Dissertations / Theses on the topic 'DEVIANZA SOCIALE'

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1

Cangemi, Raffaella <1985&gt. "Salute mentale e devianza. L'importanza dell'integrazione nel territorio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16151.

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Abstract:
SALUTE MENTALE E DEVIANZA. L’IMPORTANZA DELL’INTEGRAZIONE NEL TERRITORIO Questo studio offre uno spunto di riflessione sull’evoluzione del percorso di riconoscimento della persona affetta da patologie psichiatriche e dell’integrazione all’interno del territorio. La persona affetta da disturbi mentali e che ha commesso dei reati non deve subire discriminazioni, né tantomeno essere relegata ai confini della vita sociale. Deve essere accettata ed inclusa. Lo studio inizia con un excursus teorico sociologico collegando il disturbo mentale al concetto di devianza e affrontando l’argomento dei meccanismi di esclusione e di violenza perpetuati attraverso l’istituzionalizzazione del malato psichiatrico. Nella tesi viene analizzata questa ambiguità grazie all’utilizzo di teorie sociologiche e l’evoluzione delle stesse. Sono state analizzate leggi e decreti che hanno permesso l’inclusione dei soggetti all’interno del territorio, come ad esempio la Legge Basaglia che rappresenta la svolta nel mondo dell’assistenza al paziente psichiatrico. Attraverso gli interventi sociali e di inclusione già attuati in Italia si può notare un’evoluzione e una sensibilizzazione al disagio mentale. L’obiettivo della ricerca è innanzitutto dare una panoramica dell’ambiente di evoluzione e del trattamento a cui erano soggetti persone con patologie psichiatriche. Analizzando quindi il concetto di deistituzionalizzazione del paziente sia a livello manicomiale, con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, sia a livello di comunità territoriale con la nascita dei Dipartimenti di salute mentale. Si inizia a lavorare in direzione di un aumento del potere del paziente, restituendogli una reale quotidianità sociale, con amici, parenti, ma anche una contrattualità di servizio, evitando di abbandonarlo a sé stesso, ma senza imporgli obiettivi e programmi terapeutici precostituiti e quindi obbligatori. Diventa così concreta l’unione tra teorie sociologiche e diritto grazie al grande lavoro di rete tra servizi pubblici e privati e all’utilizzo di un approccio soggettivo, centrato sulla persona. Vi è la costruzione di nuove strategie di intervento che mirano a dare una nuova prospettiva della salute mentale attraverso il paradigma del Recovery. È il paziente stesso a decidere il suo percorso ridando l’importanza all’individuo al di là della malattia. In conclusione, questo lavoro mira a rendere noti i passi avanti fatti relativamente al concetto di inclusione, al superamento delle barriere, al diritto alla salute e alla possibilità di scelta della propria vita da parte del paziente. Lo scopo finale però è superare lo stigma e spronare il lettore a considerare queste persone come persone e non come utenti in carico ad un servizio.
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2

Siino, Antonia Roberta <1987&gt. "Mafie, capitale sociale e sistemi relazionali. Analisi del tessuto sociale della provincia di Forlì-Cesena." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8734/1/Siino_AntoniaRoberta_tesi.pdf.

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Abstract:
Gli studi sul fenomeno mafioso ne evidenziano la capacità di infiltrare anche i tessuti socio-economici delle cosiddette aree non tradizionali. Il presente studio mira ad analizzare il tessuto sociale di una specifica area territoriale, individuata nella provincia emiliano-romagnola di Forlì-Cesena, al fine di comprendere se le reti sociali esistenti siano in grado di produrre il tipo di capitale sociale e beni relazionali necessari al contrasto dei processi di espansione delle mafie. Il quadro teorico è definito dalla combinazione della teoria relazionale (Donati 1986; Coleman 1988; Putnam 2004; Burt 2005; Donati, Solci 2011) e dei principali approcci al fenomeno mafioso (Gambetta 1992; Varese 2011, 2014; Sciarrone 1998, 2014). Per queste ragioni, la ricerca considera tre dimensioni: economica, legata alla presenza di nuovi mercati; criminale, legata alla presenza attuale di gruppi mafiosi; socio-relazionale, legata a fiducia, impegno civico, conoscenza e consapevolezza del fenomeno stesso. Nel primo e nel secondo capitolo, l'autrice definisce il quadro teorico grazie alla letteratura scientifica riguardante il fenomeno mafioso e la teoria relazionale. Nel terzo capitolo viene presentata la metodologia adottata, includendo obiettivi, ragioni e metodi sui quali la ricerca si basa. Il quarto capitolo è dedicato all'analisi della dimensione economica e criminale del territorio considerato, attraverso lo studio di documenti ufficiali e interviste semi-strutturate ad esperti. Nel quinto capitolo, è invece analizzata la dimensione socio-relazionale, attraverso interviste semi-strutturate ad alcuni attori locali: associazioni antimafia, associazioni di categoria, istituzioni e imprenditori locali. Considerando i diversi profili coinvolti, l'analisi dei dati è stata realizzata al fine di integrare i diversi punti di vista tentando di comprendere una realtà difficile da raggiungere.
From the studies on the mafia phenomenon, it is evident their capability in infiltrating the socio-economical fabric of non-traditional area too. Thus, this study aims to analyze the social fabric of a specific territory, the Forlì-Cesena area in the Italian region of Emilia-Romagna, in order to define if the existent social networks could be able to produce the kind of social capital and relational goods needed to fight the mafia expansion. The theoretical framework is defined by the combination of the relational theory (Donati 1986; Coleman 1988; Putnam 2004; Burt 2005; Donati, Solci 2011) and the main approaches to the mafia phenomenon (Gambetta 1992; Varese 2011, 2014; Sciarrone 1998, 2014). For this, the research will consider three dimensions: the economical one, linked to the presence of new markets; the criminal one, linked to the actual presence of mafia groups; the socio-relational one, linked to trust, civic engagement, knowledge and awareness of the phenomenon itself. In the first and second chapter the author defines the theoretical framework thanks to the scientific literature concerning mafia phenomenon and relational theory. In the third chapter the methodology is presented, including aims, reasons and methods on which the research is based. The fourth chapter is dedicated to the analysis of the economical and criminal dimensions of the considered area, through the study of official documents and semi-structured interviews to experts. In the fifth chapter, the socio- relational dimension is analyzed thanks to semi-structured interviews to some groups of local actors: antimafia associations, trade associations, Institutions, local entrepreneurs. Considering the different profiles involved, the data analysis has been conducted in order to integrate different points of view, willing to understand a reality difficult to reach.
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Languasco, Silvia <1987&gt. "Crimine e follia. La costruzione sociale della devianza tra diritto, neuroscienze e psichiatria." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4189.

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Abstract:
La devianza,così come i concetti di crimine e follia che include, sono socialmente costruiti. Ogni cultura ha i propri criminali e i propri folli caratterizzati dall'essere anormali, diversi dalla norma. Proprio in questi soggetti, anche storicamente e soprattutto in Occidente, si è rintracciato l'elemento disturbatore, perturbante l'ordine pubblico, che apporta dolore, sofferenza e problemi agli altri componenti della società. Nella contemporaneità, nel tentativo di trovare delle spiegazioni all'agire criminale, hanno fatto ingresso nel campo penalistico le neuroscienze forensi che forniscono una spiegazione di tipo biologico ai comportamenti devianti. Il rischio paventato da molti studiosi al riguardo dell'utilizzo di queste tecniche mediche usate (recentemente anche in Italia) come prove in tribunale comprovanti la parziale o totale mancanza della capacità di intendere e di volere dell'imputato, è quello di un ritorno al paradigma determinista. Paradigma che richiama la teoria dell'atavismo di Cesare Lombroso per l'impostazione riduzionista. Se l'imaging cerebrale e la genetica molecolare sono fertili terreni scientifici che possono portare a scoperte importanti sul funzionamento del cervello e del comportamento umano, anche criminale, se non usate con cautela rischiano di creare delle idee che negano la possibilità di scelta e l'esistenza del libero arbitrio, che portano a sovrapporre le figure di matti e rei, che sminuiscono le discipline di cura privandole della loro ragion d'essere portando a soluzioni che escludono definitivamente i colpevoli dalla società e che non contemplano l'efficacia della prevenzione. Affinché nell'immediato futuro questi risvolti non si verifichino è necessario che la criminologia amplifichi il suo impianto interdisciplinare e che adotti uno sguardo antropologico sull'essere umano che delinque, analizzandolo nella sua completezza e complessità. Solo così è possibile arrivare a comprendere il perché si delinque e a prospettare soluzioni alla questione criminale che pensino al bene della società ma anche a quello del criminale.
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4

Arnoldi, Christian <1974&gt. "La montagna anomica e la devianza intermittente. "Social problems" nell'area alpina." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/517/1/TesiChristianArnoldi.pdf.

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Arnoldi, Christian <1974&gt. "La montagna anomica e la devianza intermittente. "Social problems" nell'area alpina." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/517/.

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Ditta, Annalisa <1993&gt. "VIOLENZA DI GENERE: PARLIAMONE ! Dagli stereotipi alle strategie di contrasto sociale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13007.

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Abstract:
"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti". Non è casuale la scelta di introdurre il tema della violenza di genere con questa citazione. In questa frase sono introdotti valori e significati estremamente importanti, dalla libertà, all'uguaglianza, dalla dignità ai diritti, valori che sfumano e si perdono ogni qualvolta sentiamo parlare di violenza, qualsiasi essa sia. Negli ultimi anni si crea la necessità di affrontare con maggiore interesse e risorse una problematica quale la violenza di genere; la cronaca stessa ci presenta quotidianamente episodi di violenza, femminicidi, stalking in un fenomeno sempre più crescente. Pensieri culturali, valori, principi, tutti fattori consultabili e incisivi su un tema di tale portata. L'elaborato scende anche nella valutazione di progetti e percorsi possibili, atti a creare forme di risoluzione sempre più concrete ed efficienti.
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Busatto, Claudia <1996&gt. "Il Servizio Sociale del Nucleo Operativo Tossicodipendenze: tra controllo e aiuto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19395.

