Academic literature on the topic 'Diritto comunitario-diritto nazionale'

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Journal articles on the topic "Diritto comunitario-diritto nazionale"

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Menis, Claudio. "Les rapports entre le droit communautaire et la nouvelle loi italienne relative à la protection de la concurrence." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 79–92. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344974.

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Abstract:
Abstract La nuova legge italiana sulla concorrenza s’inserisce in un contesto economico e giuridico caratterizzato dall’esistenza del diritto comunitario della concorrenza, che è applicable a tutti i comportamenti delle imprese che producono effetti nella Comunità economica europea.Il diritto comunitario non esclude che gli Stati membri introducano leggi nazionali per la protezione della concorrenza, che anzi possono coesistere legittimamente con il diritto comunitario e anche svolgere un ruolo importante in seno alla Comunità.Pertanto, è utile esaminare quale sia l’incidenza del diritto comunitario della concorrenza sulla legge italiana e, inoltre, quale sia il ruolo che la legge italiana può svolgere per contribuire ad assicurare il buon funzionamento del mercato comune.In primo luogo, è necessario esaminare i rapporti tra gli articoli 85 e 86 del Trattato CEE e i diritti nazionali della concorrenza.Tali articoli si applicano esclusivamente ai comportamenti delle imprese che sono suscettibili d’influenzare gli scambi commerciali tra Stati membri. Essi non hanno quindi il compito di sostituirsi ai diversi diritti nazionali della concorrenza ma, al contrario, lasciano aperta agli Stati membri la possibilità di emanare norme specifiche per il controllo delle imprese i cui comportamenti hanno effetto nei rispettivi territori nazionali.Peraltro, secondo quanto ha stabilito nel 1969 la Corte di Giustizia delle Comunità europee, l’applicazione parallela del diritto comunitario e del diritto nazionale non può essere ammessa che nella misura in cui non pregiudichi l’applicazione uniforme, in tutto il mercato comune, delle norme comunitarie.Tra i diversi casi possibili, quelli in cui le autorità nazionali possono agire sono sia il caso in cui la Commissione abbia ritenuto di vietare gli accordi o le pratiche in discussione, ed in cui un divieto a livello nazionale potrebbe contribuire ad elevare le sanzioni nei riguardi dell’impresa incriminata (pur tenendosi conto del fatto che per motivi di equità le sanzioni cumulate non possono superare un certo livello), sia il caso in cui la Commissione abbia dichiarato che un accordo o una pratica non rientrano nel campo d’applicazione degli articoli 85 o 86; in quest’ultimo caso, secondo la dottrina prevalente, un’attestazione negativa non priverebbe le autorità nazionali del diritto di applicare la loro legislazione sulla concorrenza. Un caso analogo è quello in cui la Corte, con una speciale lettera amministrativa (lettre de classement), abbia espresso l’opinione di non dover intervenire in applicazione dell’art. 85, e nel quale le autorità nazionali possono applicare le loro norme più ristrette.Per quanto riguarda, poi, il regolamento comunitario attinente alle concentrazioni nei suoi rapporti con i diritti nazionali di concorrenza, esso non determina il suo campo di applicazione sulla base dell’influenza esercitata sugli scambi tra Stati membri, ma in funzione del criterio della dimensione comunitaria dell’operazione di concentrazione. In questo caso, contrariamente a quanto accade per l’applicazione degli articoli 85 ed 86 del Trattato CEE, viene escluso qualsiasi intervento dei sistemi nazionali nei riguardi delle concentrazioni di dimensione comunitaria (con due eccezioni: quando la concentrazione rischia di determinare una «posizione dominante” all’interno di uno Stato membro e quando uno Stato membro intenda assicurare la protezione di interessi legittimi che non sono tutelati dal regolamento comunitario).Gli Stati membri possono, invece, applicare la loro legislazione alle concentrazioni che non abbiano dimensione comunitaria.Tutto quanto precede riguarda i rapporti tra normative CEE e diritti nazionali degli Stati membri. Vediamo adesso la posizione della legge italiana con riguardo al diritto comunitario della concorrenza.A questo riguardo, vi sono alcune difficoltà interpretative. Infatti, secondo il primo comma dell’art. l della legge, quest’ultima si applicherebbe alle intese, agli abusi di posizione dominante ed alle concentrazioni d’imprese che non ricadono nell’ambito di applicazione delle norme comunitarie. Pertanto, l’Autorità italiana, dopo aver constatato che un caso sottopostole non rientra nell’ambito di applicazione della legge, ne informa la Commissione delle Comunità europee, trasmettendole tutte le informazioni in suo possesso.Se ci si attenesse, quindi, ai due primi’ paragrafi, si potrebbe ritenere che la legge italiana non possa mai essere applicata a casi che rientrano nella competenza del diritto comunitario della concorrenza; tale limitazione del diritto italiano della concorrenza, come si è visto, non è richiesta dal diritto comunitario (salvo per le concentrazioni di dimensione comunitaria).Il terzo paragrafo dell’art. 1, tuttavia, sembra introdurre un’eccezione a questa limitazione, affermando che, per quanto riguarda i casi per i quali la Commissione delle Comunità europee ha gia iniziato una procedura, l’Autorità italiana deve sospendere l’istruttoria, «salvo per gli eventuali aspetti di esclusiva rilevanza nazionale».Due interpretazioni sono possibili: che gli «aspetti di esclusiva rilevanza nazionale” si riferiscano soltanto a comportamenti che non sono suscettibili d’influenzare gli scambi tra Stati, oppure che si riferiscano anche a comportamenti che possono influenzare tali scambi e, di conseguenza, la legge italiana potrebbe applicarsi anche a comportamenti che rientrano nel diritto comunitario della concorrenza. In quest’ultimo caso potrebbe esservi un’applicazione parallela dei due ordinamenti della concorrenza, sempre con il rispetto del primato del diritto comunitario (salvo che per le concentrazioni di dimensione nazionale).Sara compito dell’Autorità scegliere tra queste due possibili interpretazioni.
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Alpa, Guido. "I rimedi di diritto privato nella normativa di derivazione comunitaria." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 2 (December 2010): 227–44. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-002002.

