 2015 . Il presente lavoro si articola in quattro capitoli. Nel primo viene analiticamente passata in rassegna la giurisprudenza in materia di amianto formatasi nel corso di oltre vent’anni di processi, mettendo a fuoco i principali problemi che emergono nell’accertamento della causalità e della colpa. Nel secondo si rivolge l’attenzione alle categorie dogmatiche che vengono in rilievo ai fini dell’imputazione degli eventi lesivi nei reati colposi d’evento: la prospettiva che si adotta è dunque di più ampio respiro, benché molti dei riferimenti giurisprudenziali vengano siano tratti dalla rassegna condotta nel primo capitolo. Nel terzo capitolo vengono svolte considerazioni relative ai rapporti tra scienza e processo penale, tematica di centrale importanza in un sistema di accertamento causale improntato al modello di sussunzione sotto leggi scientifiche. Nel quarto capitolo, infine, si adotta la prospettiva in action cui si è fatto riferimento, nell’ottica di indagare l’intreccio tra le categorie della causalità e la fase del loro accertamento. I paragrafi introduzione, posti al principio dei capitoli II, III, e IV, hanno la funzione di congiungere, attraverso ideali ponti, gli argomenti trattati in quel capitolo con quelli trattati nel capitolo precedente ed in quello successivo.
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Moffa, Silvia <1974&gt. "Verso il Processo Penale telematico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8230/1/Moffa_Silvia_tesi.pdf.

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Abstract:
La diffusione del processo penale telematico è ostacolata da molteplici cause. Aspetti di natura normativa poiché, tra l’altro, non è ancora possibile esimersi dal deposito cartaceo della notizia di reato ai sensi dell’art 109 Disp. Att..c.p.p. e degli atti successivi anche se telematicamente trasmissibili senza, però, poter essere, per ragioni tecniche, firmati digitalmente. Inoltre la segretezza delle indagini preliminari e le esigenze garantistiche proprie del processo penale sono state un deterrente all’implementazione dei sistemi informativi nel corso degli anni. Aspetti di natura tecnica, in quanto, in ambito penale, vengono utilizzati diversi sistemi informativi a differenza del processo civile dove l’applicativo è unico. Aspetti di natura organizzativa: la peculiarità propria dell’ufficio giudiziario consiste nella coesistenza di due differenti tipologie di categorie lavorative: da un lato i magistrati che si caratterizzano per le forti logiche d’azione autonoma e dall’altro il personale amministrativo, categoria all’interno della quale i rapporti sono regolati rigidamente. Tale profonda differenza ha ostacolato la diffusione dei sistemi informativi negli uffici giudiziari e l’unica soluzione realisticamente percorribile, per arginare il problema, consiste in un approccio conciliativo e di mediazione tra le differenti tipologie dei soggetti operanti nel settore giustizia italiano, come confermato dalle interviste effettuate negli uffici stessi. Approccio finalizzato alla condivisione dell’importanza della diffusione dell’Information Technology, che, se condivisa dal personale togato e non, arginerebbe, fin dall’inizio, il rischio di rigetto del sistema informativo. Condivisione non solo degli obiettivi da perseguire, ma anche delle problematiche informatiche, giuridiche ed organizzative che le due tipologie di organizzazione si trovano a dover affrontare nel corso dell’implementazione del sistema informativo al fine di trovare di volta in volta soluzioni concrete, ragionate collettivamente, al problema specifico che si deve risolvere.
The spread of the criminal justice process is hampered by multiple causes. It is not yet possible, among other things, to exclude paper filing of the crime reports under art 109 Disp. Att..c.p.p. And subsequent acts Legislative aspects, even though it can be telematicly transmissible without, if technically possible, being digitally signed. Moreover, the secrecy of preliminary investigations and the safeguarding needs of the criminal process have been a deterrent to the implementation of a telematic informative systems over the years. Aspects of a technical nature, a criminal justice process uses different telematic information systems unlike the civil process where a unique telematic application is used. Organizational aspects: the peculiar nature of the judicial office consists in the coexistence of two different types of work categories: on one hand, magistrates are characterized by the strong logic of independent action and, on the other hand, the administrative staff, a category within which relations are rigidly regulated. Such a profound difference has hindered the spread of information systems in the judicial offices, and the only realistic solution to solve this problem lies in a conciliatory approach and mediation between the different types of people working in the Italian justice sector, as confirmed by the interviews Carried out in our offices. An approach towards sharing the importance of the dissemination of Information Technology, which, if shared by the hired staff and freelancers, would eliminate the risk of rejection of the information system. Sharing not only the objectives to be pursued, but also the IT, legal and organizational issues that the two types of organizations face when implementing the information system in order to find concrete collective solutions, to specific problems that needs to be resolved.
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Faenza, Francesca <1979&gt. "Laicità e diritto penale nella prospettiva della bioetica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3118/1/Faenza_Francesca_Tesi.pdf.

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Faenza, Francesca <1979&gt. "Laicità e diritto penale nella prospettiva della bioetica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/3118/.

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Ballan, Filippo <1995&gt. "L'applicazione del D.Lgs. n. 231 del 2001 nelle piccole e medie imprese venete." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17647.

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Abstract:
Dopo quasi un ventennio dall’entrata in vigore, il Decreto Legislativo n. 231/2001 rappresenta ancora il più significativo elemento di riforma del sistema di responsabilità tradizionale. Il D.Lgs n. 231 del 2001 prevede delle misure preventive, i c.d. “Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo", che, se efficacemente attuati dall’ente, escludono la responsabilità di quest’ultimo per la commissione di illeciti da parte delle persone fisiche. Il lavoro di tesi si pone l’obbiettivo di delineare un quadro generale della situazione nella Regione Veneto per quanto concerne l’applicazione del D.Lgs. n. 231/2001 nelle piccole e medie imprese. L’elaborato sarà diviso in tre capitoli: nel primo capitolo sarà evidenziato l’aspetto teorico e giuridico del Decreto in esame, facendo, inoltre, riferimento ai c.d. “enti di piccole dimensioni”. Il secondo capitolo, di stampo giuridico-operativo, tratterà l’applicazione del Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo in riferimento alle piccole e medie imprese, mettendone in luce le difficoltà e le peculiarità. Infine, il terzo capitolo verterà su una analisi empirica, ai fini di determinare la diffusione dei modelli organizzativi nelle piccole e medie imprese venete.
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GARBO, Emanuela. "La funzione preventiva del diritto penale nel contrasto al terrorismo internazionale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2020. http://hdl.handle.net/10447/401276.

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De, Rugeriis Giovanna <1965&gt. "L'utililizzo delle ICT nel processo penale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5070/1/DERUGERIIS_GIOVANNA_TESI.pdf.

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Abstract:
Il progetto di ricerca si situa nell’ambito dell’informatica giudiziaria settore che studia i sistemi informativi implementati negli uffici giudiziari allo scopo di migliorare l’efficienza del servizio, fornire una leva per la riduzione dei lunghi tempi processuali, al fine ultimo di garantire al meglio i diritti riconosciuti ai cittadini e accrescere la competitività del Paese. Oggetto di studio specifico del progetto di ricerca è l’utilizzo delle ICT nel processo penale. Si tratta di una realtà meno studiata rispetto al processo civile, eppure la crisi di efficienza del processo non è meno sentita in tale area: l’arretrato da smaltire al 30 giugno del 2011 è stato quantificato in 3,4 milioni di processi penali, e il tempo medio di definizione degli stessi è di quattro anni e nove mesi. Guardare al processo penale con gli occhi della progettazione dei sistemi informativi è vedere un fluire ininterrotto di informazioni che include realtà collocate a monte e a valle del processo stesso: dalla trasmissione della notizia di reato alla esecuzione della pena. In questa prospettiva diventa evidente l’importanza di una corretta gestione delle informazioni: la quantità, l’accuratezza, la rapidità di accesso alle stesse sono fattori così cruciali per il processo penale che l’efficienza del sistema informativo e la qualità della giustizia erogata sono fortemente interrelate. Il progetto di ricerca è orientato a individuare quali siano le condizioni in cui l’efficienza può essere effettivamente raggiunta e, soprattutto, a verificare quali siano le scelte tecnologiche che possono preservare, o anche potenziare, i principi e le garanzie del processo penale. Nel processo penale, infatti, sono coinvolti diritti fondamentali dell’individuo quali la libertà personale, la dignità, la riservatezza, diritti fondamentali che vengono tutelati attraverso un ampia gamma di diritti processuali quali la presunzione di innocenza, il diritto di difesa, il diritto al contraddittorio, la finalità di rieducazione della pena.
This research is about within the judicial information technology a field that studies the information systems implemented in courts, in order to improve the efficiency of the service and to provide the mean for reducing the long duration of trials, ultimately the goal is to ensure the respect of rights granted to citizens and to increase the competitiveness of the Country. The specific subject of this research project is the use of ICT in the judicial process. It is an field less studied comparing it to the civil trial, but the crisis of efficiency of the process is just as much in this area. Looking at the criminal trial through the eyes of the designer of information systems, means to see an uninterrupted flow of information that includes bits of reality located both upstream and downstream of the process itself: before we find the police report of the crime, after the trial you still have to ensure the execution of the sentence. In this perspective it becomes clear the consequence of proper management of information: the quantity, accuracy, and speed of access to the same factors are vital to the criminal trial so that it becomes clear how the efficiency of information system and the quality of justice ensured the citizens are strongly interrelated. The research project aims to identify under which conditions this efficiency can be achieved effectively and, above all, to understand which technology choices that can preserve or even enhance, the principles and guarantees of the criminal process. In criminal trials, in fact, are involved fundamental rights such as liberty, dignity, privacy, rights that are protected by a wide range of procedural rights such as presumption of innocence, the right of defense, the right to reply, and ultimately by the purpose of rehabilitation of punishment.
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De, Rugeriis Giovanna <1965&gt. "L'utililizzo delle ICT nel processo penale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5070/.

