Dissertations / Theses on the topic 'Diritti del consumatore'

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Forasassi, Sara <1976&gt. "Mercato diritti e consumi: la tutela del consumatore nella disciplina antitrust." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/773/1/Tesi_Forasassi_Sara.pdf.

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Abstract:
Lo studio “Mercato, diritti e consumi: la tutela del consumatore nella disciplina antitrust”, ricostruisce e analizza i rapporti intercorrenti tra pubbliche amministrazioni e consumatore, singolo e associato, concentrando l’attenzione sulla protezione del consumatore quale soggetto che opera nel mercato, titolare di un diritto economico, in relazione all’attività regolativa svolta dall’amministrazione nella cura dell’interesse pubblico alla tutela della concorrenza. Il lavoro è strutturato in quattro parti. Una prima parte, di carattere generale, è dedicata alla nozione di consumatore e ai diritti in capo allo stesso contemplati, nonché alle associazioni dei consumatori ed al ruolo istituzionale ad esse affidato. Nella seconda parte si concentra l’attenzione, da un lato, sulla posizione assunta dalle Regioni per quel che concerne la competenza legislativa ad esse riconosciuta nell’ambito della tutela dei consumatori e degli utenti e, dall’altro lato, sul versante degli strumenti più propriamente di diritto amministrativo, sull’attività amministrativa di controllo, vigilanza e disciplina delle attività economiche private rilevanti per i consumatori, attuata dalle autorità indipendenti e, per ciò che attiene alle loro funzioni, dalle Camere di commercio. La terza parte riferisce in ordine al quadro normativo in cui si colloca l’attività di regolazione del mercato soprattutto avendo riguardo alle recenti modifiche legislative che hanno profondamente modificato il Codice del consumo relativamente ai suddetti temi ed al ruolo svolto dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, per poi dar conto dell’evoluzione giurisprudenziale cui si è assistito recentemente circa la rilevanza dell’interesse del consumatore nella disciplina Antitrust. Nell’ultima parte, anche alla luce delle osservazioni svolte, si affronta il fondamento giuridico – costituzionale dell’interesse del consumatore anche alla luce del nuovo assetto dei rapporti con l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e si tenta, attraverso una reinterpretazione del concetto di iniziativa economica, di ricondurlo al primo comma dell’articolo 41 della Costituzione.
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Forasassi, Sara <1976&gt. "Mercato diritti e consumi: la tutela del consumatore nella disciplina antitrust." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/773/.

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Abstract:
Lo studio “Mercato, diritti e consumi: la tutela del consumatore nella disciplina antitrust”, ricostruisce e analizza i rapporti intercorrenti tra pubbliche amministrazioni e consumatore, singolo e associato, concentrando l’attenzione sulla protezione del consumatore quale soggetto che opera nel mercato, titolare di un diritto economico, in relazione all’attività regolativa svolta dall’amministrazione nella cura dell’interesse pubblico alla tutela della concorrenza. Il lavoro è strutturato in quattro parti. Una prima parte, di carattere generale, è dedicata alla nozione di consumatore e ai diritti in capo allo stesso contemplati, nonché alle associazioni dei consumatori ed al ruolo istituzionale ad esse affidato. Nella seconda parte si concentra l’attenzione, da un lato, sulla posizione assunta dalle Regioni per quel che concerne la competenza legislativa ad esse riconosciuta nell’ambito della tutela dei consumatori e degli utenti e, dall’altro lato, sul versante degli strumenti più propriamente di diritto amministrativo, sull’attività amministrativa di controllo, vigilanza e disciplina delle attività economiche private rilevanti per i consumatori, attuata dalle autorità indipendenti e, per ciò che attiene alle loro funzioni, dalle Camere di commercio. La terza parte riferisce in ordine al quadro normativo in cui si colloca l’attività di regolazione del mercato soprattutto avendo riguardo alle recenti modifiche legislative che hanno profondamente modificato il Codice del consumo relativamente ai suddetti temi ed al ruolo svolto dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, per poi dar conto dell’evoluzione giurisprudenziale cui si è assistito recentemente circa la rilevanza dell’interesse del consumatore nella disciplina Antitrust. Nell’ultima parte, anche alla luce delle osservazioni svolte, si affronta il fondamento giuridico – costituzionale dell’interesse del consumatore anche alla luce del nuovo assetto dei rapporti con l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e si tenta, attraverso una reinterpretazione del concetto di iniziativa economica, di ricondurlo al primo comma dell’articolo 41 della Costituzione.
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Fattori, Martina <1996&gt. "Il percorso delle imprese verso la sostenibilità nell’epoca del “greenwashing”: tra diritti del consumatore e tutela della concorrenza." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20828.

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Abstract:
Lo sviluppo sostenibile e la responsabilità sociale d’impresa sono al vertice dell’agenda delle principali istituzioni nazionali e internazionali: le imprese, infatti, sono chiamate a dare autonomo impulso alla soluzione delle problematiche legate all’ambiente, alla giustizia sociale, al lavoro e ai diritti umani. Anche le istituzioni politiche incentivano la transizione verde, premiando, con agevolazioni fiscali, le imprese che investono in nuove tecnologie “green” e mettendo loro a disposizione risorse e fondi dedicati; inoltre crescono anche in maniera esponenziale gli investimenti socialmente responsabili, vengono privilegiate le imprese con un buon punteggio in quanto a responsabilità ambientale, sociale e gestionale. Tuttavia se da una parte molte imprese si rivelano sempre più attente alle tematiche sociali e ambientali, dall’altra alcune di esse promuovono un’immagine «sostenibile» per distogliere l’attenzione pubblica da condotte diametralmente opposte, dalle quali potrebbero subire un profondo danno reputazionale. Quest’ultimo fenomeno, denominato greenwashing, può avere pesanti effetti negativi sia sulla fiducia dei consumatori sui prodotti e servizi verdi, sia sulla fiducia degli investitori nelle imprese rispettose dell'ambiente. L'incidenza vertiginosa di questo fenomeno e le quantità di dichiarazioni sulla sostenibilità come i bilanci di sostenibilità, nonché i green claims contenuti all’interno di messaggi pubblicitari, spinge a chiarire l’influenza che queste informazioni hanno sulle dinamiche di mercato. Nasce quindi la necessità di individuare quali azioni l’ordinamento giuridico possa intraprendere nel caso in cui esse si rivelino non corrispondenti al vero. Al riguardo è da sottolineare la disciplina delle pratiche commerciali scorrette, nella specie quelle realizzate attraverso i green claims; tuttavia le pratiche di greenwashing non si esauriscono solo nei rapporti con i consumatori, ma si estendono inevitabilmente nei rapporti tra professionisti e si prestano ad essere valutate dal giudice ordinario come atti di concorrenza sleale ex art. 2598 c.c. La verifica della veridicità della divulgazione dei claims sulla sostenibilità, che coinvolge il rapporto tra impresa, consumatori, concorrenti e potenziali consumatori, esprime un’esigenza comune di raggiungere interessi ambientali e sociali diffusi. L’obiettivo dell’analisi sarà quindi delineare e chiarire le responsabilità dei professionisti sulle dichiarazioni di sostenibilità, ed in particolare quelle che risultano false ed ingannevoli: si indagherà sulle forme di tutela e sugli effetti che queste dichiarazioni provocano, sia nei confronti dei consumatori, sempre più sensibili e suscettibili a questo tema, sia nei confronti delle imprese concorrenti indirettamente danneggiate dal vantaggio competitivo ottenuto dall’impresa che si professa socialmente responsabile.
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GRECO, ANDREA. "L'informazione nel mercato agro-alimentare." Doctoral thesis, Università di Siena, 2017. http://hdl.handle.net/11365/1011458.

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Abstract:
Nei moderni mercati, il cui perimetro è così vasto da aver fondato la nozione di mercato globale, circolano merci identificabili solo nel genere, e sono esclusi o marginalizzati i caratteri distintivi di provenienza da un certo produttore ed origine da un certo territorio che hanno costituito, per secoli, le informazioni fondamentali per ciascuna scelta di acquisto. L'informazione assurge così ad elemento centrale per la tutela del consumatore, ed un rilievo del tutto peculiare essa assume nel mercato degli alimenti, che trae le proprie peculiarità dalle merci - gli alimenti - che in esso circolano. L'informazione della quale si tratterà è quella posta a vantaggio del consumatore (strumentale alla tutela dello stesso) e quella posta a vantaggio del professionista (strumentale alla competizione concorrenziale), e sarà analizzato cosa deve e cosa può essere oggetto dell'informazione, e come tale informazione debba o possa essere veicolata, tenendo conto in particolare della ratio che informa una tanto dettagliata disciplina. Particolare attenzione sarà infine rivolta alle informazioni nutrizionali e sulla salute, sulle quali convergono interessi talvolta antagonisti tra loro (libertà di iniziativa economica, tutela della salute del consumatore; lealtà della competizione concorrenziale; tutela degli interessi economici dei consumatori). Proprio tali indicazioni rappresentano l'ultima frontiera della competizione tra operatori alimentari e, al contempo, la più recente insidia per gli interessi dei consumatori.
In the modern markets the circulating goods are recognizable only by their gender; the provenance from a certain producer or the origin from a certain place, elements that have been for centuries the fundamentals information for each consumer choice, are nowadays excluded or marginalized. Information became a central element of the consumer protection, and takes a special position in the food market, that takes its peculiarity from the goods – food products – that circulate in it. We will focus on the information to the consumer (functional to its protection) and on the information for the entrepreneur (functional to the commercial competition). We will analyze what “have to” and what “can be” the object of the information, and the ways of transmission of these information, taking into account the ratio of the entire legislation. A special attention will be reserved to the nutritional claims and health claims, that sometimes involve antagonistic interests. These indications represent the last frontier of competition between food operators and, at the same time, the latest trap for consumers’ interest.
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Colucci, Silvia. "Aspetti legali e tecniche del commercio elettronico per massimizzare la sicurezza degli utenti finali. Sviluppo e analisi critica di un sito web a norma di legge." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Abstract:
Con l'analisi delle normative di riferimento dei contratti a distanza e la valutazione degli aspetti legali è possibile ricavare soluzioni utili da applicare ad un sito e-commerce per prevenire diverse tipologie di rischi riscontrabili in Internet e garantire la massima sicurezza sia agli acquirenti che ai professionisti/venditori nelle procedure di acquisto e vendita online.
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Pomini, Emanuele <1978&gt. "Concessione del credito e tutela del consumatore." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2008. http://hdl.handle.net/10579/285.

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CONDINO, OLIVIA. "Il sovraindebitamento del consumatore." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/43884.

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Abstract:
Il lavoro affronta il problema del sovraindebitamento del consumatore. Dopo aver analizzato le principali causa ed effetti, nonchè i rimedi preventivi e successivi, rivolge uno sguardo comparato ai principali ordinamenti stranieri per individuare le risposte offerte, in particolar modo circa i rimedi successivi. L'analisi prosegue con una disamina della L. 3/2012 relativa al procedimento di composizione della crisi da sovraindebitamento, introdotta recentemente in Italia per allinearsi al panorama internazionale. La legge in parola, travagliata nel suo iter formativo, ha subito importanti modifiche a pochi mesi dall'entrata in vigore di cui si da atto, tramite un confronto dei testi normativi.
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Tramarin, Sara. "La tutela giudiziale e stragiudiziale del consumatore nel diritto dell’Unione europea." Thesis, Strasbourg, 2017. http://www.theses.fr/2017STRAA007/document.

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Abstract:
Le travail réalisé a pris en considération en premier lieu le droit international privé de l'UE, puis des aspects plus à proprement parler de « droit international procédural », en se concrétisant par une « systémisation » et une cartographie des voies de recours proposées au consommateur par le droit européen pour les litiges transfrontaliers. La première partie, concernant la loi applicable aux contrats internationaux du consommateur et le tribunal compétent dans le droit international privé de l'Union européenne, permit d'identifier les problématiques de droit international privé sous-jacentes aux contrats et aux litiges internationaux en matière de consommation, qui sont exacerbées dans le domaine du commerce électronique. La thèse traite deuxièmement la protection du consommateur par l'assouplissement et la simplification des procédures ordinaires et la protection du consommateur par des procédures collectives transfrontalières. Enfin, la thèse concerne la protection du consommateur par les procédures alternatives au contentieux ordinaire
The thesis analyzes, under various aspects related to private international law and international civil procedure of the European Union, the status of the protection offered to the European consumers in their international contracts, in particular in relation to the objectives and in the context of the single market. The thesis is divided into three chapters. The first chapter deals with consumer protection in the international private law of European Union (regulation (UE) 1215/2012 and regulation (CE) 593/2008). The second chapter deals with the protection offered to consumers by european international civil procedure with reference to individual and collective litigations. The third chapter deals with alternative dispute resolution (ADR) and with on-line dispute resolution (ODR) and analyzes EU directive 2013/11/UE and regulation (EU) 524/2013
La tesi analizza, sotto vari aspetti relativi al diritto internazionale privato e processuale dell’Unione Europea, lo stato della protezione offerta al consumatore europeo nei contratti e nelle controversie internazionali, con uno specifico riguardo alle tutele di carattere processuale e giurisdizionale. La tesi si articola in tre capitoli, che investono gli ambiti in cui tale tutela può esplicarsi, ovvero, l’individuazione di un foro e di una legge applicabile favorevoli agli interessi del consumatore, la semplificazione delle regole di procedura nelle controversie individuali internazionali, la possibilità di dare luogo a procedimenti transfrontalieri collettivi e la creazione di un sistema efficace di risoluzione delle controversie internazionali in via stragiudiziale anche on-line. Il primo capitolo ricostruisce dapprima il sistema di diritto internazionale privatodell'Unione europea in materia di contratti di consumo, dando conto del contesto politico ed economico in cui si inserisce ed alla cui luce devono esserne letti gli obiettivi. Vengono quindi individuati i principi e gli obiettivi che fondano le norme di diritto internazionale privato in materia di contratti internazionali del consumatore, le quali si caratterizzano per l’essere ispirate a finalità materiali, ovvero, volte a permettere di individuare un foro competente ed una legge applicabile che siano in grado di bilanciare tra loro le esigenze dei consumatori e degli operatori del mercato, con la conseguenza di favorire l’esplicarsi degli scambi commerciali e della concorrenza nel mercato unico. Ciò avviene garantendo al consumatore l’applicazione della legge e la competenza del foro a lui più prossimi, ovvero quelli del suo paese di residenza abituale (la cui coincidenza permette peraltro una riduzione dei costi delle liti transfrontaliere) e la prevedibilità delle soluzioni agli operatori del mercato.Il capitolo traccia quindi lo sviluppo normativo e giurisprudenziale delle norme di diritto internazionale privato europee in materia di contratti del consumatore, prendendo in particolare in considerazione le più recenti sentenze della Corte di Giustizia che, dal 2010 ad oggi, hanno ridefinito l’ambito di applicazione delle norme contenute nel regolamento (CE) 44/2001 (Bruxelles I), oggi rifuso nel regolamento (UE) 1215/2012 (Bruxelles I-bis), e nel regolamento (CE) 593/2008 (Roma I), insistendo sulla definizione del concetto, volutamente aleatorio, di “attività diretta” e sul suo ruolo di preminenza nel connettere la fattispecie contrattuale allo Stato della residenza del consumatore per permetterne la competenza dei giudici e l’applicabilità della relativa legge. Viene svolta infine una analisi critica sull’interpretazione fornita dalla Corte di Giustizia che rischia, nel concreto, di rendere le norme in oggetto applicabili in maniera variabile dai giudici nazionali, garantendo alle volte una tutela troppo estesa o troppo ristretta al consumatore, senza riguardo per l’esigenza di certezza giuridica degli operatori del mercato
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Tramarin, Sara <1988&gt. "La tutela giudiziale e stragiudiziale del consumatore nel Diritto dell'Unione Europea." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/7975/1/Tesi%20Tramarin%20La%20tutela%20del%20consumatore.pdf.

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Abstract:
La tesi analizza, sotto vari aspetti relativi al diritto internazionale privato e processuale dell’Unione Europea, lo stato della protezione offerta al consumatore europeo che concluda contratti internazionali, in particolare in rapporto agli obiettivi ed al contesto del mercato unico. La tesi si articola in tre capitoli.Il primo capitolo ricostruisce dapprima il sistema di diritto internazionale privato dell'Unione europea, dando conto del contesto politico ed economico in cui si inserisce, ed alla cui luce devono esserne letti gli obiettivi, nonché dello sviluppo normativo e giurisprudenziale delle norme di diritto internazionale privato europee in materia di contratto internazionale del consumatore. In seguito, nel secondo capitolo si analizza la protezione del consumatore offerta dalle norme di procedura del regolamento Bruxelles I-bis e le problematiche sottese all'utilizzo degli strumenti adottati nell'ambito della cooperazione giudiziaria in materia civile volti a semplificare le controversie transfrontaliere. In particolare si valuta il loro impatto sulla tutela del consumatore, mettendo in luce alcune discrasie nel relativo ambito di applicazione rispetto ai regolamenti Bruxelles I e I-bis. Il capitolo indaga poi sullo "stato dell'arte" in materia di ricorsi collettivi risarcitori del consumatore nell’Unione europea.Il terzo capitolo, infine, affronta le problematiche sottese alla messa in opera delle procedure ADR (alternative dispute resolution) e ODR (on-line dispute resolution) a livello transfrontaliero, alla luce della emanazione della direttiva 2013/11/UE e del regolamento (UE) 524/2013 in materia di risoluzione alternativa delle controversie dei consumatori.
The thesis analyzes, under various aspects related to private international law and international civil procedure of the European Union, the status of the protection offered to the European consumers in their international contracts, in particular in relation to the objectives and in the context of the single market. The thesis is divided into three chapters. The first chapter deals with consumer protection in the international private law of European Union (regulation (UE) 1215/2012 and regulation (CE) 593/2008). The second chapter deals with the protection offered to consumers by european international civil procedure with reference to individual and collective litigations. The third chapter deals with alternative dispute resolution (ADR) and with on-line dispute resolution (ODR) and analyzes EU directive 2013/11/UE and regulation (EU) 524/2013
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Colucci, Annamaria. "Violazioni della normativa antitrust e tutela del consumatore." Doctoral thesis, Università degli Studi di Camerino, 2015. http://hdl.handle.net/11581/401746.

