Academic literature on the topic 'Diritti culturali'

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Journal articles on the topic "Diritti culturali"

1

Catanzariti, Mariavittoria. "I diritti su misura: la Corte Europea di Strasburgo e i minori." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 1 (July 2012): 97–121. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-001005.

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Abstract:
Questo saggio esamina l'approccio della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo alla tutela dei diritti dei minori. Piů specificamente, esso pone la questione dello statuto di tali diritti come diritti fondamentali alla luce della compatibilitŕ normativa tra diritto internazionale e diritto interno. La giurisprudenza della Corte Europea č dunque analizzata al fine di mettere in rilievo alcuni principi dalla stessa elaborati, con particolare riguardo al rispetto della vita familiare. Il saggio si concentra infine sui principi della child-friendly justice adottati dal Consiglio d'Europa nel novembre 2010 al fine di evidenziare il rapporto tra modelli culturali e prassi giurisprudenziale.
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2

Felice, Flavio. "La nozione di diritti umani nella prospettiva della dottrina sociale della Chiesa." Revista Pistis Praxis 6, no. 3 (September 13, 2014): 817. http://dx.doi.org/10.7213/revistapistispraxis.06.003.ds04.

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Abstract:
L’obiettivo di questo articolo è quello di dimostrare la diversità de prospettive della dottrina sociale della Chiesa su i diritti umani. Sottolinea la prospettiva personalista come la più appropriata per comprendere e giustificare l’interesse generale della dottrina sociale per il tema e l’affermazione dei diritti umani. La Chiesa vede nei diritti umani l’opportunità di promuovere e difendere l’universalità della dignità umana, intesa come carattere stampato da Dio creatore per le sue creature. La prospettiva antropologico-cristiana ha per fondamento la persona umana creata a immagine e somiglianza di Dio. La dottrina sociale della Chiesa, mostra una pluralità di dimensioni, essenziali per definire chi è l’essere umano, e, a sua volta, per la promozione e la difesa della dignità umana di fronte alle istituzioni giuridiche, politiche ed economiche. I diritti umani e la dottrina sociale hanno in Giovanni Paolo II uno dei principali teorici. I diritti umani sono un punto di riferimento per tutte le fasi della vita umana e dei contesti politici, sociali, economici e di culturali. Fonte e sintesi dei diritti umani è il diritto alla vita e il diritto alla libertà religiosa.
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Simone, Anna. "Corpi a-normali. Eccedenze del diritto e norma eterossessuale." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 1 (July 2010): 65–79. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-001003.

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Abstract:
Norma eterosessuale - diritti differenzianti - status - normalizzazione. Tutte le costruzioni identitarie dei ruoli di genere legate al sesso biologico e all'orientamento sessuale partono da un assunto aprioristico voluto dal processo di "naturalizzazione" dei corpi e dalla relativa nascita della norma eterosessuale. Tale processo ha anche contribuito a costruire una cultura giuridica fondamentalmente sancita a partire dalla stessa norma eterosessuale. Il processo di naturalizzazione prima e di "normalizzazione" poi dei corpi, dei rispettivi ruoli di genere e delle relative condotte sessuali, assieme al diritto, ha cosě favorito la nascita di nuove forme di status (il gay, la lesbica, il trans etc.) che, anziché intaccare il diritto di famiglia e la norma eterosessuale che lo predetermina, ha favorito la nascita di "diritti differenzianti" a seconda dell'orientamento sessuale. D'altronde anche il dibattito consumatosi in Italia attorno ai diritti civili delle persone gay e lesbiche non ha mai preso in considerazione la fondazione antropologico-giuridica della norma eterosessuale nella cultura occidentale e nella cultura giuridica. Attraverso una breve ricostruzione genealogica della costituzione di codici culturali, sociali e giuridici predefiniti in occidente, nonché del tutto funzionali alla determinazione di una cultura giuridica fondata sulla norma eterosessuale, in questo articolo si rimettono in discussione le categorie di differenza ed eguaglianza.
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Andrea Sacco, Giovanni. "La tutela collettiva delle minoranze linguistiche." DIRITTO COSTITUZIONALE, no. 2 (June 2021): 13–32. http://dx.doi.org/10.3280/dc2021-002002.

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Abstract:
La ricerca affronta l'argomento delle minoranze linguistiche. Partendo dalla definizione del concetto di minoranza, procede ad esplorare il quadro costituzionale italiano e bre-vemente quello comparato con particolare attenzione alla dimensione collettiva della tute-la dei diritti linguistici, intesi in senso ampio come diritti culturali identitari. L'attenzione è concentrata sui diritti del gruppo linguistico posseduti dagli individui in quanto "insieme" piuttosto che dai suoi membri separatamente e sulla tutela delle lingue minoritarie come bene partecipativo identificato da una condivisione solidale.
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5

Bilancia, Francesco. "I diritti fondamentali e la loro effettività." Revista do Direito, no. 28 (July 25, 2007): 31–53. http://dx.doi.org/10.17058/rdunisc.v0i28.181.

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Abstract:
In questo saggio io intendo APPROCHARE il dibatitto sul tema dei diritti fondamentali, coinvolgendo la prospettiva di sua effettività principalmente nel sistema costituzionale europeo. Per tanto, si parte della approfundatta diferenzza che ci sono fra i membri statali e le multipli aspetti culturali e sociale della cittadinanzza europea.
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6

Alpa, Guido. "L'ingresso della donna nelle professioni legali." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 1 (July 2011): 7–25. http://dx.doi.org/10.3280/sd2011-001001.