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Abstract:
L'applicazione del principio di effettivitŕ combinato con il principio di sussidiarietŕ e con il principio della prioritaria competenza del legislatore nazionale e del preventivo ricorso ai rimedi previsti dal sistema processuale nazionale rispetto alla competenza del legislatore comunitario e alla operativitŕ dei rimedi previsti in ambito comunitario per la violazione di normative comunitarie, modella la disciplina dei rimedi previsti dall'ordinamento interno: si tratta sia di rimedi concernenti la violazione di normativa comunitaria, sui quali si č raccolta vasta letteratura, sia di rimedi concernenti i rapporti di diritto privato disciplinati dall'ordinamento comunitario nelle materie di propria competenza. In queste pagine mi occuperň di questo secondo aspetto. Comunque, in ciascuno dei due settori la disciplina dei rimedi e la loro applicazione da parte del giudice č affidata al diritto interno, sempre che esso provveda a tutelare gli interessi protetti in modo adeguato; altrimenti sovviene l'ordinamento comunitario. In questo senso il ricorso ai rimedi comunitari č solo residuale.
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Lo Faro, Antonio. "Responsabilitŕ e sanzioni per sciopero illegittimo: cambia qualcosa in Italia dopo Laval?" GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 131 (August 2011): 419–32. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-131005.

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Abstract:
Il saggio prende lo spunto dalla decisione assunta dalla Corte del lavoro svedese nel seguito nazionale diper interrogarsi sugli effetti che la giurisprudenza comunitaria potrebbe determinare sulla disciplina italiana dei rimedi disponibili in caso di sciopero illegittimo. Dopo aver evidenziato che la disciplina nazionale in materia č essenzialmente rivolta a regolamentare lo sciopero effettuato nell'ambito dei servizi pubblici essenziali, si sostiene che la peculiare natura dei rimedi previsti in caso di illegittimitŕ dei suddetti scioperi, ne impedisce l'applicabilitŕ alla ipotesi dello sciopero comunitariamente illecito. Il saggio si sofferma quindi sulla residualitŕ tradizionalmente propria del rimedio risarcitorio nell'ordinamento nazionale, cercando di individuarne le ragioni, per passare poi ad indicare il rimedio in grado di garantire in ambito nazionale il principio di effettivitŕ del diritto comunitario: ovvero, il provvedimento cautelare a carattere inibitorio. L'A. auspica, in conclusione, un mutamento della giurisprudenza comunitaria in materia, anche alla luce degli orientamenti manifestati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
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Germanò, Alberto. "Il cibo nel diritto internazionale del mercato dei prodotti agricoli: disciplina e controversie." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 1 (December 2010): 85–113. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-001008.

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Abstract:
L'Autore, dopo aver illustrato il significato dei termini food security e food safety, analizza il mercato internazionale dei prodotti alimentari, con particolare attenzione alle regole tecniche e alle regole sanitarie e fitosanitarie e, quindi, all'Accordo Tbt e Sps, nonché al criterio di equivalenza, quale strumento per la tutela della diversità e nel contempo di conferma della sovranità degli Stati. L'Autore esamina, inoltre, alcune delle più significative controversie internazionali relative agli alimenti (la c.d. guerra delle banane e le controversie relative alla carne agli ormoni), l'Accordo Tbt e le regole tecniche a tutela dell'ambiente, nonché l'Accordo Trips e il rapporto tra indicazioni geografiche e marchi geografici di prodotti alimentari. Infine, viene affrontato il problema dei cambiamenti nell'allocazione della terra e nelle pratiche agricole utilizzate: per ottenere la riduzione delle emissioni climalteranti si sta alterando l'uso razionale della terra, agendo in modo scorretto sui "conflitti" tra le produzioni a fini mercantili e le produzioni a fini alimentari. In conclusione l'A. evidenzia la necessità , per i cultori del diritto dell'agricoltura, di uscire dagli angusti confini del diritto domestico e di affrontare, passando per il diritto comunitario, i problemi che il diritto internazionale prospetta, con conseguenti ricadute sulla comprensione ed interpretazione del diritto nazionale.
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Korzycka-Iwanow, Malgorzata, and Pawell Wojciechowski. "Le strutture della sicurezza alimentare in Polonia." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 3 (March 2010): 151–90. http://dx.doi.org/10.3280/aim2008-003007.

