Dissertations / Theses on the topic 'Diritto di protezione'

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1

Marini, Valentina <1992&gt. "L’integrazione dei migranti forzati beneficiari di protezione internazionale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16255.

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Abstract:
Negli ultimi anni il tema dell’immigrazione e soprattutto dei rifugiati è entrato sia nei discorsi politici che della società civile a scala mondiale e a livello italiano è tra i primi punti di tutte le agende politiche di ogni partito. Si parla principalmente della difesa dei confini e delle politiche di accesso e soggiorno, non discutendo abbastanza della vita dei migranti nel paese di accoglienza. Da parte degli enti che accolgono richiedenti asilo e rifugiati in Italia arrivano continue denunce rispetto ai tagli nel sistema di accoglienza, i quali vanno a ridurre i possibili programmi per l’integrazione e l’inclusione sociale dei migranti forzati che vivono nel nostro Paese. Mentre per i richiedenti asilo non esiste un’obbligatorietà giuridica da parte degli Stati di garantire misure volte all’integrazione, il discorso è diverso per quanto riguarda i migranti forzati beneficiari di protezione internazionale. In questo elaborato si andranno ad illustrare in primis le teorie sociologiche riguardanti l’integrazione, in secondo luogo si analizzeranno le fonti giuridiche internazionali, europee ed italiane che pongono l’obbligo per gli Stati di agevolare l’integrazione dei rifugiati. Nella seconda parte dell’elaborato verrà proposto un approfondimento rispetto alle conseguenze dirette e indirette dell’applicazione della legge 113/2018 e verrà posta particolare attenzione rispetto ai cambiamenti dei bandi di gara per l’affidamento dei servizi di accoglienza nel 2019 e come questi ultimi possano influenzare l’integrazione futura dei beneficiari di protezione internazionale in Italia.
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2

Malena, Micaela <1977&gt. "Il diritto di asilo tra ordinamento costituzionale e sistema europeo di protezione multilivello." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/747/1/Tesi_Malena_Micaela.pdf.

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Abstract:
La tesi della candidata presenta - attraverso lo studio della normativa e della giurisprudenza rilevanti in Italia, Francia e Germania – un’analisi dell'ambito soggettivo di applicazione del diritto costituzionale d'asilo e del suo rapporto con il riconoscimento dello status di rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra del 1951, nonchè della sua interazione con le altre forme di protezione della persona previste dal diritto comunitario e dal sistema CEDU di salvaguardia dei diritti fondamentali. Dal breve itinerario comparatistico percorso, emerge una forte tendenza alla neutralizzazione dell’asilo costituzionale ed alla sua sovrapposizione con la fattispecie del rifugio convenzionale quale carattere comune agli ordinamenti presi in esame, espressione di una consapevole scelta di politica del diritto altresì volta ad assimilare la materia alla disciplina generale dell’immigrazione al fine di ridimensionarne le potenzialità espansive (si pensi alla latitudine delle formule costituzionali di cui agli artt. 10, co. 3 Cost. it. e 16a, co. 1 Grundgesetz) e di ricondurre l'asilo entro i tradizionali confini della discrezionalità amministrativa quale sovrana concessione dello Stato ospitante. L'esame delle fonti comunitarie di recente introduzione illumina l’indagine: in particolare, la stessa Direttiva 2004/83CE sulla qualifica di rifugiato e sulla protezione sussidiaria consolida quanto stabilito dalle disposizioni convenzionali, ma ne estende la portata in modo significativo, recependo gli esiti della lunga evoluzione giurisprudenziale compiuta dalle corti nazionali e dal Giudice di Strasburgo nell’interpretazione del concetto di “persecuzione” (specialmente, in relazione all’individuazione delle azioni e degli agenti persecutori). Con riferimento al sistema giuridico italiano, la tesi si interroga sulle prospettive di attuazione del dettato dell’art. 10, terzo comma della Costituzione, ed inoltre propone la disamina di alcuni istituti chiave dell’attuale normativa in materia di asilo, attraverso cui si riscontrano importanti profili di incompatibilità con la natura di diritto fondamentale costituzionalmente tutelato, conferita al diritto di asilo dalla volontà dei Costituenti e radicata nella ratio della norma stessa (il trattenimento del richiedente asilo; la procedura di esame della domanda, l’onere probatorio e le cause ostative al suo accoglimento; l’effettività della tutela giurisdizionale). Le questioni più problematiche ancora irrisolte investono proprio tali aspetti del procedimento - previsto per ottenere quello che alcuni atti europei, tra cui l'art. 18 della Carta di Nizza, definiscono right to asylum - come rivela la disciplina contenuta nella Direttiva 2005/85CE, recante norme minime per le procedure applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato. Infine, il fenomeno della esternalizzazione dei controlli compromette lo stesso accesso alle procedure, nella misura in cui rende "mobile" il confine territoriale dell’area Schengen (attraverso l'introduzione del criterio dello "Stato terzo sicuro", degli strumenti dell'esame preliminare delle domande e della detenzione amministrativa nei Paesi di transito, nonché per mezzo del presidio delle frontiere esterne), relegando il trattamento dei richiedenti asilo ad uno spazio in cui non sempre è monitorabile l'effettivo rispetto del principio del non refoulement, degli obblighi internazionali relativi all’accoglienza dei profughi e delle clausole di determinazione dello Stato competente all'esame delle domande ai sensi del Regolamento n. 343/03, c.d. Dublino II (emblematico il caso del pattugliamento delle acque internazionali e dell'intercettazione delle navi prima del superamento dei confini territoriali). Questi delicati aspetti di criticità della disciplina procedimentale limitano il carattere innovativo delle recenti acquisizioni comunitarie sull’ambito di operatività delle nuove categorie definitorie introdotte (le qualifiche di rifugiato e di titolare di protezione sussidiaria e la complessa nozione di persecuzione, innanzitutto), richiedendo, pertanto, l’adozione di un approccio sistemico – piuttosto che analitico – per poter rappresentare in modo consapevole le dinamiche che concretamente si producono a livello applicativo ed affrontare la questione nodale dell'efficienza dell'attuale sistema multilivello di protezione del richiedente asilo.
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3

Malena, Micaela <1977&gt. "Il diritto di asilo tra ordinamento costituzionale e sistema europeo di protezione multilivello." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/747/.

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Abstract:
La tesi della candidata presenta - attraverso lo studio della normativa e della giurisprudenza rilevanti in Italia, Francia e Germania – un’analisi dell'ambito soggettivo di applicazione del diritto costituzionale d'asilo e del suo rapporto con il riconoscimento dello status di rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra del 1951, nonchè della sua interazione con le altre forme di protezione della persona previste dal diritto comunitario e dal sistema CEDU di salvaguardia dei diritti fondamentali. Dal breve itinerario comparatistico percorso, emerge una forte tendenza alla neutralizzazione dell’asilo costituzionale ed alla sua sovrapposizione con la fattispecie del rifugio convenzionale quale carattere comune agli ordinamenti presi in esame, espressione di una consapevole scelta di politica del diritto altresì volta ad assimilare la materia alla disciplina generale dell’immigrazione al fine di ridimensionarne le potenzialità espansive (si pensi alla latitudine delle formule costituzionali di cui agli artt. 10, co. 3 Cost. it. e 16a, co. 1 Grundgesetz) e di ricondurre l'asilo entro i tradizionali confini della discrezionalità amministrativa quale sovrana concessione dello Stato ospitante. L'esame delle fonti comunitarie di recente introduzione illumina l’indagine: in particolare, la stessa Direttiva 2004/83CE sulla qualifica di rifugiato e sulla protezione sussidiaria consolida quanto stabilito dalle disposizioni convenzionali, ma ne estende la portata in modo significativo, recependo gli esiti della lunga evoluzione giurisprudenziale compiuta dalle corti nazionali e dal Giudice di Strasburgo nell’interpretazione del concetto di “persecuzione” (specialmente, in relazione all’individuazione delle azioni e degli agenti persecutori). Con riferimento al sistema giuridico italiano, la tesi si interroga sulle prospettive di attuazione del dettato dell’art. 10, terzo comma della Costituzione, ed inoltre propone la disamina di alcuni istituti chiave dell’attuale normativa in materia di asilo, attraverso cui si riscontrano importanti profili di incompatibilità con la natura di diritto fondamentale costituzionalmente tutelato, conferita al diritto di asilo dalla volontà dei Costituenti e radicata nella ratio della norma stessa (il trattenimento del richiedente asilo; la procedura di esame della domanda, l’onere probatorio e le cause ostative al suo accoglimento; l’effettività della tutela giurisdizionale). Le questioni più problematiche ancora irrisolte investono proprio tali aspetti del procedimento - previsto per ottenere quello che alcuni atti europei, tra cui l'art. 18 della Carta di Nizza, definiscono right to asylum - come rivela la disciplina contenuta nella Direttiva 2005/85CE, recante norme minime per le procedure applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato. Infine, il fenomeno della esternalizzazione dei controlli compromette lo stesso accesso alle procedure, nella misura in cui rende "mobile" il confine territoriale dell’area Schengen (attraverso l'introduzione del criterio dello "Stato terzo sicuro", degli strumenti dell'esame preliminare delle domande e della detenzione amministrativa nei Paesi di transito, nonché per mezzo del presidio delle frontiere esterne), relegando il trattamento dei richiedenti asilo ad uno spazio in cui non sempre è monitorabile l'effettivo rispetto del principio del non refoulement, degli obblighi internazionali relativi all’accoglienza dei profughi e delle clausole di determinazione dello Stato competente all'esame delle domande ai sensi del Regolamento n. 343/03, c.d. Dublino II (emblematico il caso del pattugliamento delle acque internazionali e dell'intercettazione delle navi prima del superamento dei confini territoriali). Questi delicati aspetti di criticità della disciplina procedimentale limitano il carattere innovativo delle recenti acquisizioni comunitarie sull’ambito di operatività delle nuove categorie definitorie introdotte (le qualifiche di rifugiato e di titolare di protezione sussidiaria e la complessa nozione di persecuzione, innanzitutto), richiedendo, pertanto, l’adozione di un approccio sistemico – piuttosto che analitico – per poter rappresentare in modo consapevole le dinamiche che concretamente si producono a livello applicativo ed affrontare la questione nodale dell'efficienza dell'attuale sistema multilivello di protezione del richiedente asilo.
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Dotti, Margherita. "Il Ruolo dell’Interprete nei Colloqui di Richiesta di Protezione Internazionale." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16062/.

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Abstract:
L’immigrazione e, nello specifico, le modalità di determinazione dello status giuridico a cui hanno diritto coloro che entrano illegalmente in Italia sono alcuni dei temi più discussi nel panorama italiano. Questo elaborato analizzerà il modo in cui l’Italia determina gli aventi diritto alla protezione internazionale attraverso colloqui presieduti dalle Commissioni Territoriali, concentrandosi sulla figura dell’interprete. La scelta del tema è stata spinta dalla visione dell’interpretazione come attività che consente una comunicazione interculturale, che si concretizza nella interpretazione di comunità. Si è quindi selezionato l’ambito dell’interpretazione umanitaria, poiché il ruolo che l’interprete gioca in questi contesti è fondamentale, nonostante questa figura assuma spesso poca rilevanza in Italia. L’approccio utilizzato è prevalentemente teorico nella prima parte, che illustra la normativa europea ed italiana nell’ambito del diritto di asilo, oltre a descrivere l’iter dell’ottenimento della protezione internazionale. Dopo aver delineato la differenza tra interprete e mediatore culturale, e definito il ruolo di quest’ultima figura in Italia, si sono descritti aspetti specifici del servizio di interpretazione nell’ambito dei colloqui per il riconoscimento della protezione internazionale e le problematiche che ne possono scaturire. In seguito, viene descritta la modalità di assegnazione dei servizi di interpretariato alle commissioni territoriali, con una panoramica sulle cooperative italiane che offrono tali servizi, tentando di individuarne le criticità derivate da una scarsa formazione del personale che lavora all’interno di tali enti. Tali aspetti teorici vengono approfonditi in modo pratico, attraverso la testimonianza di un’interprete che lavora nell’ambito delle commissioni territoriali.
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GIULIANI, SAMUELE. "FORMA E NULLITÀ DI PROTEZIONE NEI CONTRATTI FINANZIARI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/850498.

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Abstract:
Il presente studio si propone di analizzare, in una prospettiva funzionale, i nuovi requisiti di forma del contratto introdotti dalla legislazione speciale e di settore, unitamente al correlato rimedio della nullità di protezione. Nella disciplina dei rapporti connotati da disparità di forza negoziale, il legislatore ha inteso recepire le esigenze del mutato contesto economico, caratterizzato non più dalla centralità della proprietà fondiaria, ma dal dinamismo di un mercato concorrenziale di prodotti e di servizi – di consumo, bancari, finanziari – ove impera la contrattazione asimmetrica; in questo contesto, il bene giuridico più rilevante è l’informazione detenuta dal contraente c.d. forte, nei cui confronti l’altra parte si trova in posizione di strutturale e fisiologica debolezza. La forma diviene così, da vestimentum della dichiarazione negoziale teso a garantire – anzitutto – esigenze di certezza nella circolazione dei beni immobili, uno strumento per ridurre le asimmetrie informative e garantire la trasparenza del contenuto contrattuale, promuovendo, di riflesso, l’ordine, l’efficienza e la competitività del mercato di riferimento. La medesima ratio di tutela del contraente debole ispira la previsione della nullità protettiva, che limita il diritto di azione alla sola parte debole del rapporto. Forma e nullità “di protezione” si prestano così a uno studio congiunto e interconnesso, condotto con specifico riguardo al settore dell’intermediazione finanziaria, che rappresenta un fecondo campo di indagine per l’esame delle criticità connesse al raccordo tra normativa speciale e disciplina generale codicistica. Questa analisi, demandata al formante dottrinale, procede di pari passo con il processo di progressiva rimeditazione delle categorie generali del diritto civile. In questa prospettiva – avallata anche dal recente orientamento della Suprema Corte, che sembra porsi nel solco di una rinnovata giurisprudenza degli interessi – ci si propone di indagare come la valorizzazione, in chiave ermeneutica, del dato funzionale consenta di superare una pretesa intangibilità e immutabilità dei concetti, affinché gli stessi possano arricchirsi di nuovi significati, così da fornire risposte adeguate ai problemi posti dalla moderna realtà economica. Queste riflessioni prendono le mosse dallo studio dell’evoluzione, in senso funzionale, del requisito di forma del contratto, oggetto del primo capitolo. Il secondo capitolo è dedicato all’approfondimento della forma dei contratti finanziari, svolto analizzando i presupposti e i limiti della tutela formale in subiecta materia, nonché l’integrazione della stessa mediante la previsione di specifici obblighi di informazione e di condotta in capo agli intermediari; tra le questioni problematiche sollevate dal requisito di forma, particolare attenzione è dedicata a quella della validità del contratto quadro di investimento recante la sottoscrizione del solo investitore. Il terzo capitolo è incentrato sulla nullità di protezione prevista in relazione ai contratti di investimento: si affronta, in particolare, il tema dei possibili abusi della posizione di vantaggio accordata dall’ordinamento, con specifico riguardo alle azioni di nullità c.d. “selettiva”, cercando di prospettare soluzioni interpretative tese ad evitare che la normativa di protezione finisca per essere piegata disfunzionalmente, nel perseguimento di scopi ulteriori e diversi da quelli che il legislatore ha ritenuto meritevoli di tutela. La valorizzazione della specifica ratio della normativa speciale si rivela idonea, da un lato, a garantire una coerente interpretazione evolutiva degli istituti tradizionali della forma e della nullità; e, dall’altro lato, a prevenire un ricorso opportunistico alla normativa di tutela del contraente debole, suscettibile di produrre effetti distorsivi non solo sul singolo rapporto, ma sul sistema nel suo complesso. Nella specifica materia dell’intermediazione finanziaria, dette considerazioni inducono a ritenere non meritevoli di accoglimento le azioni fondate sulla nullità del contratto quadro, ove esercitate in assenza di un reale vulnus informativo, al solo fine di ottenere la restituzione delle somme impiegate per investimenti rivelatisi svantaggiosi, a prescindere da vizi intrinseci degli stessi sul piano dell’informazione e dell’adeguatezza al profilo di rischio del cliente. L’analisi svolta permette infine di offrire un contributo allo studio dei limiti della tutela formale-informativa, soprattutto nei settori connotati, come quello finanziario, da un’intrinseca ed elevata complessità dei prodotti e dei servizi offerti. Come testimoniato dall’evoluzione normativa e regolamentare, la trasparenza informativa veicolata dal documento contrattuale, ancorché necessaria, non è sufficiente a garantire una tutela sostanziale del contraente debole, che passa necessariamente per l’effettivo rispetto dei doveri di comportamento che gravano sulla controparte professionale.
This study aims to analyze the new formal requirements of contracts introduced by special legislation, together with the connected remedy of “protective nullity”, in the perspective of their respective functions. Through the regulation of relationships with disparity of contractual power, the legislator acknowledged the needs emerging from the changed economic context, where real estate property is no longer central, given the rise of a dynamic, competitive market of products and services, where asymmetric contracts prevail; in this context, the most relevant asset is information, held by the “strong” professional party, towards which the other party is in a position of structural weakness. In this situation, the form of the contract is no longer only aimed at guaranteeing certainty in the circulation of property: it becomes an instrument for reducing information asymmetries and ensuring the transparency of the contractual contents, with consequent promotion of the order, the efficiency and the competitiveness of the relevant market. The same protection purpose inspires the nullity provision, which limits the right of action to the weaker party only. Therefore, the “protective” form and nullity of the contract will be analyzed in a joint and interconnected study, carried out with specific reference to the financial sector, which represents a fertile field of investigation for the examination of the critical issues regarding the connection between special legislation and general rules set forth under the Italian Civil Code. This analysis, to be carried out by doctrine, proceeds together with the process of gradual review of the general categories of civil law. In such perspective, this study investigates how the enhancement of the function of law can contribute to evolve legal categories, in order to provide adequate answers to the problems arising in the modern economic reality. This approach is also endorsed by a recent ruling of the Italian Supreme Court, which seems an expression of a renewed “jurisprudence of interests”. The above-mentioned analysis starts from the study, in the first chapter, of the evolution of the functions of the form of contract. The second chapter is dedicated to the in-depth study of the form of financial contracts, carried out by analyzing the characteristics and limits of formal protection in such field, as well as its integration through the provision of specific information and conduct duties of financial intermediaries. Among the issues which arise from the formal requirement, particular attention is paid to the validity of financial contracts signed only by the investor. The third chapter focuses on the protective nullity provided for investment contracts; it is dedicated, in particular, to the issue of possible abuses of the advantages granted by the legal system to the weaker party, with specific regard to the so-called “selective” claims. The study tries to suggest solutions aimed at avoiding a dysfunctional use of the protective legislation, which occurs when such rules are exploited for purposes other than those envisaged by the legislator. On the one hand, the enhancement of the specific functions of special legislation is useful in order to guarantee a consistent interpretation and a renovation of the traditional legal categories of form and nullity of the contract; on the other hand, such approach allows to prevent an opportunistic use of the rules aimed at protecting the weaker party, which would have disruptive effects not only on individual contractual relationships, but also on the system as a whole. In the specific field of financial intermediation, the considerations above demonstrate the unfairness of legal actions based on the nullity of the financial contract, when proposed in the absence of a real information harm, for the sole purpose of obtaining the return of the sums used for disadvantageous investment transactions, regardless of an actual lack of information or inadequacy to the investor’s risk profile. Lastly, the analysis carried out offers a contribution to the study of the limits of formal protection, especially in sectors such as the financial one, characterized by an intrinsic high complexity of the products and services under offer. In light of the evolution of legislation and regulation, it is now clear that information transparency, conveyed by the contractual document, is necessary but not sufficient to ensure a substantial protection of the weaker party. This outcome inevitably requires the effective compliance with the behavioural duties of the professional party.
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FIORELLI, ALESSANDRA. "ATTIVITA' DI PROTEZIONE CIVILE E RESPONSABILITA' PENALE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6898.

