Dissertations / Theses on the topic 'Diritto internazionale del commercio'

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CHERUBINI, SANDRA. "Diritto del commercio internazionale e tutela dei diritti fondamentali dei fanciulli." Doctoral thesis, Università Bocconi, 2012. https://hdl.handle.net/11565/4054295.

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Staltari, Erik <1992&gt. "Tassazione del commercio elettronico internazionale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12373.

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Abstract:
Viene esaminata la tassazione del commercio elettronico internazionale, con riferimento all'imposizione diretta e indiretta, nonché le problematiche date dall'applicazione dei tradizionali principi di fiscalità internazionale. Viene trattata anche la disciplina di contrasto al BEPS.
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SANNA, SILVIA. "Tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori e disciplina del commercio internazionale." Doctoral thesis, Università Bocconi, 2003. http://hdl.handle.net/11565/4050831.

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Micara, A. G. "Tutela uniforme del marchio nell'Unione europea e commercio internazionale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2009. http://hdl.handle.net/2434/61731.

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5

NICCHIA, GIULIA. "La tutela ambientale alla prova della disciplina del commercio internazionale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/201993.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca si ripropone di analizzare la complessa relazione esistente tra la consolidata normativa volta alla liberalizzazione del commercio internazionale e l’emergente regolamentazione internazionale a tutela dell’ ambientale. Se, da una parte, il commercio ha rappresentato il cuore del diritto internazionale dell’economia sin dalle sue origini contribuendo alla strutturazione della società internazionale contemporanea, la tutela ambientale, dall’altra, è invece un fenomeno storicamente recente. All’intensificarsi della globalizzazione economica corrisponde l’intensificarsi del potenziale conflitto: con l’emergere di nuove sfide ambientali, quali la biotecnologia e i cambiamenti climatici, lo scontro tra politiche commerciali e scelte di regolamentazione - come per l’ambiente – è più che una mera possibilità. Alla luce di queste considerazioni, un corretto approccio integrato comporterebbe che le norme a protezione dell’ambiente diventassero parte delle regole base per il commercio internazionale, rapportandosi a quest’ultimo quale fondamentale parametro di legittimità. Partendo quindi da queste considerazioni preliminari, il lavoro che segue si articola in alcuni passaggi fondamentali. In primo luogo, si fornisce il quadro giuridico di riferimento con l’obiettivo di dimostrare il diverso grado di istituzionalizzazione dei due regimi giuridici in esame. Si espongono, quindi, la struttura, i principi e le possibili deroghe contemplate dal sistema dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, nonché i rapporti tra la normativa prevista ed il diritto internazionale generale. Analogamente, si ricostruiscono gli elementi chiave e le peculiarità dell’emergente diritto internazionale dell’ambiente, approfondendo i rapporti tra quest’ultimo e la più generale disciplina dei diritti umani. In tale sede si discute altresì delle diverse proposte avanzate in dottrina sull’eventuale creazione - e i diversi assetti possibili - di una Organizzazione mondiale dell’Ambiente. Particolare enfasi, inoltre, è attribuita all’analisi dei sistemi di risoluzione delle controversie previsti dalle due branche del diritto internazionale: il meccanismo quasi-giurisdizionale del sistema OMC nonché la vasta gamma di rimedi, inclusi la innovativa categoria di quelli “non-compliance”, previsti dagli accordi ambientali multilaterali. In secondo luogo, si propone il confronto dei due regimi giuridici su più livelli, rilevando norme a tutela dell’ambiente in accordi bilaterali (Free Trade Agreement tra Stati Uniti e Cile), regionali (NAFTA e UE) e multilaterali (OMC). Infine, il lavoro di ricerca si concentra su alcune riflessioni relative alle controversie che scaturiscono dall’applicazione di misure ambientali restrittive del commercio. In questa sezione si dedicherà particolare attenzione ad una tematica di estrema attualità nel dibattito internazionale su commercio e ambiente, ovvero quella delle cosiddette giurisdizioni in conflitto.
The present thesis is aimed at analysing the complex relation between the well-consolidated international trade law and the emerging international environmental law. On the one side, trade represented the heart of the international economic law since its origins and it contributed to the structuring of the international global society; environmental protection, on the other side, is a recent phenomenon. As the economic globalization increases, the potential conflict increases itself: the emerging environmental challenges (biotechnologies and climate change) make the clash between trade liberalization policies and environmental regulation choices more than a mere possibility. In the light of such considerations, an integrated approach requires that environmental rules become part of International trade, operating as its fundamental parameter of legitimacy. Starting from these preliminary considerations, the following study is articulated in some key points. Firstly, the research provides for a reference legal framework in order to demonstrate the two regimes different level of institutionalisation. Thus, on the trade side, WTO structure, principles and admitted waiver as well as the relationship between covered agreements and general International law will be considered. Similarly, it is proposed a reconstruction of the emergent International environmental law, expanding on its interrelation with the human rights discipline. Different proposals concerning the institution of a new World Environment Organization are discussed. Moreover, particular relevance in this study is attributed to the dispute settlement mechanisms foreseen: the WTO quasi-jurisdictional system as well as the wide range of remedies, non-compliance mechanisms included, created by multilateral environmental agreements. Secondly, the comparison between the two regimes is further developed at different levels: there are analysed environmental clauses, chapters and exceptions present in bilateral (US-Chile Free Trade Agreement), regional (NAFTA and European Union) as well as multilateral (WTO)trade agreements. Lastly, the present research is completed by the analysis of some important disputes arising from the application of trade-related environmental measures. Particular attention, in this section, will be paid to the current trade and environment debate on conflicting jurisdictions.
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6

DI, LOLLO MARTINA. "La tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori nel commercio internazionale." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2020. http://hdl.handle.net/11695/98921.

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Abstract:
Il benessere derivante da un’economia sostenibile è uno dei valori protetti dal diritto internazionale; partendo da questa considerazione, la ricerca si propone di analizzare i possibili punti di contatto tra interessi di natura economica e valori di natura non economica, da sempre considerati confliggenti. Risulta fondamentale, a tal fine, la disamina della disciplina del sistema multilaterale che fa capo all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e, successivamente, di quella contenuta negli accordi di libero scambio (Free Trade Agreements, FTAs) a portata regionale e/o bilaterale. Nel corso del Novecento il diritto del commercio internazionale ha subito profondi cambiamenti dovuti all’istituzione dell’OMC nel 1995; una delle principali innovazioni apportate dal nuovo sistema multilaterale è sicuramente costituita dal meccanismo di soluzione delle controversie gestito dal Dispute Settlement Body (DSB). Nell’elaborato vengono analizzate, più in generale, le competenze dell’Organizzazione, tutte orientate a favorire la piena liberalizzazione del commercio internazionale, attraverso l’eliminazione degli ostacoli agli scambi e il divieto di comportamenti protezionistici o discriminatori degli Stati. Tuttavia, è proprio in virtù del processo di globalizzazione e della correlata estesa partecipazione dei Paesi in via di sviluppo alle relazioni economiche internazionali che si pone l’esigenza di una maggiore considerazione dei non-economic values. Tra le tematiche più dibattute, desta particolare interesse quella relativa all’incidenza che l’abbattimento progressivo di ogni forma di ostacolo alla liberalizzazione degli scambi determina sulla garanzia dei diritti fondamentali dei lavoratori in una dimensione individuale e collettiva; ciò, dal momento che il lavoro costituisce un fattore produttivo primario nell’economia globale. Come ampiamente osservato, il dibattito in ordine alla possibilità di inserire una clausola sociale nel diritto dell’OMC, attraverso la quale realizzare l’integrazione dei “core labour standards”, così come definiti dall’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), nel sistema multilaterale, risulta non privo di criticità, quanto tendenzialmente infruttuoso a causa dei limiti statutari dell’OMC. I Paesi in via di sviluppo, rappresentanti la maggioranza dei membri dell’Organizzazione, infatti, si sono sempre mostrati contrari all’adozione di una disciplina che stabilisse delle restrizioni alla liberalizzazione al fine di salvaguardare i non-trade concerns. Muovendo da tali considerazioni, la ricerca pone in evidenza l’assunto per cui al di là dei progressi compiuti sul piano interpretativo, grazie al ruolo svolto dai panels e dall’Organo d’Appello dell’OMC nell’integrazione di valori non economici nel sistema multilaterale, soluzioni alternative sono state individuate sul piano regionale e bilaterale. Tra le soluzioni individuate, vi è quanto previsto dal North American Agreement on Labour Cooperation, Side Agreement in materia sociale concluso nell’ambito dell’accordo di libero scambio tra USA, Canada e Messico nel 1992 (NAFTA); detto ultimo accordo verrà presto sostituito dall’US-Mexico-Canada Agreement (USMCA), siglato il 30 novembre 2018 e appena ratificato dalle Parti. In tale contesto, costituisce ulteriore oggetto di trattazione il Dominican Republic-Central American Free Trade Agreement (CAFTA-DR), accordo regionale di libero scambio ai sensi del quale gli Stati Uniti hanno promosso, nel 2010, un’azione contro il Guatemala, in relazione all’asserita violazione dei core labour standards da parte di tale ultimo Stato; il procedimento rappresenta infatti il primo caso in assoluto nella prassi applicativa di una clausola sociale presente in un accordo di libero scambio, nell’ambito del quale sono state sollevate una serie di questioni di rilievo giuslavoristico di considerevole risonanza. Sulla scorta delle argomentazioni accennate, la ricerca dimostra come sebbene appaia certamente più agevole stabilire un equilibrio tra interessi economici e valori di natura non economica a livello regionale e bilaterale, non siano tuttavia da escludere possibili progressi futuri nell’ambito dell’OMC, grazie all’incoraggiante opera propulsiva svolta dai panels e dall’Organo d’Appello sul piano interpretativo.
The benefits due to a sustainable global economy are included in the range of values protected by international law; starting from this consideration, the principal scope of the research is to analyze the points of contact between economic interests and non-economic values, which have always been considered as inconsistent. In this perspective, it is necessary to examine the multilateral system regime within the World Trade Organization (WTO) and then, to study the provisions contained in the Free Trade Agreements (FTAs) concluded at a regional and/or at a bilateral level. During the twentieth century, international trade law has radically changed because of the institution of the WTO in 1995; one of the main innovations of the multilateral trading system is the new dispute settlement mechanism managed by the Dispute Settlement Body (DSB). The thesis analyzes, more in general, the competences of the WTO, which are all addressed to the aim of promoting a full international trade liberalization, through the removal of obstacles to trade and the prohibition of protectionist or discriminatory national measures. However, because of the globalization and the growing participation of developing countries in economic relations that the need of a greater consideration for non- economic values arises. Among the most debated issues, the one relating to the influence that the progressive elimination of any form of obstacle to trade liberalization has on the protection of fundamental rights at work in an individual dimension, as much as in a collective one, assumes great importance; that is because work represents a primary factor in the productive process and, in general, in global economy. As widely observed in this dissertation, the debate relating to the possibility of an inclusion of a social clause in WTO law, in order to achieve the integration of the “core labour standards” within the multilateral system, as established by the International Labour Organization’s (ILO), is characterized by some critical points and tendentially conducts to poor results because of the structural limits within the WTO. More specifically, developing countries, which represent the majority of the members of the Organization, have never agreed on the adoption of a restrictive legal framework with specific limits, like non- trade values. Starting from these considerations, the thesis comes to the conclusion that beyond the progress made thanks to the role played by the interpretative activity of the WTO panels and its Appellate Body in attempting to integrate non-economic values into the multilateral system, other alternative solutions have been identified at a regional and bilateral level. Among the solutions mentioned, it is interesting to consider the provisions contained in the North American Agreement on Labour Cooperation, a Side Agreement in social matters adopted in the context of the Free Trade Agreement between USA, Canada and Mexico in 1992 (NAFTA); this last FTA will be replaced by the US-Mexico-Canada Agreement (USMCA), a new agreement signed on November, the 30th, 2018 and currently just ratified by the Parties. In the same context, the dissertation takes into account the Dominican Republic-Central American Free Trade Agreement (CAFTA-DR), that is a free trade agreement within the meaning of which the United States have undertaken a legal action against Guatemala in 2010, based on the alleged violation of the core labour standards; in particular, the proceeding represents the first case in absolute in the practice of a social clause application within a FTA, in which the panel has examined a range of important labour law issues. On the basis of these considerations, the research shows that although it seems to be easier to find an equilibrium between economic interests and non- economic values at a regional or bilateral level, we should not exclude future progress within WTO, thanks to the encouraging interpretative activity made by the panels and the Appellate Body.
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CEOLOTTO, MATTEO. "LE SANZIONI DOGANALI TRA ORDINAMENTO INTERNAZIONALE E DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/67354.