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Abstract:
Il lavoro mira a ricostruire e ad analizzare la problematica relativa alle tutele civilistiche (in particolar modo contrattuale e risarcitoria) che l'ordinamento riconosce al consumatore in caso di violazione delle regole, comunitarie e nazionali, atte a garantire il corretto svolgimento del gioco concorrenziale all'interno del mercato. Partendo da una ricostruzione della evoluzione normativa e giurisprudenziale, si e' sottolineato come la disciplina della concorrenza, da normativa volta essenzialmente alla regolamentazione del mercato, abbia come propria ratio la tutela del corretto svolgimento delle operazioni economiche, tutela che ha il suo immediato riflesso nella garanzia delle posizioni e liberta' giuridiche dei soggetti che in esso operano. Detta lettura, come sottolineato, deve il suo evolversi ad una maggiore attenzione rivolta dalle istituzioni e dagli interpreti alla figura del consumatore, che da semplice parte debole del rapporto, viene delineato come soggetto del mercato, in quanto sono le sue scelte ad indirizzare il successo di un'impresa. L'importanza della premessa metodologica e sistematica, volta a ricostruire l'assunta centralita' del consumatore e dell'atto di consumo, si riverbera nella delineazione del rapporto tra public e private enforcement: la matrice pubblicistica della disciplina antimonopolistica, infatti, fa si' che la stessa sia teleologicamente rivolta alla tutela degli interessi di cui sono portatori i soggetti del mercato. Un potenziamento delle tutele privatistiche, quindi, ha come precipitato una maggiore realizzazione delle finalita' proprie della disciplina. Nella successiva trattazione, infatti, il lavoro mira ad analizzare detti strumenti di tutela. In primis, da un punto di vista contrattuale, si sottolinea come il regime delle invalidita' miri non solo a garantire gli interessi dei contraenti, ma anche valori di carattere generale ispirati da principi solidaristico e personalistico, ormai immanenti nel sistema italo-comunitario. Partendo da un'analisi dell'incidenza delle norme comunitarie sull'intero impianto della disciplina dei contratti, si passa successivamente ad una analisi e critica delle varie teorie relative alla sorte dei contratti BtoC attuativi dell'illecito anticoncorrenziale, per concludere in favore del ricorso allo strumento delle nullita' di protezione, sulla scorta del richiamo ai canoni generali di correttezza e buona fede. In secondo luogo, nel lavoro si sottolinea come la tutela contrattuale, di carattere preventivo, risulta essere da sola inadatta a garantire una piena ed effettiva tutela degli interessi del consumatore: partendo anche dall'analisi dei principi comunitari, si conclude come il concorso di tutela contrattuale e risarcitoria sia idoneo a garantire la pienezza del private enforcement. Attivare meccanismi giurisdizionali, tuttavia, appare aspetto ancora controverso. L'analisi dell'art. 140 bis del codice del consumo (che disciplina l'azione collettiva risarcitoria), infatti, evidenzia come numerosi siano ancora gli aspetti problematici, che renderebbero di fatto arduo per il consumatore agire per ottenere il ristoro del danno subito a causa dell'illecito anticoncorrenziale: in primo luogo, in quanto riduttiva appare la stessa definizione di consumatore, soggetto processualmente legittimato all'azione, in secondo luogo, perche' la specificita' della materia rende non agevole il regime probatorio. Proprio l'analisi dell'onus probandi (soprattutto in relazione ai programmi di clemenza), e la conseguente relazione tra AGCM e giudice ordinario, appaiono essere gli aspetti maggiormente controversi, rispetto ai quali, anche alla luce della recente direttiva in materia di azioni collettive risarcitorie del dicembre 2014, si e' concentrata l'analisi. In conclusione, l'effettivita' della tutela, quale aspetto fondamentale per garantire di fatto gli interessi riconosciuti dell'impianto costituzionale non solo nazionale ma anche comunitario, passa necessariamente attraverso il lavoro attento dell'interprete, chiamato a ricostruire sistematicamente gli strumenti forniti dall'ordinamento alla luce dei principi ai quali lo stesso si ispira.
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ZICCARDI, Mariangela. "La tutela del consumatore nell'era digitale: profili applicativi nella società dei consumi." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2018. http://hdl.handle.net/11695/83699.

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Abstract:
Il lavoro analizza l’evoluzione della disciplina a tutela del consumatore telematico a séguito del recepimento della direttiva europea sui diritti dei consumatori con decreto legislativo 21 febbraio 2014, n. 21. Nel primo capitolo, si è ricostruita la complessa figura del consumatore (dalla Relazione al codice civile del 1942 alle piú moderne figure del subfornitore e del sovraindebitato) e si è sottolineata la necessità di tutelarlo non solo come soggetto parte fondamentale del mercato congiuntamente all’imprenditore, ma primariamente come persona che deve essere protetta in quanto tale secondo i princípi della Costituzione. La protezione del consumatore-persona comporta il richiamo al mercato, luogo in cui si realizza la persona e, quindi, il suo funzionamento deve essere strutturato in modo da garantire uno sviluppo equilibrato delle persone che vi operano. Le riflessioni svolte hanno condotto a non condividere l’idea di voler costruire una categoria unitaria e statica di consumatore, né di considerare il consumatore un contraente sempre debole, in quanto la stessa persona può essere considerata un consumatore nell’àmbito di talune operazioni ed un operatore economico nell’àmbito di altre. Le norme consumeristiche quindi trovano applicazione anche nei rapporti tra due professionisti/imprenditori (c.dd. contratti Business to Business), nei quali uno dei due possa trovarsi in una situazione di asimmetria di potere contrattuale, equiparabile a quella tipica dei rapporti tra professionista e consumatore. Nel secondo capitolo, si è analizzata la direttiva sui diritti dei consumatori che ha introdotto importanti novità tra le quali gli incisivi obblighi informativi precontrattuali a carico del professionista nei confronti del consumatore, l’introduzione della c.d. Button solution per impedire le c.dd. trappole di costo e il prolungamento dei termini per l’esercizio del diritto di recesso (14 giorni), con riferimenti anche all’ordinamento spagnolo che ha recepito la nuova normativa. Nel terzo capitolo infine, l’attenzione si è incentrata su alcune figure peculiari. In primo luogo, si è analizzato il consumatore-viaggiatore telematico, preso in considerazione dalla direttiva 2015/2302/UE sui pacchetti turistici acquistati su Internet, non ancora recepita in Italia e le tutele apprestate al viaggiatore-consumatore che acquista pacchetti turistici online. È emerso che la nuova disciplina ha introdotto la totale equiparazione tra pacchetto acquistato presso le agenzie di viaggio e pacchetto acquistato online, con il riconoscimento degli stessi diritti per il viaggiatore telematico. In secondo luogo, dopo aver esaminato il complesso fenomeno dei social networks, si è posta particolare attenzione alla figura del baby navigatore, e cioè il minore d’età che conclude contratti online, (soprattutto mediante l’utilizzo dei social networks), ponendo notevoli problemi di coordinamento tra la sua incapacità di contrarre e la sua capacità di consumare. I minori, infatti, sono i principali destinatari delle pubblicità di beni di consumo; tuttavia, questi rapporti di consumo instaurati dal minore che esistono nella realtà non sono disciplinati dal nostro ordinamento. Considerato il silenzio del legislatore sul tema, si è cercato di inquadrare la sorte dei contratti stipulati dal minore, oscillando tra l’invalidità del contratto e la vincolatività dello stesso solo nei confronti dei genitori capaci.
This work analyzes the evolution of consumer’s protection discipline after the transposition of the directive on consumers rights with legislative decree 21st february 2014, no 21. In the first chapter, is illustrated the complex consumer figure (from the Report to the civil code of 1942 to the most modern figures of the sub-supplier and the over-indebted) and is underlined the need to protect him not only as a subject, a fundamental part of the market, together with entrepreneur, but firstly as a person who must be protected as such according to principles of our Constitution. The protection of consumer as a person involves the recall to the market, a place where the person is realized and so its functioning must guarantee the balanced development of the people who work there. The reflections carried out have led to not sharing the idea of wanting to build a unitary and static category of consumer, or to consider the consumer as always a weak contractor, because the same person can be considered a consumer in some economic operations and an economic operator in others. The consumer protection rules are also applied to relations between two entrepreneurs (so called business to business contracts), in which one of the two may be in a situation of asymmetry of contractual power, such as that typical of the relationship between professional and consumer. In the second chapter, is analyzed the directive on consumers rights that has introduced important innovations among which, the pre-contractual information obligations to the professional towards the consumer, the introduction of the “Botton solution” to prevent Internet cost traps and the extension of the terms for exercising the right of withdrawal (14 days), with references also to the Spanish law that has implemented the new legislation. Finally in the third chapter, the attention is focused on some particular figures. Firstly, is analyzed the consumer-telematic traveler, taken into consideration by the directive 2015/2302/UE on tourist packages buyed on Internet, not yet implemented in Italy and the protections of traveler who buyed tourist packages online. The new regolations introduced the total equivalence between the pakage buyed at the travel agencies and the package buyed online, with the recognition of the same rights for the telematic traveler. Secondly, after examining the complex phenomenon of social networks, particular attention is paid to the figure of the baby navigator, that is minor that concludes online contracts (above all through the use of social networks), placing considerable problems of coordination between his inability to contract and his ability to consume. Infact, minors are the main recipient of consumer advertising; however, these consumption relationships established by the minor that exist in reality are not governed by our legal system. Considering the silence of the legislator on the topic, the author tries to frame the fate of the contracts stipulated by the minor, oscillating between the invalidity of the contract and the binding of the same only towards the capable parents.
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Mancuso, Ada. "Distorsioni informative nel decision-making process del consumatore." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2015. http://hdl.handle.net/10556/2068.

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Abstract:
2013 - 2014
The main objective of this work is to make a contribution to the existing international debate with regard to the consumer protection, a very important discipline for all citizens’ daily life. The opening words of this study may be found in chapter 1, in which an interdisciplinary consumer’s profile is defined. In particular, after a historical reconstruction of consumer protection and consumerism, different economical, psychological and sociological approaches of consumer decision process are proposed. In chapter 2 a series of surveys and recognitions are introduced in regard to the state of the art in order to rebuild the latest set of rules which are related to this matter (discipline) until is coming of the new consumer protection of the latest legislative decree 21/2014 that adopts an approach of "full harmonization" unpublished up to now. In chapter 3 the focus of attention is on the information role for the consumers as concerns the unfair trade practices within the Consume Code (Discipline). The consumer’s right to information is, infact, the guideline of the whole development of consumption relationship. [edited by author]
XIII n.s.
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Rupnik, Giovanna <1966&gt. "Imperatività del codice del consumo." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2602.

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Abstract:
La ricerca è volta ad analizzare se vi sia spazio (ed in qual misura) per una disponibilità dei diritti del consumatore. Sebbene le norme che attribuiscono diritti ai consumatori siano pacificamente riconosciute come imperative, non per questo è precluso uno spazio di autonomia privata da parte del consumatore stesso. Il presente lavoro di ricerca, analizza gli spazi di questa autonomia. In alcuni casi è rimessa al consumatore la scelta ed il potere di disporre dei propri diritti, se del caso anche rinunziandovi. Non solo. Alcune norme prevedono una facoltà di rinunzia da parte del consumatore (art. 134 Codice del Consumo); lo stesso rimedio che generalmente si accompagna al divieto di certi patti o clausole (nullità) risulta flessibile ed adattabile alle esigenze del singolo consumatore al quale il sistema demanda il potere di invocarlo o meno (“anche il rimedio a tutela dei diritti indisponibili è disponibile”). Il Codice del Consumo declama formalmente la irrinunciabilità dei diritti dei consumatori (art. 143 Codice del Consumo); ma una interpretazione sistematica impone di circoscrivere la portata precettiva di tale disposizione (sia pure di carattere generale) ed anche di ridimensionare le conseguenze delle pattuizioni in contrasto con le singole norme consumeristiche.
The research paper aims to analyze to what extent the consumer has full availability of his own rights since the legislation imposed to the consumer the imperative of law to safeguard the customer himself. Although the current legislation clearly states that the consumers’ rights are “mandatory”, it is not thereby precluded, in my opinion, a certain freedom of movement recognizing the consumer as an active part despite always been considered as a weak one in the negotiation. This research work aims to identify consumer’s contractual autonomy in the current law. In some cases the consumer has the choice and the faculty to use the rights guaranteed by the current legislation and, if he wishes, to waive his own rights. Moreover, some rules may provide for a waiver based on the consumer’s will (art.134 Consumer Code); the same remedy that usually goes along with the prohibition of certain covenants or clauses (void) is flexible and adaptable to the needs of the individual consumer to whom the system entrusts the power to invoke it or not ("even the remedy is unavailable to protect the rights available”). The Consumer Code formally declares the inalienability of consumers’ rights (Article 143 of the Consumer Code); however, a systematic interpretation suggests to limit the span of this mandatory provision (albeit general) and also to minimize the consequences of agreements in contrast with the rules of the Consumer Code.
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Bussoli, Laura <1981&gt. "La disciplina delle pratiche commerciali scorrette tra tutela del consumatore e tutela del mercato." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2252.

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Timpano, Vincenzo <1970&gt. "Electio legis e contratti dei consumatori." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1152.

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Abstract:
Delineata l’evoluzione della normativa comunitaria per effetto della costruzione del mercato interno ed esaminate le ragioni della politica legislativa di protezione del consumatore, il presente lavoro analizza, nella prima parte, la portata e le finalità del regolamento Roma I che segna la conversione in strumento comunitario della convenzione di Roma del 1980 sulla legge applicabile alle obbligazioni contrattuali, e i suoi rapporti con le altre fonti comunitarie. Nella seconda parte, oggetto di esame è la disciplina di conflitto dettata dall’art. 6 del regolamento in materia di contratti di consumo, evidenziandone gli elementi innovativi rispetto alla disciplina previgente e ricostruendone la ratio in coerenza con l’obiettivo prioritario del regolamento di favorire l’effettiva realizzazione del mercato interno e il suo corretto funzionamento secondo le regole della concorrenza.
Outlined the evolution of Community legislation as a result of the construction of the internal market and examined the reasons of legislative policy of consumer protection, this work analyzes, in the first part, the scope and purpose of the Rome I Regulation which represents the conversion into a Community instrument of the Rome Convention of 1980 on the law applicable to contractual obligations, and its relationship with other Community sources. In the second part, the analysis object is the conflict of law rule contained in article 6 of the Regulation relating to consumer contracts, highlighting innovative elements as compared to the previous conflict of law rule and reconstructing the ratio in coherence with the priority objective of the Regulation to ensure the effective implementation of the internal market and its correct functioning according to the rules of competition.
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DE, FRANCESCHI Alberto. "PRATICHE COMMERCIALI INGANNEVOLI E CONTRATTI DEL CONSUMATORE." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389337.

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Abstract:
The present study begins by the analysis of the Directive 2005/29/EC, its ratio, its genesis, and its systemic profile concerning unfair business-to-consumer commercial practices; this Directive establishes minimum criteria for harmonizing the legislation of the Member States through which the EC wanted to contribute “to the proper functioning of the internal market”, and also (according to article 153 EC Tr.) to “achieve a high level of consumer protection” (Directive’s article 1) and also approaches the phenomenon of commercial practices as a exclusive issue of business-to-consumer relationship, demanding the Member States to take into consideration the non direct connected interests of competitors. The cases approached by the Directive discipline are all and only those which can be leaded inside the notion of “business-to-consumer commercial practices”, definition by itself of imprecise boundaries, which can mean (ex art. 2, letter. b e art. 3, par. 1) any professional practice – before, in a given context or also following the contractual relationship between a trader and a consumer – that promotes the conclusion of a contract with a consumer, or even so “directivly connected” to thereof contracts. In reference of those cases, in the first place, the directive establishes to the traders of all Member States a general prohibition of business practice which could be “harming [to] consumers' economic interests” and qualified as “unfair” (art. 5, par.1). In second place, the Directive contemplates and disciplines in an analytical way the complex system of evaluation of the “unfair” characteristic of a business practice, informing the parameters by which one can consider a business practice to be permitted (while fair), inside the whole European Union (art. 5 to 9): such evaluation system is articled around a general (and residual) notion concerning unfair business-to-consumer commercial practices (art. 5, par. 2), two categories of “misleading” commercial practices (artt. 6 e 7) and “aggressive” (artt. 8 e 9) and a so called “black” list of commercial practices which “are in all circumstances unfair” (art. 5, par. 5). In third and last place, the Directive trusts to Member States the task of providing adequate solutions (also procedural) to prevent and repress unfair commercial practices, and also the task of introducting a assemble of strong and effective sanctions on trader's field of activity (art. 11 to 13). Considering the objectives of the above mentioned Community Directive, it has been taken into consideration the meaning of the Italian discipline of reception, analyzing the evaluation system of wrong intentioned commercial practice and, in a particular way, the relationship between general clauses and black lists. So, our main question focused on the discipline of misleading commercial practice, in order to reach a conclusion with detailed analysis of each and single cases of commercial practices which are considered “in all circumstances unfair”, listed on the black list according the article 23.
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Speziga, Giuseppina. "Pratiche commerciali scorrette e della tutela del consumatore in campo turistico." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2013. http://hdl.handle.net/10556/1209.

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Abstract:
2011 - 2012
Il turista è un consumatore con accentuati caratteri di specialità sia soggettivi che oggettivi che richiedono una cura particolare da parte del legislatore. La massificazione del turismo ha provocato due conseguenze sul piano giuridico, da un lato le vacanze organizzate sono diventate un bene negoziabile, dall’altro, però sono parallelamente aumentate le situazioni in cui i turisti si trovano a dover denunciare servizi non corrispondenti alle pattuizioni contrattuali o comunque alle proprie aspettative. La grande diffusione del turismo di massa è diventata ormai una realtà operante nell’attuale contesto economico sociale. Nel corso degli anni, sempre più forte è stata l’ esigenza di rafforzare la tutela apprestata al turista utente, emersa dalla ricostruzione della regolamentazione dei rapporti negoziali tra produttore e fruitore dei servizi turistici. Tale esigenza è scaturita dalla posizione di sostanziale debolezza contrattuale che riveste il consumatore – turista. Da qui è nata l’esigenza di tutela del turista utente-consumatore, che può essere soddisfatta: in primo luogo attraverso un riassetto degli squilibri esistenti nel sistema di ripartizione dei rischi connessi all’esercizio dell’attività turistica fra consumatore e produttore di servizi; in secondo luogo attraverso un efficace intervento pubblico di controllo sulle modalità di svolgimento delle relative attività imprenditoriali. Nella politica comunitaria il turismo ha assunto un rilievo fondamentale per la principale necessità di creare una visione unitaria sociale culturale ed economica da parte delle comunità Europee. Nel tentativo di dar vita ad un mercato unico ed alla libera circolazione delle imprese e dei servizi, gli organi comunitari hanno adottato due tipologie di intervento: il cd. intervento negativo caratterizzato dall’abolizione delle barriere, con riferimento al regolamento emanato dal Consiglio CEE n. 3925 del 1991; ed il cd. intervento positivo, improntato a realizzare una sorta di livellamento delle libertà, come quella di circolazione, di stabilimento e di prestazioni di servizi... [a cura dell'autore]
XI n.s.
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BERNARDONI, ROSITA. "L'istituto del recesso nella teoria generale del contratto e nella legislazione di tutela del consumatore." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/698.