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Abstract:
L’interesse a realizzare un approfondimento delle responsabilità penali connesse al fallimento delle attività di protezione civile sorge in connessione all’incremento di procedimenti penali a carico di operatori della Protezione Civile. Collocato l’obiettivo primario nella individuazione delle condizioni di dichiarazione della responsabilità, inquadrato il fenomeno di flessibilizzazione delle categorie penalistiche emerso nella prassi giudiziaria in risposta al bisogno sociale di sicurezza, l’indagine si snoda attraverso due aree tematiche idealmente suddivise, volte alla ricostruzione della disciplina dedicata alla P.C. e alla descrizione dei criteri di affermazione della responsabilità, secondo un approccio per problematiche che segue l’incedere dell’accertamento. Quale trait d’union il rischio, elemento trasversale dell’intera analisi, è oggetto delle attività di protezione civile da un lato, fattore di distorsione delle categorie penalistiche in funzione espansiva della responsabilità dall’altro, manifestazione della necessità di scindere la visuale prospettica della funzione di valutazione e gestione del rischio da quella di giudizio sul fallimento dell’attività previsionale. Le soluzioni prospettate, calate nella realtà giudiziaria attraverso l’analisi critica del procedimento sul terremoto dell’Aquila, si muovono in un’ottica di equilibrio tra opposti valori di sicurezza e libertà, in vista di una tutela penale che, se non può a priori essere esclusa, deve situarsi entro confini imposti dalle garanzie penalistiche.
The interest in realizing an in-depth analysis of the criminal responsibilities related to the failure of the activities of civil defence arises from the increase in criminal proceedings against workers of the Civil Defence. Given the phenomenon of versatility of the elements of crime risen from the social need for safety, the main purpose of the investigation is the identification of the conditions of statement of responsibility. The investigation is divided in two thematic areas intended to remodel the legislation of Civil Defence and describe the criteria of statement of responsibility. As a joining link, the risk, cross element of the whole analysis, is both the subject of the activities of civil defence and a factor of distorsion of the elements of crime and expression of the necessity to distinguish the perspectival view of the management of risk from that of judgement on the failure of previsional activity. The proposed solutions, placed in the legal reality of the criminal procedure of Aquila earthquake, have a perfect balance between the opposite values of safety and freedom, in order to grant a legal protection which cannot be excluded and must be placed within the borders of the guarantees of the criminal procedure.
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FIORELLI, ALESSANDRA. "ATTIVITA' DI PROTEZIONE CIVILE E RESPONSABILITA' PENALE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6898.

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Abstract:
L’interesse a realizzare un approfondimento delle responsabilità penali connesse al fallimento delle attività di protezione civile sorge in connessione all’incremento di procedimenti penali a carico di operatori della Protezione Civile. Collocato l’obiettivo primario nella individuazione delle condizioni di dichiarazione della responsabilità, inquadrato il fenomeno di flessibilizzazione delle categorie penalistiche emerso nella prassi giudiziaria in risposta al bisogno sociale di sicurezza, l’indagine si snoda attraverso due aree tematiche idealmente suddivise, volte alla ricostruzione della disciplina dedicata alla P.C. e alla descrizione dei criteri di affermazione della responsabilità, secondo un approccio per problematiche che segue l’incedere dell’accertamento. Quale trait d’union il rischio, elemento trasversale dell’intera analisi, è oggetto delle attività di protezione civile da un lato, fattore di distorsione delle categorie penalistiche in funzione espansiva della responsabilità dall’altro, manifestazione della necessità di scindere la visuale prospettica della funzione di valutazione e gestione del rischio da quella di giudizio sul fallimento dell’attività previsionale. Le soluzioni prospettate, calate nella realtà giudiziaria attraverso l’analisi critica del procedimento sul terremoto dell’Aquila, si muovono in un’ottica di equilibrio tra opposti valori di sicurezza e libertà, in vista di una tutela penale che, se non può a priori essere esclusa, deve situarsi entro confini imposti dalle garanzie penalistiche.
The interest in realizing an in-depth analysis of the criminal responsibilities related to the failure of the activities of civil defence arises from the increase in criminal proceedings against workers of the Civil Defence. Given the phenomenon of versatility of the elements of crime risen from the social need for safety, the main purpose of the investigation is the identification of the conditions of statement of responsibility. The investigation is divided in two thematic areas intended to remodel the legislation of Civil Defence and describe the criteria of statement of responsibility. As a joining link, the risk, cross element of the whole analysis, is both the subject of the activities of civil defence and a factor of distorsion of the elements of crime and expression of the necessity to distinguish the perspectival view of the management of risk from that of judgement on the failure of previsional activity. The proposed solutions, placed in the legal reality of the criminal procedure of Aquila earthquake, have a perfect balance between the opposite values of safety and freedom, in order to grant a legal protection which cannot be excluded and must be placed within the borders of the guarantees of the criminal procedure.
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MICELI, Elena. "La protezione del contribuente nella disciplina europea sugli aiuti di Stato." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2021. http://hdl.handle.net/10446/181520.

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Rossetti, Clarissa. "Il diritto d'asilo in Austria: il ruolo dell'interprete nelle richieste di protezione internazionale." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9224/.

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Abstract:
Meine Diplomarbeit beschäftigt sich mit den Themen des Asylverfahrens in Österreich sowie mit der Rolle von DolmetscherInnen im Asylbereich; sie besteht aus der Übersetzung von Teilen einiger Lernmodule des Trainingshandbuchs, das 2015 von UNHCR Österreich herausgegeben wurde, sowie aus meinen Kommentaren. In den ersten Kapiteln werden die Voraussetzungen für einen Asylantrag, die Richtlinie der Europäischen Union und die Bundesgesetze bezüglich des Asylrechts sowie die Rolle der UNHCR erläutert. Es werden dann spezifisch das Asylverfahren in Österreich, die Phasen der Einvernahme mit den Behörden und die Rolle der DolmetscherInnen - mit Blick auf die Auswahl von DolmetscherInnen und die dazu erforderlichen Kompetenzen - analysiert. Darauffolgend werden die Themen von der Haftung der DolmetscherInnen und dem Risiko von einer Traumatisierung für die Sprachmittler sowie das Dolmetschen für vulnerable AntragstellerInnen angesprochen. Zuletzt vertieft meine Arbeit die ethischen Prinzipien für das Dolmetschen im Asylverfahren und analysiert, anhand von konkreten Beispielen, die Probleme, die sich aus den berufsethischen Anforderungen an DolmetscherInnen ergeben. Schließlich wird die Komplexität des Dolmetschens im Asylbereich hervorgehoben.
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PALUMBO, ANDREA. "IL DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE INFORMATIVA. L’ESPERIENZA TEDESCA IN MATERIA DI PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/170831.

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Abstract:
La sentenza sul Censimento del 1983 della Corte Costituzionale tedesca (la cosiddetta Volkszählungsurteil), ad oltre trent’anni dalla sua pubblicazione, rappresenta ancor oggi un punto di riferimento in materia di protezione dei dati personali. Nonostante le novità tecnologiche e normative che si sono susseguite dalla sua pubblicazione, le teorie ivi contenute risultano sempre attuali e innovative. Con questa pronuncia, infatti, si afferma l’esistenza, in capo a tutti i cittadini tedeschi, di un “diritto all’autodeterminazione informativa”, che garantisce a ciascuno la possibilità di stabilire a chi rivelare i propri dati, quando ed entro quali limiti. Si tratta di un diritto fondamentale, ma non assoluto, e la sua lesione compromette non solo i diritti dei singoli, ma la società democratica stessa, che si compone di individui liberi di autodeterminarsi. Tale diritto si configura, quindi, come un diritto alla cogestione dei dati personali, in cui più soggetti (il Legislatore, le Pubbliche Amministrazioni, l’Autorità Indipendente e l’interessato stesso) compartecipano all’attività di elaborazione delle informazioni. Nella sentenza, pertanto, si rifiuta qualsiasi teoria che preveda, in capo ad un singolo individuo, una signoria sui suoi dati personali o un diritto al loro esclusivo controllo. La società moderna si basa sulla collaborazione tra gli individui e sulla comunicazione: i singoli, pertanto, devono necessariamente accettare limitazioni al proprio diritto all’autodeterminazione informativa, purché basate su provvedimenti normativi rispettosi dei principi costituzionali e diretti alla realizzazione di interessi generali superiori. I Giudici tedeschi, con questa sentenza, arrivano addirittura a delineare i caratteri della disciplina sulla protezione dei dati personali, che deve prevenire qualsiasi lesione della dignità dei singoli e del loro diritto alla personalità.
After more than thirty years, the Census Act Judgement (1983) of the German Constitutional Court (the so called Volkszählungsurteil) represents still today a reference point in data protection law. In spite of technological and legal novelties developed after its publication, the theories therein result still actual and modern. The judgement establishes a right of informational self-determination that guarantees the right of the person to determine for himself who, when and to what extent his data can be processed. It’s a fundamental, but not absolute, right and its prejudice compromises not only the right of the individuals, but the democratic society itself, made of self-determinated people. It is described as a right to the joint administration of personal data, where several subjects (such as legislator, the public administrations, the independent authority or the data subject itself) jointly managed the information. In this judgement, however, the German Constitutional Court denies the existence of a property right on data or a right to their exclusive control. Modern society is based on the cooperation among the individuals and on the communication: individuals should accept limitation to their own right of informational self-determination, as long as based on legal provision in accordance with the constitutional principles aimed at superior general interests. The German Constitutional Court, with that judgement, outlines even the nature of data protection law, which should prevent any offense to the human dignity and personality rights.
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Fidelbo, Costanza <1993&gt. "“Unite for Heritage: la protezione del patrimonio culturale nelle aree di crisi”." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13155.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi analizza quale risposta la comunità internazionale abbia dato agli attacchi deliberati e violenti perpetrati a detrimento del patrimonio culturale nell’ambito di situazioni di crisi e di conflitto. La trattazione si articola in tre capitoli, ognuno dei quali è organizzato in sezioni, paragrafi e sotto-paragrafi. Il I capitolo esamina le fonti di diritto internazionale in materia (fonti universali, atti delle Organizzazioni internazionali, fonti regionali). Il II capitolo si focalizza sull’azione condotta dall’UNESCO (dal 2015 ad oggi), volta ad adeguare la risposta internazionale rispetto a fenomeni – distruzione, saccheggio, traffico illecito – lesivi dell’integrità culturale dei popoli e dei territori colpiti e, dunque, del patrimonio culturale mondiale. Il risultato principale è rappresentato dall’adozione da parte della Conferenza Generale della “Strategia per il rafforzamento dell’azione dell’UNESCO per la protezione della cultura e la promozione del pluralismo culturale in caso di conflitto armato”. In questa cornice, specifica attenzione è rivolta allo studio di uno degli strumenti più innovativi ivi previsto, ovvero l’istituzione di meccanismi di rapido intervento e mobilitazione di esperti nazionali (“Task Force”). Il III capitolo esamina interventi e logiche di conservazione, restauro e ricostruzione (anche mediante il ricorso a tecnologie all’avanguardia) del patrimonio culturale colpito o distrutto in aree di crisi (Mali, Iraq e Siria).
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AMATO, DAVIDE. "RESPONSABILITA' PENALE DEGLI OPERATORI DI PROTEZIONE CIVILE PER LE ATTIVITA' DI PREVISIONE, VALUTAZIONE E GESTIONE DEL RISCHIO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10988.

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Abstract:
La ricerca prende spunto dalla recente accresciuta attenzione, da parte della magistratura, all’attività di protezione civile in relazione alla previsione, valutazione e gestione del rischio. Ciò è agevolato dal fatto che l’ordinamento italiano, a fronte del verificarsi di eventi avversi, reagisce usualmente facendo ricorso al diritto penale. Si tratta però di una scelta non priva di conseguenze e che, come già avvenuto in settori affini, quale quello sanitario, rischia di produrre delle significative conseguenze negative, a discapito della stessa efficacia del Sistema di Protezione civile. La prima parte della tesi è così dedicata alla ricognizione del fenomeno della “criminalizzazione” dell’attività di protezione civile e delle conseguenze che ciò ha comportato. Si passa poi all’individuazione delle cause, sia sociologiche, sia giuridiche, che hanno condotto a questo recente, esasperato controllo giudiziale sulla Protezione civile. Nel terzo capitolo è svolta una disamina dei ruoli e compiti della Protezione civile, nonché di alcune sentenze particolarmente rappresentative dei vari orientamenti giurisprudenziali che si sono sviluppati in questo settore. L’ultima parte contiene una ricognizione delle criticità che ancora affliggono l’operato della Protezione civile e che inducono all’adozione di comportamenti difensivi, cui segue l’analisi del progetto di riforma della materia, nonché la formulazione di alcune ulteriori considerazioni personali.
The research has been inspired by the recent increased judicial focus on Civil protection activities. This phenomenon depends on the fact that the Italian legal system reacts to the failure of Civil protection duties essentially by using criminal law. This kind of reaction, as it has already been demonstrated in other cases, such as medical malpractice, has some contraindications, because it leads to defensive behaviours. The first part of the thesis is thus dedicated to the recognition of the judicial focus on civil protection activities and the relevant consequences. Then are studied the factors, both sociological and juridical, which have led to this recent exaggerated judicial control over Civil protection. The third chapter concerns the roles and duties of Italian Civil protection and then are examined some leading cases in this matter. In the last part it is conducted a recognition of the crucial problems that still affects Civil protection and that lead to defensive behaviours. It follows an analysis of the reform project of Civil protection and at last some personal proposal to solve the problem of “defensive civil protection” are given.
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AMATO, DAVIDE. "RESPONSABILITA' PENALE DEGLI OPERATORI DI PROTEZIONE CIVILE PER LE ATTIVITA' DI PREVISIONE, VALUTAZIONE E GESTIONE DEL RISCHIO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10988.

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La ricerca prende spunto dalla recente accresciuta attenzione, da parte della magistratura, all’attività di protezione civile in relazione alla previsione, valutazione e gestione del rischio. Ciò è agevolato dal fatto che l’ordinamento italiano, a fronte del verificarsi di eventi avversi, reagisce usualmente facendo ricorso al diritto penale. Si tratta però di una scelta non priva di conseguenze e che, come già avvenuto in settori affini, quale quello sanitario, rischia di produrre delle significative conseguenze negative, a discapito della stessa efficacia del Sistema di Protezione civile. La prima parte della tesi è così dedicata alla ricognizione del fenomeno della “criminalizzazione” dell’attività di protezione civile e delle conseguenze che ciò ha comportato. Si passa poi all’individuazione delle cause, sia sociologiche, sia giuridiche, che hanno condotto a questo recente, esasperato controllo giudiziale sulla Protezione civile. Nel terzo capitolo è svolta una disamina dei ruoli e compiti della Protezione civile, nonché di alcune sentenze particolarmente rappresentative dei vari orientamenti giurisprudenziali che si sono sviluppati in questo settore. L’ultima parte contiene una ricognizione delle criticità che ancora affliggono l’operato della Protezione civile e che inducono all’adozione di comportamenti difensivi, cui segue l’analisi del progetto di riforma della materia, nonché la formulazione di alcune ulteriori considerazioni personali.
The research has been inspired by the recent increased judicial focus on Civil protection activities. This phenomenon depends on the fact that the Italian legal system reacts to the failure of Civil protection duties essentially by using criminal law. This kind of reaction, as it has already been demonstrated in other cases, such as medical malpractice, has some contraindications, because it leads to defensive behaviours. The first part of the thesis is thus dedicated to the recognition of the judicial focus on civil protection activities and the relevant consequences. Then are studied the factors, both sociological and juridical, which have led to this recent exaggerated judicial control over Civil protection. The third chapter concerns the roles and duties of Italian Civil protection and then are examined some leading cases in this matter. In the last part it is conducted a recognition of the crucial problems that still affects Civil protection and that lead to defensive behaviours. It follows an analysis of the reform project of Civil protection and at last some personal proposal to solve the problem of “defensive civil protection” are given.
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Viero, Francesca <1987&gt. "Perseguitate in quanto donne: la protezione dalla violenza di genere nel sistema dell'asilo europeo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3922.

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Abstract:
Questo lavoro si propone di indagare la possibilità di chiedere protezione internazionale in Europa sulla base di persecuzione di genere. La declinazione del concetto di persecuzione in termini gendered, e il riconoscimento quindi che una donna possa essere perseguitata per il motivo di appartenere al genere femminile, si sono consolidati negli ultimi vent’anni e non sono ancora accettati nè applicati in modo uniforme. La prima parte di questo lavoro ripercorre le tappe principali dello sviluppo di un punto di vista gender-sensitive nel campo dei diritti umani, del diritto internazionale e quindi dell’asilo, sia in campo universale che a livello europeo; approfondisce quindi cosa si intende per persecuzione di genere, e analizza le sue forme principali, la loro diffusione e il grado in cui sono state riconosciute come atti e pratiche persecutori a livello normativo e giurisprudenziale. Dopo aver così presentato le più frequenti situazioni persecutorie e gli strumenti utilizzabili per fornire protezione a chi vi è soggetto ho dedicato una seconda parte alla situazione reale: ho scelto cinque Paesi europei (Francia, Italia, Spagna, Regno Unito e Germania) e ho cercato, sulla base delle informazioni accessibili, di collocare ognuno di essi sullo sfondo delineato in precedenza, con i loro limiti, potenzialità e caratteristiche specifiche. Ne emerge un quadro che evidenzia come gli strumenti esistenti siano utilizzabili per riconscere la persecuzione di genere e tutelare chi ne nutre il fondato timore solo se interpretati ampiamente e con chiarezza, in contrasto con le difficoltà e le discrezionalità procedurali e interpretative che caratterizzano la situazione europea. Ciononostante, emergono anche alcuni elementi e iniziative incoraggianti, che lasciano sperare in un’evoluzione positiva.
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Prestipino, Daniela <1970&gt. "Nuovi scenari di rischio e misure user-centric per la protezione dei dati personali." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8248/1/Prestipino_Daniela_Tesi.pdf.

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Abstract:
Questa tesi di Dottorato discute la centralità degli utenti nei processi di gestione della privacy e della protezione dei dati personali, propone e sostiene un modello applicativo basato su politiche users-centric di tipo Sticky Privacy Policies per un efficace e dinamico controllo contestuale del trattamento e della divulgazione dei dati personali, in contesti informazionali rispetto ai quali il mantenimento dei requisiti di qualità tanto dell’informativa quanto del consenso o dell'autorizzazione al trattamento risultano critici per il differenziarsi – rispetto alle condizioni iniziali, dei possibili utilizzi, delle molteplici finalità e dei possibili soggetti interessati. La ricerca tiene conto sia delle prescrizioni regolatorie giuridiche allo stato vigenti sia di quelle tecniche, quindi degli standard applicativi de facto in materia di privacy framework; propone rinnovate forme di rischio in contesti distinti da elevata inferenza informativa e da una pluralità di soggetti interessati (Multiple Subjects Personal Data), esemplificandone e provandone alcune implicazioni per le informazioni personali condivise nella lista contatti dell’App WhatsApp Messenger e rispetto alle quali formula azioni di controllo basate sull’utilizzo di Sticky Privacy Policies; propone una modellazione della privacy per l’espressione di politiche d'uso user-centric associate alla struttura dati. La tesi è organizzata su cinque capitoli. I primi tre capitoli descrivono rispettivamente lo scenario normativo e il passaggio in atto tra la Direttiva 24 Ottobre 1995 e il Regolamento Europeo 679/2016 del 24 Aprile 2016; lo stato dell'arte in tema di dato personale e privacy; le contromisure strumentali alla protezione delle informazioni stesse in relazione alle criticità occorrenti. Il quarto e il quinto capitolo contengono una nuova concettualizzazione della privacy e delle nuove vulnerabilità a supporto della quale illustra una semplice Proof of Concept nel contesto d'uso dell’App WhatsApp Messenger.
This PhD thesis assesses the centrality of users in the privacy and personal data process management. It proposes and defends an application model based on user-centric policies based on Sticky Privacy Policies for an effective and dynamic control and distribution of personal data under circumstances where the maintenance of quality elements concerning the consent or the authorization for the data treatment are crucial changing – in comparison to the initial conditions, the possible applications, the multiple purposes and the multiple subjects involved. The research takes into account both legal and technical requirements in place, therefore including the application standards de facto related to the privacy requirements; it proposes new types of risks in situations with an high degree of informative inference and Multiple Subjects Personal Data, demonstrating and proving some of the implications for the personal information shared in the contact list of the App WhatsApp Messenger and for which it proposes control actions based on the Sticky Privacy Policies; it also proposes a modelling of privacy to express user-centric privacy policies. The thesis is structured on five chapters. The first three chapters describe the regulatory environment and the changes from the Directive 24 October 1995 and the European Rule 679/2016 dated 24 April 2016; the current situation in terms of personal data and privacy, the remedy actions for the protection of the personal data information. The fourth and the fifth chapters include new privacy and weaknesses concepts in relation to which the document shows a simple Proof of Concept in the contest of WhatsApp Messenger App.
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Trusinova, Lucia <1990&gt. "La protezione dei beni culturali nei conflitti armati: Il caso del Museo Nazionale di Beirut." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14391.

