Journal articles on the topic 'Dal XIX secolo al XXI secolo'

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Maria Iozzia, Anna. "Documenti dell'Archivio di Stato di Catania per la storia dell'ars aromataria nella Sicilia orientale tra Quattrocento e Ottocento: speziali, farmaci, «burniame» e ceramisti." ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, no. 1 (May 2021): 107–19. http://dx.doi.org/10.3280/asso2020-001012.

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Abstract:
Nel contributo sono esaminati alcuni documenti dell'Archivio di Stato di Catania riguardanti diversi aspetti della storia dell'ars aromataria siciliana tra la fine del Quattrocento e gli inizi dell'Ottocento. Questi documenti, infatti, mettono in luce il funzionamento di un'aromateria di Randazzo del XV secolo, permessi rilasciati dai Protomedici per esercitare la suddetta arte dal XVI al XVIII secolo, i farmaci presenti in due aromaterie di Biscari (oggi Acate) nel XVIII secolo, il vasellame commissionato nel XVIII secolo da speziali e commercianti del calatino a ceramisti di Caltagirone per riporvi i farmaci e le ricette prescritte per i poveri a Biscari nel XIX secolo.
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BRENNI, PAOLO. "19TH CENTURY SCIENTIFIC INSTRUMENT ADVERTISING." Nuncius 17, no. 2 (2002): 497–513. http://dx.doi.org/10.1163/182539102x00072.

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Abstract:
Abstracttitle RIASSUNTO /title Le prime forme di pubblicit relative al commercio degli strumenti scientifici risalgono alla seconda met del XVI secolo. Piccoli annunci, semplici cataloghi e carte da visita illustrate sono comuni nel '700, ma la pubblicit degli strumenti scientifici diventa assai pi sofisticata e aggressiva a partire dal XIX secolo. Si moltiplicano i cataloghi illustrati e ponderosi, gli annunci su riviste e trattati scientifici, mentre le esposizioni universali che costellano la seconda met dell'Ottocento e gli show room dei costruttori, rappresentano nuovi mezzi per propagandare gli strumenti e stimolarne il commercio. In questo articolo viene illustrata l'evoluzione delle varie forme di pubblicit utilizzate dai costruttori nel corso del XIX secolo ed analizzata l'influenza che esse hanno avuto sull'andamento del mercato degli strumenti scientifici e sullo sviluppo dell'industria di precisione.
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Pane, Andrea, and Valentina Russo. "Le fortificazioni napoletane tra dismissione e valorizzazione (1860-1939)." STORIA URBANA, no. 136 (March 2013): 123–63. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-136005.

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Abstract:
La dismissione, la trasformazione e la valorizzazione delle fortificazioni costituiscono, anche per Napoli, temi trainanti nell'evoluzione urbana tra la seconda metŕ del XIX e la prima metŕ del XX secolo. Nella prima parte del saggio, incentrato sul periodo post-unitario, sono approfondite le motivazioni psicologiche, sociali ed economiche connesse all'annullamento di simboli "negativi" che conducono alla riconfigurazione di ampie parti urbane: a tale quadro d'insieme possono riferirsi gli interventi di tabula rasa effettuati sulla cinta bastionata circostante Castelnuovo dalla fine del XV secolo. Lo smantellamento dei bastioni e delle fabbriche di uso militare racchiuse nel recinto fortificato assume un ruolo centrale nella configurazione della cittŕ del Novecento e, con essa, della piazza Municipio, come confermano anche disegni di legge e dibattiti parlamentari avviati fin dal 1861. La seconda parte del saggio affronta le vicende delle mura aragonesi, che saranno oggetto di interventi di demolizione e trasformazione a partire dalla metŕ del XIX secolo, per giungere ad una fase di progressiva presa di coscienza del loro valore. Dall'apertura della nuova via dei Fossi fino alla liberazione di porta Capuana, si evidenzia il progredire di un atteggiamento che da una sostanziale condanna delle fortificazioni, intese come ostacoli all'espansione urbana, muove verso una loro valorizzazione, ancorché fondata sulla prassi dell'isolamento del "monumento", conducendo, come nel caso di porta Capuana, all'estraniazione di un ambiente stratificato da molti secoli.
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4

Jemielity, Witold. "Posty kościelne w XIX wieku : diecezja Augustowska czyli Sejneńska." Prawo Kanoniczne 42, no. 3-4 (December 20, 1999): 215–31. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1999.42.3-4.06.