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Abstract:
Il progetto di ricerca si situa nell’ambito dell’informatica giudiziaria settore che studia i sistemi informativi implementati negli uffici giudiziari allo scopo di migliorare l’efficienza del servizio, fornire una leva per la riduzione dei lunghi tempi processuali, al fine ultimo di garantire al meglio i diritti riconosciuti ai cittadini e accrescere la competitività del Paese. Oggetto di studio specifico del progetto di ricerca è l’utilizzo delle ICT nel processo penale. Si tratta di una realtà meno studiata rispetto al processo civile, eppure la crisi di efficienza del processo non è meno sentita in tale area: l’arretrato da smaltire al 30 giugno del 2011 è stato quantificato in 3,4 milioni di processi penali, e il tempo medio di definizione degli stessi è di quattro anni e nove mesi. Guardare al processo penale con gli occhi della progettazione dei sistemi informativi è vedere un fluire ininterrotto di informazioni che include realtà collocate a monte e a valle del processo stesso: dalla trasmissione della notizia di reato alla esecuzione della pena. In questa prospettiva diventa evidente l’importanza di una corretta gestione delle informazioni: la quantità, l’accuratezza, la rapidità di accesso alle stesse sono fattori così cruciali per il processo penale che l’efficienza del sistema informativo e la qualità della giustizia erogata sono fortemente interrelate. Il progetto di ricerca è orientato a individuare quali siano le condizioni in cui l’efficienza può essere effettivamente raggiunta e, soprattutto, a verificare quali siano le scelte tecnologiche che possono preservare, o anche potenziare, i principi e le garanzie del processo penale. Nel processo penale, infatti, sono coinvolti diritti fondamentali dell’individuo quali la libertà personale, la dignità, la riservatezza, diritti fondamentali che vengono tutelati attraverso un ampia gamma di diritti processuali quali la presunzione di innocenza, il diritto di difesa, il diritto al contraddittorio, la finalità di rieducazione della pena.
This research is about within the judicial information technology a field that studies the information systems implemented in courts, in order to improve the efficiency of the service and to provide the mean for reducing the long duration of trials, ultimately the goal is to ensure the respect of rights granted to citizens and to increase the competitiveness of the Country. The specific subject of this research project is the use of ICT in the judicial process. It is an field less studied comparing it to the civil trial, but the crisis of efficiency of the process is just as much in this area. Looking at the criminal trial through the eyes of the designer of information systems, means to see an uninterrupted flow of information that includes bits of reality located both upstream and downstream of the process itself: before we find the police report of the crime, after the trial you still have to ensure the execution of the sentence. In this perspective it becomes clear the consequence of proper management of information: the quantity, accuracy, and speed of access to the same factors are vital to the criminal trial so that it becomes clear how the efficiency of information system and the quality of justice ensured the citizens are strongly interrelated. The research project aims to identify under which conditions this efficiency can be achieved effectively and, above all, to understand which technology choices that can preserve or even enhance, the principles and guarantees of the criminal process. In criminal trials, in fact, are involved fundamental rights such as liberty, dignity, privacy, rights that are protected by a wide range of procedural rights such as presumption of innocence, the right of defense, the right to reply, and ultimately by the purpose of rehabilitation of punishment.
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Lagioia, Francesca <1985&gt. "Responsabilità penale e automazione nell'E-Health." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7697/1/Lagioia_Francesca_tesi.pdf.

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Abstract:
Questo lavoro di ricerca indaga i problemi relativi alla responsabilità penale legata all’uso di sistemi di automazione e d'intelligenza artificiale nel settore dell’e-health. Tale indagine è stata svolta inquadrando il sistema sanitario all’interno di una visione socio-tecnica, con particolare attenzione all’interazione tra uomo e macchina, al livello di automazione dei sistemi e al concetto di errore e gestione del rischio. Sono state approfondite alcune specifiche aree di interesse quali: la responsabilità penale per danno da dispositivi medici difettosi; la responsabilità medica, connessa all’uso di sistemi a elevata automazione e legata a difetti del sistema; e, in particolare, la responsabilità penale legata all’uso di sistemi d’intelligenza artificiale e i modelli elaborati dalla dottrina per regolare tale fenomeno. Sono stati esaminati: il modello zoologico, il modello dell’agente mediato, il modello della conseguenza naturale e probabile e il modello della responsabilità diretta. Si esamina la possibilità che un agente autonomo intelligente sia in grado di soddisfare i requisiti dell’actus reus e della mens rea, quali condizioni necessarie all’attribuzione di responsabilità penale, qualora un AI ponga in essere una condotta astrattamente riconducibile a una fattispecie criminosa. I profili di responsabilità sono analizzati sulla base di casi e scenari e infine si cerca di evidenziare possibili soluzioni e rimedi, anche alla luce della teoria degli agenti normativi.
This research thesis investigates all the issues related to the criminal liability that arise when highly automated and/or artificial intelligence systems are used in e-Health. This investigation has been conducted looking at the health system with a socio-technical point of view, paying specific attention to the human-machine interaction, the specific level of automation involved, and finally to concepts of error and risk management. Some topics over the others have been deeply examined, e.g. product liability for defective medical devices; medical liability in case of highly automated systems with defects; criminal liability in presence of artificial intelligence systems, along with the doctrine models developed to cope with these issues. The following models have been analysed: the zoological model, the perpetration through another model, the natural and probable consequences model, and finally the direct liability model. The existence of the criminal requirements, actus reus and mens rea, as mandatory elements to identify the criminal liability, has also been investigated. All the liability profiles have been analysed using real world case and scenarios. Eventually, some solution and remedies have been proposed as a conclusion, using also the theory elements of normative agents.
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Lagioia, Francesca <1985&gt. "Responsabilità penale e automazione nell'E-Health." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7697/.

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Abstract:
Questo lavoro di ricerca indaga i problemi relativi alla responsabilità penale legata all’uso di sistemi di automazione e d'intelligenza artificiale nel settore dell’e-health. Tale indagine è stata svolta inquadrando il sistema sanitario all’interno di una visione socio-tecnica, con particolare attenzione all’interazione tra uomo e macchina, al livello di automazione dei sistemi e al concetto di errore e gestione del rischio. Sono state approfondite alcune specifiche aree di interesse quali: la responsabilità penale per danno da dispositivi medici difettosi; la responsabilità medica, connessa all’uso di sistemi a elevata automazione e legata a difetti del sistema; e, in particolare, la responsabilità penale legata all’uso di sistemi d’intelligenza artificiale e i modelli elaborati dalla dottrina per regolare tale fenomeno. Sono stati esaminati: il modello zoologico, il modello dell’agente mediato, il modello della conseguenza naturale e probabile e il modello della responsabilità diretta. Si esamina la possibilità che un agente autonomo intelligente sia in grado di soddisfare i requisiti dell’actus reus e della mens rea, quali condizioni necessarie all’attribuzione di responsabilità penale, qualora un AI ponga in essere una condotta astrattamente riconducibile a una fattispecie criminosa. I profili di responsabilità sono analizzati sulla base di casi e scenari e infine si cerca di evidenziare possibili soluzioni e rimedi, anche alla luce della teoria degli agenti normativi.
This research thesis investigates all the issues related to the criminal liability that arise when highly automated and/or artificial intelligence systems are used in e-Health. This investigation has been conducted looking at the health system with a socio-technical point of view, paying specific attention to the human-machine interaction, the specific level of automation involved, and finally to concepts of error and risk management. Some topics over the others have been deeply examined, e.g. product liability for defective medical devices; medical liability in case of highly automated systems with defects; criminal liability in presence of artificial intelligence systems, along with the doctrine models developed to cope with these issues. The following models have been analysed: the zoological model, the perpetration through another model, the natural and probable consequences model, and finally the direct liability model. The existence of the criminal requirements, actus reus and mens rea, as mandatory elements to identify the criminal liability, has also been investigated. All the liability profiles have been analysed using real world case and scenarios. Eventually, some solution and remedies have been proposed as a conclusion, using also the theory elements of normative agents.
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Bandini, Sarah <1990&gt. "Profili penali del controllo endosocietario. Un'indagine sulla responsabilita per omesso impedimento del reato altrui nelle S.p.A." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9859/1/bandini_sarah_tesi.pdf.

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Abstract:
La responsabilità penale nel settore dei controlli endosocietari rappresenta un tema di complessità crescente. La configurazione odierna dell’organigramma delle società, caratterizzato dalla presenza di molteplici figure di controllo e dalla distribuzione delle funzioni di vigilanza tra più organi, organismi e uffici dell’ente, incide sulla possibilità di individuare in capo ai vari attori del sistema una responsabilità penale per il caso di omesso impedimento di reato che risulti commesso da altri nell’esercizio dell’attività di impresa. La presente ricerca si propone di esaminare le principali questioni sottese al tema, attraverso uno studio incentrato sull’analisi del concorso mediante omissione e sulla sua applicazione nel complesso assetto dei controlli interni alle S.p.A. L’indagine tenta in primo luogo di ricostruire gli elementi di fattispecie e di verificare le loro particolarità quando calati nel contesto societario. Si parte dall’analizzare le prime pronunce giurisprudenziali, in cui si è iniziato a considerare i controllori quali garanti dei beni coinvolti nell’attività di impresa, e si esaminano i criteri adottati per l’imputazione di questa forma di responsabilità per omissione, ponendo a confronto i dati emersi dalla prassi con le impostazioni teoriche proposte dalla dottrina. L’attenzione viene poi rivolta alle singole figure del controllo interno. Si procede a valutare per ciascuna se esista una posiziona di garanzia, in cui il soggetto risulti dotato di poteri impeditivi sull’azione illecita altrui, ex art. 40 cpv. c.p. L’ultima parte della ricerca si sofferma sulle maggiori problematiche emerse dall’analisi condotta, con l’intento di riflettere sui molteplici ostacoli che si incontrano nel ricostruire questo tipo di responsabilità nell’assetto societario.
The liability of the corporate controlling functions represents a vital issue that is becoming increasingly complex. Nowadays, the controlling system inside a joint-stock company appears as a concatenation of networks, wherein the main oversight powers are distributed among several individuals and through different bodies and offices of the company. This condition deeply affects the right to consider a subject as responsible for the crime occurred in the administration of the firm. This issue is particularly felt in Italy, where there exists a sort of «supervisory criminal liability». Corporate controllers are usually charged with complicity by omission, in the event of a crime. This research work aims to examine the most relevant aspects of the problem. The thesis presented is divided into three different sections. The first one is dedicated to a historical analysis of the Italian doctrines and of the opposing views on the supervisory liability within the current Italian jurisprudence. This part of the study is intended to detect the main features of the complicity by omission and how they act when the crime occurred within the corporate control. The second section is focused on a specific assessment of every single supervisory role in the corporate system. This study has the aim to identify the powers and duties of the controllers as well as their specific positions within the firm’s organization chart. The ultimate scope is to verify - for each of them - if they are capable of acting and preventing the crime of others in a case of corporate misconduct. The final section of this research is devoted to address the most problematic aspects of the controllers’ criminal liability and it supports the claim that - in numerous cases - the failure to prevent corporate crimes cannot be simply attributed to the responsibility of the individuals.
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Civello, Gabriele. "Il concetto penalistico di "onore": per una concezione "relazionale" del bene giuridico tutelato." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426603.