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Abstract:
L’elaborato di studio ha lo scopo di analizzare la situazione del patrimonio culturale del Libano durante la guerra civile negli anni 1975-1990, in particolare la collezione dei reperti archeologici custoditi nel Museo Nazionale di Beirut e il ruolo di quest’ultimo durante e dopo il conflitto, soprattutto nel processo di riconciliazione con il passato. Si intraprenderà questo percorso trattando nel Primo Capitolo quelle che sono le fonti giuridiche, ovvero dapprima tutti gli strumenti giuridici (a carattere universale e non), che concorrono alla protezione del patrimonio culturale in caso di conflitto armato, ma anche strumenti applicabili in situazione di pace, per poi proseguire analizzando la normativa libanese relativa alla tutela dei beni culturali. Nel Secondo Capitolo vengono affrontati, con una breve analisi, i principali strumenti giuridici a carattere internazionale applicabili in tale delicata situazione, ovvero la Convenzione dell’Aja del 1954, il suo Secondo Protocollo del 1999 e la Convenzione di Parigi del 1970, interrogandosi sull’esistenza di norme consuetudinarie in materia di protezione e restituzione di beni culturali e sugli aspetti positivi e negativi che da essi emergono. Il capitolo prosegue poi con un’attenta ricostruzione dell’evoluzione della legislazione sulla tutela del patrimonio culturale libanese. Inoltre, sempre nel Secondo Capitolo viene svolta una analisi della protezione tecnica delle istituzioni che custodiscono il patrimonio culturale durante conflitti armati, i relativi rischi e la adeguata preparazione ad affrontare le situazioni di eventi bellici. Il Terzo Capitolo, infine, affronta la questione della salvaguardia del patrimonio culturale in Libano durante la guerra civile con particolare riguardo al Museo Nazionale di Beirut.
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Antoniolli, Sara <1992&gt. "La protezione del patrimonio culturale siriano alla luce dell’attuale conflitto civile: il caso studio di Dura-Europos." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14672.

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Abstract:
Il presente studio si pone come obiettivo l’analisi del quadro normativo attualmente disponibile per la tutela del patrimonio culturale della Repubblica Araba Siriana, con un focus particolare sul sito archeologico di Dura-Europos. Partendo da un excursus storiografico sulla città- nata sotto l’impero seleucide e governata per tre secoli dall’impero romano, caduta nell’oblio in seguito alla conquista persiana e riscoperta fortuitamente solo nel corso del secondo decennio del XX secolo, la ricerca si sofferma sulle principali testimonianze storico-artistiche che Dura-Europos offre all’umanità, attraverso le quali sono efficacemente poste in evidenza le ragioni del suo eccezionale valore universale, ufficialmente riconosciutole con l’inserimento nella Tentative List dell’UNESCO nel 2011. Il contemporaneo scoppio del conflitto civile siriano accentua le difficoltà di tutela del patrimonio culturale, mobile ed immobile, presentando nuove e cruente forme di distruzione ed aggravando quelle già in atto; emblematico a tal proposito, il saccheggio di Dura-Europos, iniziato già prima del conflitto civile e gravemente amplificato dalla condizione belligerante del paese. Scavi illegali e commercio illecito di beni culturali rappresentano una costante ferita per il patrimonio culturale dell’umanità intera e, durante una guerra, assumono l’aspetto di una vera e propria emorragia. Gli strumenti giuridici internazionali, ratificati dalla Siria per far fronte a tali situazioni ed esaminati in questa sede, hanno rivelato numerose carenze, rendendo pertanto necessari interventi ad hoc del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e campagne di salvaguardia promosse dall’UNESCO e da altre Organizzazioni Internazionali. Il patrimonio culturale siriano ha subito e continua a subire gravissimi danni e Dura-Europos, la città che venne definita “la Pompei del deserto siriano” è solo una delle diverse testimonianze di un sistema di tutela che presenta molteplici debolezze. In tale ottica di pensiero, l’ultima parte dell’elaborato si propone di analizzare le ragioni dell’inefficacia del sistema, provando ad indicare nuove e concrete misure risolutive.
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FORMICI, GIULIA. "BIG DATA TRA ESIGENZE SECURITARIE E DIRITTI ALLA RISERVATEZZA E ALLA PROTEZIONE DEI DATI: QUESTIONI NORMATIVE E GIURISPRUDENZIALI IN MATERIA DI DATA RETENTION." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/831332.

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Abstract:
L’affermarsi del terrorismo internazionale e l’inasprirsi della gravità di fenomeni criminosi ha drammaticamente riportato al centro del dibattito politico e legislativo la necessità di adottare misure efficaci al fine di garantire un elevato livello di sicurezza. Il progresso tecnologico, la disponibilità di una enorme mole di dati (c.d. Big Data), derivanti in particolare dai mezzi di telecomunicazione, nonché lo sviluppo di sofisticati sistemi di Intelligenza Artificiale rappresentano strumenti importanti dalle innumerevoli potenzialità anche nell’ambito della lotta alla criminalità grave. Non possono tuttavia essere ignorati i rischi e pericoli per i diritti fondamentali che tali sistemi comportano, in particolare per i diritti alla riservatezza e protezione dei dati, la cui compressione rischia di incidere fortemente anche sul godimento di altre libertà fondamentali nonché sulla stessa democraticità delle nostre società. In tale contesto, nel quale dunque si afferma il complesso trinomio ‘Big Data-sicurezza-riservatezza/protezione dei dati’, emergono significative sfide per il mondo del diritto, chiamato a determinare un punto di equilibrio tra esigenze securitarie e garanzia dei diritti fondamentali. Il presente lavoro si propone di riflettere sul difficile e articolato rapporto tra gli elementi del citato trinomio mediante l’analisi di uno specifico caso-studio, individuato nello strumento della data retention ovvero nella conservazione e successivo eventuale accesso a dati e metadati. Restringendo lo studio all’ambito dell’Unione europea, vengono esaminate l’evoluzione legislativa e le vicende giurisprudenziali nonché le criticità incontrate nella determinazione di una disciplina armonizzata della data retention. La disamina prende abbrivio da una ricostruzione della Direttiva 2002/58 che forniva agli Stati la facoltà di adottare normative in materia di conservazione dei dati per finalità di garanzia della sicurezza, nonché della specifica Direttiva 2006/24 (c.d. Data Retention Directive) che imponeva invece agli Stati membri di prevedere in capo ai fornitori di servizi di telecomunicazione l’obbligo di conservazione generalizzata ed indiscriminata dei metadati di tutti i propri utenti. Il dibattito e le preoccupazioni che hanno caratterizzato l’approvazione di tali normative e le difficoltà riscontrate dagli Stati membri nella trasposizione sul piano interno del diritto dell’UE, sono sfociate in numerosi rinvii pregiudiziali alla CGUE che hanno affrontato molteplici aspetti controversi della disciplina della data retention, dalla base giuridica al riparto di competenze tra Stati membri e Unione, alla proporzionalità e necessità di tali misure. Ne sono derivate storiche sentenze dei giudici di Lussemburgo che pure hanno lasciato, come emerge dai molti casi ancora ad oggi pendenti, svariate zone grigie e problematiche ancora in attesa di chiara definizione. Il presente lavoro si propone inoltre di analizzare, sotto il profilo del diritto pubblico comparato, le ricadute della giurisprudenza europea nel contesto di alcuni Stati membri selezionati – Regno Unito, Belgio e Italia – studiandone le reazioni, gli approcci e le soluzioni normative nonché gli interventi giurisprudenziali nei quali legislatori e giudici si sono interrogati sul corretto equilibrio e sulla proporzionalità di una compressione della sfera privata e della data protection per scopi di tutela della sicurezza. La tesi dunque offre spunti di riflessione sulla peculiare posizione che le Istituzioni europee hanno assunto dinnanzi alla sfida della data retention, proponendo una lettura del tema attenta a tutte le criticità ancora irrisolte, ai possibili sviluppi futuri, alle conseguenze della giurisprudenza della CGUE sia nella dimensione interna all’UE, sia in quella esterna sotto il profilo del trasferimento e conservazione dei dati in Stati terzi per scopi securitari. Particolare rilievo è inoltre attribuito ai alle implicazioni della analizzata dimensione europea rispetto agli Stati membri: le scelte e differenti approcci di questi ultimi risultano fortemente intrecciati con il livello europeo e risentono sia dell’attivismo della CGUE, sia dell’assordante silenzio del legislatore dell’UE, nel peculiare contesto di un continuo dialogo e rapporto multilivello nel quale emerge peraltro tutta la difficoltà e delicatezza della chiara determinazione dei confini dell’ambito di applicazione del diritto dell’UE in una materia tanto complessa.
International terrorism, together with serious and transnational crimes has dramatically influenced the political and legislative debate, underling the necessity to adopt efficient instruments able to ensure a high level of security. At the same time, technological progress and technical innovations, based on the enormous amount of data (so-called Big Data) daily produced particularly through the use of telecommunications, as well as on sophisticated Artificial Intelligence systems, have created important instruments in the hands of public authorities, also for security purposes. Notwithstanding the great potentialities, it is important to detect and consider the serious risks and dangers these instruments could cause on the effective protection of fundamental rights, with particular regard to the right to privacy and data protection: a substantive violation of these rights, by consequently jeopardizing the guarantee and enjoyment of other fundamental rights such as freedom of expression or freedom of association, could ultimately endanger the very democratic nature of our societies. The affirmation of the complex and debated trio, to be identified in the strict connection between Big Data, security and privacy, represent one of the most significant and relevant challenges Legislators and Courts are asked to face, in the effort of balancing security needs in times of stress and fundamental rights’ protection. The present work aims at critically analyzing the complex relationship between the different elements composing the above-mentioned trio through the exam of a specific case study: the data retention regime, consisting of the retention and the subsequent possible access to retained data and metadata by law enforcement or intelligence agencies for security purposes. By restricting the analysis only to the European Union context, the present thesis will examine the legislative evolution as well as the most relevant European Court of Justice (ECJ) case law, by paying particular attention to the difficulties in approving a harmonized legislation on data retention at the EU level. The study will start, first of all, with the analysis of the so called e-Privacy Directive (Directive 2002/58/EC), giving the Member States the possibility to adopt national legislation establishing a data retention regime; secondly, the controversial Data Retention Directive will be examined: this legislation imposed Member States to oblige service providers to retain, in bulk, all metadata deriving from all telecommunications, related to the totality of users. The complex debate and the profound doubts and concerns expressed at the EU level by various authorities in the legislative process concerning the adoption of the DRD, together with the difficulties Member States faced in the implementation of the EU legislation, ultimately led to numerous references for preliminary rulings to the ECJ. In their decisions, the EU Judges dealt with many controversial and difficult aspects connected to the data retention regime and its limits, from the legal basis to the correct application of the principle of conferral, to the proportionality and necessity of the measures and obligations imposed. The famous landmark cases pronounced by the ECJ didn’t solve or clarify all the difficult and problematic issues linked to the data retention discipline as well as to the access regulation, as testified by a wide range of preliminary rulings still pending before the ECJ. The present work also aims at analyzing this complex topic through the public comparative law lenses, by studying the differences or similarities in the approaches and legislative choices made by three specific and selected Member States: Belgium, United Kingdom (also considering the Brexit process) and Italy. The comparative analysis will offer the opportunity to deepen the knowledge on the peculiar national approaches and on the most relevant case law of national Courts dealing with data retention regulation and determining different interpretations and applications of the criteria established at the EU level. The present work represents an opportunity to profoundly study the challenges and issues the EU Institutions as well as the Member States confronted with, in the difficult effort to find a proper balance between security needs and fundamental rights’ protection, by paying attention to the possible future developments and to the consequences related the ECJ case law both in the EU internal dimension and in the external one, looking at the complex regulation of the data transfer outside EU borders. The present research will also focus on the rather unexplored aspect of the impacts of the EU legislation and ECJ decisions affecting the EU Member States: their choices and solutions, representing different approaches to the analyzed challenges, are strictly interrelated to the EU developments, essentially based on the ECJ activism in the privacy and data protection field and, at the same time, on the inaction and lack of decisions taken by the EU legislator. The multilevel dialogue and the difficulties both the EU and the Member States addressed are a clear manifestation of the complexity and delicacy of the research topic, in which a precise recognition of the EU law scope of application demonstrated to be even more complicated and challenging.
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Cito, Federica <1992&gt. "Il diritto d'autore tra pervasività di internet e creatività. Problematiche relative alla protezione delle opere d'ingegno nella società dell’informazione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13210.

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Abstract:
La seguente tesi propone una riflessione sulle problematiche concernenti il diritto d’autore nell’epoca contemporanea e sul concetto di creatività ad esso legato. Lo scopo principale è quello di descrivere le complessità e di offrire gli strumenti per analizzare le molteplici posizioni sull’argomento. La protezione dell’opera d’ingegno e dei diritti morali ed economici ad essa connessi, è un’operazione necessaria per l’esigenza, da un lato di tutelare la produzione creativa, dall’altro di assicurare la libera circolazione di informazioni e promuovere il libero accesso e la diffusione della cultura. Queste necessità indispensabili, molto spesso, entrano in conflitto fra loro. La società nella quale viviamo, a causa della espansione capillare di Internet, è immersa in un contesto dove le distanze sono drasticamente ridotte, in un groviglio in cui la realtà virtuale si confonde con la vita e dove i classici punti di vista sono ribaltati e a volte, addirittura stravolti. L’obiettivo di questo studio è, dunque, la costruzione di un quadro sugli sviluppi del diritto d’autore nell’era digitale, con uno sguardo all’influenza pregnante della tecnologia e alla concezione di ciò che si intende per “processo creativo”. Al fine di comprendere al meglio il diritto d’autore e di fornire una ricostruzione cronologica, si è deciso di iniziare con la trattazione delle fonti, ambito molto articolato, di normative internazionali universali e comunitarie che disciplinano la materia. In secondo luogo, vengono illustrati i fondamenti, i caratteri generali e l’evoluzione storica del diritto d’autore; nello stesso capitolo è analizzato il sistema delle fonti dell’ordinamento italiano e di quello statunitense. Nell’ultimo capitolo sono affrontate le problematiche relazionate alla circolazione di opere d’ingegno on-line nel panorama del mercato digitale unico e analizzato il concetto di creatività nel contesto culturale odierno. Vengono inoltre approfondite le dinamiche che interessano il diritto d’autore nei social network e illustrati degli esempi di casi di violazione del diritto d’autore in opere d’arte contemporanee.
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Salerno, Martina. "Il fondamento giustificativo delle scelte di prevenzione e protezione in materia di prostituzione : quale legittimità ? : studio critico di diritto penale comparato tra Italia e Francia." Thesis, Paris 10, 2020. http://www.theses.fr/2020PA100052.

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Abstract:
L’expression ‘le plus ancien métier du monde’ suggère l’idée d’inter-temporalité dans la prostitution. En réalité, bien que le phénomène de la prostitution ait toujours existé, le traitement juridique de cette activité est diversifié et en constante évolution. Sur le plan juridico-pénal, le panorama comparatif actuel révèle la difficulté d’identifier une discipline commune et universelle en matière de prostitution dans les différents systèmes démocratiques libéraux. Cela est dû au fait que le traitement juridique de la prostitution n’est que le résultat d’un conflit de valeurs. En d’autres termes, les différents régimes de réglementation du phénomène de la prostitution et les choix de politique criminelle différenciés résultent de la conception acceptée par chaque législateur national des notions fondamentales de vulnérabilité, de dignité et de disponibilité du corps, qui sont pertinentes dans ce contexte, et l’équilibre qui en découle. Dans ce contexte, à partir de l’étude comparée de la législation et des pratiques d’application de pays ayant adopté différents modèles de réglementation - en l’occurrence l’Italie et la France - il sera notamment tenu compte de la justification commune qui sous-tend ces différentes approches. En fait, le présent travail vise précisément à examiner la question de la criminalisation de la prostitution à partir de la racine, en concentrant l’enquête sur le rapport entre les différentes théories, les choix législatifs et les décisions jurisprudentielles adoptées dans le domaine de la prostitution, en particulier dans les systèmes juridiques italien et français. Cette étude permet tout d’abord de comprendre le sens des décisions jurisprudentielles et des réformes législatives les plus récentes en matière de lutte contre le phénomène de la prostitution. Deuxièmement, cette analyse permet de vérifier dans quelle mesure les choix de politique criminelle adoptés par les différentes autorités législatives et judiciaires sont suffisamment justifiés ou étayés par des arguments solides, tout en garantissant la protection des droits fondamentaux des personnes prostituée
The expression “the oldest job in the world” suggests the idea of inter-temporality in prostitution. In reality, although the phenomenon of prostitution has always existed, the legal treatment of this activity is diversified and constantly evolving. From a juridical point of view, the current comparative picture reveals the difficulty of identifying a common and universal discipline to deal with prostitution in the various liberal-democratic systems. This is due to the fact that the legal treatment of prostitution is nothing but the result of a conflict of values. In other words, the different regimes of regulation of prostitution and the differentiated choices of criminal policy are the result of the conception accepted by each national legislator on the fundamental notions of vulnerability, dignity and availability of the body, which are relevant in this particular context, and the consequent balance that derives from it. In this context, starting from the comparative study of legislation and tribunal practice of countries that have adopted different regulatory models - Italy and France in particular – attention will be focused on the common justification that lies behind these different approaches. In fact, the present work aims precisely to consider the question of the criminalization of prostitution from the root, focusing the investigation on the ratio of the different theories, the legislative choices and the jurisprudential decisions adopted in the field of prostitution, particularly in the Italian and French legal systems. This study will allow, first of all, the understanding of the meaning of the most recent jurisprudential decisions and legislative reforms in the field of prostitution. Secondly, it will make it possible to verify to what extent the choices of criminal policy adopted from time to time by the various legislative and judicial authorities are sufficiently justified or supported by solid arguments and, at the same time, they guarantee the protection of the fundamental rights of prostitutes
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Pieropan, Anna <1990&gt. "Diritto d'asilo e diritto all'unità familiare: due pilastri dell'istituto del ricongiungimento familiare dei richiedenti e dei beneficiari di protezione internazionale all'interno del sistema di accoglienza in Italia. Caso di studio: i ricongiungimenti familiari nel sistema di accoglienza dei CAS a Vicenza." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12968.