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Abstract:
Nel XIX secolo erano in vigore le prescrizioni riguardanti il digiuno, definite dopo il Concilio di Treto. In Quaresima i fedeli rinunciavano di mangiare la carne. Nal caso di una malattia oppure per un valido motivo essi ricorrevano ad una dispensa. Da essa pero, vevivano esclusi i quattro giorni della prima settimana, tutta la Settimana Santa nonche mercoledi, venerdi e sabato. Piu frequentemente permettevano di consumare i latticidi ed uova. Nell’Avvento le prescrizioni erano piu moderate. Vi era anche 1’astinenza dal mangiare la carne anche in tutti i sabati dell’anno. Verso la fine dei secolo, Roma autorizzava i vescovi del Regno Polacco ad una graduate abolizione dei digiuno nei sabati. Mantenevano pero esso nelle vigilie prima delle feste principali, nelle cosidette „giornate della croce” e „giornate trimestrali”. Sembra che i fedeli si tenevano precisamente alla legge ecclesiale. Alla dispensa ricorrevano piuttosto le persone dagli alti stati sociali. Essi si rivollgevano al Vescovo personalmente, oppure venivano dispensati dal proprio parroco sulla base del permesso del suo sueriore. Possiamo costatare che nel periodo del secolo, le leggi riguardanti il digiuno venivano moderate. Un cambio fondamentale porto il Codice dei Dritto Canonico del 1917. Ma anche allora le nuove leggi venivano introdotte gradualmente.
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Black, C. F. "L'Inquisizione in Italia: Dal XII al XXI Secolo." English Historical Review CXXIII, no. 503 (August 1, 2008): 1009–12. http://dx.doi.org/10.1093/ehr/cen205.

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Visintin, Denis. "L’agro istriano nella seconda metà del XIX secolo." Histria : the Istrian Historical Society review 5, no. 5 (2015): 81–116. http://dx.doi.org/10.32728/h2015.03.

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Abstract:
A partire dalla metà del XIX secolo, il settore agrario istriano fu interessato da tutta una serie di trasformazioni. Da un lato ciò era dovuto alla politica modernizzatrice che interessò tutta la Monarchia asburgica, dall’altro ci fu la spinta dal basso, ossia dalle autorità provinciali. Nell’articolo si ripercorreranno sommariamente queste vicende, alcune delle quali già trattate dalla storiografia nella bibliografia riportata nelle note, altre invece approfondite dalle ricerche d’archivio dell’autore.
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Petit, Lorenza. "Dal Medio Oriente al Messico: storia di una migrazione." MONDI MIGRANTI, no. 2 (July 2022): 141–63. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-002007.

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Abstract:
Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo, il continente americano diventò il polo di attrazione per milioni di persone che andarono oltreoceano non solo ver-so gli Stati Uniti ma anche per raggiungere l'America Latina. Il contributo mette in evidenza il caso particolare delle emigrazioni provenienti dal mondo arabo e diret-te in Messico. Nella prima parte dell'articolo, l'autore analizza le fonti che ci per-mettono di realizzare un'indagine rigorosa del fenomeno apportando numerosi dati a sostegno dello studio. Le fonti prese in esame comprendono: il Registro degli Stranieri, presente nell'Archivio Generale della Nazione (AGN), i censimenti dell'INEGI e il Direttorio Libanese del 1948. Nella seconda parte, si ricostruiscono i movimenti dei migranti all'interno della Repubblica Messicana in un periodo che va dal 1895 al 1950. L'articolo ha lo scopo di introdurre il lettore allo studio delle emigrazioni arabe in America Latina, tema poco presente nella storiografia italia-na, evidenziandone la rilevanza ed incoraggiando futuri progetti di ricerca sul fenomeno.
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Bartuschat, Johannes. "Zur deutschen Danteforschung im 19. Jahrhundert." Deutsches Dante-Jahrbuch 97, no. 1 (October 24, 2022): 20–36. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2022-0007.

