Academic literature on the topic 'Diffusione urbana'

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Journal articles on the topic "Diffusione urbana"

1

Converti, Fabio, and Piera Della Morte. "La qualitŕ della vita nelle aree di margine: il luogo del progetto urbano e sociale." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 97 (February 2011): 35–47. http://dx.doi.org/10.3280/asur2010-097004.

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Abstract:
Il contributo tratta la questione relativa alle aree di margine periurbane, evidenziandone la genesi, le cause e le principali caratteristiche, nonché gli effetti negativi di natura collettiva che i processi di diffusione urbana possono arrecare, per poi approfondire il tema della qualitŕ della vita e delle relazioni sociali all'interno di insediamenti periferici, proponendo possibili soluzioni per migliorare la qualitŕ delle reti sociali e relazionali attraverso il progetto urbano.
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2

De Marchi, Marta. "Foodspace. Leggere le trasformazioni territoriali attraverso lo spazio del cibo: il caso Veneto." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 128 (August 2020): 80–105. http://dx.doi.org/10.3280/asur2020-128006.

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Abstract:
I sistemi agroalimentari al contempo trasformano i territori di riferimento e si adattano ad essi e alle loro configurazioni urbane. Leggere queste interdipendenze risulta cruciale in termini di spazio e occupazione del suolo, soprattutto alla luce della scala globale di molte filiere del cibo. Il Veneto si offre come caso paradigmatico dei territori a diffusione urbana europei, in cui gli spazi della produzione, della distribuzione e del consumo di cibo sono in prossimità fisica tra loro.
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3

Galdini, Rossana. "Interpretare la complessità urbana contemporanea: il paradigma della città fluida." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 128 (July 2022): 14–26. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-128002.

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Abstract:
La città fluida costituisce una delle recenti concettualizzazioni utilizzate per identificare i processi che attraversano la città contemporanea. La trasposizione del concetto di fluidità nella pianificazione e nella morfologia urbana consente di osservare come il dinamismo, la temporaneità, la flessibilità siano adottate come categorie per la rifunzionalizzazione, la risignificazione degli spazi, la creazione dei luoghi e la diffusione di nuove pratiche. Il contributo propone una riflessione sull'esigenza di individuare un approccio alla pianificazione urbana capace di gestire la fluidità e la complessità urbana contemporanea.
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4

Bergamaschi, Maurizio, Luca Daconto, and Maria Grazia Montesano. "Diffusione periferica e concentrazioni. La dinamica insediativa dei residenti stranieri a Bologna e Milano." MONDI MIGRANTI, no. 2 (August 2021): 151–68. http://dx.doi.org/10.3280/mm2021-002009.

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Abstract:
L'articolo analizza la dinamica localizzativa di medio-periodo (2001-2018) della popolazione residente straniera a Bologna e Milano. L'obiettivo è comprendere gli elementi in comune, le specificità e le trasformazioni dei modelli residenziali dei cittadini stranieri nei due contesti urbani Sud-europei. L'analisi statistica e spaziale dei più recenti dati amministrativi conferma l'assenza di fenomeni di segregazione urbana ed evidenzia la tendenza alla diffusione territoriale della presenza straniera e la crescente configurazione periferica delle aree con concentrazione. Le specifici-tà dei due casi suggeriscono inoltre la rilevanza dei fattori locali per comprendere i processi di insediamento degli stranieri. Dopo una sintetica rassegna della letteratura, sono presentati i risultati dell'analisi diacronica e, infine, viene messo in eviden-za il contributo che lo studio fornisce al dibattito sui modelli insediativi delle popolazioni straniere nei contesti urbani Sud-europei.
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5

Franz, Gianfranco. "Città Circolare / Circolarità in Città. Limiti e potenzialità di un paradigma emergente." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 131 (August 2021): 32–52. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-131002.

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Abstract:
Il saggio affronta il tema della circolarita economica e urbana intesa come sottoinsieme del paradigma della sostenibilita, evidenziando potenzialita e limiti di un nuovo modello in via di affermazione e diffusione a scala planetaria. Il ragionamento critico prende le mosse dalla recente produzione di documenti istituzionali e l'ancora ridotta produzione scientifica sull'argomento per proporre un'interpretazione non ortodossa sul rapporto fra circolarita e citta.
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6

Calvo, Angel. "Reti di telecomunicazione: la diffusione urbana del telefono in Spagna, 1877-1930." STORIA URBANA, no. 119 (February 2009): 75–99. http://dx.doi.org/10.3280/su2008-119005.

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Abstract:
- Cities were the natural environment for the spread of telephone services in the early phase of the new technology of vocal communication. The expansion of the telephone in the Spanish cities took place with a relative delay with respect to other European countries. The reasons for this relative delay were as much economic (rent and tariffs) as institutional, mainly the unstable government policy and the regime of concessions. The period between 1877-1930 analyzed here is rich in contrasts since it includes the passage from an overwhelming predominance of local networks, private as well as public, to a regime of virtual monopoly towards the creation of a system unified under a private monopoly with very few exceptions.
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7

Pucci, Paola. "I territori dell'auto elettrica: oltre il paradigma urbanocentrico." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 128 (August 2020): 14–37. http://dx.doi.org/10.3280/asur2020-128003.

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Abstract:
L'articolo propone quattro scenari per restituire diverse intensità/modalità/velocità di diffusione dei veicoli elettrici nella Regione urbana milanese. Gli scenari, costruiti con un'analisi multicriteri che analizza le relazioni tra mobilità elettrica, pratiche di mobilità, caratteristiche socio-economiche e insediative, offrono elementi per definire politiche di incentivo e di regolazione per una transizione sostenibile ed equa verso una mobilità a basse emissioni di carbonio.
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8

Abbamonte, Francesco, Antonia Arena, and Roberta Pacelli. "Le relazioni tra infrastruttura urbana e agentività imprenditoriale dei migranti a Napoli." TERRITORIO, no. 100 (November 2022): 119–25. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100014.

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Abstract:
Le dinamiche territoriali, economiche e sociali delle popolazioni migranti impattano le - e contribuiscono alle - trasformazioni della città. Il contributo presenta una prima indagine, condotta in una porzione di centro città di Napoli, sul fenomeno della grande diffusione delle attività per la vendita di beni di uso quotidiano con titolarità extra-ue. Lo studio è finalizzato a indagare, in termini di opportunità o limitazioni, da un lato le implicazioni che tali attività hanno sulle dinamiche territoriali, dall'altro il ruolo che l'apertura di questi piccoli negozi può avere nei percorsi migratori.
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9

Cremaschi, Marco, Carlo Salone, and Angelo Besana. "Densità urbana e Covid-19: la diffusione territoriale del virus nell'area di Bergamo." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 131 (August 2021): 5–31. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-131001.

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Abstract:
L'articolo studia l'impatto della prima ondata di Covid-19 su forme urbane e densita topologica nella Valseriana, Bergamo. Dopo un'analisi della letteratura, si affronta il tasso di mortalita in rapporto alla struttura territoriale locale. Ne risulta un'elevata variabilita locale per l'incrocio tra modelli insediativi, aspetti culturali e forme di mobilita; elementi di cui le istituzioni dovrebbero tenere conto per affrontare il necessario processo di adeguamento.
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10

Lenzi, Francesca Romana. "Confini etnici, segregazioni simboliche. Il caso di Roma tra enclaves e diffusione urbana." SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no. 1 (September 2019): 171–91. http://dx.doi.org/10.3280/siss2019-001015.