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Abstract:
La tesi vuole analizzare il complesso e composito fenomeno della tossicodipendenza dal punto di vista del Nucleo Operativo Tossicodipendenze (N.O.T.), Servizio Sociale inserito nell’organico degli Uffici Territoriali del Governo. Per la stesura del presente elaborato è stato utilizzato il metodo dell’indagine compilativa, resa possibile dallo studio di testi di numerosi studiosi, i quali hanno affrontato l’argomento in modo rigoroso da molteplici punti di vista (sociologico, psicologico e giuridico). Questo elaborato nasce a seguito della esperienza di tirocinio svolta da chi scrive presso l’Ufficio N.O.T. della Prefettura - U.T.G. di Treviso da luglio 2020 a ottobre 2020, la tesi è incentrata sul concetto di equilibrio tra controllo e aiuto nella relazione con la persona-utente. Il lavoro si apre con un inquadramento teorico del N.O.T. nonché del fenomeno tossicodipendenza, verrà, inoltre, dedicata particolare attenzione all’evoluzione legislativa in tema di sostanze stupefacenti in Italia. Nel terzo capitolo verranno analizzati nel dettaglio i concetti di aiuto e controllo dal punto di vista del Servizio Sociale, nel quarto capitolo si andrà ad analizzare il principale strumento utilizzato dall’Assistente Sociale del N.O.T., ovvero il colloquio motivazionale. Il quinto capitolo dell’elaborato verrà dedicato ai Servizi per le Dipendenze patologiche (Ser.D), in quanto Servizi che operano a stretto contatto con i N.O.T.
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Bidinotto, Anna <1996&gt. "I bisogni emergenti e l’operato del servizio sociale durante la Pandemia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19719.

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Abstract:
Da più di un anno tutto il mondo sta convivendo con la malattia da Coronavirus, la quale ha destato molte preoccupazioni ed incertezze. Se prima della pandemia potevamo avere già un’idea delle problematiche che possono affliggere una popolazione, ora ci troviamo di fronte ad una situazione completamente nuova. Molte persone che prima riuscivano in modo autonomo a gestire la loro situazione economica, ora riscontrano momenti di difficoltà. Tantissimi giovani si trovano in uno stato lavorativo sempre più precario; gli anziani soli, a seguito del lockdown, stanno vivendo ancor più in uno stato di abbandono. La presente tesi si pone l'obiettivo di analizzare i bisogni della popolazione emersi a causa della malattia da covid-19. Al fine di realizzare l’elaborato sono state analizzate all’incirca 850 domande pervenute al servizio sociale di Jesolo rispetto ai buoni spesa e al Fondo straordinario per il Covid-19, durante un tirocinio di ricerca svolto tra agosto e ottobre 2020. Per realizzare la seconda parte della tesi è stato auspicabile intervistare telefonicamente 14 lavoratori con famiglie annesse, che stanno affrontando una difficoltà socio-economica a causa della crisi sanitaria in atto. La terza e ultima parte constaterà di un’analisi rispetto al lavoro svolto dagli operatori sociali durante la pandemia e delle misure economiche da loro erogate per la cittadinanza, approfondendo anche le difficoltà e le preoccupazioni principali di quest’ultimi in questo periodo di crisi mondiale.
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D'Ambrosio, Mariangela. "Cyberbullismo: patologia sociale off o nichilismo on line? Nuove prospettive integrate della devianza emozionale alla luce della responsabilità e del controllo adottato dalla Pubblica Amministrazione." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2019. http://hdl.handle.net/11695/91395.

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Abstract:
Le emozioni sono il frutto della combinazione di un’attivazione fisiologica specifica e generalizzata legata a fattori endogeni e fattori socioculturali (Iagulli,2014) quali la definizione delle situazioni e i contesti culturali (Gordon,1989;1990): “le forze sociali hanno dato forma al biologico, l’hanno convertito in un frammento di esperienza con un nome, una storia, un significato e determinate conseguenze” (Turnaturi,1995:159). La devianza emozionale rappresenta uno fra gli esempi più importanti di tale condizione: essa si verifica quando non vi è congruenza fra ciò che si sente in una certa situazione e quello che, invece, si dovrebbe provare per essere in sintonia con le regole sociali e viceversa (D’Andrea,2005:78-79). Fra gli elementi considerati alla base della devianza emozionale: a)pluralità di ruoli sociali contemporaneamente ricoperti; b)situazioni di marginalità subculturale; c)situazioni di transizioni di ruolo; d)presenza di regole troppo rigide volte a regolare ruoli e rituali (Iagulli,2016) che si legano al bullismo ed, in particolare, al cyberbullismo tema quest’ultimo della mia analisi. Sfondo di tali comportamenti è il cosiddetto spazio di “interrealtà” (Riva,2014:60) comprendente sia il reale che il mondo virtuale in una dimensione di interrelazione fortissima e interdipendente. Parlare di emozioni sociologicamente, infatti, e di possibili disfunzioni sociali alla base degli agiti e di applicazioni devianti, non è cosa facile se si pensa alla natura particolare dell’argomento. La partita delle nuove frontiere della devianza giovanile (in termini di bullismo/cyberbullismo) (Anichini, Chiarugi,2012) si gioca proprio sul versante emozionale. Le relazioni on line, nello specifico, sono molto reali, perchè sono in grado di far provare gioie e dolori autentici nella comprensione generale: risulta difficile, allora, distinguere fra sentimenti in rete ed emozioni vis à vis. I ragazzi, in altre parole, si emozionano nell’on line ma non sperimentano tali sensazioni; piuttosto le provano in maniera alterata attraverso contenuti mediali e messaggi, in essi inseriti, di natura anche fuorviante. Le reazioni emotive, le affordance emozionali (Hochschild, 1979; 1983; 2000) provate on line possono essere caratterizzate da tre elementi: lo shock (repulsione); la sorpresa (attrazione) e la sicurezza (Riva,2014:80). Queste emozioni mediate, sia esse positive che negative, sono però disincarnate: si sentono ma non si appartengono (Ibidem). I social media agiscono sulla consapevolezza emotiva, “onlife”: sebbene in rete si sperimenti tutta la vasta gamma emozionale, è lo schermo a frapporsi fra l’utente e il modo in cui essa viene espressa, come in una finestra che si affaccia verso un mondo affettivo altro, che può sfociare in un “secondo sé” (Salerno, Lena, 2016:12-17). La connessione sembra modificare ciò che le persone pensano di se stesse e degli altri, in uno scambio emotivo spesso disfunzionale e dissonante. Viene a trasformarsi, cioè, la possibilità di scegliere gli amici e di condividere certi contenuti piuttosto che altri, elemento che diventa motivo per potersi prendere gioco della vittima/e prescelta/e, cosi come accade nei casi di cyberbullismo (Turkle,2012). La devianza emozionale,in tal senso, diventa macro settore in cui inserire lo studio del cyberbullismo a partire dal gap fra feeling rules e contesto sociale ed emotivo reale -virtuale legittimamente accettato e viceversa (Thoits,1989;1990; Hochschild,1989; 1990; 2006;2013).
Emotions are the result of a combination made by specific and general physiological activations linked to endogenous and socio-cultural factors (Iagulli, 2014) such as the social definition of situations and the cultural contexts itself (Gordon, 1989, 1990): “Social forces shaped the world and converted it into a fragment of experiences with a name, a story, a meaning and specific consequences” (Turnaturi, 1995:159). Emotional deviance is one of the most important examples of this condition: it occurs when there is no congruence between what individual feels in a social situation and what he/she should experience to be in harmony with social rules and vice versa (D'Andrea, 2005:78-79). At the base of emotional deviance, among the elements considered, there are: a) the social roles’ plurality simultaneously covered by the subject; b) situations of subcultural marginality; c) situations of role transitions; d) too much rigid rules to regulate roles and rituals (Iagulli, 2016) that are connected, in my analysis, to bullying and, in particular, to the cyberbullying phenomenon. The background of these behaviors, is the “interreality” space (Riva, 2014:60) that includes both the real and the virtual world in a very strong and interdependent interrelation dimension. In fact, talking about sociological emotions and their possible social dysfunctions, is not easy for the particular nature of the topic. The new frontiers of youth deviance (in terms of bullying/cyberbullying) (Anichini, Chiarugi, 2012) are based on the emotional behavior. Online relationships, in particular, are very real because they are able to bring true joys and sorrows in the general understanding: it is difficult, therefore, to distinguish between feelings in the network and emotions vis à vis. Children, in other words, get excited online but they do not really feel emotions; on the contrary, they experience these in an altered way, through media contents and messages that can be misunderstood. Emotional affordances (Hochschild, 1979, 1983, 2000) tested on line can be characterized by three specific elements: shock (repulsion); surprise (attraction) and security (Riva, 2014: 80). These emotions can be positive or negative, but they are disembodied: they exist but they aren’t really experienced (Ibidem). Social Media and Media act on the emotional component, “onlife”: there is a symbolic window through which the user looks at himself/herself as a “second self” (Salerno, Lena, 2016: 12-17). The connection seems to change, in an dysfunctional and dissonant emotional type of relation that transforms the ability to choose friends and to share certain contents rather than others, like in cyberbullying cases (Turkle, 2012). The emotional deviance, in this sense, becomes a macro theoretical sector that can be useful to study cyberbullying starting from the gap between feeling rules and the real social and emotional context - legitimately approved and vice versa (Thoits, 1989; Hochschild, 1989; 1990; 2006; 2013).
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Mengozzi, Sara <1992&gt. "Identità in movimento: i cammini come strumento innovativo del Lavoro Sociale. L'esperienza di Pedalando Faticando." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15144.

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Abstract:
Questo lavoro di tesi, ipotizzerà i cammini come dispositivi educativi e nuove pratiche in grado di portare non solo ad una maggiore conoscenza di se stessi, ma anche ad una ricerca di senso per guidare le scelte della propria vita, in un contesto liquido e sfuggente. Quanto riportato avrà una base teorica ed empirica, basata sui dati rilevati dall'esperienza di un progetto nato nel cremonese, "Pedalando Faticando".
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FERRARIS, VALERIA. "Diventare legali attraverso l'illegalità. Come la legge sull'immigrazione produce devianza." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/201.

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Abstract:
La legge italiana in materia di immigrazione e come questa costringa lo straniero a tentare di raggiungere uno status regolare attraverso l'illegalità è il tema affrontato nello scritto. Ciò discende da alcune caratteristiche del sistema di ingresso in Italia, dall'applicazione della normative effettuata da una burocrazia lenta ed inefficiente ed infine a causa di alcune caratteristiche del mercato del lavoro. Le legge italiana in materia di immigrazione viene così a produrre irregolarità istituzionale . Avendo di fronte a questo scenario, lo straniero entra in modo irregolare, trova lavoro nell'economia informale e dopo cerca di sistemare le carte . Utilizza l'illegalità per raggiungere la legalità. Il successo delle strategie adottate dipende in larga parte dalla capacità dello straniero di comprendere le caratteristiche essenziali del paese in cui si trova e sfruttare così le opportunità possibili. Cercando la via per la regolarità, lo straniero scopre le caratteristiche fondanti dell'Italian way of life.
The topic concerns how Italian Immigration Law tends to force foreigners to win legal status through illegality, due to some of its features and its implementation and due to the characteristics of the Italian labour market. Italian Immigration law tends to produce institutionalized irregularity . Given this scenario, foreigners enter illegally, find a job in the underground economy and then try to "fix the papers" once in Italy. They use illegality to become legal. The success of the adopted strategies largely depends on the ability of migrants to understand the essential features of the host country and to exploit the available opportunities. And looking for a way to legality they reveal the essential features of Italian way of life.
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FERRARIS, VALERIA. "Diventare legali attraverso l'illegalità. Come la legge sull'immigrazione produce devianza." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/201.