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Abstract:
Il progressivo diffondersi ed affermarsi del c.d. diritto dei consumatori – introdotto nell’ordinamento giuridico italiano grazie all’attuazione di alcune direttive comunitarie emanate, tutte, a partire dalla metà degli anni ottanta - sembra aver inciso radicalmente sulle nozioni codicistiche di accordo ed efficacia vincolante del consenso cristallizzate nell’art. 1372 c.c., determinando la crisi definitiva di uno dei principi basilari del diritto dei contratti. Fondamentale strumento di tutela che il legislatore individua a favore del consumatore, nella sua veste di contraente debole, è il diritto potestativo a recedere, secondo modalità e profili del tutto divergenti rispetto a quanto previsto in via generale dall’art. 1373 c.c. Trattasi di una tecnica di tutela adeguata, volta a garantire il consumatore da incauti acquisti, senza mortificare, attesa anche l’esiguità dei termini entro i quali giovarsi del rimedio, “le opposte esigenze di celerità e sicurezza degli scambi commerciali”. Tale diritto si caratterizza, in particolare, per: 1) il suo riconoscimento sempre in favore di un solo contraente, il consumatore, per l’appunto; 2) la sua sottoposizione ad un breve termine di decadenza; 3) la sua riferibilità anche alle mere proposte contrattuali e non solo ai contratti; 4) la sua essenziale gratuità (non essendo possibile prevedere corrispettivi o penalità); 5) il carattere incondizionato, libero e discrezionale del relativo esercizio; 6) la sua irrinunciabilità; 7) la sua operatività anche nei contratti ad effetti reali e la sua esercitabilità anche dopo la produzione di tali effetti; 8) il suo travolgere gli effetti negoziali. La condizione di presunta debolezza del consumatore, in altri termini, trova nel diritto di recesso o meglio nello ius poenitendi, come viene comunemente definito, il mezzo per affrancarsi dagli effetti di un consenso contrattuale che potrebbe essere stato non sufficientemente ponderato. A questa ratio se ne affianca un’altra che amplia la prospettiva funzionale dell’istituto, riconnettendolo al mercato. Si è osservato, infatti, che con il recesso si mira a proteggere la parte debole del rapporto contrattuale e, al contempo, si introducono modalità e regole di funzionamento del mercato, mediante l’imposizione di obblighi informativi e di particolari effetti contrattuali. Il recesso, allora, assurge a “tecnica di regolazione del mercato” e il legame indissolubile tra contratto e mercato fa del recesso un istituto strumentale alla massimizzazione dell’efficienza allocativa e della snellezza degli scambi: il consumatore, nella logica della legislazione comunitaria, deve essere messo quanto prima nella condizione di tornare sul mercato, libero da vincoli giuridici ed economici derivanti da una precedente contrattazione non andata a buon fine.
The progressive spreading and achievement of [the so called] consumer rights – introduced in the mid Eighty in the Italian legal system thanks to implementation of some European directives - seems to extremely affect basic law knowledge of contract and binding effectiveness of acceptance fixed in art. 1372 c.c., producing the definitive crisis of one of the basic contract law principles. Main legal instrument of protection of consumers’ interests is withdrawal right, in way completely different from what provided for art. 1373 c.c. It’s a method of protection of consumers from unfair trading without distort the speed and the security of the commercial practice. Withdrawal right features: 1) acknowledgment always in behalf of one contracting party: the consumer 2) short expiry date 3) reference also to general contract proposal 4) it’s cost-free 5) its practice is unreserved, unconstrained and discretionary 6) it cannot be renounced 7) its efficiency also in real contracts In the withdrawal right, better in the ius poenitendi, as usually defined, the condition of presumed consumers weakness is the way to free from a mislead action.
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CORINI, ANTONIA. "Applicazione del diritto alimentare nell’Unione europea. Poteri pubblici e schemi privati per gestire le violazioni del diritto alimentare." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/39865.

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Abstract:
La tesi si incentra sull’applicazione del diritto europeo in materia alimentare. L’elaborato prende il via dall’analisi degli obiettivi fondamentali e degli strumenti principali del diritto alimentare, del suo sviluppo storico e delle questioni che ha affrontato. L’applicazione del diritto alimentare è studiata esaminando il sistema dei controlli nell’Unione europea e la correlata implementazione sia da parte degli Operatori del settore alimentare sia da parte delle Autorità Competenti in due Stati membri (Italia e Olanda). Vengono, altresì, esaminati casi pratici in cui sono state rintracciate problematiche nell’applicazione del diritto alimentare o che hanno dimostrato le debolezze del sistema nel gestire le varie violazioni attinenti gli alimenti. Lo studio intende inoltre dimostrare le carenze del sistema normativo sviluppando un concetto teoretico quale quello delle violazioni dovute al “fattore umano” e del loro impatto sugli interessi economici dei consumatori. La tesi, quindi, si focalizza sugli strumenti più idonei alla gestione di violazioni di questa tipologia esaminando la legislazione recentemente adottata e prendendo in considerazione, altresì, le possibili soluzioni che possono derivare dai differenti approcci degli Stati membri e l’opportunità di utilizzare, parallelamente a regole ed attività svolte dalle Autorità competenti, standard privati.
The thesis analyses enforcement of EU food law. The analysis starts by concentrating on the EU Food Law central objectives and basic tools, its historical development and the issues it has aimed to face. Food Law Enforcement is analysed by examining food control systems in the European Union and their implementation by Food Business Operators as well as by the Competent Authorities in two Member States (Italy and The Netherlands). Cases are scrutinised where problems of enforcement or weaknesses of the system have come to light in dealing with various possible violations which concern food. The dissertation aims to show the shortcomings of the legal system and to contribute to solving them by developing a theoretical concept: that of behavioural infringements due to the human factor and of their impact on consumer economic interests. The dissertation, therefore, focuses on the most suitable instruments in dealing with these infringements by examining the newly adopted legislation and by looking at what can be learnt from different approaches chosen in the two Member States studies, including that of combining the Competent Authorities rules and activities to those of Private schemes.
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CORINI, ANTONIA. "Applicazione del diritto alimentare nell’Unione europea. Poteri pubblici e schemi privati per gestire le violazioni del diritto alimentare." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/39865.

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Abstract:
La tesi si incentra sull’applicazione del diritto europeo in materia alimentare. L’elaborato prende il via dall’analisi degli obiettivi fondamentali e degli strumenti principali del diritto alimentare, del suo sviluppo storico e delle questioni che ha affrontato. L’applicazione del diritto alimentare è studiata esaminando il sistema dei controlli nell’Unione europea e la correlata implementazione sia da parte degli Operatori del settore alimentare sia da parte delle Autorità Competenti in due Stati membri (Italia e Olanda). Vengono, altresì, esaminati casi pratici in cui sono state rintracciate problematiche nell’applicazione del diritto alimentare o che hanno dimostrato le debolezze del sistema nel gestire le varie violazioni attinenti gli alimenti. Lo studio intende inoltre dimostrare le carenze del sistema normativo sviluppando un concetto teoretico quale quello delle violazioni dovute al “fattore umano” e del loro impatto sugli interessi economici dei consumatori. La tesi, quindi, si focalizza sugli strumenti più idonei alla gestione di violazioni di questa tipologia esaminando la legislazione recentemente adottata e prendendo in considerazione, altresì, le possibili soluzioni che possono derivare dai differenti approcci degli Stati membri e l’opportunità di utilizzare, parallelamente a regole ed attività svolte dalle Autorità competenti, standard privati.
The thesis analyses enforcement of EU food law. The analysis starts by concentrating on the EU Food Law central objectives and basic tools, its historical development and the issues it has aimed to face. Food Law Enforcement is analysed by examining food control systems in the European Union and their implementation by Food Business Operators as well as by the Competent Authorities in two Member States (Italy and The Netherlands). Cases are scrutinised where problems of enforcement or weaknesses of the system have come to light in dealing with various possible violations which concern food. The dissertation aims to show the shortcomings of the legal system and to contribute to solving them by developing a theoretical concept: that of behavioural infringements due to the human factor and of their impact on consumer economic interests. The dissertation, therefore, focuses on the most suitable instruments in dealing with these infringements by examining the newly adopted legislation and by looking at what can be learnt from different approaches chosen in the two Member States studies, including that of combining the Competent Authorities rules and activities to those of Private schemes.
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Buccino, Sara. "Il ruolo del consumatore nella politica per la concorrenza: il caso dei mercati liberalizzati." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2008. http://hdl.handle.net/11385/200757.

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BENINI, Giulia. "L’IRRINUNCIABILITÀ DEI DIRITTI CONFERITI AL CONSUMATORE DALLE DIRETTIVE UE E IL SISTEMA DELLE INVALIDITÀ NEGOZIALI EUROPEE." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2013. http://hdl.handle.net/11392/2388857.

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Abstract:
The aim of this work is the in-depth examination of the European prohibition of waiver of the rights conferred on the consumer by the EU directives pertaining b2c “in distance” and “off-premises” contracts, as well as by the directives concerning the credit agreements for consumers, the timesharing on immovable properties directive and by the new directive on consumer rights. The issues, with them this thesis deals with, concern the identification of the subjective legal situations protected, the definition of the concrete scope of the concept of the waiver and the clarification of the consequences destined to occur when the consumer waives the rights conferred on him by the Directives. Each question will be analyzed and investigated in the light of the European legislation and of the Court of Justice interpretation of it; moreover will be identified the distinctive elements that characterize the precepts of the prohibition of waiver in the European national experiences in Europe, among which the Italian one will be object of particular attention. Finally, it will be tried to outline a reconstruction of the precept of the prohibition of waiver, capable of being an interpretative proposal suitable to find acceptance in the different Member States, in order to promote, respect and pursue the purpose of full harmonization, which is aimed by most of the analyzed European directives.
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DEMARTINI, Greta. "Evoluzione della politica della concorrenza e interessi dei consumatori." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2011. http://hdl.handle.net/10446/908.

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24

Marino, Silvia. "Metodi di tutela del contraente debole nel diritto internazionale privato comunitario." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2633.

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Abstract:
2006/2007
La tesi di dottorato ha ad oggetto un tema ormai classico nel diritto internazionale privato, ovvero la tutela del contraente debole. Tuttavia, l’approccio vuole diversificarsi. Infatti, oggetto dello studio è l’analisi dei metodi che sono utilizzati al fine di tutelare la parte debole, e non solo l’esame dei testi normativi, della giurisprudenza e delle sue ripercussioni. L’ambito della ricerca è limitato al settore della cooperazione giudiziaria comunitaria in materia civile: infatti, lo scopo è quello di verificare se i tradizionali strumenti del diritto internazionale privato classico siano stati recepiti anche in tale settore o se il diritto comunitario presenti degli aspetti di originalità. Successivamente, si vuole verificare se i metodi utilizzati siano idonei allo scopo. La tesi è composta di cinque capitoli, di cui uno introduttivo e gli altri di analisi dei metodi di coordinamento fra ordinamenti. Un capitolo introduttivo si è reso necessario in primo luogo per rilevare le specificità della cooperazione giudiziaria in materia civile rispetto al diritto internazionale privato in senso classico. Così, si vuole dar conto delle evoluzioni storiche dello specifico settore, con particolare rilievo alla sua “comunitarizzazione”, che ha portato alla trasformazione della Convenzione di Bruxelles del 1968 nel regolamento n. 44/2001 e che condurrà entro breve termine all’approvazione del regolamento “Roma I”, sostitutivo della Convenzione di Roma del 1980. Proprio in quest’ottica si vuole notare come diversi problemi tipici del diritto internazionale privato non si pongano a livello comunitario. Ci si riferisce, in particolare, al problema della qualificazione, che trova una soluzione univoca grazie alle competenze pregiudiziali attribuite alla Corte di giustizia, perdendo così, in questo settore, interesse le discussioni dottrinali e le diverse soluzioni giurisprudenziali circa le modalità di risoluzione della questione. Inoltre, sempre nel capitolo introduttivo, ci si chiederà cosa debba intendersi per tutela della parte contrattuale debole nel sistema internazionalprivatistico. Si prendono in esame due diverse possibilità, discusse dalla dottrina: la prima, secondo la quale deve essere garantita l’applicazione della legge sostanzialmente più favorevole possibile al contraente debole; la seconda, che ritiene che solo debbano essere assicurate delle garanzie minime, in particolare quelle previste dalle legge di residenza abituale del consumatore, in quanto legge da questi meglio conosciuta. Dopo una breve discussione, si motiva la scelta, che ricade su quest’ultima concezione. I quattro capitoli centrali sono dedicati all’analisi dei metodi di conflitto, quindi il primo al metodo classico, il secondo al rinvio all’ordinamento competente, il terzo alle norme di conflitto a finalità materiale, il quarto all’autonomia nella scelta del foro e della legge applicabile. Ogni capitolo si inizia con un’indagine, anche di carattere storico, sulle caratteristiche principali dei singoli metodi e le loro peculiarità; quindi, nel limitato ambito del rapporto contrattuale, si verifica se il diritto comunitario ne sia tributario, se abbia solamente recepito il metodo tradizionale o abbia apportato degli elementi di novità; in ogni caso, si verifica se le scelte compiute in sede comunitaria possano effettivamente garantire una tutela sufficientemente significativa alla parte debole. La dottrina italiana ha distinto un ulteriore metodo di diritto internazionale privato, il cd. jurisdictional approach. Come osservato anche nel corso del lavoro, non si è scientemente proposta un’analisi di questo metodo, perché non è parso utilizzato nel diritto internazionale privato comunitario in materia contrattuale. Pertanto, un suo esame avrebbe avuto una valenza meramente teorica, senza alcun fondamento normativo nel nostro ambito di ricerca. Accanto all’esame dei singoli metodi, alcuni strumenti e istituti tipici del diritto internazionale privato vengono presi in esame. Tipico è il caso del rinvio, la cui analisi assume un particolare rilievo proprio nel capitolo terzo allo scopo di verificare se possa essere ammesso un rinvio in favorem. Il problema, certo, non si pone nel campo di applicazione della Convenzione di Roma, che esclude l’operatività del rinvio, ma diventa interessante per quanto attiene il contratto di assicurazione, dal momento che le direttive sui servizi assicurativi non contengono una disciplina completa di diritto internazionale privato e non forniscono alcuna soluzione al problema. Inoltre, una particolare attenzione è prestata a tre strumenti classici, che possono essere utilizzati e che sono in effetti stati utilizzati al fine di tutelare una delle parti del rapporto, ovvero le norme di applicazione necessaria, le disposizioni imperative e l’ordine pubblico. Delineata la loro nozione nel primo capitolo, successivamente si verifica il loro ruolo all’interno dei diversi metodi. Così, si noterà che essi risultano indispensabili nel metodo classico, che, essendo caratterizzato dall’astrattezza, non prende in considerazione il contenuto sostanziale della legge applicabile, potendo lasciare la parte debole sprovvista di ogni tutela. Un’analoga conclusione può essere raggiunta per quanto attiene il metodo del rinvio all’ordinamento competente – con alcune peculiarità per quanto riguarda l’applicazione dei principi di ordine pubblico dell’ordinamento competente nello Stato del foro - ; questi limiti all’applicazione del diritto straniero, pur non essendo meno rilevanti, trovano una diversa giustificazione qualora la legge applicabile e il giudice competente siano stati scelti dalle parti: in tal caso, infatti, si tratta di tutelare la parte debole contro pressioni derivanti dall’altro contraente e dovute dal disequilibrio del potere negoziale dei due. All’opposto, quando la norma di conflitto ha carattere materiale, l’ordine pubblico pare avere invero scarsa rilevanza e il ruolo delle norme di applicazione necessaria e le disposizioni imperative è modesto, proprio perché la legge applicabile già risponde alle esigenze minime di tutela della parte debole richieste dalla lex fori. Un ulteriore aspetto di particolare interesse è relativo alla tendenziale coincidenza fra forum e ius. L’ultima parte del terzo capitolo è dedicata a questo problema; dopo un esame delle disposizioni rilevanti, si verifica se già questa coincidenza sia idonea a tutelare la parte contrattuale debole – fornendosi una risposta positiva e illustrandone le ragioni. Inoltre, proprio questa coincidenza può comportare delle soluzioni peculiari quanto al rilievo delle norme di applicazione necessaria della lex fori, appunto perché avente anche il ruolo di lex causae. Ogni capitolo presenta una conclusione parziale, che illustra gli elementi di continuità e di novità del diritto comunitario rispetto al diritto internazionale privato classico. Inoltre, si verifica se tali soluzioni siano effettivamente idonee a garantire una tutela minima alla parte contrattuale debole. Lo scopo è quello di rilevare, soprattutto, l’originalità di certe scelte del sistema di cooperazione giudiziaria in materia civile. .Questo elemento è messo in particolare rilievo nelle Conclusioni. In primo luogo si vuole mettere in luce come la cooperazione giudiziaria in materia civile parta da basi molto diverse rispetto ai sistemi convenzionali di diritto internazionale privato. Infatti, nel diritto comunitario è richiesto un coordinamento fra ordinamenti molto più forte, che non si limita ad alcuni contatti estemporanei ed occasionali. Anche nell’elaborazione di un sistema comune di diritto internazionale privato e processuale deve tenersi conto delle finalità essenziali del diritto comunitario – il funzionamento del mercato interno e lo sviluppo della libera circolazione intracomunitaria. La cooperazione giudiziaria non può prescindere da questi aspetti. Pertanto, anche la tutela della parte contrattuale debole deve essere contemperata con altre esigenze, quelle della produzione, e soprattutto la Convenzione di Roma costituisce un esempio della ricerca di questo difficile bilanciamento. In secondo luogo, tornando, conclusivamente, ai metodi di coordinamento e a riflessioni sottostanti a tutto il lavoro, si vuole notare come la struttura degli articoli 5, par. 3 e 6, par. 2 della Convenzione di Roma paia quella maggiormente idonea ad assicurare la tutela della parte debole, almeno nel senso che si è inteso nel nostro lavoro. Si sottolineano i vantaggi di chiarezza e di certezza del diritto che una tale soluzione consente – caratteristiche che rendono la contrattazione internazionale più sicura e interessante anche per l’altra parte; la semplicità dell’accertamento giudiziale circa la legge applicabile; la più facile conoscibilità dei diritti della parte debole. Inoltre, in queste ipotesi è modesto il rilievo delle norme di applicazione necessaria, delle disposizioni imperative e dell’ordine pubblico, a meno che non sia richiamata la legge di uno Stato non comunitario, elemento che risalta ancora la semplicità e l’idoneità di una tale soluzione e che distingue profondamente questo metodo dalla scelta di legge applicabile che, in molte ipotesi, ha bisogno almeno del correttivo delle disposizioni imperative. La tendenziale semplicità nell’applicazione di queste norme risulta, infine, rafforzata dal coordinamento che si è effettuato fra la Convenzione di Roma – e il prossimo regolamento “Roma I” - e il reg. n. 44/2001, il quale consente, in molteplici casi, l’applicazione da parte del giudice della lex fori. L’immediatezza di una tale soluzione alle problematiche del conflitto di leggi e di competenza giurisdizionale garantisce una tutela minima alla parte debole e, contemporaneamente, assicura una sufficiente certezza del diritto alla controparte, operatore economico.
XX CICLO
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MARTINI, BARZOLAI Alberta. "LA RESPONSABILITÀ DELL'OPERATORE DEL SETTORE ALIMENTARE ALLA LUCE DEI REQUISITI GENERALI IMPOSTI ALLE INFORMAZIONI ALIMENTARI DAL REG. (UE) N. 1169/2011." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2015. http://hdl.handle.net/11392/2388981.