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Dissertations / Theses on the topic "Diffusione urbana"

1

Molinari, Marta <1984&gt. "La città che cambia: la diffusione urbana. Mobilità residenziale e stili di vita emergenti nel Comune di Argelato (Bologna)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4404/1/molinari_marta_tesi.pdf.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca ha per oggetto il tema della diffusione urbana. Dopo una breve ricostruzione delle varie definizioni presenti in letteratura sul fenomeno - sia qualitative che quantitative - e una descrizione dei limiti di volta in volta presenti all’interno di tali definizioni, si procede con la descrizione dell’evoluzione storica dello sprawl urbano all’interno del mondo occidentale. Una volta definito e contestualizzato storicamente l’oggetto della ricerca, ne vengono analizzate le cause e il complesso sistema di conseguenze che tale fenomeno urbano porta con sé. Successivamente vengono presentate le principali teorie sociologiche attraverso le quali può essere interpretato il fenomeno dello sprawl urbano e vengono descritte le varie forme con cui si può esprimere lo sprawl urbano: non esiste infatti uniformità tra i vari paesaggi suburbani, ma una grande diversità interna alle varie forme in cui si manifesta il fenomeno della dispersione insediativa. Se quanto finora esaminato, soprattutto a livello bibliografico, è riconducibile alla letteratura nordamericana, arrivati a questo punto del lavoro, l’attenzione viene spostata sul continente europeo, prendendo in esame l’emergere del periurbano all’interno del nostro continente e tentando di descrivere sia le contiguità che le differenze tra il fenomeno dell’urban sprawl e quello del periurbano. Infine, adottando un procedimento “ad imbuto”, il lavoro si sofferma sulla situazione del nostro paese in merito alla tematica in questione. L’ultima sezione della ricerca prevede una parte di lavoro empirico. Se, come è emerso nel quadro teorico, molti sono gli elementi che caratterizzano il tema dello sprawl urbano e del periurbano, si è voluto andare a verificare se, ed eventualmente quali, degli elementi descritti, sono presenti in un’area ben delimitata del territorio bolognese, per cercare di capire se si possa parlare di un “periurbano bolognese” e quali caratteristiche esso presenti.
Urban Sprawl is the topic of my research. After a short overview on the qualitative and quantitative definitions of this phenomenon and a description of their limits, I introduce the history of urban sprawl in the western societies. Once my research topic is well-defined, I go on with the analysis of complex system of consequences of urban sprawl. Then I present the main sociological theories to interpret this phenomenon, and I describe the features of the forms assumed by urban sprawl: there is no homogeneity in suburban landscapes indeed, but a wide variety in the forms that urban sprawl can assume. If this first part of my research is based on the north-American context and literature, in the second part I focus on Europe: I consider in particular the emerging of urban sprawl in this part of the world, and I also try to describe both similarities and differences between Europe and North-America. Finally, I consider the state of urban sprawl in our country. The last part of my research is empirical. If there are many elements that characterize urban sprawl, I tried to check which ones can be found in a small area near the city of Bologna, in order to understand if we can talk about a “periurban Bologna” and which are its peculiar elements.
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Molinari, Marta <1984&gt. "La città che cambia: la diffusione urbana. Mobilità residenziale e stili di vita emergenti nel Comune di Argelato (Bologna)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4404/.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca ha per oggetto il tema della diffusione urbana. Dopo una breve ricostruzione delle varie definizioni presenti in letteratura sul fenomeno - sia qualitative che quantitative - e una descrizione dei limiti di volta in volta presenti all’interno di tali definizioni, si procede con la descrizione dell’evoluzione storica dello sprawl urbano all’interno del mondo occidentale. Una volta definito e contestualizzato storicamente l’oggetto della ricerca, ne vengono analizzate le cause e il complesso sistema di conseguenze che tale fenomeno urbano porta con sé. Successivamente vengono presentate le principali teorie sociologiche attraverso le quali può essere interpretato il fenomeno dello sprawl urbano e vengono descritte le varie forme con cui si può esprimere lo sprawl urbano: non esiste infatti uniformità tra i vari paesaggi suburbani, ma una grande diversità interna alle varie forme in cui si manifesta il fenomeno della dispersione insediativa. Se quanto finora esaminato, soprattutto a livello bibliografico, è riconducibile alla letteratura nordamericana, arrivati a questo punto del lavoro, l’attenzione viene spostata sul continente europeo, prendendo in esame l’emergere del periurbano all’interno del nostro continente e tentando di descrivere sia le contiguità che le differenze tra il fenomeno dell’urban sprawl e quello del periurbano. Infine, adottando un procedimento “ad imbuto”, il lavoro si sofferma sulla situazione del nostro paese in merito alla tematica in questione. L’ultima sezione della ricerca prevede una parte di lavoro empirico. Se, come è emerso nel quadro teorico, molti sono gli elementi che caratterizzano il tema dello sprawl urbano e del periurbano, si è voluto andare a verificare se, ed eventualmente quali, degli elementi descritti, sono presenti in un’area ben delimitata del territorio bolognese, per cercare di capire se si possa parlare di un “periurbano bolognese” e quali caratteristiche esso presenti.
Urban Sprawl is the topic of my research. After a short overview on the qualitative and quantitative definitions of this phenomenon and a description of their limits, I introduce the history of urban sprawl in the western societies. Once my research topic is well-defined, I go on with the analysis of complex system of consequences of urban sprawl. Then I present the main sociological theories to interpret this phenomenon, and I describe the features of the forms assumed by urban sprawl: there is no homogeneity in suburban landscapes indeed, but a wide variety in the forms that urban sprawl can assume. If this first part of my research is based on the north-American context and literature, in the second part I focus on Europe: I consider in particular the emerging of urban sprawl in this part of the world, and I also try to describe both similarities and differences between Europe and North-America. Finally, I consider the state of urban sprawl in our country. The last part of my research is empirical. If there are many elements that characterize urban sprawl, I tried to check which ones can be found in a small area near the city of Bologna, in order to understand if we can talk about a “periurban Bologna” and which are its peculiar elements.
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PAGLIARIN, SOFIA. "Territorial dispersion patterns of residential areas. Urban sprawl as an outcome of multi--scalar territorial governance processes of land bargaining in the Barcelona and Milan metropolitan regions." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/54097.