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Abstract:
La generositŕ maschile sull'ingresso delle donne nel mondo del diritto č sempre stata assai rara: la donna divienesoltanto con l'abolizione della tutela maritale, in Italia nel 1919, e con una applicazione molto limitata delle nuove regole. Č questo iltra lo status giuridico della donna come persona, come membro della famiglia, come componente della societŕ, e della donna come esercente la professione forense. Per le altre professioni, il notariato e la magistratura, cosě come per la rappresentanza politica, occorrerŕ attendere altri decenni, non solo perché l'ingresso nel mondo del diritto era ancora circondato da ostilitŕ, opposizioni, ritardi culturali e meschine limitazioni, ma anche perché esercitare le funzioni notarili o le funzioni magistratuali significava svolgere un ruolo di natura pubblicistica; e le cariche che implicavano una funzione pubblica o l'esercizio di un pubblico servizio si addicevano solo agli uomini. E alle soglie del nuovo codice civile Anna Maria Mozzoni, una delle grandi icone della battaglia per la paritŕ dei diritti, con il suo saggio del 1864,, tenta, con una accurata analisi della posizione della donna nell'opinione pubblica, nella religione, nella famiglia, nella societŕ e nella scienza, di costruire le basi per una riforma delle regole di diritto privato che ne migliori la posizione e ne garantisca l'emancipazione.
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Natale, Andrea, and Carlo Renoldi. "La tutela dei diritti e i paradossi del diritto. La direttiva rimpatri, l'Italia e la libertŕ dei migranti." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 5 (December 2011): 7–21. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-005002.

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Abstract:
Della tardiva attuazione della direttiva rimpatri nell'ordinamento italiano, della cd. sentenza El Dridi della Corte di giustizia, delle ricadute che l'inadempimento all'obbligo comunitario determina sull'ordinamento interno si č giŕ scritto tutto (o quasi). Nessun commento tecnico, dunque. Č perň possibile tentare di tracciare un quadro d'insieme della vicenda, considerando quali tic culturali si siano disvelati nelle reazioni di tribunali, corti europee, accademia e palazzi del potere. Una vicenda - quella della legislazione sull'immigrazione - che permette di appurare come la legge costituita non tema piů il paradosso e di come si giochi, sulla pelle dei migranti, una partita ideologica e dimentica dell'. Che costringe il giurista a rispolverare i ferri del mestiere, strumenti (nuovi e antichi) forse capaci di offrire una piů completa tutela alle libertŕ individuali
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8

Pennacchini, M., D. Sacchini, and A. G. Spagnolo. "Evoluzione storica delle “Carte dei diritti dei morenti”." Medicina e Morale 50, no. 4 (August 31, 2001): 651–75. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.729.

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Abstract:
L’intento perseguito dagli autori con questo lavoro è stato quello di ripercorrere l’evoluzione negli ultimi decenni delle “carte” in cui vengono indicati i diritti delle persone morenti. Una storia che si va a contrapporre, con una sorprendente coincidenza nella cronologia, ai successivi momenti della depenalizzazione, prima, e della legalizzazione, poi, dell’eutanasia. Tali “carte”, infatti, hanno sostanzialmente inteso contrapporre il right to death with dignity al right to death senza altre specificazioni, rivendicato dai movimenti e dalle società a favore dell’eutanasia volontaria e del suicidio assistito. Questo lavoro, quindi, trova il suo momento iniziale con l’identificazione e l’analisi delle motivazioni socio-culturali oltre che di quelle più propriamente scientifiche che hanno portato all’elaborazione della prima carta dei diritti del morente, capostipite in un certo senso di tutte quelle seguenti. Dopo di che mostra l’evoluzione peculiare che tali carte, c.d. di prima generazione hanno avuto in Europa, e da ultimo illustra come esse si sono evolute, sia in Europa sia negli Usa in anni più recenti. Da ultimo, a conclusione della “review” storica, gli autori hanno voluto presentare la Carta dei diritti del malato cronico in evoluzione di malattia elaborata nel 1999 all’interno del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” dell’Università Cattolica, esaminandone il contenuto e le ragioni che hanno portato alla sua elaborazione.
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Savona, Pier Francesco. "Diritti culturali e societŕ "glocale": una questione di riconoscimento o di giustizia sociale." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 3 (March 2010): 21–38. http://dx.doi.org/10.3280/sd2009-003002.

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Bartoli, Clelia. "Libertŕ e diritti tra India ed Europa. Un approccio genealogico ai valori culturali." DIRITTI UMANI E DIRITTO INTERNAZIONALE, no. 3 (December 2009): 541–63. http://dx.doi.org/10.3280/dudi2009-003006.

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Abstract:
- This paper will deal with the issue of human rights and multiculturalism away from cultural relativism and universalism while taking inspiration from Nietzsche's Moral Genealogy. In particular, the concepts of karma, dharma and trivarga (an indian traditional form of particularism in the law) will be explained as they are expressed in the Bhagavad Gita, one of the most important texts of Indian philosophical literature. From this analysis it will emerge the impossibility of deducing the idea of human rights from the Sanskrit text. Not because the Bhagavad Gita adopts a communitarian conception of the self but because it entails a very complex and interesting idea of freedom which is little compatible with contemporary human rights discourse. Then, it will be quoted a criticism against the Bhagavad Gita based on the historical genealogy of cultural values, as it was formulated by B.R. Ambedkar - Chairman of the Drafting Committee of Indian Constitution. Finally, this writing will highlight some of the misunderstandings revolving around human rights and multiculturalism. This will be done while suggesting a genealogical approach where different intellectual and law traditions challenge and implement each other, rather than being locked in a sterile mutual respect.
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Dissertations / Theses on the topic "Diritti culturali"

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FERRI, Marcella. "La tutela dei diritti culturali nel diritto internazionale dei diritti umani." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2013. http://hdl.handle.net/10446/28977.

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2

DELLI, QUADRI Alessandra. "La (po)etica del mais. Diritti culturali ed epistemologia della cosmovisione maya." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2013. http://hdl.handle.net/10446/28974.