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Abstract:
La legge italiana in materia di immigrazione e come questa costringa lo straniero a tentare di raggiungere uno status regolare attraverso l'illegalità è il tema affrontato nello scritto. Ciò discende da alcune caratteristiche del sistema di ingresso in Italia, dall'applicazione della normative effettuata da una burocrazia lenta ed inefficiente ed infine a causa di alcune caratteristiche del mercato del lavoro. Le legge italiana in materia di immigrazione viene così a produrre irregolarità istituzionale . Avendo di fronte a questo scenario, lo straniero entra in modo irregolare, trova lavoro nell'economia informale e dopo cerca di sistemare le carte . Utilizza l'illegalità per raggiungere la legalità. Il successo delle strategie adottate dipende in larga parte dalla capacità dello straniero di comprendere le caratteristiche essenziali del paese in cui si trova e sfruttare così le opportunità possibili. Cercando la via per la regolarità, lo straniero scopre le caratteristiche fondanti dell'Italian way of life.
The topic concerns how Italian Immigration Law tends to force foreigners to win legal status through illegality, due to some of its features and its implementation and due to the characteristics of the Italian labour market. Italian Immigration law tends to produce institutionalized irregularity . Given this scenario, foreigners enter illegally, find a job in the underground economy and then try to "fix the papers" once in Italy. They use illegality to become legal. The success of the adopted strategies largely depends on the ability of migrants to understand the essential features of the host country and to exploit the available opportunities. And looking for a way to legality they reveal the essential features of Italian way of life.
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Parpaiola, Francesco <1986&gt. "Devianze e criminalità, nella gioventù cinese contemporanea." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3763.

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Abstract:
Questa tesi ha lo scopo di rivedere e analizzare molteplici ricerche sulla delinquenza giovanile e il sistema di giustizia ad esso correlato dagli anni 90. Lo studio è improntato a condurre una revisione dei saggi pubblicati per lo più in lingua inglese sul problema sociale della delinquenza giovanile, riassumendone i maggior risultati, identificando e indagando le cause e le conseguenze di un comportamento deviato. La ricerca del materiale è stata affrontata utilizzando principalmente risorse come j.store, proquest e il materiale bibliografico messo a disposizione dall' Università di Venezia. Le parole chiavi di ricerca sono state: “ Delinquenza giovanile in Cina”, “ Reati dei giovani cinesi”, “Sistema di giustizia giovanile cinese”, la ricerca copre sommariamente un arco temporale tra gli anni 90 ai giorni d'oggi. L'affidabilità dei dati e la loro reperibilità è per molti autori oggetto di discussione, alcuni studi indicano che le informazioni fornite sui tassi di crimini ufficiali sono discutibili e non affidabili. L'aspetto che viene criticato maggiormente è che le risorse ufficiali non riflettano la realtà dei crimini poiché sono contestualizzati a una stato ove un largo numero di reati non sono riportati in via ufficiosa. Altri studi mostrano come le priorità di sviluppare e implementare una giustizia penale siano soggette da imposizioni politiche , linee di condotta e talvolta da pregiudizi. Inoltre, la legislazione giuridica penale e la sua riservatezza influenzano ulteriormente tale attendibilità. La legge e il suo livello di applicazione, in una diversa area di una città o una differente regione può avere effetti sulla veridicità dei dati. La Cina non ebbe un sistema giuridico giovanile durante l'epoca maoista. I crimini giovanili non erano nemmeno riportati e gestite da agenzie ufficiali o da organizzazioni informali come comitati di quartieri. In risposta all'incremento dei reati giovanili e i movimenti legali attraverso lo stato di diritto , a partire dalla metà degli anni 1980 si è sviluppato un sistema giuridico giovanile in Cina. Negli anni 1950 , 1960 , 1970 , la percentuale dei reati giovanili tra i dati dei crimini ufficiali era del 0.2% al 0.3%, in contrasto a un incremento del tasso tra il 15% al 30 % durante gli anni 1990. Tale significativo incremento ha posto le basi per un serio cambiamento del sistema. La tesi si articolerà in capitoli divisi per tematiche, il primo capitolo svilupperà un discorso per quanto riguarda il sistema di giustizia penale, le leggi principali adottate dal governo e i sistemi per affrontare il fenomeno. Il secondo capitolo poggerà sull'indagine sociale, le possibili cause scatenanti sempre focalizzate alla sfera urbanistica Cinese delle grandi metropoli. Il terzo capitolo sintetizzerà le idee degli studiosi occidentali e cinesi sulla devianza giovanile consentendo di avere una visione più ampia del fenomeno.
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Busetto, Chiara <1989&gt. "Iniziative di giustizia riparativa in contesti post-conflitto: l’accettabilità sociale della riconciliazione in Bosnia Erzegovina e Kosovo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11596.

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Abstract:
Il progetto di tesi nasce da un’esperienza che ha cambiato la mia vita una volta terminato il percorso di laurea triennale in relazioni internazionali e diritti umani. Un progetto di volontariato in Kosovo mi ha fatto scontrare con una realtà dalla potenza devastante: le cicatrici che una guerra relativamente vicina nel tempo (all’epoca, 13 anni prima), ha lasciato sulla pelle, nelle menti e nei cuori di una popolazione. Il rancore verso “i nemici” era ancora palpabile e la riconciliazione sembrava impossibile, o meglio inaccettabile, anche a me. Quello che mancava al tempo non sono solo i molti mariti, figli e padri scomparsi nel 1999, ma anche il senso di giustizia per i sopravvissuti, e così è tutt’ora. Approfondendo la conoscenza dei Balcani, ho potuto constatare che simili dinamiche sono ricorrenti in altre aree che il conflitto degli anni ’90 ha distrutto, come in Bosnia Erzegovina, dove le madri di Srebrenica ogni mese manifestano e chiedono giustizia per i parenti scomparsi. I “missing” sono migliaia in entrambi i Paesi, in Bosnia sono ancora molte le fosse comuni secondarie e terziarie non ancora trovate. I concetti di memoria e giustizia in questi contesti di post-conflitto sono impregnati di dolore e rancore, e le vittime, sono vittime “due volte”. Le iniziative di riparazione che puntano al dialogo, all’incontro e all’emergere di una verità comune che porterebbero alla riparazione per le vittime esistono, ma la politica sembra annientarne la portata innovativa, che, secondo la natura dell’approccio, dovrebbe riconsegnare il conflitto alle parti, ma soprattutto togliere alle vittime le vestigia di oppressione, lutto e persecuzione. Dal termine del conflitto nei Balcani ai giorni nostri questi tentativi non hanno avuto né molto appoggio istituzionale né efficacia sociale e il termine riconciliazione, come vedremo nelle interviste, difficilmente viene utilizzato da chi ha vissuto il conflitto ed ora vive in questi luoghi. Le ferite nei due Paesi sono ancora aperte anche a causa del veto che le élite politiche pongono su qualsiasi percorso verso la ricostruzione dei legami tra le persone che il conflitto ha lacerato. Date queste premesse, la mia domanda di ricerca è duplice e riguarda - l’accettabilità sociale nei confronti delle iniziative che comportano il dialogo e l’incontro tra le parti (pilastri dell’approccio riparativo), - quali sono i fattori che possono facilitare la riconciliazione tra queste.
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Menin, Michela <1991&gt. "UNA NUOVA UMANITA’ A PARTIRE DALL’AGRICOLTURA Il capability approach e l’agricoltura sociale come pratica innovativa di inclusione lavorativa delle persone con disabilità." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11471.

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Abstract:
La società, governata dalle logiche economiche dell’utilità, tende a considerare “normale” l’uomo all’apice della sua autonomia e produttività, escludendo chi si trova in una condizione di dipendenza momentanea o permanente. La legislazione italiana prevede l’attuazione di politiche di inserimento lavorativo di soggetti con disabilità e di agevolazione per le aziende (lg n. 68/99), che tuttavia non provvede di fatto a garantire una piena occupazione di tale categoria, oltre a mancare gli effettivi controlli dell’adempimento di tale disposizione. Attraverso questo lavoro di tesi, si vuole proporre un cambio di approccio che sposti l’attenzione dal concetto economico di utilità a quello di capacità, definito dall’economista indiano Amartya Sen. Il rivoluzionario approccio di Sen, pone al centro la persona umana e il suo benessere in termini sociali e di realizzazione personale, conferendo dignità alle persone con vulnerabilità e rinnovando il concetto di lavoro non più inteso come mera produzione, ma come strumento di inclusione e integrazione sociale. La domanda a cui si cerca di trovare risposta, attraverso la modalità della ricerca qualitativa, è se le attività di agricoltura sociale, possano rappresentare una alternativa vincente ed efficace alla questione dell’inserimento lavorativo delle persone adulte con disabilità. Attraverso la somministrazione di un questionario, ci si è soffermati sulla conoscenza di sei realtà presenti nel territorio veneto al fine di delineare le caratteristiche principali, i punti deboli e i punti a favore dell’agricoltura sociale come nuova pratica per offrire un servizio valido al territorio nella questione dell’inserimento lavorativo delle persone con difficoltà e svantaggio sociale.
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MASSA, ESTER. "“Stigmatizzazione e devianza: il caso degli immigrati di seconda generazione nelle scuole dell’Emilia-Romagna”." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/958.