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Abstract:
Il presente articolo affronta il tema delle strutture della sicurezza alimentare in Polonia. Nella prima parte viene presentata la disciplina comunitaria quale fattore determinante le predette strutture. La seconda parte tratta questioni più generali, quali le strutture della pubblica amministrazione e il sistema delle fonti di diritto in Polonia, per passare poi ad argomenti più puntuali concernenti le strutture della sicurezza alimentare e la relazione tra la normativa nazionale e la normativa comunitaria in materia. Nella terza ed ultima parte, vengono esaminati in modo dettagliato gli organi costituenti le strutture della sicurezza alimentare in Polonia, iniziando dai ministri per passare poi all'analisi della composizione, dei compiti e delle competenze degli organi centrali dell'amministrazione governativa e degli organi territoriali dell'amministrazione unita e non unita competenti in materia di sicurezza alimentare. In conclusione l'Autrice constata che l'attuale struttura degli organi che hanno compiti relativi alla sicurezza alimentare in Polonia è complessa, poiché si è formata in diversi periodi ed è basata su diversi criteri. Nel processo di adattamento del diritto polacco alle esigenze comunitarie, le nuove competenze e compiti risultanti dalle norme del diritto comunitario sono stati attribuiti, per ragioni di urgenza, agli organi esistenti incaricati già di compiti e competenze in altre materie. Per cui l'Autrice sostiene che è auspicabile effettuare una riforma delle strutture della sicurezza alimentare in Polonia.
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Poncibó, Cristina. "Book Review: Antitrust between EC Law and National Law / Antitrust fra diritto nazionale e diritto comunitario, edited by Enrico Adriano Raffaelli. (Brussels: Bruylant, 2005)." Common Market Law Review 43, Issue 4 (August 1, 2006): 1208–9. http://dx.doi.org/10.54648/cola2006066.

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"Diritto italiano. Diritti civili." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 3 (December 2011): 126–38. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-003010.

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Abstract:
1. Corte costituzionale sentenza 20/25.7.2011 n. 245 - matrimonio del cittadino straniero - obbligo di presentare all'ufficiale dello stato civile documento attestante la regolaritŕ del soggiorno nel territorio italiano - incostituzionalitŕ 2. Corte di cassazione 1.9.2011 n. 17966 - cittadino marocchino - pensione di inabilitŕ - requisito del possesso del permesso di soggiorno - sufficienza - norma interna incompatibile con diritto comunitario - dovere del giudice nazionale di disapplicarla - fattispecie.RASSEGNA DI GIURISPRUDENZA 3. Corte di cassazione S.U. 18.1/30.3.2011 n. 7186 - azione civile contro la discriminazione - natura di diritto soggettivo assoluto della posizione protetta - giurisdizione ordinaria 4. Tribunale di Vicenza 11.2.2010 n. 297 - divorzio pronunciato in Italia fra cittadino e straniera dopo che i coniugi avevano sottoscritto in Cina accordo amministrativo per scioglimento - ammissibilitŕ.
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"Diritto comunitario ed europeo. Giurisprudenza." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 4 (February 2011): 100–116. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-004008.

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Abstract:
Rassegna giurisprudenza (periodo aprile/novembre 2010) 1. Corte di giustizia dell'Unione europea 9.11.2010, caso Germania c. B e Germania c. D, cause riunite C-57/09 e C- 101/09 - norme minime sulle condizioni per il riconoscimento dello status di rifugiato o di beneficiario della protezione sussidiaria - esclusione dallo status di rifugiato - nozione di "reato grave di diritto comune" - nozione di "atti contrari alle finalitŕ e ai principi delle Nazioni Unite" - appartenenza ad un'organizzazione coinvolta in atti di terrorismo - responsabilitŕ individuale per una parte degli atti commessi da tale organizzazione - diritto d'asilo in forza del diritto costituzionale nazionale.
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"Diritto italiano. Espulsioni." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 3 (December 2011): 139–52. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-003011.