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Abstract:
My research concerns a specific topic of the new Regulation (EU) n. 1169/2011 on the provision of food information to consumers, that is the responsibility of food business operator for the information given to the consumers in the light of the new «general food information requirements» provided in the Chapter III of the Regulation. Moving from some considerations about the major novelties brought in by the Regulation (EU) n. 1169/2011 and about the concept of responsibility, the first part of the research examines the new rules about the responsibility of the food business operator introduced by the art. 8 of the Reg. (EU) n. 1169/2011 and defines on which operator in the food supply chain are imposed determined duties to inform the consumers or to control the presence and accuracy of food informations. Then, the same section analyzes in which cases the food business operator fulfills the obligation, provided in the art. 6, Reg. (EU) n. 1169/2011, to give informations «in accordance» with the new Regulation and, consequently, when he can't be considered responsible. The third chapter focuses on the the possibility – only mentioned in the 5° Whereas of the Reg. (EU) n. 1169/2011 – to coordinate the specific provisions of the Regulation (Eu) n. 1169/2011, which prohibits unfair food information practices, with the general clauses laid down in the Directive n. 2005/29/EC concerning the Unfair business to consumer commercial pratices. The last part of the thesis, in closing, develops the topic of the enforcement of the food law provisions laid down in the Reg. (EU) n. 1169/2011 examining both the problem of the administrative sanctions applicable in the future to the infringements, both the individual and collective remedies granted to consumers under private law.
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Ronchese, Francesca. "Inadempimento del fornitore del credito al consumo e rimedi relativi al rapporto di finanziamento." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3426388.

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Abstract:
This research involves consumer credit contract with the support of a third party, the financer, where the goods or services have been specifically indicated in respect of the loan of money. The consumer credit provisions rise few issues, among which, in the above-mentioned case, the remedies concerning the legal measures the consumer might take against the financer in case of total or partial breach of the supplier contract. This matter has been analyzed in the present work. The introduction is particularly detailed, both in order to identify the cases the consumer credit law applies to, and to focus one of the most relevant issues, under a theoric and a practical point of view. Actually, the more remedies the consumer has against to the financer, the more protection he can obtain. The first chapter involves the art. 42 cod. cons. related to the legal protection of the consumer in the cited case. By examining art. 42 cod. cons. it has been inferred the uncertainty of its field of application, and consequently the protection the consumer can expect, due to the fact that one of the conditions required could never exist. In spite of that, it has been tried to make an hypothesis in order to apply the provisions, that is a "right of action" recognised to the consumer against to the financer. Further, it has been analysed the lack of conditions required by art. 42 cod. cons., in order to find other remedies for the consumer. It is highlighted an important distinction: in presence of the requirements of art. 42 there is a legal relationship between contracts; in the other cases it is necessary to ascertain if there is a voluntary contract connection. It has been analysed, also according to the case law, the contract clauses that refrain consumer from acting against the financer in case of breach of supplier contract. Due to the importance of the connection contract theory as set out in the first chapter, the second chapter deeps further that matter, specifically regarding the above mentioned issues, and which leads to the conclusions proposed.
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Scarpa, Laura <1994&gt. "La tutela del turista-consumatore e le pratiche commerciali scorrette: il caso della Policy Bagagli di Ryanair." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16321.

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Abstract:
L’eccezionale sviluppo dell’industria turistica nel XX secolo ha condotto, da un lato, a un costante ampliamento dell’offerta dei servizi, dall’altro, al proliferare di potenziali controversie tra turisti e professionisti del settore. L’elaborato intende focalizzarsi sulla condizione svantaggiosa del consumatore come fruitore di servizi turistici, che, essendo la parte 'debole' e mal organizzata del contratto, si ritrova spesso costretto a subire le vessazioni delle imprese. Nella maggioranza dei casi, il turista assume un atteggiamento remissivo, scoraggiato dagli elevati costi di accesso alla giustizia ordinaria, dai lunghi tempi dei procedimenti civili e dalla conseguente mancanza di convenienza nell'intraprendere un’azione giudiziaria. Si indagano i provvedimenti indirizzati alla protezione degli interessi e dei diritti del turista-consumatore, esaminando lo sviluppo della disciplina a partire dall’incipit comunitario, le politiche europee in tema di protezione dei consumatori, per giungere successivamente all’attuazione delle direttive comunitarie nell’ordinamento italiano. Nel particolare, si affronta il recepimento della direttiva 2005/29/CE relativa alle pratiche commerciali sleali, approfondendo i concetti giuridici di pratica commerciale scorretta, pratica commerciale ingannevole e omissiva presenti nel Codice del Consumo. Viene introdotto l’organo dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, spiegandone il ruolo, i poteri detenuti e gli strumenti istruttori a disposizione. Nello specifico, l’elaborato analizza il caso del provvedimento n. 27398 emanato dall'AGCM il 31 ottobre 2018 nell'ambito del procedimento istruttorio PS11237, avente a oggetto “Ryanair-Modifica Policy Bagagli”. In ultima istanza, valuta un caso estero, vale a dire la sentenza del 24 ottobre 2019, n. 373, del Juzgado de lo Mercantil n° 13 de Madrid contro Ryanair.
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Cesaro, Riccardo <1997&gt. "Vizi e difformità del bene nella vendita al consumatore: analisi della normativa e focus sulla direttiva 771/2019." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21054.

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Abstract:
L’elaborato dal titolo “Vizi e difformità del bene nella vendita al consumatore: analisi della normativa e focus sulla direttiva 771/2019” si propone di analizzare la disciplina relativa ai vizi della cosa venduta, facendo particolare riferimento ai contratti di compravendita di beni di consumo. Il lavoro inizialmente analizza la normativa vigente, disciplinata dal Codice civile e dal Codice del consumo, per poi concentrarsi sulla direttiva europea 771/2019, andandone ad approfondire il contenuto, il recepimento da parte dello Stato italiano e alcuni interessanti profili.
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BELLETTATO, Sara. "Contratti di finanziamento e valutazione del merito creditizio del cliente-consumatore nel diritto dell'Unione europea. Le direttive 2008/48/CE e 2014/17/UE e la loro attuazione negli Stati membri." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2018. http://hdl.handle.net/11392/2488141.

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Abstract:
Nel quadro dell’attuale crisi finanziaria e del sempre più penetrante fenomeno del c.d. “sovraindebitamento delle famiglie”, le istituzioni europee hanno ritenuto opportuno intervenire attraverso l’emanazione di due direttive aventi entrambe lo scopo di creare un mercato interno del credito al consumo più trasparente, efficiente e competitivo, tale da garantire a tutti i cittadini europei un livello di tutela elevato ed uniforme. A tal riguardo, il lavoro di ricerca si propone di indagare se la verifica del merito creditizio del consumatore, quale obbligo gravante in capo ai finanziatori, possa rappresentare il nucleo normativo a partire dal quale sviluppare strumenti di tutela rispetto a forme di credito irresponsabile finalizzati a proteggere il consumatore dal rischio di una potenziale insolvenza del contratto di credito, ovvero se tale istituto sia primariamente volto a garantire il corretto svolgimento dell’attività bancaria. Si analizzeranno dunque le diverse soluzioni prospettate dai legislatori nazionali dei singoli Stati membri, ponendo particolare attenzione alla tipologia di sanzioni in concreto previste in caso di violazione del precetto europeo e si tenterà altresì l’individuazione di regole volte a realizzare un adeguato bilanciamento fra le esigenze di trasparenza ed efficienza del mercato e la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali della persona nell’ottica della realizzazione di un sistema efficiente ed affidabile per tutti i soggetti coinvolti nell’operazione finanziaria.
The PhD Thesis is based on the regulation concerning the evaluation of consumers’ credit worthiness, according to the article 8 Directive 2008/48/EC on “credit agreements for consumers” and article 14 Directive 2014/17/UE on “credit agreements relating to residential property” (Mortgage Credit Directive, MCD). Each of these directives contain a special regulation of the “credit worthiness”, that arouses the problem relating with the identification of the purpose of this evaluation and with the social and juridical protected interest. In fact, on the one end, this discipline could be understood as a regulation aimed at ensuring only the correct execution of bank activity, in order to avoid that the financial institutions grant sum of money (even if of limited amount) to subjects that, through an ex ante evaluation, could have well been recognized as potentially insolvent. On the other hand, however, in the current social and economical context, we cannot exclude that the European Union Institutions first, and the national legislators of European Union Member States then, making reference to the credit negotiation, intend to offer to the weaker party of the contractual relation (i.e.: the consumer) a level of protection directed to avoid the lending, from bank intermediaries, when the loan is substantially unbearable for the consumer himself and is based on an incorrect evaluation of the credit worthiness (which could also lead, in the long run, to the so-called Overindebtedness of the consumer). Central, then, is the recognition of the right perspective of the protected interest because different would be the practical implications resulting from the non-fulfilment of the duty (in any case burdening the financier) to proceed to the evaluation of credit worthiness of the potential debtor. This aspect is not completely regulated by the two European directives, allowing each Member State to outline different systems of sanctions according to the interest considered preeminent: if it is the banks’ interest to be privileged, administrative sanctions would be preferred; on the contrary, if it is the consumers’ interest to be protected, it could allow the creation of private-law sanctions directed to avoid situations of so-called Over-indebtedness of themselves.
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Di, Mezza Grazia. "Obblighi informativi e tutela del consumatore nel D.Lgs. n. 72/2016 attuativo della direttiva n. 2014/17/Ue." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3422220.

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Abstract:
Parallelamente ai contratti di credito al consumo, la Commissione europea ha monitorato nel corso degli anni i comportamenti degli operatori finanziari nella stipulazione di contratti di credito per l’acquisto di beni immobili residenziali. Al termine dei vari studi, il Parlamento europeo ed il Consiglio hanno emanato il 4 febbraio 2014, la nuova Direttiva 2014/17/UE592, volta sia a disciplinare contratti di credito ai consumatori stipulati per l’acquisto di beni immobili residenziali attraverso la predisposizione di rimedi volti ad evitare una concessione irresponsabile dei creditori per l’acquisto di tali beni (apportando anche alcune modifiche alla precedente direttiva n. 2008/48/CE, relativa ai contratti di credito ai consumatori).Attraverso la direttiva n.17/2014 il legislatore europeo abbiamo visto come abbia inteso armonizzare alcuni aspetti della disciplina dei contratti di credito al consumatore che siano assistiti da diritti di garanzia su beni immobili residenziali o finalizzati all’acquisto o al mantenimento del diritto di proprietà su beni immobili. L’intervento del legislatore comunitario si inserisce tra quelli di “armonizzazione minima”, nonostante contenga disposizioni che limitino gli Stati membri in ordine alla possibilità di introdurre o mantenere disposizioni divergenti: si pensi ad esempio alla disciplina relativa al calcolo del tasso annuo effettivo globale e a quella concernente le informazioni precontrattuali personalizzate da fornirsi mediante il prospetto informativo europeo standardizzato. La tipologia di beni oggetto della direttiva, sono generalmente acquistati all’interno delle famiglie, ma a differenza di quelli di consumo, hanno un valore economico di gran lunga superiore che quindi porta spesso i consumatori, non aventi disponibilità economiche così importanti, a stipulare presso gli appositi istituti di credito, contratti volti all’acquisto, e si è posto pertanto per questi contratti l’esigenza di garantire una erogazione di credito responsabile ed in favore di soggetti meritevoli. Si è evidenziato come la direttiva mutui abbia predisposto una disciplina più rigida, rispetto a quella presente nella direttiva sul credito ai consumatori n.48/2008/Ce per l’acquisto di beni di consumo, volta favorire da un lato il responsible borrowing, dall’altro il responsible lending. Per quanto riguarda la disciplina del responsible borrowing vi è, infatti, da un lato, in sede pubblicitaria un ampliamento delle informazioni volte a promuovere sia l’istituto di credito, che i prodotti finanziari disponibili sul mercato a chiunque abbia interesse a stipulare un contratto di credito; dall’altro, vi è in sede precontrattuale una migliore erogazione d’informazioni al consumatore-cliente, informazioni che vengono fornite attraverso un modulo informativo personalizzato alle preferenze e condizioni economiche del consumatore (Considerando 41).In merito alla disciplina del responsible lending sono state previste, invece, disposizioni più rigide e chiare per quanto riguarda la valutazione del merito creditizio e le sue ripercussioni sul rapporto obbligatorio. La disciplina del responsible borrowing, all’interno della c.d. “direttiva mutui”, si è evidenziato come si caratterizzi per una graduale erogazione d’informazioni che inizia da un ambito generale standardizzato, svincolato da una contrattazione vera e propria con un consumatore determinato (all’informazione pubblicitaria sono dedicati gli artt. 11 12 alle informazioni generali l’art. 13), fino ad una qualificata personalizzata serie d’informazioni dirette al consumatore specifico (all’informazione precontrattuale è dedicato l’art. 14), contrassegnate dalla bi-direzionalità circolarità delle notizie fornite da un lato, dal finanziatore, dall’altro dal consumatore. Queste informazioni, sono tutte fornite in modo che il consumatore possa giungere ad una decisione informata, attraverso sia il confronto tra le offerte di credito disponibili sul mercato, sia una valutazione delle diverse implicazioni che possono conseguire una volta stipulato il contratto. Abbiamo analizzato, la prima tranche d’informazioni: informazioni pubblicitarie e generali sono erogate a fini meramente conoscitivi e pubblicitari ad un numero indeterminato di soggetti. Dalla lettura del nuovo d.lsg. 72/2016 è emerso come molte questioni non siano in realtà state risolte, in particolare la scelta di riportarsi fedelmente al contenuto della direttiva, senza aggiungere nulla e senza integrare alcun passaggio, ha fatto si che non si affrontassero determinati temi quali il recesso, il collegamento contrattuale nell’ambito dei contratti di credito immobiliari, o soprattutto le conseguenze derivanti dalla mancata o inadeguata o errata valutazione del merito creditizio da parte del professionista. Proprio quest’ultimo passaggio relativo al non aver affrontato in termini di conseguenze i casi derivanti dalla mancata o inadeguata o errata valutazione del merito creditizio da parte del professionista ha portato a delle riflessioni. La direttiva non avendo individuato rimedi specifici nel caso di violazione degli obblighi di informazione, neppure in merito alle responsabilità del finanziatore o del consumatore, ha rimesso agli Stati membri il compito di definire in sede di recepimento “sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive”. Non sono quindi mancati autori che hanno elaborato delle ipotesi in riferimento alle conseguenze in caso di violazione degli obblighi di informazione; in relazione alla disciplina delle informazioni generali, quelle quindi rivolte ad un pubblico indeterminato e ancora estraneo ad una possibile contrattazione, laddove queste informazioni dovessero risultare lacunose o fuorvianti, si è ipotizzata l’applicabilità della disciplina delle pratiche commerciali scorrette di cui all’art.20 del codice del consumo e, quindi, della tutela amministrativa di cui agli artt. 21-23 -27 del Codice del Consumo. Qualora poi, tali informazioni siano falsate e determinino un comportamento del consumatore interessato che non si sarebbe verificato nel caso in cui tali informazioni fossero state veritiere, si potrebbe ipotizzare un vizio del consenso sanzionabile con l’annullamento del contratto stesso. Concretamente, tuttavia, non è sempre facile giungere ad una soluzione simile, laddove soprattutto la conclusione del contratto è sempre mediata dall’erogazione delle informazioni personalizzate secondo il disposto di cui all’art. 14 della direttiva, che riguardano sì i medesimi aspetti oggetto delle informazioni generali, ma che li espongono in modo molto più dettagliato e finalizzato. Ecco, quindi, che se l’informazione personalizzata è integra e completa e corrisponde poi all’operazione che effettivamente si conclude, sembra difficile o quanto meno forzato poter sostenere che il contratto concluso sia annullabile per via delle scorrette informazioni generali che si ritiene possano aver viziato il consenso del consumatore in fase anteriore a quella precontrattuale. Qualora le, invece, le informazioni scorrette siano fornite in sede precontrattuale attraverso il modulo personalizzato e creino uno sviamento del comportamento economico del consumatore, si ritiene che esse possano realmente allora aver inciso sulla volontà del contrante, viziandone il consenso. In ultima analisi, si dà il caso in cui si determini una discordanza tra i costi indicati in sede di informazioni generali e quelli rinvenuti nel Pies; in tal caso sarebbe applicabile nel nostro ordinamento la disciplina delle informazioni pubblicitarie di cui all’art. 116 e 117 del T.u.b., secondo cui il contenuto del contratto può si discostarsi ma solo in melius dal contenuto presente nelle informazioni pubblicitarie. In questi casi si avrà, quindi, la nullità delle clausole contrattuali che prevedevano condizioni economiche meno favorevoli in sede pubblicitaria e la sostituzione automatica con le clausole più favorevoli, che quindi vadano a ripristinare lo squilibrio che si è determinato. Qualora poi l’inesattezza delle informazioni generali abbia determinato la mancata conclusione del contratto, il consumatore si ritiene che possa appellarsi alla violazione dell’art.1337 c.c., ovvero alla configurabilità di una responsabilità precontrattuale del professionista, lamentando un danno nell’aver fatto affidamento nelle condizioni economiche esposte all’interno delle informazioni generali riguardati quei determinati prodotti, informazioni che poi si sono rivelate fuorvianti in sede di informazioni personalizzate. Nel caso in cui, invece, il contratto sia concluso in assenza di consegna del Pies o con l’erogazione di un Pies mancante delle parti che riguardano la spiegazione di alcuni contenuti economici essenziali del contratto, in entrambi i casi si ritiene che si possa ipotizzare la violazione degli obblighi informativi personalizzati che comporta un’estensione del termine di recesso ci cui all’art. 125-bis e ter del cod.cons. Si è palesa dunque, la cautela del legislatore europeo e di quello italiano nel pronunciarsi in merito alla responsabilità del consumatore che del professionista e nel prevedere sanzioni in merito a tali comportamenti. La scelta prudente è sicuramente dettata anche dalla delicatezza della materia che si affronta. Se infatti si caricasse di eccessivi oneri in termini di informazione, la figura del finanziatore, si potrebbe avere come effetto quello di un comportamento difensivo e soprattutto di diffidenza dello stesso qualora voglia concedere il credito, con inevitabile danneggiamento per il consumatore che non sarebbe incoraggiato alla stipulazione responsabile di tali contratti e, quindi, un danneggiamento per il mercato in generale. Se, d’altra parte si caricasse di eccessivi oneri il consumatore, questo comporterebbe una disciplina oltremodo severa per lo stesso, dimenticando che è invece il soggetto debole che deve essere tutelato, dove invece il professionista sarebbe esageratamente tutelato, potendo erogare finanziamenti senza considerare la figura e gli interessi del consumatore. Si può comunque evidenziare che, nonostante le difficoltà del legislatore europeo e nazionale, gli strumenti interpretativi presenti nel nostro ordinamento se coordinati con le norme di derivazione europea, possono prospettare dei margini di tutela ulteriore per il consumatore, avendo come guida il principio di buona fede nella fase delle trattative e nella conclusione del contratto. L’assenza nel nostro ordinamento di un apposito sistema rimediale, che faccia discendere dalle ipotesi di violazione di un obbligo informativo una sanzione tipica, fa si che la ricerca della soluzione è inevitabilmente lasciata all’interprete. Orbene, in un contesto del genere, la dottrina (ma anche, come visto in precedenza, la giurisprudenza) si è sbizzarrita dando vita ad un ventaglio di ipotesi, da taluno definito come l’“ambaradan dei rimedi contrattuali”. Ecco dunque che si è dedicato ampio spazio a quello che è il dibattito nazionale tra regole di validità e regole di correttezza, fino alla pronuncia delle SS.UU del 2007, e i risvolti in termini degli effetti che la violazione delle regole di comportamento possono provocare su un contratto valido ma tuttavia sconveniente. Da questo spunto, e per approcciarsi ad una soluzione di quella che è la violazione degli obblighi precontrattuali in senso stretto, in omessa valutazione del merito creditizio, o nelle patologie del Pies, si è analizzata la disciplina interne e si è ipotizzata l’applicabilità della teoria dei vizi incompleti. Funzione della teoria dei c.d. vizi incompleti potrebbe perciò rinvenirsi nell’esigenza di evitare che la disciplina dell’invalidità negoziale possa venire facilmente elusa da soggetti che, furbamente, utilizzino tali limiti per concludere contratti con assetti di interessi fortemente squilibrati e pur tuttavia validi; e per fungere da guida per gli operatori del diritto al fine di cristallizzare la nuova fattispecie della responsabilità precontrattuale in caso di contratto valido, ma sconveniente. Inoltre, gran parte della dottrina propende a escludere il ricorso al rimedio invalidante sulla scorta di un’importante pronuncia delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione risalente al 2007, concernente i contratti di investimento e la violazione degli obblighi informativi. Al di là dell’oggetto specifico della controversia, queste sentenze sono particolarmente importanti per l’innovazione che hanno apportato nell’ordinamento sul tema del rapporto fra regole di validità e di responsabilità in caso di violazione degli obblighi di buona fede nella fase delle trattative. L’elaborazione della teorica dei c.d. vizi incompleti ha svolto un’opera di “traino” ai fini dell’avvicinamento delle due discipline (quella precontrattuale e quella relativa al sistema delle invalidità negoziali), portando con sé notevoli conseguenze, anche sul piano giurisprudenziale, tralatiziamente ancorato ad interpretazioni riduttive della normativa precontrattuale. Per quanto attiene più nel dettagli alla violazione dell’obbligo di valutazione del merito creditizio, abbiamo avuto modo di constare che già la direttiva sul credito al consumo 2008/48/Ce aveva introdotto l’esecuzione della verifica della solvibilità del consumatore/ debitore non aveva regolato le conseguenze dell’eventuale inadempimento di questo obbligo, per cui all’art.23 della direttiva in linea con quanto previsto dal considerando n.47, si limitava a rimettere agli Stati membri la definizione di sanzioni che fossero “efficaci, proporzionate e dissuasive” per punire la violazione delle disposizioni nazionali in materia di credito al consumo. Tuttavia la discrezionalità lasciata al legislatore nazione difficilmente si coordinava con l’obiettivo di armonizzazione massima a livello europeo. Lo stesso legislatore italiano non aveva ritenuto di intervenire per determinare le conseguenze sanzionatorie dell’omessa valutazione del merito creditizio da parte del finanziatore che, quindi dipenderanno dalla normativa da parte dei giudici nazionali, attraverso il ricorso ai rimedi civilistici esistenti. Corre l’obbligo precisare che se è vero che il nostro sistema civilistico non preveda il divieto di erogare il finanziamento qualora la capacità restitutoria del consumatore risultasse negativa, essendo pacificamente ammessi sia da parte di dottrina che di giurisprudenza la piena validità dei contratti stipulati in tale contesto, tuttavia, l’importanza della valutazione si ravvisa laddove la sua violazione comporti un effetto negativo sul consumatore sicuramente importante; lo stesso infatti dopo la concessione del credito confidando sulla propria capacità di sostenere il piano di rimborso, affidandosi alla valutazione che il finanziatore avrebbe dovuto eseguire prima dell’erogazione, si ritrova in realtà in uno stato di futura insolvenza. Un comportamento scorretto del finanziatore sia che non effettui la preventiva verifica del merito creditizio, sia che conceda il finanziamento in presenza di una valutazione dall’esito negativo, avrà come conseguenza l’erogazione al consumatore di un credito eccessivo rispetto alla sua capacità restitutoria e, a ragione di ciò, potrebbe non riuscire a rispettare gli impegni assunti. Nonostante la mancanza di una specifica disposizione sul punto, la dottrina ha ritenuto opportuno tutelare il consumatore prevedendo che il mancato rispetto da parte del finanziatore di un obbligo di condotta determini la possibilità di poter agire per ottenere un risarcimento danni, in quanto non ha ricevuto tutte le informazioni necessarie per potere giungere ad una decisione ponderata e ciò l’ha portato a contrarre un debito non sostenibile. Può quindi concludersi considerando che seppure la direttiva mutui si sia inserita in un contesto tentando di colmarne lacune, alla luce soprattutto di un’armonizzazione massina in aspetti che se lasciati ai singoli Stati, avrebbero comportato un eccessivo divario di tutela, è proprio in quell’ambito dove avrebbe dovuto spingersi oltre che in realtà si arresta. La tutela del contraente debole, soprattutto nella fase precontrattuale, in termini di “rimedi” per violazioni da parte dell’operatore del credito, sembra essere ancora ancorata alle soluzioni domestiche dei singoli Stati che si trovano quindi a far fronte a recepimenti di direttive che seppure, come è, sono finalizzate alla massima tutela del consumatore, tralasciano poi quello che è l’aspetto dove concretamente si dovrebbe attuare questa tutela, ovvero la fase esecutiva.
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FILICE, ASSUNTA BARBARA. "IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE: PROSPETTIVE E RAGIONI DI UNA REGOLAMENTAZIONE TRA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO ED ESIGENZE DI TUTELA DEL CONSUMATORE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/780.