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Furlan, Clara <1995&gt. "Donne, diritti e violazioni. La questione femminile nella società Post-Jugoslava." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19695.

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Abstract:
Questa tesi prende vita dalla volontà di raggiungere una sempre più effettiva parità di genere ed emancipazione femminile. Tenendo presente quanto questo sia un problema diffuso in tutto il mondo, l’elaborato si concentrerà in particolare sulla posizione della figura femminile in quello che, ad oggi, viene considerato spazio Post-Jugoslavo. Esplorerà, infatti, la posizione e il ruolo della donna dagli anni ’90 ad oggi, analizzandoli in contesti letterari, sociali, politici e culturali. Questo elaborato prenderà in esame, dapprima, la visione della donna all’interno della società jugoslava dal punto di vista storico-culturale, cercando di comprendere quale sia stata la direzione intrapresa dalle donne e quale fosse la loro posizione all’interno della società. Successivamente verrà preso in rassegna il ruolo della figura femminile e la sua funzione politica all’interno del contesto delle guerre jugoslave degli anni ’90 attraverso reportage e testimonianze significative. Infine, l’elaborato esplorerà la situazione attuale per comprendere a che punto è la condizione della donna tra il rispetto dei diritti e la violazione degli stessi esaminando i vari movimenti nati con la fine delle guerre jugoslave diffusisi in tutto il territorio. L’elaborato mira a contribuire al raggiungimento dell’obiettivo 5 dell’agenda ONU 2030 che prevede la parità di genere, l’eliminazione della violenza di genere e l'uguaglianza dei diritti umani.
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PICCO, Valentina. "Schiavitù e identità culturale: possono i diritti culturali diventare strumento di riappropriazione della libertà da parte della popolazione mauritana?" Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2012. http://hdl.handle.net/10446/26724.

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5

Mandrioli, Elisabetta. "La valutazione degli interventi per la promozione dei diritti e dei doveri sociali: il contributo del volontariato." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3421581.

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Abstract:
This PhD thesis aims to increase the knowledge about two related areas: 1) how voluntary organisations do interpret their role of promotion and rights’ defence in protecting (the needs of) the weaker sections of the population and 2) how the evaluation of results derived from their actions can, or could, support their role, mainly assessing effectiveness and social impact. Furthermore, this work considers the evaluation methods used in the social field and, in particular, it describes two examples of “choice experiments”. The goal is twofold: to deepen their usage in the social field, exploring potentialities and limits, and to better understand the values that orientate volunteers in order to define if changes of scenarios – as prospective assessment – can support the decision making and the future impact evaluations. Findings presented in this work relate to three research studies completed in 2009-2010. Such studies provide some clues for understanding the core issues of this thesis through dif-ferent perspectives: key people considered “expert” in the voluntary field, volunteer people and CSVs (coordinating and funding bodies). These latter were interested in assessing the impact of funded programmes comparing three different points of view: voluntary organisations funded by them, clients of services provided by voluntary organisations, representatives of the local welfare system. Qualitative and quantitative methods and tools provided data discussed in this thesis. Findings suggest that voluntary organisations must interact with institutions in order to act as stimulus and critical conscience in regard to marginalisation, actively participating in service planning and working in network for increasing their operational and strategic power, always respecting their role and autonomy and avoiding the risks of instrumental usage and institutionalisation. Furthermore, findings suggest that, in general, voluntary organisations are not completely aware of the strengths and potentialities that could derive from assessing the results of their actions, using appropriate methods and tools. The need of evaluation starts to be on the agenda of some voluntary organisations but it is important mainly for the funding bodies. Assessing the effectiveness and the social impact of voluntary actions can help to qualify ser-vices and interventions, and to give more transparency and accountability: it allows to identify priorities and plan interventions on the basis of the real need of people and communities, strengthening their credibility, creating trust with institutions and different subjects of the community, increasing the capacity of social influence. As regard the methodology, studies based on choice experiments gave positive results in terms of information gathered and their transferability to not consolidated contexts. Also results highlighted how choice experiments can support the preventive impact evaluation. Some limits refer to the complexity of the tool and the difficulties to be understood by some groups of people. For this reason we asked for more studies and research that will follow the pathway I proposed in this work.
Questa tesi di dottorato si propone di offrire un contributo conoscitivo rispetto a due aree di indagine, tra loro connesse: come il volontariato organizzato interpreta oggi il proprio ruolo di tutela dei bisogni delle persone più svantaggiate, di promozione e difesa dei loro diritti, e che supporto ne trae, o potrebbe trarne, dalla valutazione dei risultati degli interventi realizzati, soprattutto per quanto riguarda la loro efficacia e il loro impatto sociale. Inoltre, il lavoro intende portare un contributo alla riflessione sui metodi di valutazione in ambito sociale, attraverso due applicazioni degli “esperimenti di scelta”. L’obiettivo è duplice: da un lato, approfondirne le condizioni di utilizzo in campo sociale, esplorandone potenzialità e limiti; dall’altro, ottenere informazioni aggiuntive sui valori che orientano l’azione dei volontari e comprendere se simulazioni di scenario - intese come valutazione prospettica - possano favorire lo sviluppo di ipotesi da sottoporre a successiva verifica (contributo in termini di valutazione preventiva di impatto). I risultati provengono da tre studi, realizzati nel 2009-2010, che offrono una lettura dei temi oggetto di indagine da un triplice punto di osservazione: quello dei testimoni privilegiati del mondo del volontariato; quello dei volontari; quello dei Centri di servizio per il volontariato, che a loro volta hanno valutato l’impatto dei progetti finanziati attraverso la rilevazione e il confronto dei punti di vista di tre soggetti: le organizzazioni di volontariato beneficiarie dei finanziamenti, i destinatari dei servizi realizzati dalle organizzazioni, i rappresentanti del welfare locale. Per la rilevazione dei dati si è fatto uso di metodi e strumenti quantitativi e qualitativi e degli esperimenti di scelta. I risultati ottenuti suggeriscono che per riaffermare la centralità dell’interesse generale e del bene comune e riportare al centro dell’attenzione la dimensione dell’uguaglianza, della solidarietà e dei comuni diritti di cittadinanza, il volontariato deve interagire con le istituzioni, fungendo da stimolo e coscienza critica rispetto alle situazioni di emarginazione, partecipando attivamente alla programmazione dei servizi e agendo in rete per aumentare la propria forza operativa e strategica, sempre nel rispetto del proprio ruolo e della propria autonomia, evitando rischi di strumentalizzazione o di istituzionalizzazione. I risultati mostrano anche come nel volontariato non ci sia ancora una diffusa consapevolezza dell’importanza di valutare gli esiti del proprio operato, con metodi e strumenti idonei, sebbene l’esigenza cominci ad essere avvertita, soprattutto dalle punte più avanzate del volontariato, ma anche dai soggetti finanziatori. Fare valutazione delle attività realizzate in termini di efficacia e di impatto sociale qualifica l’azione delle associazioni sul piano dell’operatività, della trasparenza e della responsabilità, perché permette loro di identificare le priorità di intervento, programmare le risposte in base ai reali bisogni delle persone e delle comunità, rafforzare la propria credibilità, creare sistemi di fiducia con le istituzioni e gli altri attori del territorio, ampliare gli spazi di influenza sociale. Per quanto concerne la riflessione metodologica, il percorso avviato con il contributo degli esperimenti di scelta appare positivo sia dal punto di vista dei risultati ottenuti, per la loro portata informativa, sia per quanto riguarda la trasferibilità del metodo ad ambiti di applicazione non consolidati, sia per l’apporto in termini di valutazione preventiva di impatto. Permangono invece alcune riserve in relazione alla fruibilità dello strumento, che risulta complesso e di difficile comprensione per alcune categorie di persone. Anche per questo sono auspicabili ulteriori riflessioni e approfondimenti che proseguano la strada intrapresa.
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Galbersanini, C. "TUTELA E VALORIZZAZIONE DELLA DIVERSITÀ CULTURALE NELLA COSTITUZIONE PLURALISTA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/351090.