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Abstract:
1. Corte di cassazione 5.5.2011 n. 9967 - espulsione - pendenza procedimento rinnovo carta soggiorno - annullamento 2. Corte di cassazione 8.9.2011 n. 18481 - espulsione per violazione ordine allontanamento - contrasto normativa nazionale con direttiva europea cd. rimpatri - immediata applicazione direttiva - disapplicazione normativa nazionale - annullamento 3. Corte di cassazione 8.9.2011 n. 18493 - opposizione tardiva - rigetto richiesta protezione internazionale - comunicazione in lingua conosciuta - violazione - nullitŕ - valutazione giurisdizionale tempestivitŕ impugnazione - difetto motivazione - cassazione con rinvio 4. Giudice di pace di Agrigento 8.7.2011 - respingimento differito - giurisdizione ordinaria - termine adozione rispetto rintraccio/inizio trattenimento in CIE - mancata previsione normativa - necessitŕ ricostruzione sistematica secondo ragionevolezza - violazione - annullamento 5. Tribunale di Bologna 15.10.2011 - trattenimento in CIE - presupposto allontanamento immediato per violazione divieto reingresso - necessitŕ accertamento violazione divieto con condanna penale - mancanza - illegittimitŕ atto presupposto - diniego convalida.RASSEGNA DI GIURISPRUDENZA 6. Tribunale di Novara 28.9.2011 - accompagnamento coattivo alla frontiera - cittadino comunitario - richiesta convalida - motivi imperativi pubblica sicurezza - appartenenza a categorie persone pericolose - precedenti penali - recente scarcerazione - assenza attualitŕ pericolositŕ sociale - diniego convalida.
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"Diritto italiano; Espulsioni." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 2 (June 2009): 182–97. http://dx.doi.org/10.3280/diri2009-002015.

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Abstract:
Espulsioni1. Corte di cassazione 10.10.2008 n. 24906 - status rifugiato - rigetto - espulsione - divieto per rischio di persecuzione per ragioni di sesso - avvenuta infibulazione - esposizione a situazione ulteriore di sudditanza femminile nel paese d'origine - assenza della necessaria personalitŕ della ragione persecutoria - decisione di rigetto della impugnazione - legittimitŕ2. Giudice di pace di Vicenza 8.6.2008 - intimazione a lasciare il territorio nazionale entro 5 giorni - impugnazione - obbligo di autonoma motivazione circa l'impossibilitŕ di trattenimento in CPT - violazione - annullamento3. Giudice di pace di Agrigento 26.9.2008 - respingimento - impugnazione - giurisdizione dell'A.G.O. - pregressa presentazione di domanda di asilo - difetto di prova - rigetto4. Tribunale di Bologna 30.9.2008 - espulsione - sottoscrizione viceprefetto aggiunto - necessitŕ di delega - difetto di prova - incompetenza e annullamento5. Tribunale di Milano 1.10.2008 - allontanamento di cittadino comunitario - pubblica sicurezza - motivazione - precedenti penali - mancanza di prova - annullamento6. Tribunale di Roma 9.3.2009 - allontanamento di cittadino comunitario - imperativi motivi di pubblica sicurezza - precedenti penali e giudiziari - assenza di effettiva ed attuale pericolositŕ sociale - intervenuto radicamento sociofamiliare- annullamento7. Tribunale di Agrigento 26.3.2009 - respingimento - richie- » 1946 sta provvedimento cautelare - ingresso - interesse legittimo- difetto di giurisdizione8. Tribunale amministrativo regionale Sicilia 7.4.2009 n. 668 - respingimento - ricorso per annullamento al Tar - difetto di giurisdizione
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Dissertations / Theses on the topic "Diritto comunitario-diritto nazionale"

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GIORDANO, ROSARIA. "La tutela cautelare tra giudice comunitario e giudice nazionale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/972.