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Abstract:
Questa ricerca tratta dei processi di dispersione territoriale nell'espansione delle aree residenziali, definiti come sprawl urbano. In particolare, quest'ultimo è concepito come un prodotto di processi di governance. La dispersione urbana, intesa come un tipo di trasformazione di usi del suolo, ha origine nelle decisioni di determinati attori sulla gestione e l'allocazione degli usi del suolo. Nel tentativo quindi di spiegare il verificarsi dello sprawl urbano così inteso, è necessario proporre, ed applicare empiricamente, un idoneo modello teorico. Questo sforzo analitico è particolarmente rilevante in quanto, nella letteratura internazionale sullo sprawl urbano, le condizioni politiche e di pianificazione, nonché le dinamiche tra attori pubblici e privati, non sono sistematicamente esaminate. In questa ricerca, si propone uno schema teorico per colmare questa lacuna, il quale è composto da due diverse concezioni di governance: da una parte, una prospettiva territoriale, `multi-scalare' e `multi-attore', e dall'altra, il modello `bargaining context'. La dispersione urbana è definita come un fenomeno prevalentemente relativo all'espansione delle aree residenziali, e le regioni metropolitane di Barcellona e Milano sono considerate come casi studio. Per entrambe, lo sprawl urbano è misurato in ettari sulla base di una serie di scale spaziali (confini amministrativi, aree e regioni metropolitane, Larger Urban Zones, Urban Morphological Zones, e i livelli NUTS3 o province) lungo un periodo di circa 50 anni, utilizzando sia delle banche dati locali per ogni caso studio considerato (1950--2000), sia la banca dati Corine Land Cover (CLC) per il 1990, 2000 e 2006. L'analisi condotta mostra che, sia per Barcellona che per Milano, sono avvenuti processi di decentralizzazione delle funzioni urbane (industrie e servizi, residenze), facilitati dalla crescita relativa delle infrastrutture di trasporto (ipotesi 1). Tuttavia, il caso di Barcellona presenta una dispersione urbana delle aree residenziali più contenuta rispetto al caso di Milano. L'analisi di dati demografici (1981-2011) ha messo in luce dei processi di decentralizzazione della popolazione, che si è ridistribuita all'interno delle regioni metropolitane di entrambi i casi studio. Tuttavia, l'analisi comparativa ha reso evidente una maggior concentrazione demografica nel caso di Barcellona rispetto al caso di Milano, rispecchiandone la minor dispersione territoriale delle aree residenziali. L'analisi ha anche evidenziato che il minor grado di frammentazione amministrativa (numero dei comuni per provincia) è una condizione sufficiente per il più ridotto manifestarsi dello sprawl urbano; la provincia di Barcellona, meno frammentata amministrativamente, presenta quindi anche meno aree residenziali disperse rispetto alla più frammentata provincia di Milano. Per quanto concerne le dinamiche ed i processi di governance, l'analisi ha rivelato che, in entrambi i casi studio considerati, i comuni (la scala locale) possiedono la maggiore autorità di decisione sulle strategie di sviluppo urbano (ipotesi 2). Nel competere con gli altri comuni ubicati all'interno dell'area metropolitana, i comuni mettono in atto delle decisioni a forte carattere locale per quanto riguarda le scelte di sviluppo urbano (ipotesi 3). La dispersione urbana è dunque il risultato di micro-trasformazioni degli usi del suolo, compiute dalle giunte comunali con lo scopo di ottenere un vantaggio comparativo rispetto agli altri comuni `concorrenti' localizzati nel raggio dell'area metropolitana. I due diversi modelli di dispersione territoriale delle aree residenziali osservati a Barcellona, relativamente più compatta, e Milano, relativamente più dispersa, possono essere spiegati dal ruolo decisivo che le istituzioni pubbliche svolgono a livello metropolitano e regionale rispetto alle strategie territoriali. Dall'analisi condotta si può concludere che, ai fini del contenimento del consumo di suolo, ed in specifico dello sprawl urbano, non soltanto il ruolo delle istituzioni a livello metropolitano è rilevante (ipotesi 4), ma anche le dinamiche di cooperazione che queste possono instaurare con il governo regionale sono determinanti nelle strategie territoriali. In specifico, la reale possibilità del governo regionale di incidere sulle scelte di sviluppo territoriale e locale è cruciale per contenere l'emergere dello sprawl urbano.
Lo sprawl urbano è definito come un processo di dispersione territoriale delle aree residenziali, ed è concepito come un prodotto di processi di governance. Si assume che la dispersione urbana, considerata come un tipo di trasformazione di uso del suolo, abbia origine dalle decisioni di determinati attori sulla gestione e l'allocazione del suolo. In questa ricerca, si propone un modello teorico, applicato empiricamente nei casi studio di Barcellona e Milano, nel tentativo di spiegare le diverse traiettorie di sviluppo delle aree suburbane nelle due città, essendo Barcellona relativamente più compatta di Milano. Lo sprawl urbano è misurato quantitativamente sulla base di una serie di scale spaziali per un periodo di circa 50 anni. L'analisi condotta suggerisce che, ai fini del contenimento del consumo di suolo, ed in specifico dello sprawl urbano, non soltanto la scala metropolitana è significativa, ma anche il potere del governo regionale sulle strategie territoriali è determinante.
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4

Raiher, Augusta Pelinski. "Padrão de desenvolvimento econômico dos municípios no Paraná: disparidade, dispersão e fatores exôgenos." Universidade Estadual do Oeste do Parana, 2007. http://tede.unioeste.br:8080/tede/handle/tede/2151.

Full text
Abstract:
Made available in DSpace on 2017-07-10T18:33:12Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Augusta Pelinski.pdf: 1659331 bytes, checksum: 590b495788826dc44b509e331b77da0f (MD5) Previous issue date: 2007-02-26
This research main objetive is to analyze the profile, the spatiality and the influence of the hexogen factors on the economic development of the municipal districts of Paraná. For that, nineteen economic and social indicators were used that formed the degree of development of each municipal district of Paraná in the year of 2004 and 1979. With those data, the municipal districts were ranked, being classified in developed, in development and underdeveloped, estimating the influence of the state investments (hexogen factors) on the economic development. As a result, three conclusion lines were evidenced: the first refers to the complementary existent among the variables that form the economic development in Paraná and their multiplying effects, fundamental for the process of the economic development. The second conclusion line refers to the process of the economic development of the State, verifying an increase of developed and in development municipal districts, with the formation of two development corridors and of an agglomerate of municipal districts in development in the West area. It was observed that the developed and in development municipal districts are located mainly in the edges of the State, close to the municipal districts that were in development in the year of 1979, signaling a diffusion of the development for proximity. The underdeveloped municipal districts are located mainly in the centre of the State, where there was not practically any municipal district in development in 1979. The third conclusion line refers to the effect that the investments of the State have on the economic development. That association between development and state inversions was delineated through a model of quadratic regression, in which it was verified that the increase in the investments of the State elevates the degree of development of their municipal districts, nonetheless to decreasing rates. This way the action of the State in the development of the municipal districts is relevant, with a larger efficiency of their inversions in the beginning of the development process; however, in the same rate that the State intensifies its investments, making available a better infrastructure, with larger social and economic investments, it is created an internal dynamism that drives the economic development by itself. Also, the influence of the State inversions on the development was regionally analyzed, verifying significant discrepancies as for the meaning of that relationship; nevertheless, independently of the magnitude and of the format of the relationship among those variables, the government of the State has a relevant participation in the economic development of the municipal districts of Paraná. And it should consider which form will be its performance in each area with the intention of not wasting either efforts or resources, promoting, indeed, a development
O objetivo desta pesquisa é analisar o perfil, a espacialidade e a influência dos fatores exógenos sobre o desenvolvimento econômico dos municípios paranaenses. Para isso, utilizaram-se dezenove indicadores econômicos e sociais que formaram o grau de desenvolvimento de cada município do Paraná no ano de 2004 e em 1979. Com esses dados, hierarquizou-se os municípios, classificando-os em desenvolvido, em desenvolvimento e subdesenvolvidos, estimando a influência dos investimentos estatais (fatores exógenos) sobre o desenvolvimento econômico. Como resultado, evidenciaram-se três linhas de conclusão: A primeira refere-se a complementariedade existente entre as variáveis que formam o desenvolvimento econômico no Paraná e seus efeitos multiplicativos, fundamentais para o processo do desenvolvimento econômico. A segunda linha de conclusão refere-se ao perfil de desenvolvimento do Estado, verificando um aumento de municípios desenvolvidos e em desenvolvimento, com a formação de dois corredores de desenvolvimento e de um aglomerado de municípios em desenvolvimento na região Oeste. Observou-se que os municípios em desenvolvimento e os desenvolvidos localizam-se principalmente nos extremos do Estado, próximos dos municípios que estavam em desenvolvimento no ano de 1979, sinalizando uma difusão do desenvolvimento por contigüidade. Já, os municípios subdesenvolvidos localizam-se principalmente no Centro do Estado, região na qual não se tinha praticamente nenhum município em desenvolvimento em 1979. A terceira linha de conclusão refere-se ao efeito que os investimentos do Estado têm sobre o desenvolvimento econômico. Essa associação entre desenvolvimento e inversões estatais foi delineada através de um modelo de regressão quadrática, na qual verificou-se que o aumento nos investimentos do Estado eleva o grau de desenvolvimento dos seus municípios, porém a taxas decrescentes. Desta forma, a ação do Estado no desenvolvimento dos municípios é relevante, com uma eficiência maior das suas inversões no início de processo de desenvolvimento; porém, na medida que o Estado intensifica seus investimentos, disponibilizando uma melhor infra-estrutura, com maiores investimentos sociais e econômicos, cria-se um dinamismo interno que conduz por si só o desenvolvimento econômico. Também se analisou regionalmente a influência das inversões do Estado sobre o desenvolvimento, verificando significativas discrepâncias quanto à acepção dessa relação; contudo, independentemente da magnitude e do formato da relação entre essas variáveis, o governo do Estado tem uma participação relevante no desenvolvimento econômico dos municípios paranaenses, devendo ponderar de que forma será a sua atuação em cada região com o intuito de não desperdiçar esforços e nem recursos, promovendo, efetivamente, um desenvolvimento
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5