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Abstract:
This work tries to afford some of the issues of the multiculturalism as a phenomenon that involve and challenge the Italian constitutional legal order. First of all, the existence of new cultural and linguistic minorities implies new needs of protection of diversity, since new minorities, composed by immigrants and second and third generations of immigrants, show different characteristics from the so called “national” or “historical” minorities existing on the territory of the State: it is required, on one hand, the development of new instruments of protection and valorization of their cultural diversity, but, on the other hand, new policies of integration. Thus, the first part of the work start from considering the protection of the so called “national” minorities, underling the link existing with the typology of the form of government in Italy, moving from the liberal State, to the authoritarian State and, finally, to the pluralist democracy, in order to achieve a better understanding of the system of protection of minority groups through article 6 of the Italian Constitution and through the principle of pluralism contained in article 2 of the Italian Constitution. The second part of the work tries to evaluate the possibility of an evolution in the interpretation of article 6 of our Constitution, which provides for a special protection of linguistic minorities. Until now, article 6 of the Constitution has constituted the constitutional grounds for a protection of the so-called “historical minorities” existing in the Country, while the new cultural and linguistic minorities have been excluded from the protection. Thus, the observations carried out start from identifying the constitutional grounds for a protection of the new linguistic minorities, underlining how it is possible to move from a literal interpretation to an extensive and evolving interpretation of article 6 of the Constitution. Then, taking into account the evolution both in jurisprudence and in literature, the proposal is to set aside the citizenship criterion as a condition to be entitled of the protection provided by article 6 of the Constitution in place of new criteria. A third part of the work tries to show how the safeguard of the cultural diversity of new minorities may be considered not only as an instrument of protection but also as a new and more inclusive constitutional value shared by all the political community, considering the Constitution not only as a legal instrument but also in its cultural and ontological nature as the expression of the values of a political community. Finally, the last part of the work is centered on the necessity of managing the phenomenon of multiculturalism, through a new “model” of integration which is able to fill the gaps shown by both the French model and the Britain model of integration, in order to afford the issue of the intercultural dialogue. In particular, the use of the intercultural dialogue may permit the coexistence of different cultures on the same territory, while maintaining the social cohesion of the society, the unity of the political community and guaranteeing the stability of the public order and it may suggest the possibility to move from the idea of a Nation that is culturally homogeneous to a dialogical Nation, where the cohesion of the political community is not based on cultural and linguistic homogeneity but on the mutual understanding of diversity, always within the limits of the respect of fundamental rights as protected in the Italian Constitution.
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Sredanovic, Djordje. "Diventare cittadini, rimanere cittadini: Concezioni della cittadinanza e biografie di diritti di migranti e operai locali a Ferrara." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422542.