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Abstract:
La tesi di dottorato esamina il tema della regolamentazione delle infrazioni alla disciplina doganale dell’Unione europea e delle relative sanzioni. La prima parte della tesi descrive le tappe rilevanti nel passaggio dall’unificazione tariffaria alla codificazione della legislazione doganale dell’Unione. Successivamente, è trattato il tema della compenetrazione tra potestà normativa dell’UE e residui ambiti di sovranità degli Stati membri in materia doganale, anche in riferimento al ruolo attualmente ricoperto dai principi generali del diritto, in particolare, per l’esercizio delle prerogative sanzionatorie. La seconda parte della tesi procede nell’esame della compatibilità tra il quadro normativo in materia di sanzioni doganali, precedentemente delineato, e la rilevante disciplina internazionale multilaterale. Infine, sono analizzati i profili di (in)coerenza tra le esigenze connesse alla realizzazione di un uniforme regime doganale dell’Unione e l’attuale contesto di diritto dell’UE, con particolare riferimento ai caratteri propri delle basi giuridiche, rilevanti per l’approntamento di una disciplina sanzionatoria doganale di fonte sovranazionale, ed alla concreta conformazione dei primi tentativi di normazione della materia.
The thesis examines the topic of the regulation of infringements to the European Union customs discipline, and the related sanctions. The first part describes the relevant steps in the transition from tariff unification to the codification of the EU customs legislation. Subsequently, the subject of the interpenetration between EU legislative power and residual areas of sovereignty of the Member States in customs matters is dealt with, also in reference to the role currently held by the general principles of law, in particular, for the exercise of the sanctioning competence. The second part of the thesis proceeds in examining the compatibility between the regulatory framework on customs sanctions, previously outlined, and the relevant international multilateral discipline. Finally, the thesis analizes the profiles of (in)coherence between the requirements related to the implementation of a uniform customs regime and the current EU law context, with particular reference to the characteristics of the legal bases, relevant for the setting of a supranational customs sanctioning discipline, and to the concrete conformation of the first attempts at regulating the matter.
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CEOLOTTO, MATTEO. "LE SANZIONI DOGANALI TRA ORDINAMENTO INTERNAZIONALE E DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/67354.

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Abstract:
La tesi di dottorato esamina il tema della regolamentazione delle infrazioni alla disciplina doganale dell’Unione europea e delle relative sanzioni. La prima parte della tesi descrive le tappe rilevanti nel passaggio dall’unificazione tariffaria alla codificazione della legislazione doganale dell’Unione. Successivamente, è trattato il tema della compenetrazione tra potestà normativa dell’UE e residui ambiti di sovranità degli Stati membri in materia doganale, anche in riferimento al ruolo attualmente ricoperto dai principi generali del diritto, in particolare, per l’esercizio delle prerogative sanzionatorie. La seconda parte della tesi procede nell’esame della compatibilità tra il quadro normativo in materia di sanzioni doganali, precedentemente delineato, e la rilevante disciplina internazionale multilaterale. Infine, sono analizzati i profili di (in)coerenza tra le esigenze connesse alla realizzazione di un uniforme regime doganale dell’Unione e l’attuale contesto di diritto dell’UE, con particolare riferimento ai caratteri propri delle basi giuridiche, rilevanti per l’approntamento di una disciplina sanzionatoria doganale di fonte sovranazionale, ed alla concreta conformazione dei primi tentativi di normazione della materia.
The thesis examines the topic of the regulation of infringements to the European Union customs discipline, and the related sanctions. The first part describes the relevant steps in the transition from tariff unification to the codification of the EU customs legislation. Subsequently, the subject of the interpenetration between EU legislative power and residual areas of sovereignty of the Member States in customs matters is dealt with, also in reference to the role currently held by the general principles of law, in particular, for the exercise of the sanctioning competence. The second part of the thesis proceeds in examining the compatibility between the regulatory framework on customs sanctions, previously outlined, and the relevant international multilateral discipline. Finally, the thesis analizes the profiles of (in)coherence between the requirements related to the implementation of a uniform customs regime and the current EU law context, with particular reference to the characteristics of the legal bases, relevant for the setting of a supranational customs sanctioning discipline, and to the concrete conformation of the first attempts at regulating the matter.
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Marchiante, Silvia. "Sistemi di risoluzione delle controversie OMC e ICSID a confronto: aspetti procedurali e sostanziali." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3425888.

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Abstract:
The dispute settlement mechanism governed by the World Trade Organization (WTO), through the Dispute Settlement Understanding (DSU), and the international investment arbitration regulated by the ICSID Convention, which creates the International Center for the Settlement of Investment Disputes related to Investments, constitute two international procedures within different sectors. The object of the research consists in the comparison of these systems. Indeed, the multilateral trade and investment sectors cannot be considered independent from each other. The possibility, concretely verified, that the same measure generates disputes in both sectors is an example of their interaction, as well as an incentive to investigate the relationship between them. The first part of the research is focused on the comparison of the procedural aspects regulated in both mechanisms. The parties of the two proceedings, the jurisdiction ratione materiae, the relationship between the two mechanisms and the diplomatic protection constitute the starting point of the analysis. Secondly, the judicial bodies and the functions attributed respectively, as well as the applicable law are examined. Furthermore, the final decisions, the possibility of proposing an appeal or of submitting a request for annulment constitute a further element of comparison, followed by an examination of the executive phase. The second part of the project concerns the examination of some substantial principles that play a primary role in multilateral trade and in the investment sector. Firstly, proportionality is examined as a principle whose overall and detailed characterization includes the assessment of the intensity of the review carried out by the judicial bodies. Non-discrimination constitutes another substantial principle analyzed in this part. Specifically the Most Favored Nation Clause and National Treatment represents cornerstones of the multilateral trade system, but are also essential guarantees for the private investor in the host State of the investment. The aim of the research is to highlight the existence of similarities between the WTO dispute settlement system and ICSID arbitration, with the purpose of identifying a relationship between them and a possible qualification of it.
Il meccanismo di risoluzione delle controversie disciplinato nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), mediante l’apposita Intesa denominata Dispute Settlement Understanding (DSU), e l’arbitrato internazionale in materia di investimenti regolato dalla Convenzione ICSID, che crea il Centro Internazionale per la Risoluzione di Controversie relative agli Investimenti (International Center for the Settlement of Investment Disputes – ICSID), costituiscono due procedimenti di carattere internazionale inseriti all’interno di settori diversi. L’oggetto della ricerca è costituito dalla comparazione di questi sistemi. Invero, il settore del commercio multilaterale e quello degli investimenti non possono essere considerati tra loro indipendenti. L’eventualità, concretamente verificata, che la medesima misura generi controversie in entrambi i settori costituisce un esempio della loro interazione, nonché incentivo all’indagine del rapporto sussistente tra di essi. La prima parte della ricerca consiste nell’analisi comparata della disciplina di aspetti procedurali previsti in entrambi i meccanismi. Il potere di azione, i soggetti coinvolti nei due procedimenti, la giurisdizione ratione materiae, il rapporto sussistente tra i due procedimenti e la protezione diplomatica costituiscono il punto di partenza dell’analisi. Secondariamente, sono esaminati gli organi giudicanti, la loro formazione e le funzioni rispettivamente attribuite, nonché il diritto applicabile. Inoltre, le decisioni conclusive delle procedure, la possibilità di proporre appello o di presentare una richiesta di annullamento costituiscono ulteriore elemento oggetto di comparazione, seguito dall’esame della fase esecutiva. La seconda parte del progetto attiene all’esame di alcuni principi sostanziali che svolgono un ruolo di primario rilievo nell’ambito del commercio multilaterale e nel settore degli investimenti. In primo luogo, è esaminata la proporzionalità quale principio la cui complessiva e articolata caratterizzazione comprende la valutazione dell’intensità dell’indagine svolta dagli organi giudicanti. Un secondo principio esaminato è la non discriminazione, mediante l’analisi della clausola della Nazione Maggiormente Favorita e del Trattamento Nazionale, pietre angolari del sistema multilaterale del commercio, ma anche garanzie essenziali per l’investitore privato all’interno dello Stato ospitante l’investimento. La ricerca è diretta a verificare la configurabilità di un rapporto tra il sistema di risoluzione delle controversie interno all’OMC e l’arbitrato internazionale ICSID e di individuarne una possibile qualificazione.
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GRASSI, MICHELE. "LA TEORIA DELLA RES JUDICATA NELL'ARBITRATO COMMERCIALE INTERNAZIONALE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/610259.

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Abstract:
Il presente studio si propone di indagare il funzionamento della teoria della res judicata nel contesto dell’arbitrato commerciale internazionale. L’espressione res judicata individua i caratteri d’irretrattabilità e vincolatività del provvedimento giurisdizionale reso all’esito del giudizio e, come tale, rappresenta un elemento essenziale di ogni sistema di risoluzione delle controversie. La funzione svolta dalla teoria in esame all’interno del processo dipende da un bilanciamento tra valori e principi contrastanti, quali, nello specifico, le esigenze di economia processuale e certezza delle situazioni giuridiche, da un lato, e il rispetto del principio dispositivo nonché la tutela del diritto di azione e di difesa, dall’altro. La concreta individuazione dell’oggetto e dell’estensione degli effetti del giudicato solleva, pertanto, questioni teoriche e pratiche di particolare complessità, a cui i diversi ordinamenti nazionali forniscono risposte marcatamente difformi. La diversità nella disciplina del giudicato assume un peculiare rilievo laddove il giudice sia chiamato a determinare gli effetti preclusivi e conclusivi prodotti da un provvedimento giurisdizionale straniero; in tali ipotesi sorge un problema di coordinamento tra le diverse discipline potenzialmente applicabili e, segnatamente, tra le norme processuali dell’ordinamento d’origine e le norme processuali dell’ordinamento in cui s’intende far valere la decisione. Quando, poi, s’intenda considerare l’operatività del principio della res judicata nel contesto dell’arbitrato commerciale internazionale, alle complessità appena illustrate si aggiungono le naturali incertezze che caratterizzano tale mezzo di risoluzione delle controversie. In particolare, assumono rilievo le differenti possibili rappresentazioni del fenomeno arbitrale; coloro che concepiscono l’arbitrato commerciale internazionale come un ordinamento giuridico indipendente e separato dagli ordinamenti statali, affermano la necessità di adottare un approccio autonomo al problema giudicato e, in particolare, di elaborare un insieme coerente di regole transnazionali che permetta di risolvere le questioni sollevate dall’applicazione della teoria in esame nel contesto arbitrale. Al contrario, chi ritiene che gli arbitri esercitino sempre il loro potere giurisdizionale nell’ambito di un ordinamento giuridico nazionale affermano la necessità di individuare una norma di conflitto che consenta di identificare le regole processuali di origine statale applicabili del giudicato. Entrambi tali approcci, per ragioni diverse, presentano rilevanti profili di criticità e non possono ritenersi pienamente soddisfacenti. Nel presente studio si suggerisce, allora, l’adozione di una prospettiva più pragmatica nella considerazione delle problematiche sollevata dall’applicazione della res judicata nel contesto arbitrale. In particolare, si propone una differenziazione tra le ipotesi in cui l’invocazione di una precedente decisione sottenda un’obiezione alla giurisdizione del tribunale arbitrale e le ipotesi in cui essa rilevi ai fini dell’ammissibilità delle domande e delle eccezioni formulate dalle parti. Nel primo caso, il mancato riconoscimento di una decisione che sottenda un’obiezione alla giurisdizione del tribunale arbitrale porterebbe, con grande probabilità, all’annullamento o al diniego di riconoscimento del lodo e, pertanto, a un inutile aggravio dei costi di lite. Di conseguenza il tribunale dovrebbe adottare un approccio conforme alle regole previste nell’ordinamento della sede. Laddove, invece, l’invocazione di un precedente giudicato sollevi questioni attinenti all’ammissibilità della domanda, di regola tali problematiche dovrebbero essere disciplinate dalle norme dell’ordinamento in cui ha sede la procedura arbitrale e, in particolare, dalle norme di diritto processuale civile internazionale che disciplinano il riconoscimento degli effetti dei provvedimenti giurisdizionali stranieri in tale ordinamento. Nondimeno, laddove la controversia presenti un elevato grado di transnazionalità e il legame con la sede della procedura sia oggettivamente molto tenue, al tribunale arbitrale potrebbe essere riconosciuta una maggiore flessibilità: gli arbitri potrebbero riconoscere tutti e i soli effetti originari del provvedimento giurisdizionale fatto valere in giudizio, nel rispetto, in ogni caso, dei principi di ordine pubblico dell’ordinamento in cui ha sede la procedura.
The purpose of this doctoral dissertation is to explore the functioning of the res judicata doctrine in international commercial arbitration. The notion of res judicata refers to the final and binding nature of decisions rendered at the end of judicial proceedings and, as such, is an essential feature of every dispute resolution system, both at a domestic and at an international level. The role played by the doctrine of res judicata depends on a balance between conflicting values, such as the principle of procedural economy and efficiency on the one side, and the principle of due process, with specific regard to the parties’ rights to present their case and to be heard, on the other side. The definition of the scope and the effects of res judicata, therefore, raises complex issues, and the solution to these issues varies considerably between national legal systems. The differences between domestic laws are relevant also from a transnational perspective. If a challenge of res judicata is raised with respect to a foreign judgment, the judge has to determine whether to accept the original effects that the decision would have in the State in which it was rendered or to equalize the effects of the foreign judgment with the effects that are usually recognized to domestic decisions. Where a challenge of res judicata is raised before an international commercial arbitral tribunal, the lack of certainties concerning the application of conflict rules breeds even more complexities. Those authorities that represent international arbitration as an autonomous legal order suggest the adoption of a transnational approach to res judicata and recommend the development of a set of substantive transnational rules. Conversely, those who consider that the arbitral tribunal is strictly bound to the legal order of the seat of the procedure, suggest the application of a conflict of law rule, in order to identify the applicable domestic rules of res judicata. Both approaches, for different reasons, are not satisfactory. This dissertation suggests the adoption of a more pragmatic approach in the identification of the scope and the effects of res judicata in international commercial arbitration. To this purpose challenges of res judicata that raise issues of jurisdiction shall be clearly differentiated from challenges of res judicata that raise admissibility issues. Whenever issues of jurisdiction underpin a challenge of res judicata, the arbitral tribunal should adopt an approach coherent with the rules of the State of the seat. As a matter of fact, a violation of those rules could result in the annulment or the refusal of recognition of the award. Whenever issues of admissibility underpin a challenge of res judicata, as a rule the arbitral tribunal should apply the rules of the State of the seat and, specifically, the conflict of laws rules of the seat that regulate the recognition of foreign decisions. However, if the transnational nature of the arbitration is quite pronounced, and the procedure is not closely connected with any domestic legal systems, the arbitral tribunal might apply a «more transnational» approach. In any event, this approach shall not lead to the application of substantive transnational rules, but rather to the recognition of the original effects of the decisions invoked in the proceedings, except where the recognition of such effects violates the procedural public policy of the State of the seat.
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Metulini, Rodolfo <1983&gt. "Modelli Gravitazionali per l'analisi del Commercio Internazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5166/1/metulini_rodolfo_tesi.pdf.