Campedelli, Alessandro <1975&gt. "Il dominio romano in Dalmatia: diffusione del modello urbano e culturale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2993/1/CAMPEDELLI_ALESSANDRO_IL_DOMINIO_ROMANO_IN_DALMATIA%2C_DIFFUSIONE_DEL_MODELLO_URBANO_E_CULTURALE.pdf.

Full text
Abstract:
I viaggi e gli studi compiuti in Croazia, Montenegro e Bosnia Erzegovina in occasione della Tesi di Laurea hanno costituito l’occasione per comprendere quanto sia consistente il retaggio di Roma antica sulla sponda orientale dell’Adriatico. Nello stesso tempo si è potuto constatare che, per diversi motivi, dal punto di vista prettamente scientifico, la ricchezza di questo patrimonio archeologico aveva sino allora trovato soltanto poche occasioni di studio. Da qui la necessità di provvedere a un quadro completo e generale relativo alla presenza romana in un territorio come quello della provincia romana di Dalmatia che, pur considerando la sua molteplicità geografica, etnica, economica, culturale, sociale e politica, ha trovato, grazie all’intervento di Roma, una sua dimensione unitaria, un comune denominatore, tanto da farne una provincia che ebbe un ruolo fondamentale nella storia dell’Impero. Il lavoro prende le mosse da una considerazione preliminare e generale, che ne costituisce quasi lo spunto metodologico più determinante: la trasmissione della cultura e dei modelli di vita da parte di Roma alle altre popolazioni ha creato un modello in virtù del quale l’imperialismo romano si è in certo modo adattato alle diverse culture incontrate ed assimilate, dando vita ad una rete di culture unite da elementi comuni, ma anche profondamente diversificate per sintesi originali. Quella che pare essere la chiave di lettura impiegata è la struttura di un impero a forma di “rete” con forti elementi di coesione, ma allo stesso tempo dotato di ampi margini di autonomia. E questo a cominciare dall’analisi dei fattori che aprirono il cammino dell’afflusso romano in Dalmatia e nello stesso tempo permisero i contatti con il territorio italico. La ricerca ne analizza quindi i fattori:il diretto controllo militare, la costruzione di una rete viaria, l’estensione della cittadinanza romana, lo sviluppo della vita locale attraverso la formazione di una rete di municipi, i contatti economici e l’immigrazione di genti romanizzate. L’analisi ha posto in evidenza una provincia caratterizzata da notevoli contraddizioni, che ne condizionarono – presso entrambi i versanti del Velebit e delle Alpi Dinariche – lo sviluppo economico, sociale, culturale e urbanistico. Le profonde differenze strutturali tra questi due territori rimasero sempre presenti: la zona costiera divenne, sotto tutti i punti di vista, una sorta di continuazione dell’Italia, mntre quella continentale non progredì di pari passo. Eppure l’influenza romana si diffuse anche in questa, così che essa si pote conformare, in una certa misura, alla zona litoranea. Come si può dedurre dal fatto che il severo controllo militare divenne superfluo e che anche questa regione fu dotata progressivamente di centri amministrati da un gruppo dirigente compiutamente integrato nella cultura romana. Oltre all’analisi di tutto ciò che rientra nel processo di acculturazione dei nuovi territori, l’obiettivo principale del lavoro è l’analisi di uno degli elementi più importanti che la dominazione romana apportò nei territori conquistati, ovvero la creazione di città. In questo ambito relativamente periferico dell’Impero, qual è il territorio della provincia romana della Dalmatia, è stato dunque possibile analizzare le modalità di creazione di nuovi centri e di adattamento, da parte di Roma, ai caratteri locali dell’insediamento, nonché ai condizionamenti ambientali, evidenziando analogie e differenze tra le città fondate. Prima dell’avvento di Roma, nessuna delle regioni entrate a far parte dei territori della Dalmatia romana, con la sola eccezione della Liburnia, diede origine a centri di vero e proprio potere politico-economico, come ad esempio le città greche del Mediterraneo orientale, tali da continuare un loro sviluppo all’interno della provincia romana. In altri termini: non si hanno testimonianze di insediamenti autoctoni importanti che si siano trasformati in città sul modello dei centri provinciali romani, senza aver subito cambiamenti radicali quali una nuova pianificazione urbana o una riorganizzazione del modello di vita locale. Questo non significa che la struttura politico-sociale delle diverse tribù sia stata cambiata in modo drastico: almeno nelle modeste “città” autoctone, nelle quali le famiglie appaiono con la cittadinanza romana, assieme agli ordinamenti del diritto municipale, esse semplicemente continuarono ad avere il ruolo che i loro antenati mantennero per generazioni all’interno della propria comunità, prima della conquista romana. Il lavoro mette compiutamente in luce come lo sviluppo delle città nella provincia abbia risentito fortemente dello scarso progresso politico, sociale ed economico che conobbero le tribù e le popolazioni durante la fase pre-romana. La colonizzazione greca, troppo modesta, non riuscì a far compiere quel salto qualitativo ai centri autoctoni, che rimasero sostanzialmente privi di concetti basilari di urbanistica, anche se è possibile notare, almeno nei centri costieri, l’adozione di tecniche evolute, ad esempio nella costruzione delle mura. In conclusione questo lavoro chiarisce analiticamente, con la raccolta di un’infinità di dati (archeologici e topografici, materiali ed epigrafici, e desunti dalle fonti storiche), come la formazione della città e l’urbanizzazione della sponda orientale dell’adriatico sia un fenomeno prettamente romano, pur differenziato, nelle sue dinamiche storiche, quasi caso per caso. I dati offerti dalla topografia delle città della Dalmatia, malgrado la scarsità di esempi ben documentati, sembrano confermare il principio della regolarità degli impianti urbani. Una griglia ortogonale severamente applicata la si individua innanzi tutto nelle città pianificate di Iader, Aequum e, probabilmente, anche a Salona. In primis nelle colonie, quindi, ma non esclusivamente. Anche numerosi municipi sviluppatisi da insediamenti di origine autoctona hanno espresso molto presto la tendenza allo sviluppo di un sistema ortogonale regolare, se non in tutta l’area urbana, almeno nei settori di più possibile applicazione. Ne sono un esempio Aenona, Arba, Argiruntum, Doclea, Narona ed altri. La mancanza di un’organizzazione spaziale regolare non ha tuttavia compromesso l’omogeneità di un’attrezzatura urbana tesa alla normalizzazione, in cui i componenti più importanti, forum e suoi annessi, complessi termali, templi dinastici e capitolia, si avviano a diventare canonici. Le differenze più sensibili, che pure non mancano, sembrano dipendere dalle abitudini delle diverse etnie, dai condizionamenti topografici e dalla disponibilità finanziaria dei notabili. Una città romana non può prendere corpo in tutta la sua pienezza solo per la volontà del potere centrale. Un progetto urbanistico resta un fatto teorico finché non si realizzano le condizioni per cui si fondano due fenomeni importantissimi: uno socio-culturale, che consiste nell’emergenza di una classe di notabili “fortunati” desiderosi di dare a Roma dimostrazioni di lealtà, pronti a rispondere a qualsiasi sollecitazione da parte del potere centrale e addirittura ad anticiparlo; l’altro politico-amministrativo, che riguarda il sistema instaurato da Roma, grazie al quale i suddetti notabili possono godere di un certo potere e muoversi in vista della promozione personale nell’ambito della propria città. Aiuti provenienti dagli imperatori o da governatori provinciali, per quanto consistenti, rimangono un fatto non sistematico se non imprevedibile, e rappresentano comunque un episodio circoscritto. Anche se qualche città risulta in grado di costruire pecunia publica alcuni importanti edifici del quadro monumentale, il ruolo del finanziamento pubblico resta relativamente modesto. Quando la documentazione epigrafica esiste, si rivela che sono i notabili locali i maggiori responsabili della costruzione delle opere pubbliche. Sebbene le testimonianze epigrafiche siano scarse e, per la Dalmatia non sia possibile formulare un quadro completo delle committenze che favorirono materialmente lo sviluppo architettonico ed artistico di molti complessi monumentali, tuttavia è possibile osservare e riconoscere alcuni aspetti significativi e peculiari della provincia.
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6