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Abstract:
La mia dissertazione, intitolata “Stigmatizzazione e devianza: il caso degli immigrati di seconda generazione nelle scuole dell’Emilia-Romagna”, si concentra sulle connessioni esistenti tra i giovani di seconda generazione, l’istruzione, i sentimenti di stigmatizzazione e autostima e la devianza. La ricerca è costituita da una indagine di self-report eseguita su di un campione di quasi 5000 studenti iscritti al terzo anno di 28 scuole secondarie di primo grado nella regione Emilia-Romagna (gli studenti variavano dallo status di “completamente italiani” a quello di “completamente stranieri”, con molte sfumature nel mezzo). Ai rispondenti è stato somministrato un questionario all’interno della classe nel quale erano presenti domande riguardo a fattori socio-anagrafici, alle loro condizioni socio-economiche, ai loro orientamenti valoriali e ai loro comportamenti devianti. Sui dati sono state condotte varie elaborazioni, tra cui regressioni multiple e path analysis, e in seguito si è costruito un modello interpretativo basato sui dati trovati. I risultati hanno suggerito che – sia per gli studenti italiani che per quelli stranieri – i comportamenti devianti auto-confessati sembrano essere fortemente collegati al conflitto generazionale, alla percezione dello stigma e a legami familiari deboli. Inoltre la ricerca ha raggiunto la conclusione che, sebbene non esista prova di un maggior coinvolgimento in attività devianti da parte dei giovani di seconda generazione, tuttavia i sentimenti di inadeguatezza causati soprattutto dalle esperienze scolastiche (misurate attraverso i più bassi livelli di successo scolastico e la maggiore esposizione alle punizioni) sono connessi più fortemente alla confessione di comportamenti devianti rispetto a quanto avvenga per gli italiani. Inoltre, il sentimento di stigmatizzazione così come il coinvolgimento in attività devianti, cresce proporzionalmente alla durata della permanenza in Italia, un fenomeno la cui spiegazione potrebbe trovarsi nella crescente frustrazione rispetto alle sempre maggiori aspettative di integrazione tipiche della seconda generazione di migranti.
My dissertation, titled “Stigmatisation and Deviance: The Case of the Second Generation Immigrants in the Schools of Emilia-Romagna”, focuses on the connections existing between second generation children, schooling, feelings of stigmatization and self-esteem, and deviance. The study is constituted by a self-report survey of a sample of almost 5,000 students enrolled in the eighth grade of 28 junior high schools in the region Emilia-Romagna (the students ranged from the status of “completely” Italian to “completely” foreign, with many nuances in between). Respondents were administered a questionnaire in the classroom, and asked to answer questions focusing on socio-biographical factors, socio-economic conditions, value-orientation, and self-reported deviant behaviour. Regression and path analysis were conducted on the data, and an interpretative model was developed based on the findings. The study results offered no evidence of a higher frequency or seriousness of self-reported deviance among young “second-generation” immigrants compared to Italians. The findings suggested that – both for Italian and immigrant respondents – self-reported deviant behaviour appears to be strongly related to generational conflict, the perception of stigma, and weak family bonds. Moreover, the study reached the conclusion that even if there was no evidence of a higher involvement with deviance among second-generation children, however feelings of inadequacy caused especially by school experiences (as measured by lower levels of achievement and higher exposition to school punishments) were more strongly linked to confessions of deviant behaviours than for Italians. Furthermore, the feeling of stigma as well as the involvement in deviance grew together with the length of stay in Italy, a phenomenon that could be explained by the increasing frustration with the rising expectations of integration, which are typical of second-generation migrants compared to their first-generation elders.
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MASSA, ESTER. "“Stigmatizzazione e devianza: il caso degli immigrati di seconda generazione nelle scuole dell’Emilia-Romagna”." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/958.

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Abstract:
La mia dissertazione, intitolata “Stigmatizzazione e devianza: il caso degli immigrati di seconda generazione nelle scuole dell’Emilia-Romagna”, si concentra sulle connessioni esistenti tra i giovani di seconda generazione, l’istruzione, i sentimenti di stigmatizzazione e autostima e la devianza. La ricerca è costituita da una indagine di self-report eseguita su di un campione di quasi 5000 studenti iscritti al terzo anno di 28 scuole secondarie di primo grado nella regione Emilia-Romagna (gli studenti variavano dallo status di “completamente italiani” a quello di “completamente stranieri”, con molte sfumature nel mezzo). Ai rispondenti è stato somministrato un questionario all’interno della classe nel quale erano presenti domande riguardo a fattori socio-anagrafici, alle loro condizioni socio-economiche, ai loro orientamenti valoriali e ai loro comportamenti devianti. Sui dati sono state condotte varie elaborazioni, tra cui regressioni multiple e path analysis, e in seguito si è costruito un modello interpretativo basato sui dati trovati. I risultati hanno suggerito che – sia per gli studenti italiani che per quelli stranieri – i comportamenti devianti auto-confessati sembrano essere fortemente collegati al conflitto generazionale, alla percezione dello stigma e a legami familiari deboli. Inoltre la ricerca ha raggiunto la conclusione che, sebbene non esista prova di un maggior coinvolgimento in attività devianti da parte dei giovani di seconda generazione, tuttavia i sentimenti di inadeguatezza causati soprattutto dalle esperienze scolastiche (misurate attraverso i più bassi livelli di successo scolastico e la maggiore esposizione alle punizioni) sono connessi più fortemente alla confessione di comportamenti devianti rispetto a quanto avvenga per gli italiani. Inoltre, il sentimento di stigmatizzazione così come il coinvolgimento in attività devianti, cresce proporzionalmente alla durata della permanenza in Italia, un fenomeno la cui spiegazione potrebbe trovarsi nella crescente frustrazione rispetto alle sempre maggiori aspettative di integrazione tipiche della seconda generazione di migranti.
My dissertation, titled “Stigmatisation and Deviance: The Case of the Second Generation Immigrants in the Schools of Emilia-Romagna”, focuses on the connections existing between second generation children, schooling, feelings of stigmatization and self-esteem, and deviance. The study is constituted by a self-report survey of a sample of almost 5,000 students enrolled in the eighth grade of 28 junior high schools in the region Emilia-Romagna (the students ranged from the status of “completely” Italian to “completely” foreign, with many nuances in between). Respondents were administered a questionnaire in the classroom, and asked to answer questions focusing on socio-biographical factors, socio-economic conditions, value-orientation, and self-reported deviant behaviour. Regression and path analysis were conducted on the data, and an interpretative model was developed based on the findings. The study results offered no evidence of a higher frequency or seriousness of self-reported deviance among young “second-generation” immigrants compared to Italians. The findings suggested that – both for Italian and immigrant respondents – self-reported deviant behaviour appears to be strongly related to generational conflict, the perception of stigma, and weak family bonds. Moreover, the study reached the conclusion that even if there was no evidence of a higher involvement with deviance among second-generation children, however feelings of inadequacy caused especially by school experiences (as measured by lower levels of achievement and higher exposition to school punishments) were more strongly linked to confessions of deviant behaviours than for Italians. Furthermore, the feeling of stigma as well as the involvement in deviance grew together with the length of stay in Italy, a phenomenon that could be explained by the increasing frustration with the rising expectations of integration, which are typical of second-generation migrants compared to their first-generation elders.
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DE, ANGELI ETTORE. "Dov'è la giustizia? Adolescenti ed emozioni tra procedure di giustizia in famiglia e devianza." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1209.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca si focalizza sui modelli di giustizia e sulla devianza in adolescenza. Obiettivo è quello di mettere a fuoco alcuni elementi cruciali che intervengono come fattori protettivi e fattori di rischio nel comportamento adolescenziale. Nello specifico è indagato il ruolo svolto da variabili familiari, dalla giustizia procedurale, dalle emozioni e dal bisogno di riparazione. I contributi empirici utilizzano metodologie diverse: partendo da un lavoro esplorativo e passando attraverso la validazione di uno strumento di misurazione della giustizia procedurale il lavoro giunge alle analisi confermative su un modello teorico. Il primo studio qualitativo indaga le narrazioni e i significati attribuiti, da parte di adolescenti autori di reato, a tematiche familiari, emotive e di giustizia. Il secondo offre un contributo alla validazione italiana della Family Procedural Justice Scale (Fondacaro, Jackson, & Luescher, 2002), uno strumento self-report volto a misurare la giustizia procedurale in famiglia. Il terzo si occupa di proseguire nella direzione generata dagli studi precedenti e, attraverso analisi confermative sul modello teorico proposto, evidenzia il ruolo protettivo della percezione di giustizia procedurale in famiglia, della legittimità parentale, del bisogno di riparazione e delle emozioni di vergogna reintegrativa e colpa, mentre individua come fattore di rischio l’associazione a pari devianti.
The research focuses on the models of justice and delinquency in adolescence. The primary goal is to focus on crucial elements that act as protective and risk factors in adolescent behavior. Specifically, the role played by family variables, procedural justice, emotions and reparation is investigated. The empirical contributions use different methodologies: starting from an exploratory work and going through the validation of a procedural justice measuring instrument, the research comes to confirmatory analysis on a theoretical model. The first qualitative study explores the narratives and meanings attributed by adolescents offenders to family, emotional and justice issues. The second is a contribution to the Italian validation of the Family Procedural Justice Scale (Fondacaro, Jackson, & Luescher, 2002), a self-report instrument designed to measure procedural justice in the family. The third study continues in the direction generated by previous studies and, through confirmatory analysis on the proposed theoretical model, highlights the protective role of family procedural justice, parents legitimacy, need for reparation, reintegrative shame and guilt, whereas the association to deviant peers is identified as a risk factor.
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DE, ANGELI ETTORE. "Dov'è la giustizia? Adolescenti ed emozioni tra procedure di giustizia in famiglia e devianza." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1209.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca si focalizza sui modelli di giustizia e sulla devianza in adolescenza. Obiettivo è quello di mettere a fuoco alcuni elementi cruciali che intervengono come fattori protettivi e fattori di rischio nel comportamento adolescenziale. Nello specifico è indagato il ruolo svolto da variabili familiari, dalla giustizia procedurale, dalle emozioni e dal bisogno di riparazione. I contributi empirici utilizzano metodologie diverse: partendo da un lavoro esplorativo e passando attraverso la validazione di uno strumento di misurazione della giustizia procedurale il lavoro giunge alle analisi confermative su un modello teorico. Il primo studio qualitativo indaga le narrazioni e i significati attribuiti, da parte di adolescenti autori di reato, a tematiche familiari, emotive e di giustizia. Il secondo offre un contributo alla validazione italiana della Family Procedural Justice Scale (Fondacaro, Jackson, & Luescher, 2002), uno strumento self-report volto a misurare la giustizia procedurale in famiglia. Il terzo si occupa di proseguire nella direzione generata dagli studi precedenti e, attraverso analisi confermative sul modello teorico proposto, evidenzia il ruolo protettivo della percezione di giustizia procedurale in famiglia, della legittimità parentale, del bisogno di riparazione e delle emozioni di vergogna reintegrativa e colpa, mentre individua come fattore di rischio l’associazione a pari devianti.
The research focuses on the models of justice and delinquency in adolescence. The primary goal is to focus on crucial elements that act as protective and risk factors in adolescent behavior. Specifically, the role played by family variables, procedural justice, emotions and reparation is investigated. The empirical contributions use different methodologies: starting from an exploratory work and going through the validation of a procedural justice measuring instrument, the research comes to confirmatory analysis on a theoretical model. The first qualitative study explores the narratives and meanings attributed by adolescents offenders to family, emotional and justice issues. The second is a contribution to the Italian validation of the Family Procedural Justice Scale (Fondacaro, Jackson, & Luescher, 2002), a self-report instrument designed to measure procedural justice in the family. The third study continues in the direction generated by previous studies and, through confirmatory analysis on the proposed theoretical model, highlights the protective role of family procedural justice, parents legitimacy, need for reparation, reintegrative shame and guilt, whereas the association to deviant peers is identified as a risk factor.
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Massai, Mara <1951&gt. "La famiglia come grembo del crimine: genitoricidio/parenticidio. Figli criminali e vittime nel nucleo originario spezzato." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/85/1/Massai_Mara_DOTT._RIC._CRIMINOL_XIX_CICLO_SPS_12.pdf.