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Abstract:
Il modello gravitazionale e' ormai diventato un "cavallo da battaglia" in economia internazionle ed e' comunemente utilizzato nella determinazione dei flussi commerciali. Recentemente, molti studi hanno mostrato l'importanza della dipendenza spaziale, che va' a considerare quegli effetti dovuti al cosiddetto "third country". Intervengono a questo scopo la modellistica e le tecniche di stima di Econometria Spaziale. Verra' fatto uso di tali tecniche allo scopo di stimare con un modello gravitazionale spaziale il commercio internazionale tra paesi dell'OCSE per un panel di 22 anni. L'obiettivo e' quindi duplice: da un lato, si andra' ad applicare le piu' moderne tecniche di Econometria Spaziale, in un campo in cui tali contributi scarseggiano. Dall'altro lato,verra' fornita una interpretazione del comportamento del commercio internazionale tra paesi dell'OCSE, approfondendo gli aspetti relativi all'effetto del"third country" e del fenomeno migratorio. Inoltre , viene proposta un'analisi che ha lo scopo di validare l'ipotesi di omissione della distanza dal modello gravitazione strutturale.
The Gravity Model is the "workhorse for empirical studies" in International Economies and it is commonly used in explaining the trade flow between countries. Recently, several studies have showed the importance of taking into account the spatial effect. Spatial Econometric techniques meet this matter, proposing the specification of a set of models and estimators. We will make use of these Spatial Econometric techniques in order to estimate a Spatial Gravity of Trade for a 22-year-long panel of the OECD countries. The aim, therefore, is twofold: on one hand, we are going to use the newest Spatial Econometric techniques in a field where they aren't widely applicated. On the other hand, we provide an updated interpretation of the behaviour of the International Trade in an OECD context, going deeply on the explanation of the spatial spillover effect due to the third country dependence, and of the migratory phenomenon. Moreover, we propose an economically-based analysis whose aim is to avoid the use of the "distance" variable in the Gravity Model. The empirical results confirm the importance of taking into account the spatial dependence and they allow us to estimate the model wirhout the "distance", if properly replaced by a set of fixed effects.
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Metulini, Rodolfo <1983&gt. "Modelli Gravitazionali per l'analisi del Commercio Internazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5166/.

Full text
Abstract:
Il modello gravitazionale e' ormai diventato un "cavallo da battaglia" in economia internazionle ed e' comunemente utilizzato nella determinazione dei flussi commerciali. Recentemente, molti studi hanno mostrato l'importanza della dipendenza spaziale, che va' a considerare quegli effetti dovuti al cosiddetto "third country". Intervengono a questo scopo la modellistica e le tecniche di stima di Econometria Spaziale. Verra' fatto uso di tali tecniche allo scopo di stimare con un modello gravitazionale spaziale il commercio internazionale tra paesi dell'OCSE per un panel di 22 anni. L'obiettivo e' quindi duplice: da un lato, si andra' ad applicare le piu' moderne tecniche di Econometria Spaziale, in un campo in cui tali contributi scarseggiano. Dall'altro lato,verra' fornita una interpretazione del comportamento del commercio internazionale tra paesi dell'OCSE, approfondendo gli aspetti relativi all'effetto del"third country" e del fenomeno migratorio. Inoltre , viene proposta un'analisi che ha lo scopo di validare l'ipotesi di omissione della distanza dal modello gravitazione strutturale.
The Gravity Model is the "workhorse for empirical studies" in International Economies and it is commonly used in explaining the trade flow between countries. Recently, several studies have showed the importance of taking into account the spatial effect. Spatial Econometric techniques meet this matter, proposing the specification of a set of models and estimators. We will make use of these Spatial Econometric techniques in order to estimate a Spatial Gravity of Trade for a 22-year-long panel of the OECD countries. The aim, therefore, is twofold: on one hand, we are going to use the newest Spatial Econometric techniques in a field where they aren't widely applicated. On the other hand, we provide an updated interpretation of the behaviour of the International Trade in an OECD context, going deeply on the explanation of the spatial spillover effect due to the third country dependence, and of the migratory phenomenon. Moreover, we propose an economically-based analysis whose aim is to avoid the use of the "distance" variable in the Gravity Model. The empirical results confirm the importance of taking into account the spatial dependence and they allow us to estimate the model wirhout the "distance", if properly replaced by a set of fixed effects.
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IORIO, FIORELLI GAETANO. "Commercio elettronico e contratti telematici: profili internazionali." Doctoral thesis, Università Bocconi, 2002. http://hdl.handle.net/11565/4050825.

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Mercurio, Vitaliano <1971&gt. "Aspetti fiscali del commercio elettronico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/66/1/MASTER_TESIDEFINITIVO.pdf.

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Mercurio, Vitaliano <1971&gt. "Aspetti fiscali del commercio elettronico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/66/.

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Martorella, Martina. "Contributo del commercio equo e solidale alla sostenibilità economica sociale ed ambientale del commercio internazionale di cacao." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Si vanno ad analizzare i principi, la struttura e le certificazioni relative al Fair Trade per chiarire l'efficacia del marchio in generale e per evidenziare l'incisività che tale marchio ha sul prodotto cacao. Si esplicherà come le prime strutture organizzative create da Fair Trade, abbiano definito le linee guida all’approccio alle problematiche riscontrate nei sistemi di produzione alimentare. Si analizza come attraverso l’evoluzione delle organizzazioni che lo compongono, e dei canali di controllo e di informazione, ci sia stata la crescita del Fair Trade e del commercio equo negli anni. Inoltre si andrà a considerare la credibilità e l’efficacia nel sistema economico- sociale, garantita dai sistemi di certificazione e dalla riconoscibilità della certificazione fairtrade sui prodotti.Si analizza il sistema di certificazione con relativo impatto sugli agricoltori e sulle cooperative di produttori di cacao anche a livello ambientale. Si considera la crescente domanda del prodotto certificato da parte dei consumatori e la conseguente relazione sviluppata da Fair Trade e larga distribuzione.Si vanno ad analizzare i trend di mercato per considerare nuove realtà createsi in parallelo allo sviluppo sostenibile del cacao da parte di Fair Trade che danno modo di affrontare i punti critici del commercio equo. Si esaminano i limiti riscontrati dello sviluppo di Fair Trade nel mercato del cacao. Vi sono considerazioni sulle future tendenze di mercato e di certificazione della larga distribuzione. Queste analisi servono ad osservare se l’obiettivo di apporto alla sostenibilità, da parte di Fair Trade al commercio di cacao, sia stata effettiva.
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Vettorel, Arianna. "L'origine delle merci nel commercio internazionale e nel mercato unico." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3421996.

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Abstract:
This dissertation focuses on the Origin of Goods and it is structured in two Parts. The first one is related to customs Rules of Origin (ROO) and the second one is related to Geographical Indications (GI). Both Parts are divided in four Chapters
La tesi si compone di due parti, la prima dedicata all’ origine geografica delle merci a fini doganali (Regole d’origine) e la seconda dedicata all’ origine geografica delle merci a fini commerciali, le quali si suddividono ciascuna in quattro capitoli.
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Giusti, Chiara <1995&gt. "la protezione del diritto all'abitazione nel diritto internazionale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15998.

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Abstract:
La casa è una parte fondamentale della vita degli esseri umani. Definire e misurare gli individui senza abitazione è uno dei compiti più difficili in ogni Paese: la definizione di senzatetto include gruppi di persone che vivono in abitazioni inadeguate, baraccopoli e per strada. Inoltre, la povertà estrema nella nostra società è spesso sottostimata: il diritto all’abitazione è una questione di giustizia, perché condurre una vita dignitosa senza una casa è impossibile. Lo scopo di questa tesi è analizzare l’esistenza del diritto all’abitazione sia a livello internazionale che europeo, esaminando come le leggi internazionali possano proteggere questo diritto, che è considerato uno dei principali diritti economici, sociali e culturali. Nel primo capitolo, studierò il diritto all’abitazione nell’ambito delle Nazioni Unite, ripercorrendo la storia della sua creazione e la sua codificazione nei principali strumenti di diritto internazionale, e gli obblighi degli Stati membri. Nel secondo capitolo prenderò in considerazione il diritto all’abitazione nel contesto del Consiglio d’Europa, interrogandomi sul se e quando questo diritto possa essere invocato davanti alla Corte Europea dei Diritti Umani. Infine, il terzo capitolo si concentrerà sull’Housing First, un modello innovativo sviluppato negli Stati Uniti con lo scopo di facilitare il reintegro dei senzatetto nella società: il suo sviluppo nella città di Bologna sarà considerato come caso di studio. La quantità di persone senza un’abitazione è in aumento in Europa, per cui approcci e soluzioni alternative sono necessarie ed è tramite l’implementazione del diritto che il diritto all’abitazione sarà pienamente riconosciuto, permettendo ad ogni persona di vivere dignitosamente.
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Trivellato, Fabio <1993&gt. "La Convenzione di Vienna e Il Giappone nel commercio internazionale di beni mobili." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20708.

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Abstract:
Con questo elaborato mi propongo di analizzare La Convenzione delle Nazioni Unite sui contratti di compravendita internazionale di merci, anche conosciuta con l’acronimo CISG, o più comunemente chiamata convenzione di Vienna. Dopo aver presentato le sue caratteristiche più significative tenterò di illustrarne i punti a favore e quelli più discussi in ambito internazionale, prendendo come esempio le critiche mosse da alcune delle maggiori potenze economiche. Volendo presentare un elaborato che illustri come la Convenzione di Vienna abbia influenzato il commercio internazionale dalla sua entrata in vigore avvenuta nel 1980 fino ad oggi, passerò nella seconda parte di questa tesi ad analizzare prima la posizione giapponese, essendo il Giappone uno dei paesi che ha ritardato la sua adesione alla convenzione di Vienna, facendo una breve analisi delle motivazioni che lo hanno portato a tale ritardo. Proseguirò poi con la presentazione della situazione giapponese nell’ambito del commercio internazionale analizzando poi sentenze che abbiano coinvolto il Paese e la convenzione di Vienna negli scambi commerciali tentando di illustrare se e come questa abbia influenzato la risoluzione di controversie.
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Monetti, Jacopo <1993&gt. "IL TRATTAMENTO IVA DEL COMMERCIO ELETTRONICO." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15419.

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Abstract:
Partendo da una panoramica sulla nascita e sull'evoluzione del e-commerce, nel mondo, in europa ed in italia, verrà poi affrontato il tema della tassazione indiretta IVA per poi passare alla tassazione diretta.
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CASIGLIA, STEFANIA. "La protezione del lavoratore marittimo tra diritto internazionale pubblico e diritto internazionale privato." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1045543.

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Abstract:
The topic of this research takes into account the peculiarities of maritime employment, which has traditionally been an important sector for the operation of conflict of law rules as well as for the proliferation of regulative provisions adopted at the public international law level. The objective of the research is to analyse and assess how these two normative systems can create a level plain field in order to avoid unfair competition and to set out the conditions for decent work in the increasingly globalized maritime sector.
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Vinci, Pierpaolo. "L'interpretazione del contratto internazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4612/1/Vinci_Pierpaolo_tesi.pdf.