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Abstract:
This research focuses on the concept of citizenship, seen, in its internal dimension, as a set of rights, and in its external dimension, as a formal status delimited by national laws on citizenship and naturalization. It is mostly based on 60 in-depth interviews gathered in the Ferrara province, of which 25 were with migrants of four different countries (Morocco, Ukraine, Lebanon and Jordan-Palestine), 25 with local factory workers or former factory workers from three different productive contexts (the sugar refinery and the petrochemical pole of Ferrara and a metalworking factory in the province), and 10 with activists of three migration-related associations, of which 5 were locals and 5 were migrants. The interviews reconstructed biographies of rights, asking the local factory workers how their rights have changed since they started working, and the migrants how their rights changed since they arrived in Italy. The second part of the interview asked all the interviewees what they thought of the present Italian naturalization law, and if and how they would change it. More generally, I asked who and how in their opinion should be able to become an Italian citizen. The migrants’ biographies showed a declining collective trajectory of migrants’ rights in Italy, caused by increasingly strict migration legislation, but also differentiated individual trajectories that can be influenced by different kinds of migration projects, by different resources and by biographical turning points. The factory workers’ biographies also showed how the workers’ rights legislation reduced rights in a manner consistent with the theory of post-fordism, but also how different categories of workers had different trajectories, linked to different sector trade union agreements, factory organization, and trade union activity. While the present law demands for ten years of residence, no penal record and sufficient income in the last three years, most of the factory workers interviewed focused on economic aspects, pointing mostly to requirements as being in work and having a place to live, and giving less importance to cultural or residence requirements. Among the migrants, on the other hand, there were some that thought that language and culture tests should be introduced, while others thought that reduced residence criteria and the absence of penal record were enough. The majority of the interviewed thought that citizenship at birth for the children born in Italy from non-citizen parents was necessary. Trying a synthetic analysis I identified a model of citizenship based on legal behaviour, that almost all interviewed presented, a cultural model, present mostly among some migrants, that saw citizenship as based on cultural competence and identity, and an economic model of citizenship. The last one has two variants: “work as a duty”, the less frequent, maintains that every new citizen should be an active worker that contributes to general taxation, while the “rights based on works” model maintains that every worker should have guaranteed rights regardless of other considerations.
Questa ricerca si focalizza sul concetto di cittadinanza, visto, nella sua dimensione interna, come un insieme di diritti, e, nella sua dimensione esterna, come uno status formale delimitato da leggi nazionali sulla cittadinanza e sulla naturalizzazione. È basata principalmente su 60 interviste in profondità raccolte nella provincia di Ferrara, di cui 25 con migranti di quattro paesi differenti (Marocco, Ucraina, Libano e Giordania-Palestina), 25 con operai o ex-operai locali di tre differenti siti produttivi (lo zuccherificio ed il petrolchimico di Ferrara e una fabbrica metalmeccanica della provincia), e 10 con attivisti di tre associazioni nel campo delle migrazioni, di cui 5 locali e 5 migranti. Le interviste hanno ricostruito biografie di diritti, chiedendo agli operai locali come i loro diritti sono cambiati da quando hanno cominciato a lavorare, e ai migranti come i loro diritti sono cambiati dall’arrivo in Italia. La seconda parte dell’intervista ho chiesto a tutti gli intervistati cosa pensassero dell’attuale legge italiana sulla naturalizzazione, e se e come avrebbero voluto che cambiasse. Più in generale, ho chiesto chi e come secondo la loro opinione avrebbe dovuto avere la possibilità di diventare cittadino italiano. Le biografie dei migranti hanno evidenziato una traiettoria collettiva dei diritti declinante, causata da una legislazione sull’immigrazione sempre più restrittiva, ma hanno evidenziato anche traiettorie individuali differenziate che possono essere influenzate da differenti tipi di progetto migratorio, differenti risorse a disposizione e da momenti biografici determinanti. Le biografie degli operai hanno a loro volta evidenziato come la legislazione sul diritto del lavoro abbia ridotto i diritti in maniera congruente con quanto postulato dalla teoria del post-fordismo, ma anche come diverse categorie di lavoratori hanno avuto traiettorie diverse, legate a differenti contratti di categoria, organizzazione della fabbrica e attività sindacale. Se la legge attuale richiede dieci anni di residenza, assenza di precedenti penali e un reddito sufficiente negli ultimi tre anni, la maggior parte degli operai intervistati si è focalizzato su aspetti economici, indicando requisiti come la disponibilità di lavoro e la casa, e dando meno importanza a requisiti culturali o di residenza. Tra i migranti, invece, alcuni pensavano che avrebbero dovuto essere introdotti dei test di lingua e cultura, mentre altri pensavano che requisiti ridotti di residenza e l’assenza di precedenti penali sarebbero stati sufficienti. La maggioranza degli intervistati riteneva che fosse necessaria la cittadinanza alla nascita (o quasi) per i bambini nati in Italia da non-cittadini. Tentando un’analisi sintetica ho identificato un modello di cittadinanza basato sul comportamento conforme alla legge, che era presente in quasi tutte le interviste, un modello culturale, presente soprattutto presso alcuni migranti, che vedeva la cittadinanza come basata su una competenza e identità culturale, e un modello economico di cittadinanza. Quest’ultimo ha due varianti: “lavoro come dovere”, il meno frequente, si basa sull’idea che ogni nuovo cittadino dovrebbe essere un lavoratore attivo e contribuire alla tassazione generale, mentre il modello “diritti basati sul lavoro” si basa sul principio che ogni lavoratore debba avere dei diritti garantiti a prescindere da altre considerazioni.
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8

Mattioni, Matteo. "Diritto di famiglia e minoranze culturali." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423970.