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Abstract:
L’eccessiva durata dei processi civili in molti ordinamenti processuali ha accentuato l’importanza della tutela cautelare quale componente essenziale di una tutela giurisdizionale effettiva. L’esigenza, in tale prospettiva, di una tutela cautelare autonoma da quella di merito ha influito sull’evoluzione della disciplina positiva in materia in alcuni sistemi giuridici verso il modello del référé francese ed è stata affermata anche e sopratutto da numerose decisioni della Corte di Giustizia comunitaria. Il procedimento cautelare così come disciplinato nel sistema delle azioni dirette dinanzi ai giudici comunitari presenta, tuttavia, alcune significative lacune, sovente ancora maggiori rispetto a quelle ancora esistenti in alcuni ordinamenti nazionali. La strumentalità della tutela cautelare, infatti, da un lato, è intesa in senso rigidamente strutturale e, da un altro, il giudice della cautela è munito di scarsi poteri a fronte dell’attività discrezionale delle istituzioni comunitarie lesiva dei diritti del cittadino europeo. Tali lacune appaiono, d’altra parte, tanto più gravi in ragione delle condizioni restrittive alle quali è subordinato, in generale, il diritto di accesso al giudice nel processo comunitario. Sorge, pertanto, un interrogativo: per la Corte di Giustizia del Lussemburgo l’effettività della tutela giurisdizionale è un valore da perseguire per meglio tutelare i diritti dei singoli o non costituisce, piuttosto, soltanto uno degli strumenti che la Corte utilizza per meglio ammonire gli Stati membri al rispetto degli obblighi derivanti dalla partecipazione alla Comunità europea? Il dubbio ora palesato è determinato anche dall’esame della giurisprudenza comunitaria in tema di tutela cautelare che i giudici nazionali possono concedere tutte le volte che venga in rilievo il diritto comunitario. Possono, infatti, verificarsi due situazioni pressoché speculari. In particolare, nell’ipotesi in cui il giudice interno è chiamato a concedere tutela cautelare per via di disapplicazione delle norme nazionali a favore di quelle comunitarie, la Corte di Giustizia si è limitata a sottolineare il dovere dei giudici di concedere tale tutela ove ricorrano le medesime condizioni alle quali nel diritto interno è possibile ottenere un provvedimento cautelare. Di contro, nell’ipotesi in cui i singoli domandino tutela cautelare al giudice nazionale a fronte di un atto comunitario che appare illegittimo, le condizioni cui la stessa Corte di Giustizia ha subordinato il diritto di ottenere tale tutela sono talmente restrittive da rendere in pratica impossibile che lo stesso si realizzi.
The importance of interim relief is increased in last years as a result of civil proceedings excessive duration. Consequently, in many national systems there’s been an evolution in the direction of the autonomy of interim measures respect of final judgments. Also the EC Court of Justice has held the important role of the autonomy of interim relief for an effective judicial protection in the European Union. Although these judgments, the award of interim measures in proceedings before Community Courts is often more difficult than before national Courts. For example, it’s impossible to obtain interim measures ante causam because, under article 83 of the Rules of Procedure of the Court of Justice, an application to suspend the operation of any measure adopted by an institution shall be admissible only if the applicant is challenging the measure in proceedings before the Court. So in the community system interim measures are strictly ancillary to final judgment on the merit of claim. For these reasons we can ask ourselves if the real function of autonomy of interim relief in the Community Courts Case-Law is safeguard supremacy of community law rather than interests of private plaintiffs. Our doubt depends also on the EC Court of Justice Case-Law when, before national Courts, is relevant community law to decide an application for interim relief. There are, in fact, two different situations. In a first case national Courts could be faced with the question as to whether they are entitled to suspend a national legislation contrary to EC law. Since Factortame Case EC Court of Justice held that national judges must, pending a preliminary ruling procedure, set aside the national rule that is the sole obstacle which precludes the award of interim relief. In a second case national Courts could be faced with the question as to whether they are entitled to suspend a Community act pending a preliminary ruling on the validity of that act. Since Zuckerfabrik Case EC Court of Justice recognized the power of national judge to suspend in this situation a community act, but merely under conditions strictly defined in order to safeguard, as usual, supremacy and direct applicability of Community Law.
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Tullio, Paolo. "Fusioni transfrontaliere tra armonizzazione e concorrenza regolamentare in Europa." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2008. http://hdl.handle.net/11385/200778.

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Abstract:
Le fusioni transfrontaliere nel mercato unico europeo e gli ostacoli alla loro realizzazione. Libertà di stabilimento e mobilità delle imprese nell'Unione Europea. Dal caso Daily Mail al caso Inspire Art. Fusioni transfrontaliere e libertà di stabilimento. Il caso Sevic. Fusioni transfrontaliere e problemi internazionalprivatistici. La decima direttiva societaria relativa alle fusioni transfrontaliere delle società di capitali (Direttiva 2005/56/CE). Fusioni transfrontaliere, armonizzazione e concorrenza fra ordinamenti.
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Meleo, Linda. "Regolazione ambientale e competitività: costi e benefici del sistema europeo dei permessi di emissione tra teoria economica e realtà dei fatti." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2008. http://hdl.handle.net/11385/200763.

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Abstract:
I legami tra regolazione ambientale e competitività. La scelta degli strumenti di politica ambientale. Analisi della normativa ambientale europea e nazionale in tema di permessi di emissione. I costi ed i benefici del sistema europeo dei permessi di emissione. Gli impatti sulla posizione competitiva: industria della carta europea ed italiana a confronto. Cenni di "policy".
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Negrelli, A. "La stabilità degli atti nazionali nel diritto comunitario (provvedimento, contratto, sentenza)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/152696.

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Abstract:
The topic of this work is based on comparison of the stability and resistance opposed by national acts, enacted by a judge (sentence) or the Public Administration (act or contract), that are now conclusive because no one has brought the Court before, for challenging their unlawful. the answer to the question initially posed shows the opposite graduation among the measures compared, in the national and European Court of Justice view.
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5

STIZZA, Paolo. "La disciplina fiscale delle perdite in ambito nazionale, internazionale e comunitario." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2010. http://hdl.handle.net/10446/894.

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Fiorentini, Elena. "Gli affidamenti c.d. in house nell'ordinamento comunitario e nazionale con particolare riferimento al settore dei trasporti pubblici." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5103/1/Fiorentini_Elena_tesi.pdf.