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L'argomento dell'elaborato finale concerne il diritto al ricongiungimento familiare dei richiedenti e dei beneficiari di protezione internazionale inseriti nel sistema di accoglienza in Italia e, nello specifico nella provincia di Vicenza, nel triennio 2015-2017. L'interesse circa la tematica è emerso nel corso di un lavoro di tre anni svolto sul campo a stretto contatto con operatori, mediatori culturali, nuclei monoparentali e famiglie di richiedenti e beneficiari di protezione internazionale inseriti in alcuni Centri di Accoglienza Straordinari della Provincia di Vicenza. La conoscenza e la relazione diretta instaurata con loro hanno permesso di far luce sull'importanza dell'unità famigliare per un individuo che cerca protezione al momento dell'arrivo nel Paese di approdo, per tutta la durata della presentazione e dell'attesa dell'esito dell'istanza di asilo e nella fase di stabilizzazione successiva all'accoglienza. Nella normativa internazionale, comunitaria e italiana è riconosciuto il diritto al ricongiungimento familiare dei rifugiati e dei titolari di protezione sussidiaria, per i quali è previsto un iter agevolato e privilegiato, differente da quello applicato per gli stranieri extracomunitari regolarmente soggiornanti in Italia che risulta più ostico. Differenti sono le casistiche per i titolari di un permesso di soggiorno umanitario e di un permesso temporaneo per richiesta d'asilo in attesa di esito da parte della Commissione Territoriale. Per quanto riguarda la protezione per gravi motivi umanitari, prevista da alcuni Paesi Europei tra cui l'Italia, la legislazione italiana che non contempla l'istituto del ricongiungimento a fronte di un permesso di soggiorno temporaneo si scontra con la giurisprudenza che lo riconosce attraverso l'emanazione di sentenze a favore e lo applica per mezzo degli Sportelli Unici Immigrazione di alcune Prefetture che avviano procedure ad hoc in autonomia. Ai richiedenti protezione internazionale non viene concesso il ricongiungimento familiare durante le fasi di valutazione dell'istanza d'asilo e in caso di ricorso a causa del loro status provvisorio, ma esclusivamente nel caso di ottenimento di una protezione internazionale. Ciononostante, in Italia viene avviata dalle Prefetture quando possibile, una procedura informale e celata di riunificazione famigliare qualora i componenti del nucleo si trovino sul suolo italiano e siano stati separati al momento della ripartizione nelle strutture di accoglienza dei CAS. Alla conclusione dello studio condotto si evidenzia l'esistenza di molteplici iter di ricongiungimento familiare che rilevano come il diritto all'unità familiare, che deve essere garantito attraverso il dispositivo del ricongiungimento, nonostante sia un principio umano fondamentale stabilito dalle convenzioni internazionali, nonché un diritto soggettivo dell'individuo, muti in base al destinatario, alla tipologia di protezione ottenuta e alla durata del titolo di soggiorno posseduto.
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CHIODAROLI, BENEDETTA. "IL DIRITTO FONDAMENTALE ALLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI NELL'UNIONE EUROPEA E I TERRITORI DI CONFINE: RIFLESSIONI CRITICHE SULLA TUTELA DEI NON-EU CITIZENS." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/127987.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca approfondisce il tema del diritto alla protezione dei dati personali nell’Unione europea dei non-EU citizens, nell’ambito delle politiche UE di gestione dell’immigrazione e controllo delle frontiere. Muovendo dall’esame del quadro giuridico di riferimento, si evidenzia la natura di diritto fondamentale sancita dall’art. 8 Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e meglio precisata dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'UE. La ricerca illustra, in seguito, l’applicazione del diritto in questione nel contesto settoriale prescelto ed approfondisce, in particolare, due principali tematiche: l’ampio e controverso utilizzo dei large-scale databases previsti dalla disciplina UE in tali ambiti – dal sistema Schengen, istitutivo del SIS, ai più recenti VIS, EURODAC, EES, ETIAS; il tema della prevista interoperabilità dei databases, la cui realizzazione, anche alla luce del Nuovo Patto UE sulla Migrazione e l’Asilo, sembra porre in discussione l’effettiva tutela dell’art. 8 Carta per i non-EU citizens. Infine, si propongono alcune riflessioni critiche sul bilanciamento degli interessi in gioco (tutela dei dati personali vs. gestione efficace del fenomeno migratorio, tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico), attraverso l’analisi di alcune pronunce della Corte di giustizia e dell’esempio concreto dei sistemi di riconoscimento facciale automatico.
The research focuses on the EU right to data protection of non-EU citizens in the fields of migration and borders control. Once outlined the current legal framework of such right in the EU, it is highlighted the nature of fundamental right enshrined by Article 8 of the EU Charter of Fundamental Rights and better defined by the EU Court of justice case law. The application of right to data protection in the mentioned fields is scrutinized from two different perspectives: the use of sectoral large-scale databases (SIS, VIS, EURODAC, EES, ETIAS); the controversial interoperability of such databases, which appears extremely challenging for the actual respect of Article 8 also within the framework of the EU New Pact on Migration and Asylum. Finally, some critical remarks on the balancing between data protection and other general interests of the EU (efficient management of migration and borders control) are offered, through the analysis of certain EU Court of Justice rulings and the case of automatic facial recognition techniques.
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BENINI, Giulia. "L’IRRINUNCIABILITÀ DEI DIRITTI CONFERITI AL CONSUMATORE DALLE DIRETTIVE UE E IL SISTEMA DELLE INVALIDITÀ NEGOZIALI EUROPEE." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2013. http://hdl.handle.net/11392/2388857.

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Abstract:
The aim of this work is the in-depth examination of the European prohibition of waiver of the rights conferred on the consumer by the EU directives pertaining b2c “in distance” and “off-premises” contracts, as well as by the directives concerning the credit agreements for consumers, the timesharing on immovable properties directive and by the new directive on consumer rights. The issues, with them this thesis deals with, concern the identification of the subjective legal situations protected, the definition of the concrete scope of the concept of the waiver and the clarification of the consequences destined to occur when the consumer waives the rights conferred on him by the Directives. Each question will be analyzed and investigated in the light of the European legislation and of the Court of Justice interpretation of it; moreover will be identified the distinctive elements that characterize the precepts of the prohibition of waiver in the European national experiences in Europe, among which the Italian one will be object of particular attention. Finally, it will be tried to outline a reconstruction of the precept of the prohibition of waiver, capable of being an interpretative proposal suitable to find acceptance in the different Member States, in order to promote, respect and pursue the purpose of full harmonization, which is aimed by most of the analyzed European directives.
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DELLA, MALVA MIRKO PIO. "DIRITTO E MEMORIA STORICA NELL'ESPERIENZA GIURIDICA COMPARATA: IL DIFFICILE BILANCIAMENTO TRA TUTELA DELLA DIGNITÀ DELLE VITTIME, LIBERTÀ DI MANIFESTAZIONE DEL PENSIERO, PROTEZIONE DELLA DEMOCRAZIA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/261823.

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Abstract:
This PhD dissertation deals with the study of the legislative measures that concerns story and memory. Since the beginning of the nineties, in fact, the idea of “historical memory” has become a recurrent theme of public debate in a different EU countries and many Parliaments have adopted measures direct to redress the crimes committed in the past, specially in 20th century by repressive regimes. This phenomenon is particularly noticeable in France Spain and Italy. In the first two cases, Parliaments have introduce a duty of remembrance for the tragedies of the past, while in Spain the issue is approached from the perspective of a subjective right to the recognition of the memories of victims and their families. Near these type of interventions (generally called memorial laws) several EU countries have also adopted acts direct to the criminalize the Holocaust denial. In all cases these acts have known a lot of critics because they contrast with important constitutional principles: pluralism, freedom of speech, freedom of teach. But these acts regards events that have had a profound influence on the development of human dignity and on the birth of the constitutional system after the II° WW. In this point of view, the aim of this thesis is weigh the possibility for these type of interventions to received admission in democratic and pluralistic societies.
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Bonzo, Simone. "L’Interprete Umanitario per Richiedenti Protezione Internazionale: la sua Formazione e il Caso Pratico del Corso Pilota dell’Università di Bologna." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21290/.

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Abstract:
Il presente elaborato si pone l’obiettivo di rappresentare il mondo dell’interpretazione umanitaria per richiedenti asilo evidenziandone le caratteristiche e i punti di forza ma anche portando in superficie i punti di debolezza, le lacune, gli intoppi che sono presenti tra gli ingranaggi di questo sistema, cercando di comprendere come è possibile migliorarlo a livello internazionale e nazionale, auspicando lo sviluppo di questa branca dell’interpretazione. Per fare ciò, dopo aver gettato in un primo capitolo le basi della normativa giuridico-giudiziaria europea e italiana in materia di asilo politico sulle quali si basa il procedimento che permette ad un immigrato di ottenere Protezione Internazionale, si presenteranno nel secondo capitolo la figura dell’interprete umanitario, i suoi compiti e le caratteristiche che lo distinguono da un mediatore culturale, soffermandosi sul ruolo dell’interprete per rifugiati nella sede delle interviste delle Commissioni Territoriali, cruciali nel processo descritto. Nel terzo capitolo ci si concentrerà sul problema dell’interpretazione ad hoc, spesso preferita ad una interpretazione professionale, affrontando il tema della formazione di queste figure professionali, sottolineandone soprattutto la mancanza, e cercando di evidenziarne le problematiche e le conseguenze all’interno del nostro Paese. Si presenterà, infine, il caso del corso pilota organizzato dal Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’Università di Bologna in collaborazione con la Faculté de Traduction et d’Interprétation (FTI) dell’Università di Ginevra, nell’ambito dell’interpretazione umanitaria, come primo e vero esempio concreto di formazione a livello accademico nazionale, illuminandone le caratteristiche, le modalità di insegnamento e ragionando sul successo ottenuto e sul suo lascito, alla luce della collaborazione con le autorità.
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MAZZILLI, ELENA. "Il rafforzamento dei diritti dell'offeso davanti al giudice italiano, statunitense e della Corte penale internazionale." Doctoral thesis, Università di Siena, 2017. http://hdl.handle.net/11365/1010352.

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Abstract:
In recent years, victims’ rights have gained a central place in the academic and policy reflections both in North America and Europe. After decades of indifference, in which the victim was relegated to the marginal role of being a reporter of the crime and a witness in court, the light has been turned towards this figure, leading to the discovery of the importance of its contribution to the trial dialectical confrontation, a role traditionally reserved for the accused and the prosecutor. Starting from the 1970s onwards, the «victims’ movement», composed of radical feminists, groups of ex-victims, lawyers, psychologists and psychiatrists, criminal justice agencies, academics, all moved by different ideologies and aims, struggled to put in the political and legislative agenda the victims’ need for consideration and respect . One of the most controversial issues on this subject, both from an international and domestic perspective, concerns the victim’s rights of participation in the criminal proceedings. In fact, the participation of the victim of a crime in the respective trial and, more specifically, the recognition of victim’s powers to intervene, in different ways, in the process, affects the utmost right of the accused to a fair trial. My research project aims at analyzing three different criminal models, looking at their evolution through the case-law of the different courts. Through a structural approach to the legal institutes, it will be possible to infer «le grands courants législatifs actuels» on the victim’s role and participation. The victims’ right to participate in court proceedings by expressing views and concerns through their own legal representative has been one of the major innovations of the International Criminal Court (ICC). Article 68 of the Rome Statute (the treaty that created the ICC) clearly declares that the Court shall permit the views and concerns of the victim to be presented and considered at stages of the proceedings determined to be appropriate by the Court. Since the first decision on the topic, issued by the Court in 2006, ICC judges have endorsed a broad interpretation of Article 68 and of the related articles of the Rules of Procedure and Evidence (Chapter II, Subsection 2), but failed to reach an agreement on the boundaries of that participation. Therefore, this essential right of the victim is influenced by the Pre-Trail and Trial Chambers different interpretations. A study of these decisions could bring to a wider knowledge of the topic, highlight potential improvements and explore failings in delivering meaningful participation to victims. The US system has been modified in 2004, with the approval of the Crime Victims’ Rights Act (CVRA) and the subsequent introduction of Section 3771 to title 18 of the US Code. The amendment has enumerated a list of rights afforded to the victims harmed as a result of «the commission of a Federal offense or an offense in the District of Columbia», and between them «the right to be reasonably heard at any public proceeding in the district court, involving release, plea, sentencing, or any parole proceeding». The emergent expanded role of the victim, under this most recent piece of legislation, has been drawn by the case-law, with particular progress in increased victim participation at sentencing. The study of the case-law could contribute to highlight differences and similarities with regard to the victim status in the European legislation. The most recent European directive (2012/29/UE) on the subject was approved in October 2012. The first part of the directive defines the general status of the victims, recognizing them information from the first contact with a competent authority and about their case, their right to interpretation and translation and the right to understand and be understood; chapter 3, more specifically, states the right to be heard during criminal proceedings, to provide evidence and to receive a review of a decision not to prosecute. In 1989 the Italian code of criminal procedure has adopted the accusatorial system, keeping several corrective inquisitorial institutions, such as the participation in the trial of the parte civile (i.e. the damaged of the crime, not necessary coincident with the victim) to obtain punitive damages from the convicted. The parte civile can take part in the trial, but has no rights during the criminal investigations; meanwhile the victim as well, has very little chances to influence the investigation, helping the prosecutor to search evidences of the crime committed and of the supposed author. In the context of European law, modified by the Treaty of Lisbon, regulations and directive have an increasingly large impact on the national criminal systems. The analysis of the Italian decisions, implementing the directive, together with the study of US Courts case-law and ICC jurisprudence, could lead to a deeper comprehension of these three different criminal procedure systems, offering the basis to infer general trends and future perspective of the status of the victim participation in the criminal proceedings, at the international and national level.
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Zanovello, Francesca. "Usucapione "privata" e "pubblica" nella prospettiva della giurisprudenza CEDU. La tutela multilivello del diritto di proprietà." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3422401.

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Abstract:
The title of thesis is “Usucapione “privata” e “pubblica” nella prospettiva della giurisprudenza CEDU: la tutela multilivello del diritto di proprietà”. The research work is divided into three chapters: the first chapter concerns the protection of property right in the national law, in Article 1 of Protocol No. 1 CEDU and in Article 17 of the Charter of fundamental rights of the European Union; the second chapter concerns the “usucapione” and the adverse possession; the third chapter concerns the conformity of “usucapione pubblica” with decisions of European Court of Human rights on “indirect expropriation”. The first chapter analyses the relation between national law, Article 1 of Protocol No. 1 CEDU and Article 17 of the Charter of fundamental rights of the European Union. The roll of Judges (Italian Constitutional Court, European Court of Human rights, Court of Justice of the European Union) is very important in the coordination between the national law, the European Convention on Human Rights and the Charter of fundamental rights of the European Union. The coordination is difficult, because in the national law property is a economic right, but in the European Convention on Human Rights and in the Charter of fundamental rights of the European Union the property is a fundamental right. The European Convention and the Charter the don’t mention the “social function” of property. This contrast and the incidence of the European law and of the European Convention on Human Rights on the national legal system raise doubts about the conformity of “usucapione” with Article 1 of Protocol No. 1 CEDU. The legal regulation of “usucapione” consents the loss of property in the absence of compensation and procedural protection for a paper owner. The second chapter analyses the case of J.A. Pye (CEDU, 15.11.2005, n. 44302/02, J.A. Pye Ltd (Oxford) v. the United Kingdom; CEDU, (G.C.), 30.08.2007, n. 44302/02, J.A. Pye Ltd (Oxford) v. the United Kingdom). On this occasion, the European Court of Human rights examines the compatibility of adverse possession with Article 1 of Protocol No. 1, because the regulation of adverse possession consents the loss of property in the absence of compensation and procedural protection for a paper owner. The Grande Chambre says that adverse possession’s regulation is a case of “control of use” of land (second paragraph of Article 1 of Protocol No. 1 ) and it doesn’t violate the Article 1 of Protocol No. 1 CEDU. Subsequently the research work analyses the national regulation of “usucapione” and the differences whit adverse possession. The thesis concludes that the “usucapione” pursues an objective to general interest (legal certainty) and respects the fair balance required by Article 1 of Protocol No. 1. The paper owner can take an action to deal with the adverse possessor before the expiry of the period of “usucapione”. He hasn’t excessive burden of control and monitoring, because there are strict requisites and long period of “usucapione”. The third chapter concerns the conformity of “usucapione pubblica” (when the public administration occupies a private land) with the Article 1 of Protocol No. 1 CEDU. In this case there is a risk that “usucapione” is in contrast with the decisions of European Court of Human rights on “indirect expropriation”. The research work concludes that the “usucapione pubblica pura” is only admissible. In this case the public administration doesn’t exercise public powers. The thesis wants to point out that the protection of property in European Convention on Human Rights affects the interpretation of national legal arrangements.
La tesi dottorale si intitolata “Usucapione “privata” e “pubblica” nella prospettiva della giurisprudenza CEDU: la tutela multilivello del diritto di proprietà”. Il lavoro si articola in tre capitoli: prima si affronta il rilievo che il diritto di “proprietà” assume sul piano anche sovranazionale (tutela “multilivello” del diritto di proprietà), precisando il rapporto tra le diverse fonti; poi si passa all’esame della disciplina dell’usucapione e dell’adverse possession (del diritto inglese) alla luce della giurisprudenza della Corte eur. dir. uomo sul tema; in fine il lavoro si conclude con la trattazione della discussa ammissibilità dell’usucapione “pubblica” in relazione alle pronunce di Strasburgo in materia di “espropriazione indiretta”. Nel primo capitolo si compie un’analisi delle diverse fonti nazionali (Costituzione, Codice civile e leggi speciali) e sovranazionali (art. 1 del 1° Prot. add. alla Conv. eur. dir. uomo, art. 17 della Carata dir. UE) che oggi vengono in gioco in tema di tutela del diritto di proprietà, evidenziandone le divergenze e valorizzando il ruolo dei giudici (Corte costituzionale, Corte. eur. dir. uomo, Corte di Giustizia UE) che ne operano il coordinamento. Si affronta il problema del difficile raccordo tra il modello economico-sociale di proprietà dell’ordinamento interno e la diversa concezione propria della Conv. eur. dir. uomo (art. 1 del 1° Prot. add.) e della Carta dir. UE (art. 17), ove il diritto di proprietà trova collocazione tra le libertà fondamentali, senza alcun riferimento alla “funzione sociale”. Per evitare un’insuperabile rottura tra i due modelli si prospetta la soluzione di un dialogo tra giudici che, nell’operare il coordinamento delle diverse fonti, ripudia ogni lettura in chiave gerarchica delle stesse. L’incidenza del diritto europeo e la contrapposizione che talora si crea tra tutela della proprietà nel “sistema CEDU” e nell’ordinamento nazionale fanno sorgere dei dubbi circa la compatibilità con il diritto sovranazionale anche di istituti di antica tradizione giuridica come l’usucapione. Questa, infatti, conduce alla perdita del diritto di proprietà senza la corresponsione di alcun indennizzo e in assenza di garanzie procedimentali. La questione prende spunto, come evidenziato nella seconda parte del lavoro, dal caso J.A. Pye relativamente al quale si è pronunciata la Corte eur. dir. uomo (CORTE EUR. DIR. UOMO, 15.11.2005, n. 44302/02, J.A. Pye Ltd (Oxford) v. the United Kingdom; CORTE EUR. DIR. UOMO (G.C.), 30.08.2007, n. 44302/02, J.A. Pye Ltd (Oxford) v. the United Kingdom). In tale occasione si è dubitato della compatibilità dell’adverse possession con l’art. 1 del 1° Prot. add. alla Conv. eur. dir. uomo proprio perché l’istituto consentiva la perdita della proprietà senza corresponsione di un indennizzo e in assenza di garanzie procedimentali. La Grande Chambre, in senso difforme dalla pronuncia di primo grado della Corte eur. dir. uomo, ha qualificato l’istituto come un’ipotesi di regolazione dell’uso dei beni (art. 1 del 1° Prot. add., 2° comma) e ha escluso la violazione dell’art. 1 del 1° Prot. add., non senza perplessità da parte dei giudici dissenzienti. Si è conseguentemente passati all’esame dell’istituto nazionale dell’usucapione, senza estendere in modo automatico le conclusioni dei giudici di Strasburgo alla disciplina interna, date le diversità strutturali rispetto all’adverse possession. Si è comunque concluso per la compatibilità dell’usucapione con il “sistema CEDU” in quanto funzionale al perseguimento di un interesse generale (di certezza giuridica) nel rispetto del principio di “giusto equilibrio”; questa infatti consente al proprietario di contrastare l’altrui possesso prima dell’intervenuta usucapione o di contestare il perfezionamento della fattispecie acquisitiva successivamente, senza eccessivi oneri di vigilanza e controllo, considerate le condizioni che il possesso deve presentare per consentire l’usucapione e il termine ragionevolmente lungo richiesto per il suo perfezionamento. Nel terzo capitolo si passa all’esame dell’usucapione “pubblica” e ci si interroga sulla sua compatibilità con il “sistema CEDU”. Si solleva la questione dell’ammissibilità dell’istituto, non solo in ragione delle maggiori difficoltà nel ricostruire un possesso utile ad usucapire il bene a favore della P.A. occupante, ma soprattutto per il timore che si configuri un’ipotesi di “espropriazione indiretta” in contrasto con la giurisprudenza della Corte eur. dir. uomo. Riconosciuta la difficoltà di espungere del tutto dall’ordinamento l’istituto, si è prospettata la possibilità di un’interpretazione rigorosa e di restringerlo ai soli casi di occupazione usurpativa (pura) in cui difetta del tutto l’esercizio di un potere pubblicistico e il collegamento dell’opera con l’interesse pubblico, mancando la stessa dichiarazione di pubblica utilità. Il lavoro si propone pertanto di evidenziare come l’indubbio rilievo assunto dal diritto di proprietà sul piano sovranazionale (in particolare nel “sistema CEDU”) incida sul diritto interno, dando luogo a una rilettura (non a una passiva eliminazione) anche di istituti propri dell’ordinamento nazionale.
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BENEDETTO, F. DI. "LA PROTEZIONE DEI SETTORI STRATEGICI EUROPEI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/345493.