Full text
Abstract:
The thesis aims to analyze the issue of the effectiveness in the Italian legal system of foreign legal devices concerning family law – in particular, those pertaining to the most represented cultural minorities in Italy, which our courts have mostly dealt with. After a concise historical reconstruction of the legal protection of minorities in national and international systems, the analysis goes into the ground of private law. The research is divided into the two sectors corresponding to the traditional division of family law: that of the relationship between spouses and that of the relationship between parents and children. The relationship between the family core individuals is considered first. The analysis is primarily devoted to the problem – emerging from the conflict between the principle of free will and the cases of planned or forced weddings. Secondly, the issue of polygamous marriages is examined, especially for the purpose of family reunification. Finally, the thesis deals with the Islamic repudiation, which can deploy certain limited effects in Italian law. The second part of the work is devoted to the status of children belonging to cultural minorities. The survey is first conducted with reference to “extra-conventional” forms of adoption and custody, like the kafalah of Islamic law. Second, instruction and education of children are considered, with particular reference to the issues of religious freedom. The work highlights the absolute centrality of public order, in which it is identified the real core of the cultural minorities legal issue: every political approach in this field is ultimately based on different modulations of this concept, which represents the outer limit a legal system opposes to the effectiveness of “alien” legal devices.
Il presente lavoro mira a indagare il tema dell’efficacia nell’ordinamento italiano di istituti “alieni” in materia familiare e, in particolare, di quelli proprî delle minoranze culturali più rappresentate sul territorio nazionale, di cui la nostra giurisprudenza si è maggiormente occupata. Premessa una sintetica ricostruzione in chiave storica della tutela giuridica delle minoranze in ambito nazionale e sovranazionale, l’indagine si articola sul terreno del diritto privato. L’ambito della ricerca è suddiviso nei due settori corrispondenti alla tradizionale partizione del diritto di famiglia: quello dei rapporti tra coniugi e quello rapporti tra genitori e figli. Vengono quindi in considerazione, anzitutto, i rapporti tra gli individui costituenti il nucleo fondamentale della famiglia. In primo luogo, l’analisi è dedicata al problema della libertà matrimoniale, emergente dal contrasto tra il principio della libera volontà nuziale e la realtà delle unioni programmate o forzate. Si passa quindi all’esame del fenomeno delle unioni poligamiche, venuto all’attenzione della giurisprudenza soprattutto ai fini del ricongiungimento familiare. Infine, viene analizzato l’istituto del ripudio, suscettibile di dispiegare taluni limitati effetti nell’ordinamento italiano. La seconda parte della tesi è dedicata allo status dei minori appartenenti alle minoranze culturali. L’indagine è condotta, prima, con riferimento alle forme “extraconvenzionali” di adozione e affidamento: in particolare, viene presa in considerazione la giurisprudenza riguardante la kafalah di diritto islamico. In secondo luogo, sono analizzati i profili di disciplina in tema di istruzione ed educazione dei minori, specialmente a proposito del problema della libertà religiosa. Il lavoro pone in luce l’assoluta centralità del concetto di ordine pubblico, nel quale si identifica il vero fulcro del problema giuridico delle minoranze culturali: ogni possibile approccio politico alla questione si traduce, in definitiva, in differenti modulazioni di tale concetto, il quale rappresenta il limite opposto dall’ordinamento al dispiegamento al proprio interno di effetti giuridici da parte di fattispecie connotate da elementi di estraneità.
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Granata, Gianluca <1992&gt. "IL DIRITTO INTERNAZIONALE APPLICATO ALLE INDUSTRIE CULTURALI." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17134.

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Abstract:
La tesi analizza il trattamento riservato alle opere culturali dei media nel quadro delle norme e dei principi inerenti al diritto degli scambi commerciali sul piano internazionale ed europeo. Le paure rese pubbliche da molte persone riguardo alle conseguenze del processo di globalizzazione collettiva, legislativa e finanziaria in atto sulle particolarità e le usanze culturali locali, si ampliano e raggiungono l’apice nel momento in cui trattano le politiche sul mercato dei media: in tale ambito, i negoziati sul commercio e sugli investimenti si sono incagliate sul tema di “eccezione culturale” che permetterebbe di concedere ai beni e ai servizi culturalmente importanti un trattamento privilegiato rispetto ad altri generi di prodotti o servizi con la concezione che per svilupparsi, la filiera culturale abbia bisogno di un sussidio pubblico. Se, nel diritto internazionale, il tema si è presentato con tutte le sue complicazioni alla fine dell’Uruguay Round del 1994, con l’introduzione, fra le norme commerciali, di una riserva che escludeva la cinematografia e altri beni audiovisivi dalle leggi adottate con il negoziato, nel procedimento di integrazione europea la necessità di tutelare le differenze culturali è destinata ad essere in contrasto con lo slancio verso la concretizzazione del mercato unico. Sul differente ambito della collaborazione in campo culturale, la Dichiarazione Unesco sulla diversità culturale del 2001 ha messo le fondamenta per una serie di progetti internazionali le quali, finalizzate a promuovere l’istituzione di standard per la difesa della cultura nelle sue numerose espressioni, sono arrivate all’apice nel 2005, con la ratifica della Convenzione sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali, primo strumento vincolante rivolto a tutelare le differenze culturali. Provando ad offrire una ricognizione generale sui legami che la produzione artistico/culturale dei media ha con la regolamentazione degli scambi commerciali, la tesi sarà prima di tutto volta ad intendere quale sia il ruolo ricoperto da tali opere nel più esteso ambito del patrimonio culturale. Inoltre la tesi presenta un approfondimento sulle industrie culturali dal punto di vista economico con maggiore attenzione per quanto riguarda il comparto audiovisivo.
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10

Paladino, Alessandra. "Identità culturale e diritto penale. Riflessioni sul reato culturalmente motivato." Doctoral thesis, Università di Catania, 2014. http://hdl.handle.net/10761/1621.

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Abstract:
Oggetto della trattazione e' la disamina delle soluzioni dottrinarie e giurisprudenziali piu'significative e stimolanti nel dibattito aperto sul reato culturalmente motivato. Il punto di partenza e' l'affermazione del ruolo della cultura nella vita degli individui. L'istituto della cultural defense e' individuato come strumento potenzialmente atto a garantire il diritto alla cultura, il diritto alla liberta'di religione e coscienza, il principio di uguaglianza, nei limiti del rispetto dei diritti umani tutelati dalle norme di diritto internazionale.
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Books on the topic "Diritti culturali"

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1920-, Colombo Emilio, Papini Roberto 1938-, Institut international Jacques Maritain, and II Università degli studi di Roma., eds. Per una politica culturale europea: La sfida dei diritti culturali. Milano: Massimo, 1986.