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Massai, Mara <1951&gt. "La famiglia come grembo del crimine: genitoricidio/parenticidio. Figli criminali e vittime nel nucleo originario spezzato." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/85/.

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Pizzardo, Cinzia <1977&gt. "Gli Uffici Relazioni per il Pubblico e il sistema di gestione dei reclami in sanità." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/86/1/tesi_dott_Cinzia_Pizzardo.pdf.

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Pizzardo, Cinzia <1977&gt. "Gli Uffici Relazioni per il Pubblico e il sistema di gestione dei reclami in sanità." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/86/.

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Florindi, Stefania <1971&gt. "La gestione dell'incertezza e il consenso informato in una prospettiva medica integrata." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/515/1/TesiStefaniaFlorindi.pdf.

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Florindi, Stefania <1971&gt. "La gestione dell'incertezza e il consenso informato in una prospettiva medica integrata." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/515/.

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Mazzucato, Flavio <1962&gt. "Criminalità e processi di vittimizzazione nell'ambito delle denunce di competenza del giudice di pace nel tribunale di Padova." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/516/1/TesiFlavioMazzucato.pdf.

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Mazzucato, Flavio <1962&gt. "Criminalità e processi di vittimizzazione nell'ambito delle denunce di competenza del giudice di pace nel tribunale di Padova." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/516/.

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Callà, Rose Marie <1973&gt. "La gestione violenta dei conflitti in ambito di coppia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/727/1/Tesi_Calla_Rose_Marie.pdf.

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Abstract:
La famiglia rappresenta un micro sistema all’interno del macro sistema società, che vive, si riproduce, rimane in equilibrio o cade in situazioni di squilibrio, implode e si rigenera, attraverso gli infiniti feedback comunicativi con l’ambiente esterno. I suoi componenti sono i medium di tale processo interattivo. Quindi: tutti gli eventi all’interno del nucleo familiare, compreso il conflitto, non possono considerarsi slegati dalla società circostante. La famiglia possiede una dimensione politica che si esplicita nella distribuzione di potere fra i suoi componenti. Tale distribuzione può assumere sia forme democratiche, che dispotiche. A forme di distribuzione del potere non democratiche si associano livelli elevati di conflitto. Quest’ultimo, tuttavia, è una dimensione inevitabile delle associazioni umane. Ciò che distingue le relazioni – familiari e non – non è tanto la presenza o assenza del conflitto, quanto piuttosto la modalità di espressione e di gestione di tale conflittualità. In tal senso, infatti, l’antagonismo relazionale si può tradurre in aggressione e violenza, prevaricazione, lesione della integrità e della libertà, oppure divenire occasione di crescita, di confronto, di mediazione e di negoziazione. La ricerca svolta all’interno del Dottorato in Criminologia dell’ Università di Bologna è finalizzata, attraverso un’integrazione teorica, ad individuare le variabili intervenienti nel contesto e nell’esperienza dei conflitti violenti in ambito di coppia, per accertare il loro eventuale ruolo predittivo del fenomeno. In particolare, s’indagano le modalità attraverso le quali la condizione socio-strutturale dei partner di coppia e la costruzione sociale dei ruoli di genere - con la relativa attribuzione di potere – e le condizioni lavorative, interagiscono nell’ espressione violenta della conflittualità. Il collettivo di riferimento - individuato grazie alla collaborazione di associazioni del privato sociale e di istituzioni pubbliche presenti e operanti nel territorio della Provincia di Trento eroganti prestazioni eterogenee alle famiglie - è composto da coppie sposate/conviventi alle quali è stato somministrato un questionario strutturato.
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Callà, Rose Marie <1973&gt. "La gestione violenta dei conflitti in ambito di coppia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/727/.

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Abstract:
La famiglia rappresenta un micro sistema all’interno del macro sistema società, che vive, si riproduce, rimane in equilibrio o cade in situazioni di squilibrio, implode e si rigenera, attraverso gli infiniti feedback comunicativi con l’ambiente esterno. I suoi componenti sono i medium di tale processo interattivo. Quindi: tutti gli eventi all’interno del nucleo familiare, compreso il conflitto, non possono considerarsi slegati dalla società circostante. La famiglia possiede una dimensione politica che si esplicita nella distribuzione di potere fra i suoi componenti. Tale distribuzione può assumere sia forme democratiche, che dispotiche. A forme di distribuzione del potere non democratiche si associano livelli elevati di conflitto. Quest’ultimo, tuttavia, è una dimensione inevitabile delle associazioni umane. Ciò che distingue le relazioni – familiari e non – non è tanto la presenza o assenza del conflitto, quanto piuttosto la modalità di espressione e di gestione di tale conflittualità. In tal senso, infatti, l’antagonismo relazionale si può tradurre in aggressione e violenza, prevaricazione, lesione della integrità e della libertà, oppure divenire occasione di crescita, di confronto, di mediazione e di negoziazione. La ricerca svolta all’interno del Dottorato in Criminologia dell’ Università di Bologna è finalizzata, attraverso un’integrazione teorica, ad individuare le variabili intervenienti nel contesto e nell’esperienza dei conflitti violenti in ambito di coppia, per accertare il loro eventuale ruolo predittivo del fenomeno. In particolare, s’indagano le modalità attraverso le quali la condizione socio-strutturale dei partner di coppia e la costruzione sociale dei ruoli di genere - con la relativa attribuzione di potere – e le condizioni lavorative, interagiscono nell’ espressione violenta della conflittualità. Il collettivo di riferimento - individuato grazie alla collaborazione di associazioni del privato sociale e di istituzioni pubbliche presenti e operanti nel territorio della Provincia di Trento eroganti prestazioni eterogenee alle famiglie - è composto da coppie sposate/conviventi alle quali è stato somministrato un questionario strutturato.
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Gobbato, Carlo Antonio <1955&gt. "La salute come promessa. Ingegneria genetica e biotecnologie fra biopolitica, diritto e criminalità." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/728/1/tesi_CarloAntonio_Gobbato.pdf.

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Abstract:
La tesi di dottorato di Carlo Antonio Gobbato prende in considerazione e sviluppa, secondo una prospettiva rigorosamente sociologica, i temi e i problemi che discendono dai progressi delle bioscienze e delle biotecnologie con particolare riferimento alla programmazione degli esseri umani con precise caratteristiche. Muovendo dalla riflessione di Jurgen Habermas sui caratteri della genetica liberale, sono stati, innanzi tutto, ripresi alcuni temi fondamentali della storia del pensiero politico e giuridico sviluppatisi in età moderna, considerando con particolare attenzione la ricostruzione epistemologica operata da Michel Foucault in merito alla nozione di biopolitica, ovvero sia al modo con cui si è cercato, a partire dal XVIII secolo, di razionalizzare i problemi posti dalla pratica governamentale nei confronti delle persone (pratiche concernenti la salute, il controllo sociale, l’igiene, la mortalità, le razze, ecc.). La biopolitica è una categoria gnoseologica di spiegazione dell’idea di sviluppo presente nell’età moderna, dove sono iscritti vari saperi e pratiche governamentali, risultando così un concetto storicamente determinato da costruzioni produttive e tecnologiche che consentono, oppure obbligano, la vita ad entrare nella storia. D’altra parte, la biopolitica non produce letteralmente la vita, ma interviene direttamente sulla vita consentendone le condizioni di mantenimento e sviluppo. Se la biopolitica ha determinato l’instaurazione del dominio della specie umana sulla materia inerte, la rivoluzione scientifica in atto, anche in ragione dell’intensità con cui procede lo sviluppo delle bioscienze e delle biotecnologie, sta determinando l’affermazione del dominio sulla materia vivente Il progressivo affrancamento delle bioscienze e delle biotecnologie dal sistema sociale e dal sotto sistema sanitario sta comportando un’intensa proliferazione legislativa e normativa di cui la bioetica è parte, assieme alla costituzione ed allo sviluppo di un polo di apparati tendenzialmente autonomo, anche in ragione delle grandi quantità di trasferimenti finanziari, pubblici e privati, specificatamente dedicati e del nuovo mercato dei brevetti sulla vita. Sono evidenti le preoccupazioni degli organismi internazionali e nazionali, ai loro massimi livelli, per un fenomeno emergente, reso possibile dai rapidi progressi delle bioscienze, che consente la messa a disposizione sul mercato globale di “prodotti” ricavati dal corpo umano impossibili da reperire se tali progressi non si fossero verificati. Si tratta di situazioni che formano una realtà giuridica, sociale e mercantile che sempre più le bioscienze contribuiscono, con i loro successi, a rappresentare e costruire, anche se una parte fondamentale nell’edificazione, cognitiva ed emozionale, di tali situazioni, che interagiscono direttamente con l’immaginario soggettivo e sociale, è costituita dal sistema dell’informazione, specializzata e non, che sta con intensità crescente offrendo notizie e riproduzioni, vere o verosimili, scientificamente fondate oppure solo al momento ipotizzate, ma poste e dibattute, che stanno oggettivamente alimentando nuove attese individuali e sociali in grado di generare propensioni e comportamenti verso “oggetti di consumo” non conosciuti solo fino a pochi anni fa. Propensioni e comportamenti che possono assumere, in ragione della velocità con cui si succedono le scoperte delle bioscienze e la frequenza con cui sono immessi nel mercato i prodotti biotecnologici (indipendentemente dalla loro vera o presunta efficacia), anche caratteri di effervescenza anomica, fino alla consumazione di atti gravemente delittuosi di cui la stessa cronaca e le inchieste giudiziarie che si stanno aprendo iniziano a dare conto. La tesi considera criticamente la nuova realtà che emerge dai progressi delle bioscienze e, dopo aver identificato nella semantica dell’immunità e nel dominio sul movimento del corpo gli orientamenti concettuali che forniscono il significato essenziale alla biopolitica di Foucault, cerca di definire secondo una prospettiva propriamente sociologica la linea di separazione fra le pratiche immunitarie ed altre pratiche che non possono essere fatte rientrare nelle prime o, anche, il limite del discorso di Foucault davanti alle questioni poste da Habermas ed inerenti la programmazione genetica degli esseri viventi. Le pratiche genetiche, infatti, non sono propriamente immunitarie e, anzi, la stessa logica discorsiva intorno al gene non ha carattere immunitario, anche se può apportare benefici immunitari. La logica del gene modifica la forma del corpo, è generativa e rigenerativa, può ammettere ed includere, ma anche negare, la semantica biopolitica, i suoi oggetti e i suoi nessi. Gli oggetti della biopolitica sono ogni giorno di più affiancati dagli oggetti di questa dimensione radicalmente originale, per significati e significanti, dimensione che, con un neologismo, si può definire polisgenetica, ovvero sia una pratica governamentale sui generis, con importanti riflessi sul piano socio – criminologico. L’ultima parte della tesi riporta i risultati di recenti ricerche sociologiche sulla percezione sociale dell’ingegneria genetica e delle biotecnologie, nonché presenta i risultati dell’elaborazione delle interviste effettuate per la tesi di ricerca.
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Gobbato, Carlo Antonio <1955&gt. "La salute come promessa. Ingegneria genetica e biotecnologie fra biopolitica, diritto e criminalità." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/728/.