Campedelli, Alessandro <1975&gt. "Il dominio romano in Dalmatia: diffusione del modello urbano e culturale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2993/.

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Abstract:
I viaggi e gli studi compiuti in Croazia, Montenegro e Bosnia Erzegovina in occasione della Tesi di Laurea hanno costituito l’occasione per comprendere quanto sia consistente il retaggio di Roma antica sulla sponda orientale dell’Adriatico. Nello stesso tempo si è potuto constatare che, per diversi motivi, dal punto di vista prettamente scientifico, la ricchezza di questo patrimonio archeologico aveva sino allora trovato soltanto poche occasioni di studio. Da qui la necessità di provvedere a un quadro completo e generale relativo alla presenza romana in un territorio come quello della provincia romana di Dalmatia che, pur considerando la sua molteplicità geografica, etnica, economica, culturale, sociale e politica, ha trovato, grazie all’intervento di Roma, una sua dimensione unitaria, un comune denominatore, tanto da farne una provincia che ebbe un ruolo fondamentale nella storia dell’Impero. Il lavoro prende le mosse da una considerazione preliminare e generale, che ne costituisce quasi lo spunto metodologico più determinante: la trasmissione della cultura e dei modelli di vita da parte di Roma alle altre popolazioni ha creato un modello in virtù del quale l’imperialismo romano si è in certo modo adattato alle diverse culture incontrate ed assimilate, dando vita ad una rete di culture unite da elementi comuni, ma anche profondamente diversificate per sintesi originali. Quella che pare essere la chiave di lettura impiegata è la struttura di un impero a forma di “rete” con forti elementi di coesione, ma allo stesso tempo dotato di ampi margini di autonomia. E questo a cominciare dall’analisi dei fattori che aprirono il cammino dell’afflusso romano in Dalmatia e nello stesso tempo permisero i contatti con il territorio italico. La ricerca ne analizza quindi i fattori:il diretto controllo militare, la costruzione di una rete viaria, l’estensione della cittadinanza romana, lo sviluppo della vita locale attraverso la formazione di una rete di municipi, i contatti economici e l’immigrazione di genti romanizzate. L’analisi ha posto in evidenza una provincia caratterizzata da notevoli contraddizioni, che ne condizionarono – presso entrambi i versanti del Velebit e delle Alpi Dinariche – lo sviluppo economico, sociale, culturale e urbanistico. Le profonde differenze strutturali tra questi due territori rimasero sempre presenti: la zona costiera divenne, sotto tutti i punti di vista, una sorta di continuazione dell’Italia, mntre quella continentale non progredì di pari passo. Eppure l’influenza romana si diffuse anche in questa, così che essa si pote conformare, in una certa misura, alla zona litoranea. Come si può dedurre dal fatto che il severo controllo militare divenne superfluo e che anche questa regione fu dotata progressivamente di centri amministrati da un gruppo dirigente compiutamente integrato nella cultura romana. Oltre all’analisi di tutto ciò che rientra nel processo di acculturazione dei nuovi territori, l’obiettivo principale del lavoro è l’analisi di uno degli elementi più importanti che la dominazione romana apportò nei territori conquistati, ovvero la creazione di città. In questo ambito relativamente periferico dell’Impero, qual è il territorio della provincia romana della Dalmatia, è stato dunque possibile analizzare le modalità di creazione di nuovi centri e di adattamento, da parte di Roma, ai caratteri locali dell’insediamento, nonché ai condizionamenti ambientali, evidenziando analogie e differenze tra le città fondate. Prima dell’avvento di Roma, nessuna delle regioni entrate a far parte dei territori della Dalmatia romana, con la sola eccezione della Liburnia, diede origine a centri di vero e proprio potere politico-economico, come ad esempio le città greche del Mediterraneo orientale, tali da continuare un loro sviluppo all’interno della provincia romana. In altri termini: non si hanno testimonianze di insediamenti autoctoni importanti che si siano trasformati in città sul modello dei centri provinciali romani, senza aver subito cambiamenti radicali quali una nuova pianificazione urbana o una riorganizzazione del modello di vita locale. Questo non significa che la struttura politico-sociale delle diverse tribù sia stata cambiata in modo drastico: almeno nelle modeste “città” autoctone, nelle quali le famiglie appaiono con la cittadinanza romana, assieme agli ordinamenti del diritto municipale, esse semplicemente continuarono ad avere il ruolo che i loro antenati mantennero per generazioni all’interno della propria comunità, prima della conquista romana. Il lavoro mette compiutamente in luce come lo sviluppo delle città nella provincia abbia risentito fortemente dello scarso progresso politico, sociale ed economico che conobbero le tribù e le popolazioni durante la fase pre-romana. La colonizzazione greca, troppo modesta, non riuscì a far compiere quel salto qualitativo ai centri autoctoni, che rimasero sostanzialmente privi di concetti basilari di urbanistica, anche se è possibile notare, almeno nei centri costieri, l’adozione di tecniche evolute, ad esempio nella costruzione delle mura. In conclusione questo lavoro chiarisce analiticamente, con la raccolta di un’infinità di dati (archeologici e topografici, materiali ed epigrafici, e desunti dalle fonti storiche), come la formazione della città e l’urbanizzazione della sponda orientale dell’adriatico sia un fenomeno prettamente romano, pur differenziato, nelle sue dinamiche storiche, quasi caso per caso. I dati offerti dalla topografia delle città della Dalmatia, malgrado la scarsità di esempi ben documentati, sembrano confermare il principio della regolarità degli impianti urbani. Una griglia ortogonale severamente applicata la si individua innanzi tutto nelle città pianificate di Iader, Aequum e, probabilmente, anche a Salona. In primis nelle colonie, quindi, ma non esclusivamente. Anche numerosi municipi sviluppatisi da insediamenti di origine autoctona hanno espresso molto presto la tendenza allo sviluppo di un sistema ortogonale regolare, se non in tutta l’area urbana, almeno nei settori di più possibile applicazione. Ne sono un esempio Aenona, Arba, Argiruntum, Doclea, Narona ed altri. La mancanza di un’organizzazione spaziale regolare non ha tuttavia compromesso l’omogeneità di un’attrezzatura urbana tesa alla normalizzazione, in cui i componenti più importanti, forum e suoi annessi, complessi termali, templi dinastici e capitolia, si avviano a diventare canonici. Le differenze più sensibili, che pure non mancano, sembrano dipendere dalle abitudini delle diverse etnie, dai condizionamenti topografici e dalla disponibilità finanziaria dei notabili. Una città romana non può prendere corpo in tutta la sua pienezza solo per la volontà del potere centrale. Un progetto urbanistico resta un fatto teorico finché non si realizzano le condizioni per cui si fondano due fenomeni importantissimi: uno socio-culturale, che consiste nell’emergenza di una classe di notabili “fortunati” desiderosi di dare a Roma dimostrazioni di lealtà, pronti a rispondere a qualsiasi sollecitazione da parte del potere centrale e addirittura ad anticiparlo; l’altro politico-amministrativo, che riguarda il sistema instaurato da Roma, grazie al quale i suddetti notabili possono godere di un certo potere e muoversi in vista della promozione personale nell’ambito della propria città. Aiuti provenienti dagli imperatori o da governatori provinciali, per quanto consistenti, rimangono un fatto non sistematico se non imprevedibile, e rappresentano comunque un episodio circoscritto. Anche se qualche città risulta in grado di costruire pecunia publica alcuni importanti edifici del quadro monumentale, il ruolo del finanziamento pubblico resta relativamente modesto. Quando la documentazione epigrafica esiste, si rivela che sono i notabili locali i maggiori responsabili della costruzione delle opere pubbliche. Sebbene le testimonianze epigrafiche siano scarse e, per la Dalmatia non sia possibile formulare un quadro completo delle committenze che favorirono materialmente lo sviluppo architettonico ed artistico di molti complessi monumentali, tuttavia è possibile osservare e riconoscere alcuni aspetti significativi e peculiari della provincia.
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7