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Abstract:
“The Protection of the European Strategic Sectors”. The kind of protection that is at the heart of this doctoral thesis is the defence of the strategic companies established in the European Union (EU) from takeovers by foreign investors, that is to say investors from countries which are not part of the European Economic Area. This work aims, on the one hand, at outlining the main features of a screening mechanism of foreign investments at the EU level and, on the other, at identifying the proper legal basis in the EU Treaties for its establishment. Chapter 1 contains a non-exhaustive list of the European strategic sectors which consist in all the economic sectors in which the EU or its Member States have adopted rules to limit foreign investors’ right to acquire participations in strategic companies for reasons of public security. Indeed, the Court of Justice of the EU (CJEU) used the expression “strategic sectors” in relation to undertakings whose activities are deeply linked to the protection of public security. The EU notion of public security contains both internal and external security, but also the production of goods and the supply of services which are essential for the very existence of a country. Chapter 2 provides a comparative study of the present situation of strategic enterprises’ protection in three EU Member States (Germany, Italy and France). It shows that a fragmented landscape of foreign investment control rules adopted by national authorities represents both a constraint to an efficient internal market of capital movements, and a limit to an effective protection of the European strategic sectors. By contrast, an EU foreign investment control mechanism could lead to a less fragmented system of strategic companies’ protection, which would be able to encourage foreign investments. At the same time, a single EU body of foreign investment control should be more efficient in order to protect EU public security. Moreover, unlike Member States measures such as “golden shares”, this mechanism could enjoy a greater degree of compatibility with the fundamental freedoms of the Treaties. In effect, the CJEU recognises a “presumption of conformity” with the freedoms of movement to the EU secondary legislation which pursues objectives of general interest like the protection of public security. Chapter 3 analyses the most significant experience of foreign investment control at the global level, the Committee on Foreign Investment in the United States, in order to understand if it could be a suitable model for the establishment of a similar body in the EU, the Committee on Foreign Investment in the EU (CFIEU). Once outlined the key aspects of the CFIEU, chapter 3 focuses on the search of the most proper legal basis in the EU Treaties for its establishment. The study tries to demonstrate that Article 207(2) TFEU on unilateral measures of Common Commercial Policy (CCP) could be the right legal basis for the creation of the CFIEU. Indeed, after the Lisbon Treaty, the CCP has become an exclusive competence of the EU which also encompasses the admission and the treatment of foreign direct investments. In conclusion, chapter 3 tries to figure out the implications of the establishment of the CFIEU both on Member States competences (especially their exclusive competence on national security by virtue of Article 4 TEU), and on the international obligations undertaken by the EU towards third countries, with particular reference to the World Trade Organisation rules and international investment law.
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Abbondanti, Aurora <1986&gt. "Il diritto alla salute dei richiedenti asilo tra emarginazione, isolamento e programmazione locale dei servizi. Uno studio di caso. Ferrara: i percorsi sanitari per i richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3708.

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Abstract:
I diritti sociali per i rifugiati ed i richiedenti asilo rappresentano un tema particolarmente ostico sia a causa della sua complessità che per la difficoltà di individuare un frame in cui poterlo inquadrare. Mancando una legge organica sull'asilo,all'incontrovertibilità del principio giuridico secondo cui i rifugiati(e in modo analogo i richiedenti asilo)spettano una serie di diritti "alle medesime condizioni del cittadini italiano" corrisponde un quadro normativo assai frammentato. Nel parlare di diritti sociali goduti e realmente esercitabili da parte di questa categoria di persone è necessario concentrarsi su due livelli distinti ma complementari: da una parte, individuare con precisione i diritti di cui si è titolari e valutare l'adeguatezza dei servizi offerti per renderli effettivi; dall'altra, esaminare concretamente quali sono le modalità di accesso a tali sevizi e rilevare l'eventuale presenza di barriere (burocratiche, amministrative, relazionali, culturali). Da qui si è deciso di realizzare una ricerca in merito l’analisi del diritto alla salute e l'accesso ai servizi sanitari per questa categoria di persone. La ricerca si è concentrata sull'analisi delle azioni intraprese da parte della Cooperativa Sociale Camelot di Ferrara con la collaborazione del Comune di Ferrara, l’Azienda Usl e altre realtà del territorio ferrarese. I progetti sviluppati si concentrano sulla realizzazione di percorsi sanitari di orientamento informazione e formazione non essendo rivolti soltanto agli utenti ma anche agli operatori.
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SAAVEDRA, SERVIDA BLANCA IGNACIA MARIA. "DISCIPLINA DELLA NULLITÀ CONTRATTUALE E PARADIGMA DELL'OPERATIVITÀ A VANTAGGIO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/784603.

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Abstract:
This work aims to analyze the various hypotheses of voidness introduced by European private law in order to ascertain whether, in light of their specificity, they can be considered autonomous figures, enacting a system expressive of a different rationality to that underlying the hypotheses contained in the Italian civil code; in particular, it aims to ascertain whether these figures may be considered remedies to guarantee and protect the proper functioning of the European single market. The pro-competitive purpose served by the economic policies of the European Union reverberates in invalidation techniques, which see the voidness entrusted with the task of reacting to the disturbance of the freedom of will caused by the structural imbalance of power that characterizes transactions in the market economy. The first chapter introduces the rules relating to the voidness and voidability in the Italian civil code and their historical background. The critical analysis of the traditional, structuralist approach to voidness, strongly influenced by the theory of the type, leads to the adoption of a functionalist perspective, which provide a theoretical grounding to the idea that the contract, even if void, is legally relevant and that ineffectiveness is the means by which the legal system, if deems it necessary, prevents private regulations contrary to its founding values from being translated into a juridical bond with the force of law between the parties; hence the idea that voidness is designed to allow control over the private autonomy and that ineffectiveness is only one of the possible consequence of voidness. The second chapter reviews the various hypotheses of voidness introduced by the European private law, in order to identify the main differences that exist with respect to the general discipline referred to in Articles 1418 ff. of the Italian civil code; the uniformity of the legal framework that governs these figures shows a remedy aimed at protecting the instrumental interest of the party whose freedom of will, being in a condition of technical weakness, is threatened. Therefore, is outlined a regulatory microsystem in which the ineffectiveness that follows voidness must be limited, where possible, to the sole agreements and clauses in which the violation of an instrumental interest of the weak party is concretized; this solution is the most appropriate to achieve the objective adopted by the European legislator, which is assumed to be the elimination of the imbalances caused by information asymmetries. The third chapter identifies, in terms of interpretative hypothesis, a solution respectful of the “functioning to the advantage of” standard in the event that the voidness is total; the idea that ineffectiveness has always been a purely incidental consequence of voidness will allow to envisage the possibility that it must be modulated in order to ensure that the protective function, summarized in the “functioning to the advantage of” standard, operates on a substantial level as well as procedural.
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VASCONCELOS, PORTO LORENA. "La disciplina dei licenziamenti in Italia e nel diritto comparato: una proposta per il diritto del lavoro in Brasile." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1034.

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Abstract:
Lo scopo della presente tesi è lo studio della tutela del rapporto di lavoro contro il licenziamento ingiustificato, nel Diritto brasiliano, nel Diritto internazionale (Organizzazione Internazionale del Lavoro - OIL), nel Diritto dell’Unione Europea e nel Diritto comparato. Innanzitutto, studio l’evoluzione storica del lavoro umano, dal comunismo primitivo al capitalismo, per mostrare come si è formato ed è cambiato il rapporto tra il lavoratore ed il suo padrone, proprietario dei mezzi di produzione, soprattutto riguardo la possibilità del lavoratore di svincolarsi dal rapporto, garantita soltanto nel capitalismo. Nell’ambito di questo, esamino l’evoluzione dal modello liberale – che garantisce al datore di lavoro un’ampia libertà di licenziare – al modello sociale, nel quale il lavoratore viene tutelato contro il licenziamento ingiustificato. Analizzo dunque l’evoluzione storico-giuridica di questa tutela nel Diritto brasiliano, fino ad arrivare al modello previsto dalla Costituzione Federale del 1988, che cerca di conciliare i diritti del lavoratore e gli interessi aziendali. Prendo allora in esame la Convenzione n. 158 dell’OIL, incorporata al Diritto brasiliano nel 1992 e che garantisce una tutela similare a quella costituzionale. Evidenzio la sua gerarchia costituzionale, poiché tutela diritti umani, e la incostituzionalità della sua denuncia nel 1996, la quale sta ora in esame dalla Suprema Corte brasiliana. In seguito studio la tutela in questione nel Diritto comunitario e nel Diritto di undici Paesi: Italia (soprattutto), Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Svezia, Danimarca, Finlandia, Inghilterra, Stati Uniti e Giappone. La loro scelta si basa sul fatto che questi Paesi garantiscono, soprattutto tramite la legge, ma anche attraverso la contrattazione collettiva e la giurisprudenza, un efficiente sistema protettivo contro il licenziamento ingiustificato. In seguito, propongo un modello di tutela contro i licenziamenti individuali e collettivi in Brasile, a partire dalle norme della Costituzione del 1988, della Convenzione n. 158 dell’OIL e delle leggi brasiliane, tenendo in conto le norme del Diritto comunitario e dei Diritti stranieri, specialmente quello italiano, e della Raccomandazione n. 166 dell’OIL. Finalmente, discuto eventuali problemi che possono avvenire a partire dell’istituzione di questo modello, riguardanti la sua efficacia ed i suoi possibili effetti sullo sviluppo dell’economia brasiliana. Discuto anche alcuni mezzi utili per garantire l’effettività dei diritti dei lavoratori, come le clausole sociali, la responsabilità sociale dell’imprenditore, la formazione di blocchi regionali, il sindacalismo internazionale e l’organizzazione della società civile. Lo studio della tutela contro il licenziamento ingiustificato viene basato sulla prospettiva della sua fondamentale importanza per garantire il diritto al lavoro e l’efficacia di tutti gli altri diritti dei lavoratori.
This thesis aims to study the protection against unjustified termination of employment contract, in Brazilian, international (International Labour Organization - ILO), European Union’s and comparative law. Firstly, we discuss the human labor’s historical evolution from the primitive communism until the capitalism, to show how the relationship between the worker and the service recipient (means of production’s owner) was created and has changed, mainly when it comes to the worker’s freedom to rid himself of this relationship, affirmed only in the capitalism. In the capitalist system, we analyze the evolution from the liberal model – that ensures the employer’s wide freedom to dismiss the worker – to the social model, in which the worker is protected against unjustified dismissal. Then we study this protection’s historical evolution in Brazilian law until the Federal Constitution of 1988’s protection model, which aims to balance the worker’s rights with the enterprise’s interests. So we analyze the ILO Convention n. 158, that was incorporated into Brazilian law in 1992 and ensures a protection similar to the Constitution’s one. We demonstrate its constitutional level, since it protects human rights, and the unconstitutionality of its denunciation in 1996, which is being judged by Brazilian Supreme Court nowadays. After that, we study this protection in European Union’s and eleven countries’ laws: Italy (mainly), Germany, France, Spain, Portugal, Sweden, Denmark, Finland, England, United States and Japan. Their choice was based on the fact that they ensure, mostly by law, but also by collective agreements and Court decisions, an efficient protection system against unjustified dismissal. Then we propose a protection model against individual and collective dismissals in Brazil, based on the rules of Federal Constitution of 1988, ILO Convention n. 158 and Brazilian laws, and taking into account the European Union’s and the eleven countries’ laws, mainly the Italian one, and ILO Recommendation n. 166. Finally, we discuss some problems that might happen due to this model’s institution, related to its effectiveness and its possible effects on Brazil’s economic development. We also analyze some useful means to make labor standards effective, such as social clauses, corporate responsibility, regional organizations, global trade unionism and civil society’s organizations. This study is based on the understanding that protection against unjustified dismissal is fundamentally important to guarantee the right to work and the effectiveness of all other labor rights.
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Verì, Silvia. "The Protection of Foreign Investment in Africa." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3426224.

Full text
Abstract:
Foreign investment law has evolved rapidly and considerably in the last couple of decades, generating a large body of arbitral decisions and attracting the attention of many scholars. Several textbooks and studies have dealt with most of the legal issues related to the promotion and protection of foreign investment and investors. Host states' obligation to ensure full protection and security in the field of foreign investment, on the contrary, has not been properly considered yet. Thus, the dissertation's purpose is to fill in this gap with a specific focus on the African continent. A first introductory part has included a historical presentation of the origins of the so called "African specificity". This concept tries to underline how historical events (above all colonisation and the issues related to decolonisation and the post-colonial phase) have influenced investment flows in Africa, the guarantees and protection allowed by host states to foreign investors, and the obligations of those countries. The research has contributed to define and analyse the obligations regarding the full security and protection owed to foreign investments and investors under bilateral and regional treaties, customary international law, domestic legislation and international contract. The research has carefully considered not only the sources of these obligations, but also state practice and relevant international decisions. This part of the dissertation has followed a pragmatic approach, since it has been fundamental to observe how, in reality, investors and investments are protected and what level of protection they can reasonably expect from host states. The research has dealt with the questions of attribution to host states of acts threatening or affecting the security of foreign investment or foreign investors. From this perspective, the rules on attribution codified by the International Law Commission have provided the normative framework for the determination of state responsibility for internationally wrongful acts and their consequences. A fundamental part of the analysis has concerned the examination of the settlement of claims related to alleged breaches of the obligations to ensure security and full protection from the perspective of both State-investor and State-State disputes. The study of African states' obligation to grant protection and security to foreign investment would have been incomplete without the analysis of the circumstances precluding wrongfulness more frequently invoked by states in order to avoid responsibility for alleged violations of the full protection and security standard. The purpose has been to consider in which circumstances specific defences are more likely to be invoked by African countries and whether they tend to be accepted by arbitral tribunals. This is a particularly urgent task, since the recent increasing practice of countries of relying on certain defences is the result of their attempt of finding newer ways to obstacle the deployment and the execution of foreign investment in their territories.
Nel corso dell'ultimo ventennio, il diritto internazionale degli investimenti ha subito un'evoluzione rapida e considerevole, generando un ampio corpus di decisioni arbitrali e attirando l'attenzione della dottrina. Vi sono stati diversi studi dedicati alle questioni giuridiche riguardanti la promozione e protezione degli investitori e degli investimenti esteri. Al contrario, l'obbligo degli stati ospitanti di assicurare piena protezione e sicurezza a tali investimenti non è ancora stato propriamente considerato. L'obiettivo della presente tesi è stato quello di affrontare tale lacuna con particolare attenzione al continente africano. Una prima parte introduttiva ha incluso una presentazione storica delle origini della cosiddetta "specificità africana". Questo concetto cerca di evidenziare come alcuni eventi storici (principalmente, la colonizzazione, la decolonizzazione e la fase postcoloniale) abbiano influenzato i flussi d'investimento in Africa, le garanzie e la protezione garantite dagli stati ospitanti agli investitori esteri, nonché gli obblighi di questi stati. Questa ricerca ha contribuito a definire e analizzare gli obblighi relativi alla piena protezione e sicurezza garantita agli investitori esteri e ai loro investimenti dai trattati internazionale e regionali, dalla consuetudine internazionale, dalle legislazioni nazionali e dai contratti internazionali. La ricerca ha considerato, non solo le fonti di tali obblighi, ma anche la prassi degli stati e le decisioni internazionali rilevanti. In questa parte della tesi è stato seguito un approccio pragmatico, essendo fondamentale accertare come gli investimenti e investitori esteri vengano realmente protetti e quale livello di protezione possono ragionevolmente attendersi dagli stati ospitanti. Il presente studio ha altresì affrontato la questione dell'attribuzione agli stati ospitanti degli atti che hanno minacciato e pregiudicato la sicurezza degli investimenti o degli investitori esteri. Da tale prospettiva, le regole sull'attribuzione codificate dalla Commissione per il diritto internazionale hanno costituito il quadro normativo di riferimento per determinare la responsabilità degli stati per atti internazionalmente illeciti e le loro conseguenze. Una parte fondamentale dello studio ha riguardato l'analisi della soluzione di controversie concernenti presunte violazioni degli obblighi di assicurare piena protezione e sicurezza, esaminandole dalla prospettiva delle controversie fra stati-investitori e fra stati. L'analisi dell'obbligo degli stati africani di garantire protezione e sicurezza agli investimenti esteri sarebbe stata incompleta senza considerare le circostanze precludenti l'illiceità che sono più frequentemente invocate dagli stati per evitare l'attribuzione della responsabilità in merito alle presunte violazioni dello standard di piena protezione e sicurezza. L'obiettivo è stato quello di esaminare in quali circostanze è maggiormente prevedibile l’opposizione di specifiche difese da parte dei paesi africani e se i tribunali arbitrali siano orientati ad accettarle. Si tratta di una tematica di particolare rilievo, dal momento che l'accresciuta recente prassi degli stati di utilizzare tali difese corrisponde anche al tentativo di individuare nuovi mezzi che consentano di ostacolare l'allocazione e l'esecuzione degli investimenti esteri nei loro territori.
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DI, PIERRI Marica. "Cambiamenti climatici e diritti umani. Il paradigma della Giustizia climatica e il ruolo delle climate litigations per la protezione dei diritti umani nel contesto clima-alterato." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. https://hdl.handle.net/10447/514951.