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Abstract:
The dissertation entitled “The criminal concept of honour: for a relational interpretation of the protected legal good” has as subject the opposed conceptions of “legal good” elaborated within the “living law”, with a particular deepening around crimes against the honour. The aim of the work is not actually to make a systematic and exhaustive excursus of all the several conceptions elaborated around this matter by the criminal science; the intention is really to consider some profiles of general theory of the crime emerged from some judicial cases and from some doctrinal trends, looking for the real content of the legal protected by the criminal law. The first part the dissertation concerns a critical review of the theories according to which the “legal good” should be identified with the littera legis, the ratio legis and the voluntas legis; in particular, some objections are raised against an “a posteriori” approach to the theme of legal good, which postulates, as theoretical starting basis, the outputs of the interpretative process and, therefore, substantially it sends back to “ius conditium” in order to find the essential features of the protected legal good. Moreover it is analysed the tendency to diminish the legal good to a simple result of the process of classification in clusters and sub-clusters of crimes, in line with a slavish compliance to the taxonomy and topography of the criminal code. In particular the “classificatory” notion of “legal good” is subject to critical investigation with reference to two specific themes: concurrent or consecutive sentence and the principle of speciality; the identification of the person offended by crime, referring to the appeal against the request to dismiss the case. In the final part of the first chapter, finally, at the light of the before mentioned interpretations, a interlocutory conclusion is formulated: the essence of crime could reside in the subjective/personal breaking down of an relational order, more than in the violation of an objective/material order. Such an assumption is underpinned, from one side by a comparison between tort and crime, from another side by an investigation on the role of “legal good” within the current criminal system. In the second chapter a specific analysis of the honour is carried out. It is illustrated the origin of this legal good, grown within the doctrine and the jurisprudence (particularly the factual conception and the normative one); at the end, it is proposed a description of the honour in genuinely relational terms, via the enhancement of the existential contest and situation within which the crime is committed.
Il lavoro dal titolo “Il concetto penalistico di «onore»: per una concezione «relazionale» del bene giuridico tutelato” ha ad oggetto le contrapposte concezioni del concetto di “bene giuridico” elaborate in seno al diritto vivente, con uno specifico approfondimento in tema di reati contro l’onore. Lo scopo dell’indagine consiste non tanto nel procedere ad un excursus sistematico ed esaustivo di tutte le differenti concezioni elaborate in subiecta materia dalla scienza penalistica, quanto nel tematizzare alcuni profili di teoria generale del reato affioranti da talune pronunce giurisprudenziali e da alcuni filoni dottrinali, alla ricerca del reale contenuto del bene giuridico protetto dal diritto penale. Nella prima parte della dissertazione vengono sottoposte a vaglio critico le tesi secondo le quali il bene giuridico dovrebbe identificarsi con la littera legis, la ratio legis e la voluntas legis; in particolare, vengono mosse alcune obiezioni ad un approccio a posteriori al tema dell’oggettività giuridica, il quale postuli, come base teorica di partenza, le “risultanze” del procedimento interpretativo e, dunque, faccia sostanziale rinvio allo ius conditum al fine di rinvenire i caratteri essenziali del bene giuridico tutelato. Inoltre, viene analizzata la tendenza a ridurre l’oggettività giuridica a mero esito del procedimento di classificazione dei reati in famiglie e sotto-famiglie di illeciti penali, in pedissequo ossequio della “tassonomia” e “topografia” codicistica; in particolare, la nozione “classificatoria” di bene giuridico viene sottoposta ad indagine critica in relazione a due specifici ambiti normativi, l’uno di natura sostanziale (il concorso di reati ed il principio di specialità), l’altro di natura processuale (l’individuazione della persona offesa dal reato, ai fini della opposizione alla richiesta di archiviazione). Nell’ultima parte del primo capitolo, infine, alla luce degli approdi interpretativi menzionati, viene formulata una conclusione interlocutoria, in base alla quale l’essenza della penalità non risiederebbe tanto nella violazione di un ordine di natura oggettivo-materiale, quanto nella rottura soggettivo-personale di un ordine di natura relazionale; un siffatto assunto viene suffragato da un lato sulla scorta di un confronto tra illecito civile ed illecito penale, dall’altro sulla base di un’indagine relativa al ruolo del bene giuridico tutelato all’interno del sistema penale vigente. Nel secondo capitolo della dissertazione viene svolta una specifica indagine relativa al bene giuridico dell’onore; vengono brevemente illustrate le concezioni di tale oggettività giuridica maturate in seno alla dottrina ed alla giurisprudenza (in particolare la concezione fattuale e quella normativa); in conclusione, viene proposta una ricostruzione del bene dell’onore in termini autenticamente relazionali, mediante la valorizzazione del contesto e della situazione esistenziale nella quale si colloca il fatto di reato.
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Bonon, Camilla. "La tipicità del fatto colposo nel diritto penale del lavoro. Tra principi generali in tema di colpa e nuove esigenze di tutela." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423943.

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Abstract:
The theme of the research project assigned to the writer regards "The peculiarity of the fact culpable in criminal law of labor. Between general principles concerning fault and new protection requirements”. The work is basically divided into three parts: the first part concerning the classical concept of guilt in his profiles philosophical, dogmatic and existential; a second, which concerns the introduction of the precautionary principle in our legal and its impact on the classical concept of guilt; a third part, which concerns the reflection of this principle in the specific area of criminal law of work through an excursus both normative jurisprudential. The present work is, therefore, the deepening of the specific theme consists of the importance of the precautionary principle in contexts that involve variously safety and reflections of the same in the specific area of criminal law of the work with reference to the evolution of the classical concept of criminal guilt. The research carried out, therefore, in the first phase was concerned with the study of the classical concept of guilt. Then I analyzed the different conceptions of guilt developed in doctrine and the basic elements of the judgment negligent liability, namely the unwillingness of the fact, the precautionary rules, the c.d. concretization of risk, predictability and avoidance detrimental event and, finally, the enforceability by the party's agent alternative behavior lawful. In a second step was carried out, then, the study of the c.d. precautionary principle as a criterion of risk management in terms of scientific uncertainty. On the theme, on the one hand, sources, assumptions and fields of application of that principle were analyzed, the other the legitimacy of that under criminal law, identifying the differences between the criminal law of prevention and precaution, from 'more deformations that following the entry of this principle in our system are undergoing causation and guilt criminal with particular reference to the evolution of the concept of predictability of the event. On the basis of the deepening made you come to the conclusion that this principle, pending the generic prescriptive that characterizes it, is likely to conflict with the character of certainty of the criminal standard and lends itself to play a role as a potential factor in the expansion of the categories of classical criminal law. It could, in fact, affect two fundamental factors for the configuration of the typical fact: first, on the objective level of causation, exploiting the probabilistic structure and turning it into a "nexus of risk"; secondly on the subjective level of guilt deforming in its more recognizable cognitive risk and predictability of the result. Finally, the third part of the research project has been directed towards the study of reflexes that the precautionary principle has had in the specific field of criminal law of work through an excursus both normative jurisprudential. The matter of safety at work, the expected legal interests protected by primary degree, you are, indeed, characterizing a transition from rule to rule precautionary precautionary: that fact marks the release of preventing the event from the conduct conforms to the rule previously identified by placing, consequently, in the crisis the same function garantistic rule precautionary. In this sector, indeed, one might come to affirm the responsibility culpable of a subject matter a concrete verification about the actual effectiveness of the predictive rule remand in relation to the specific offense to the legal interest protected by the rule, so as to impute the event even where there is only the possibility that the detrimental effects occur, with direct and obvious impact on the subjective level of predictability and avoidance, which are no longer subject to a specific event, but rather a class or kind of events. Emblematic on the subject, and object of study, some judgments regarding the exposure of workers to asbestos or harmful substances such as vinyl chloride monomer. In response, in fact, the protection of victims and the needs of substantial justice, we are witnessing an obvious flexibility of the paradigm of guilt and criminal liability from asbestos, offering a rich case law, constitutes a particular field of reflection for what concerns the evolution of the classical dogmatic categories of criminal law for charging the damaging event. Jurisprudential analysis performed, it seems, indeed, take off a micro-penal system from occupational exposures, where the deconstruction of guilt, through the distortion of the value of the regulatory rule precautionary determines an instance of absolute protection of the victim, with a corresponding load iperdeterrece for the author, called to bear risks criminal gravitating outside its sphere of recognition.
Il tema oggetto del progetto di ricerca assegnato alla scrivente concerne “La tipicità del fatto colposo nel diritto penale del lavoro. Tra principi generali in tema di colpa e nuove esigenze di tutela”. Il lavoro è sostanzialmente suddiviso in tre parti: una prima parte avente ad oggetto il concetto classico di colpa nei suoi profili filosofici, dogmatici ed esistenziali; una seconda, che concerne l’introduzione nel nostro ordinamento del principio c.d. precauzionistico ed i suoi riflessi sul concetto classico di colpa; una terza parte, infine, che concerne i riflessi di detto principio nel settore specifico del diritto penale del lavoro attraverso un excursus sia normativo sia giurisprudenziale. Il presente lavoro costituisce, quindi, l’approfondimento dello specifico tema costituito dalla rilevanza del principio di precauzione in contesti che involgono a vario titolo la sicurezza e dai riflessi dello stesso nel settore specifico del diritto penale del lavoro con riferimento all’evoluzione del concetto classico di colpa penale. L’attività di ricerca svolta, quindi, nella prima fase ha avuto ad oggetto lo studio del concetto classico di colpa. Si sono, pertanto, analizzate le diverse concezioni di colpevolezza sviluppatesi in dottrina e gli elementi fondanti il giudizio di responsabilità colposa, ossia la non volontà del fatto, le regole cautelari, la c.d. concretizzazione del rischio, la prevedibilità ed evitabilità dell’evento lesivo ed, infine, l’esigibilità da parte del soggetto agente del comportamento alternativo lecito. In una seconda fase si è proceduto, poi, allo studio del c.d. principio precauzionistico quale criterio di gestione del rischio in condizioni di incertezza scientifica. Sul tema, sono stati analizzati in primo luogo, le fonti, i presupposti e i campi di applicazione di detto principio, in secondo luogo la legittimazione dello stesso nell’ambito del diritto penale, individuando le differenze tra diritto penale della prevenzione e della precauzione, ed infine, le deformazioni che a seguito dell’ingresso di tale principio nel nostro ordinamento stanno subendo il nesso di causalità e la colpa penale con particolare riferimento all’evoluzione del concetto di prevedibilità dell’evento. Sulla base dell’approfondimento effettuato, si è giunti alla conclusione che tale principio, attesa la genericità precettiva che lo caratterizza, rischia di confliggere con il carattere di determinatezza della norma penale e si presta a giocare un ruolo di potenziale fattore di espansione delle categorie classiche del diritto penale. Esso potrebbe, infatti, incidere su due fattori fondamentali per la configurazione del fatto tipico: innanzitutto, sul piano oggettivo del nesso di causalità, sfruttandone la struttura probabilistica e trasformandolo in un “ nesso di rischio”; in secondo luogo sul piano soggettivo della colpa deformandone gli aspetti propriamente cognitivi di riconoscibilità del rischio e prevedibilità del risultato. Infine, la terza parte del progetto di ricerca concerne lo studio dei riflessi che il principio precauzionistico ha avuto nell’ambito specifico del diritto penale del lavoro attraverso un excursus sia normativo sia giurisprudenziale. La materia della sicurezza sul lavoro, attesi i beni giuridici tutelati di grado primario, si sta, invero, caratterizzando da un passaggio dalla regola cautelare alla regola precauzionale: tale circostanza segna lo sganciamento della prevenzione dell’evento dalla condotta conforme alla regola previamente individuata ponendo, conseguentemente, in crisi la stessa funzione garantistica della regola cautelare. In tale settore, quindi, si potrebbe giungere ad affermare la responsabilità colposa di un soggetto a prescindere da una concreta verifica circa l’effettiva efficacia predittiva della regola cautelare in relazione alla specifica offesa al bene giuridico tutelato dalla norma, così da imputare l’evento anche ove sussista soltanto la possibilità che le conseguenze dannose si verifichino, con diretti ed evidenti riflessi sul piano soggettivo della prevedibilità ed evitabilità, che non hanno più ad oggetto un evento specifico, bensì una classe o genere di eventi. Emblematiche sul tema, ed oggetto di studio, alcune sentenze relative all’esposizione dei lavoratori all’amianto o a sostanze nocive quali il cloruro di vinile monomero. A fronte, infatti, della tutela delle vittime e di esigenze di giustizia sostanziale, si assiste ad un’evidente flessibilizzazione del paradigma della colpa e la responsabilità penale da amianto, offrendo una ricca casistica giurisprudenziale, costituisce un particolare campo di riflessione per quel che concerne l’evoluzione delle categorie dogmatiche classiche del diritto penale ai fini dell’imputazione dell’evento lesivo. Dall’analisi giurisprudenziale effettuata, sembra, invero, prendere il largo un micro-sistema penale da esposizioni professionali, in cui la destrutturazione della colpa, per il tramite dello snaturamento della valenza regolamentare della regola cautelare, determina un’istanza di tutela assoluta della vittima, con un corrispondente carico di iperdeterrenza per l’autore, chiamato a sopportare rischi penali che gravitano al di fuori della sua sfera di riconoscibilità.
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FACCHINI, Laura. "Le misure di sicurezza detentive al viale del tramonto e l'auspicato superamento del doppio binario." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2016. http://hdl.handle.net/11392/2403503.