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Abstract:
Riassunto Questo contributo tratta degli studi danteschi in lingua tedesca nel XIX secolo. Anche se tutta l’Europa riscopre Dante con entusiasmo a partire dal 1800, la Germania può essere considerata, insieme all’Italia, come il paese in cui ha inizio la ricerca scientifica sulla sua opera, sulla sua vita e sulla sua epoca e in cui si gettano le basi per gli studi del XX secolo. Attraverso l’analisi di alcuni studi significativi il saggio cerca di illustrare i principali temi e orientamenti della ricerca dantesca del periodo in lingua tedesca. Le ricerche sul contesto storico di Dante e l’analisi del suo pensiero politico si rivelano temi particolarmente importanti, ai quali vengono dedicati numerosi studi approfonditi.
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REIS, ANTONIO ESTACIO DOS. "LIST OF OLD GLOBES IN PORTUGAL." Nuncius 2, no. 1 (1987): 195–201. http://dx.doi.org/10.1163/182539177x00854.

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Abstract:
Abstracttitle RIASSUNTO /title Su invito della Societ Coronelli di Vienna, l'autore ha steso l'elenco dei globi antichi conservati in Portogallo. Dopo tre anni di ricerche nei musei, negli osservatori astronomici, negli archivi, nelle biblioteche ed in altre collezioni pubbliche e private, ha scoperto 96 globi costruiti fra il XVII secolo e la fine del XIX. Si sottolinea l'importanza di queste liste per richiamare l'attenzione dei proprietari dei globi sulla necessit di proteggerli dai loro peggiori nemici: il degrado derivante dal tempo e, di uguale se non di maggior importanza, il danno provocato dall'incuria dell'uomo.
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Steinsiek, Angela. "Das epistolarische Werk von Ferdinand Gregorovius. Eine Bestandsaufnahme." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (December 20, 2017): 290–315. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0014.

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Abstract:
Riassunto Quello di Ferdinand Gregorovius e uno dei piu importanti carteggi del XIX secolo. Nonostante gli sforzi dell’autore di sottrarre questa parte delle sue carte al pubblico, si sono conservate diverse migliaia di lettere che, accanto alla sua opera complessiva, rivestono un valore straordinario anche dal punto di vista letterario. Indispensabili sono le lettere per ricostruire la genesi dei suoi lavori, per comprenderne la qualita nella dialettica tra letteratura e scienza, per identificare i suoi scritti anonimi. Le sue corrispondenze con studiosi, nobili, politici, scrittori, artisti ed editori rappresentano nell’insieme un documento unico della storia politica e sociale, culturale e delle scienze nel XIX secolo e permettono di farsi un’idea concreta sulle vaste reti di contatto transnazionali non solo epistolari, ma anche personali, e sulle condizioni di lavoro di uno storico che svolgeva le sue attivita liberamente e in modo indipendente. Le sue corrispondenze, coprendo diversi decenni, mettono infine in luce i rapidi sviluppi che nella loro interazione contrassegnarono la storia italiana e tedesca dell’epoca.
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Steinsiek, Angela. "Das epistolarische Werk von Ferdinand Gregorovius. Eine Bestandsaufnahme." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (March 5, 2018): 290–315. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0014.

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Abstract:
Riassunto Quello di Ferdinand Gregorovius è uno dei più importanti carteggi del XIX secolo. Nonostante gli sforzi dell’autore di sottrarre questa parte delle sue carte al pubblico, si sono conservate diverse migliaia di lettere che, accanto alla sua opera complessiva, rivestono un valore straordinario anche dal punto di vista letterario. Indispensabili sono le lettere per ricostruire la genesi dei suoi lavori, per comprenderne la qualità nella dialettica tra letteratura e scienza, per identificare i suoi scritti anonimi. Le sue corrispondenze con studiosi, nobili, politici, scrittori, artisti ed editori rappresentano nell’insieme un documento unico della storia politica e sociale, culturale e delle scienze nel XIX secolo e permettono di farsi un’idea concreta sulle vaste reti di contatto transnazionali non solo epistolari, ma anche personali, e sulle condizioni di lavoro di uno storico che svolgeva le sue attività liberamente e in modo indipendente. Le sue corrispondenze, coprendo diversi decenni, mettono infine in luce i rapidi sviluppi che nella loro interazione contrassegnarono la storia italiana e tedesca dell’epoca.
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Rubino (book author), Antonio, and Gabriella Corona (review author). "Le confraternite laicali a Taranto dal XVI al XIX secolo." Confraternitas 7, no. 1 (January 1, 1996): 26–27. http://dx.doi.org/10.33137/confrat.v7i1.13427.