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Abstract:
In che misura i sempre più diffusi, pervasivi e drammatici impatti dei cambiamenti climatici, che interessano con geometrie variabili tutte le latitudini e longitudini del globo, mettono a rischio la tenuta del sistema dei diritti umani universalmente riconosciuti? La ricerca si pone l'obiettivo di rispondere a tale quesito ragionando su quali sfide essi pongano e su quali siano, nell'attuale panorama, gli strumenti giuridici utili a garantire la piena tutela dei diritti fondamentali nel nuovo contesto clima- alterato. La fondatezza e l’attendibilità delle ricerche scientifiche che avvalorano l’esistenza del cambiamento climatico antropogenico si pongono come presupposto fattuale dell'intero lavoro: la rilevanza dell'emergenza climatica nell'attuale scenario globale è infatti documentata da decenni di evidenze e serie di dati accreditati, sistematizzati e diffusi da enti di ricerca e organismi internazionali. In tal senso, il passaggio in rassegna della gran quantità di report disponibili e la selezione dei dati più rilevanti costituiscono lo scheletro di evidenze da cui muove l'indagine. Se a partire dal Rapporto The limits to growth del 1972, innumerevoli pubblicazioni hanno messo in luce i pericoli posti dall'incompatibilità ambientale del modello economico alla piena tutela dei diritti umani, tale incompatibilità è resa con particolare efferatezza dalla minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici per il godimento di gran parte dei diritti fondamentali tra cui spiccano il diritto alla vita, alla salute, all'ambiente salubre, a un tenore di vita adeguato, all'alimentazione, all'acqua pulita, all'autodeterminazione. Gli organismi internazionali, tra cui di particolare rilevanza appare il lavoro del Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU, hanno progressivamente affermato e definitivamente riconosciuto che gli impatti climatici hanno implicazioni dirette ed indirette sull'effettivo godimento dei diritti universalmente riconosciuti. Da almeno due decenni le Nazioni Unite tentano, attraverso le proprie agenzie, organismi e attività, di indurre gli Stati membri a coordinare e moltiplicare gli impegni per il contrasto ai cambiamenti climatici, anche nell'ottica di garantire protezione ai diritti connessi al clima. La discussione dottrinale nata attorno alle emergenti necessità di tutela si è orientata – ricalcando quanto avvenuto con il diritto umano all'ambiente salubre – per la rilettura delle fattispecie esistenti alla luce dei profili climatici attuali. Accanto a questo sforzo di ri-significazione e di specificazione, assai rilevante appare la spinta, da più parti proveniente, tesa al riconoscimento di uno specifico “diritto umano al clima sicuro”. L'approccio teorico attraverso cui si analizza il processo di affermazione delle nuove istanze è quello dell'Ecologia politica, che fornisce un approccio integrato alla lettura delle questioni ambientali, ricorrendo ad elementi di analisi mutuati dagli studi sociologici, antropologici, dalle scienze politiche, dalle scienze economiche e dalle scienze giuridiche. La scelta risponde all'esigenza di mettere in luce le connessioni tra fattori politici, sociali ed economici e sfide ecologiche, prestando particolare attenzione alle ricadute delle minacce ambientali in termini di giustizia, discriminazione, impoverimento socio-economico nonché sul ruolo degli attori sociali. Tale relazione appare particolarmente rilevante ai fini della piena comprensione del fenomeno dei cambiamenti climatici (tanto in termini di asimmetria delle responsabilità quanto di asimmetria degli impatti) e dell'individuazione di risposte efficaci a contrastare le molteplici implicazioni sociali del riscaldamento globale. Lo stesso tipo di prospettiva integrata tra ambiente, diritti, vulnerabilità, fattori sociali, politici ed economici, pur con origini e finalità da principio differenti, ha portato all'affermazione del paradigma della Giustizia ambientale prima e della Giustizia climatica poi. Si tratta di nozioni fondate sulla constatazione di una ripartizione iniqua dei rischi e degli impatti ambientali e climatici – che penalizza in modo sistematico con maggior gravità le fasce più vulnerabili della popolazione mondiale – e costituiscono riferimento teorico dell'intero lavoro. Dal punto di vista più strettamente giuridico, oltre alla ricostruzione delle tappe salienti del dibattito internazionale inerente la relazione tra essere umano e ambiente, viene ripercorso il cammino che ha portato dall'affermazione del concetto di sviluppo sostenibile alla possibilità di qualificare giuridicamente – e azionare in giudizio – i diritti delle generazioni future. Punto nodale dell'excursus è la disamina - con particolare riferimento ai documenti elaborati dagli organismi delle Nazioni Unite (Consiglio Diritti Umani, Assemblea Generale, Report Relatori Speciali etc.) - degli stratificati legami esistenti tra climate change e tutela dei diritti umani nonché dell'esistenza e configurabilità di un diritto umano al clima stabile e sicuro. I fondamenti giuridici, i contenuti e le potenzialità in termini di effettività della tutela di un siffatto diritto sono ampiamente argomentati nella ricerca. La declinazione del nesso tra diritti umani e cambiamenti climatici, anche attraverso la già citata possibilità di riconoscere uno specifico diritto umano al clima, assume forza anche alla luce della rilevanza assunta dalla via giudiziaria alla Giustizia climatica. Nell'ultimo decennio le azioni legali in ambito climatico sono divenuti strumento di rivendicazione e di affermazione delle istanze di protezione di individui e comunità dagli impatti del climate change, utilizzato dalla società civile con sempre maggior frequenza e capillarità. Le evidenze scientifiche segnalano come una drastica e rapida riduzione delle emissioni di gas serra sia imprescindibile per evitare uno squilibrio irreversibile del sistema climatico e scongiurare le conseguenze che ne derivano. Nonostante gli strumenti internazionali approntati e le normative nazionali esistenti, tale riduzione non è ancora avvenuta, sintomo di un’inerzia diffusa incompatibile con un’inversione di tendenza tempestiva. Di conseguenza, questo tipo di controversia legale mira a coinvolgere gli organismi giudiziari chiamando i giudici a svolgere un ruolo attivo nel contrasto al riscaldamento globale. L'esame degli orientamenti teorici e lo studio approfondito delle diverse impostazioni e culture giuridiche rilevabili nel campo (vasto e in continua evoluzione) del contenzioso climatico, effettuata tramite una corposa casistica internazionale, traccia una complessiva panoramica del nuovo ambito legale, evidenziandone rilevanza, tendenze, sfide, questioni giuridiche e prospettive. In conclusione, il ripensamento del ruolo del diritto in funzione del contenimento delle incertezze sul futuro poste dai cambiamenti climatici appare come prospettiva centrale cui la ricerca mira a contribuire; la domanda di fondo da cui partire è se in un sistema giuridico in grado di riflettere a pieno la portata di tale urgenza, l’inazione possa essere considerata, e con che conseguenze, una violazione dei diritti umani. In questo scenario, il contenzioso climatico si pone come elemento nuovo e utile in un sistema di governo multi-dimensionale del clima, costituendo strumento prezioso, in questa fase storica, per la realizzazione della Giustizia climatica.
To what extent do the increasingly widespread, pervasive and dramatic impacts of climate change, jeopardise the resilience of the universally recognised human rights system? This research aims to discuss climate change challenges and what legal instruments are currently available to guarantee the full protection of fundamental rights in the new climate-altered context.  The anthropogenic nature of climate change is a fundamental ground of this research: the relevance of the climate emergency in the current global scenario is in fact documented by decades of scientific evidence and series of accredited data, systematised and disseminated by research entities and international organisations. The review of the large number of available reports and the selection of the most relevant and accredited data constitute the skeleton of solid evidence on which this research is based.  Since The Limits to Growth Report in 1972, countless publications have highlighted the dangers posed by the environmental incompatibility of the economic model with the full protection of human rights. Climate change emphasizes such incompatibility and increasingly threatens the enjoyment of most fundamental rights, including the right to life, health, a healthy environment, food, clean water and self-determination.  International organisations, including the UN Human Rights Council, have affirmed and recognised that climate impacts have direct and indirect implications on the effective enjoyment of universal rights. For at least two decades, the United Nations, through its agencies, bodies and activities, have been trying to induce member states to coordinate and multiply their efforts to combat climate change to guarantee the protection of climate-related rights.  Following the evolution of the human right to a healthy environment, the doctrinal discussion that arose around the emerging need for protection has been oriented towards the reinterpretation of existing cases in the light of current climate profiles. Alongside this effort of re-signification and specification, the push, coming from many sources, for the recognition of a specific "human right to a safe climate" appears very relevant.   The theoretical register through which the analytical reading of the process of affirmation of the new demands is presented is that of Political Ecology, which provides an integrated approach to the reading of environmental issues, using elements of analysis borrowed from sociological and anthropological studies, political science, economics and legal science. Such perspective responds to the need to highlight the connections between political, social and economic factors and ecological challenges, paying particular attention to the effects of environmental threats in terms of justice, discrimination, socio-economic impoverishment and the role of social actors. This relationship is particularly relevant for the full understanding of the climate change phenomenon (both in terms of asymmetry of responsibilities and asymmetry of impacts) and for the identification of effective responses to counter the multiple social implications of global warming.  The same kind of integrated perspective between environment, rights, vulnerability, social, political and economic factors, although with different origins and aims in principle, has led to the affirmation of the paradigm of first Environmental Justice and then Climate Justice. These notions are based on the observation of an unequal distribution of environmental and climate risks and impacts - which systematically penalises the most vulnerable sectors of the world's population with greater severity - and constitute the theoretical reference for this study.  From a more strictly legal point of view, in addition to the reconstruction of the main stages of the international debate on the relationship between human beings and the environment, this research traces the path that led from the affirmation of the concept of sustainable development to the possibility of legally qualifying - and defend in court - the rights of future generations.  The focal point of the excursus is the examination - with particular reference to the documents drawn up by UN bodies (Human Rights Council, General Assembly, Special Rapporteurs' Reports, etc.) - of the stratified links between climate change and the protection of human rights, as well as the existence and configurability of a human right to a stable and safe climate. The legal foundations, the contents and the potential in terms of effectiveness of the protection of such a right are widely argued in this study. The declination of the link between human rights and climate change through the recognition of a specific human right to a safe climate becomes stronger also in the light of the importance assumed by the judicial route to climate justice.  In the last decade, legal actions in the climate field have become a tool for claiming and asserting the protection of individuals and communities from the impacts of climate change, used by civil society with increasing frequency and capillarity. The aforementioned scientific evidence shows that a drastic and rapid reduction in greenhouse gas (GHG) emissions is essential to avoid an irreversible imbalance in the climate system and to avert the consequences that ensue. Despite the international instruments in place and the existing national regulations, GHG emissions’ reduction has not yet taken place, a sign of the widespread inertia that is incompatible with a timely reversal of climate change. Consequently, this type of legal dispute aims to involve judicial bodies by calling on judges to play an active role in combating global warming.  The examination of the theoretical orientations and the in-depth study of the different legal approaches and cultures from the vast and constantly evolving field of climate litigation, carried out by means of an extensive international cases study, traces a comprehensive overview of the new legal field, highlighting its relevance, trends, challenges, legal issues and perspectives.  The rethinking of the role of law as a function of the containment of uncertainties about the future posed by climate change appears to be a central perspective to which this study aims to contribute; the basic question to be addressed is whether in a legal system capable of fully reflecting the scope of such urgency, climate inaction can be considered a violation of human rights and with what consequences. In a multi-dimensional climate governance system, climate litigation stands as a new and useful element  and constitutes a valuable tool for the realisation of Climate Justice.
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Miragem, Bruno Nubens Barbosa. "Diretrizes teórico-dogmáticas para a interpretação e aplicação do artigo 187 do código civil - renovação e possibilidades da teoria do abuso do Direito no Brasil." reponame:Biblioteca Digital de Teses e Dissertações da UFRGS, 2007. http://hdl.handle.net/10183/13088.

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Abstract:
Il presente lavoro è destinato ad essere una contribuzione all’esame dei contorni attuali della teoria dell’abuso del diritto in Brasile. Pertanto, il presente studio parte dall’esegesi della clausola generale statuita all’articolo 187 del Codice Civile Brasiliano, che stabilisce una nuova ipotesi di illecito, che non richiede una colpa per la sua caratterizzazione, ma che si concretizza nell’esercizio del diritto che viola i limiti del suo fine economico e sociale, della buona fede o dei buoni costumi. Si tenta di identificare questa norma come specie di illecito oggettivo, vincolato alla protezione della fiducia. Pertanto, si tenta di stabilire delle diretrici che consolidino i limiti previsti dalla norma, in vista della condotta del titolare del diritto, e di sistematizzare le conseguenze che derivano dalla sua applicazione, tra cui l’imputazione del dovere di indennizzare, l’invalidità e l’inefficacia dell’atto abusivo che decorre dall’abuso. Si osserva, in questo modo, che l’articolo 187 del Codice Civile Brasiliano, nello stabilire l’abuso del diritto quale ipotesi di illecito oggettivo, consagra una disposizione atta al controllo dell’esercizio dei diritti soggettivi e delle rimanenti prerogative giuridiche in tutto il sistema di diritto privato, guardando alla protezione della fiducia.
O presente trabalho destina-se a ser uma contribuição para o exame dos contornos atuais da teoria do abuso do direito no Brasil. Para tanto, parte da exegese da cláusula geral do artigo 187 do Código Civil brasileiro, que estabelece nova hipótese de ilicitude, sem a exigência de culpa para sua caracterização, a partir do exercício do direito que viole os limites do seu fim econômico e social, da boa-fé ou dos bons costumes. Procura-se identificar esta norma como espécie de ilicitude objetiva, vinculada, por intermédio dos limites que estabelece, à proteção da confiança. Para tanto, busca-se estabelecer diretrizes para concreção dos limites previstos na norma, em vista da conduta do titular do direito, bem como sistematizar as conseqüências que resultam de sua aplicação, dentre os quais a imputação do dever de indenizar, a invalidade e a ineficácia do ato abusivo ou que decorre do abuso. Observa-se, deste modo, que o artigo 187 do Código Civil brasileiro, ao consagrar o abuso do direito como hipótese de ilicitude objetiva, consagra disposição apta ao controle do exercício dos direitos subjetivos e demais prerrogativas jurídicas em todo o sistema de Direito Privado, visando à proteção da confiança.
This work purposes to realize a contribution to the study of actual limits of law abuse theory in Brazil. Thus, the present study starts from the exegesis of the general clause of article 187 of Brazilian Civil Code, which establishes a new tort hypothesis, that doesn’t request guilt, but characterizes itself on executing a right that violates the limits of his economic and social scope, of good fait or good costumes. We tempt of identify this norm as an objective tort specie, entailed to the trust protection. Consequentially, we tempt to establish some directives that consolidate the limits established by the norm, considering the behaviour of the titular of the right, and systemize the consequences that derived from his applicability, such as attributing the duty of indemnify the abuse act by law abuse invalidity or inefficacy. We observe, on this way, that article 187 of Brazilian Civil Code, consecrating the law abuse as an objective tort hypothesis, establishes a norm able to control the exercise of subjective rights and that juridical prerogatives of the entire system of private law, looking at the trust protection theory.
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ROSSI, NICOLO'. "IL POTERE DI CONTROLLO DEL DATORE DI LAVORO TRA ESIGENZE DELL'IMPRESA E TUTELA DELLA DIGNITA' E DELLA RISERVATEZZA DEI LAVORATORI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/59517.

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Abstract:
Il potere di controllare l’attività dei lavoratori subordinati è da sempre una manifestazione ineliminabile della posizione giuridica del datore di lavoro. Nella misura in cui risulta necessario alla corretta esecuzione del contratto, l’assoggettamento del lavoratore al controllo datoriale costituisce una componente essenziale del rapporto di cui all’art. 2094 c.c., contribuendo a definire la nozione stessa di subordinazione. Proprio per questa ragione, una precisa ricognizione dei limiti posti dall’ordinamento ai controlli dell’imprenditore assume fondamentale importanza, onde scongiurare il rischio che la relazione che si instaura nei luoghi di lavoro divenga occasione di condizionamenti della libertà del lavoratore, incompatibili con i principi su cui si fonda una società democratica. Prendendo le mosse da tali considerazioni, l’opera analizza il quadro normativo sul potere di controllo del datore di lavoro, concentrandosi soprattutto sulle regole sancite dallo Statuto dei lavoratori e sulla più recente disciplina di protezione dei dati personali. Nei quattro capitoli lungo i quali si articola, la riflessione viene svolta con sguardo rivolto sia ai tradizionali problemi della materia sia alle nuove sfide sollevate dall’innovazione tecnologica.
The power to control the activity of workers has always been an ineradicable manifestation of the employer’s legal position. To the extent that it is necessary for the correct performance of the contract, the subjection of the worker to the employer control is an essential element of the relationship referred to in Article 2094 of the Italian Civil Code and plays a crucial role in the definition of subordination. For this reason, an accurate recognition of the legal limits on the entrepreneur’s controls is important to avoid the risk that the employment relationship becomes an occasion for conditioning workers’ freedom in a way that is incompatible with the principles of a democratic society. Based on these considerations, the study analyzes the regulatory framework on the employer’s power to control workers, focusing mostly on the rules laid down by Legge no. 300/1970 (Statuto dei lavoratori) and on the recent Personal Data Protection Regulation. The reflection, which is organized around four chapters, is carried out with an eye on both traditional problems related to this topic and new challenges raised by technological innovation.
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ROSSI, NICOLO'. "IL POTERE DI CONTROLLO DEL DATORE DI LAVORO TRA ESIGENZE DELL'IMPRESA E TUTELA DELLA DIGNITA' E DELLA RISERVATEZZA DEI LAVORATORI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/59517.

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Abstract:
Il potere di controllare l’attività dei lavoratori subordinati è da sempre una manifestazione ineliminabile della posizione giuridica del datore di lavoro. Nella misura in cui risulta necessario alla corretta esecuzione del contratto, l’assoggettamento del lavoratore al controllo datoriale costituisce una componente essenziale del rapporto di cui all’art. 2094 c.c., contribuendo a definire la nozione stessa di subordinazione. Proprio per questa ragione, una precisa ricognizione dei limiti posti dall’ordinamento ai controlli dell’imprenditore assume fondamentale importanza, onde scongiurare il rischio che la relazione che si instaura nei luoghi di lavoro divenga occasione di condizionamenti della libertà del lavoratore, incompatibili con i principi su cui si fonda una società democratica. Prendendo le mosse da tali considerazioni, l’opera analizza il quadro normativo sul potere di controllo del datore di lavoro, concentrandosi soprattutto sulle regole sancite dallo Statuto dei lavoratori e sulla più recente disciplina di protezione dei dati personali. Nei quattro capitoli lungo i quali si articola, la riflessione viene svolta con sguardo rivolto sia ai tradizionali problemi della materia sia alle nuove sfide sollevate dall’innovazione tecnologica.
The power to control the activity of workers has always been an ineradicable manifestation of the employer’s legal position. To the extent that it is necessary for the correct performance of the contract, the subjection of the worker to the employer control is an essential element of the relationship referred to in Article 2094 of the Italian Civil Code and plays a crucial role in the definition of subordination. For this reason, an accurate recognition of the legal limits on the entrepreneur’s controls is important to avoid the risk that the employment relationship becomes an occasion for conditioning workers’ freedom in a way that is incompatible with the principles of a democratic society. Based on these considerations, the study analyzes the regulatory framework on the employer’s power to control workers, focusing mostly on the rules laid down by Legge no. 300/1970 (Statuto dei lavoratori) and on the recent Personal Data Protection Regulation. The reflection, which is organized around four chapters, is carried out with an eye on both traditional problems related to this topic and new challenges raised by technological innovation.
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RAVELLI, FABIO. "La tutela pensionistica del lavoro atipico." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/94.

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Abstract:
La ricerca si propone di studiare i principali problemi relativi alla tutela pensionistica del lavoro atipico. La prima parte, di carattere introduttivo, inquadra il problema nei suoi termini generali, approfondendo il rapporto tra flessibilità e protezione sociale del lavoro atipico e indagando, da un punto di vista istituzionalista, le ragioni della crisi del sistema di welfare. Nel secondo capitolo si approfondisce il tema oggetto di studio sotto il profilo delle politiche comunitarie di welfare, con particolare riferimento al coordinamento delle politiche reso possibile dal Metodo aperto di coordinamento (MAC). L'ultima parte della ricerca è dedicata agli strumenti utilizzati nel nostro ordinamento per garantire l'adeguatezza della prestazione pensionistica corrisposta ai lavoratori atipici (ad es. "ricongiunzione", "totalizzazione", etc.). Alcune riflessioni sulle possibili future linee di riforma chiudono il lavoro.
The research aims at studying the main issues concerning the legal protection of the atypical workers in the field of pensions. Chapter 1 aims at providing a general framework by studying the relationship between flexibility and social protection of the atypical workers and investigating, from the institutional point of view, the reasons for the crisis of contemporary welfare state. Chapter 2 deals with EU policies in the field of pensions, with specific regard to potentials of the Open Method of Co-ordination (OMC). The third part deals with the tools provided by the Italian pension system to guarantee the adequacy of pensions paid to atypical workers (e.g. "ricongiunzione", "totalizzazione" and so on). Finally, some remarks on the main proposals put forward by the Government, the social partners and the scholars in order to reform the pension system.
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RAVELLI, FABIO. "La tutela pensionistica del lavoro atipico." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/94.