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Abstract:
Il commercio equo e solidale (Cees) è andato sviluppandosi nel mondo occidentale nel corso degli ultimi quaranta anni, quale risposta alla crescente consapevolezza del fatto che i vantaggi derivanti dagli scambi e dall’espansione del commercio internazionale non risultano equamente ripartiti tra tutti i Paesi e tra i vari strati della popolazione di ciascuno dei Paesi stessi. La progressiva estensione del fenomeno in termini di ampliamento delle aree geografiche coperte e di aumento del quantitativo e delle tipologie dei beni commerciati, nonché il proliferare dei soggetti coinvolti e la loro stessa eterogeneità ha via via evidenziato le potenzialità connesse a tale realtà divenuta, nel corso di pochi decenni, da settore di nicchia, modello di riferimento per un commercio giusto nel panorama internazionale di mercato. Orbene, allo scopo di inquadrare precisamente il fenomeno e di sviscerarne i contenuti si è ritenuto opportuno suddividere la trattazione del tema in quattro macro-blocchi inerenti rispettivamente: la descrizione socio-economica del Cees, i progetti di normazione presenti in materia a livello sovranazionale-nazionale e regionale, le altre esperienze parallelamente sviluppate in altri paesi europei, nonché l’analisi degli strumenti contrattuali in uso nel settore con particolare riguardo ai contratti di Ctm. Il punto di partenza è rappresentato da una serie di considerazioni di ordine introduttivo, con particolare riguardo alla dimensione socio-economica del fenomeno, alla luce della sua crescente evoluzione e del suo attuale valore in termini di incidenza all’interno del nuovo ordine globale delle relazioni economiche. A seguire, dato il taglio essenzialmente giuridico della ricerca, si è ritenuto opportuno penetrare immediatamente la realtà del commercio equo con specifico riferimento alle problematiche ed alle prospettive connesse all’opportunità di una regolamentazione giuridica del fenomeno stesso, le quali costituiscono, precisamente, l’oggetto centrale del presente studio. In particolare si è scelto di elaborare una serie di riflessioni introduttive a proposito dei differenti approcci posti in essere in materia, considerando la complessità del quadro di riferimento nonché la varietà degli intenti. Orbene, nel tentativo di ricostruire le ragioni che hanno determinato l’esigenza di regolamentare la materia, si è pensato in primo luogo di esaminare i numerosi tentativi di autoregolamentazione attuati in tal senso, con riferimento da un lato alle cc. dd.. Carte dei Criteri ed in particolare alla Carta Italiana, elaborate allo scopo di identificare i requisiti ed i soggetti destinati ad operare in tale contesto, e dall’altro lato ai sistemi di certificazione privati e specializzati posti in essere allo scopo di etichettare i prodotti del Cees e garantire così la conformità a determinati standard, nonché il rispetto dei principi propri del settore in esame. Una volta esaminati i percorsi inerenti la via dell’autoregolamentazione e le peculiarità connesse agli stessi si è ritenuto interessante procedere nell’analisi dei percorsi di eteroregolamentazione posti in essere in materia, e ciò in particolare sulla scorta dei limiti e delle incongruenze intrinsecamente legate alla strada dell’autodisciplina. La creazione di un preciso schema legislativo in materia, corrispondente ad una vera e propria legge, consentirebbe, infatti - ed è precisamente ciò che la ricerca è tesa a dimostrare - di realizzare, al di là del riconoscimento ufficiale del fenomeno, anche una specifica individuazione dei prodotti del Cees e dei soggetti coinvolti, ciò che determinerebbe, attraverso l’istituzione di un rigoroso sistema sanzionatorio, la conseguente eliminazione del rischio che gli stessi si trovino in un certo senso a miscelarsi inconsapevolmente con soggetti estranei ai principi del movimento, traducendosi implicitamente in una enorme garanzia per il consumatore. Una volta accertata la necessità di regolamentare la materia e una volta enucleate le motivazioni attraverso le quali si è giunti ad affermare la preferenza di soluzioni di tipo eteroregolamentative, si è scelto di proseguire nell’analisi dettagliata dei percorsi e degli interventi legislativi elaborati su scala sovranazionale, nazionale e regionale; ciò al fine di riflettere più compiutamente sul taglio che un intervento regolativo in materia dovrebbe avere. I paragrafi elaborati nell’ambito della Parte II e precisamente inerenti una ricognizione e valutazione critica dei progetti di normazione presenti in materia, si muovono in effetti proprio in tale ottica, nel tentativo di chiarire se, posta la complessità degli interventi legislativi predisposti a vari livelli, sia ravvisabile all’interno di uno di questi un possibile modello da seguire. Sempre allo scopo di riflettere sui profili regolamentativi del fenomeno del Cees e posta la necessità di rintracciare un modello indicativo sulla base del quale pervenire all’elaborazione di un preciso schema di inquadramento legislativo, si è scelto di dedicare le successive fasi della ricerca all’esame delle esperienze maggiormente rilevanti nel settore condotte all’interno di altri paesi. La terza parte-sezione del lavoro di ricerca si incentra, infatti, sull’analisi degli schemi e delle soluzioni legislative elaborate a livello europeo (e non solo) in tale ambito, ciò allo scopo di valutare le affinità e le compatibilità, ma anche eventualmente le divergenze esistenti rispetto al nostro sistema. Ebbene, a parte lo studio delle strategie tracciate all’interno del contesto europeo, ed in modo particolare in paesi come la Spagna e la Francia - attraverso l’analisi delle varie proposte e normative concretamente poste in essere - si è ritenuto interessante proporre anche l’esame di una realtà profondamente differente, sia per struttura che per impostazione, quale, appunto, quella canadese, e ciò considerato in particolare anche il carattere innovativo di una indagine comparata tra le due dimensioni (quella italiana e quella, appunto, canadese). Alla luce di tali considerazioni, nonché allo scopo di rendere effettivamente concreti i profili teorici anzi sviluppati, si è scelto di completare la ricerca mediante l’analisi di alcuni contratti commerciali, utilizzati nella pratica degli affari e recanti appunto norme rispettose dei principi del Cees. In particolare, l’ultima sezione del lavoro, inerente temi di giustizia sociale e diritto dei contratti - con specifico riferimento alla disciplina giuridica del contratto inteso appunto quale mezzo attraverso cui orientare il corretto funzionamento del mercato concorrenziale e fornire adeguate tutele ai consumatori - si sofferma sull’analisi della modulistica contrattuale (Il “Fair Trade Partnership Agreement”; l’“Annual Plan”; il “Fair Trade Purchasing Contract”; il “Delivery Order”) utilizzata da Ctm Altromercato nelle operazioni di acquisto, nonché di trasporto e vendita dei prodotti equo-solidali. Tale modulistica, reperita grazie ad una profonda collaborazione con la sede legale del Consorzio, è stata ritenuta particolarmente interessante sotto un duplice profilo: da una parte, infatti, tali strumenti contrattuali potrebbero rappresentare una effettiva garanzia per quel consumatore socialmente responsabile che voglia visionarli al fine di constatare direttamente il rispetto di determinati standard e principi e che voglia, cioè, accertare che i prodotti che acquista siano effettivamente rispettosi di quegli standard; dall’altra parte, tali contratti rappresenterebbero una sorta di garanzia sociale, vale a dire un mezzo attraverso il quale far rispettare i suddetti valori e recuperare, in una prospettiva più ampia, anche determinati diritti.
The fair trade phenomenon expanded in the western world during the last forty years because the benefits of trade and the expansion of international trade are not equitably distributed among all countries and between different levels of population. The gradual extension of phenomenon, the expansion of the geographic areas covered, the increase of quantity and types of traded goods and the proliferation of actors, gradually showed the strength related to this reality, which has become, in a few years, a true reference model for a fair trade on the international market. However, in order to classify precisely the phenomenon and to reveal its contents, it was considered appropriate to divide the discussion of the topic into four macro-blocks, respectively associated to: -the socio-economic description of the fair trade; -the different standardization projects elaborated in this field at the supranational, national and regional levels; -the other experiences developed in a comparative perspective with other European countries (and not only); -the analysis of contractual instruments used in the sector with particular regard to the contracts used by CTM Altromercato. The starting point is represented by some different preliminary considerations, with special emphasis on socio-economic phenomenon, considering its increasing trend and its current value in terms of incidence on the new global order of economic relations. Secondly, as legal research, it was considered appropriate to immediately penetrate the reality of fair trade, with specific reference to the problems and prospects related to the best legal regulation of this phenomenon, which represents the central object of this study. In particular, we chose to develop some general discussion about the different approaches elaborated in this area, considering the complexity of the framework and the variety of proposals. However, reconstructing the underlying reasons for a legal adjustment of this phenomenon, it was thought primarily to examine the many attempts to self-regulation, referring firstly to the “Carte dei Criteri” and especially the “Carta Italiana”, drawn up to identify the requirements and the people suitable to operate in that context, and secondly concerning the private certification schemes, specialized in this field, and created to label the products of fair trade and thus to ensure compliance with standards and respect for the principles of the sector. After examining the pathways of self-regulation and the peculiarities connected to the same, it was considered interesting to carry out the analysis of a different form of regulation, called “heteroregulation”, considering, in particular, the limitations and inconsistencies intrinsically linked to the self-discipline. In fact, the creation of a clear legislative framework, corresponding to a real law, would- and this is precisely what the research is oriented to prove - to establish, in addition to official recognition of the phenomenon, the specific identification of the fair trade products and of the parties involved and moreover, establishing a strict system of sanctions, to realize the subsequent elimination of the risk that they are, unconsciously, mixed with persons outside the principles of the movement, meaning a huge guarantee for the consumers. Once we have established the need to regulate this field and once outlined the reasons for a preference of heteroregolamentative type solutions, it was interesting to analyze the detailed paths and the legislative actions drawn up at the supranational , national and regional level, to reflect more broadly on the style that a regulatory intervention in this area would have. The paragraphs elaborated in the II part, concerning a critical evaluation of the projects of regulation existing in this context, want to clarify if, considering the complexity of the sector, a potential model to follow exists. Thirdly, in order to reflect on the regulation profiles of fair trade phenomenon and considering the need to find a legislative framework, it was chosen to dedicate the next stages of research to examine of the most important experiences carried on in this field from other countries. The third part-section of the research is focused on the analysis of legislative solutions developed at European level (and not only) in this context; the aim is to value the similarities and the compatibility, but also the differences, compared to our system. In addiction to the study of strategies, outlined in the European context, and particularly in the countries like Spain and France - through the analysis of various proposals and regulations put in practice - it was considered interesting to propose also the examination of Canadian perspective, considering in particular the innovative nature of a comparative study between these two dimensions (Italian and Canadian). For these considerations and to realize the theoretical profile, it was decided to complete the research with the analysis of some commercial contracts, which are used in the practice of business and containing the fair trade rules and the principles. In particular, the last section of work, concerning the social justice issues and the law of contracts - with particular reference to the legal framework of the contract conceived like an instrument to ensuring the proper functioning of the competitive market and protect consumers - is focused on the analysis of contractual forms ( "Fair Trade Partnership Agreement", "Annual Plan, "Fair Trade Purchasing Contract" and "Delivery Order") used by CTM Altromercato in transactions of purchase, transportation and sale of fair trade products. These contracts, obtained thanks to a strong collaboration with the legal office of the Consortium CTM Altromercato, were considered particularly interesting: first of all, these instruments could be a contractual guarantee for a consumer socially responsible, who wants to view them and to observe directly the relevance of these standards and principles, and to ensure that the products meet those standards; on the other hand, these contracts represent a kind of social security, namely an instrument to enforce these values and also to recover, in a broader perspective, specific rights.
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FILICE, ASSUNTA BARBARA. "IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE: PROSPETTIVE E RAGIONI DI UNA REGOLAMENTAZIONE TRA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO ED ESIGENZE DI TUTELA DEL CONSUMATORE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/780.