Wen, Yuming. "Spatial diffusion model for simulation of urban land cover change /." View online ; access limited to URI, 2004. http://0-wwwlib.umi.com.helin.uri.edu/dissertations/dlnow/3147805.

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8

Kim, Jung Hwa M. C. P. Massachusetts Institute of Technology. "International diffusion practice : lessons from South Korea's New Village Movement." Thesis, Massachusetts Institute of Technology, 2013. http://hdl.handle.net/1721.1/81150.

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Abstract:
Thesis (M.C.P.)--Massachusetts Institute of Technology, Dept. of Urban Studies and Planning, 2013.
Cataloged from PDF version of thesis.
Includes bibliographical references (p. 104-111).
This research focuses on how South Korea's development model-namely, the Saemaul Undong, or the New Village Movement-is diffused internationally, in particular, to the developing country of Vietnam. South Korea's successful model has been diffused through various different channels for years, mostly in the form of foreign aid projects. Due to the prevailing view that international diffusion practices take place homogenously (in a near-universally standardized manner) within the recipient communities, and due to the propensity on the part of both donor and recipient governments to highlight only successful cases of diffusion while not publicizing those that have failed, several key questions, such as, how diffusion actually takes place, or how each project is likely to bring about different outcomes based on who initiates or leads the project, and to what extent this particular South Korean model has been viable and sustainable in the recipient country, remain largely unveiled. This research, therefore, aims to analyze the role of each stakeholder and how these stakeholders-either personnel or institutions-make an impact on the degree of diffusion of the Saemaul Undong process. It seeks to differentiate the impact of diffusion between short-term or one-time aid projects and those that have managed to become a sustainable development model in the recipient community. To be specific, the roles of politicians, administrative officials at the local level, non-governmental agents, external factors, and minor actors are investigated at the micro-level.
by Jung Hwa Kim.
M.C.P.
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9

Reculin, Sophie. ""Le règne de la nuit désormais va finir". L'invention et la diffusion de l'éclairage public dans le royaume de France (1697-1789)." Thesis, Lille 3, 2017. http://www.theses.fr/2017LIL30034/document.

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Abstract:
La thèse propose d'appréhender les débuts de l’éclairage public avant l’invention du gaz et de l’électricité, comme un objet d'histoire urbaine totale. Elle analyse le processus d'introduction, de diffusion et d’appropriation de l'éclairage public à l’échelle du royaume de France entre 1697 – date à laquelle les lanternes publiques sont imposées par la monarchie dans les principales villes du royaume de France – et la période révolutionnaire. Si la mesure est d’abord contestée par les municipalités et une partie des habitants, l’éclairage devient à partir des années 1770 une marque d'urbanité et un instrument de contrôle. À partir de l'abondante documentation des archives municipales, départementales et nationales, la thèse étudie le passage de l’ « illumination » à l’ « éclairage public ». Il s’agit de saisir le cheminement du processus décisionnel entre le pouvoir central, provincial et local, ainsi que la circulation des savoirs et des expériences en matière d’éclairage. L’intérêt grandissant des populations urbaines pour ce nouvel objet technique permet son amélioration puis l’adoption du réverbère qui remplace la lanterne à chandelle à l’orée de la Révolution. La thèse analyse également les conditions économiques, financières et sociales du développement de l’éclairage, à travers la figure de l’entrepreneur, de l’allumeur et le recours aux experts. L’influence de la compagnie Tourtille Sangrain joue un rôle déterminant dans la diffusion de l’éclairage urbain durant le dernier tiers du XVIIIe siècle. Il s'agit enfin d'interroger la réception de l’innovation par les citadins et la "révolution culturelle" (D. Roche) induite dans les usages nocturnes de la ville
The thesis proposes to understand the beginnings of street lighting before the invention of gas and electricity, as an object of total urban history. It analyses the process of introducing, spreading and appropriating street lighting throughout the Kingdom of France between 1697 - when public lanterns were imposed by the monarchy in the main cities of the Kingdom of France - and the revolutionary period. Although the measure was first contested by the municipalities and some of the inhabitants, from the 1770s onwards it became a mark of urbanity and an instrument of control. Based on the abundant documentation from municipal, departmental and national archives, the thesis studies the transition from "illumination" to "public lighting". The aim is to understand the decision-making process between central, provincial and local authorities, as well as the circulation of knowledge and experience in the field of lighting. The growing interest of urban populations in this new technical object led to its improvement and then to the adoption of the « réverbère » that replaced the candlelight lantern at the beginning of the Revolution. The thesis also analyses the economic, financial and social conditions of lighting development, through the figure of the entrepreneur, the street lighter and the expert. The influence of the Tourtille Sangrain company played a decisive role in the spread of urban lighting during the last third of the 18th century. Finally, it is a question of questioning the reception of innovation by city dwellers and the "cultural revolution" (D. Roche) induced in the city's night-time uses
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10

White, Louis Arthur. "Atmospheric dispersion in and over model urban canopies." Access to citation, abstract and download form provided by ProQuest Information and Learning Company; downloadable PDF file, 257 p, 2008. http://proquest.umi.com/pqdweb?did=1597633541&sid=3&Fmt=2&clientId=8331&RQT=309&VName=PQD.