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Abstract:
Oggetto della tesi sono le misure di sicurezza detentive, con attenzione particolare alle difficoltà che, a più di ottant’anni dall’introduzione del codice penale, la dottrina e la giurisprudenza si trovano ancora oggi ad affrontare. Partendo dalla ricostruzione storica dell’istituto e dei motivi che segnarono l’introduzione nell’ordinamento del c.d. doppio binario, viene posta attenzione alle problematiche che furono segnalate sin dall’entrata in vigore del codice penale e maggiormente avvertite con l’avvento della Costituzione. L’analisi prosegue esaminando i presupposti richiesti dalla legge per l’applicazione delle misure in esame, ovvero la commissione di un reato (o un quasi-reato) e la pericolosità sociale, intesa dal legislatore quale probabilità di commissione di futuri illeciti penali da parte del reo. Vengono segnalate le criticità derivanti dalla mancata delimitazione del novero di reati da cui possono scaturire le misure di sicurezza, nonché di quelli oggetto di prognosi. Successivamente, vengono trattate le ripercussioni negative del sistema di presunzioni di pericolosità originariamente stabilito nel codice, poi venuto meno ad opera della Corte costituzionale e del legislatore. Il vuoto normativo che si è creato ha dato vita ad una discussione sul metodo di accertamento della pericolosità sociale, data la genericità della normativa sul punto. La discussione si sposta sulle peculiarità della prognosi di recidiva nel reo infermo di mente, con l’analisi di due problematiche strettamente connesse. La prima consiste nell’individuazione del soggetto che deve effettuare l’accertamento (giudice o perito psichiatra), la seconda coinvolge i metodi da seguire in tale giudizio, visti i riflessi della malattia mentale sulla probabilità di ricaduta nel crimine da parte dell’imputato. Successivamente, viene analizzata la riforma che di recente ha modificato le modalità di esecuzione delle misure del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario e dell’assegnazione a una casa di cura e di custodia, attraverso l’apertura delle nuove residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (REMS), e i riflessi pratici della prevalenza accordata a misure non detentive, come la c.d. libertà vigilata terapeutica. Vengono poi valutate le modifiche al giudizio di pericolosità sociale da effettuare su soggetti infermi e semi-infermi di mente, consistenti nell’eliminazione dal novero dei criteri utilizzabili di quelli inerenti il contesto socio-ambientale di riferimento, nonché l’introduzione di un limite di durata massima per tutte le misure di sicurezza detentive. Da ultimo, la ricerca riguarda la possibilità di eliminare dal sistema attualmente vigente le misure di sicurezza detentive, fornendo soluzioni conformi ai principi costituzionali.
The topic of this thesis are prison security measures, with special attention given to the difficulties that the law and its interpretation still face more than 80 years since the introduction of the penal code. Starting with the historical reconstruction of the institute and the reasons that led to the introduction of the so called double track sentencing system, as well as focussing on the issues that arose since the implementation of the penal code and how they were most felt in relation to the Constitution. The analysis goes on to examine the conditions required by law for the application of the measures under consideration, namely the commission of an offense (or quasi-criminal offense) and the social risk, understood by the legislator as a probability of the offender committing a future criminal offense. It mentions the critical issues arising from the failure of delimitation of the crime group which lead to the security measures, as well as those in respect of the eventual outlook. Furthermore, it discusses the negative repercussions of the originally established hazard presumptions system, which was seen as a failure and hence abolished by the Constitutional Court and the legislature. The regulatory gap that it created gave rise to discussion on the method of assessment of the social risk, given the vagueness of the law on the issue. The paper moves onto the peculiarities on the possibility of recurrence in mentally ill offenders, with the analysis of two closely related questions. The first is the identification of the person to carry out their investigation (judge or expert psychiatrist), the second involves the methods to be followed in such proceedings, knowing the characteristics of mental illness and the probability of relapse in such offenders. Next, it analyses the reform which recently amended the required procedures for admission to psychiatric hospitals and allocation to a nursing home and housing, through the opening of new residences for the execution of the safety measures (REMS), and practical reflections of the prevalence given to non-custodial measures, such as the so called therapeutic freedom probation. The changes to the assessment of social risk applying to mentally ill and semimentally ill patients are evaluated, such as the removal of the criteria for those relating to the socio-environmental context of reference from the useful criteria list, as well as the introduction of a limit of maximum term of imprisonment for all security measures. Finally, the report examines the possibility of eliminating prison security measures from the existing system by providing compliant solutions to constitutional principles.
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Posada, Perez Jose Antonio <1992&gt. "La responsabilidad civil ex delicto - el articulo 112 Del Codigo Penal español como consolidacion del paradigma utilitario de la responsabilidad civil en via punitiva. Analisis, interpretacion y propuesta de integracion de los contenidos del precepto." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10266/1/TESI%20DOTTORATO%20POSADA%20PEREZ.pdf.

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Abstract:
Esta Tesis Doctoral analiza en profundidad el artículo 112 CP y propone una interpretación acorde con su naturaleza privada
This Doctoral Thesis analyses Article 112 PC and proposes an interpretation in accordance with its private nature.
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GIANNANGELI, ELIO. "CERTEZZA SCIENTIFICA E CERTEZZA PROCESSUALE NELLA RESPONSABILITA' PENALE DEL MEDICO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/217773.

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Abstract:
Il presente lavoro si propone di analizzare le problematiche sottese all’accertamento della responsabilità penale colposa del medico, con particolare riferimento al rapporto di tensione esistente tra le esigenze di stretta legalità ed il carattere aperto del tipo colposo , nonché – in stretta connessione – tra il principio di determinatezza ed i limiti del sapere scientifico. Si tratta, come è evidente, di tematiche classiche del diritto penale, che però in campo medico si manifestano in tutta la loro drammaticità per le immediate ripercussioni pratiche che determinano: la indisponibilità di un parametro normativo realmente utile a informare preventivamente di contenuto cautelare il precetto colposo, unita alla incertezza del sapere scientifico impiegato successivamente per condurre l’accertamento processuale, attribuiscono infatti al giudice la funzione – legislativa – di tipizzare il fatto di reato senza gli strumenti per valutarne poi la sussistenza.
This paper aims to analyze the problems underlying the investigation of criminal liability for medical malpractice, with particular reference to the tension between the demands for strict legality and the open formulation of the criminal provisions of the crime, and - in close connection - between the principle of precision and the limits of scientific knowledge. These are central and typical issues in criminal law, but in the medical field they show their problematic character for the immediate practical consequences which they determine.
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Buffa, M. "TRATTENUTI E TRATTAMENTI ESISTENZE E SPAZI FRA PENALE E NON PENALE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/357894.