Full text
Abstract:
Il commercio equo e solidale (Cees) è andato sviluppandosi nel mondo occidentale nel corso degli ultimi quaranta anni, quale risposta alla crescente consapevolezza del fatto che i vantaggi derivanti dagli scambi e dall’espansione del commercio internazionale non risultano equamente ripartiti tra tutti i Paesi e tra i vari strati della popolazione di ciascuno dei Paesi stessi. La progressiva estensione del fenomeno in termini di ampliamento delle aree geografiche coperte e di aumento del quantitativo e delle tipologie dei beni commerciati, nonché il proliferare dei soggetti coinvolti e la loro stessa eterogeneità ha via via evidenziato le potenzialità connesse a tale realtà divenuta, nel corso di pochi decenni, da settore di nicchia, modello di riferimento per un commercio giusto nel panorama internazionale di mercato. Orbene, allo scopo di inquadrare precisamente il fenomeno e di sviscerarne i contenuti si è ritenuto opportuno suddividere la trattazione del tema in quattro macro-blocchi inerenti rispettivamente: la descrizione socio-economica del Cees, i progetti di normazione presenti in materia a livello sovranazionale-nazionale e regionale, le altre esperienze parallelamente sviluppate in altri paesi europei, nonché l’analisi degli strumenti contrattuali in uso nel settore con particolare riguardo ai contratti di Ctm. Il punto di partenza è rappresentato da una serie di considerazioni di ordine introduttivo, con particolare riguardo alla dimensione socio-economica del fenomeno, alla luce della sua crescente evoluzione e del suo attuale valore in termini di incidenza all’interno del nuovo ordine globale delle relazioni economiche. A seguire, dato il taglio essenzialmente giuridico della ricerca, si è ritenuto opportuno penetrare immediatamente la realtà del commercio equo con specifico riferimento alle problematiche ed alle prospettive connesse all’opportunità di una regolamentazione giuridica del fenomeno stesso, le quali costituiscono, precisamente, l’oggetto centrale del presente studio. In particolare si è scelto di elaborare una serie di riflessioni introduttive a proposito dei differenti approcci posti in essere in materia, considerando la complessità del quadro di riferimento nonché la varietà degli intenti. Orbene, nel tentativo di ricostruire le ragioni che hanno determinato l’esigenza di regolamentare la materia, si è pensato in primo luogo di esaminare i numerosi tentativi di autoregolamentazione attuati in tal senso, con riferimento da un lato alle cc. dd.. Carte dei Criteri ed in particolare alla Carta Italiana, elaborate allo scopo di identificare i requisiti ed i soggetti destinati ad operare in tale contesto, e dall’altro lato ai sistemi di certificazione privati e specializzati posti in essere allo scopo di etichettare i prodotti del Cees e garantire così la conformità a determinati standard, nonché il rispetto dei principi propri del settore in esame. Una volta esaminati i percorsi inerenti la via dell’autoregolamentazione e le peculiarità connesse agli stessi si è ritenuto interessante procedere nell’analisi dei percorsi di eteroregolamentazione posti in essere in materia, e ciò in particolare sulla scorta dei limiti e delle incongruenze intrinsecamente legate alla strada dell’autodisciplina. La creazione di un preciso schema legislativo in materia, corrispondente ad una vera e propria legge, consentirebbe, infatti - ed è precisamente ciò che la ricerca è tesa a dimostrare - di realizzare, al di là del riconoscimento ufficiale del fenomeno, anche una specifica individuazione dei prodotti del Cees e dei soggetti coinvolti, ciò che determinerebbe, attraverso l’istituzione di un rigoroso sistema sanzionatorio, la conseguente eliminazione del rischio che gli stessi si trovino in un certo senso a miscelarsi inconsapevolmente con soggetti estranei ai principi del movimento, traducendosi implicitamente in una enorme garanzia per il consumatore. Una volta accertata la necessità di regolamentare la materia e una volta enucleate le motivazioni attraverso le quali si è giunti ad affermare la preferenza di soluzioni di tipo eteroregolamentative, si è scelto di proseguire nell’analisi dettagliata dei percorsi e degli interventi legislativi elaborati su scala sovranazionale, nazionale e regionale; ciò al fine di riflettere più compiutamente sul taglio che un intervento regolativo in materia dovrebbe avere. I paragrafi elaborati nell’ambito della Parte II e precisamente inerenti una ricognizione e valutazione critica dei progetti di normazione presenti in materia, si muovono in effetti proprio in tale ottica, nel tentativo di chiarire se, posta la complessità degli interventi legislativi predisposti a vari livelli, sia ravvisabile all’interno di uno di questi un possibile modello da seguire. Sempre allo scopo di riflettere sui profili regolamentativi del fenomeno del Cees e posta la necessità di rintracciare un modello indicativo sulla base del quale pervenire all’elaborazione di un preciso schema di inquadramento legislativo, si è scelto di dedicare le successive fasi della ricerca all’esame delle esperienze maggiormente rilevanti nel settore condotte all’interno di altri paesi. La terza parte-sezione del lavoro di ricerca si incentra, infatti, sull’analisi degli schemi e delle soluzioni legislative elaborate a livello europeo (e non solo) in tale ambito, ciò allo scopo di valutare le affinità e le compatibilità, ma anche eventualmente le divergenze esistenti rispetto al nostro sistema. Ebbene, a parte lo studio delle strategie tracciate all’interno del contesto europeo, ed in modo particolare in paesi come la Spagna e la Francia - attraverso l’analisi delle varie proposte e normative concretamente poste in essere - si è ritenuto interessante proporre anche l’esame di una realtà profondamente differente, sia per struttura che per impostazione, quale, appunto, quella canadese, e ciò considerato in particolare anche il carattere innovativo di una indagine comparata tra le due dimensioni (quella italiana e quella, appunto, canadese). Alla luce di tali considerazioni, nonché allo scopo di rendere effettivamente concreti i profili teorici anzi sviluppati, si è scelto di completare la ricerca mediante l’analisi di alcuni contratti commerciali, utilizzati nella pratica degli affari e recanti appunto norme rispettose dei principi del Cees. In particolare, l’ultima sezione del lavoro, inerente temi di giustizia sociale e diritto dei contratti - con specifico riferimento alla disciplina giuridica del contratto inteso appunto quale mezzo attraverso cui orientare il corretto funzionamento del mercato concorrenziale e fornire adeguate tutele ai consumatori - si sofferma sull’analisi della modulistica contrattuale (Il “Fair Trade Partnership Agreement”; l’“Annual Plan”; il “Fair Trade Purchasing Contract”; il “Delivery Order”) utilizzata da Ctm Altromercato nelle operazioni di acquisto, nonché di trasporto e vendita dei prodotti equo-solidali. Tale modulistica, reperita grazie ad una profonda collaborazione con la sede legale del Consorzio, è stata ritenuta particolarmente interessante sotto un duplice profilo: da una parte, infatti, tali strumenti contrattuali potrebbero rappresentare una effettiva garanzia per quel consumatore socialmente responsabile che voglia visionarli al fine di constatare direttamente il rispetto di determinati standard e principi e che voglia, cioè, accertare che i prodotti che acquista siano effettivamente rispettosi di quegli standard; dall’altra parte, tali contratti rappresenterebbero una sorta di garanzia sociale, vale a dire un mezzo attraverso il quale far rispettare i suddetti valori e recuperare, in una prospettiva più ampia, anche determinati diritti.
The fair trade phenomenon expanded in the western world during the last forty years because the benefits of trade and the expansion of international trade are not equitably distributed among all countries and between different levels of population. The gradual extension of phenomenon, the expansion of the geographic areas covered, the increase of quantity and types of traded goods and the proliferation of actors, gradually showed the strength related to this reality, which has become, in a few years, a true reference model for a fair trade on the international market. However, in order to classify precisely the phenomenon and to reveal its contents, it was considered appropriate to divide the discussion of the topic into four macro-blocks, respectively associated to: -the socio-economic description of the fair trade; -the different standardization projects elaborated in this field at the supranational, national and regional levels; -the other experiences developed in a comparative perspective with other European countries (and not only); -the analysis of contractual instruments used in the sector with particular regard to the contracts used by CTM Altromercato. The starting point is represented by some different preliminary considerations, with special emphasis on socio-economic phenomenon, considering its increasing trend and its current value in terms of incidence on the new global order of economic relations. Secondly, as legal research, it was considered appropriate to immediately penetrate the reality of fair trade, with specific reference to the problems and prospects related to the best legal regulation of this phenomenon, which represents the central object of this study. In particular, we chose to develop some general discussion about the different approaches elaborated in this area, considering the complexity of the framework and the variety of proposals. However, reconstructing the underlying reasons for a legal adjustment of this phenomenon, it was thought primarily to examine the many attempts to self-regulation, referring firstly to the “Carte dei Criteri” and especially the “Carta Italiana”, drawn up to identify the requirements and the people suitable to operate in that context, and secondly concerning the private certification schemes, specialized in this field, and created to label the products of fair trade and thus to ensure compliance with standards and respect for the principles of the sector. After examining the pathways of self-regulation and the peculiarities connected to the same, it was considered interesting to carry out the analysis of a different form of regulation, called “heteroregulation”, considering, in particular, the limitations and inconsistencies intrinsically linked to the self-discipline. In fact, the creation of a clear legislative framework, corresponding to a real law, would- and this is precisely what the research is oriented to prove - to establish, in addition to official recognition of the phenomenon, the specific identification of the fair trade products and of the parties involved and moreover, establishing a strict system of sanctions, to realize the subsequent elimination of the risk that they are, unconsciously, mixed with persons outside the principles of the movement, meaning a huge guarantee for the consumers. Once we have established the need to regulate this field and once outlined the reasons for a preference of heteroregolamentative type solutions, it was interesting to analyze the detailed paths and the legislative actions drawn up at the supranational , national and regional level, to reflect more broadly on the style that a regulatory intervention in this area would have. The paragraphs elaborated in the II part, concerning a critical evaluation of the projects of regulation existing in this context, want to clarify if, considering the complexity of the sector, a potential model to follow exists. Thirdly, in order to reflect on the regulation profiles of fair trade phenomenon and considering the need to find a legislative framework, it was chosen to dedicate the next stages of research to examine of the most important experiences carried on in this field from other countries. The third part-section of the research is focused on the analysis of legislative solutions developed at European level (and not only) in this context; the aim is to value the similarities and the compatibility, but also the differences, compared to our system. In addiction to the study of strategies, outlined in the European context, and particularly in the countries like Spain and France - through the analysis of various proposals and regulations put in practice - it was considered interesting to propose also the examination of Canadian perspective, considering in particular the innovative nature of a comparative study between these two dimensions (Italian and Canadian). For these considerations and to realize the theoretical profile, it was decided to complete the research with the analysis of some commercial contracts, which are used in the practice of business and containing the fair trade rules and the principles. In particular, the last section of work, concerning the social justice issues and the law of contracts - with particular reference to the legal framework of the contract conceived like an instrument to ensuring the proper functioning of the competitive market and protect consumers - is focused on the analysis of contractual forms ( "Fair Trade Partnership Agreement", "Annual Plan, "Fair Trade Purchasing Contract" and "Delivery Order") used by CTM Altromercato in transactions of purchase, transportation and sale of fair trade products. These contracts, obtained thanks to a strong collaboration with the legal office of the Consortium CTM Altromercato, were considered particularly interesting: first of all, these instruments could be a contractual guarantee for a consumer socially responsible, who wants to view them and to observe directly the relevance of these standards and principles, and to ensure that the products meet those standards; on the other hand, these contracts represent a kind of social security, namely an instrument to enforce these values and also to recover, in a broader perspective, specific rights.
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Mirra, Vittorio. "La gestione delle controversie in ambito bancario e finanziario, tra tutela del consumatore e finalità di vigilanza: meccanismi “facilitativi” e prospettive di riforma." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2017. http://hdl.handle.net/11385/201164.

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Abstract:
Il contenuto della tesi si focalizza sulle caratteristiche dei principali sistemi di Alternative Dispute Resolution (ADR) presenti in Europa in ambito bancario e finanziario, sui risultati raggiunti dagli stessi e sull’evoluzione della normativa in tema di risoluzione stragiudiziale delle controversie, orientata verso un fine precipuo: il conseguimento di una elevata tutela del consumatore. Si è cercato di “rileggere” tali risultati in ottica sistemica, ragionando su possibili miglioramenti, razionalizzazioni e prospettive di riforma, “accorciando” le distanze attualmente presenti tra i vari Stati e accrescendo ulteriormente i benefici per tutti gli operatori del settore. L’analisi è stata condotta con un approccio evidence-based nell’ottica di una valutazione delle esperienze esistenti in ambito nazionale ed internazionale sul tema dell’ADR (attraverso l’analisi dei principali organismi di ADR attivi in ambito bancario e finanziario), analizzando altresì le recenti modifiche normative introdotte a livello europeo (i.e. Direttiva sull’ADR per i consumatori: Direttiva 2013/11/UE; Regolamento sulla risoluzione delle controversie online dei consumatori: Regolamento (UE) n. 524/2013) e di conseguenza anche nel nostro Paese, nel quale le esigenze alla base delle risoluzioni stragiudiziali delle controversie – soprattutto nel campo bancario e finanziario – sono sempre più attuali e catalizzatrici di numerosi studi ed interessi. Nel ventunesimo secolo la percezione di tali strumenti a disposizione dei consumatori è passata da “statica” a “dinamica”; tale dinamicità ha spazzato via la vecchia “rivalità” con i meccanismi giudiziali statali, i quali hanno da tempo iniziato ad essere favorevoli ad una evoluzione del sistema. Non vi è più un’idiosincrasia dei sistemi giudiziali statali nei confronti dei sistemi di ADR: l’incremento (quantitativo e qualitativo) di questi ultimi ha dimostrato come la collettività si senta maggiormente disposta ad accettare le decisioni di organismi che gli stessi ricorrenti possono “controllare” attraverso la qualità dell’interazione con lo staff, valutandone il servizio fairness, meccanismi di accountability). I dati e le esperienze di ADR in ambito europeo (specialmente per quanto concerne le realtà più evolute del settore banking & finance: i.e. Regno Unito, oggetto di un focus specifico) portano a conclusioni con riflessi ottimistici per il futuro in ottica sistemica. Le policy e i trend che emergono dall’attività quotidiana degli intermediari sono state concretamente influenzate dall’approccio seguito dagli organismi di ADR cui sono sottoposte le vertenze tra detti intermediari e i propri clienti. Si è cercato dunque di dimostrare che la finalità prognostico-deflattiva assegnata storicamente ai meccanismi di ADR ha in realtà una valenza meramente secondaria. L’effetto finale, infatti, non è di mera incrementazione delle controversie, bensì di “tenuta” del sistema attraverso il matching tra funzione giustiziale degli organismi di ADR e l’approccio degli uffici compliance degli intermediari. La creazione di un clima di fiducia sarà fondamentale per l'espansione del mercato unico nel settore bancario e finanziario: è necessario che le imprese sappiano di poter fruttuosamente svolgere le proprie attività a livello transfrontaliero e che i consumatori abbiano la certezza di vedere tutelati i propri interessi per le transazioni effettuate in tale ambito. Efficaci meccanismi di ADR appaiono pertanto indispensabili per assicurare lo sviluppo delle cross-border transactions, potendo fare affidamento su un “solido” punto di riferimento per tutti i consumatori eventualmente “danneggiati” da inadempimenti o condotte illegittime da parte del fornitore del/i servizio/i finanziario/i prestato/i. Studi e analisi di law and economics hanno confermato quanto sopra, anche con l’aiuto delle scienze cognitive, sottolineando come la fiducia che si crea in tali sistemi si alimenti attraverso la cooperazione, la compliance e la accettazione delle decisioni anche sul versante delle imprese. Si è dunque cercato di dimostrare concretamente come l’avvento degli strumenti di alternative dispute resolution abbia “avvicinato” e “consolidato” i rapporti tra clienti e intermediari finanziari, migliorando gli approcci di vigilanza delle Autorità di settore, rafforzando le policy degli intermediari e accrescendo la trasparenza e la fiducia nel sistema. L’agilità, la duttilità e l’autorevolezza degli organismi di ADR permettono infatti agli intermediari (e di riflesso anche alle Autorità di vigilanza) di adattarsi in maniera più veloce ed efficace ai mutamenti della società e degli strumenti a disposizione della comunità finanziaria. In conclusione, si vuole dimostrare come la Direttiva ADR non debba essere interpretata come un punto di arrivo, bensì come una “partenza” necessaria per addivenire ad una svolta, nell’ottica giustizialista, che abbia un approccio pratico e dinamico, volta a superare i differenti orientamenti seguiti nel passato di fronte ai problemi “concreti” dei rapporti negoziali tra i soggetti operanti nel mercato finanziario, che ne hanno - quanto meno - rallentato l’evoluzione e hanno minato la comprensibilità, la chiarezza, l’accessibilità e la fiducia nel sistema bancario e finanziario.
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RASO, MICHELA. "La tutela del consumatore e i prodotti tipici con particolare riferimento alla tutela europea dell'oliva ascolana del Piceno The protection of the consumer and the typical products with particular reference to the protection of the olive Ascolana Piceno." Doctoral thesis, Università degli Studi di Camerino, 2010. http://hdl.handle.net/11581/401869.

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Abstract:
Il titolo della tesi e le argomentazioni da approfondire si sono prestate alla suddivisione del presente lavoro in due parti: la prima affronta le problematiche inerenti la tutela del consumatore con particolare riferimento al consumatore alimentare, nozione introdotta dal regolamento CE 178/2002, la seconda la tutela dell'oliva Ascolana del Piceno DOP. In particolare, dopo una breve trattazione dell'evoluzione della tutela del consumatore in ambito europeo, si delinea la figura di consumatore come accolta nel Codice del consumo evidenziando che la sua tutela trova in questo una normativa che assume un ruolo centrale nell'ordinamento giuridico pur se affiancata da discipline specifiche per ciascun settore di consumo. Altresi', si provvede ad esaminare la nozione di consumatore alimentare come introdotta dal regolamento CE 178/2002 in cui si disciplinano strumenti giuridici peculiari atti a garantire un elevato livello di sicurezza e protezione del consumatore stante la natura primaria degli interessi sottesi all'alimento. La trattazione prosegue affrontando il problema della consapevolezza della scelta dell'alimento in relazione al suo essere bene a consumo ''necessitato'' e avente carattere ''indifferenziato'', evidenziando che l'applicazione della normativa sulle pratiche commerciali sleali deve tener conto di tale specificita'. La tematica dei prodotti tipici trattata riguarda l'esame di una possibile nozione di tipicita' in cui comprendere i prodotti DOP, IGP e STG ed i prodotti agroalimentari tradizionali o PAT, evidenziando, in particolare per le DOP e le IGP, profili di differenziazione con i marchi collettivi geografici. La seconda parte e' esclusivamente incentrata sulla tutela dell'oliva Ascolana del Piceno. Dopo un preambolo sul significato di denominazione di origine protetta, si affrontano la questione della qualificazione del prodotto come trasformato o non trasformato, necessaria ai fini dell'inquadramento nella filiera dei prodotti ortofrutticoli alla luce della normativa ministeriale sui consorzi di tutela, e il problema della tutela della denominazione Ascolana del Piceno in riferimento all'esistenza di un prodotto analogo, l'oliva all'Ascolana. In particolare si affronta il problema della genericita' del nome ''Ascolana del Piceno'' e del nome ''oliva all'Ascolana'' per stabilire se il secondo sia compatibile e quindi utilizzabile liberamente dai produttori. In merito, stante il forte dubbio della compatibilita' delle due denominazioni, la tesi si conclude con la proposta, in analogia con quanto gia' accaduto per il prodotto aceto balsamico di Modena, di chiedere anche per l'oliva all'ascolana il riconoscimento dell'IGP a tutela sia della DOP stessa oliva ascolana del Piceno sia dei consumatori che possono essere indotti in confusione dalle due denominazioni che si riferiscono a prodotti simili pur se molto diversi. The title of the thesis and the arguments for further consideration were given to the subdivision of this work into two parts: the first deals with the problems concerning consumer protection with particular reference to food consumption, a concept introduced by EC Regulation 178/2002, the second the protection of the olive Ascolana Piceno DOP. In particular, after a brief discussion of the evolution of consumer protection in Europe, outlining the figure of the consumer as accepted in the Code of consumers show that its protection is in this legislation that plays a central role in the legal system while if accompanied by specific disciplines for each sector of consumption. Also, we shall examine the concept of food consumption as introduced by EC Regulation 178/2002 in which the governing legal instruments peculiar to ensure a high level of safety and consumer protection given the primary nature of the interests underlying the food. The discussion continues by addressing awareness of food choice in relation to his being a good consumer "need" that has the "undifferentiated", noting that the application of the rules on unfair commercial practices must take into account this specificity. The theme of the products we sell on the examination of a possible notion of typicality which include the PDO, PGI and TSG products and traditional food or PAT, highlighting, in particular for PDO and PGI, profiles of differentiation with Geography collective marks. The second part is exclusively focused on the protection of the olive Ascolana Piceno. After a preamble about the significance of protected designation of origin, addressing the issue of qualification of the product as processed or unprocessed, which is necessary for classification in the chain of fruit and vegetables according to the rules on ministerial associations for the protection and the problem of protection of the name of Ascolana Piceno in reference to the existence of a similar product, the olive all'Ascolana. In particular, it addresses the generality of the name of Ascolana Piceno "and the name" oil all'Ascolana "to determine if the second is compatible and therefore freely usable by the producers. In this respect, given the strong doubt about the compatibility of the two denominations, the thesis concludes with the proposal, in analogy to what happened to the product balsamic vinegar of Modena, to ask for the olive all'ascolana recognition Indication allowing protection of the PDO of the same oil Ascoli Piceno both consumers may be confused by the two names that refer to similar although very different.
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MARGIOTTA, Maria. "Verifica del merito creditizio, responsabilità del finanziatore e "indebitamento incauto"." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/90911.