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2

I diritti dei popoli: Universalismo e differenze culturali. Roma: Laterza, 2009.

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3

Sabatino, Ferdinando. Biopolitica del mondo contemporaneo: Pratiche economiche, trasformazioni culturali, diritti costitutivi. Milano: CUEM, 2005.

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4

Valentina, Colombo, and Gozzi Gustavo, eds. Tradizioni culturali, sistemi giuridici e diritti umani nell'area del Mediterraneo. Bologna: Il mulino, 2003.

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5

Manifesto per la sostenibilità culturale: E se, un giorno, un ministro dell'economia venisse incriminato per violazione dei diritti culturali? Milano, Italy: FrancoAngeli, 2012.

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6

Le politiche della differenza. Milano: Feltrinelli, 1996.

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7

Cosulich, Matteo, and Eleonora Ceccherini. Tutela delle identità culturali, diritti linguistici e istruzione: Dal Trentino-Alto Adige/Südtirol alla prospettiva comparata. [Padova]: CEDAM, Casa editrice Dott. Antonio Milani, 2012.

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Sessione, di studio e. di formazione sui diritti dell'uomo (6th 1986 Lipari Lipari Islands Italy). I diritti dell'uomo e la società: Aspetti culturali, religiosi e scientifici : atti VI Sessione di studio e di formazione sui diritti dell'uomo : Lipari, 29-31 maggio 1986. Milano: A. Giuffrè, 1990.

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9

Smiers, Joost. La fine del copyright: [come creare un mercato culturale aperto a tutti]. Viterbo: Stampa alternativa/Nuovi equilibri, 2009.

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10

Cappelletti, Franco Alberto. Il diritto e il diverso: Per una storia dei diritti umani. Torino: G. Giappichelli, 2004.

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Book chapters on the topic "Diritti culturali"

1

Indellicato, Michele. "La forza universalistica dei diritti e il primato della dignità della persona." In HUMAN RIGHTS Evolution in the digital era, 11–18. Wydawnictwo Wyższej Szkoły Gospodarki Euroregionalnej im. Alcide De Gasperi w Józefowie, 2021. http://dx.doi.org/10.13166/wsge/hr-pl/chyk8647.

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Abstract:
A serious ethical-anthropological reflection on the universalistic force of human rights must start from the question about man (“who is man why you care?”) opening towards a perspective in which the different cultural and religious traditions, today more than ever, they must meet in order to reduce the distance that separates them and to achieve the recognition of the primacy of the dignity of the person. Una seria riflessione etico-antropologica sulla forza universalistica dei diritti umani deve partire dalla domanda sull’uomo (“chi è l’uomo perché te ne curi?”) aprendo verso una prospettiva in cui le diverse tradizioni culturali e religiose, oggi più che mai, devono incontrarsi per ridurre la distanza che le separa e pervenire al riconoscimento del primato della dignità della persona.
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2

Nobile, Marianna. "Mutilazioni genitali femminili: il conflitto tra diritti fondamentali e tradizioni culturali." In Il benessere, un percorso multidisciplinare, 45–57. Ledizioni, 2014. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.3068.

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3

Milani, Daniela, and Alessandro Negri. "Il pluralismo religioso e culturale in carcere, terra di confine dei diritti, nell’età della sicurezza." In Confini, migrazioni e diritti umani, 123–48. Milano University Press, 2022. http://dx.doi.org/10.54103/milanoup.83.86.

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4

Stefanì, Paolo. "Autonomia della confessione “islamica” e neogiurisdizionalismo. “crisi” della laicità? le risorse della laicità come pluralismo “confessionale e culturale”." In Costituzione, religione e cambiamenti nel diritto e nella società. Pisa University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.12871/978883339215820.

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5

Faraguna, Michele. "Diritto, economia, società: riflessioni su eranos tra età omerica e mondo ellenistico." In Transferts culturels et droits dans le monde grec et hellénistique, 129–53. Éditions de la Sorbonne, 2012. http://dx.doi.org/10.4000/books.psorbonne.9557.

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6

Bartocci, Ugo. "Lo studio del diritto romano: continuità scientifica e orientamenti divergenti nelle politiche culturali dell’Asse." In Die akademische "Achse Berlin-Rom"?, edited by Andrea Albrecht, Lutz Danneberg, and Simone Angelis. Berlin, Boston: De Gruyter, 2017. http://dx.doi.org/10.1515/9783110468717-003.

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7

Gaeta, Lorenzo. "Diritto, lavoro e mutamenti culturali. Frammenti autobiografici di un giurista italiano (XX-XXI secolo)." In Passion Arbeitsrecht - Erfahrungen einer unruhigen Generation, 71–80. Nomos Verlagsgesellschaft mbH & Co KG, 2009. http://dx.doi.org/10.5771/9783845216614-71.

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8

Martelloni, Federico. "Conversando con Luigi Mariucci sulla sfera politica e il diritto del lavoro." In Dialoghi con Luigi Mariucci. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-665-7/004.

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Abstract:
The contribution deals with the theme of the relationship between the political sphere and labour law in Luigi Mariucci’s intellectual and cultural experience. The Author highlights that, according to Mariucci, labour law has been a functional substitute for political activity, his first passion, but also a prerequisite for political action, because it helped him to understand and interpret the social power distribution in society. Lastly, and above all, for Mariucci, labour law has represented, as such, a field of political intervention, not only in terms of legal policy but also in terms of the interpretation and reconstruction of legal institutions and norms.
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9

"Parte 2. Catalogo." In Cipro nella Biblioteca Marciana di Venezia Manoscritti, testi e carte. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-621-3/002.