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Abstract:
La tesi di dottorato di Carlo Antonio Gobbato prende in considerazione e sviluppa, secondo una prospettiva rigorosamente sociologica, i temi e i problemi che discendono dai progressi delle bioscienze e delle biotecnologie con particolare riferimento alla programmazione degli esseri umani con precise caratteristiche. Muovendo dalla riflessione di Jurgen Habermas sui caratteri della genetica liberale, sono stati, innanzi tutto, ripresi alcuni temi fondamentali della storia del pensiero politico e giuridico sviluppatisi in età moderna, considerando con particolare attenzione la ricostruzione epistemologica operata da Michel Foucault in merito alla nozione di biopolitica, ovvero sia al modo con cui si è cercato, a partire dal XVIII secolo, di razionalizzare i problemi posti dalla pratica governamentale nei confronti delle persone (pratiche concernenti la salute, il controllo sociale, l’igiene, la mortalità, le razze, ecc.). La biopolitica è una categoria gnoseologica di spiegazione dell’idea di sviluppo presente nell’età moderna, dove sono iscritti vari saperi e pratiche governamentali, risultando così un concetto storicamente determinato da costruzioni produttive e tecnologiche che consentono, oppure obbligano, la vita ad entrare nella storia. D’altra parte, la biopolitica non produce letteralmente la vita, ma interviene direttamente sulla vita consentendone le condizioni di mantenimento e sviluppo. Se la biopolitica ha determinato l’instaurazione del dominio della specie umana sulla materia inerte, la rivoluzione scientifica in atto, anche in ragione dell’intensità con cui procede lo sviluppo delle bioscienze e delle biotecnologie, sta determinando l’affermazione del dominio sulla materia vivente Il progressivo affrancamento delle bioscienze e delle biotecnologie dal sistema sociale e dal sotto sistema sanitario sta comportando un’intensa proliferazione legislativa e normativa di cui la bioetica è parte, assieme alla costituzione ed allo sviluppo di un polo di apparati tendenzialmente autonomo, anche in ragione delle grandi quantità di trasferimenti finanziari, pubblici e privati, specificatamente dedicati e del nuovo mercato dei brevetti sulla vita. Sono evidenti le preoccupazioni degli organismi internazionali e nazionali, ai loro massimi livelli, per un fenomeno emergente, reso possibile dai rapidi progressi delle bioscienze, che consente la messa a disposizione sul mercato globale di “prodotti” ricavati dal corpo umano impossibili da reperire se tali progressi non si fossero verificati. Si tratta di situazioni che formano una realtà giuridica, sociale e mercantile che sempre più le bioscienze contribuiscono, con i loro successi, a rappresentare e costruire, anche se una parte fondamentale nell’edificazione, cognitiva ed emozionale, di tali situazioni, che interagiscono direttamente con l’immaginario soggettivo e sociale, è costituita dal sistema dell’informazione, specializzata e non, che sta con intensità crescente offrendo notizie e riproduzioni, vere o verosimili, scientificamente fondate oppure solo al momento ipotizzate, ma poste e dibattute, che stanno oggettivamente alimentando nuove attese individuali e sociali in grado di generare propensioni e comportamenti verso “oggetti di consumo” non conosciuti solo fino a pochi anni fa. Propensioni e comportamenti che possono assumere, in ragione della velocità con cui si succedono le scoperte delle bioscienze e la frequenza con cui sono immessi nel mercato i prodotti biotecnologici (indipendentemente dalla loro vera o presunta efficacia), anche caratteri di effervescenza anomica, fino alla consumazione di atti gravemente delittuosi di cui la stessa cronaca e le inchieste giudiziarie che si stanno aprendo iniziano a dare conto. La tesi considera criticamente la nuova realtà che emerge dai progressi delle bioscienze e, dopo aver identificato nella semantica dell’immunità e nel dominio sul movimento del corpo gli orientamenti concettuali che forniscono il significato essenziale alla biopolitica di Foucault, cerca di definire secondo una prospettiva propriamente sociologica la linea di separazione fra le pratiche immunitarie ed altre pratiche che non possono essere fatte rientrare nelle prime o, anche, il limite del discorso di Foucault davanti alle questioni poste da Habermas ed inerenti la programmazione genetica degli esseri viventi. Le pratiche genetiche, infatti, non sono propriamente immunitarie e, anzi, la stessa logica discorsiva intorno al gene non ha carattere immunitario, anche se può apportare benefici immunitari. La logica del gene modifica la forma del corpo, è generativa e rigenerativa, può ammettere ed includere, ma anche negare, la semantica biopolitica, i suoi oggetti e i suoi nessi. Gli oggetti della biopolitica sono ogni giorno di più affiancati dagli oggetti di questa dimensione radicalmente originale, per significati e significanti, dimensione che, con un neologismo, si può definire polisgenetica, ovvero sia una pratica governamentale sui generis, con importanti riflessi sul piano socio – criminologico. L’ultima parte della tesi riporta i risultati di recenti ricerche sociologiche sulla percezione sociale dell’ingegneria genetica e delle biotecnologie, nonché presenta i risultati dell’elaborazione delle interviste effettuate per la tesi di ricerca.
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Sicurella, Sandra <1979&gt. "Vittimizzazione e percorsi di vita: una sfida per le istituzioni." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1427/1/Sicurella_Sandra_Vittimizzazione_e_percorsi_di_vita_una_sfida_per_le_istituzioni.pdf.

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Sicurella, Sandra <1979&gt. "Vittimizzazione e percorsi di vita: una sfida per le istituzioni." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1427/.

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Vasaturo, Giulio <1976&gt. "Sistemi di sicurezza urbana." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1908/1/VASATURO_GIULIO_TESI.pdf.

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Abstract:
Il problema della sicurezza/insicurezza delle città, dalle grandi metropoli sino ai più piccoli centri urbani, ha sollecitato negli ultimi anni un’attenzione crescente da parte degli studiosi, degli analisti, degli organi di informazione, delle singole comunità. La delinquenza metropolitana viene oggi diffusamente considerata «un aspetto usuale della società moderna»: «un fatto – o meglio un insieme di fatti – che non richiede nessuna speciale motivazione o predisposizione, nessuna patologia o anormalità, e che è iscritto nella routine della vita economica e sociale». Svincolata dagli schemi positivistici, la dottrina criminologica ha maturato una nuova «cultura del controllo sociale» che ha messo in risalto, rispetto ad ogni visione enfatizzante del reo, l’esigenza di pianificare adeguate politiche e pratiche di prevenzione della devianza urbana attraverso «tutto l’insieme di istituzioni sociali, di strategie e di sanzioni, che mirano a ottenere la conformità di comportamento nella sfera normativa penalmente tutelata». Tale obiettivo viene generalmente perseguito dagli organismi istituzionali, locali e centrali, con diverse modalità annoverabili nel quadro degli interventi di: prevenzione sociale in cui si includono iniziative volte ad arginare la valenza dei fattori criminogeni, incidendo sulle circostanze sociali ed economiche che determinano l’insorgenza e la proliferazione delle condotte delittuose negli ambienti urbani; prevenzione giovanile con cui si tende a migliorare le capacità cognitive e relazionali del minore, in maniera tale da controllare un suo eventuale comportamento aggressivo, e ad insegnare a genitori e docenti come gestire, senza traumi ed ulteriori motivi di tensione, eventuali situazioni di crisi e di conflittualità interpersonale ed interfamiliare che coinvolgano adolescenti; prevenzione situazionale con cui si mira a disincentivare la propensione al delitto, aumentando le difficoltà pratiche ed il rischio di essere scoperti e sanzionati che – ovviamente – viene ponderato dal reo. Nella loro quotidianità, le “politiche di controllo sociale” si sono tuttavia espresse in diversi contesti – ed anche nel nostro Paese - in maniera a tratti assai discutibile e, comunque, con risultati non sempre apprezzabili quando non - addirittura – controproducenti. La violenta repressione dei soggetti ritenuti “devianti” (zero tolerance policy), l’ulteriore ghettizzazione di individui di per sé già emarginati dal contesto sociale, l’edificazione di interi quartieri fortificati, chiusi anche simbolicamente dal resto della comunità urbana, si sono rivelate, più che misure efficaci nel contrasto alla criminalità, come dei «cortocircuiti semplificatori in rapporto alla complessità dell’insieme dei problemi posti dall’insicurezza». L’apologia della paura è venuta così a riflettersi, anche fisicamente, nelle forme architettoniche delle nuove città fortificate ed ipersorvegliate; in quelle gated-communities in cui l’individuo non esita a sacrificare una componente essenziale della propria libertà, della propria privacy, delle proprie possibilità di contatto diretto con l’altro da sé, sull’altare di un sistema di controllo che malcela, a sua volta, implacabili contraddizioni. Nei pressanti interrogativi circa la percezione, la diffusione e la padronanza del rischio nella società contemporanea - glocale, postmoderna, tardomoderna, surmoderna o della “seconda modernità”, a seconda del punto di vista al quale si aderisce – va colto l’eco delle diverse concezioni della sicurezza urbana, intesa sia in senso oggettivo, quale «situazione che, in modo obiettivo e verificabile, non comporta l’esposizione a fattori di rischio», che in senso soggettivo, quale «risultante psicologica di un complesso insieme di fattori, tra cui anche indicatori oggettivi di sicurezza ma soprattutto modelli culturali, stili di vita, caratteristiche di personalità, pregiudizi, e così via». Le amministrazioni locali sono direttamente chiamate a garantire questo bisogno primario di sicurezza che promana dagli individui, assumendo un ruolo di primo piano nell’adozione di innovative politiche per la sicurezza urbana che siano fra loro complementari, funzionalmente differenziate, integrali (in quanto parte della politica di protezione integrale di tutti i diritti), integrate (perché rivolte a soggetti e responsabilità diverse), sussidiarie (perché non valgono a sostituire i meccanismi spontanei di prevenzione e controllo della devianza che si sviluppano nella società), partecipative e multidimensionali (perché attuate con il concorso di organismi comunali, regionali, provinciali, nazionali e sovranazionali). Questa nuova assunzione di responsabilità da parte delle Amministrazioni di prossimità contribuisce a sancire il passaggio epocale «da una tradizionale attività di governo a una di governance» che deriva «da un’azione integrata di una molteplicità di soggetti e si esercita tanto secondo procedure precostituite, quanto per una libera scelta di dar vita a una coalizione che vada a vantaggio di ciascuno degli attori e della società urbana nel suo complesso». All’analisi dei diversi sistemi di governance della sicurezza urbana che hanno trovato applicazione e sperimentazione in Italia, negli ultimi anni, e in particolare negli ambienti territoriali e comunitari di Roma e del Lazio che appaiono, per molti versi, esemplificativi della complessa realtà metropolitana del nostro tempo, è dedicata questa ricerca. Risulterà immediatamente chiaro come il paradigma teorico entro il quale si dipana il percorso di questo studio sia riconducibile agli orientamenti della psicologia topologica di Kurt Lewin, introdotti nella letteratura sociocriminologica dall’opera di Augusto Balloni. Il provvidenziale crollo di antichi steccati di divisione, l’avvento di internet e, quindi, la deflagrante estensione delle frontiere degli «ambienti psicologici» in cui è destinata a svilupparsi, nel bene ma anche nel male, la personalità umana non hanno scalfito, a nostro sommesso avviso, l’attualità e la validità della «teoria del campo» lewiniana per cui il comportamento degli individui (C) appare anche a noi, oggi, condizionato dalla stretta interrelazione che sussiste fra le proprie connotazioni soggettive (P) e il proprio ambiente di riferimento (A), all’interno di un particolare «spazio di vita». Su queste basi, il nostro itinerario concettuale prende avvio dall’analisi dell’ambiente urbano, quale componente essenziale del più ampio «ambiente psicologico» e quale cornice straordinariamente ricca di elementi di “con-formazione” dei comportamenti sociali, per poi soffermarsi sulla disamina delle pulsioni e dei sentimenti soggettivi che agitano le persone nei controversi spazi di vita del nostro tempo. Particolare attenzione viene inoltre riservata all’approfondimento, a tratti anche critico, della normativa vigente in materia di «sicurezza urbana», nella ferma convinzione che proprio nel diritto – ed in special modo nell’ordinamento penale – vada colto il riflesso e la misura del grado di civiltà ma anche delle tensioni e delle contraddizioni sociali che tormentano la nostra epoca. Notevoli spunti ed un contributo essenziale per l’elaborazione della parte di ricerca empirica sono derivati dall’intensa attività di analisi sociale espletata (in collaborazione con l’ANCI) nell’ambito dell’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, un organismo di supporto della Presidenza della Giunta Regionale del Lazio al quale compete, ai sensi dell’art. 8 della legge regionale n. 15 del 2001, la funzione specifica di provvedere al monitoraggio costante dei fenomeni criminali nel Lazio.
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Vasaturo, Giulio <1976&gt. "Sistemi di sicurezza urbana." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1908/.