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Lekova, Tatiana. "Percorsi della ricerca in filologia slava dal XIX secolo." AION (filol.) Annali dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” 42, no. 1 (November 12, 2020): 159–83. http://dx.doi.org/10.1163/17246172-40010040.

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Abstract:
Abstract The paper deals with the methods developed in the field of Slavic philological research in the last centuries. The mission of Cyril and Methodius in Great Moravia and the activity of their disciples in the First Bulgarian Empire of Boris and Simeon laid to the foundation of a Slavic cultural and religious autonomy. The major problem of Cyril and Methodius’ studies has been to find the traces of their translations and to identify the area where the Palaeoslavic texts originated. The debate between R. Picchio and D. Lichačev revealed the clash between two different traditions in Slavic philological and literary studies; it opened a dialogue between Slavic and European scholars and led to a vast methodological and terminological renewal in the discipline. It was debated whether it was possible to apply to Slavic texts the methods developed in the field of Greek and Latin tradition, or a separate discipline Textology would be necessary for studying the history of Slavic texts and the conscious changes introduced by their coauthors and coeditors. A Linguistic Textology has also been created which limits the philological research to linguistic data. The article touches the new methods developed for the reconstruction of the Cyrill and Methodius’ Bible by means of the digitally supported profile-method applied to the editions of the Slavic Gospels. It is only at the beginning of this century that there has been a return to the method of textual criticism.
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Mathieu, Jon. "Ovini, bovini, caprini. Cambiamenti nell'allevamento alpino dal XVI al XIX secolo." La Ricerca Folklorica, no. 43 (April 2001): 17. http://dx.doi.org/10.2307/1479786.

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Mussari, Bruno. ""Una barriera allo incremento e alla salubritŕ del paese": le mura di Crotone tra dismissioni e sviluppo urbano." STORIA URBANA, no. 136 (March 2013): 165–95. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-136006.

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Abstract:
Le fortificazioni di Crotone hanno rappresentato per secoli un nodo cruciale nella rete difensiva del tratto della costa ionica tra Taranto e Reggio Calabria. Ad esse č legata la storia del centro calabrese, identificato da sempre dalla cinta muraria cinquecentesca e dal castello. La dismissione delle cinte murarie, fenomeno che interessň molte cittŕ a partire dalla seconda metŕ del XIX secolo, investě anche Crotone, dopo l'abolizione delle servitů militari del 1865, cui la cittŕ era sottoposta. Alle mura non fu riconosciuto alcun valore di testimonianza storica architettonica; la loro demolizione fu giustificata da prioritarie motivazioni di salubritŕ e igiene pubblica - avallate da un effettivo sovraffollamento del centro urbano - dietro le quali si celavano interessi privati alimentati dal miraggio di una speculazione fondiaria remunerativa. Tuttavia le filantropiche intenzioni iniziali furono accantonate. Gli interessi della classe dirigente, espressione della ricca proprietŕ terriera, prevalsero. In una quasi totale assenza di dibattito, l'amministrazione comunale decise di cedere gran parte delle mura a privati, che le avevano in parte occupate da tempo, consentendo, nonostante le alterazioni subite, una loro parziale conservazione. Una porzione della cinta muraria fu effettivamente demolita, oltre alla porta della cittŕ, anche per realizzare una strada di circonvallazione, che avrebbe marcato ulteriormente il confine tra la cittŕ antica e quella contemporanea.
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Stipčević, Ennio, Lorenzo Bianconi, Renato Bossa, and Ennio Stipcevic. "Musica e cultura a Napoli dal XV al XIX secolo." International Review of the Aesthetics and Sociology of Music 17, no. 1 (June 1986): 141. http://dx.doi.org/10.2307/836633.

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Coronella, Stefano. "Origini e sviluppi del giornalmastro nell’Italia dell’Ottocento." De Computis - Revista Española de Historia de la Contabilidad 16, no. 1 (June 26, 2019): 7. http://dx.doi.org/10.26784/issn.1886-1881.v16i1.342.