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Abstract:
Il presente progetto di ricerca analizza quella particolare forma di affidamento diretto dei servizi pubblici denominata in house providing e si articola in tre sezioni. Nella prima sezione viene analizzata la disciplina dei servizi pubblici locali nell’ordinamento italiano mediante un excursus normativo dai primi del 900 ad oggi; la seconda sezione è dedicata alla disciplina dell’affidamento dei servizi pubblici locali di trasporto; la terza sezione, infine, descrive l’in house providing e l’elaborazione pretoria di tale istituto operata dalla giurisprudenza comunitaria. Come noto, la pubblica amministrazione può soddisfare le sue esigenze secondo due diverse modalità: ricorrendo al libero mercato come qualsiasi altro operatore economico oppure auto-producendo i beni e i servizi di cui necessita. Infatti, nonostante il diritto comunitario imponga il rispetto del principio di tutela della concorrenza, lascia impregiudicato il potere di auto-organizzazione in capo alle pubbliche amministrazioni negli Stati membri, le quali potranno scegliere di agire “in economia” o di ricorrere alle prestazioni di operatori terzi. Con la locuzione di derivazione comunitaria in house providing si definisce quel modello organizzativo mediante il quale le pubbliche amministrazioni realizzano le attività di loro competenza attraverso i propri organismi, cioè senza ricorrere al libero mercato per procurarsi i lavori, i servizi e le forniture ad esse occorrenti o per erogare alla collettività prestazioni di pubblico servizio, in deroga ai principi comunitari sulla tutela della concorrenza stabiliti nel Trattato istitutivo della Comunità Europea, che invece imporrebbero lo svolgimento di gare ad evidenza pubblica per l'affidamento di tali servizi. Tuttavia, come chiarito dalla giurisprudenza comunitaria e nazionale, affinché la procedura di gara non sia necessaria, occorre che tra l’amministrazione e il prestatore ci sia sostanziale identità, nonostante le distinte personalità giuridiche, in modo tale da configurare il contratto tra le stesse intercorso come un atto di organizzazione interna.
This paper analyzes the particular form of direct award of public services called in house providing and is divided into three sections. The first section contains the analysis of the regulation of public services in Italian law through an excursus since the beginning of the nineties; the second section is dedicated to the italian regulation of public transport services; the third section describes in house providing and its evolution in the case law of European Court of Justice. As known, public administrations can require works, goods and services in two different ways: they can externalize some activity, production or other tasks; otherwise they can build the works or provide the goods and the services needed with its own means according to the freedom of organization granted by the Treaties. The notion of in-house providing is therefore an element in the demarcation of the province of application of public procurement law. In given situations, procuring entities, while not strictly speaking producing themselves the works, goods and services they need, have recourse to entities which cannot be said to be completely district from than the procuring entities themselves. In these cases procuring entities are procuring from the market what they need but public procurement rules do not apply.
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Fiorentini, Elena. "Gli affidamenti c.d. in house nell'ordinamento comunitario e nazionale con particolare riferimento al settore dei trasporti pubblici." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5103/.

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Abstract:
Il presente progetto di ricerca analizza quella particolare forma di affidamento diretto dei servizi pubblici denominata in house providing e si articola in tre sezioni. Nella prima sezione viene analizzata la disciplina dei servizi pubblici locali nell’ordinamento italiano mediante un excursus normativo dai primi del 900 ad oggi; la seconda sezione è dedicata alla disciplina dell’affidamento dei servizi pubblici locali di trasporto; la terza sezione, infine, descrive l’in house providing e l’elaborazione pretoria di tale istituto operata dalla giurisprudenza comunitaria. Come noto, la pubblica amministrazione può soddisfare le sue esigenze secondo due diverse modalità: ricorrendo al libero mercato come qualsiasi altro operatore economico oppure auto-producendo i beni e i servizi di cui necessita. Infatti, nonostante il diritto comunitario imponga il rispetto del principio di tutela della concorrenza, lascia impregiudicato il potere di auto-organizzazione in capo alle pubbliche amministrazioni negli Stati membri, le quali potranno scegliere di agire “in economia” o di ricorrere alle prestazioni di operatori terzi. Con la locuzione di derivazione comunitaria in house providing si definisce quel modello organizzativo mediante il quale le pubbliche amministrazioni realizzano le attività di loro competenza attraverso i propri organismi, cioè senza ricorrere al libero mercato per procurarsi i lavori, i servizi e le forniture ad esse occorrenti o per erogare alla collettività prestazioni di pubblico servizio, in deroga ai principi comunitari sulla tutela della concorrenza stabiliti nel Trattato istitutivo della Comunità Europea, che invece imporrebbero lo svolgimento di gare ad evidenza pubblica per l'affidamento di tali servizi. Tuttavia, come chiarito dalla giurisprudenza comunitaria e nazionale, affinché la procedura di gara non sia necessaria, occorre che tra l’amministrazione e il prestatore ci sia sostanziale identità, nonostante le distinte personalità giuridiche, in modo tale da configurare il contratto tra le stesse intercorso come un atto di organizzazione interna.
This paper analyzes the particular form of direct award of public services called in house providing and is divided into three sections. The first section contains the analysis of the regulation of public services in Italian law through an excursus since the beginning of the nineties; the second section is dedicated to the italian regulation of public transport services; the third section describes in house providing and its evolution in the case law of European Court of Justice. As known, public administrations can require works, goods and services in two different ways: they can externalize some activity, production or other tasks; otherwise they can build the works or provide the goods and the services needed with its own means according to the freedom of organization granted by the Treaties. The notion of in-house providing is therefore an element in the demarcation of the province of application of public procurement law. In given situations, procuring entities, while not strictly speaking producing themselves the works, goods and services they need, have recourse to entities which cannot be said to be completely district from than the procuring entities themselves. In these cases procuring entities are procuring from the market what they need but public procurement rules do not apply.
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SANDULLI, IRENE. "La responsabilità dello Stato-Amministrazione per violazione del diritto comunitario, fra istanze di certezza giuridica e tutela del principio dell'affidamento." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1032.