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Abstract:
The main aim of this thesis is to investigate the experiences that can be traced to the notion of "withholding” (or trattenimento according to the Italian more precise way to literally describe this phenomenon). By this term I refer to those physical spaces of social inclusion and exclusion within which existences are held without an apparent (at least at the beginning) normative justification. I consider these situations inherently anomic but surprisingly recurring in our century and the latter part of the previous one. The coercive restraintment in well-defined spaces, brought by the breach of a rule of criminal law, defines a new status of existence, that of "withheld” (or trattenuti). The reality of this (relatively) new form of life has been the main subject of my research as direct product of the obsession for securitization. Withholding is presented to the researcher as a sort of permanent state of exception.The heterogeneity of the places of withholding of existences has been studied from the point of view of the geographical location. From this analysis I have been able to underline the global nature of the phenomenon and, thanks to the concrete forms of execution, to legitimize the image of continuity with the experience of the internment camps, mentioned above. For the withholding process, in some cases, a whole geographical space is directly used: islands, archipelagos and enclaves. Other times it uses urban structures: I am referring to ghettos (from the Parisian suburbs, or banlieux, to the ghetto of Shanghai) and even to boundary walls. Walls and borders carry an inherent exclusion, but sometimes their meaning is much more profound. The story of the Berliner Mauer is, from this point of view, absolutely paradigmatic. Behind the justification of action and preventive safety, the lives and rights are deleted. Even the name periodically returns with the strength of the model and example, although negative. It is the "wall of shame", the wall of Tijuana that separates Mexico from the United States, the wall that separates the Western Sahara territories Moroccan domination from those of Arab domination, the separation wall between Israel and the West Bank. In other cases withholding takes place in constructed and ad hoc delimited situations: like centers of temporary stay and assistance (CPTA), today CIE following the intervention of the EU law; the safety devices terrorism in national and international transport (waiting rooms in airports and train stations); the "red zones" at the summits of heads of state and government of the world (not least the Genoese one in 2001). We can observe, together with Foucault, the mutation of the police apparatus in a system of "governmentality". But places of withholding are not just a European experience. I’m thinking about the internment camps in Libya or Palestinian occupied territories. They have now really assumed the form of an anonymous “archipelago – gulag” of segregation and detention. Especially after the second Intifada, the territories seem to have taken almost spontaneously the structure of the internment camp, while the freedom of movement of Palestinians fades, the principle of detention seems to appear with ever greater clarity. We are really confronted with the genesis of a biopolitics of progressive isolation of the Palestinian territories; the confinement of a people in a dimension of functional enclave of control. A state of emergency becomes a form of government. Looking to withheld existences, the common feature seems to be the rejection of normalization of difference. We are dealing with lives or threatening, social pathologies that power must identify and separate. The referent is mainly represented by minorities (ethnic-racial, linguistic, religious, political) deserving, if not elimination, of some concealment. Screw deviant, but also, and especially meaningful in the sense that has been indicated above, anomic as stolen from the ordinary processes of criminalization with the intervention of the criminal law. It is a “sacred" existence in a process of reflection that starts with Jean Marie Guyau, passes through Emile Durkheim, and finally comes to Giorgio Agamben. Withheld’s lives are worthless, according to Hannah Arendt' "exemplary human being reduced to the most elementary reactions, the model citizen of a totalitarian state, a city that can be produced only imperfectly outside the camp." A distinction, however, seems possible and reasonable, in light of the observations made so far. According to Bauman withheld can be divided in outsiders and insiders. The first earn their subjection to detention just because they come from another jurisdiction which makes them extra-national (stateless) or, more generally, foreigners; while on the other side we look at that surplus of native humanity who, unable to be violently amputee, should be at least hidden or fenced, building spaces of anti-city in cities. The last part of my research is dedicated to an ethnographic study of these dimensions, a qualitative research carried out in many centers of detention and "reception". Empathy has been one of the most important instruments in the interviews in order to understand. to verstehen, in a weberian way and approach, the existences and spaces between criminal and non criminal Law. Ethnography is always the writing of difference, but with the aim to make closer words that seem to be only apparently far from each other (especially in terms of understanding).
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Pintor, Antonio <1973&gt. "Il delitto di usura: tra mercato del credito e criminalità organizzata." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4198/1/pintor_antonio_tesi.pdf.

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Pintor, Antonio <1973&gt. "Il delitto di usura: tra mercato del credito e criminalità organizzata." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4198/.

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Rosa, Ilaria <1992&gt. "L’EVOLUZIONE DEL D.LGS. N. 231/2001: DALLE ORIGINI AL REATO DI AUTORICICLAGGIO." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11635.

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Abstract:
L’entrata in vigore del Decreto Legislativo 8 giugno del 2001 n. 231 recante ≪la Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica≫ ha costituito un evento di portata epocale e innovativa per l’ordinamento giuridico. Con il nuovo millennio si è assistito al superamento definitivo del noto principio espresso dal dogma Societas delinquere et puniri non potest: per gli enti collettivi è sancita una “nuova” forma di responsabilità, in aggiunta e accanto a quella delle persone fisiche che hanno compiuto la fattispecie delittuosa nell’interesse o vantaggio della societas. Il primo capitolo ha ad oggetto la genesi normativa della responsabilità da reato delle persone giuridiche, e l’analisi delle ragioni che hanno determinato il superamento del dogma. Il secondo capitolo, invece, pone l’enfasi sui criteri oggettivi e soggettivi di imputazione. Inoltre saranno analizzate le nozioni di interesse vantaggio e le categorie di soggetti che possono commettere il reato presupposto. Il capitolo III è dedicato al “pilastro” e alla novità più “dirompente” introdotta dal Decreto Legislativo rappresentata dai Modelli di Organizzazione e Gestione, i quali se efficacemente adottati e implementati permettono all’ente di andare esente da responsabilità. Fondamentale sarà la vigilanza dell’organo preposto all’osservanza e all’aggiornamento del modello organizzativo: l’Organismo di Vigilanza. Nel quarto capitolo, invece, sarà trattato il reato di autoriciclaggio, i suoi elementi costitutivi ed il particolare rapporto tra tale delitto e la Responsabilità 231. Infine, nel quinto capitolo si descriverà l’innovativo regime sanzionatorio, caratterizzato dall’irrogazione di pene pecuniarie ed interdittive.
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Bartoli, Laura <1990&gt. "La sospensione del procedimento con messa alla prova." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/8780/1/Tesi%20Bartoli.pdf.

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Abstract:
Il lavoro esamina il rito della sospensione del procedimento con messa alla prova, che tenta di restituire efficienza al sistema della giustizia penale innovando il concetto di pena.
The thesis deals with the simplified procedure "sospensione del procedimento con messa alla prova" that aims at making more efficient the Italian criminal justice system while changing the notion of criminal sanction.
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Rango, Ilenia <1998&gt. "I reati di bancarotta fallimentare nell’ottica del nuovo codice della crisi e dell’insolvenza." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21819.

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Abstract:
L’introduzione del codice della crisi, subentrato alla legge fallimentare del 1942, ha come obiettivo quello di riorganizzare l’intera disciplina dell’insolvenza e delle procedure concorsuali in modo da renderla più adatta alle crisi dei tempi moderni, puntando sulla continuità aziendale. La riforma ha coinvolto il settore del diritto civile fallimentare, tralasciando la sezione penale, la quale risulta ancora ancorata ad una legge ideata in un contesto molto diverso (quale quello dei primi anni ’90) rispetto a quello attuale. L’elaborato si pone come obiettivo quello di mettere in luce il mancato ammodernamento del diritto penale, in particolare con riguardo ai reati di bancarotta fallimentare che verranno esaminati nel dettaglio. Prima di entrare nell’analisi delle singole fattispecie, però, è necessario passare per una breve disamina della legge delega, della struttura del codice e della procedura che prende a riferimento i reati di bancarotta fallimentare, ovvero la liquidazione giudiziale. Infine, verrà esaminata la situazione attuale caratterizzata dall’emergenza sanitaria la quale ha evidenziato la necessità di rivedere il contenuto del Codice, portando anche al posticipo della sua entrata in vigore.
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Euriali, Federica <1992&gt. "IL RAVVEDIMENTO OPEROSO NEL CONTESTO DEL SISTEMA SANZIONATORIO TRIBUTARIO AMMINISTRATIVO E PENALE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19406.

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Abstract:
Il ravvedimento operoso riveste un ruolo molto importante all’interno del sistema sanzionatorio tributario italiano, in linea con l’ottica di cooperazione tra Fisco e contribuenti. Il tratto principale di questo strumento è quello di consentire di porre rimedio spontaneamente alle violazioni relative alle obbligazioni tributarie. Ciò permette vari vantaggi. In primo luogo, l’obbligato può beneficiare di sanzioni più basse rispetto a quelle ordinariamente previste, modulate in base al tempo intercorso tra l’infrazione e la relativa regolarizzazione. Inoltre, rappresentando un istituto deflattivo di semplice accesso, consente, sia al contribuente, che all’ente impositore, di evitare lunghi e complessi processi di accertamento ed eventuale contenzioso, permettendo risparmio di tempo e, quindi, una più efficiente ed efficace riscossione per l’Erario. Tuttavia, esistono diversi aspetti critici, presi in esame e commentati nell’elaborato. La tesi tratta del ravvedimento all’interno del sistema sanzionatorio amministrativo e delle implicazioni sul piano penale, riportando anche nozioni circa gli aspetti applicativi e l’evoluzione storica della disciplina.
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CONFALONIERI, SOFIA. "SENTENTIA MITIOR E LIMITI DEL DECISUM: UN CONFINE INVALICABILE?" Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/619271.