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Abstract:
Il giornalmastro (il Journal-Grand-Livre), un innovativo e geniale registro contabile derivante dalla fusione del libro giornale e del libro mastro inventato da Edmond Degrange ai primi dell’Ottocento, è stato di fondamentale importanza per la modernizzazione della contabilità. Attraverso di esso, infatti Degrange ha aperto la strada all’utilizzo e favorito l’affermazione della partita doppia di tipo “sintetico” e dei conti “sinottici” dopo secoli di adozione della partita doppia di tipo “analitico”. Peraltro, il giornalmastro ha suscitato pure un notevolissimo interesse tra gli studiosi ed i professionisti, tanto che numerose sono le applicazioni contabili apparse nell’Ottocento che si basano sulla sua logica. La possibilità di “sintetizzare” i conti e ridurre il numero dei registri da utilizzare ideata dal Degrange ha spinto infatti molti autori a proporre nuovi procedimenti e congegni contabili basati su un registro di tipo sintetico. In Italia le più importanti applicazioni contabili di quel periodo – fra cui anche la Logismografia di Giuseppe Cerboni, utilizzata per quindici anni come metodologia delle scritture dello Stato italiano – devono la propria esistenza alla rivoluzionaria invenzione del giornalmastro. Scopo del presente lavoro è pertanto quello di individuare le applicazioni contabili che in Italia sono “derivate”, in maniera più o meno evidente, dal giornalmastro, evidenziandone le analogie e le differenze rispetto a quest’ultimo. Ciò ci consente anzitutto di evidenziare il concreto contributo di Edmond Degrange allo sviluppo della tecnica contabile in Italia – contributo che, per lungo tempo, è in realtà stato sottovalutato se non addirittura dimenticato – nonché di “mappare” lo stato della tecnica contabile italiana alle soglie del XX secolo. A tale fine sono state accuratamente esaminate tutte le opere di ragioneria apparse in Italia dalla divulgazione del giornalmastro (avvenuta nel 1804) a tutto il XIX secolo e, per tutte quelle per le quali si è riscontrata una “base” tecnica riconducibile al giornalmastro, è stata poi effettuata un’attenta analisi comparativa. Il lavoro è suscettibile di ulteriori approfondimenti in particolare per quanto riguarda un’analoga indagine in altri Paesi.
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Rambaldi, Enrico Isacco. "STORIOGRAFIA CROCIANA E STORIA DELLE IDEE: L'ADAMO ED EVA DI ANTONELLO GERBI." Trans/Form/Ação 37, spe (2014): 9–36. http://dx.doi.org/10.1590/s0101-3173201400ne00002.

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Abstract:
Antonello Gerbi (1904-1976), storico della filosofia e del pensiero politico, fu molto vicino a Benedetto Croce ed ebbe rapporti con Arthur Lovejoy. Impostato secondo il modello storiografico crociano, il suo libro Il peccato di Adamo ed Eva espone la storia delle concezioni del Peccato originale come peccato carnale dal II al XIX secolo. Per la vastità delle fonti prese in esame (filosofi, teologi, poeti, artisti ...) e per il rigore col quale unifica la ricerca attorno al tema centrale della carnalità della Caduta, il libro presenta interessanti affinità con la storia delle idee e testimonia della versatilità del metodo storiografico di Croce, aperto a integrarsi con quello di Lovejoy.
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D’ascenzio, Anna, and Stefani Ferraro. "Un'analisi sociologica delle pratiche di medicalizzazione del disagio minorile nella scuola dell'obbligo." SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no. 2 (September 2022): 124–39. http://dx.doi.org/10.3280/siss2022-002009.