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Abstract:
La ricerca si propone di studiare i principali problemi relativi alla tutela pensionistica del lavoro atipico. La prima parte, di carattere introduttivo, inquadra il problema nei suoi termini generali, approfondendo il rapporto tra flessibilità e protezione sociale del lavoro atipico e indagando, da un punto di vista istituzionalista, le ragioni della crisi del sistema di welfare. Nel secondo capitolo si approfondisce il tema oggetto di studio sotto il profilo delle politiche comunitarie di welfare, con particolare riferimento al coordinamento delle politiche reso possibile dal Metodo aperto di coordinamento (MAC). L'ultima parte della ricerca è dedicata agli strumenti utilizzati nel nostro ordinamento per garantire l'adeguatezza della prestazione pensionistica corrisposta ai lavoratori atipici (ad es. "ricongiunzione", "totalizzazione", etc.). Alcune riflessioni sulle possibili future linee di riforma chiudono il lavoro.
The research aims at studying the main issues concerning the legal protection of the atypical workers in the field of pensions. Chapter 1 aims at providing a general framework by studying the relationship between flexibility and social protection of the atypical workers and investigating, from the institutional point of view, the reasons for the crisis of contemporary welfare state. Chapter 2 deals with EU policies in the field of pensions, with specific regard to potentials of the Open Method of Co-ordination (OMC). The third part deals with the tools provided by the Italian pension system to guarantee the adequacy of pensions paid to atypical workers (e.g. "ricongiunzione", "totalizzazione" and so on). Finally, some remarks on the main proposals put forward by the Government, the social partners and the scholars in order to reform the pension system.
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GRANATO, MICHELANGELO. "NUOVE FORME DI PATRIMONIALIZZAZIONE DELLE S.R.L. E FUNZIONE DEL CAPITALE SOCIALE NELLE SOCIETA' DI CAPITALI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/11451.

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Abstract:
La tesi affronta il tema del capitale sociale e della sua funzione all’interno del sistema delle società di capitali partendo dalle innovazioni legislative che hanno interessato la disciplina della s.r.l. in Europa. Nel primo capitolo vengono dipanate alcune questioni teoriche e applicative che hanno afflitto la prima esegesi delle nuove forme di patrimonializzazione delle s.r.l. Nel secondo capitolo sono discusse le tesi tradizionali sul capitale sociale e sono esposte le ragioni per cui esse non paiono idonee a risolvere le questioni organizzative e capitalistiche poste dall’istituto. Nel terzo capitolo è esposta la tesi centrale: il capitale sociale esprime un concetto normativo che svolge una funzione di governo societario, volto a risolvere la questione organizzativo-corporativa (rapporti interorganici in materia di scelte finanziarie) e riafferma l’impostazione proprietaria degli ordinamenti continentali. Si illustra una lettura unitaria interna alla classe delle società di capitali e il collegamento con la limitazione di responsabilità. Sono esaminati gli istituti del diritto societario finalizzati ad assicurare garanzia ed efficienza, profili non sempre convergenti. Si sostiene la necessità di una rule, ex ante, ad effetto reale, rispetto ai rimedi basati sugli standard e di carattere obbligatorio, individuando un possibile strumento di composizione degli interessi in gioco nelle nuove tutele.
The dissertation deals with legal capital and its function within the system of the Italian civil code rules for corporations. These rules have been recently amended both in Italy and in other European Countries, in particular with respect to the non-stock company forms (limited liability company, Italian s.r.l.). The first Chapter addresses some theoretical and practical issues raised by the early scholarly works that have analyzed the new financing schemes for the Italian s.r.l. The second Chapter discusses the traditional approaches to legal capital and provides evidence that such approaches prove inadequate to resolve the corporate and capitalistic questions that legal capital poses. The third Chapter draws the key argument of the dissertation: legal capital is a rule that fulfills corporate governance goals. It allocates powers and responsibilities regarding the financial structure of the firm and reaffirms the proprietary, shareholder oriented, European approach. This is a typical feature of all corporations, public stock corporations and private close corporations, and stems from limited liability. Further, the dissertation compares the creditor protection rules against the value maximization principle. A rule-based, ex ante approach appears more desirable and a potentially effective and flexible legal strategy can be found in the new legal reserve.
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GRANATO, MICHELANGELO. "NUOVE FORME DI PATRIMONIALIZZAZIONE DELLE S.R.L. E FUNZIONE DEL CAPITALE SOCIALE NELLE SOCIETA' DI CAPITALI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/11451.

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Abstract:
La tesi affronta il tema del capitale sociale e della sua funzione all’interno del sistema delle società di capitali partendo dalle innovazioni legislative che hanno interessato la disciplina della s.r.l. in Europa. Nel primo capitolo vengono dipanate alcune questioni teoriche e applicative che hanno afflitto la prima esegesi delle nuove forme di patrimonializzazione delle s.r.l. Nel secondo capitolo sono discusse le tesi tradizionali sul capitale sociale e sono esposte le ragioni per cui esse non paiono idonee a risolvere le questioni organizzative e capitalistiche poste dall’istituto. Nel terzo capitolo è esposta la tesi centrale: il capitale sociale esprime un concetto normativo che svolge una funzione di governo societario, volto a risolvere la questione organizzativo-corporativa (rapporti interorganici in materia di scelte finanziarie) e riafferma l’impostazione proprietaria degli ordinamenti continentali. Si illustra una lettura unitaria interna alla classe delle società di capitali e il collegamento con la limitazione di responsabilità. Sono esaminati gli istituti del diritto societario finalizzati ad assicurare garanzia ed efficienza, profili non sempre convergenti. Si sostiene la necessità di una rule, ex ante, ad effetto reale, rispetto ai rimedi basati sugli standard e di carattere obbligatorio, individuando un possibile strumento di composizione degli interessi in gioco nelle nuove tutele.
The dissertation deals with legal capital and its function within the system of the Italian civil code rules for corporations. These rules have been recently amended both in Italy and in other European Countries, in particular with respect to the non-stock company forms (limited liability company, Italian s.r.l.). The first Chapter addresses some theoretical and practical issues raised by the early scholarly works that have analyzed the new financing schemes for the Italian s.r.l. The second Chapter discusses the traditional approaches to legal capital and provides evidence that such approaches prove inadequate to resolve the corporate and capitalistic questions that legal capital poses. The third Chapter draws the key argument of the dissertation: legal capital is a rule that fulfills corporate governance goals. It allocates powers and responsibilities regarding the financial structure of the firm and reaffirms the proprietary, shareholder oriented, European approach. This is a typical feature of all corporations, public stock corporations and private close corporations, and stems from limited liability. Further, the dissertation compares the creditor protection rules against the value maximization principle. A rule-based, ex ante approach appears more desirable and a potentially effective and flexible legal strategy can be found in the new legal reserve.
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Campanile, Luisa-Vittoria. "Convenzione europea dei diritti dell’uomo e violazioni strutturali : come si evolvono i sistemi di protezione dei diritti umani." Thesis, Paris 10, 2015. http://www.theses.fr/2015PA100037/document.

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Abstract:
Après une introduction historique sur l'évolution du système de la CEDH, cette thèse s'intéresse au thème des «violations structurelles» dans la jurisprudence de la Cour européenne des droits de l'homme en raison d'un contexte de crise de la CEDH, essentiellement dûe à une charge de travail excessive. Les violations structurelles ne sont certes pas un phénomène nouveau dans l'histoire de la Convention et dans la jurisprudence internationale des droits de l’homme, en particulier celle de la Cour interaméricaine des droits de l'homme. C'est pourquoi ce thème permet d'aborder plusieurs questions de taille : l'exécution des arrêts de la Cour européenne dans les ordres juridiques internes, l'avenir du système de la CEDH et encore la nature «constitutionnelle» de la Cour européenne des droits de l'homme. L'ensemble de cette recherche met en évidence la tension récente entre «justice individuelle» et «justice collective» à la lumière du débat sur la «constitutionnalisation» du droit européen des droits de l'homme, dont le thème représente ici le fil conducteur
After an historical introduction on the evolution of the ECHR system, this thesis deals with the theme of "structural violations" in the case law of the European Court of Human Rights in the context of the crisis of the ECHR, principally due to an excessive workload. Structural violations are not a new phenomenon in the history of the Convention and in the jurisprudence of international human rights, especially that of the Inter-American Court. The theme is therefore an opportunity to tackle key issues: the European Court's execution of judgements in internal legal orders, the future of the ECHR system, but also the "constitutional" nature of the European Court of Human Rights. All of this highlights the recent tension between "individual justice" and "collective justice" in the debate on the "constitutionalization" of European Human Rights Law, which is here the common thread
Dopo un’introduzione storica sull’evoluzione del sistema CEDU, il lavoro affronta il tema delle « violazioni strutturali » nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, nel quadro della crisi del modello CEDU, dovuta principalmente all’eccessivo carico di lavoro. Si tratta di un fenomeno non nuovo nella storia della Convenzione e nella giurisprudenza internazionale dei diritti umani, specie in quella della Corte interamericana. Il tema rappresenta inoltre lo spunto per affrontare questioni problematiche: il profilo dell’esecuzione delle sentenze della Corte europea negli ordinamenti interni, il futuro dello stesso sistema CEDU e la natura “costituzionale” della Corte EDU. Tutto questo evidenzia anche la recente tensione tra “giustizia individuale” e “giustizia collettiva”, nell’ambito del dibattito sulla “costituzionalizzazione” del diritto europeo dei diritti dell’uomo, fil rouge dell’intera trattazione
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Rizza, Laura Santa. "Il sistema europeo comune di asilo: la protezione internazionale dello straniero in Europa." Doctoral thesis, Università di Catania, 2017. http://hdl.handle.net/10761/4027.

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La tesi di dottorato dal titolo il sistema europeo comune di asilo: la protezione internazionale dello straniero in Europa nasce da un progetto di ricerca avviato alla fine del 2013 e volto a individuare la portata normativa europea in materia di protezione internazionale degli stranieri alla luce delle problematiche emerse nella prassi applicativa e quindi, in parte, connesse all attuale crisi migratoria. L obiettivo iniziale era quello di cogliere le differenze in tema di tutela del diritto di asilo tra due diversi piani ordinamentali: quello internazionale e quello europeo. In questa prima fase, e segnatamente nel I capitolo, il lavoro di ricerca si è incentrato sulla ricostruzione del processo di evoluzione del concetto di asilo nel diritto internazionale. Ne è seguita una disamina delle questioni giuridiche sottese alla costruzione del sistema europeo comune di asilo, il cui obiettivo è sancito nell art. 78 del TFUE, completato dall art. 18 della Carta dei diritti fondamentali dell Unione europea, nonché, bilanciato e arricchito dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell Unione europea e della Corte Edu. Pertanto, i capitoli II e III sono stati dedicati rispettivamente alla nascita e all evoluzione della normativa dell Unione europea in materia e al quadro complessivo della vigente legislazione europea sul tema. La crisi migratoria del 2015, e il suo acuirsi negli anni successivi, hanno consigliato di orientare la tesi verso uno studio più approfondito delle ragioni di disfunzione del sistema europeo comune di asilo al fine di identificare e proporre soluzioni giuridiche nuove e potenzialmente idonee a realizzare di un diritto di asilo europeo informato a criteri più rispettosi dei diritti della persona. A tal proposito nel IV capitolo, dedicato ai principi fondanti il sistema europeo comune di asilo, ci si è soffermati sull opportunità o meno di valorizzare la c.d. clausola di sovranità al fine di salvaguardare la tutela dei richiedenti asilo dal subire trattamenti inumani e degradanti entro la stessa Unione europea nell applicazione dei c.d. trasferimenti Dublino; tale ultima eventualità è stata foriera di quella che si potrebbe definire crisi del principio di fiducia reciproca tra gli Stati membri. In quest ottica, si sono sollevati alcuni rilievi critici al parere n. 2/2013 della Corte di giustizia sull adesione dell Unione europea alla Convenzione europea dei diritti dell uomo. In particolare si sono rilevate le idiosincrasie della Corte di giustizia rispetto alle pronunce della Corte Edu in tema di tutela equivalente dei diritti umani nell Unione europea e applicazione del c.d. sistema Dublino. Di conseguenza, si è ricostruito il quadro giurisprudenziale di riferimento con specifica attenzione alle più rilevanti e recenti pronunce della Corte di giustizia, della Corte Edu e delle giurisdizioni nazionali di Inghilterra, Germania e Italia. Infine, nel V e ultimo capitolo sono state analizzate criticamente le più recenti proposte normative avanzate dalla Commissione europea nel 2016 finalizzate a riformare il c.d. pacchetto asilo. Inoltre, precipua attenzione è stata riservata all Accordo UE - Turchia del 18 marzo 2016 e al c.d. approccio hotspot. Queste due azioni volute dal Consiglio europeo e dalla Commissione europea sono state analizzate quali espressioni di una nuova tendenza europea che si caratterizza per l incapacità di adottare norme giuridiche seguendo le procedure legislative previste dai Trattati istitutivi. In conclusione, la tesi propone l individuazione di un approccio diverso e potenzialmente idoneo a migliorare la condizione di vita dei richiedenti protezione internazionale. La soluzione, in una prospettiva futura e ambiziosa, risiederebbe nel superamento della necessità del requisito della territorialità per proporre domanda di asilo e nell adozione di una normativa europea in materia d ingressi legali dei richiedenti protezione internazionale.
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Brigido, Marcello. "Il Copyright Informatico: tutela dei diritti d'autore nella produzione e sviluppo di software." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Oggetto della tesi è l’analisi delle questioni legate alla tutela del diritto d’autore nell'ambito della creazione di software. L’elaborato è strutturato in 5 capitoli. Nel primo capitolo, partendo da alcuni specifici articoli del testo della legge 633/1941 sul diritto d’autore relativi alla creazione di programmi per elaboratore, viene evidenziata la differenza fra i diritti patrimoniali e quelli morali. Un’ eccezione è costituita da quelle opere che, rientrando nel pubblico dominio, non sono tutelate dalla legge. Nel secondo si analizza l’importanza e le modalità di registrazione dei software presso le istituzioni competenti, e delle relative licenze d’uso, affinché il diritto d’autore possa essere legalmente riconosciuto. In questa parte viene ulteriormente trattata la differenza fra brevetto e diritto d’autore, e a riprova viene citata la sentenza di assoluzione del 2010 dell’azienda World Programming dall’accusa di violazione dei diritti d’autore. Nel terzo invece vengono affrontati vari casi di violazione del Copyright soggetti a tutela giudiziaria in ambito civile e penale. Vengono citati diversi episodi di prevenzione e di contrasto, attuati dai social network e dalle piattaforme online, nei confronti della pirateria informatica, soffermandosi in particolare sulla vicenda del processo al sito The Pirate Bay. Nel quarto l’indagine si focalizza sulla creazione e sullo sviluppo di applicazioni mobile realizzate nell’ambito del lavoro autonomo e di quello dipendente, sottolineandone le implicazioni giuridico-contrattuali sulla base sia di una sentenza relativa al caso di un lavoratore dipendente di un ente pubblico sia della mia diretta esperienza personale. Nell’ultimo capitolo l’attenzione si sposta sui contenuti multimediali presenti a volte sul web senza adeguato Copyright. A tal proposito vengono citati il caso del risarcimento riconosciuto al fotografo haitiano Morel e le mie personali esperienze fatte durante il corso degli studi.
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Venturi, Filippo. "I sistemi di riconoscimento facciale nel precario equilibrio fra rischi e diritti." Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25751/.

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Il riconoscimento facciale è una tecnica di identificazione di una persona tramite l’immagine (fotografica o video) del suo viso, confrontata con un’altra immagine della stessa persona, precedentemente memorizzata e identificata. Il riconoscimento facciale si avvale della biometria e di tecnologie basate su algoritmi complessi e sull’Intelligenza Artificiale (IA). Negli ultimi decenni, grazie alla diffusione della digitalizzazione, è stato possibile raccogliere e incrociare sempre più informazioni (dati e immagini), portando il concetto e l’attività di sorveglianza a livelli inimmaginabili, fino a quando non sono arrivati all’opinione pubblica casi eclatanti, che hanno portato alla luce il livello di sorveglianza digitale praticato dai governi, ma anche da imprese private, rendendo evidente quanto ognuno di noi sia ogni giorno soggetto a una pluralità di sorveglianti. In ambito europeo, soltanto da pochi anni si è cominciato a porre l'attenzione al problema del riconoscimento facciale e alle conseguenze sui diritti delle persone (FRA - European Union Agency for Fundamental Rights, “Facial recognition technology: fundamental rights conside-rations in the context of law enforcement” del 21 novembre 2019). Nella tesi saranno affrontati: i rischi a cui sono sottoposti i diritti delle persone nell’applicazione di questa tecnologia, in rapporto ai potenziali benefici e alla loro legittimità; i vantaggi e i difetti (compresi i bias) dei sistemi di riconoscimento facciale; quali sono gli strumenti a disposizione per produrre normative esaustive e che possano tenere il passo con l’evoluzione intrinseca della tecnologia, anche nel rispetto dei principi che già definiscono il rispetto della privacy e dei dati sensibili.
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MOSQUERA, MARIN VÍCTOR. "Il diritto penale internazionale come sistema di protezione dei diritti delle vittime." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1345783.