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Abstract:
Il problema della sicurezza/insicurezza delle città, dalle grandi metropoli sino ai più piccoli centri urbani, ha sollecitato negli ultimi anni un’attenzione crescente da parte degli studiosi, degli analisti, degli organi di informazione, delle singole comunità. La delinquenza metropolitana viene oggi diffusamente considerata «un aspetto usuale della società moderna»: «un fatto – o meglio un insieme di fatti – che non richiede nessuna speciale motivazione o predisposizione, nessuna patologia o anormalità, e che è iscritto nella routine della vita economica e sociale». Svincolata dagli schemi positivistici, la dottrina criminologica ha maturato una nuova «cultura del controllo sociale» che ha messo in risalto, rispetto ad ogni visione enfatizzante del reo, l’esigenza di pianificare adeguate politiche e pratiche di prevenzione della devianza urbana attraverso «tutto l’insieme di istituzioni sociali, di strategie e di sanzioni, che mirano a ottenere la conformità di comportamento nella sfera normativa penalmente tutelata». Tale obiettivo viene generalmente perseguito dagli organismi istituzionali, locali e centrali, con diverse modalità annoverabili nel quadro degli interventi di: prevenzione sociale in cui si includono iniziative volte ad arginare la valenza dei fattori criminogeni, incidendo sulle circostanze sociali ed economiche che determinano l’insorgenza e la proliferazione delle condotte delittuose negli ambienti urbani; prevenzione giovanile con cui si tende a migliorare le capacità cognitive e relazionali del minore, in maniera tale da controllare un suo eventuale comportamento aggressivo, e ad insegnare a genitori e docenti come gestire, senza traumi ed ulteriori motivi di tensione, eventuali situazioni di crisi e di conflittualità interpersonale ed interfamiliare che coinvolgano adolescenti; prevenzione situazionale con cui si mira a disincentivare la propensione al delitto, aumentando le difficoltà pratiche ed il rischio di essere scoperti e sanzionati che – ovviamente – viene ponderato dal reo. Nella loro quotidianità, le “politiche di controllo sociale” si sono tuttavia espresse in diversi contesti – ed anche nel nostro Paese - in maniera a tratti assai discutibile e, comunque, con risultati non sempre apprezzabili quando non - addirittura – controproducenti. La violenta repressione dei soggetti ritenuti “devianti” (zero tolerance policy), l’ulteriore ghettizzazione di individui di per sé già emarginati dal contesto sociale, l’edificazione di interi quartieri fortificati, chiusi anche simbolicamente dal resto della comunità urbana, si sono rivelate, più che misure efficaci nel contrasto alla criminalità, come dei «cortocircuiti semplificatori in rapporto alla complessità dell’insieme dei problemi posti dall’insicurezza». L’apologia della paura è venuta così a riflettersi, anche fisicamente, nelle forme architettoniche delle nuove città fortificate ed ipersorvegliate; in quelle gated-communities in cui l’individuo non esita a sacrificare una componente essenziale della propria libertà, della propria privacy, delle proprie possibilità di contatto diretto con l’altro da sé, sull’altare di un sistema di controllo che malcela, a sua volta, implacabili contraddizioni. Nei pressanti interrogativi circa la percezione, la diffusione e la padronanza del rischio nella società contemporanea - glocale, postmoderna, tardomoderna, surmoderna o della “seconda modernità”, a seconda del punto di vista al quale si aderisce – va colto l’eco delle diverse concezioni della sicurezza urbana, intesa sia in senso oggettivo, quale «situazione che, in modo obiettivo e verificabile, non comporta l’esposizione a fattori di rischio», che in senso soggettivo, quale «risultante psicologica di un complesso insieme di fattori, tra cui anche indicatori oggettivi di sicurezza ma soprattutto modelli culturali, stili di vita, caratteristiche di personalità, pregiudizi, e così via». Le amministrazioni locali sono direttamente chiamate a garantire questo bisogno primario di sicurezza che promana dagli individui, assumendo un ruolo di primo piano nell’adozione di innovative politiche per la sicurezza urbana che siano fra loro complementari, funzionalmente differenziate, integrali (in quanto parte della politica di protezione integrale di tutti i diritti), integrate (perché rivolte a soggetti e responsabilità diverse), sussidiarie (perché non valgono a sostituire i meccanismi spontanei di prevenzione e controllo della devianza che si sviluppano nella società), partecipative e multidimensionali (perché attuate con il concorso di organismi comunali, regionali, provinciali, nazionali e sovranazionali). Questa nuova assunzione di responsabilità da parte delle Amministrazioni di prossimità contribuisce a sancire il passaggio epocale «da una tradizionale attività di governo a una di governance» che deriva «da un’azione integrata di una molteplicità di soggetti e si esercita tanto secondo procedure precostituite, quanto per una libera scelta di dar vita a una coalizione che vada a vantaggio di ciascuno degli attori e della società urbana nel suo complesso». All’analisi dei diversi sistemi di governance della sicurezza urbana che hanno trovato applicazione e sperimentazione in Italia, negli ultimi anni, e in particolare negli ambienti territoriali e comunitari di Roma e del Lazio che appaiono, per molti versi, esemplificativi della complessa realtà metropolitana del nostro tempo, è dedicata questa ricerca. Risulterà immediatamente chiaro come il paradigma teorico entro il quale si dipana il percorso di questo studio sia riconducibile agli orientamenti della psicologia topologica di Kurt Lewin, introdotti nella letteratura sociocriminologica dall’opera di Augusto Balloni. Il provvidenziale crollo di antichi steccati di divisione, l’avvento di internet e, quindi, la deflagrante estensione delle frontiere degli «ambienti psicologici» in cui è destinata a svilupparsi, nel bene ma anche nel male, la personalità umana non hanno scalfito, a nostro sommesso avviso, l’attualità e la validità della «teoria del campo» lewiniana per cui il comportamento degli individui (C) appare anche a noi, oggi, condizionato dalla stretta interrelazione che sussiste fra le proprie connotazioni soggettive (P) e il proprio ambiente di riferimento (A), all’interno di un particolare «spazio di vita». Su queste basi, il nostro itinerario concettuale prende avvio dall’analisi dell’ambiente urbano, quale componente essenziale del più ampio «ambiente psicologico» e quale cornice straordinariamente ricca di elementi di “con-formazione” dei comportamenti sociali, per poi soffermarsi sulla disamina delle pulsioni e dei sentimenti soggettivi che agitano le persone nei controversi spazi di vita del nostro tempo. Particolare attenzione viene inoltre riservata all’approfondimento, a tratti anche critico, della normativa vigente in materia di «sicurezza urbana», nella ferma convinzione che proprio nel diritto – ed in special modo nell’ordinamento penale – vada colto il riflesso e la misura del grado di civiltà ma anche delle tensioni e delle contraddizioni sociali che tormentano la nostra epoca. Notevoli spunti ed un contributo essenziale per l’elaborazione della parte di ricerca empirica sono derivati dall’intensa attività di analisi sociale espletata (in collaborazione con l’ANCI) nell’ambito dell’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, un organismo di supporto della Presidenza della Giunta Regionale del Lazio al quale compete, ai sensi dell’art. 8 della legge regionale n. 15 del 2001, la funzione specifica di provvedere al monitoraggio costante dei fenomeni criminali nel Lazio.
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Agnoletti, Veronica <1977&gt. "Una nuova relazione terapeutica nelle medicine non convenzionali. Un percorso plurale per la tutela delle eventuali vittime latenti." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2024/1/Agnoletti_Veronica_tesi.pdf.

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Agnoletti, Veronica <1977&gt. "Una nuova relazione terapeutica nelle medicine non convenzionali. Un percorso plurale per la tutela delle eventuali vittime latenti." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2024/.

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Braga, Ferreira Karinne <1975&gt. "Brasile/Italia: un'analisi comparata dei percorsi trattamentali rivolti ai minorenni sottoposti a misure privative della libertà con problemi legati al consumo di sostanze stupefacenti." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2048/1/Karinne_BRAGA_FERREIRATesi.pdf.

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Braga, Ferreira Karinne <1975&gt. "Brasile/Italia: un'analisi comparata dei percorsi trattamentali rivolti ai minorenni sottoposti a misure privative della libertà con problemi legati al consumo di sostanze stupefacenti." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2048/.

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Simion, Raluca <1978&gt. "Individual victims of cybercrime. A comparison between Italy and Romania." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2050/1/Raluca_Simion_tesi.pdf.