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Abstract:
Il presente lavoro muove dallo studio del complessivo sistema di responsabilità degli Stati membri per violazione del diritto comunitario, così come delineato negli anni dalla Corte di Giustizia, per poi concentrarsi sulla peculiare responsabilità derivante allo Stato da un’azione amministrativa contraria al dettato delle norme comunitarie. L’analisi di tale, possibile forma di invalidità degli atti statali, viene raffrontata alle esigenze del “primato” del diritto comunitario. In particolare, essendo demandato alle giurisdizioni nazionali il compito di dare “adeguata” ed equivalente” tutela alle posizioni soggettive attribuite ai singoli da disposizioni di diritto comunitario, un elemento chiave del percorso affrontato attiene alla compatibilità delle possibili forme di invalidità che si prestano in Italia a classificare il vizio di invalidità comunitaria degli atti amministrativi, e del correlato sistema di tutela. Dopo una rassegna delle soluzioni ipotizzate da dottrina e giurisprudenza, si evidenzia come un’evoluzione sistematica della normativa interna e la stessa giurisprudenza della Corte di Giustizia incoraggiano un inquadramento del vizio di “anticomunitarierà” dei provvedimenti dell’Autorità amministrativa nella categoria ordinaria dell’illegittimità -annullabilità, con ogni implicazione a livello processuale. Da una simile coerenza del sistema di patologia dell’atto amministrativo nazionale anticomunitario con le tradizioni processualistiche di diritto interno emerge la necessità di non snaturare il processo amministrativo italiano, inoltre appare confermato il carattere ibrido della responsabilità per violazione del diritto comunitario: questa affonda pienamente i suoi presupposti nel diritto sovranazionale, ma poi si attua in concreto nelle singole giurisdizioni nazionali, e nella piena osservanza di norme di diritto interno. Questo radicamento dei meccanismi di tutela nei sistemi giuridici di diritto interno appare premiante, sia perché di agevole utilizzo, sia perché in linea con la visione monistica del sistema comunitario, la più efficace per un reale processo di integrazione fra la Comunità ed i suoi Stati membri. Tali esigenze di pragmatismo appaiono rispettate anche dal modello aquiliano ex art. 2043 c.c., nota clausola generale e atipica del sistema italiano di responsabilità civile, che fra le categorie cui è ascrivibile la responsabilità della pubblica amministrazione nello stesso diritto interno, appare la più idonea ad accogliere anche le violazioni del diritto comunitario. Con riferimento alle esigenze di certezza del diritto e di tutela del legittimo affidamento delle posizioni soggettive, si analizza infine la posizione della Corte di Giustizia, la quale normalmente non chiede di soprassedere ai meccanismi processuali ed alle regole di decadenza del diritto interno, pur di sanare un contrasto con le fonti comunitarie, sempre che si garantisca in concreto la tutela delle posizioni soggettive di matrice comunitaria e non si leda l’affidamento incolpevole dei privati.
The essay analyses the overall system of Community member States liability for breach of European law provisions, according to the guide-lines of Court of Justice, in order to focus on the responsibility deriving from a national administrative action conflicting with European Community law. This “special” invalidity has to compare, anyway, with European Law supremacy needs. As national jurisdictions are requested to give rights founded on European Community law an effective and proper protection, it is important in this view to check the compatibility of Italian national remedies and select the “class” which better suits the flaw of administrative, national acts contrary to European law. After considering doctrinal and cases different solutions on the topics, the development of national administrative law and the decisions of Court of Justice itself suggest to classify in Italy this flaw of administrative Authorities under the ordinary rules and regulations of the “annulment”, with any related procedural consequence. The strong consistency of anti-community law national actions with legal and trial systems of national law shows two faces: from one hand, it both allows not to violate the features of Italian administrative law, and confirms the “cross-breeding” of national liability for breach of European Law. Actually, the roots of this “special responsibility systems” belong to European Community law, whereas the practical means of citizens ’ rights protection depend on the national, traditional rules and regulations. Framing the State liability in its jurisdictions and procedural systems seems to be rewarding, in a long-term perspective, as it is simple to use, granting European law effectiveness, and fully lines up to the monistic theory on European law, which better boosts the integration process between Community and its member States. The quests for effectiveness and pragmatism are also respected by accepting the pattern of “extracontractual” liability system based on article 2043 of Italian civil code (a-typical and open clause in Italian system of responsibility for breach of law, suitable for administrative national acts conflicting with national rules), which properly also fits infringements of European Community law. In regard to safety of law certainty and individual reliance on law, Court of Justice position has been brought into focus, with the following result: national bodies are not compelled to put aside national procedural laws incompatibile with EC provisions, in order to amend the conflict with European law, provided that claiming rights based on EC laws is not too difficult for European citizens and their lawful trust on public bodies conduct is not violated.
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CARTEI, Gian Franco. "Gli accordi di programma nel diritto comunitario e nazionale." Doctoral thesis, 1989. http://hdl.handle.net/1814/5499.