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Abstract:
La tesi analizza la nuova disciplina europea sul credito ai consumatori, introdotta dalla direttiva 2008/48/Ce, recepita nel nostro ordinamento con il d.lgs. n. 141/2010, che ha modificato il Testo unico bancario (d.lgs n. 385/1993). In particolare, si sofferma sull'obbligo di verifica del merito creditizio, previsto dall'art. 124 bis Tub, e sulla responsabilità del finanziatore che concede credito senza osservare il disposto della norma suddetta. Dopo aver ascritto alla responsabilità "da contatto sociale" la condotta del prestatore che concede credito in maniera poco accorta (non senza precisare che in ultima istanza la concessione disinvolta di credito avrà riflessi sulle condizioni contrattuali), l'indagine viene condotta da un differente punto di osservazione, che tiene conto della dimensione concorsuale dell'indebitamento del consumatore; tale prospettiva è suggerita dalla nuova disciplina sulla composizione delle crisi da sovraindebitamento introdotta dal d.l. n. 179/2012 (convertito nella legge n. 221/2012), che ha modificato la legge n. 3/2012. Il comportamento del finanziatore viene messo in relazione alla condotta tenuta dal consumatore al momento dell'assunzione del debito, analizzando altresì le conseguenze che la condotta del finanziatore può avere nei confronti dei terzi creditori del consumatore.
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LA, PORTA BEATRICE. "NOVEL FOOD: LA NORMATIVA DELL'UNIONE EUROPEA TRA SICUREZZA ALIMENTARE, SFIDE DELLA TECNICA E TUTELA DELL'AFFIDAMENTO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/57797.

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Abstract:
La produzione normativa degli ultimi decenni in campo alimentare permette di evidenziare come sussista una sempre crescente attenzione verso la scienza da parte del diritto e la costante tendenza della dottrina a ripensare, alla luce delle evoluzioni registrate, il legame esistente tra ambiti distinti ma legati tra loro in modo indissolubile. In una globale progressione della sensibilità del legislatore europeo verso le esigenze di garanzia del corretto funzionamento del mercato nonché di una crescente tutela del consumatore e della sua sicurezza, la normativa in materia di nuovi alimenti ha cercato di trovare un equilibrio tra la spinta innovatrice che, da anni, interessa l’intero settore alimentare e le plurime necessità di operatori e consumatori che richiedono prodotti dalle caratteristiche sempre più definite e idonee a soddisfare un ampio ventaglio di preferenze. Assumendo che “la capacità della tecnica è la potenza effettiva di realizzare indefinitamente scopi e di soddisfare indefinitamente bisogni” ben si comprende come quello dei novel food risulti essere un caso paradigmatico di incontro tra scienza, bisogni del mercato e regole giuridiche e come si sia esteso l’interesse sul tema, portando a porre interrogativi sempre più complessi anche in relazione alle modalità di regolamentazione delle novità in campo scientifico.
The last decades' lawmaking in the food field highlights the increasing attention towards science and got lawyers rethinking about the link existing between law and science. In a progression of the European legislator's sensitivity to guarantee the market as well as the food consumers and their safety, the EU legislation on novel foods has tried to balance food innovation and the multiple needs of operators and consumers who require products with increasingly more defined characteristics and suitable to satisfy a wide range of preferences. If "the capacity of the technique is the effective power to achieve goals and to satisfy needs indefinitely" is easy to understand how the novel food turns out to be a paradigmatic case of an encounter between science, market needs and juridical rules. Furthermore, the increasing interest in the food sector raises the question of which methods of regulation of scientific innovations apply.
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LA, PORTA BEATRICE. "NOVEL FOOD: LA NORMATIVA DELL'UNIONE EUROPEA TRA SICUREZZA ALIMENTARE, SFIDE DELLA TECNICA E TUTELA DELL'AFFIDAMENTO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/57797.

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Abstract:
La produzione normativa degli ultimi decenni in campo alimentare permette di evidenziare come sussista una sempre crescente attenzione verso la scienza da parte del diritto e la costante tendenza della dottrina a ripensare, alla luce delle evoluzioni registrate, il legame esistente tra ambiti distinti ma legati tra loro in modo indissolubile. In una globale progressione della sensibilità del legislatore europeo verso le esigenze di garanzia del corretto funzionamento del mercato nonché di una crescente tutela del consumatore e della sua sicurezza, la normativa in materia di nuovi alimenti ha cercato di trovare un equilibrio tra la spinta innovatrice che, da anni, interessa l’intero settore alimentare e le plurime necessità di operatori e consumatori che richiedono prodotti dalle caratteristiche sempre più definite e idonee a soddisfare un ampio ventaglio di preferenze. Assumendo che “la capacità della tecnica è la potenza effettiva di realizzare indefinitamente scopi e di soddisfare indefinitamente bisogni” ben si comprende come quello dei novel food risulti essere un caso paradigmatico di incontro tra scienza, bisogni del mercato e regole giuridiche e come si sia esteso l’interesse sul tema, portando a porre interrogativi sempre più complessi anche in relazione alle modalità di regolamentazione delle novità in campo scientifico.
The last decades' lawmaking in the food field highlights the increasing attention towards science and got lawyers rethinking about the link existing between law and science. In a progression of the European legislator's sensitivity to guarantee the market as well as the food consumers and their safety, the EU legislation on novel foods has tried to balance food innovation and the multiple needs of operators and consumers who require products with increasingly more defined characteristics and suitable to satisfy a wide range of preferences. If "the capacity of the technique is the effective power to achieve goals and to satisfy needs indefinitely" is easy to understand how the novel food turns out to be a paradigmatic case of an encounter between science, market needs and juridical rules. Furthermore, the increasing interest in the food sector raises the question of which methods of regulation of scientific innovations apply.
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SAAVEDRA, SERVIDA BLANCA IGNACIA MARIA. "DISCIPLINA DELLA NULLITÀ CONTRATTUALE E PARADIGMA DELL'OPERATIVITÀ A VANTAGGIO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/784603.

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Abstract:
This work aims to analyze the various hypotheses of voidness introduced by European private law in order to ascertain whether, in light of their specificity, they can be considered autonomous figures, enacting a system expressive of a different rationality to that underlying the hypotheses contained in the Italian civil code; in particular, it aims to ascertain whether these figures may be considered remedies to guarantee and protect the proper functioning of the European single market. The pro-competitive purpose served by the economic policies of the European Union reverberates in invalidation techniques, which see the voidness entrusted with the task of reacting to the disturbance of the freedom of will caused by the structural imbalance of power that characterizes transactions in the market economy. The first chapter introduces the rules relating to the voidness and voidability in the Italian civil code and their historical background. The critical analysis of the traditional, structuralist approach to voidness, strongly influenced by the theory of the type, leads to the adoption of a functionalist perspective, which provide a theoretical grounding to the idea that the contract, even if void, is legally relevant and that ineffectiveness is the means by which the legal system, if deems it necessary, prevents private regulations contrary to its founding values from being translated into a juridical bond with the force of law between the parties; hence the idea that voidness is designed to allow control over the private autonomy and that ineffectiveness is only one of the possible consequence of voidness. The second chapter reviews the various hypotheses of voidness introduced by the European private law, in order to identify the main differences that exist with respect to the general discipline referred to in Articles 1418 ff. of the Italian civil code; the uniformity of the legal framework that governs these figures shows a remedy aimed at protecting the instrumental interest of the party whose freedom of will, being in a condition of technical weakness, is threatened. Therefore, is outlined a regulatory microsystem in which the ineffectiveness that follows voidness must be limited, where possible, to the sole agreements and clauses in which the violation of an instrumental interest of the weak party is concretized; this solution is the most appropriate to achieve the objective adopted by the European legislator, which is assumed to be the elimination of the imbalances caused by information asymmetries. The third chapter identifies, in terms of interpretative hypothesis, a solution respectful of the “functioning to the advantage of” standard in the event that the voidness is total; the idea that ineffectiveness has always been a purely incidental consequence of voidness will allow to envisage the possibility that it must be modulated in order to ensure that the protective function, summarized in the “functioning to the advantage of” standard, operates on a substantial level as well as procedural.
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TOGNI, ENRICO. "LA DIMENSIONE RELAZIONALE DEGLI ALIMENTI. INDICAZIONI NUTRIZIONALI E SULLA SALUTE IN UNA PROSPETTIVA COMPARATA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6536.

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Abstract:
L’obiettivo del presente lavoro di ricerca è quello di porre in luce la cosiddetta “dimensione relazionale” dell’informazione fornita ai consumatori di alimenti tramite l’etichettatura nutrizionale e salutistica, intesa quale strumento normativo per l’attuazione delle politiche nutrizionali perseguite dall'Unione Europea. Il presente scritto analizza come le funzioni dell’etichettatura alimentare siano mutate durante i decenni, a partire dalla fine degli anni settanta del secolo scorso, quando essa era sì concepita come strumento informativo, ma il cui scopo principale rimaneva tuttavia quello di appianare le varie difformità legislative o regolamentari esistenti tra i vari Stati Membri – potendo queste rappresentare un ostacolo alla creazione di un mercato comune – sino ai giorni nostri, che vedono l’etichetta come una protagonista attiva in seno ad un più ampio programma di politica nutrizionale; più precisamente, attraverso un’adeguata etichettatura alimentare, le istituzioni dell’Unione Europea ambiscono a plasmare le abitudini alimentari dei consumatori, indirizzandoli verso percorsi nutrizionali più salutari. In tale contesto, il Regolamento sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sugli alimenti rappresenta un ambizioso e, al tempo stesso, controverso tassello del diritto alimentare europeo, le cui premesse ispiratrici erano indubbiamente lodevoli, ma che è stato vittima, successivamente, di un’attuazione che ha generato notevole scontento ed incertezza sia tra i consumatori che nell'industria, al punto tale che da più parti si nutrono dubbi in merito alla sua efficacia e validità. Il presente lavoro di ricerca ambisce quindi a fornire una profonda analisi del Regolamento sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute, offrendo una panoramica di esso in chiave storica, sociale, ed economica, imprescindibile al fine di una corretta e completa comprensione delle scelte normative e delle loro implicazioni di mercato. In ossequio a tale intento, in ogni apertura di paragrafo è offerto un inquadramento di taglio storico-normativo, mentre, in conclusione, si tenta di fornire qualche spunto critico da cui potrebbe, o avrebbe potuto, derivare una migliore attuazione del Regolamento. Dopo una breve introduzione, la ricerca entra nel suo vivo attraverso l’analisi di ogni aspetto del Regolamento (CE) n. 1924/2006, soffermandosi, in particolar modo, su quello che è l’aspetto cruciale e problematico relativo alla sua attuazione: il ruolo della scienza e, più precisamente, la valutazione circa la fondatezza scientifica dei claims, procedimento che, in assenza di chiare definizioni normative ed operative, è di fatto rimesso alla discrezionalità interpretativa dell’EFSA, avallata (implicitamente o esplicitamente) dalla Commissione Europea e dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, generando così reazioni critiche tra pratici ed accademici che accusano una illegittima applicazione del principio di precauzione in un ambito che gli è estraneo, vale a dire quello dell’informazione alimentare al consumatore finale. Il lavoro prosegue poi con una riflessione sull'esito finale di un siffatto adagiamento sul processo di validazione scientifica condotto dall’EFSA, che ha ridotto la più parte della conoscenza nutrizionale a poco più di 200 indicazioni sulla salute autorizzate, la cui formulazione letterale, tra l’altro, si dubita assai possa essere agevolmente compresa dal cosiddetto consumatore medio. Inoltre, il Regolamento lascia irrisolti e aperte molti dilemmi e questioni, che devono urgentemente trovare un positivo interessamento al fine di non vanificare gli apprezzabili sforzi di spinta alla ricerca innovativa e di garanzia di una leale ed effettiva concorrenza nell'industria alimentare; il riferimento corre, tra gli altri, ai cosiddetti “claims botanici” ed ai “probiotici”, in relazione ai quali è ad oggi impedito reclamizzare in etichetta un’indicazione salutistica, sull’assunto per cui non è ancora stato raggiunto un livello accettabile di consenso scientifico relativamente alla loro sicurezza d’uso ed efficacia. Di conseguenza, se lo stato dell’arte è connotato da un simile proibizionismo, gli operatori del settore alimentare si trovano nella situazione di dover ricorrere a diverse strategie commerciali, quali l’utilizzo di claims suggestivi che, proposti attraverso messaggi non testuali, come nel caso del food design, si rivelano cionondimeno in grado di veicolare un messaggio salutistico, senza però la soggezione allo stretto rigore scientifico richiesto dall’EFSA. Infine, il presente lavoro, seppur prevalentemente rivolto alla descrizione dello scenario regolativo europeo, non dimentica di fornire una utile prospettiva del tema anche in chiave comparata, spaziando dalle linee guida predisposte dal Codex Alimentarius agli accordi vigenti in ambito OMC applicabili all’etichettatura degli alimenti, alimentando, per l’appunto, perplessità circa la compatibilità del Regolamento (CE) n° 1924/2006 con le obbligazioni gravanti sull’Unione Europea imposte dalla sua appartenenza al WTO.
The topic of the present research is to highlight the relational dimension of the information provided to consumers via food labelling, intended as a legal tool for the implementation of the nutrition policy carried out by the EU institutions since the establishment of the European Economic Community. The present work analyses how the function of food labelling has changed during the decades, since the late Seventies of the past century, when it was merely conceived as a mean of information whose main purpose was the harmonisation of the different national legislations, which could constitute an unnecessary obstacle to the realization of the common internal market, to the most recent days, when food labelling is thought as a tool of active nutrition policy; more precisely, through an adequate labelling, the EU institutions try to shape consumers’ behaviours, driving them toward a healthier eating. In this regulatory scenario, the Regulation on Nutrition and Health Claims made on foods is an ambitious and controversial piece of European food law, whose premises were undoubtedly laudable, but which has been during the years (partially) implemented in a manner which has caused much more discontent and confusion among both consumers and manufacturers, so that nowadays many doubts are still arising for what concerns its efficacy and its validity. This research represents a deep analysis of the Regulation on Nutrition and Health Claims, also taken into consideration from the historical, sociological, and economic perspective, which must be necessarily intertwined for a complete and critical comprehension of the legal framework and its implications for the various stakeholders. For this reason, each paragraph begins with a sort of normative background, and concludes with a critical analysis of the existing situation, providing some hints for a better implementation of the NHCR. After a brief introduction, the core of the research is completely and deeply focused on each and every aspect of the Regulation, with a central part which takes into consideration the very crucial aspect of its partial and problematic ongoing implementation: the role of science and, more precisely, the requirement of the scientific substantiation of the claims, whose assessment is demanded to the EFSA that, in the absence of definitions and clear guidelines on how to conduct such an evaluation, has de facto given its personal interpretation of the normative provisions of the Regulation, on which also the Commission and the European Court of Justice (implicitly or explicitly) rely, causing discontent among operators and legal scholars who see this as an illegitimate application of the precautionary principle to the field of food information, and a possible departure from the traditional categories of the risk assessment, risk management, and legal interpretation. The analysis proceeds then by criticizing the results of the total reliance on the scientific evaluation carried out by the EFSA, which reduced most of the knowledge about nutrition science in few more than 200 approved health claims, whose wording is probably incomprehensible for the average consumer. Moreover, there are also many other open issues in the Regulation on Nutrition and Health Claims which need to be urgently addressed in order not to vanish the laudable purpose of stimulating innovation and competition in the food sector, namely the botanical claims and probiotics, which are now prevented from bearing health claims on the consideration that a complete scientific consensus about their safety and efficacy has not yet been reached. But if this is the largely prohibitive state of the art, manufacturers are of course encouraged to find different escape routes, one of which is recurring to implied health claims, adopted through non-textual messages, or, to rephrase, through a smart food design, which can convey the same representation of healthiness without being subject to the strict scientific boundaries standardised by the EFSA. In addition, and as a conclusion, the present work, although mainly focused on the European Union regulatory environment, tries to give a comparative view on what the international arena offers on the topic, from the Codex Alimentarius Commission to the various WTO Agreements pertaining to food labelling, instilling doubts about the NHCR compatibility with the obligations that the EU must fulfil in the international trade law relations.
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TOGNI, ENRICO. "LA DIMENSIONE RELAZIONALE DEGLI ALIMENTI. INDICAZIONI NUTRIZIONALI E SULLA SALUTE IN UNA PROSPETTIVA COMPARATA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6536.