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Abstract:
La prima sezione del Catalogo, intitolata «Storiografia e diritto a Cipro», raccoglie manoscritti vergati in varie lingue (dal vernacolo locale, al latino, al francese e all’italiano) di contenuto storico e giuridico. Il valore indiscutibile di tali documenti testimonia l’interesse concreto delle autorità della Serenissima per le vicende e l’organizzazione della sua colonia, tanto da favorire il trasferimento e la conservazione di buona parte di questi pezzi presso i suoi archivi e da lì in Marciana. La seconda sezione, «Cipro crocevia di culture», ritrae la vocazione multiculturale dell’isola, lì dove l’elemento nativo greco, a seguito della dominazione franca prima e veneziana poi, si è intrecciato con le altre tradizioni del Mediterraneo medievale e moderno, generando un laboratorio culturale capace di trasmettere il sapere antico e medievale all’Europa moderna. La terza sezione, «Autori e testi ciprioti in Marciana», valorizza specificatamente il patrimonio della Biblioteca. Essa include manoscritti che trasmettono opere di autori di origine cipriota; in taluni casi si tratta di testimoni unici dei quali la Marciana è custode. Notevole è l’importanza di tali manoscritti per definire nuovi orizzonti della ricerca filologica e storica sulle vicende dell’isola. Conclude il Catalogo la sezione dedicata alle «Carte». Il mare magnum dei materiali disponibili non poteva trovare spazio sufficiente. Qui dunque si è preferito, con dolorose soppressioni, privilegiare le rappresentazioni cartografiche che ritraessero l’isola negli anni della dominazione veneziana.
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"Parte 2. Catalogo." In Cipro nella Biblioteca Marciana di Venezia Manoscritti, testi e carte. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-621-3/002.

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Abstract:
La prima sezione del Catalogo, intitolata «Storiografia e diritto a Cipro», raccoglie manoscritti vergati in varie lingue (dal vernacolo locale, al latino, al francese e all’italiano) di contenuto storico e giuridico. Il valore indiscutibile di tali documenti testimonia l’interesse concreto delle autorità della Serenissima per le vicende e l’organizzazione della sua colonia, tanto da favorire il trasferimento e la conservazione di buona parte di questi pezzi presso i suoi archivi e da lì in Marciana. La seconda sezione, «Cipro crocevia di culture», ritrae la vocazione multiculturale dell’isola, lì dove l’elemento nativo greco, a seguito della dominazione franca prima e veneziana poi, si è intrecciato con le altre tradizioni del Mediterraneo medievale e moderno, generando un laboratorio culturale capace di trasmettere il sapere antico e medievale all’Europa moderna. La terza sezione, «Autori e testi ciprioti in Marciana», valorizza specificatamente il patrimonio della Biblioteca. Essa include manoscritti che trasmettono opere di autori di origine cipriota; in taluni casi si tratta di testimoni unici dei quali la Marciana è custode. Notevole è l’importanza di tali manoscritti per definire nuovi orizzonti della ricerca filologica e storica sulle vicende dell’isola. Conclude il Catalogo la sezione dedicata alle «Carte». Il mare magnum dei materiali disponibili non poteva trovare spazio sufficiente. Qui dunque si è preferito, con dolorose soppressioni, privilegiare le rappresentazioni cartografiche che ritraessero l’isola negli anni della dominazione veneziana.
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Conference papers on the topic "Diritti culturali"

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Arras, Francesca, Arnaldo Cecchini, Elisa Ghisu, Paola Idini, and Valentina Talu. "Perché e come promuovere la camminabilitá urbana a partire dalle esigenze degli abitanti piú svantaggiati: il progetto "Extrapedestri. Lasciati conquistare dalla mobilità aliena!"." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7962.

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Abstract:
La città contemporanea è una città a misura di automobilista. Chi non vuole o non può usare l'automobile per spostarsi non è in grado di esercitare pienamente il proprio diritto urbano di accesso ed uso degli spazi e delle strade sottratti dalle automobili all'uso pubblico e collettivo. Il prerequisito per la riconquista di questo diritto urbano negato è la promozione di un vero e proprio cambiamento culturale in materia di mobilità, attraverso il coinvolgimento consapevole e responsabile degli abitanti nelle politiche e nei progetti di promozione della mobilità altra, in particolare di coloro che subiscono la maggior parte delle conseguenze negative determinate dalla presenza invasiva delle automobili nella città: bambini, anziani, persone disabili e pedoni (e ciclisti) in generale. Nell'articolo descriveremo il progetto pilota "Extrapedestri. Lasciati conquistare dalla mobilità aliena!" che si pone l'obiettivo di promuovere la camminabilità urbana di due quartieri marginali della città di Sassari (e, in prospettiva, di tutta la città, trattandosi un progetto facilmente replicabile) a partire dalle esigenze, dai desideri e dalla "capacità di disobbedienza" dei bambini, uno dei gruppi di abitanti più svantaggiati in materia di mobilità. Contemporary city is a car-friendly city. Those who cannot or do not want to use a car are not capable to fully exercise their fundamental urban right to access and to use the public spaces and the streets. In this paper, we argue that it is possible to make more effective policies aimed at building walkable cities making reference to the desires and needs of disadvantaged groups. In particular, we concentrate on children as one of the most vulnerable groups of inhabitants of the city. The role children can play in improving urban quality of life is fundamental, for a number of reasons, most important of which, for the purpose of this paper, is their "capability of disobedience" which might be used as a force of urban transformation. Then, we present one project through which we try to promote the urban walkability of the city of Sassari starting from children's involvement: "ExtraPedestrians: let yourself be conquered by the 'alien' mobility".
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