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Abstract:
La ricerca ha ad oggetto l’analisi di clausole, contenute nei contratti del commercio internazionale, che sembrano finalizzate a fornire in anticipo una metodologia dell’interpretazione del contratto. L’elaborato pertanto analizza i profili di validità ed efficacia di singole e specifiche clausole, come le “clausole d’intero accordo”, le “clausole di non modificazione orale”, le clausole contenenti definizioni, e simili, alla luce delle regole giudiriche di derivazione eteronoma applicabili al contratto, siano esse rappresentate da una legge nazionale, da una convenzione internazionale di diritto materiale uniforme, o da fonti ulteriori c.d. di soft law, come i Principi Unidroit sui contratti del commercio internazionale. La ricerca ha pertanto rivelato che, diversamente da quanto possa apparire a prima vista, svariate tipologie di clausole analizzate non coinvolgono profili legati all'’nterpretazione del contratto, quanto piuttosto di documentazione e forma dello stesso. L’elaborato contiene infine alcune considerazioni di teoria generale del diritto.
The reasearch focuses on the analysis of a number of clauses, contained in international commercial contracts, which seem aimed at providing in advance a methodology for the intepretation of the contract. The study therefore analyzes the validity and efficacy of specific types of clauses, such as “entire agreement clauses”, “no oral modification clauses”, clauses containing definitions, and the like, in light of the rules of law applicable to the contract, being it a national law, an international convention of substantive law, or further rules of so-called soft law, such as the Unidroit Principles on international commercial contracts. The research has therefore revealed that, contrary to what it may appear at first sight, a number of the above-mentioned clauses do not affect interpretation issues, whereas they rather involve issues of evidence and form of the contracts. The study finally contains some preliminary observations on general theory of law.
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Vinci, Pierpaolo. "L'interpretazione del contratto internazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4612/.

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Abstract:
La ricerca ha ad oggetto l’analisi di clausole, contenute nei contratti del commercio internazionale, che sembrano finalizzate a fornire in anticipo una metodologia dell’interpretazione del contratto. L’elaborato pertanto analizza i profili di validità ed efficacia di singole e specifiche clausole, come le “clausole d’intero accordo”, le “clausole di non modificazione orale”, le clausole contenenti definizioni, e simili, alla luce delle regole giudiriche di derivazione eteronoma applicabili al contratto, siano esse rappresentate da una legge nazionale, da una convenzione internazionale di diritto materiale uniforme, o da fonti ulteriori c.d. di soft law, come i Principi Unidroit sui contratti del commercio internazionale. La ricerca ha pertanto rivelato che, diversamente da quanto possa apparire a prima vista, svariate tipologie di clausole analizzate non coinvolgono profili legati all'’nterpretazione del contratto, quanto piuttosto di documentazione e forma dello stesso. L’elaborato contiene infine alcune considerazioni di teoria generale del diritto.
The reasearch focuses on the analysis of a number of clauses, contained in international commercial contracts, which seem aimed at providing in advance a methodology for the intepretation of the contract. The study therefore analyzes the validity and efficacy of specific types of clauses, such as “entire agreement clauses”, “no oral modification clauses”, clauses containing definitions, and the like, in light of the rules of law applicable to the contract, being it a national law, an international convention of substantive law, or further rules of so-called soft law, such as the Unidroit Principles on international commercial contracts. The research has therefore revealed that, contrary to what it may appear at first sight, a number of the above-mentioned clauses do not affect interpretation issues, whereas they rather involve issues of evidence and form of the contracts. The study finally contains some preliminary observations on general theory of law.
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Ferracin, Sabrina <1988&gt. "L'Organizzazione Internazionale del Lavoro." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3269.

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Abstract:
Nel panorama giuridico internazionale ,la disciplina giuslavorista e il rispetto degli Human Rights assumono un’importanza sempre maggiore, tanto da giustificare la crescente importanza dell’Organizzazione internazionale del lavoro ( OIL ). Nata al termine del primo conflitto mondiale attraverso il trattato di Versailles , l’OIL rappresenta oggi la principale agenzia delle Nazioni Unite dedita alla promozione della giustizia sociale , della pace, del lavoro dignitoso e dei diritti fondamentali in materia di lavoro. Dopo una prima parte di introduzione storica, il presente lavoro si concentra sull’ analisi giuridica dei quattro core labour standards , individuati dalla Dichiarazione sui principi e diritti fondamentali del 1998. Nello specifico si tratta del riconoscimento della libertà di associazione e dell’interdizione del lavoro forzato , del lavoro minorile e di ogni forma di discriminazione. Da ultimo si esamina il sistema di controllo sull’applicazione delle norme , ponendo particolare enfasi al ruolo e all’attività svolta della Commissione degli esperti ( CEACR) . Dall’analisi dell’ultimo rapporto sull’applicazione delle convenzioni e raccomandazioni elaborato dalla stessa Commissione emerge, infatti, la non completa osservanza dei core labour standards.
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DANIELE, MATTEO. "L'applicazione del diritto internazionale alle operazioni cibernetiche." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://dx.doi.org/10.15167/daniele-matteo_phd2022-11-14.

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Abstract:
In view of the possible implications of the cyber-attacks on the security of States, the study assesses how the international law can and should regulate the use of instruments, programmes and techniques producing effects in or through the cyberspace.
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NANNINI, CLAUDIA. "LO STATO DEL PORTO NEL DIRITTO INTERNAZIONALE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/217166.

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Abstract:
The thesis aims at appraising the role of port state in international law by analyzing the whole of rights, duties and obligations ascribed to it by relevant legal instruments adopted in various fields of the law of the sea. After considering some preliminary questions, namely the notion of “port state” in opposition to coastal and flag states, the first chapter deals with the legal regime of port state extra-territorial jurisdiction under Article 218 of the United Nations Convention on the Law of the Sea and other relevant provisions of this Convention. In the second chapter, the focus is on Port State Control as provided by a number of international legal conventions and soft law instruments relating to the prevention of marine pollution, safety and security matters as a complementary tool to the flag state principle. The next two chapters further address the responsibility assumed by port states to ensure compliance and implementation of international rules and standards concerning living and working conditions of seafarers on board merchant and fishing ships as well as port state measures adopted at the international and regional level in order to curb the phenomenon of illegal, unregulated and unauthorized fishing on the high sea. Subsequent chapters explore the various regional memoranda of understanding on Port State Control and the rights and obligations of EU members acting as port states under the relevant EU legislation. Finally, the research undertaken shows that the role of port state under international law has gone through significant changes both from a quantitative and qualitative perspective. Thus, it may be argued that port state is being more and more considered as acting for the protection of common values and goods.
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Gallese, Chiara <1982&gt. "La riforma del diritto internazionale privato in Giappone." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11969.

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Abstract:
Per allinearsi con le riforme e l'armonizzazione della legislazione sul conflitto di leggi a livello globale, come ad esempio l’emanazione del regolamento Roma I dell’Unione Europea, in Giappone si è sentita l’esigenza di aggiornare la disciplina di diritto internazionale privato (legge Hourei) attraverso un'ampia riforma della materia. Lo scopo di questa tesi di dottorato si è esplicato in più obiettivi: colmare, per quanto possibile, una lacuna a proposito di diritto giapponese in Italia; offrire una prospettiva storica priva di orientalismo, in modo da dare un’ampia panoramica sullo sviluppo del diritto giapponese fino ai giorni in cui è stata emanata la legge di diritto internazionale privato, fornendo anche alcune nozioni del sistema giuridico odierno e dei principi costituzionali fondamentali, cosicché si possa comprendere la portata dell’introduzione della legge Hourei e delle modifiche apportate ad essa; tradurre in italiano il testo della riforma, contestualizzando ciascun termine all’interno della disciplina di riferimento e colmando la mancanza di traduzioni in lingue diverse dall’inglese; analizzare le scelte legislative in sede di riforma per ciascun articolo della legge, interpretandole secondo i criteri di civil law e fornendo un’analisi delle conseguenze di tali scelte in una prospettiva originale. Si è fornito, inoltre, un parere sulle criticità dell’ultima riforma e sui possibili sviluppi futuri. Questa tesi è nata da un progetto interdisciplinare a cavallo tra gli studi di area (Asian Studies) e il diritto internazionale privato: parte integrante ed essenziale della ricerca è non solo l’analisi della riforma delle norme di conflitto giapponesi, ma anche la loro traduzione in italiano.
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BUSSANI, TIZIANO. "IL MERCATO DEL DEBITO SOSTENIBILE NEL DIRITTO INTERNAZIONALE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2023. https://hdl.handle.net/2434/954931.

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Abstract:
La tesi indaga la regolamentazione e la governance del mercato globale degli strumenti di debito sostenibile nella prospettiva del diritto internazionale pubblico dell’economia, alla luce del principio dello Sviluppo sostenibile e nel più ampio contesto della Finanza sostenibile. L’indagine prende le mosse dalla ricostruzione dello Sviluppo sostenibile come concetto, obiettivo e principio giuridico internazionale e bene pubblico globale e prosegue con la disamina della Finanza sostenibile come fenomeno economico globale entro il generale processo di riforma dei mercati finanziari internazionali innescato dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dall’Accordo di Parigi per promuovere lo Sviluppo sostenibile e contrastare i cambiamenti climatici. La tesi esamina l’evoluzione e le caratteristiche dell’emergente settore della Finanza sostenibile, gli strumenti e le pratiche maggiormente diffuse, le iniziative politico-normative assunte a supporto a livello nazionale, transnazionale e sovranazionale, i soggetti e gli attori coinvolti nella governance del mercato, la relativa regolamentazione con particolare riferimento all’Unione Europea e la collocazione sistematica della materia nel quadro dell’ordinamento internazionale economico e finanziario. Su tali premesse di ordine generale, l’indagine si sofferma nello specifico sul mercato degli strumenti di debito sostenibile, la cui rilevanza per l’effettiva transizione verso un modello di sviluppo sostenibile è da ritenersi cruciale e strategica. Il mercato in esame si configura a tutti gli effetti come segmento distinto e autonomo dei mercati finanziari internazionali, composto da una pluralità di strumenti aventi caratteristiche strutturali comuni – come i green bond, social bond, sustainability bonds, ESG-linked bond e i correlativi loans – e dotato di apposite discipline di settore, risultanti dalla diffusa e generale applicazione di standard transnazionali privati e dalla convergenza di molteplici iniziative di soft-law e di hard-law ai vari livelli di governance economica. Attraverso l’analisi delle funzioni di standard-setting, compliance monitoring ed enforcement, la tesi ricostruisce la struttura di governance internazionale/transnazionale del mercato ed esamina la disciplina sostanziale e procedurale dei principali strumenti che lo compongono alla luce degli standard maggiormente rilevanti, soffermandosi, da ultimo, sul ruolo delle external review come strumenti tipici di verifica della compliance, svolti privatamente, validi per l’intero mercato e sulla necessità di istituire a livello nazionale e sovranazionale appositi meccanismi di supervisione e controllo per la prevenzione sistemica del greenwashing. Nel procedere con l’indagine, la tesi approfondisce, altresì, temi generali del diritto internazionale contemporaneo, tra cui la crisi delle tradizionali forme di law-making internazionale, il crescente ruolo degli attori privati nella governance dei fenomeni economici internazionali, la problematica collocazione degli standard privati nell’ordinamento internazionale pubblico, il rapporto tra diritto internazionale e diritto transnazionale e la cosiddetta “frammentazione” e “stagnazione” del diritto internazionale di fronte al moltiplicarsi delle strutture di governance globale e transnazionale, risultanti da forme collaborative atipiche e informali tra settore pubblico e settore privato secondo il modello delle partnership multistakeholder.
The thesis investigates the regulation and governance of the global sustainable debt market from the perspective of public international economic law, in the light of the principle of sustainable development, and in the broader context of sustainable finance. The investigation begins with the reconstruction of sustainable development as a concept, objective, and principle with international legal significance as well as a global public good and proceeds with the examination of sustainable finance as a global economic phenomenon within the general reform process of international financial markets triggered by the United Nations 2030 Agenda and the Paris Agreement to support sustainable development and fight climate change. The thesis examines the evolution and characteristics of the emerging sector of sustainable finance, the most widespread instruments and practices, the political and regulatory initiatives taken at the national, transnational, and supranational levels, the subjects and actors involved in the governance of the market, the related regulation with particular reference to that of the European Union and the systematic positioning of the matter within the framework of international economic and financial law. On these general premises, the survey focuses specifically on the sustainable debt market, whose role in financing the transition toward sustainable development is strategic and crucial. In fact, the market has emerged globally as a distinct and autonomous segment of the international financial markets, consisting of a plurality of instruments sharing common structural characteristics - such as green bonds, sustainability bonds, social bonds, ESG-linked bonds, and homologous loans – which also have sector-specific disciplines resulting from the widespread and general application of transnational private standards within the market and the convergence of many soft-law and hard-law initiatives at different levels of governance. Through the analysis of the functions of standard-setting, compliance monitoring, and enforcement, the thesis analyzes the international/transnational governance structure of the market and examines the substantive and procedural disciplines of the main sustainable debt instruments according to the most relevant standards. Lastly, it focuses on external reviews as typical instruments for verifying compliance within the market and on the need to establish appropriate supervision and control mechanisms to prevent greenwashing at the national and supranational levels. In proceeding with the investigation, the thesis also explores contemporary international legal issues, such as the crisis of traditional forms of international public law-making, the growing role of private actors in the governance of international economic affairs, the problematic collocation of private standards within the framework of public international economic law, the relationship between international law and transnational law and the so-called “fragmentation” and “stagnation” of public international law facing the proliferation of global and transnational governance institutions resulting from the emergence of non-traditional and informal partnerships and networks between the public and the private sector in a multistakeholder fashion.
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Caroldi, Margherita <1994&gt. "Il Tribunale Internazionale del Diritto del Mare: Genesi, Organizzazione e Competenza." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14511.