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LO, PRESTI Davide. "Il sistema di qualificazione delle imprese nei contratti pubblici tra diritto nazionale e comunitario." Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/11562/337501.

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Abstract:
La ricerca si pone l’obbiettivo di esplorare la complessa problematica della qualificazione delle imprese che aspirano alla stipulazione di contratti pubblici cercando di analizzare il fenomeno da una prospettiva sia interna sia comunitaria; ciò al fine di cercare di cogliere i tratti evolutivi essenziali del sistema nonché possibili linee evolutive future. Affrontata la prima questione involvente l’ipotesi di una necessità della qualificazione diretto portato dell’assetto costituzionale, l’analisi quindi si dipana attraverso lo studio dell’evoluzione dei sistemi di qualificazione secondo la classica distinzione tra i cc.dd. “requisiti di ordine generale” e di “idoneità professionale”. A seguito di tale imprescindibile inquadramento d’insieme, l’ultima parte delle riflessioni sono rivolte ai particolari strumenti di favor legislativo alla partecipazione alle gare ed alle problematiche che questi mezzi, di matrice spiccatamente comunitaria, incontrano nel processo di integrazione con la disciplina normativa nazionale.
The research wants to attain the goal of explore firms’ qualification issues that aspire to enter into public contracts by analyzing the phenomenon from an internal view and also the study of EEC’s jurisprudence, with the purpose to grasp the evolutionary essential features as well as a future possible evolution lines. Once cleared up the first point concerning the hypothesis, the research sorts itself out through the study of systems’ evolution according to the classic distinction between the so-called “requirement of general order” and from “professional suitability”. Following this unavoidable organization as a whole, the last part of the consideration’s bent to the particular instruments of legislative favor, to the participation in the tender for public contracts and to the troubles that these steps, with a clearly matrix EEC, meet in the integration process with the national jurisprudence.
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Books on the topic "Diritto comunitario-diritto nazionale"

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Pierobon, Alberto. Diritto ambientale dei rifiuti: Internazionale, comunitario, nazionale e regionale. Livorno: Prime note, 2004.

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Padoin, Paolo. Comunità europee: Ordinamento, istituzioni, giurisprudenza, diritto comunitario e diritto nazionale : aggiornato con l'Atto unico europeo. Roma: La Nuova Italia scientifica, 1987.

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Il nuovo diritto dei marchi: Marchio nazionale e marchio comunitario. 2nd ed. Milano: Giuffrè, 1998.

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Fasano, Annamaria. Parità e pari opportunità uomo-donna: Profili di diritto comunitario e nazionale. Torino: G. Giappichelli, 2001.

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Massera, Alberto. Il diritto amministrativo dei servizi pubblici tra ordinamento nazionale e ordinamento comunitario. Pisa: PLUS, 2004.

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6

costituzionale, Italy Corte, ed. Diritto comunitario europeo e diritto nazionale: Atti del Seminario internazionale Roma, Palazzo della Consulta, 14-15 luglio 1995. Milano: A. Giuffrè, 1997.

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Italy. Raccolta di diritto comunitario del lavoro: Coordinata e ragionata con la legislazione nazionale di recepimento. Torino: G. Giappichelli Editore, 2000.

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Union, European Lawyers', and Associazione italiana contro la concorrenza sleale., eds. Antitrust fra diritto nazionale e diritto comunitario =: Antitrust between EC law and national law : atti del 2. Convegno di Treviso, 5-6 maggio 1995. Milano: Giuffrè, 1996.

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Gabriele, Francesco. Fonti comunitarie e ordinamento nazionale: Temi e problemi sull'impatto del diritto comunitario nel sistema italiano delle fonti. Bari: Cacucci, 2001.

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Adriano, Raffaelli Enrico, ed. Antitrust between EC law and national law: VII conference, 18-19 May 2006, Casa dei Carraresi, Treviso = Antitrust fra diritto nazionale et diritto comunitario : VII convegno, 18-19 maggio 2006. Bruxelles: Bruylant, 2007.

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