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Abstract:
L’obiettivo del presente lavoro di ricerca è quello di porre in luce la cosiddetta “dimensione relazionale” dell’informazione fornita ai consumatori di alimenti tramite l’etichettatura nutrizionale e salutistica, intesa quale strumento normativo per l’attuazione delle politiche nutrizionali perseguite dall'Unione Europea. Il presente scritto analizza come le funzioni dell’etichettatura alimentare siano mutate durante i decenni, a partire dalla fine degli anni settanta del secolo scorso, quando essa era sì concepita come strumento informativo, ma il cui scopo principale rimaneva tuttavia quello di appianare le varie difformità legislative o regolamentari esistenti tra i vari Stati Membri – potendo queste rappresentare un ostacolo alla creazione di un mercato comune – sino ai giorni nostri, che vedono l’etichetta come una protagonista attiva in seno ad un più ampio programma di politica nutrizionale; più precisamente, attraverso un’adeguata etichettatura alimentare, le istituzioni dell’Unione Europea ambiscono a plasmare le abitudini alimentari dei consumatori, indirizzandoli verso percorsi nutrizionali più salutari. In tale contesto, il Regolamento sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sugli alimenti rappresenta un ambizioso e, al tempo stesso, controverso tassello del diritto alimentare europeo, le cui premesse ispiratrici erano indubbiamente lodevoli, ma che è stato vittima, successivamente, di un’attuazione che ha generato notevole scontento ed incertezza sia tra i consumatori che nell'industria, al punto tale che da più parti si nutrono dubbi in merito alla sua efficacia e validità. Il presente lavoro di ricerca ambisce quindi a fornire una profonda analisi del Regolamento sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute, offrendo una panoramica di esso in chiave storica, sociale, ed economica, imprescindibile al fine di una corretta e completa comprensione delle scelte normative e delle loro implicazioni di mercato. In ossequio a tale intento, in ogni apertura di paragrafo è offerto un inquadramento di taglio storico-normativo, mentre, in conclusione, si tenta di fornire qualche spunto critico da cui potrebbe, o avrebbe potuto, derivare una migliore attuazione del Regolamento. Dopo una breve introduzione, la ricerca entra nel suo vivo attraverso l’analisi di ogni aspetto del Regolamento (CE) n. 1924/2006, soffermandosi, in particolar modo, su quello che è l’aspetto cruciale e problematico relativo alla sua attuazione: il ruolo della scienza e, più precisamente, la valutazione circa la fondatezza scientifica dei claims, procedimento che, in assenza di chiare definizioni normative ed operative, è di fatto rimesso alla discrezionalità interpretativa dell’EFSA, avallata (implicitamente o esplicitamente) dalla Commissione Europea e dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, generando così reazioni critiche tra pratici ed accademici che accusano una illegittima applicazione del principio di precauzione in un ambito che gli è estraneo, vale a dire quello dell’informazione alimentare al consumatore finale. Il lavoro prosegue poi con una riflessione sull'esito finale di un siffatto adagiamento sul processo di validazione scientifica condotto dall’EFSA, che ha ridotto la più parte della conoscenza nutrizionale a poco più di 200 indicazioni sulla salute autorizzate, la cui formulazione letterale, tra l’altro, si dubita assai possa essere agevolmente compresa dal cosiddetto consumatore medio. Inoltre, il Regolamento lascia irrisolti e aperte molti dilemmi e questioni, che devono urgentemente trovare un positivo interessamento al fine di non vanificare gli apprezzabili sforzi di spinta alla ricerca innovativa e di garanzia di una leale ed effettiva concorrenza nell'industria alimentare; il riferimento corre, tra gli altri, ai cosiddetti “claims botanici” ed ai “probiotici”, in relazione ai quali è ad oggi impedito reclamizzare in etichetta un’indicazione salutistica, sull’assunto per cui non è ancora stato raggiunto un livello accettabile di consenso scientifico relativamente alla loro sicurezza d’uso ed efficacia. Di conseguenza, se lo stato dell’arte è connotato da un simile proibizionismo, gli operatori del settore alimentare si trovano nella situazione di dover ricorrere a diverse strategie commerciali, quali l’utilizzo di claims suggestivi che, proposti attraverso messaggi non testuali, come nel caso del food design, si rivelano cionondimeno in grado di veicolare un messaggio salutistico, senza però la soggezione allo stretto rigore scientifico richiesto dall’EFSA. Infine, il presente lavoro, seppur prevalentemente rivolto alla descrizione dello scenario regolativo europeo, non dimentica di fornire una utile prospettiva del tema anche in chiave comparata, spaziando dalle linee guida predisposte dal Codex Alimentarius agli accordi vigenti in ambito OMC applicabili all’etichettatura degli alimenti, alimentando, per l’appunto, perplessità circa la compatibilità del Regolamento (CE) n° 1924/2006 con le obbligazioni gravanti sull’Unione Europea imposte dalla sua appartenenza al WTO.
The topic of the present research is to highlight the relational dimension of the information provided to consumers via food labelling, intended as a legal tool for the implementation of the nutrition policy carried out by the EU institutions since the establishment of the European Economic Community. The present work analyses how the function of food labelling has changed during the decades, since the late Seventies of the past century, when it was merely conceived as a mean of information whose main purpose was the harmonisation of the different national legislations, which could constitute an unnecessary obstacle to the realization of the common internal market, to the most recent days, when food labelling is thought as a tool of active nutrition policy; more precisely, through an adequate labelling, the EU institutions try to shape consumers’ behaviours, driving them toward a healthier eating. In this regulatory scenario, the Regulation on Nutrition and Health Claims made on foods is an ambitious and controversial piece of European food law, whose premises were undoubtedly laudable, but which has been during the years (partially) implemented in a manner which has caused much more discontent and confusion among both consumers and manufacturers, so that nowadays many doubts are still arising for what concerns its efficacy and its validity. This research represents a deep analysis of the Regulation on Nutrition and Health Claims, also taken into consideration from the historical, sociological, and economic perspective, which must be necessarily intertwined for a complete and critical comprehension of the legal framework and its implications for the various stakeholders. For this reason, each paragraph begins with a sort of normative background, and concludes with a critical analysis of the existing situation, providing some hints for a better implementation of the NHCR. After a brief introduction, the core of the research is completely and deeply focused on each and every aspect of the Regulation, with a central part which takes into consideration the very crucial aspect of its partial and problematic ongoing implementation: the role of science and, more precisely, the requirement of the scientific substantiation of the claims, whose assessment is demanded to the EFSA that, in the absence of definitions and clear guidelines on how to conduct such an evaluation, has de facto given its personal interpretation of the normative provisions of the Regulation, on which also the Commission and the European Court of Justice (implicitly or explicitly) rely, causing discontent among operators and legal scholars who see this as an illegitimate application of the precautionary principle to the field of food information, and a possible departure from the traditional categories of the risk assessment, risk management, and legal interpretation. The analysis proceeds then by criticizing the results of the total reliance on the scientific evaluation carried out by the EFSA, which reduced most of the knowledge about nutrition science in few more than 200 approved health claims, whose wording is probably incomprehensible for the average consumer. Moreover, there are also many other open issues in the Regulation on Nutrition and Health Claims which need to be urgently addressed in order not to vanish the laudable purpose of stimulating innovation and competition in the food sector, namely the botanical claims and probiotics, which are now prevented from bearing health claims on the consideration that a complete scientific consensus about their safety and efficacy has not yet been reached. But if this is the largely prohibitive state of the art, manufacturers are of course encouraged to find different escape routes, one of which is recurring to implied health claims, adopted through non-textual messages, or, to rephrase, through a smart food design, which can convey the same representation of healthiness without being subject to the strict scientific boundaries standardised by the EFSA. In addition, and as a conclusion, the present work, although mainly focused on the European Union regulatory environment, tries to give a comparative view on what the international arena offers on the topic, from the Codex Alimentarius Commission to the various WTO Agreements pertaining to food labelling, instilling doubts about the NHCR compatibility with the obligations that the EU must fulfil in the international trade law relations.
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CORDIANO, Alessandra. "Sicurezza dei prodotti e tutela del consumatore." Doctoral thesis, 2002. http://hdl.handle.net/11562/341777.

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Abstract:
Con l’emanazione della direttiva comunitaria n. 92/59/CEE sulla sicurezza generale dei prodotti emerge la necessità di verificare il campo di operatività della nuove tutele con la disciplina ordinaria in tema di responsabilità civile. Diversi sono gli oggetti di tutela: da un lato il danno provocato ad un consumatore da un prodotto da questi acquistato; dall’altro la posizione del consumatore stesso di fronte all’immissione nel mercato di un prodotto anche soltanto potenzialmente pericoloso. Nasce l’esigenza, pertanto, di accertare la possibilità di salvaguardare anche in via preventiva il consumatore. A questo scopo, pure in considerazione di taluni principi, non soltanto di origine comunitaria, quali innanzitutto quello di precauzione, e di una analisi comparativa con gli ordinamenti europei, si individua nell’azione inibitoria un utile, quanto necessario, strumento di tutela del consumatore e della sua salute.
The research in European Privat Law concerns the "Product liability" and "Product safety" area and is intended to analyse the Remedies system in the light of Consumer Protection.
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ROMEO, FRANCESCA. "Il credito immobiliare: obblighi del professionista e tutela del consumatore." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11570/3147663.

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Abstract:
Il lavoro approfondisce la disciplina del credito immobiliare ai consumatori, introdotta con d.lgs. n. 72 del 2016, attuativo della direttiva 2014/17/UE. La disamina si sofferma principalmente sugli obblighi gravanti sul professionista, tra cui in particolare gli obblighi informativi e di valutazione del merito creditizio, nonchè sulla disciplina della fase patologica del rapporto, in ragione dell'introduzione di una nuova forma di patto marciano.
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43

CARDANO, Vittorio. "Ius poenitendi e tutela del consumatore nei contratti per la prestazione di servizi conclusi a distanza e fuori dei locali commerciali." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11562/562149.

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Abstract:
La ricerca ha evidenziato l’importanza e la complessità dei problemi relativi al diritto di recesso del consumatore nei contratti per la prestazione di servizi conclusi a distanza e fuori dei locali commerciali: a) importanza che si desume dal diffondersi dei contratti per la prestazione di servizi nel moderno mercato dei consumi e dal correlativo crescente interesse degli organi comunitari verso il diritto di recesso, quale strumento per garantire al consumatore un’adeguata tutela contro tecniche cosiddette “aggressive” di conclusione del contratto; b) complessità che si evince dalla scarna disciplina dettata nel codice del consumo per dare attuazione alle direttive 85/577/CEE e 97/7/CE e che induce l’interprete ad una laboriosa opera di coordinamento dei precetti di derivazione europea con il tessuto normativo tradizionale, In questo contesto le principali questioni affrontate dal dottorando riguardano: 1. I problemi di qualificazione del diritto di recesso del consumatore nella sistematica delle fattispecie estintive di un rapporto obbligatorio. 2. L’analisi dei presupposti e delle condizioni per l’esercizio del diritto di recesso nei contratti porta a porta e a distanza 3. L’analisi della portata delle obbligazioni gravanti in capo al consumatore a seguito dell’esercizio del diritto di recesso. 4. L’analisi critica delle disposizioni della recentissima direttiva 2011/83/UE sui diritti dei consumatori in merito al campo di applicazione, ai presupposti e alle conseguenze economiche e giuridiche derivanti dall’esercizio del diritto di recesso nei “contratti di servizio” conclusi a distanza e fuori dei locali commerciali. In ragione della derivazione comunitaria ed europea del tema affrontato dal dottorando, la ricerca è stata svolta sia in Italia sia all’estero e, segnatamente, in Germania, al fine di approfondire la conoscenza della disciplina del diritto di recesso del consumatore contenuta nel BGB e dei problemi interpretativi maggiormente dibattuti nella dottrina tedesca.
The research has highlighted the significance and the complexity of the questions linked to the consumer right of withdrawal from distance and off-premises contracts for services: a) such significance is revealed by the spread of service contracts in today’s consumer market and the related growing interest of European institutions for the right of withdrawal as an instrument to offer consumers an adequate protection against ‘aggressive’ practices; b) the complexity lies in the deficient provisions of the consumer code implementing directives 85/577/EEC and 97/7/EC, which compel the lawyer to arduously coordinate the rules derived from the European legal order and those of the domestic legal system. In this context, the central questions dealt with by the researcher concern: 1. Problems of classification of the right of withdrawal within the systematics of the law of obligations. 2. Analysis of the conditions for the exercise of the right of withdrawal in off-premises and distance contracts. 3) Analysis of the contents of the consumer obligations flowing from the exercise of the right of withdrawal. 4) Critical analysis of the provisions of the recent directive 2011/83/EU on consumer rights with regard to the scope, the conditions and the economic and legal consequences of the exercise of the right of withdrawal in distance and off-premises “contracts for services”. In light of the European origin of the investigated topic, the research has been conducted in Italy as well as abroad, i.e. in Germany, with the aim of deepening the knowledge of the BGB provisions on the consumer right of withdrawal and the interpretative problems which have been most debated in German literature.
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Rumine, Nicola. "Dimensioni attuali e forme di tutela degli interessi collettivi dei consumatori." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/2158/1126379.

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Abstract:
Il lavoro ha l’obiettivo di ricostruire il percorso moderno degli interessi sovraindividuali, con particolare riguardo alla materia dei consumatori, di dimostrare - ponendo l’accento sulla dimensione soggettiva di tali interessi, ovvero sulla tensione tra il singolo e il bene oggetto dell’aspirazione - che tali situazioni soggettive non descrivono un fenomeno unitario e infine di sottolineare la necessità, raramente compresa dalla dottrina e dagli operatori, di cogliere le intersezioni con i diritti soggettivi individuali. In un primo capitolo si procede con l’esame della dottrina della seconda metà del XIX secolo e, di seguito, dei contributi dottrinali a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, allorquando la dottrina, assunta la materia ambientale come campo privilegiato di osservazione, inaugurò un nuovo capitolo del dibattito, i cui risultati sono giunti a noi pressoché immutati. Dopo aver dato conto dei principali arresti giurisprudenziali e degli interventi legislativi, si prende atto che non è più dato riferirsi agli interessi sovraindividuali soltanto come meri interessi di fatto e che in talune ipotesi è per l’appunto possibile operare la loro riconversione in veri e propri diritti soggettivi (sulla scia della normativa comunitaria, dei nuovi cataloghi di diritti emersi a livello sovranazionale, dell’emersione di nuovi bisogni individuali e alla luce di una ricostruzione moderna dei contorni del diritto soggettivo). Si prende inoltre atto delle frequenti intersezioni con i diritti individuali. Nel secondo capitolo si confermano le conclusioni raggiunte in precedenza, passando in rassegna una serie di indici normativi e di pronunce giurisprudenziali che supportano pienamente le conclusioni raggiunte nel capitolo iniziale. Nel terzo capitolo, dopo aver offerto un quadro delle azioni collettive inibitorie in materia di consumo, si affronta il problema della legittimazione ad agire e dei limiti oggettivi e soggettivi del giudicato della pronuncia inibitoria proprio alla luce della rilevata polimorfia degli interessi sovraindividuali coinvolti. Nel capitolo conclusivo, dopo aver indicato gli elementi per i quali l’azione collettiva risarcitoria in materia di consumo, anche se formalmente deputata a soddisfare i diritti soggettivi di una pluralità di consumatori, provvede indirettamente alla tutela degli interessi sovraindividuali, si formulano proposte volte a realizzare il miglior coordinamento con lo strumento inibitorio.
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Sparti, Vincenzo. "IL CREDITO AI CONSUMATORI A SEGUITO DEL D. LGS. 13/8/2010 n. 141." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/94770.

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BASILI, Silvia. "Gli attuali scenari del commercio internazionale dei prodotti agroalimentari, tra vecchie e nuove questioni di sicurezza alimentare: una riflessone comparatistica ta UE, USA e CINA." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251081.

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Abstract:
Il commercio dei prodotti agroalimentari ha assunto oggi una dimensione globale, che pone una serie di questioni su cui è necessario riflettere. Una di queste riguarda la sicurezza alimentare intesa nell'accezione di food safety, ossia come il diritto di ogni individuo a consumare cibo sano e sicuro. La sicurezza alimentare implica l'assenza di elementi estranei che sono riconducibili ai residui dei trattamenti antiparassitari, veterinari, contaminanti ambientali o ancora l'assenza di adulterazioni nel processo di produzione, che possono comportare un rischio per la salute dei consumatori. La tesi analizza le principali dinamiche internazionali relative all'attuale commercio dei prodotti agroalimentari, focalizzando l'attenzione sulla questione della sicurezza alimentare, che da un lato deve garantire senza compromessi la tutela di tutti i consumatori, e dall'altro però, le misure adottate non devono costituire inutili ostacoli commerciali per le imprese alimentari esportatrici. L'analisi inizia dagli accordi nati nell'ambito della WTO, con la firma del Trattato di Marrakech nel 1994, con lo scopo di favorire gli scambi commerciali internazionali attraverso una maggiore armonizzazione delle differenti normative di riferimento. Per quanto riguarda specificamente la sicurezza alimentare si fa riferimento all'Accordo SPS sulle misure sanitarie e fitosanitarie e al Codex Alimentarius, che hanno lo scopo di creare un sistema di norme internazionali valido all'interno dei paesi membri della WTO per tutelare la salute dei consumatori e garantire pratiche eque nel commercio degli alimenti. Dal contesto multilaterale della WTO si procede ad analizzare il ruolo degli accordi bilaterali o regionali, nati in seguito alla crisi del multilateralismo, iniziata con il round di Doha nel 2001e dovuta principalmente all'eterogeneità delle posizioni dei Paesi membri. In particolare nell'ambito degli accordi bilaterali si fa riferimento al partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) recentemente negoziato tra UE e USA, e fermo per ora a tale fase. Si tratta di un accordo di libero scambio volto ad abbattere molte barriere commerciali esistenti tra le due sponde dell'Atlantico, con particolare riferimento a quelle non tariffarie consistenti in divergenze normative che ostacolano le esportazioni, tra cui vanno sicuramente ricomprese le misure sanitarie e fitosanitarie, che si sono rivelate le questioni maggiormente dibattute nel corso delle trattative del TTIP, offrendo lo spunto per analizzare in chiave comparatistica le due diverse tradizioni giuridiche di food safety, delineate attraverso la tematica degli OGM, dove emerge la distanza dell'approccio giuridico tra le due potenze transatlantiche. L'uso delle moderne tecniche di ingegneria genetica in campo alimentare è stato uno dei temi particolarmente discussi nell'ambito delle negoziazioni; gli OGM erano già stati oggetto di una controversia tra Europa e USA nell'ambito della WTO. In ogni caso il TTIP, nonostante il suo fallimento, segna comunque la volontà delle due potenze di trovare una base normativa comune. L'ultima parte della tesi riguarda invece l'evoluzione della sicurezza alimentare in Cina, che grazie alla rapida crescita economica degli ultimi anni, si attesta ad essere una delle potenze protagoniste degli scambi commerciali mondiali, completando in tal modo il quadro internazionale di riferimento. L'introduzione nel 2009 della prima legge sulla sicurezza alimentare, poi modifica nel 2015, rappresenta un primo avvicinamento ai sistemi normativi occidentali. L'analisi delle diverse normative di food safety nel contesto europeo, statunitense e cinese mostra come la globalizzazione economica abbia determinato anche una globalizzazione giuridica o meglio un progressivo allineamento dei diversi sistemi normativi. La necessità di facilitare gli scambi commerciali per competere a livello mondiale ha favorito l'avvicinamento dei vari ordinamenti giuridici. Pertanto si assiste a una sorta di "contaminazione legislativa" estranea alla politica commerciale comune della WTO, ferma da tempo ad una fase di completa stagnazione. In particolare per quanto riguarda il settore alimentare si auspica che il progressivo avvicinamento dei sistemi normativi sul tema della sicurezza alimentare possa favorire la nascita di una food law unitaria a livello globale, che sappia rispondere alle esigenze economiche - commerciali della libera circolazione dei prodotti, e contemporaneamente garantire la tutela di tutti i consumatori, assicurando un elevato livello di qualità e sicurezza.
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