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Abstract:
In the present thesis I will conduct an analysis of the role of the International Tribunal for the Law of Sea in the international system for the peaceful settlement of disputes. Among the goals I have established myself is to describe the origins and the organization of this international judicial institution. For this purpose, I will consider the United Nations Convention on the Law of the Sea, which was signed at Montego Bay, Jamaica, on 10 December 1982, and entered into force 12 years later, on 16 November 1994, and the subsequent Agreement relating to the implementation of Part XI of the Convention, which was adopted on 28 July 1994 and entered into force on 28 July 1996. This Agreement and Part XI of the Convention are to be interpreted and considered as a single instrument and both, together with the Convention, will be indicated in this work as “the Convention”, despite the number of States Parties differ, i.e., 150 for the Agreement and 168 for the Convention. However, I will focus above all on Part XV of the Convention, which contains the provisions for the peaceful settlement of disputes and on Annex VI of the Convention, for the reason that they provide the basis for the establishment of the International Tribunal for the Law of the Sea (hereinafter “the Tribunal”). Moreover, as already stated by the General Assembly of the United Nations in its Resolution 54/31 of 16 November 1999, I will argue about the importance and role played by the Tribunal. Finally, I will juxtapose to the doctrinal and theoretical part, which deals with the general aspects of the law of the sea and of the Tribunal, the analysis of an empirical case: the accident that involved the Italian oil tanker “Enrica Lexie” and the Indian fishing boat “St. Antony”. In the first part, I will report a brief introduction to the law of the sea. In particular, I will analyse the following points: the historical evolution of international law of the sea from the principle of freedom of the seas to the Geneva Conventions of 1958; the Third United Nations Conference on the Law of the Sea and the 1982 Montego Bay Convention; the regulation of the contiguous zone between internal practices and conventional regimes; the "sovereign rights" recognized to the coastal State within the exclusive economic zone; the discipline of the continental shelf in the light of the most significant principles developed in this regard by the International Court of Justice and by the European Union Court of Justice; and the marine pollution and international rules of responsibility: the regime outlined by the Montego Bay Convention. In the second part, I will introduce the object of my work, namely the International Tribunal for the Law of the Sea: its composition and proceedings. Particularly, I will focus on the composition of the Tribunal; the institutions that have access to these bodies; the instituting proceedings under the jurisdiction of the Tribunal; and the attribution of jurisdiction to the Tribunal. The third part is about the Tribunal and its competences, i.e., the types of disputes in which the Tribunal operates; the jurisdiction of the Tribunal established by the United Nations Convention on the Law of the Sea; the jurisdiction of the Chamber for the settlement of disputes. In the fourth and final part of my work, I will analyse a case study: The Italian-Indian dispute over the Marò case.
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Monaco, Francesca <1977&gt. "La conclusione del contratto informatico nella contrattazione internazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2532/1/monaco_francesca_tesi.pdf.

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Abstract:
Nel corso del presente studio si è cercato di capire quale potesse essere la normativa applicabile ai vari tipi di contratto elettronici analizzati, sia dal punto di vista del diverso modello contrattuale e sia dal punto di vista del soggetto, come parte del contratto. Infatti, proprio la peculiare logica delle norme poste a tutela del consumatore giustifica un separato approfondimento degli aspetti riguardanti i contratti conclusi tra operatori professionali, contratti business to business e quelli di cui sia parte un consumatore, contratti business to consumer. Sulla base di questi aspetti soggettivi e contrattuali, è stata analizzate la normativa comunitaria di riferimento, dal regolamento n. 44 del 2001 alla direttiva comunitaria 2000/31/CE. Si sono affrontati anche gli aspetti relativi alle norme di derivazione Uncitral, dalla Model Law del 1996 alla Convenzione del 2005 sulle comunicazioni elettroniche nella contrattazione internazionale, le norme di soft law, dalla Nuova lex mercatoria ai Principi Unidroit alle Linee Guida OCSE e la loro interazione con il commercio elettronico. In seguito, si è analizzata la convenzione di Roma sulle obbligazioni contrattuali e il regolamento Roma I, le loro differenze e la loro diretta applicabilità, se esiste, con il commercio elettronico. In particolare, il Regolamento Roma I ha, nella maggior parte delle sue disposizioni, riproposto quanto contenuto nella convenzione di Roma, però in chiave moderna, apportando delle innovazioni nel commercio elettronico internazionale.
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Monaco, Francesca <1977&gt. "La conclusione del contratto informatico nella contrattazione internazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2532/.

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Abstract:
Nel corso del presente studio si è cercato di capire quale potesse essere la normativa applicabile ai vari tipi di contratto elettronici analizzati, sia dal punto di vista del diverso modello contrattuale e sia dal punto di vista del soggetto, come parte del contratto. Infatti, proprio la peculiare logica delle norme poste a tutela del consumatore giustifica un separato approfondimento degli aspetti riguardanti i contratti conclusi tra operatori professionali, contratti business to business e quelli di cui sia parte un consumatore, contratti business to consumer. Sulla base di questi aspetti soggettivi e contrattuali, è stata analizzate la normativa comunitaria di riferimento, dal regolamento n. 44 del 2001 alla direttiva comunitaria 2000/31/CE. Si sono affrontati anche gli aspetti relativi alle norme di derivazione Uncitral, dalla Model Law del 1996 alla Convenzione del 2005 sulle comunicazioni elettroniche nella contrattazione internazionale, le norme di soft law, dalla Nuova lex mercatoria ai Principi Unidroit alle Linee Guida OCSE e la loro interazione con il commercio elettronico. In seguito, si è analizzata la convenzione di Roma sulle obbligazioni contrattuali e il regolamento Roma I, le loro differenze e la loro diretta applicabilità, se esiste, con il commercio elettronico. In particolare, il Regolamento Roma I ha, nella maggior parte delle sue disposizioni, riproposto quanto contenuto nella convenzione di Roma, però in chiave moderna, apportando delle innovazioni nel commercio elettronico internazionale.
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DE, SOCIO VALENTINA. "L'ACCESSO ALL'ACQUA POTABILE NEL DIRITTO INTERNAZIONALE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/983.

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Abstract:
La tesi mira a verificare l'effettiva esistenza del diritto umano all'acqua potabile. A questo fine viene studiata l'evoluzione del pensiero giuridico sull'accesso all'acqua potabile attraverso i principali strumenti di soft law, i le posizioni della dottrina e della giurisprudenza. Dal momento che l'accesso all'acqua potabile non compare nelle principali convenzioni dedicate ai diritti umani viene studiato il processo inferenziale che ha portato buona parte della dottrina a sostenere l'esistenza di tale diritto. Una volta individuato una comune definizione di diritto all'acqua, se ne analizzano le componenti, le obbligazioni ad esso relative e i legami tra tale diritto e gli altri diritti umani; a questo proposito viene proposta una breve analisi dell'esistenza di un diritto di accesso a fini agricoli. La conclusione si articola intorno all'ipotesi di un processo consuetudinario di formazione del diritto. Particolare attenzione a questo riguardo è posto sulle opinio iuris degli Stati che si sono espressi sul diritto all'acqua nelle più recenti risoluzioni dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e del Consiglio per i Diritti dell'Uomo.
This thesis aims to investigate the existence of a human right to safe and potable water within the international law. As none of the main covenant related to human rights explicitly mentions the right to water, an inferential process used by doctrine had to be analysed in order to verify whether it was consistent with the purpose of affirming the existence of such a human right. Also main instruments of soft law have been studied. Particularly the latest resolution of the United Nations General Assembly and Human Rights Council have been accurately studied in order to verify the existence of a common "opinio iuris" among States. We consider that today a common opinion has actually emerged and therefore we suggest in conclusion to address a future research on the issue towards the analysis of State practices in order to verify the emerging of a customary right.
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DE, SOCIO VALENTINA. "L'ACCESSO ALL'ACQUA POTABILE NEL DIRITTO INTERNAZIONALE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/983.

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Abstract:
La tesi mira a verificare l'effettiva esistenza del diritto umano all'acqua potabile. A questo fine viene studiata l'evoluzione del pensiero giuridico sull'accesso all'acqua potabile attraverso i principali strumenti di soft law, i le posizioni della dottrina e della giurisprudenza. Dal momento che l'accesso all'acqua potabile non compare nelle principali convenzioni dedicate ai diritti umani viene studiato il processo inferenziale che ha portato buona parte della dottrina a sostenere l'esistenza di tale diritto. Una volta individuato una comune definizione di diritto all'acqua, se ne analizzano le componenti, le obbligazioni ad esso relative e i legami tra tale diritto e gli altri diritti umani; a questo proposito viene proposta una breve analisi dell'esistenza di un diritto di accesso a fini agricoli. La conclusione si articola intorno all'ipotesi di un processo consuetudinario di formazione del diritto. Particolare attenzione a questo riguardo è posto sulle opinio iuris degli Stati che si sono espressi sul diritto all'acqua nelle più recenti risoluzioni dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e del Consiglio per i Diritti dell'Uomo.
This thesis aims to investigate the existence of a human right to safe and potable water within the international law. As none of the main covenant related to human rights explicitly mentions the right to water, an inferential process used by doctrine had to be analysed in order to verify whether it was consistent with the purpose of affirming the existence of such a human right. Also main instruments of soft law have been studied. Particularly the latest resolution of the United Nations General Assembly and Human Rights Council have been accurately studied in order to verify the existence of a common "opinio iuris" among States. We consider that today a common opinion has actually emerged and therefore we suggest in conclusion to address a future research on the issue towards the analysis of State practices in order to verify the emerging of a customary right.
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Scialino, Francesco <1982&gt. "La responsabilità del vettore aereo e marittimo internazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5104/1/Scialino_Francesco-tesi.pdf.

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Abstract:
Il presente lavoro si articola in due parti, la prima delle quali affronta il tema della responsabilità del vettore aereo internazionale, la seconda quello della responsabilità del vettore marittimo internazionale. Nella prima parte vi è un primo capitolo dedicato ad un inquadramento della disciplina normativa internazionale in materia di responsabilità del vettore aereo, dalla Convenzione dell’Aja del 1955 alla Convenzione di Montreal del 1999; il secondo capitolo è rivolto ad una disamina delle varie ipotesi di responsabilità del vettore, con particolare riferimento a quella per i sinistri alla persona del passeggero; il terzo capitolo costituisce un approfondimento sulla risarcibilità del danno psichico nella Convenzione di Montreal. Quanto alla seconda parte dell’elaborato, il quarto capitolo descrive la normativa vigente in materia di trasporto marittimo internazionale di persone e cose, mentre i due capitoli successivi trattano, rispettivamente, le varie ipotesi di responsabilità del vettore nel trasporto marittimo di persone e di merci ai sensi della Convenzione di Atene e delle Regole di Rotterdam. Il lavoro si chiude con alcune considerazioni conclusive.
This work is structured in two parts, the first one deals with the international air carrier's liability, the second one deals with the international maritime carrier's liability. In the matter of the first part, the first chapter describes all the international Conventions which pertain to the air carrier's liability, from Aja Convention edited in 1955 to Montreal Convention edited in 1999; in the second chapter there is a close examination of the different hypothesis of air carrier's liability, with particular reference to the air carrier's liability for damage sustained in case of death or bodily injury of a passenger; the third chapter deals with the refundability of mental injuries under the Montreal Convention. In the matter of the second part, the fifth chapter describes the provisions which are in force about the international maritime carriage of people and goods; in the sixth one there is a close examination of the maritime carrier's liability in the carriage of people under Athens Convention, while the last one examinates the maritime carrier's liability in the carriage of goods by sea under Rotterdam Rules. This work ends with some final observations.
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Scialino, Francesco <1982&gt. "La responsabilità del vettore aereo e marittimo internazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5104/.