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Cap I: Questo capitolo mira a stabilire un punto di partenza per quanto riguarda questa tesi, ricostruendo una definizione ampiamente accettata dalla comunità internazionale su ciò che si deve intendere come concetto di vittime di crimini atroci, concetto sviluppato e perfezionato dal diritto internazionale pubblico, in particolare i contributi a tale concetto proverranno dal diritto internazionale dei diritti umani e dal diritto penale internazionale, inoltre si analizzerà ciascuno degli obiettivi dei modelli di giustizia restaurativa e la di giustizia retributiva per le vittime, dimostrando che esiste un punto di convergenza o di visione eclettica tra i due modelli nel diritto penale internazionale a favore delle vittime di crimini atroci. In questo capitolo si pretende introdurre un concetto simile a quello riconosciuto a livello internazionale come la carta dei diritti umani, in questo caso si introdurrà il concetto di Carta Internazionale dei diritti delle Vittime di crimini atroci, carta fondamentale composta da quattro documenti essenziali e la riunione degli stessi sarà la loro carta dei loro diritti, nel senso di fornire la protezione, difesa e riconoscimento dei loro diritti come Lex specialis, termine utilizzato non per privilegiare l'applicazione di una norma, ma per la costruzione di un corpo legale attraverso l'unione di vari pezzi che contiene disposizioni specifiche e generali, che di per sé non corrispondono ad una posizione cronologica, allo stesso modo, questa Carta delle Vittime si vedrà arricchita dal retaggio di due tradizioni giuridiche del common law e del civile law che hanno inciso nei tribunali internazionali penali e/o dei diritti umani, che rendono effettiva la protezione delle vittime . È allora che si tratterà: In primo luogo, sugli apporti che realizzano i Principi fondamentali di giustizia per le vittime di reati e dell'abuso di potere. In secondo luogo, si approfondirà sui contributi dei principi e delle linee guida sul diritto delle vittime di violazioni manifeste delle norme internazionali dei Cap I diritti umani e di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario a interporre ricorsi e ottenere riparazioni, si farà riferimento agli strumenti e alla giurisprudenza del Sistema Universale Dei Diritti Umani, il Sistema regionale Interamericano Dei Diritti Umani, il Sistema Regionale Europeo Dei Diritti Umani e il Sistema Regionale Africano Dei Diritti Umani. In modo uguale si tratterà di garantire in ogni momento alle vittime il diritto di ottenere un risarcimento per le violazioni verificatesi ai loro diritti internazionalmente riconosciuti o per le violazioni del diritto internazionale umanitario. In terzo luogo, si analizzeranno i contributi apportati dai Principi contro l'impunità, in particolare i principi del diritto di sapere, del diritto alla giustizia e del diritto alla riparazione. Quarto luogo: Si descriveranno le caratteristiche generali del riconoscimento dei diritti delle vittime nel Sistema della Corte Penale Internazionale.
cap II: Questo capitolo analizzerà i principi generali che regolano il processo penale internazionale, in particolare quelli a favore delle vittime e degli imputati coinvolti nel processo. Questi principi saranno definiti e spiegati sulla base della giurisprudenza internazionale dei diritti umani, del diritto penale internazionale e della dottrina internazionale. Di conseguenza, saranno trattati come principi per le vittime; l'accesso alla giustizia che tratta il ricorso effettivo contro i gravi crimini perpetrati, che comprendono: il diritto di accedere a un rimedio adeguato e idoneo, il diritto a un ricorso effettivo e il diritto a un ricorso opportuno. Il principio della quarta istanza a favore delle vittime, in particolare l'esame del diritto penale internazionale sulla cosa giudicata fraudolenta l principio dell'adozione di misure di protezione a favore delle vittime di crimini atroci: il principio delle Norme imperative di diritto internazionale generale, jus cogens ed i principi secondo i quali l'imputato deve essere presente nel processo. Allo stesso modo, per sviluppare il processo e come garanzia per gli indagati e imputati e talvolta della vittima, si svilupperanno i principi di: la presunzione di innocenza; il principio di indipendenza e di imparzialità dei giudici; il principio della parità e della ragionevolezza della durata del procedimento; l'uguaglianza delle parti; la pubblicità del procedimento; accesso obbligatorio all' informazione, la confidenzialità e la riservatezza; la durata ragionevole del procedimento e il principio della doppia istanza.
Cap III: Una volta definiti i diritti delle vittime, Carta Internazionale dei diritti delle Vittime di crimini atroci, questo capitolo mira a descrivere le fasi proprie del processo dinanzi alla Corte Internazionale Penale quale massimo esponente del diritto penale internazionale; per questo, la procedura sarà spiegata in modo dettagliato e illustrativo, facendo riferimento alle norme pertinenti degli Statuti e delle regole di procedimento e prova dell'TPIY, dell'TPIR e della Corte Internazionale Penale CPI, nonché alla prassi giuridica dei tribunali penali ad hoc, così come all'influenza degli strumenti e della giurisprudenza dei Tribunali penali internazionali di diritti umani. Pertanto, descriverà il modo di attivazione della Corte da parte di: Gli Stati, il Consiglio di sicurezza, la Procura della CPI, introducendo la partecipazione delle vittime alla trasmissione di informazioni sui reati atroci alla Procura della CPI; così come sitratterà dell'accesso e capacità di azione delle vittime, il diritto di partecipazione al diritto penale internazionale, in particolare dinanzi alla Corte Internazionale Penale, nonché i diritti riconosciuti dallo Statuto di Roma agli indagati e che si trovano in un processo internazionale penale in confronto con gli strumenti relativi ai diritti umani. Dopo di ciò si procederà ad affrontare le varie fasi del processo avviato dalla Corte Internazionale Penale, vale a dire la fase di apertura dell'inchiesta da parte del Procuratore, il principio di complementarità e il test di ammissibilità, le condizioni per l'avvio delle indagini, Lo svolgimento delle indagini e delle indagini da parte del Procuratore della CPI, comprese: la cooperazione giudiziaria degli Stati, la procedura di arresto in attesa di processo, La presentazione dell'atto d'accusa e delle accuse, la procedura preliminare all'udienza. A sua volta si tratterà tutto ciò che riguarda il Processo, vale a dire la presentazione del caso, le norme sulle prove, la delibera, la determinazione della pena, e la procedura di appello o la revisione del processo. Inoltre, questo capitolo mirerà a definire e descrivere le modalità di partecipazione delle vittime all'intero procedimento dinanzi alla Corte Internazionale Penale. Le Corti Internazionali Penali sono state istituite in diversi contesti per indagare e punire crimini gravi; tuttavia, né il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda, né il Tribunale Penale Internazionale per l'ex Iugoslavia e attualmente il Tribunale Penale Internazionale, non sono dotati di forze di polizia che possa operare liberamente nel territorio degli Stati interessati, motivo per cui gli agenti internazionali sono spesso costretti a intervenire per impedire che gli stessi funzionari siano ostacolati, sia per la loro incapacità che per la loro riluttanza, da certe violazioni. Non essendo dotate di un'autorità di polizia, accade spesso che la loro vera funzione sia relegata dagli Stati e non vi sia più azione. È per questo che la sfida particolare nei confronti degli Stati che esplicitamente o tacitamente sono riluttanti a tali ricerche, è quello di trovare la combinazione tra coercizione legale ed estendere un qualche tipo di azione che permetta un'indagine adeguata. Occorre sottolineare che molti degli sviluppi giurisprudenziali e statutari derivanti dall'esperienza dei tribunali per l'ex Iugoslavia e il Ruanda sono stati inseriti nello Statuto e nelle regole della Corte Internazionale Penale. Nella pratica, tuttavia, esistono differenze importanti che spesso riflettono i diversi contesti di ciascuna situazione. È importante notare che l'innovazione apportata dallo Statuto che è rilevante per le vittime può essere analizzata su tre aspetti specifici: 1. La Protezione, che è stata trattata nel capitolo precedente, 2. La Partecipazione, che sarà trattata nel presente capitolo, e 3. La riparazione o Risarcimento che sarà trattata nel capitolo III. D'altro canto, nonostante il fatto che, in questo secolo, il movimento per i diritti umani abbia significato per molte persone una lotta contro l'impunità, è stato anche espresso in modo contraddittorio, poiché, mentre ha rafforzato la responsabilità penale di coloro che li hanno violati, ha significato anche l'emanazione di molte leggi di amnistia opposte che potrebbero ostacolare tale responsabilità . In relazione alla conclusione del capitolo sui rimedi efficaci, numerose organizzazioni per i diritti umani e autorità giudiziarie sono giunte alla conclusione che gli Stati sono responsabili di indagare, perseguire e punire penalmente le persone che commettono crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio, nell'ambito delle molteplici violazioni dei diritti umani che possono verificarsi. Di conseguenza, il fatto che uno Stato venga meno ai propri doveri implica una violazione del diritto internazionale dei Diritti Umani. Inoltre, questo movimento ha portato come conseguenza l’aumento della lotta contro l'impunità, in quanto la responsabilità è considerata una caratteristica importante nella risoluzione dei conflitti
Cap IV: Questo capitolo svilupperà il diritto internazionalmente riconosciuto al risarcimento e le forme di risarcimento previste dal diritto penale internazionale a favore delle vittime di crimini atroci su base individuale e collettivamente, spiegando a tal fine che per risarcimento si deve intendere la giurisprudenza e i principi elaborati dalla Corte penale internazionale e da altri organismi che hanno affrontato questo concetto. A sua volta si spiegherà il fondo fiduciario a favore delle vittime, modello sussidiario al risarcimento diretto che si decreta contro l'autore di crimini atroci, ma che segna una pietra miliare nel diritto penale internazionale moderno e dimostra con la sua adozione una posizione di Stati di compassione e di solidarietà verso le persone che hanno sofferto sofferenze indicibili. Nel corso di questo capitolo si farà inoltre riferimento alle sentenze della Corte penale internazionale e al modo in cui si sono svolte le varie riparazioni ordinate a favore delle vittime.
Cap V: Dopo aver spiegato come per il diritto internazionale, le vittime possono contare su diritti unici e obblighi a carico degli Stati e dei Tribunali Internacionali dei Deritti Umani e Penali Internacionali, Carte Fondamentali delle Vittime; che esistono principi che guidano i procedimenti nel diritto penale internazionale e che, in particolare ce ne sono di fondamentali per le vittime, le persone indagate e / o accusate e in generale per garantire un processo giusto ed equo; Che il diritto internazionale moderno, attraverso la Corte Penale Internazionale, riflette nelle sue procedure i diritti delle vittime di partecipare al processo e di ricevere un'adeguata riparazione individuale e collettiva, questo è il consolidamento della giurisprudenza delle corti internazionali per i diritti umani a favore delle vittime. A sua volta è spiegato come questa riparazione è stabilita e come le vittime possono accedere al ripristino o alla riparazione dei loro diritti direttamente o attraverso un fondo fiduciario proprio della Corte Penale Internazionale. Il presente capitolo ha lo scopo di riaffermare gli interessi e gli obiettivi comuni dell'Umanità di giustizia contro i perpetratori di crimini atroci, cioè perseguire, giudicare e condannare i responsabili. Vale a dire riaffermare il valore della non impunità di fronte a crimini gravi. Secondo il fatto che amnistie e indulti, perdoni amnesici, etc. possono essere riproposti nel mondo nel quadro della giustizia di transizione non autentica o difettosa. Che cercheranno di sottrarre la persona responsabile dalle conseguenze criminali stabilite a livello internazionale.. Ecco perché è stato discusso nel capitolo II di questa tesi, oltre all'importanza del concetto della Quarta Istanza a favore delle vittime e della cosa giudicata fraudolenta per l'attivazione della giurisdizione della Corte penale internazionale. In questo capitolo si cercherà di trattare l'impegno del l'intera comunità internazionale per la repressione penale dei crimini più gravi di rilevanza internazionale, la messa al bando dell'impunità nel diritto penale internazionale, l'esigenza di una pena privativa della libertà per crimini atroci per il diritto penale internazionale, il principio del diritto alla giustizia per il diritto penale internazionale, i parametri per l'imposizione di pene detentive per il diritto penale internazionale, il divieto di amnistia o indulto per crimini atroci e la giurisprudenza internazionale dei tribunali per i diritti dell'uomo che sancisce la pena detentiva per crimini atroci.
Cap VI: Nell'accordo concluso tra lo Stato della Colombia e il gruppo delle Farc, è stata istituita una giustizia transizionale, che in ogni caso sostituisce la giurisdizione penale della Colombia, le pene previste e le rispettive procedure, denominata “Giurisdizione per la pace e/o Sistema Integrale di Verità, Giustizia, Riparazione e Non Ripetizione, di seguito il SIVJRNR. La presente analisi comparativa sarà effettuata esclusivamente tra le norme internazionali del diritto penale internazionale e del diritto internazionale dei diritti dell'uomo e la giurisprudenza dei loro tribunali trattati nei capitoli precedenti, rispetto all'accordo concluso tra le parti, lo Stato della Colombia e il gruppo delle Farc, denominato: accordo 5, sulle Vittime del Conflitto: “Sistema Integrale di Verità, Giustizia, Riparazione e Non Ripetizione”. Questo perché tale accordo avrà un impatto diretto sulla legislazione nazionale della Colombia per la sua attuazione. Tuttavia, non mi soffermerò sul modo in cui è stato attuato a livello interno. Tale accordo tra il gruppo insurrezionale e lo Stato annunciava che il risarcimento delle vittime è al centro dell'Accordo tra il Governo Nazionale e le FARC-EP. In tal senso, in seno al Tavolo delle Trattative dell'Avana, si è discusso e raggiunto un accordo sul punto 5 dell'Agenda “Vittime” che comprende i seguenti punti: 1. Diritti umani delle vittime e 2. Verità, cercando di dare contenuti che soddisfino le rivendicazioni di coloro che sono stati colpiti dal lungo confronto sulla cui soluzione politica oggi, mediante questi nuovi consensi e importanti misure e accordi di disarmo, si è compiuto un passo fondamentale verso la costruzione di una pace stabile e duratura e la fine di una guerra di più di mezzo secolo che ha dissanguato il paese” Con il presente capitolo e sulla base dei precedenti si intende dimostrare che l'accordo concluso tra le parti non è conforme a quanto stabilito a livello di diritto penale internazionale e di diritto internazionale dei diritti umani.
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SANTOMAURO, GIULIA. "Il “nucleo duro” dell’asilo nella prospettiva costituzionale: dall’accesso al riconoscimento di un diritto fondamentale." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11573/1641054.

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Abstract:
La presente tesi si propone di fare luce sulla forza prescrittiva del diritto fondamentale all’asilo secondo la prospettiva costituzionale. In particolare, il lavoro esplora l’opportunità di individuare il “nucleo duro” di tale diritto, sulla base di una disamina relativa al significato della norma contemplata dalla Costituzione italiana. A questo scopo, viene destinata speciale attenzione alla possibilità di accesso alla procedura di attribuzione dell’asilo e all’effettivo godimento delle garanzie discendenti dal conferimento dell’istituto. In questo percorso, peraltro, ci si sofferma sulla tensione che intercorre tra sovranità territoriale e politiche migratorie, soprattutto a fronte di diverse e crescenti istanze securitarie, e sul conseguente ricorso al canone del bilanciamento costituzionale. Inoltre, l’analisi del piano nazionale è integrata da una più ampia indagine inerente al sistema “multilivello” nella materia de qua. In aggiunta, la ricerca aspira a valutare l’esaustività delle forme di riconoscimento dell’asilo elaborate nell’ambito del quadro giuridico interno, nonché il contributo offerto dalla giurisprudenza sovranazionale, costituzionale e ordinaria circa i limiti che possono essere posti al margine di apprezzamento degli Stati nelle scelte relative all’allontanamento degli stranieri dal territorio nazionale e il conferimento della protezione internazionale. Il rispetto del “contenuto essenziale” del diritto di asilo viene vagliato altresì nell’ambito di due scenari di “alterità”. Il primo è quello derivante dalla posizione geografica dello Stato di destinazione e contempla sia il caso italiano concernente i flussi di stranieri provenienti via mare tramite la rotta del Mediterraneo centrale, sia quello spagnolo con riferimento agli ingressi di migranti in arrivo via terra tramite la rotta dell’Africa occidentale presso le enclavi di Ceuta e Melilla in Marocco. Il secondo, infine, si riferisce alle ripercussioni sul sistema di protezione internazionale determinate da esigenze di sicurezza sanitaria e, più specificatamente, dalla crisi pandemica da Covid-19 in corso.
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CAIANIELLO, LUCA. "Il diritto delle coste." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1196764.

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Abstract:
La presente ricerca mira a fornire spunti utili ai fini di un ripensamento sistemico delle politiche, degli strumenti, nonché dei connessi dispositivi giuridici settoriali, che incidono sulle coste nazionali, nella prospettiva della “Gestione integrata delle zone costiere” (Gizc). Più in particolare, il lavoro è volto a declinare il modello di origine sovranazionale su scala nazionale, offrendo soluzioni de iure condito e de iure condendo, concepite entro i due distinti schemi gestionali – più o meno consolidati – del “governo del territorio” e della “protezione integrale della natura”, idonei a rappresentare i principali paradigmi teorico-giuridici rinvenibili sul piano interno in ordine alla tutela delle coste, nonché, più in generale, alla tutela dell’ambiente.
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CIACCIO, VALENTINA. "Eguaglianza, solidarietà, previdenza: la prospettiva costituzionale." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1582875.

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Abstract:
La presente ricerca muove dalla constatazione che la tutela previdenziale costituisce assai di rado oggetto autonomo ed esclusivo di trattazioni di diritto costituzionale. L’obiettivo, dunque, è anzitutto quello di ricondurre il sistema previdenziale nell’alveo della riflessione costituzionalistica, ricostruendone struttura e funzioni alla luce dei princìpi di solidarietà e di eguaglianza sostanziale. In quest’ottica, la ricerca è articolata in quattro parti. La prima è dedicata all’esame delle vicende della previdenza, in Italia ma non solo, a partire da fine Ottocento sino alla metà del secolo successivo. Da tale analisi emerge che già alle soglie della Costituente l’Italia aveva alle spalle una variegata legislazione in materia di protezione dei lavoratori. L’impostazione di fondo e i princìpi ispiratori di tale legislazione sono però necessariamente destinati a mutare a seguito della costituzionalizzazione del diritto alla previdenza. Dopo l’esame dei lavori preparatori sull’art. 38 Cost., pertanto, vengono ricostruiti - nella seconda parte della ricerca - i rapporti tra previdenza obbligatoria e principio di eguaglianza sostanziale indagando come la previsione, in Costituzione, di un sistema di previdenza obbligatoria – garantita da “organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato” (art. 38, comma 4, Cost.) – si inscriva nel disegno contenuto all’art. 3, comma 2, Cost. e perché costituisca uno dei più significativi strumenti d’attuazione di quest’ultimo. Al contempo, oggetto di specifica indagine sarà la problematica nozione di “mezzi adeguati alle esigenze di vita”. In tale operazione risulta decisivo l’inquadramento nell’intelaiatura costituzionale tracciata dagli artt. 1, 4 e 36 Cost., dal quale discende l’endiadi lavoro/previdenza e la cesura tra quest’ultima e l’assistenza. La terza parte della ricerca è dedicata all’esame delle plurime declinazioni del principio solidaristico in materia previdenziale. Si analizzano, tra gli altri, il principio di solidarietà intergenerazionale, anche alla luce dei sistemi di finanziamento dei trattamenti previdenziali, e il principio di solidarietà endocategoriale nel “microcosmo” della previdenza dei professionisti. Approfondite sono, altresì, le vicende dei contributi c.d. “di solidarietà” sui trattamenti pensionistici elevati. Queste ultime rappresentano occasione di riflessione anche sul tema, più generale, della sostenibilità finanziaria del sistema di previdenza obbligatorio pubblico. Da qui prende le mosse l’ultima parte della ricerca, volta a indagare criticamente sia i fattori di disequilibrio di tale sistema sia le vie sperimentate dal legislatore, dagli anni Novanta in poi, per far fronte a tale situazione. Il rischio, sia sul piano interno che a livello eurounitario, pare essere, però, quello di una torsione individualistica del sistema, che – però – appare di dubbia compatibilità con i princìpi di eguaglianza sostanziale e di solidarietà.
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MONE, EDMONDO. "IL SISTEMA EUROPEO DI PROTEZIONE DEI DIRITTI." Tesi di dottorato, 2017. http://www.fedoa.unina.it/12059/1/Il_sistema_europeo_di_protezione_dei_diritti.pdf.

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Abstract:
Il riconoscimento di diritti ad opera di una pluralità di fonti, prima facie, non dovrebbe che condurre ad un inevitabile ampliamento delle situazioni giuridiche di vantaggio riconosciute ai destinatari e attivabili giudizialmente in caso di illegittima lesione. In realtà, tutta l'analisi condotta porta a ritenere che l’operato congiunto della pluralità di giudici, nell’applicazione della pluralità di Carte, per come attualmente configurato, vada a collocarsi in un quadro di instabilità difficilmente traducibile in un incremento di livello di tutela dei diritti. Ci si interroga, allora,in prospettiva, sulle strade in teoria percorribili per articolare un sistema europeo di protezione dei diritti scevro da (almeno fisiologici) difetti di coordinamento sia sul piano delle fonti sia sul piano dell’applicazione processuale. In altri termini, si tenta di individuare i presupposti necessari per ridurre ad unità la pluralità di fonti e Corti nell’ottica di un unitario ‘ordinamento’ europeo di protezione dei diritti fondamentali. Ciò, naturalmente, non significa sopprimere l’una o l’altra fonte o, parimenti, l’uno o l’altro giudice, bensì valorizzare il potenziale delle prime e i progressi dei secondi nell’ottica di apprestare un sistema di tutela dei diritti efficace ed efficiente. A tal fine, occorrerebbe superare la logica della definizione ‘bilaterale’ dei rapporti ad oggi predominante, se non esclusiva, nelle occasioni di dialogo, più o meno collaborativo, tra le tre Corti che vede a volte la Corte costituzionale scontrarsi con quella di Strasburgo sulla portata del vincolo conformativo delle sue sentenze definitive, altre volte la Corte nazionale instaurare una ‘trattativa’ con la Corte di giustizia sulla compatibilità della normativa eurounitaria con i principi costituzionali insopprimibili, altre volte ancora le due Corte sovranazionali operare distinguo nell’interpretazione di una medesima fonte. Occorrerebbe, in definitiva, che la Costituzione, la Convenzione e la Carta di Nizza, unitamente ai loro giudici ‘naturali’, costituissero un ordinamento giuridico unitario in parte qua, privo, dunque, di contraddizioni e dotato di espedienti atti a ricomporre la pluralità delle fonti e dei giudici ad unità.
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LOMBARDO, GABRIELE. "La responsabilità di proteggere: evoluzione dell’intervento umanitario o una nuova modalità di protezione dei diritti umani?" Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/922219.

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Abstract:
La responsabilità di proteggere fin dal rapporto iniziale della Commissione Internazionale sulla Sovranità degli Stati, istituita dal Canada nel 2001, ha alimentato il dibattito tra gli Stati che sostengono la responsabilità di proteggere e gli Stati in via di sviluppo che ne subiscono l'azione. Inoltre sono stati presi in esame l'intervento della Comunità internazionale in Libia e il non intervento in Siria, evidenziando come l'applicazione della responsabilità di proteggere è condizionata a elementi di geopolitica che ne determinano l'applicazione. Interessante infine le posizione dei paesi del gruppo dei BRICS
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