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Abstract:
Questo saggio restituisce un'analisi sociologica relativa ai rischi di accentuazione delle prassi di medicalizzazione dei disagi minorili, soprattutto nei contesti scolastici, riferendosi in particolare al contesto post-pandemico. Nella prima parte del saggio le autrici ripercorrono le fasi di sviluppo della medicina come strategia biopolitica e i processi di definizione dell'infanzia come condizione sociale, che si sono determinati alla fine del XIX secolo. Nei successivi pa-ragrafi sono analizzate le logiche di contaminazione esercitate dal neoliberismo sulle politiche sociali e scolastiche, esaminando le conseguenze di ciò rispetto alla percezione del corpo, tanto umano quanto sociale. Nell'ultima parte sono indagate le conseguenze della sussunzione della prassi di medicalizzazione e, a chiusura, è proposta una riflessione sul concetto di coscientizzazione.
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Kaniecki, Rafal. "L’influsso del luogo e del rito della santa messa sull’adempimento del precetto festivo." Prawo Kanoniczne 63, no. 4 (November 6, 2020): 3–13. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2020.63.4.01.

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Abstract:
Il Concilio di Adge (506) decise che si poteva adempiere il precetto festivo soltanto nella propria chiesa parrocchiale. Questa norma si è diffusa nella Chiesa latina e sopravviveva fino al Concilio di Trento (1545-1563), quantunque già in precedenza essa fosse stata indebolita dal diritto consuetudinario che permetteva di soddisfare l’obbligo, in determinate situazioni, anche in altre chiese parrocchiali, e anche, grazie ai privilegi papali, nelle chiese degli ordini mendicanti. Dal Concilio di Trento in poi i fedeli possono essere soltanto invogliati all’adempimento del precetto nella propria chiesa parrocchiale. Inoltre i loro concesso farlo negli oratori semi-privati, semi-pubblici, in alcuni oratori privati, e fuori dei luoghi sacri, partecipando alla Messa celebrata sugli altari portatili. Nella normativa vigente attuale basta partecipare alla Messa celebrata in qualunque luogo, però la celebrazione eucaristica fuori del luogo sacro richiede, per la liceità, il previo consenso dell’Ordinario. Il precetto festivo viene adempiuto attraverso la partecipazione alla Messa celebrata nel rito cattolico. Dal XIX secolo i cattolici latini e orientali possono adempierlo partecipando alla Messa nel rito diverso dal loro proprio. Mentre il “Direttorio ecumenico” (1967) aveva ammesso anche la possibilità di adempierlo occasionalmente attraverso la partecipazione alla Messa celebrata dai non cattolici, il “Direttorio ecumenico” (1993) attuale ha abrogato espressamente questo privilegio. La partecipazione alla Messa cattolica celebrata da un sacerdote scomunicato, interdetto, sospeso, se la sua pena è pubblica, adempie il precetto festivo, però un fedele può essere punito con giusta pena per la partecipazione in essa.
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Guario, Pino, and Bianca Maria Rinaldo. "Il cinema e la psicoanalisi: dal set al setting." GRUPPI, no. 3 (October 2011): 131–44. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-003012.

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Abstract:
Il cinema e la psicoanalisi sono stati spesso oggetto di studio e di interesse reciproco sia da parte dei registi che degli psicoanalisti, ma cosa avvicina questi due ambiti? Il legame fra il cinema e la psicoanalisi sembra poter essere rintracciato fin dalla loro origine, intrecciato da eventi apparentemente accidentali, ma che sono in realtŕ riflesso ed espressione della matrice inconscia collettiva propria della societŕ a cavallo fra XIX e XX secolo. In un'ottica rovesciata, la nascita contestuale delle due discipline puň essere letta anche come il prodotto onirico di quella stessa societŕ che, attraversata dalle angosce belliche e dai mutamenti sociali, sembrava ormai pronta a ripensare se stessa a partire dal confronto con i suoi demoni nascosti. In un'estrema semplificazione si puň infatti affermare che, al di lŕ delle piů complesse analisi sulla relazione fra il linguaggio del cinema e la teoria freudiana, il reale collante che lega indissolubilmente questi due linguaggi dell'anima, sia il loro stesso oggetto di indagine: i fantasmi inconsci che animano il desiderio e le paure dell'individuo nell'incessante ricerca della genesi intrapsichica del Sé e dell'Io, che lascia intravedere perň il substrato comune rappresentato dalla matrice unitaria dell'inconscio sociale.
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Ziglioli, Bruno. "Rivelare e nascondere. la città italiana come spazio di costruzione identitaria, politica e culturale dal XIX al XXI secolo." STORIA URBANA, no. 154 (August 2017): 5–9. http://dx.doi.org/10.3280/su2017-154001.