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Abstract:
Il presente lavoro si articola in due parti, la prima delle quali affronta il tema della responsabilità del vettore aereo internazionale, la seconda quello della responsabilità del vettore marittimo internazionale. Nella prima parte vi è un primo capitolo dedicato ad un inquadramento della disciplina normativa internazionale in materia di responsabilità del vettore aereo, dalla Convenzione dell’Aja del 1955 alla Convenzione di Montreal del 1999; il secondo capitolo è rivolto ad una disamina delle varie ipotesi di responsabilità del vettore, con particolare riferimento a quella per i sinistri alla persona del passeggero; il terzo capitolo costituisce un approfondimento sulla risarcibilità del danno psichico nella Convenzione di Montreal. Quanto alla seconda parte dell’elaborato, il quarto capitolo descrive la normativa vigente in materia di trasporto marittimo internazionale di persone e cose, mentre i due capitoli successivi trattano, rispettivamente, le varie ipotesi di responsabilità del vettore nel trasporto marittimo di persone e di merci ai sensi della Convenzione di Atene e delle Regole di Rotterdam. Il lavoro si chiude con alcune considerazioni conclusive.
This work is structured in two parts, the first one deals with the international air carrier's liability, the second one deals with the international maritime carrier's liability. In the matter of the first part, the first chapter describes all the international Conventions which pertain to the air carrier's liability, from Aja Convention edited in 1955 to Montreal Convention edited in 1999; in the second chapter there is a close examination of the different hypothesis of air carrier's liability, with particular reference to the air carrier's liability for damage sustained in case of death or bodily injury of a passenger; the third chapter deals with the refundability of mental injuries under the Montreal Convention. In the matter of the second part, the fifth chapter describes the provisions which are in force about the international maritime carriage of people and goods; in the sixth one there is a close examination of the maritime carrier's liability in the carriage of people under Athens Convention, while the last one examinates the maritime carrier's liability in the carriage of goods by sea under Rotterdam Rules. This work ends with some final observations.
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Laconi, Alessandra <1986&gt. "Le procedure concorsuali nell'ambito del trasporto marittimo internazionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10257/1/Alessandra%20Laconi_Tesi%20AMS%20Dottorato.pdf.

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Abstract:
La presente trattazione affronta le principali problematiche giuridiche derivanti dall’apertura di una procedura concorsuale, esaminando le questioni di maggiore rilievo giuridico e operativo per il settore del trasporto marittimo in base ai due sistemi che, a livello sovranazionale, regolano l’insolvenza transfrontaliera, i.e. quello ispirato alla UNCITRAL Model Law e il Regolamento UE 848/2015. Le cornici normative UNCITRAL e UE hanno rappresentato, quindi, il punto di partenza dello scrutinio delle possibili aree di conflitto tra il trasporto marittimo e le procedure di insolvenza: sono emerse numerose zone di potenziale collisione, soprattutto in relazione ai criteri di collegamento tipici della navigazione (in primis, la bandiera quale elemento distintivo della nazionalità della nave) e, dunque, all’individuazione del centro degli interessi principali del debitore/armatore, soprattutto se – come di fatto avviene frequentemente in ambito internazionale – organizzato sotto forma di shipping group. Il secondo capitolo è dedicato, in senso lato, ai privilegi marittimi e al loro rapporto con le procedure di insolvenza, con precipuo riferimento all’ipoteca navale e ai maritime liens. A tale proposito, sono analizzate le principali problematiche correlate all’attuazione dei privilegi marittimi, segnatamente in relazione all’istituto del sequestro di nave di cui alla Convenzione di Bruxelles del 1952 nel contesto dell’insolvenza transfrontaliera. Il terzo e ultimo capitolo è dedicato alla limitazione di responsabilità quale istituto tipico del settore di riferimento, dalla prospettiva delle possibili interferenze tra la costituzione dei fondi di cui alle Convenzioni LLMC e CLC ed eventuali procedimenti concorsuali. La ricerca svolta ha dimostrato che l’universalità a cui ambiscono il Regolamento 848/2015 (già 1346/2000) e il sistema UNCITRAL risulta minata dalla coesistenza di una molteplicità di differenti interpretazioni e implementazioni, tali per cui l’insolvenza transfrontaliera delle compagnie di trasporto marittimo non risulta regolata in maniera uniforme, con conseguente possibilità di diverso trattamento di fattispecie e situazioni analoghe.
This research addresses the main legal problems deriving from the opening of an insolvency procedure, examining the issues of greater legal and operational importance for the maritime transport sector, referring to the two systems which, at a supranational level, regulate cross-border insolvency, i.e. the one inspired by the UNCITRAL Model Law and EU Regulation 848/2015. The UNCITRAL and EU regulatory frameworks therefore represented the starting point of the scrutiny of the possible areas of conflict between maritime transport and insolvency proceedings: many areas of potential collision emerged, especially in relation to the typical connection criteria of navigation (first and foremost, the flag as a distinctive element of the nationality of the ship) and, therefore, for what concerns the identification of the COMI of the debtor/shipowner, especially if – as it happens frequently at the international level - organized as a shipping group. The second chapter is dedicated, in a broad sense, to maritime privileges and their relationship with insolvency proceedings, with particular reference to ship mortgages and maritime liens. In this regard, the main issues related to the implementation of maritime privileges have been analyzed, especially in relation to the legal institution of the arrest of ships in the context of cross-border insolvency. The third and final chapter is dedicated to the limitation of liability as a typical institution of the maritime sector, from the perspective of possible interference between the establishment of the funds referred to in the LLMC and CLC Conventions and insolvency proceedings. The research has shown that the universality which aims Regulation 848/2015 and the UNCITRAL system is jeopardized by the coexistence of different interpretations and implementations, such that the cross-border insolvency of shipping companies is not regulated in a uniform manner, with the consequent possibility of different treatment of similar cases and situations.
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Atanasovska, Dushica <1981&gt. "L'adempimento del contratto di vendita internazionale secondo la CVIM." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/10286.

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Abstract:
Il lavoro nel suo insieme costituisce un ampio studio sulla vendita internazionale con riferimento alle sue fonti internazionali (convenzioni, a-nazionali (lex mercatoria e Principi Unidroit sui contratti commerciali internazionali), nazionali (normative statali) e private (volontà delle parti, modelli contrattuali) ed alle sue applicazioni, con particolare riferimento ai Paesi dell’area balcanica (ex Yugoslavia).Si sofferma, oltre che sui vari tentativi, più o meno riusciti, di unificazione della disciplina della vendita, sulla successiva applicazione ed interpretazione uniforme, con particolare riferimento alla giurisprudenza dei Paesi della ex Jugoslavia, facenti interamente o parzialmente parte dei Balcani, ovvero, Croazia, Macedonia, Serbia, e Slovenia. In tutti questi Paesi, i casi che riguardano il contratto di vendita internazionale si caratterizzano per una certa oscurità, e la difficoltà di reperimento non è slegata dalle difficoltà applicative manifestate dal giudice interno. Ad ogni modo, il bilancio finale sulla base dei casi giurisprudenziali esaminati in lingua originale e complessivamente positivo. Nonostante gli errori occasionali nell'interpretazione della scelta della legge nella giurisprudenza di quegli Stati, si può affermare che nella stragrande maggioranza dei casi analizzati la CVIM è stata, soprattutto nel periodo più recente, correttamente applicata. In altre parole, l’applicazione della Convenzione di Vienna nella regione balcanica pur se inizialmente trascurata, soprattutto dai tribunali nazionali, ha dato origine, nella prassi recente, ad un’inversione di tendenza. Vengono esaminate anche le decisioni dei tribunali nazionali dell’ex Jugoslavia, ai tempi della sua esistenza prima del 1991. Con riferimento a questo periodo, la generale assenza di giurisprudenza relativa alla CVIM poteva essere attribuita al fatto che i giudici iugoslavi conoscevano assai raramente i contratti internazionali di vendita. Negli anni successivi, tuttavia, si segnala un aumento nel numero dei casi relativi alla CVIM decisi davanti ai tribunali nazionali, soprattutto con riferimento alla Serbia e alla Croazia. In Macedonia, fino a questo momento, non sono stati reperiti dati significativi. Nell'analisi svolta, particolare attenzione è stata data al tema dell’inadempimento essenziale, un concetto d’importanza centrale per il sistema dei rimedi della Convenzione, facendo un'analisi comparata della definizione e delle conseguenze di questo istituto giuridico nella disciplina convenzionale e negli ordinamenti nazionali.
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Mariottini, C. M. G. "INADEMPIMENTO CONTRATTUALE E RISARCIMENTO DEL DANNO NEL DIRITTO INTERNAZIONALE PRIVATO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/153107.

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Abstract:
The topic of my dissertation is Breach of Contract, Remedies and particularly Damages in Private International Law. Therefore my attention shall be focused on the conflict-of-law issues, nonetheless paying as well due attention to the comparative issues, as a necessary preliminary study to my analysis. The undisputed and ever increasing relevance of international contracts in both private and business transactions, together with the differences detectable in the substantive laws in the many legal orders, justify the attention paid to this topic, due to the possible diverse outcomes of the same dispute in the different jurisdictions. Among these differences, for instance, the several possible remedies available against breach of contract (specific performance, reduction of the price of purchase, termination of the contract, damages) and their pre-requisites. Civil law orders, on one side, show a preference for specific performance or reduction of the price as a result of their moral approach to breach of contract and in fact generally require fault of the breaching party in order to assess damages, whereas common law systems, on the other side ‒ implementing an economic approach ‒ favour damages, regardless of fault. The aforementioned differences in substantive law show the importance of studying the conflict-of-law rules in breach of contract and its consequences, in order to assure – inasmuch as possible – the quest for the “best governing law” and uniformity in the final outcome of the dispute. And although international uniform law conventions, such as the 1980 Vienna Convention on International Sales of Goods or soft-law tools, such as UNIDROIT Principles or the Principles of European Contract Law, have undoubtedly contributed to harmonization, they cannot assure uniformity. The Vienna Sales Convention, for instance, has not been ratified by every country (UK, Brazil, Portugal and India, among others, have not ratified it and Japan only recently has) and it only applies “to contracts of sale of goods between parties whose places of business are in different States” (Art 1(1)), therefore leaving out of its scope private transactions as well as business transactions other than the aforementioned ones (for instance, disregarding contracts whose international character is borne out of the place of performance being other than the one in which both parties happen to have their place of business). Furthermore, it states the right to interests on damages (Art 78), but it does not provide for any criteria in order to calculate them. This shows, once again, that uniform law conventions do not necessarily or thoroughly prevent conflict-of-law issues from arising. Therefore, the question to be addressed states as follows: dealing with the breach of a contract bearing multi-state connections, which shall be the law governing the breach of contract and the remedies against it? Shall all these issues be governed by the law applicable to the contract or should there be exceptions? From a general point of view it may be assessed that the law applicable to the contract applies, with a few exceptions. As far as the law applicable to damages is concerned, for example, the issue of the possible concurrence of the lex fori with the law governing the contract arises. The matter concerning the law applicable to damages has traditionally been split into two separate issues, the first one pertaining to the remoteness (i.e. forseeability) and the heads of damages and commonly governed by the law applicable to the contract in light of the fact that such issues play no role in the correct carrying out of the process and the enforcement of the lex fori is therefore ruled out. The second one is related to the measure and quantification of damages and, as stated in case-law concerning extra-contractual liability which may nevertheless be addressed to as for breach of contract as well, a restricted enforcement of the lex fori should be justified, but only as far as aspects pertaining to the proper functioning of the judicial mechanism are concerned, such as, for instance, the manner of assessment of damages. Some legal orders, for instance, will require a jury to assess the measure and quantification of damages, in which case, the lex fori applies. As for the matter concerning interests, relevant differences may once again be pointed out from both the substantive and the PIL point of view. From the substantive-law point of view some legal orders, such as the Italian and the Swiss ones, do not allow compound interest and others, such as the Islamic ones, do not allow the assessment of interests at all, although providing for alternative means of compensation. And while common law orders usually characterize interests as a matter of procedure therefore applying the lex fori, in the civil law countries the same issue is considered as a matter of substance and thus governed by the lex contractus. These differences, once again, underline the possible different outcomes of the same dispute and the importance of the detection of the proper applicable law. I nevertheless wonder if, as far as international transactions by privates and small business firms (and not by big corporations, which entail different issues and mechanisms) are concerned, the different rule of governing interests by means of the law of the domicile of the non-breaching party shouldn’t be stated, instead. If interests are assessed to protect the economic power of the non-breaching party, such party being a private or a small firm, this party will probably see its own economic power better safeguarded by the enforcement of the law applicable in the economic and legal context in which he commonly lives and does his business, rather than the lex fori or the law applicable to the contract, which might have been simply chosen by the parties or have no connection with the environment he usually deals with. One last relevant issue must be borne in mind: whereas two States provided not only for the same substantive rule, but also for the same conflict-of-law rule, uniformity would still not be necessarily assured, due to possible discrepancy in the characterization of the same issue. As far as contractual obligations are concerned, characterization problems may in fact arise in connection with pre-contractual liability, but also donations as well as maintenance obligations. Therefore, in order to implement, insofar as possible, harmonization in the outcome of an international dispute, uniformity in both conflict-of-law rules and jurisdiction criteria should be pursued. Just like uniform PIL rules do not – themselves – assure uniformity, harmonized jurisdiction rules will never – alone – ensure uniformity in the outcome of the same dispute due to the possibility of multiple forums being competent at the same time in international contractual matters. Under the Brussels I regulation, for instance, the forum of the defendant’s domicile (Art 2(1)), but also the one of the place of performance of the obligation in question (Art 5(a)), as well as the one possibly agreed upon by the parties by means of a choice of court agreement (Art 23 – prorogation of jurisdiction, which shall be exclusive unless the parties have agreed otherwise), may each have jurisdiction over the same contractual issue. The same rules have been adopted between EC Member States (including Denmark), Switzerland, Norway and Iceland with the New Lugano Convention, signed on October 30th 2007.
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De, Vido Sara. "Strumenti giuridici di controllo nel contrasto del finanziamento al terrorismo internazionale." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426504.