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Abstract:
This thesis focus on the possibility to review a final conviction upon a new and more favorable judicial interpretation. The work begins with the analysis of an Italian case law, which put the problem of the retroactivity of the judicial interpretation in the middle of the scientific and judicial debate. In particular, the case was related to the abolition of the crime of omission of the exhibition of the documents by a foreign person. In this case, both the Constitutional Court and the Court of Cassation dealt with the problem of the retroactivity of a new judicial interpretation, adopting two very different models: one based on the acknowledgment of the judicial law-making; the other one based on the assumption that only the Parliament can abolish a crime. So that, according to the first model, it would be always impossible to review a final conviction upon a new judicial interpretation; on the other hand, according to the second model, it would be possible to reverse a final decision only if the judge didn't expressly consider that question of law (with which the new interpretation is related). Therefore, in both the cases, the Italian jurisprudence admits the possibility to execute the sentence for a fact which is considered no longer a crime. The Author tries to follow a third path, based on the assumption that the jurisprudence is not a source of law, but it can change its interpretation in order to correct a former one and to reaffirm the Parliament willingness.
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Sederino, Valentina <1997&gt. "I delitti di bancarotta alla luce del nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19771.

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Abstract:
La Riforma del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza ha stravolto il versante civilistico del diritto fallimentare, ma allo stesso tempo ha volutamente trascurato la disciplina dei reati di bancarotta. Quest’ultima, infatti, rimane ancorata ad un contesto storico e sociale tipico della prima metà del Novecento, risultando del tutto “sconnesso” con la realtà che ci circonda e con le nuove finalità, intrinseche alla Novella, di emersione tempestiva della crisi e di risanamento dell’impresa. Il seguente elaborato si propone di evidenziare come una riforma apparentemente destinata al solo campo civilistico abbia avuto, al di fuori di alcuni premeditati cambi di terminologia, anche dei risvolti penali sulle fattispecie criminose in esame. Per poter arrivare al cuore dell’elaborato sarà necessario focalizzarsi sia sull’evoluzione storico-normativa della disciplina fino ad oggi, che su una breve, quanto fondamentale, disamina dei reati di bancarotta all’interno del Codice. Si concluderà con alcune riflessioni sull’impatto che il Codice avrà sul nostro ordinamento, anche in relazione alle incertezze che si stanno attraversando in questo difficile periodo storico.
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FIENGO, GIUSEPPE. "Sanzioni amministrative ed effettività del diritto del lavoro." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1250.

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Abstract:
La ricerca è tesa a verificare se e in quale misura le sanzioni amministrative attualmente vigenti risultino strumenti idonei ad assicurare il rispetto delle norme in materia di lavoro. A tale scopo, esaminate, al capitolo primo, le principali teorie elaborate in materia di effettività (principio idoneo a disvelare i rapporti tra fatto e diritto), la ricerca analizza le cause della depenalizzazione degli illeciti in materia di lavoro ed i principi generali in materia di illecito amministrativo dettati dalla legge numero 689/81 (capitolo II). Al terzo capitolo è una sintetica ricognizione dei principali illeciti amministrativi in materia di lavoro; particolare attenzione è riservata agli illeciti in materia di orario di lavoro e di lavoro sommerso, attesa la centralità dei beni giuridici che vengono in considerazione e dei molteplici, recenti, interventi legislativi succedutisi in materia. Il quarto capitolo è, infine, dedicato all’esame della disciplina (primaria e secondaria) in materia di vigilanza del lavoro atteso il rilievo che la vigilanza (momento che precede, cronologicamente e logicamente, l’applicazione della sanzione) assume nella prospettiva dell’effettività della norma.
The present study is directed to verify if administrative sanctions in force are fit instruments to ensure that labour rules are observed. After examining, in chapter I, the main theories about effectiveness (principle revealing relationships between facts and law), the study analyses the cause of decriminalization of labour crimes and the general principles of administrative crimes as regulated by legge n. 689/81. In chapter III is a short pass of the main administrative labour crimes. Particular attention is given to administrative time work and undeclared work crimes because of the importance of values concerned and the numerous laws recently occurred. In chapter IV labour vigilance is examined considering the importance that controls have to ensure laws’ respect.
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Silva, Chiara. "Il sindacato del giudice penale nei reati contro la pubblica amministrazione: una verifica alla luce del delitto di abuso d'ufficio." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3421988.

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Abstract:
The dissertation is on the syndacate of the penal judge as regards administrative field, taking in particular consideration the crimes against Public Government. The study is done distinguishing the subject from the different and more specific topic of the dis-enforcement of administative acts. The research underlines as, differently from the past, these days the perspective of the penal judge may rarely consist in diseinforcement since he must restrict himself merely to the investigation of the elements of the crime. After some general considerations and an examination of the legislative reforms, regarding this subject, which have been made with specific reference to the syndacate of the penal judge, the report focuses mainly on the crime of abuse of authority. About this specific crime, it has been necessary to verify here whether a wide syndacate of the judge is still existing, considering also the reform of 1997. Consequently the research study pays particolar attention to the problematic aspects of the offence of laws or regulations, the injustice of the event and the intention.
L’elaborato si occupa del sindacato del giudice penale in materia amministrativa, con particolare riferimento ai delitti contro la pubblica amministrazione. L’analisi si sviluppa, innanzi tutto, differenziando il tema rispetto al diverso e ben più ristretto argomento della disapplicazione del provvedimento amministrativo. Si pone in rilievo infatti come, al contrario che in passato, la prospettiva del giudice penale più che consistere nella disapplicazione debba limitarsi all’accertamento degli elementi del reato. Dopo alcune considerazioni generali, e una disamina delle riforme legislative succedutesi in materia, con particolare riferimento alle figure di reato che presentano maggiori spunti critici in tema di sindacato del giudice penale, lo studio si sofferma principalmente sul delitto di abuso d’ufficio. ‘E su tale reato, infatti, che si intende verificare, in particolare, la permanenza – o meno – di un ampio sindacato del giudice anche a seguito della novella del 1997. Gli elementi più problematici su cui si incentra l’attenzione, così, sono la violazione di legge o regolamento, l’ingiustizia dell’evento e il dolo intenzionale.
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DELLA, TORRE LUCIA. "Le frontiere mobili del diritto punitivo. Le contravvenzioni in materia di sicurezza del lavoro e immigrazione, tra sfera penale e amministrativa." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/886.

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Abstract:
Le contravvenzioni si collocano lungo il confine tra il sistema amministrativo e quello propriamente penale. Da tale posizione esse derivano la loro peculiare struttura, che spesso sanziona condotte di mera disobbedienza (frequentemente omissive) piuttosto ensangui sul piano soggettivo; su un piano dinamico, fanno da contrappunto allo scarso disvalore del fatto tipico la rapidità dei giudizi e la mitezza delle sanzioni. Le contravvenzioni sembrano così differenziarsi con una certa nettezza dagli illeciti penali tradizionali, avvicinandosi piuttosto agli illeciti c.d. amministrativi: esse mancherebbero della “personalità” che, invece, dovrebbe caratterizzare il reato alla luce anche del dettato costituzionale. Abbiamo tentato di testare la tenuta della categoria contravvenzionale in due settori della “parte speciale”: il diritto penale del lavoro e il diritto penale dell'immigrazione. Nel primo caso le riforme hanno dato luogo a un'amministrativizzazione del diritto penale: essa è connotata da pene sostanzialmente amministrative, con tratti penalistici annacquati; nel secondo caso, invece, le sperimentazioni hanno determinato una penalizzazione del diritto amministrativo, che si caratterizza soprattutto perché conduce a una forma di limitazione della libertà personale per così dire “innominata”, cioè esclusa dal novero delle pene tipiche di cui all'art. 39 c.p.
Misdemeanors are placed along the border between the administrative and the penal system. From that position they derive their peculiar structure, which often punishes mere disobediences carried out without malice or recklessness. The speed of the assessments and the mildness of the sanctions are the dynamic counterpoints to the low negative value of the typical fact. Misdemeanors seem to be quite different from the traditional criminal offenses, and rather similar to the administrative ones: they lack the "personality" which should characterize a constitutionally shaped crime. We attempted to test the internal consistency of the misdemeanors category in the the criminal labor and immigration law. In the first case, reforms have led to essentially administrative sanctions, with the criminal features watering down; in the second case, they have brought to penalties which, though formally administrative, are punitive in character: the most typical of these is a “unnamed” restriction of liberty, which is excluded from the range of typical sentences listed in article 39 c.p.
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Marletta, Angelo <1983&gt. "Il principio di proporzionalità nella disciplina del mandato d'arresto europeo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6133/1/marletta_angelo_tesi.pdf.

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Abstract:
Il presente lavoro affronta un tema di particolare attualità nella applicazione del mandato d’arresto europeo. Pensate per il contrasto alle forme più gravi di criminalità, le procedure di consegna hanno trovato sempre più spesso applicazione per vicende criminose di scarsa offensività, determinando conseguenze gravi sui diritti fondamentali degli individui coinvolti e mettendo a rischio la reciproca fiducia tra gli Stati membri nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Ciò ha imposto alle istituzioni europee di richiamare gli Stati membri al rispetto del principio di proporzionalità, quale principio generale del diritto europeo. Il presente studio analizza i presupposti e le modalità di applicazione di tale principio, alla luce del nuovo assetto impresso all’Unione dal Trattato di Lisbona e nella prospettiva dei diritti fondamentali. In particolare, esso si sofferma sul ruolo da attribuire, rispetto allo specifico tema, alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione ed all’art. 52 par. 1 in essa previsto, ove emerge la valenza costituzionale del principio di proporzionalità.
This thesis deals with a current issue in the enforcement of the European Arrest Warrant. Surrender procedures were originally «designed with major criminals in mind», but in an increasing number of cases they involved minor offences and “trivial cases”. This has caused a great concern about keeping the mutual trust in the Area of freedom, security and justice. In 2011 a Report of the European Commission stressed the importance of the respect of proportionality principle in this highly sensitive field of EU law. This essay analizes the possibility of applying the proportionality check to the European Arrest Warrant in a fundamental rights perspective. Specific attention is paid to the European Charter of Fundamental Rights and to the Art. 52 par. 1, as a binding constitutional norm establishing the proportionality principle for the whole EU legal order.
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Marletta, Angelo <1983&gt. "Il principio di proporzionalità nella disciplina del mandato d'arresto europeo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6133/.