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Bonomelli, Lorenzo. "Il colera del 1836 e il corpo francese d'occupazione di Ancona. Tra gestione dell'epidemia e rappresentazioni politico-culturali." IL RISORGIMENTO, no. 1 (May 2021): 34–66. http://dx.doi.org/10.3280/riso2021-001003.

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Abstract:
L'articolo studia l'epidemia di colera che colpì Ancona nel 1836 focalizzandosi sul punto di vista della guarnigione francese insediata in città, nell'intento di analizzare l'impatto del «morbo asiatico» sulle relazioni tra i militari occupanti, le autorità e la popolazione civile. I generali francesi non lesinarono critiche al governo pontificio per la pessima gestione dell'emergenza sanitaria, influenzata dal «préjugé de la contagion» e orientata a pratiche medievali che, a loro avviso, esprimevano l'arretratezza dello Stato della Chiesa. Per tutta risposta, la pubblicistica reazionaria annoverava il colera tra i mali del XIX secolo, associandolo al ricordo degli sconvolgimenti portati dalla rivoluzione e da Napoleone. Questa lettura politico-culturale imperniata sullo scontro tra modernità e reazione non trova però corrispondenza nella realtà dei rapporti sociali e diplomatici: l'epidemia rafforzò i legami di solidarietà tra militari e civili, finendo per consolidare le buone relazioni tra Roma e Parigi.
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Zaccagnino, Cristiana. "Collezionisti, accademie, musei: storie del mondo etrusco dal XVI al XIX secolo. Atti dei convegni internazionali “La tradizione etrusca e il collezionismo in Europa dal XVI al XIX secolo”, Scuola Normale Superiore di Pisa, 2014-2016." Etruscan Studies 24, no. 1-2 (August 18, 2021): 151–56. http://dx.doi.org/10.1515/etst-2021-0011.

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Bonnet, Romain. "Pierre Bourdieu, lo Stato e la violenza politica in Italia. Il caso di Gioia del Colle (1920-1922, provincia di Bari)." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 299 (August 2022): 100–124. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-299005.

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Abstract:
Questo articolo mette per la prima volta a fuoco il sistema di pensiero di Pierre Bourdieu, incentratosul trittico concettuale capitale-habitus-campo, e culminante nella problematizzazionedello Stato. Per capire i legami complessi tra quest'ultimo e la violenza, il saggio analizzaun caso di brutalizzazione del primo dopoguerra. Il primo luglio 1920, verso mezzogiorno,un proprietario terriero di Gioia del Colle (provincia di Bari) diede l'ordine di fare fuoco suicontadini che tornavano dal lavoro per riscuotere la paga. L'ordine fu prontamente eseguitoda una cinquantina di altri possidenti raggruppati, armati e nascosti. Tuttavia, nell'estate del1922, i responsabili di questa aggressione furono assolti con una sentenza, a dir poco paradossale,di "legittima difesa". Per capire come sia stato possibile arrivare a questa esplosionedi violenza fisica, e alla sua copertura simbolica da parte delle istituzioni, il presente saggioanalizza la metamorfosi dello Stato italiano tra la fine del XIX secolo e l'avvento del Fascismo.Il caso di Gioia del Colle mette così in luce il passaggio tra la brutalità prebellica e labrutalizzazione postbellica.
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Ballerini, Arnaldo. "La nascita e la vergogna." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 3 (December 2012): 41–56. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-003003.

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Abstract:
L'Autore richiama l'interesse e la sincera partecipazione emotiva che possono essere evocate dal testo del dr. Guicciardi. Č un testo ben scritto e che si colloca all' interno della cultura psichiatrica italiana del XIX secolo, cosě che l' autore propone una panoramica di quelle che erano le teorie e le tesi di una psichiatria cosě positivistica e organicistica da rifiutare il proprio nome e darsi quello di "freniatria". Il titolo stesso dello studio del dr. Guicciardi si riferisce immediatamente alle tesi sulla "degenerazione" e successivamente sul possibile ritorno nella mente umana di oggi del passato dell' umanitŕ. Si puň condividere l'interpretazione del dr. Guicciardi che Chiara abbia vissuto il parto e l'infanticidio in uno stato di crepuscolo della coscienza, ma tutte le linee essenziali della organizzazione psicologica della paziente ci portano a porre in primo piano la emozione della vergogna, piů che quella di una colpa forse mai consapevolmente raggiunta. L'Autore, rifacendosi anche ai suoi studi sulla psicopatologia della vergogna e del delirio sensitivo, illustra questa possibilitŕ.
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Spazzali, Roberto. "Uno sguardo dall’Adriatico. La crisi asiatica dei tre imperialismi nei commenti di politica estera di Silvio Benco." Histria : the Istrian Historical Society review 3, no. 3 (2013): 117–42. http://dx.doi.org/10.32728/h2013.05.