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Abstract:
The financing of terrorism has been a topic of great concern in the international community, especially following the terrorist attacks of the last decade in many nations around the world. By studying the means through which terrorists gathered resources in order to plan the attacks, and by taking advantage of the globalization of the international financial markets, it is clear that the counteracting of the phenomenon does not depend solely on the domestic legal order of a State, but more importantly through international cooperation. Our study began methologically, from the analysis of the sources of international public law, European Union Law and domestic law. Soft law acts, such as the recommendations of the Financial Action Task Force on Money Laundering, (an inter-governmental organization which combats money laundering and terrorist financing), were also extremely useful. In the first part of our study, we begin by establishing the autonomy of part of the notion of financing of international terrorism. The collection of funds to benefit terrorists or terrorist organizations, even though these funds will not be used, in full or in part, in order to carry out a terrorist attack, is, according to the results of our research, an autonomous notion from that of international terrorism. Indeed, a person who finances is responsible, even though he/she does not prove that the funds are used for a terrorist act. It suffices to prove that these funds are contributed to the activity of an organization to be categorized as ‘terrorist’. The second aspect on which the research focuses on, is the reconstruction of a customary international rule which provides for a duty of cooperation in the adoption of measures to counteract terrorist financing. The reconstruction began from the analysis of UN resolution n. 1373/2001, which requires States to adopt measures of domestic law in order to counteract the financing of terrorism. These measures are an essential requirement for an effective international cooperation. Practice, especially inferred by the reports sent by States to the UN counter-terrorism committee, by the rules of domestic law and by the behavior of the representatives of States at international level, affirms that States must implement all available mechanisms at their disposal in order to execute UN resolution n. 1373/2001. As for opinio juris, a fundamental element to ensure the existence of a customary rule, it is useful to review declarations made by States in intergovernmental fora or during meetings of the Council of Europe, or, in the reports sent to the UN Committee, as established by resolution n. 1373. Having established the existence of a customary rule providing for a duty to cooperate in the counteracting of the financing of terrorism, we focused on the effects inside the European Union legal order. The analysis began with the main measures for counteracting the financing of terrorism taken in the European Union. They have different nature and juridical basis, as they can be included in one of the three pillars of the Union. EU action has been particularly effective in the context of the counteracting of terrorist financing. In one example, the EU has transformed into binding acts for Member States measures that were object of mere recommendations by some intergovernmental organisms (Financial Action Task Force). Among the measures adopted in the context of the EU, we examined the freezing of assets to evaluate how States have executed foreign measures in order to implement the duty of international cooperation. In an attempt to demonstrate this, we studied several hypothetical scenarios in which a judge of one of the Member States would have to make a decision. We determined that his judgment was contigent on the fact that the request of designation of a suspected terrorist comes from UN resolution n. 1267/99 or 1373/01. Cooperation in the adoption of measures to counteract terrorist financing is stressed in the European Union legal order. EU has not only encouraged cooperation through the adoption of binding measures on Member States, but has also contributed to the establishment of the customary rule. Even though the duty of cooperation can be said to be reinforced in a legal order like that of European Union, it has must coexist with other rules existing in the European legal order, such as the rules for the protection of human rights. In particular, measures which freeze assets can violate the right to a fair trial and to an effective remedy, the right to property, the right of reputation and the right to have access to public documents in the EU. How could these rights be coordinated with the customary rule which provides for a duty of cooperation in the counteracting of terrorist financing? Fundamental human rights can be limited, if they are not absolute, but only according a strict criterion of proportionality: thus, if a person suspected for terrorism has not the right to be previously informed, he has nevertheless the right to effective remedy before a national authority competent to the review of the lists.
Il finanziamento al terrorismo internazionale è un tema di grande attualità divenuto oggetto di un acceso dibattito in sede internazionale soprattutto a seguito dei tragici attentati che nell’ultimo decennio hanno colpito diversi Paesi in varie regioni del mondo. Dallo studio delle modalità con cui i terroristi hanno raccolto fondi per la pianificazione di attentati, sfruttando la globalizzazione dei mercati finanziari internazionali, appare chiaro come il contrasto del fenomeno debba avvenire non solo all’interno dell’ordinamento di ciascuno Stato, ma anche, e soprattutto, attraverso la cooperazione internazionale. La nostra indagine è partita, dal punto di vista metodologico, dall’analisi delle molteplici fonti in materia sul piano del diritto internazionale pubblico, del diritto dell’Unione europea e del diritto interno. Utili sono stati poi gli atti di c.d. “soft law” quali le raccomandazioni della Financial Action Task Force on Money Laundering, organismo intergovernativo che si occupa di lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Nella prima parte dell’indagine, si è accertata in primo luogo l’autonomia di parte della definizione di finanziamento al terrorismo internazionale. La messa a disposizione di risorse ad un’organizzazione terroristica, indipendentemente dal fatto che queste vengano poi utilizzate, in tutto o in parte, per realizzare un attentato, è a nostro avviso nozione autonoma rispetto a quella di terrorismo internazionale. Infatti, il finanziatore è responsabile anche se non si prova che i fondi siano destinati specificatamente al compimento di un atto di terrorismo. E’ sufficiente dimostrare che essi siano diretti all’attività di un’organizzazione “designata” come terrorista. Il secondo profilo sul quale si è concentrata l’attività di ricerca è la ricostruzione di un obbligo di cooperazione nell’adozione di misure di contrasto del finanziamento al terrorismo di natura consuetudinaria. Tale ricostruzione è partita dall’analisi della risoluzione Onu n. 1373/2001, che richiede agli Stati di adottare misure interne omogenee di contrasto del finanziamento al terrorismo che sono poi il presupposto per una efficace cooperazione sul piano internazionale. La prassi, in particolare desumibile dai rapporti inviati dagli Stati al comitato anti-terrorismo delle Nazioni Unite, dalle norme di diritto interno adottate da alcuni Stati e dal comportamento dei rappresentanti degli Stati in sede internazionale, dimostra come gli Stati abbiano attivato tutti i meccanismi a loro disposizione per rispettare le disposizioni della risoluzione n. 1373/2001. Quanto all’opinio juris, imprescindibile per accertare l’esistenza di una norma consuetudinaria, è opportuno far riferimento alle dichiarazioni effettuate dagli Stati in sede di consesso intergovernativo o nell’ambito del Consiglio europeo o, ancora, nei rapporti inviati al comitato istituito dalla risoluzione Onu n. 1373. Accertata l’esistenza di una norma consuetudinaria in tal senso, ci siamo focalizzati sulle sue ripercussioni all’interno del sistema dell’Unione europea. L’analisi è stata condotta esaminando le principali misure di contrasto del finanziamento al terrorismo adottate nel quadro comunitario. Esse hanno diversa natura e diversa base giuridica, potendo essere collocate nei tre pilastri dell’Unione. L’azione dell’Unione europea è stata particolarmente incisiva nel quadro del contrasto del finanziamento al terrorismo internazionale. L’Unione europea ha ad esempio tradotto in atti vincolanti per gli Stati membri (direttive) delle misure che erano oggetto di mere raccomandazioni da parte di taluni organismi intergovernativi (Financial Action Task Force soprattutto). Tra le misure adottate nel quadro dell’Unione europea, si è ritenuto opportuno esaminare in particolare quelle di congelamento dei capitali per valutare in che misura gli Stati abbiano dato esecuzione ai provvedimenti stranieri in virtù del predetto obbligo di cooperazione internazionale. A tal fine sono state prese in esame le varie ipotesi nelle quali un giudice di uno degli Stati membri potrebbe trovarsi a seconda che la richiesta di congelamento discenda dalla designazione del soggetto in ottemperanza alla risoluzione Onu n. 1267/99 ovvero alla risoluzione n. 1373/2001. La cooperazione nell’adozione di misure di contrasto del finanziamento al terrorismo internazionale risulta rafforzata nel quadro comunitario. L’Unione europea ha non solo reso effettivo l’obbligo di cooperazione attraverso l’adozione di misure vincolanti per gli Stati membri, ma ha anche, nel contempo, contribuito in modo determinante al cristallizzarsi della norma consuetudinaria. Benché l’obbligo di cooperazione in questione possa dirsi rafforzato all’interno di un sistema quale quello dell’Unione europea, esso deve necessariamente coesistere con altre norme di rango comparabile presenti nel sistema comunitario quali quelle poste a tutela dei diritti umani fondamentali. In particolare, misure di congelamento dei capitali possono ledere il diritto ad un equo processo e ad un ricorso giurisdizionale effettivo, il diritto di proprietà, il diritto alla reputazione e il diritto di accesso ai documenti pubblici dell’Unione. Come si possono coordinare questi diritti con la norma consuetudinaria che impone un obbligo di cooperazione nel contrasto del finanziamento al terrorismo? I diritti umani fondamentali possono essere limitati, se non sono assoluti, ma solo seguendo un criterio di proporzionalità: così, se un soggetto - il cui nome risulti inserito in una lista di presunti terroristi - non ha il diritto di notificazione preventiva, questi avrà però diritto di presentare ricorso davanti ad un’autorità competente alla revisione delle liste.
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Civiero, Ilaria <1987&gt. "La distruzione intenzionale del patrimonio culturale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4347.

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Abstract:
La tesi analizza la distruzione volontaria del patrimonio culturale, sia in caso di conflitto armato, che in tempo di pace. Nel primo capitolo dedicato alle fonti vengono presi in considerazione i principali strumenti a carattere internazionale volti a preservare e tutelare il patrimonio culturale, tangibile ed intangibile. Il secondo capitolo è interamente dedicato alla Dichiarazione UNESCO sulla Distruzione Intenzionale del Patrimonio Culturale, con messa a fuoco, in particolare, sui motivi e gli avvenimenti che hanno condotto l’UNESCO alla sua redazione, nonché i punti di forza e i limiti della stessa. Nel terzo capitolo sono stati infine approfonditi due casi: la distruzione del ponte di Mostar durante la guerra nella Bosnia-Erzegovina e la recente distruzione dei mausolei musulmani di Timbuctù, nel Mali,(successivamente iscritti nella Lista del Patrimonio dell’Umanità a rischio) perpetrata dal gruppo fondamentalista Ansar Dine.
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Carboni, Marina <1987&gt. "La Convenzione di Faro sul valore del patrimonio culturale per la società: uno strumento innovativo del Consiglio d'Europa?" Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2856.

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Abstract:
La tesi qui presente ha come obbiettivo quello di analizzare il contenuto della Convenzione di Faro: gli obbiettivi, le definizioni, gli obblighi ricadenti sugli Stati Parte; introducendo infine alcuni esempi di applicazione territoriale. La Convenzione di Faro è lo strumento più recente in materia di tutela del patrimonio culturale siglato dal Consiglio d'Europa. L'oggetto centrale della Convenzione è l'importanza che gli individui, quindi la società, attribuiscono alle diverse forme del patrimonio culturale e il considerare come trasmetterlo, attraverso un'azione comune, alle generazioni future. Il concetto di patrimonio culturale è molto ampio; il testo della Convenzione cerca di racchiudere in un'unica definizione sia l'aspetto tangibile che intangibile, identificandolo come una risorsa, ereditata dal passato: riflesso di valori, tradizioni e conoscenze in costante evoluzione. La novità principale presente nel testo, è l'introduzione del concetto di comunità patrimoniale, cioè: un'insieme di persone che attribuiscono un valore specifico ai diversi aspetti del patrimonio e che intendono sostenerlo e trasmetterlo alle generazioni future. Secondo il testo l'insieme di tutte le risorse e di tutte le attività creano il Patrimonio comune d'Europa; questo si intende come l'insieme di tutte quelle forme, quei valori, principi e ideali che costituiscono una fonte condivisa di identità e coesione, promuovendo lo sviluppo di una società pacifica e stabile,fondata sul rispetto dei diritti dell'uomo.
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GARBO, Emanuela. "La funzione preventiva del diritto penale nel contrasto al terrorismo internazionale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2020. http://hdl.handle.net/10447/401276.

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Snidaro, Gabriele <1991&gt. "La tutela del minore e l'istituto della Kafala." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12311.