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Abstract:
Il presente lavoro affronta un tema di particolare attualità nella applicazione del mandato d’arresto europeo. Pensate per il contrasto alle forme più gravi di criminalità, le procedure di consegna hanno trovato sempre più spesso applicazione per vicende criminose di scarsa offensività, determinando conseguenze gravi sui diritti fondamentali degli individui coinvolti e mettendo a rischio la reciproca fiducia tra gli Stati membri nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Ciò ha imposto alle istituzioni europee di richiamare gli Stati membri al rispetto del principio di proporzionalità, quale principio generale del diritto europeo. Il presente studio analizza i presupposti e le modalità di applicazione di tale principio, alla luce del nuovo assetto impresso all’Unione dal Trattato di Lisbona e nella prospettiva dei diritti fondamentali. In particolare, esso si sofferma sul ruolo da attribuire, rispetto allo specifico tema, alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione ed all’art. 52 par. 1 in essa previsto, ove emerge la valenza costituzionale del principio di proporzionalità.
This thesis deals with a current issue in the enforcement of the European Arrest Warrant. Surrender procedures were originally «designed with major criminals in mind», but in an increasing number of cases they involved minor offences and “trivial cases”. This has caused a great concern about keeping the mutual trust in the Area of freedom, security and justice. In 2011 a Report of the European Commission stressed the importance of the respect of proportionality principle in this highly sensitive field of EU law. This essay analizes the possibility of applying the proportionality check to the European Arrest Warrant in a fundamental rights perspective. Specific attention is paid to the European Charter of Fundamental Rights and to the Art. 52 par. 1, as a binding constitutional norm establishing the proportionality principle for the whole EU legal order.
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Lobba, Paolo <1983&gt. "Il volto europeo del reato di negazionismo tra richieste di incriminazione UE e principi fondamentali CEDU." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5980/1/Lobba_Paolo_tesi.PDF.

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Abstract:
La presente indagine mira ad esaminare, in chiave innovativa, i rapporti tra l’Europa ed un reato prettamente europeo: il negazionismo. Sviluppatosi in maniera assolutamente predominante nel nostro continente, le ragioni della sua diffusione sono molteplici. Al di là della lotta a razzismo ed antisemitismo, il motivo principale va identificato nel ruolo “fondativo” che riveste la memoria dell’Olocausto in Europa, collocata nel cuore dell’universo valoriale su cui si reggono i due principali attori europei, ovverosia l’Unione europea e la Corte europea dei diritti dell’uomo. La ricerca, dunque, ruota attorno a due poli tematici. Da un lato, sono state esaminate le politiche normative dell’Unione europea in materia di razzismo e xenofobia, entro cui spicca la promozione dell’incriminazione del negazionismo “allargato”, cioè esteso alle condotte di negazione non solo dell’Olocausto, ma anche degli altri crimini internazionali. Dall’altro lato, l’analisi della trentennale giurisprudenza della Corte di Strasburgo in materia ha evidenziato come, con riguardo alle manifestazioni negazioniste, sia stato elaborato uno “statuto speciale”, che si risolve nel perentorio diniego di tutela per questa categoria di opinioni, sottratte a monte all’ordinario giudizio di bilanciamento in quanto giudicate incompatibili con i valori sottesi alla CEDU. Lo scopo di questo lavoro riposa nel tentativo di individuare le interazioni tra questi due sistemi istituzionali, per interpretare una tendenza che converge con nettezza verso un incremento della repressione penale della parola. Da questo complesso intreccio di norme e principi, di hard law e soft law, sarà possibile enucleare la natura giuridica ed il contenuto delle richieste di incriminazione rivolte agli Stati membri. Una volta appurato che agli Stati è concesso di restringere il campo di applicazione del reato di negazionismo, adottando degli indici di pericolosità delle condotte, sarà analizzata la tenuta di questi “elementi opzionali del reato” alla luce dei principi penalistici di tassatività, materialità, offensività e laicità.
The present study aims to analyse the legal treatment of the crime of denialism by the two main European actors, namely the European Union (‘EU’) and the European Court of Human Rights (‘ECtHR’). These two systems find themselves in a delicate position that raises a need for deep investigation. They have to cherish and protect the memory of a historical event that is central to their own identity, whereas at the same time promoting the respect of fundamental rights such as freedom of speech. The first section seeks to identify the obligations stemming from the EU legal system, the institutional mandate of which is to harmonise criminal legislation of Member States by setting some basic common elements. Notably, the impact on domestic systems of the Framework Decision 2008/913/JHA on racism and xenophobia shall be assessed. The second part of the present research shall turn to the jurisprudence of the ECtHR to examine the relationship between Holocaust denial as a crime and the right to freedom of expression, with a view to deducing the principles with which States have to comply in the criminalisation of this kind of utterance. The overall goals shall be to identify: a) the interactions between these two systems; b) whether their policies on denialism may be better portrayed in terms of contrast or mutual support; c) the legal nature and content of the obligations originating for the Member States; d) whether a Europe-wide criminal prohibition on denialism appears likely to occur, whether it would be desirable and, if so, under which conditions.
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Lobba, Paolo <1983&gt. "Il volto europeo del reato di negazionismo tra richieste di incriminazione UE e principi fondamentali CEDU." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5980/.

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Abstract:
La presente indagine mira ad esaminare, in chiave innovativa, i rapporti tra l’Europa ed un reato prettamente europeo: il negazionismo. Sviluppatosi in maniera assolutamente predominante nel nostro continente, le ragioni della sua diffusione sono molteplici. Al di là della lotta a razzismo ed antisemitismo, il motivo principale va identificato nel ruolo “fondativo” che riveste la memoria dell’Olocausto in Europa, collocata nel cuore dell’universo valoriale su cui si reggono i due principali attori europei, ovverosia l’Unione europea e la Corte europea dei diritti dell’uomo. La ricerca, dunque, ruota attorno a due poli tematici. Da un lato, sono state esaminate le politiche normative dell’Unione europea in materia di razzismo e xenofobia, entro cui spicca la promozione dell’incriminazione del negazionismo “allargato”, cioè esteso alle condotte di negazione non solo dell’Olocausto, ma anche degli altri crimini internazionali. Dall’altro lato, l’analisi della trentennale giurisprudenza della Corte di Strasburgo in materia ha evidenziato come, con riguardo alle manifestazioni negazioniste, sia stato elaborato uno “statuto speciale”, che si risolve nel perentorio diniego di tutela per questa categoria di opinioni, sottratte a monte all’ordinario giudizio di bilanciamento in quanto giudicate incompatibili con i valori sottesi alla CEDU. Lo scopo di questo lavoro riposa nel tentativo di individuare le interazioni tra questi due sistemi istituzionali, per interpretare una tendenza che converge con nettezza verso un incremento della repressione penale della parola. Da questo complesso intreccio di norme e principi, di hard law e soft law, sarà possibile enucleare la natura giuridica ed il contenuto delle richieste di incriminazione rivolte agli Stati membri. Una volta appurato che agli Stati è concesso di restringere il campo di applicazione del reato di negazionismo, adottando degli indici di pericolosità delle condotte, sarà analizzata la tenuta di questi “elementi opzionali del reato” alla luce dei principi penalistici di tassatività, materialità, offensività e laicità.
The present study aims to analyse the legal treatment of the crime of denialism by the two main European actors, namely the European Union (‘EU’) and the European Court of Human Rights (‘ECtHR’). These two systems find themselves in a delicate position that raises a need for deep investigation. They have to cherish and protect the memory of a historical event that is central to their own identity, whereas at the same time promoting the respect of fundamental rights such as freedom of speech. The first section seeks to identify the obligations stemming from the EU legal system, the institutional mandate of which is to harmonise criminal legislation of Member States by setting some basic common elements. Notably, the impact on domestic systems of the Framework Decision 2008/913/JHA on racism and xenophobia shall be assessed. The second part of the present research shall turn to the jurisprudence of the ECtHR to examine the relationship between Holocaust denial as a crime and the right to freedom of expression, with a view to deducing the principles with which States have to comply in the criminalisation of this kind of utterance. The overall goals shall be to identify: a) the interactions between these two systems; b) whether their policies on denialism may be better portrayed in terms of contrast or mutual support; c) the legal nature and content of the obligations originating for the Member States; d) whether a Europe-wide criminal prohibition on denialism appears likely to occur, whether it would be desirable and, if so, under which conditions.
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Tardivo, Anna <1993&gt. "L'evoluzione normativa del rapporto tra processo penale e procedimento tributario: dalle origini al D.Lgs. 74/2000." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11846.

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Abstract:
Il presente lavoro si prefigge di analizzare le principali tappe che hanno caratterizzato l’evoluzione del rapporto tra processo penale e procedimento tributario. Inizialmente viene fatto un’excursio storico sulle origini del diritto penale tributario, soffermandosi sulle principali Leggi che lo hanno delineato. In primo piano troviamo la L. 7 gennaio 1929, n. 4, la quale ha introdotto l’istituto della pregiudiziale tributaria che per primo ha definito il rapporto tra i due procedimenti. Tale istituto venne poi abrogato dalla successiva Legge, definita “manette agli evasori”, in virtù della criminalizzazione di condotte podromiche ovvero non pregiudicanti direttamente gli interessi erariali, ma costituenti segni premonitori. Il punto centrale di tale elaborato è l’analisi del D.Lgs. 10 marzo 2000, n. 74, considerato tutt’oggi un corollario del diritto penale tributario. Tramite quest’ultima riforma si è cercato di recuperare il ruolo dell’extrema ratio della sanzione penale, valorizzando il principio di offensività. Da ultimo si è guardato al momento conclusivo del processo, analizzando quindi l’efficacia della sentenza penale nel procedimento tributario e, viceversa, l’efficacia della sentenza tributaria nel processo penale.
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Preziuso, Claudio <1980&gt. "Profili problematici del delitto di associazione con finalità di terorrismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2508/1/Preziuso_Claudio_Tesi.pdf.

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Preziuso, Claudio <1980&gt. "Profili problematici del delitto di associazione con finalità di terorrismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2508/.

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Cadamuro, Elena. "Tutela penale e soglia dell'offensività: il regime del "€œreato bagatellare"€ e del "fatto irrilevante"." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3423136.