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Books on the topic "Diffusione urbana"

1

Davico, L. La diffusione urbana nell'Italia settentrionale: Fattori, dinamiche, prospettive. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2002.

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2

Trasformazioni dell'ambiente costruito: La diffusione della sostenibilità. Roma: Gangemi, 2003.

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3

Targa, Jaume. Urban air quality monitoring in Girona by passive diffusion sampling. Oxford: Oxford Brookes University, 2001.

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4

1965-, Coutard Olivier, Hanley Richard, and Zimmerman Rae, eds. Sustaining urban networks: The social diffusion of large technical systems. London: Routledge, 2004.

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5

Anna, De Angelini, ed. Lo Sviluppo territoriale del Veneto negli anni '70: Decentramento urbano e diffusione industriale. Milano, Italy: F. Angeli, 1985.

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6

Barampama, Angelo. Ravitaillement urbain et diffusion d'innovation : le cas du manioc au Rwanda. Lausanne: Université de Lausanne, Institut de géographie, 1989.

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7

Catherine, Coquery-Vidrovitch, Almeida-Topor Hélène d', and Sénéchal Jacques, eds. Interdépendances villes-campagnes en Afrique: Mobilité des hommes, circulation des biens et diffusion des modèles depuis les indépendances. Paris, France: L'Harmattan, 1996.

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8

Hanna, Steven R. Wind flow and vapor cloud dispersion at industrial and urban sites. New York, NY: American Institute of Chemical Engineers, 2004.

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9

Working-class network society: Communication technology and the information have-less in urban China. Cambridge, MA: MIT Press, 2009.

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10

Qiu, Jack Linchuan. Working-class network society: Communication technology and the information have-less in urban China. Cambridge, MA: MIT Press, 2009.

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Book chapters on the topic "Diffusione urbana"

1

McKelvey, Blake. "Urban Reconstruction and Diffusion." In The City in American History, 161–75. London: Routledge, 2021. http://dx.doi.org/10.4324/9781003170426-15.

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2

Desrochers, Pierre. "Urban Diversity and Intersectoral Diffusion." In Institutions and Systems in the Geography of Innovation, 99–116. Boston, MA: Springer US, 2002. http://dx.doi.org/10.1007/978-1-4615-0845-8_6.

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3

McKelvey, Blake. "Urban Reconstruction and Diffusion: 1860-1890." In The City in American History, 56–66. London: Routledge, 2021. http://dx.doi.org/10.4324/9781003170426-5.

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4

Gopal, Deepthi, Tam Blaxter, David Willis, and Adrian Leemann. "Testing models of diffusion of morphosyntactic innovations in Twitter data." In Urban Matters, 254–78. Amsterdam: John Benjamins Publishing Company, 2021. http://dx.doi.org/10.1075/silv.27.11bla.

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5

Douven, Wim, Michel Grothe, Peter Nijkamp, and Henk Scholten. "Urban and Regional Planning Models and GIS." In Diffusion and Use of Geographic Information Technologies, 317–37. Dordrecht: Springer Netherlands, 1993. http://dx.doi.org/10.1007/978-94-011-1771-5_21.

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6

Camagni, Roberto. "Spatial Diffusion of Pervasive Process Innovation." In Seminal Studies in Regional and Urban Economics, 49–63. Cham: Springer International Publishing, 2017. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-319-57807-1_3.

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7

D&xLima, Minette, Francesca R. Medda, and Alan G. Wilson. "Urban Agglomeration Through the Diffusion of Investment Impacts." In Approaches to Geo&;#x02010;mathematical Modelling, 269–79. Chichester, UK: John Wiley &;#38; Sons, Ltd, 2016. http://dx.doi.org/10.1002/9781118937426.ch14.

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8

Kronenberg, Jakub, Tomasz Bergier, and Karolina Maliszewska. "The Challenge of Innovation Diffusion: Nature-Based Solutions in Poland." In Theory and Practice of Urban Sustainability Transitions, 291–305. Cham: Springer International Publishing, 2017. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-319-56091-5_17.

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9

De Santis, F., I. Allegrini, P. Di Filippo, and D. Pasella. "Diffusion Denuders: tools for simultaneous sampling of NO2 and PAN and for the determination of reactivity of marble surfaces." In Urban Air Pollution, 101–13. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 1996. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-642-61120-9_7.

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10

Brown, V. M., and D. R. Crump. "Diffusive Sampling of Volatile Organic Compounds in Ambient Air." In Urban Air Quality: Monitoring and Modelling, 43–55. Dordrecht: Springer Netherlands, 1998. http://dx.doi.org/10.1007/978-94-011-5127-6_4.

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Conference papers on the topic "Diffusione urbana"

1

Zucchi, Giovanni. "Nuovi dispositivi spaziali per la rigenerazione urbana: il caso studio delle caserme Caretto e Boscariello di Secondigliano a Napoli." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7909.

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Abstract:
Le aree dimesse, veri propri buchi neri nei tessuti urbani, rappresentano un’importante occasione per lo sviluppo delle città da contrapporre ai modelli dello sprawl, intervenendo come nodo centrale del dibattito e della ricerca urbana contemporanea. Bisogna però interrogarsi sulle possibilità del progetto di tali aree, le cui trasformazioni possono avere ricadute enormi sull’assetto della città stravolgendone la geografia e gli stessi rapporti posizionali. Considerare la rigenerazione un modello da contrapporre allo sprawl, necessita innanzitutto un’analisi di quei caratteri che hanno favorito i modelli di diffusione urbana, rendendoli appetibili sia agli investimenti che alle pratiche insediative. Bisogna quindi capire cosa porta una persona a preferire l’outlet alle vie del centro o la villetta suburbana all’appartamento in città. Si delinea così un nuovo modello di spazi per la città, che ibrida le tipologie tipicamente urbane con quelle più contemporanee dello spawl, secondo i dispositivi dinamici e flessibili della rigenerazione urbana. In questo senso si intende proporre il caso studio delle caserme Caretto e Boscariello situate a Napoli nel quartiere di Secondigliano ed oggetto della sperimentazione progettuale da me svolta nell’ambito della tesi di laurea in Ingegneria Edile-Architettura presso l’Università Federico II di Napoli. In questa vasta area militare sottoposta a dismissione dalla Variante al piano regolatore,si pensa di collocare un nuovo tessuto urbano che, in un territorio altamente complesso, vuole rappresentare una nuova forma di centralità urbana capace di riattivare l’intera periferia Nord di Napoli.
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Cerasoli, Mario. "Rigenerazione e centralità urbane vs sprawl." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7949.