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Abstract:
Il presente lavoro mette a confronto il Diritto Internazionale con il Diritto Islamico a tutela dei minori, con particolare attenzione all'istituto della Kafala. Nel primo capitolo la tesi si concretizza soprattutto sul'analisi del Diritto Internazionale e suoi principali strumenti giuridici, esaminando la posizione dell'Italia e quella dei Paesi Arabi riguardo alle tematiche sull'adozione. Nel secondo, l'opera delle diverse organizzazioni del mondo islamico e i loro strumenti legislativi sono messi a confronto. Nel terzo si affrontano i contenuti della Kafala e come viene regolamentata e applicata nei paesi islamici. L'ultima parte del lavoro si concentra sull'analisi della sentenza della Corte di Cassazione nel primo caso di Kafala tra Italia e Marocco.
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Bravo, Abolafia Luis <1990&gt. "La autonomía del laudo internacional respecto de la sede del arbitraje: un análisis desde la Convención de Nueva York de 1958." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10351/1/TESIS%20220606%20Tesis%20depositada%20Luis%20Bravo%202.pdf.

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Abstract:
La importancia y el efecto práctico de la CNY son indiscutibles desde hace mucho tiempo. La CNY ha regulado, directa o implícitamente, todos los pilares fundamentales del arbitraje internacional, proporcionando un marco jurídico uniforme para el desarrollo de este mecanismo alternativo de resolución de conflictos. La CNY ha obligado a sus Estados contratantes a reconocer y ejecutar los acuerdos y laudos arbitrales con independencia de sus regulaciones e intereses locales. Así, por su alcance casi universal, la CNY ha alcanzado una relevancia extraordinaria. Conjuntamente con su relevancia, la CNY ha proporcionado fundamentos adicionales para sostener la existencia de una jurisdicción arbitral autónoma que difiera de los ordenamientos jurídicos de cada Estado Contratante. Este planteamiento ha alcanzado aún mayor relevancia al ser avalado por la doctrina, los profesionales del arbitraje y la jurisprudencia de varios países -siendo su máximo exponente la jurisdicción francesa-. Atendiendo a las consecuencias prácticas de este debate, esta tesis abordará (CAP 1) una revisión de la CNY y sus principales disposiciones que sugieren el "estatus constitucional" de la CNY, (CAP 2) los modelos filosóficos del arbitraje internacional, (CAP 3) el fenómeno de la ejecución de los laudos arbitrales anulados por los tribunales nacionales, y (CAP 4) la autonomía jurídica del laudo dictado en un arbitraje internacional respecto de la sede del mismo.
The importance and practical effect of the CNY is undisputed since long ago. The CNY has regulated, directly or impliedly, all fundamental pillars of international arbitration, providing a uniform legal framework for the development of this alternative dispute resolution mechanism. The CNY has obliged its Contracting States to recognize and enforce arbitration agreements and awards regardless of their parochial regulations and interests. Thus, because of its almost universal scope, the CNY has reached extraordinary relevance. Jointly with its relevance, the CNY has provided additional grounds in order to sustain the existence of an autonomous arbitral jurisdiction that would differ from the legal orders of each individual Contracting State. This approach has achieved even more relevance as it has been endorsed by scholars, practitioners and the judiciary of several countries –being its greatest exponent the French jurisdiction. In the view of the practical consequences of this debate, this thesis will address (CAP 1) a review of the CNY and its main provisions suggesting the “constitutional status” of the CNY, (CAP 2) the philosophical models of international arbitration, (CAP 3) the phenomenon of the enforcement of annulled arbitral awards by the national courts, and (CAP 4) the legal autonomy of the award rendered in an international arbitration from the seat of the arbitration.
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Lerro, Marco <1987&gt. "L’Italia, gli Stati Uniti d’America e il diritto internazionale del mare." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3378.

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Maraldo, Mario Gabriele <1987&gt. "Il ruolo dell ONG nel diritto del lavoro a livello internazionale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4869.

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Abstract:
Dopo aver accennato al contesto nel quale si trovano a operare le ONG, la conclusione della parte introduttiva dà una prima definizione di ONG analizzando le norme internazionali, regionali e nazionali che le riguardano e limitando l’analisi agli articoli nei quali si è cercato di dare una definizione di ONG. Nella prima parte l’attenzione è stata rivolta a studiare il ruolo delle ONG nelle principali organizzazioni internazionali, mentre nella seconda parte è proposto più in specifico l’attività che questi enti svolgono.
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Marchioro, Irene <1991&gt. "I confini del regolamento (UE) 650/2012 sulle successioni internazionali." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9942/1/Tesi_Irene%20Marchioro_I%20CONFINI%20DEL%20REGOLAMENTO%20%28UE%29%20650-2012%20SULLE%20SUCCESSIONI.pdf.

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Abstract:
La contiguità delle successioni con altre materie ad esse connesse porta a difficoltà nell’applicazione del regolamento (UE) 650/2012 e, specificamente, nell’esatta delimitazione del suo ambito di applicazione rispetto alle materie da questo escluse, così che si rende necessario indagare tali zone “di confine”. La prima zona di confine che viene analizzata è quella del rapporto tra il regolamento e le altre convenzioni vigenti in materia successoria. La seconda delimita invece il campo di applicazione del regolamento da quello di altre materie, da questo escluse, che non siano state oggetto di armonizzazione. Tra queste, spiccano la natura dei diritti reali e le questioni disciplinate dalla legge applicabile alle società e ad altre persone giuridiche. La terza segna i limiti di applicazione del regolamento rispetto ad aree del diritto armonizzate, come per esempio le donazioni, le obbligazioni alimentari e i regimi patrimoniali tra coniugi e tra partner uniti civilmente. Alcune riflessioni a sé stanti merita inoltre il tema del rapporto tra il regolamento successioni e il regolamento (UE) 2015/848 sull’insolvenza transfrontaliera. L’analisi delle singole zone di confine permette di scorgere delle linee conduttrici, che portano ad alcune riflessioni conclusive. Si tratta, in primo luogo, di definire come le questioni non coperte dal regolamento, ma comunque indispensabili per regolare una successione, possano venire conosciute alla stregua di questioni preliminari, e quale sia il valore di queste in relazione al rilascio di un certificato successorio europeo. In secondo luogo, gli argomenti analizzati portano a ragionare della costruzione di una nozione di adattamento condivisa a livello di Unione Europea, nozione di cui il regolamento (UE) 650/2012 si dimostrerebbe il promotore. Né questa constatazione deve stupire, perché maggiori sono le interconnessioni tra ambiti attigui del diritto, più grande è anche la necessità di definire gli strumenti di risoluzione di antinomie applicative dovute a siffatte interconnessioni.
The contiguity of successions with other related matters leads to difficulties in the application of Regulation (EU) 650/2012 and, specifically, in the exact delimitation of its scope with respect to matters excluded from it, so that it is necessary to investigate these "border" areas. The first border area analysed is that of the relationship between the Regulation and the other conventions in force in matters of succession. The second delimits the scope of application of the Regulation from that of other, excluded matters that have not been harmonised. These include the nature of rights in rem and questions governed by the law applicable to companies and other legal persons. The third one marks the limits of application of the Regulation with regard to harmonised areas of law, such as gifts, maintenance obligations and matrimonial and civil partnership property regimes. The topic of the relationship between the Succession Regulation and the Regulation (EU) 2015/848 on cross-border insolvency also merits separate consideration. The analysis of the individual border areas allows us to discern a number of guiding lines, which lead to some concluding reflections. Firstly, it must be understood how questions not covered by the Regulation, but nevertheless indispensable for settling a succession, can be known as preliminary questions, and what value these have in relation to the issuance of a European Certificate of Succession. Secondly, the arguments analysed lead to the question of the construction of a concept of adaptation shared at European Union level, a concept of which Regulation (EU) 650/2012 would prove to be the promoter. Nor does this appear surprising, since the greater are the interconnections between adjacent areas of law, the greater is the need to define the means of resolving application inconsistencies due to such interconnections. Translated with www.DeepL.com/Translator (free version)
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Franzini, Carlotta <1995&gt. "Una guerra per l'indipendenza. Analisi storico-giuridica del caso ceceno." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16104.

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Abstract:
La presente tesi è incentrata sull’analisi giuridica del conflitto russo-ceceno e analizza il diritto dei ceceni all’autodeterminazione. Basandosi sui principali atti internazionali nei quali viene fatto riferimento al diritto di autodeterminazione dei popoli e prendendo in considerazione le differenti opinioni formulate dagli studiosi della dottrina, si giungerà alla conclusione che i ceceni non posseggano un diritto all’autodeterminazione esterna tale da fornire loro la possibilità di secedere dalla Russia. La tesi si suddivide in tre capitoli. Il primo capitolo comprende una breve ma esaustiva panoramica storica degli eventi relativi ai due conflitti e un’analisi circa la qualificazione giuridica degli stessi. Il secondo capitolo è incentrato sulla ricostruzione giuridica del diritto di autodeterminazione e sui principali atti internazionali che nel corso del XX secolo ne hanno fatto menzione, oltre a contemplare una sezione relativa alla protezione delle minoranze a livello internazionale. Infine, il terzo capitolo si focalizza sul diritto dei ceceni all’autodeterminazione e sulla loro possibilità di secedere dalla Federazione Russa, facendone inoltre una breve comparazione con il caso ucraino. Il fine del presente studio è quello di esaminare il significato giuridico del diritto di autodeterminazione e la sua applicazione al caso ceceno. Sulla base delle ricerche effettuate si dimostrerà perché non sia lecito per i ceceni invocare la secessione dal territorio russo.
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Napoli, Nadia. "Energia sostenibile. Sfide e prospettive del diritto globale." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2012. http://hdl.handle.net/10556/1294.

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Abstract:
2010 - 2011
La tesi esamina la dimensione ambientale delle questioni energetiche e le interconnessioni esistenti fra il diritto internazionale a protezione dell’ambiente e la regolamentazione giuridica del settore dell’energia, con specifico riferimento alle fonti rinnovabili e alla produzione di energia nucleare a scopi civili (cd. nucleare civile). Il tema della sostenibilità ambientale e le problematiche energetiche derivanti dall’utilizzo delle fonti fossili sono sempre più spesso dibattute in sedi internazionali. L’attuazione di una politica energetica «sostenibile» rappresenta attualmente una delle maggiori sfide del terzo millennio, in ossequio alla responsabilità inter-generazionale di cui si è fatta carico la comunità internazionale a partire dagli anni Settanta e che ha trovato efficace espressione nel concetto di sviluppo sostenibile. All’attenzione rivolta dai Governi all’energy security, cioè alle questioni di approvvigionamento delle risorse energetiche, si è affiancato — in conseguenza all’in-ternazionalizzazione della protezione ambientale — l’interesse sovranazionale/globale all’energy safety, vale a dire alla compatibilità dei modelli di produzione e consumo energetici con l’esigenza di tutela dell’ambiente umano. L’analisi condotta si incentra su tale aspetto, che poca attenzione ha avuto fino ad oggi da parte della dottrina internazionalistica. L’obiettivo della ricerca è verificare se si siano affermati a livello internazionale standards a tutela dell’ambiente, applicabili al settore energetico, che limitino gli Stati nella definizione delle politiche nazionali, nonché di analizzarne la modulazione rispetto alle diverse fonti alternative, in ragione delle specificità delle stesse. Nell’ottica descritta, verrà pertanto effettuata una disamina parallela dell’evoluzione normativa, delle politiche adottate a livello globale, regionale e statale, nonché delle procedure internazionali di controllo, esistenti rispetto alle due sub-species di fonti alternative: quelle rinnovabili e quella atomica. L’analisi è articolata in tre parti. Nel primo capitolo, dopo aver ricostruito, sulla base degli atti e della giurisprudenza internazionale, il concetto di sviluppo sostenibile, si analizzano i principi e gli obblighi ambientali applicabili al settore dell’energia, al fine di delineare il concetto giuridico di sostenibilità energetica. Si passa poi alla ricostruzione della normativa internazionale relativa, rispettivamente, alle fonti rinnovabili e all’energia nucleare, e si esaminano gli obblighi a tutela dell’ambiente ivi specificamente previsti. Il secondo capitolo ha ad oggetto le politiche energetiche internazionali, regionali e statali, riguardanti le due sottocategorie di fonti alternative. In particolare, a livello regionale è analizzata la politica energetica dell’Unione Europea e le competenze, nel settore della nuclear safety, dell’EURATOM. Il terzo capitolo, infine, esamina le procedure di controllo e le garanzie internazionali esistenti nel settore dell’energia per la verifica del rispetto degli obblighi di safety. Quanto a tale profilo, va sottolineato che esula dall’indagine, per esserne solo incidentalmente toccato, il tema della responsabilità internazionale per danni ambientali prodotti dall’attività di produzione energetica e/o da incidenti nucleari. La ricerca, infatti, intende incentrarsi sulla “fase fisiologica” piuttosto che su quella “patologica”, cioè sulle misure che, nel rispetto degli obblighi ambientali, devono essere preventivamente adottate dagli Stati nel settore della produzione e dell’utilizzo dell’energia, specie se trattasi della fonte atomica. [a cura dell'autore]
X n.s.
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SANNA, PIETRO. "La tutela del passeggero nel diritto internazionale privato e processuale dell'Unione europea." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1060333.

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