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Abstract:
After a long season in which the need for reordering the justice system resulted in multiple decriminalising laws, the persisting need for renovating the penal system seems to require something different than mere radical elision of penal sanctions, that is, of the instruments through which the response of the penal system should be adjusted to the peculiarity of the typified act in its concrete realisation. We wanted, therefore, to assess, in the first place, whether in the logic of a penal system inspired to the principle of necessary harmfulness, whereby the crime shall consist of harm to a legal good, significant margins of functioning of the penal irrelevance of the fact were possible. The study of the irrelevance clauses already established in our penal system, in juvenile trial and in the proceedings before the justice of the peace, together with the solutions adopted in other European systems, allowed us to develop a critical analysis of the new cause of exclusion of punishability for particular triviality of the fact, as introduced in the penal code. The legislator located the new cause of non-punishability in a context certainly characterised by harmfulness, save the following punitive waiver by the judge. The triviality of the criminal fact is therefore assumed as criterion of selection, on a concrete level, of facts not deserving to be penalized. The research, therefore, moved on to the analysis of the several "indexes of triviality" that characterise the fact as petty, in both the objective and subjective element. We noticed then how the "threads" of petty crimes and of the irrelevant fact are intertwined, precisely, in the logic of introducing in the penal system instruments to individuate in the lesser concrete seriousness of criminal offences the reason for giving up the application of a sanction through mechanisms of extinction of punishability. The research, also through a comparative approach, has been further extended to the exam of the influence of post-factum reparatory behaviours on the harmful dimension of crime, coming to detect in the practically inexistent consideration of such behaviours, the most lacking element of the present law. A missed occasion to pave the way to a conciliatory and reparative penal justice conceived as the most advanced frontier for an adequate response to crimes of low and medium seriousness, capable of remedying the penal inflation and of giving appropriate value to a gradualist conception of crime, as well as to the dimension of penal "triviality".
Dopo una lunga stagione in cui la necessità di riordino del sistema-giustizia si è tradotta in molteplici leggi di depenalizzazione, l'esigenza persistente di rinnovamento del sistema penale sembra richiedere qualcosa di diverso dalla semplice elisione, in radice, della risposta sanzionatoria penale, ossia degli strumenti attraverso cui adeguare la risposta dell'ordinamento penale alla peculiarità del fatto tipico nella sua concreta realizzazione. Abbiamo così voluto appurare, in primo luogo, se nella logica di un sistema penale ispirato al principio della necessaria offensività, in forza del quale il reato deve sostanziarsi nell'offesa del bene giuridico, fosse comunque possibile ritagliare un margine significativo di operatività all'istituto dell'irrilevanza penale del fatto. Lo studio delle clausole di irrilevanza già previste nel nostro ordinamento penale, nel processo minorile e nel rito avanti il giudice di pace, nonché delle soluzioni adottate in altri ordinamenti europei, ha permesso di svolgere un'analisi critica della nuova causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, introdotta nel codice penale. La nuova causa di non punibilità ha trovato collocazione in un contesto certamente caratterizzato dall'offensività, salvo il successivo esonero punitivo da parte del giudice. L'esiguità del fatto-reato viene così assunta come criterio di selezione in concreto dei fatti non meritevoli di risposta sanzionatoria. La ricerca si è dunque di seguito rivolta all'analisi dei vari indici di esiguità che caratterizzano il fatto come bagatellare, sia sotto il profilo oggettivo che soggettivo. Si è rilevato dunque come i fili del reato bagatellare e del fatto irrilevante si intrecciano nella logica, appunto, di introdurre nel sistema penale degli istituti che individuino nella scarsa gravità in concreto dell'illecito penale la ragione di rinuncia all'applicazione della sanzione attraverso meccanismi di estinzione della punibilità. L'indagine, anche attraverso un approccio comparato, si è poi estesa ad esaminare l'incidenza delle condotte riparatorie post-factum sulla portata offensiva del reato, pervenendo ad individuare nella pressoché inesistente valorizzazione di tali condotte, l'elemento più carente dell'attuale disciplina normativa. Un'occasione mancata per dare spazio ad una giustizia penale conciliativa e riparativa concepita ormai come la frontiera più avanzata per una risposta adeguata ai reati di lieve e media gravità, in grado di ovviare all'inflazione penalistica e di valorizzare una concezione gradualistica del reato, nonché la dimensione dell'œesiguità penale.
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SALARDI, SILVIA. "La responsabilità penale delle persone giuridiche. Profili teorico-giuridici." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2005. http://hdl.handle.net/10281/10323.

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49

Capparelli, Bruna <1985&gt. "Profili riformatori del rito contumaciale nel quadro di riferimento costituzionale e sovranazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8281/1/Capparelli%2C%20Bruna%20.pdf.

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Abstract:
Con il lavoro monografico in esame si propone uno studio sulla riforma del rito contumaciale nel quadro di riferimento costituzionale e sovranazionale. Si procederà, dapprima, con l'inquadramento storico-sistematico dell'istituto della contumacia, partendo con l'analisi del codice di procedura penale del 1865 e illustrandone la relativa disciplina. Si continuerà, poi, con un analogo esame del codice di rito del 1913, del 1930, del 1988 e successive modificazioni, avendo così definitivamente conseguito la conoscenza delle premesse storiche della legislazione attuale. Dopo la disamina delle tendenze dottrinali e degli orientamenti ricavabili dall'evoluzione dei rapporti inter-ordinamentali riguardo al diritto di presenza dell'imputato nel giudizio che lo riguarda, e aver compreso i difetti della vigente disciplina, sarà possibile allora, individuare i lineamenti del necessario adeguamento della normativa italiana in materia, al fine, da un lato, di renderla consona alla Costituzione e agli impegni assunti in sede sovranazionale, e dall'altro, di fornire nuovi suggerimenti, idonei al superamento dei problemi che ancora suscita l'applicazione del codice vigente sull'argomento.
Con il lavoro monografico in esame si propone uno studio sulla riforma del rito contumaciale nel quadro di riferimento costituzionale e sovranazionale. Si procederà, dapprima, con l'inquadramento storico-sistematico dell'istituto della contumacia, partendo con l'analisi del codice di procedura penale del 1865 e illustrandone la relativa disciplina. Si continuerà, poi, con un analogo esame del codice di rito del 1913, del 1930, del 1988 e successive modificazioni, avendo così definitivamente conseguito la conoscenza delle premesse storiche della legislazione attuale. Dopo la disamina delle tendenze dottrinali e degli orientamenti ricavabili dall'evoluzione dei rapporti inter-ordinamentali riguardo al diritto di presenza dell'imputato nel giudizio che lo riguarda, e aver compreso i difetti della vigente disciplina, sarà possibile allora, individuare i lineamenti del necessario adeguamento della normativa italiana in materia, al fine, da un lato, di renderla consona alla Costituzione e agli impegni assunti in sede sovranazionale, e dall'altro, di fornire nuovi suggerimenti, idonei al superamento dei problemi che ancora suscita l'applicazione del codice vigente sull'argomento.
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Bianco, Floriana. "Il principio del mutuo riconoscimento in materia penale: contenuti, dinamiche, vincoli garantistici nella prospettiva di un diritto penale europeo." Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1474.

Full text
Abstract:
La tesi è incentrata sul principio del mutuo riconoscimento in materia penale, analizzato nella peculiare dimensione da questo assunta con riguardo alla definizione dello spazio penale europeo inteso quale spazio che vede la progressiva affermazione e il consolidamento di un diritto penale europeo, e che riflette, più in generale, un significativo salto di qualità realizzato - in particolare con le ultime riforme dei Trattati - dalla costruzione europea. L analisi delle origini e delle principali tappe evolutive della cooperazione giudiziaria europea consente di cogliere i momenti di snodo fondamentali a partire dai quali l azione dell ente sovrannazionale ha progressivamente realizzato un significativo mutamento di scala : da intervento funzionale e di agevolazione alla cooperazione tra Stati a vera e propria politica europea, come definita a Lisbona, passando attraverso la consacrazione operata dal Trattato di Amsterdam dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia quale obiettivo dell Unione. L evoluzione della cooperazione in materia penale trova il suo momento culminante nell affermazione del principio del mutuo riconoscimento, principio da tempo consolidato nell ordinamento comunitario ma pressoché rivoluzionario laddove trasposto alla sfera d azione della cooperazione giudiziaria. Sebbene il mutuo riconoscimento non sembra necessitare, ai fini del suo funzionamento, modifiche alle legislazioni penali nazionali, l analisi si propone di mettere in luce come, al contrario, il ravvicinamento delle normative penali nazionali sia una componente essenziale, al fine di instaurare e consolidare quella fiducia reciproca che, a sua volta, rappresenta un elemento imprescindibile di efficacia ed effettività del principio. Il reciproco riconoscimento e l armonizzazione delle legislazioni proposti in origine come meccanismi alternativi, separati e autonomi , sono al contrario due modelli che operano tra loro in stretta sinergia, e per tal via, raggiungono il fondamentale obiettivo costituito dalla realizzazione dell integrazione penale europea. Inquadrato il principio e la sua ratio essendi, l analisi prosegue con un indagine relativa alla mise en uvre del suddetto principio, dapprima a livello europeo attraverso l adozione di numerose decisioni-quadro poi a livello nazionale, con specifico riferimento agli ordinamenti giuridici italiano e francese. L attuazione del mutuo riconoscimento in materia penale, in uno spazio che insieme alla sicurezza, deve caratterizzarsi, altresì, per la garanzia della libertà e della giustizia, rivela un rapporto ambivalente tra il principio e i diritti fondamentali della persona. L indagine viene, quindi, concentrata dapprima sulle tensioni tra il mutuo riconoscimento e taluni principi fondamentali di matrice penalistica, primo fra tutti il principio di legalità in materia penale, come anche sulle frizioni tra tale principio e taluni diritti fondamentali di carattere procedurale. Attraverso l analisi degli ostacoli e delle tensioni rilevate nell attuazione degli strumenti di mutuo riconoscimento, si individua nell armonizzazione il percorso-chiave dell integrazione europea, quale veicolo di quel comune sentire valoriale che non può non essere alla base della costituenda identità europea, sia nelle scelte di penalizzazione che l Unione è ormai competente ad esprimere, sia nella dimensione garantistica della tutela dei diritti che deve trovare espressione in ogni manifestazione dell ordinamento sovrannazionale. Sotto altro profilo, il mutuo riconoscimento si è affermato quale significativo strumento di garanzia dei diritti fondamentali; emblematico, a tale riguardo, il riferimento al principio del ne bis in idem che, oltre ad essere una forma di riconoscimento delle decisioni giudiziarie costituisce, altresì, attuazione di un diritto fondamentale, espressamente sancito dall art. 50 della Carta dei diritti fondamentali dell Unione europea.
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