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Simion, Raluca <1978&gt. "Individual victims of cybercrime. A comparison between Italy and Romania." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2050/.

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Togni, Doriana <1973&gt. "Ragazze trasgressive in cerca di identità." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2051/1/togni_doriana_tesi.pdf.

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Togni, Doriana <1973&gt. "Ragazze trasgressive in cerca di identità." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2051/.

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Piselli, Andrea <1972&gt. "Drugstore Bologna. Una lettura del rapporto tra la città e la droga." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2052/1/piselli_andrea_tesi.pdf.

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Abstract:
The main task of this research is to investigate the situation of drugs in the city of Bologna. A first discussion pertains the method to adopt studying an ethical question as drug actually is. In fact it is widely known that drugs problem involves many political and religious considerations which are misleading in a scientific point of view. After a methodological chapter supposed to show the purpose of this research, it is discussed a logical definition of drugs. There it is examined an aristotelian definition of drugs with semantic instruments from philosophy of the language to fulfil meaning of terms. The following chapter discusses personal stories of different people involved in drug in the city, who actually represent the main characters of drug subculture. Afterwards the official statistics concerning drug enforcement is discussed and compared with a specific police action which allows to criticize that data, and to make some hypothesis about drug quantities circulating in town. Next step is investigating drugs addicted in town, with a validation technique of data base queries. The result is a statistics of users in which there is evidence of main presence of foreigners and not resident Italians who use to practice drugs in this city. Demographic analysis of identified people shows that drug addiction is widely diffused among all range of age and mainly pertains males, with an increasing trend. Then is examined the geographic distribution of users residence and use places, showing that drugs abuse is spread among all classes of population, while drugs squares are located in some points of town which realise a kind of drug area with a concentration of dealers not organised together. With some detailed queries in police reports statistics is studied some specific subject on nowadays drug abuse, the phenomenon of multi-use, the relation between drug and crime, the relation between drug and mental disease, recording some evidence in such topics. Finally a survey on city media along last two years shows the interest about this topic and gives an idea of public opinion’s information about drugs. The study refers to the city of Bologna only, and pertains data recorded along last ten years by the local metropolitan police corp.
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Piselli, Andrea <1972&gt. "Drugstore Bologna. Una lettura del rapporto tra la città e la droga." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2052/.

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Abstract:
The main task of this research is to investigate the situation of drugs in the city of Bologna. A first discussion pertains the method to adopt studying an ethical question as drug actually is. In fact it is widely known that drugs problem involves many political and religious considerations which are misleading in a scientific point of view. After a methodological chapter supposed to show the purpose of this research, it is discussed a logical definition of drugs. There it is examined an aristotelian definition of drugs with semantic instruments from philosophy of the language to fulfil meaning of terms. The following chapter discusses personal stories of different people involved in drug in the city, who actually represent the main characters of drug subculture. Afterwards the official statistics concerning drug enforcement is discussed and compared with a specific police action which allows to criticize that data, and to make some hypothesis about drug quantities circulating in town. Next step is investigating drugs addicted in town, with a validation technique of data base queries. The result is a statistics of users in which there is evidence of main presence of foreigners and not resident Italians who use to practice drugs in this city. Demographic analysis of identified people shows that drug addiction is widely diffused among all range of age and mainly pertains males, with an increasing trend. Then is examined the geographic distribution of users residence and use places, showing that drugs abuse is spread among all classes of population, while drugs squares are located in some points of town which realise a kind of drug area with a concentration of dealers not organised together. With some detailed queries in police reports statistics is studied some specific subject on nowadays drug abuse, the phenomenon of multi-use, the relation between drug and crime, the relation between drug and mental disease, recording some evidence in such topics. Finally a survey on city media along last two years shows the interest about this topic and gives an idea of public opinion’s information about drugs. The study refers to the city of Bologna only, and pertains data recorded along last ten years by the local metropolitan police corp.
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Cennamo, Alice <1977&gt. "Le investigazioni difensive e le attività di Polizia Scientifica: correlazioni e divergenze normative e metodologiche ed analisi degli ambiti di applicazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2810/1/CennamoAliceTesi.pdf.

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Cennamo, Alice <1977&gt. "Le investigazioni difensive e le attività di Polizia Scientifica: correlazioni e divergenze normative e metodologiche ed analisi degli ambiti di applicazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2810/.

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Antinori, Arije <1973&gt. "Open source intelligence applicata all'analisi criminologica del terrorismo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3768/1/antinori_tesi.pdf.

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Abstract:
A partire dagli anni '70, si è assistito ad un progressivo riassetto geopolitico a livello mondiale Grazie anche all’evoluzione tecnologica ed alla sua diffusione di massa, il tempo e lo spazio si contraggono nel processo di globalizzazione che ha caratterizzato le società contemporanee ove l'informazione e la comunicazione assumono ormai un ruolo centrale nelle dinamiche di conoscenza. Il presente studio, intende far luce in primis sulla disciplina dell'intelligence, così come enunciata in ambito militare e "civile", in particolare nel contesto USA, NATO ed ONU, al fine quindi di evidenziare le peculiarità di una nuova disciplina di intelligence, cosiddetta Open Source Intelligence, che ha come elemento di innovazione l'utilizio delle informazioni non classificate. Dopo aver affrontato il problema della concettualizzazione ed evoluzione del fenomeno terroristico, sarà posto il focus sull’espressione criminale ad oggi maggiormente preoccupante, il terrorismo internazionale di matrice islamica, in prospettiva multidimensionale, grazie all’adozione di concetti criminologici interdisciplinari. Sotto il profilo della sperimentazione, si è, quindi, deciso di proporre, progettare e sviluppare l’architettura della piattaforma Open Source Intellicence Analysis Platform,un tool operativo di supporto per l’analista Open Source Intelligence, che si pone quale risorsa del’analisi criminologica, in grado di fornire un valido contributo, grazie al merge tra practice e research, nell’applicazione di tale approccio informativo al fenomeno terroristico.
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Antinori, Arije <1973&gt. "Open source intelligence applicata all'analisi criminologica del terrorismo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3768/.

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Abstract:
A partire dagli anni '70, si è assistito ad un progressivo riassetto geopolitico a livello mondiale Grazie anche all’evoluzione tecnologica ed alla sua diffusione di massa, il tempo e lo spazio si contraggono nel processo di globalizzazione che ha caratterizzato le società contemporanee ove l'informazione e la comunicazione assumono ormai un ruolo centrale nelle dinamiche di conoscenza. Il presente studio, intende far luce in primis sulla disciplina dell'intelligence, così come enunciata in ambito militare e "civile", in particolare nel contesto USA, NATO ed ONU, al fine quindi di evidenziare le peculiarità di una nuova disciplina di intelligence, cosiddetta Open Source Intelligence, che ha come elemento di innovazione l'utilizio delle informazioni non classificate. Dopo aver affrontato il problema della concettualizzazione ed evoluzione del fenomeno terroristico, sarà posto il focus sull’espressione criminale ad oggi maggiormente preoccupante, il terrorismo internazionale di matrice islamica, in prospettiva multidimensionale, grazie all’adozione di concetti criminologici interdisciplinari. Sotto il profilo della sperimentazione, si è, quindi, deciso di proporre, progettare e sviluppare l’architettura della piattaforma Open Source Intellicence Analysis Platform,un tool operativo di supporto per l’analista Open Source Intelligence, che si pone quale risorsa del’analisi criminologica, in grado di fornire un valido contributo, grazie al merge tra practice e research, nell’applicazione di tale approccio informativo al fenomeno terroristico.
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Florio, Maria <1968&gt. "Violenze in famiglia e molestie sul lavoro: aspetti socio-criminologici e giuridici nell'ordinamento italiano e francese." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4409/1/Florio_Maria-Tesi.pdf.

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Abstract:
L'elaborato si pone l'obiettivo di indagare il complesso quadro delle molestie in famiglia e sul lavoro nell'ordinamento italiano e di effettuare una comparazione con un ordinamento appartenente alla stessa tradizione giuridica, l'ordinamento francese. Nel corso dell'esposizione saranno ricostruiti gli aspetti socio-criminologici e giuridici delle molestie in famiglia verso i soggetti deboli, donne, minori, anziani o portatori di handicap, le molestie sul luogo di lavoro quali molestie sessuali e mobbing, le molestie a distanza o stalking, che per molti aspetti rappresentano un fenomeno sommerso e poco conosciuto. La tesi intende analizzare soprattutto le forme di molestie psicologiche e meno conosciute. La ricostruzione teorico-normativa degli argomenti trattati è integrata con i risultati di una ricerca quantitativa e qualitativa tratta dalla giurisprudenza dei due paesi. Il lavoro, quindi, è organizzato in due parti: la prima è incentrata sugli aspetti teorici, socio-criminologici e giuridici e la seconda è dedicata alla ricerca empirica, che è stata condotta utilizzando quali fonti di dati le sentenze della Suprema Corte di Cassazione italiana e francese.
The dissertation aims to look into the complex picture of domestic violence and harassment at work in the Italian legal system and to make a comparison to another legal system of the same legal tradition, the French one. The exposition will run through the socio-legal and criminological aspects of domestic violence against weak people as women, minors, elderly and disabled persons, of harassment at work like sexual harassment and bossing or mobbing, of harassment at a distance like stalking, which represent, for many aspects, an hidden and neglected phenomenon. The thesis is going to analyze especially the forms of psychological harassment and the lesser-known forms. The theoretical-normative reconstruction of the covered topics is integrated with the results of a quantitative and qualitative case law research of the two countries. The work, therefore, is organized in two parts: the first part focuses on theoretical, socio-legal and criminological aspects and the second part is devoted to the empirical research, which was conducted by data sources such as the judgments of the Italian and French Supreme Court of Cassation.
L'exposé a pour objectif de chercher à connai^tre le cadre complexe du harcèlement dans la famille et au travail dans le système italian et d'effectuer une comparaison avec un système appartenant à la me^me tradition juridique, le système français. Au cours de l'exposé l'on reconstruira les aspects socio-criminologiques et juridiques du harcèlement familial envers les sujects faibles, femmes, mineurs, personnes a^gées et porteurs de handicap, le harcèlement au travail tels que le harcèlement sexuel et mobbing, le hatcèlement à distance ou stalking, qui, pour de nombreux aspects, représentent un phénomène caché at peu connu. La thèse veut surtout analyser les formes de harcèlement psychologique et moins connues. La reconstruction théorico-normative des arguments traités est complétée par les résultats d'une recherche quantitative et qualitative tirée de la jurisprudence des deux pays. Le travail est donc organisé en deux parties: la première est centrée sur les aspects théoriques, socio-criminologiques et juridiques et la seconde est consacrée à la recherche empirique, qui a été menée en utilisant comme sources de données les jugements de la Cour Supre^me de Cassation italienne et française.
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