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Abstract:
Le aree urbane centrali, storiche e non, hanno dimostrato, nell’ultimo quindicennio, una straordinaria vitalità e una sorprendente capacità di mettere in atto strategie di rilancio. A dispetto di un annunciato, ma mai verificatosi, declino epocale del proprio ruolo, le realtà urbane continuano a presentarsi come un luogo privilegiato di crescita economica e di sperimentazione sociale e culturale, e si rivelano oggi autonome protagoniste, inserendosi nei circuiti economici innovativi, attirando dall’esterno nuove risorse, finanziarie ed umane, ed incrementando flussi turistici e culturali. Molte operazioni di riqualificazione di siti industriali e portuali sono state completate, producendo effetti positivi nell’attrazione di nuove attività e di investimenti e benefici in termini di miglioramento della qualità urbana. Nonostante la prefigurazione di realtà in cui la diffusione delle tecnologie telematiche e le forme di produzione e comunicazione immateriale, avrebbero determinato decentramenti e indifferenze localizzative, nelle città si assiste ad una rinnovata concentrazione delle più importanti funzioni politiche, direzionali, strategiche e finanziarie, nonché ad una consolidata importanza delle interazioni face-to-face, che restano un fattore rilevante per la costituzione di reti funzionali ad attività lavorative. Questi temi hanno caratterizzato la Sessione Rigenerazione urbana vs Sprawl. In the last 15 years, central urban areas demonstrated a particular vitality and an amazing capacity to put in place recovery strategies. In spite of an announced, but never happened, epochal decline of their role, urban realities continue to present themselves like a privileged place of economic growth and social and cultural experimentation. They appear as independent protagonists, inserting themselves in innovative economic circuits, attracting new finance and human resource from the outside, increasing tourist and cultural flows. A lot of industrial and port sites renovation have been completed having a positive effect in attracting new activities, investments and improvement of urban quality. In spite of forecasts of a reality in which the broadcast of technologies and immaterial form of production and communication would have led to decentralization and indifference as to localization, inside the city, there is a refocusing of the most important political, strategic, management and financial functions, as well as consolidation of the importance of interactions “face – to – face”, that are a really important factor for the constitution of a new functional network and work activities. These themes have characterized the Session Urban Regeneration vs Sprawl.
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3

López Casado, David. "Los procesos de ocupación irregular del suelo no urbanizable en el municipio de Córdoba (España): primeros resultados de una investigación en curso." In Seminario Internacional de Investigación en Urbanismo. Barcelona: Facultad de Arquitectura. Universidad de la República, 2015. http://dx.doi.org/10.5821/siiu.6133.

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Abstract:
Los procesos de dispersión urbana han sido uno de los grandes protagonistas de los desarrollos urbanos de la mayoría de los municipios de nuestro entorno de las últimas décadas. La configuración actual del territorio de éstos, no puede explicarse adecuadamente sin comprender las lógicas que están detrás del proceso de aparición, desarrollo y consolidación de este modelo de poblamiento. El fenómeno conocido como parcelaciones o urbanizaciones ilegales, es un caso paradigmático de esta forma de crecimiento de la ciudad. Sin embargo, se trata de un tema poco estudiado y, cuando lo ha sido, generalmente lo es en el contexto de análisis globales de dichos procesos de difusión urbana. La comunicación se fija como objetivo principal mostrar los primeros resultados de los trabajos realizados hasta la fecha, en el contexto de un estudio más amplio, que supone la tesis doctoral del autor, y cuyo tema central de investigación son las parcelaciones y urbanizaciones ilegales en el municipio de Córdoba (España). En segundo término, se expondrán brevemente las líneas futuras de investigación abiertas a partir de estos resultados. The processes of urban sprawl, has been one of the great themes of the urban development of most of the municipalities in our area in the last 50 or 60 years. The current configuration of the territory of the latter, can not be adequately explained without understanding the logic behind the process of emergence, development and consolidation of this mode of settlement. The phenomenon known as illegal allotments or urbanizations, is a paradigmatic case of this form of growth of the city. However, it is a little-studied, and when it has been, it is usually in the context of global analysis of these processes of dispersion and urban diffusion. The communication is set as main objective to show the first results of the work done to date. This is inserted into a larger work, which involves the author's doctoral thesis, which focus of study are illegal subdivisions and developments in the city of Cordoba (Spain). Secondly, we briefly expose future lines of research in the context of the thesis.
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Wang, Yi, and Ruiqing Niu. "Hyperspectral urban remote sensing image smoothing and enhancement using forward-and-backward diffusion." In 2009 Joint Urban Remote Sensing Event. IEEE, 2009. http://dx.doi.org/10.1109/urs.2009.5137508.

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Alonso de Armiño Pérez, Luis, Gonzalo Vicente-Almazán Pérez de Petinto, and Vicent Cassany i Llopis. "Housing form and city form: Urban morphology and local identity." In 24th ISUF 2017 - City and Territory in the Globalization Age. Valencia: Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/isuf2017.2017.5772.

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Abstract:
Housing form and city form: Urban morphology and local identityKeywords (3-5): Building type, urban morphology, Valencia, housing, house floor-plan design This paper aims to analyse the processes of typological evolution of residential buildings in Valencia as a way to outline an 'affiliation' within the city's housing types, capable of endowing a local identity profile beyond European influences that began to generalise from mid-XIX century. The residential fabric of Valencia maintained a certain continuity/ intelligibility in its morphological evolution until the 1970s, in which the development of the 1966 PG marked a turning point, with the progressive incorporation of "modern" forms of housing, vaguely related to the diffusion of CIAM architectural principles. Nevertheless, a most substantial part of the city fabric, amounting to two-thirds of all residential buildings, was built before the 1966 PG, and therefore away from 'modern' housing practices. Most of this fabric, corresponding to neighbourhoods resulting from urban extension projects starting in the second half of the nineteenth century, is made out of serially-aggregated, multi-family buildings or 'houses of flats', forming perimeter blocks, whose profile still characterises visually the city's townscape. To a large extent, these 'houses of flats' are the result of a progressive codification of building prototypes that first appeared in the historic city, originating from the transformation of the traditional city-house. Initially, the transformation began with increasing the number of storeys, successively followed with processes of plot-aggregation, all combined with an horizontal division configuring new housing floor-plans. These processes progressively generated larger buildings, in which the plot shape and dimensions appear as determining instances. References (100 Word) ALONSO DE ARMIÑO, L. y PIÑON, J.L. (1986). La formazione del la Valencia moderna. Sutoria Urbana, (37), 89-114. AZAGRA, J. (1993). Propiedad inmueble y crecimiento urbano. Valencia 1800-1931. Madrid: Síntesis. BRIGUZ Y BRU, G. (1837). Escuela de Arquitectura Civil. Valencia: Joseph de Orga. HERMOSILLA, J. (1750). La architectura civil (manuscrito). DALY, M.C. (1864). L’architecture privée au XIXème siècle, sous Napoléon III MOLEY, C. (1999). Regard sur l’immeuble privé. Architecture d’un habitat 1880-1970. Paris: Le Moniteur. PIÑÓN, J.L. (1988). Los orígenes de la Valencia moderna PONS, A. y SERNA, J. (1992). La ciudad extensa. Valencia: Diputació de València. SANCHO, A. (1855). Mejoras materiales de Valencia. Valencia: Imprenta de José Mateu.
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Mukhartova, Iuliia V., Marina A. Davydova, Nikolay F. Elansky, Oleg V. Postylyakov, Svetlana A. Zakharova, and Alexander N. Borovski. "On application of nonlinear reaction-diffusion-advection models to simulation of transport of chemically-active impurities." In Remote Sensing Technologies and Applications in Urban Environments IV, edited by Nektarios Chrysoulakis, Thilo Erbertseder, Ying Zhang, and Frank Baier. SPIE, 2019. http://dx.doi.org/10.1117/12.2535489.

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Reports on the topic "Diffusione urbana"

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Lerch, Mathias. The emergence and diffusion of birth limitation in urban areas of developing countries. Rostock: Max Planck Institute for Demographic Research, April 2020. http://dx.doi.org/10.4054/mpidr-wp-2020-014.

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