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Abstract:
Trieste è stata, per un certo periodo di tempo, un privilegiato punto di osservazione sui principali fatti del mondo, in quanto sede di importanti compagnie di navigazione e di assicurazioni che fondavano i loro traffici e i loro interessi sulla raccolta e l’analisi puntuale della situazione internazionale. Infatti il giornalista triestino Silvio Benco dimostra notevole attenzione per la “geopolitica”, una disciplina che si afferma alla fine del XIX secolo come strumento di interpretazione dei fatti della politica internazionale in relazione alla geografia terrestre. Grazie agli strumenti scientifici della geopolitica, egli è in grado di esaminare la trasformazione degli equilibri internazionali nei primi 50 anni del XX secolo, prestando attenzione ad alcuni aspetti molto importanti: la corsa agli armamenti delle grandi potenze europee per ottenere il predominio marittimo con spese così pesanti da pregiudicare l’economia dei singoli Stati; l’affermazione di nuove potenze (Giappone e Stati Uniti) che si contendono l’Oceano Pacifico e il declino dell’Impero russo messo in crisi dalla grave situazione interna; il declino dell’Europa dove i sistemi politici sembrano troppo fragili ed incapaci di dare vita ad una società realmente democratica, in essi prevalgono le spinte autoritarie e l’ascesa delle caste militari in pieno accordo con i circoli finanziari e industriali; la crisi balcanica che accelera il processo di dissoluzione dell’Impero austro-ungarico e dell’Impero ottomano, aprendo un pericoloso varco negli equilibri dell’Europa sud orientale. Infine, dopo la seconda guerra mondiale, Silvio Benco ripone molta fiducia nella possibilità di costruire un nuovo spirito europeo in considerazione degli errori che hanno portato ad un conflitto più terribile del precedente. Benco è consapevole che l’Europa ha esaurito il suo ruolo storico rinunciando da tempo alla cultura e allo spirito liberale, il continente sembra escluso dal futuro. La maggiore preoccupazione di Benco è la perdita di identità: egli è attratto dal progresso e dalla modernità ma guarda con diffidenza i grandi movimenti di massa che sembrano non controllabili.
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Latham, J. Derek, and Federico Cresti. "Documenti sul Maghreb dal XVII al XIX Secolo. Archivio Storico Della Congregazione "De Propaganda Fide"." International Journal of African Historical Studies 22, no. 3 (1989): 512. http://dx.doi.org/10.2307/220215.

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Bosna, Vittoria. "Donna impegnata a livello civile e culturale: Dora d’Istria la voce di una intellettuale fuori dal coro." El Futuro del Pasado 10 (September 19, 2019): 519–29. http://dx.doi.org/10.14516/fdp.2019.010.001.019.

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Abstract:
Elena Ghika, conosciuta con il nome d’arte di Dora d’Istria, donna istruita ed erudita, si inserisce nel dibattito sulla emancipazione civile e culturale femminile in atto nel corso del xix secolo. Pronta a difendere i suoi diritti e quelli delle altre donne, propone come soluzione la diffusione dell’istruzione.La stessa Dora, sostenne che l’origine della disuguaglianza tra uomo e donna non era di natura biologica, ma di natura sociale. Quindi dipendeva da una tradizione culturale secondo cui le donne non dovessero istruirsi. Tutto questo aveva causato l’esclusione dalla politica delle donne e consentito l’emergere di false opinioni in merito alla loro inferiorità naturale. Un comportamento così ostile verso le donne Dora lo aveva notato in strutture tradizionali, il vero problema era liberare la società dagli antichi stereotipi riguardanti i ruoli femminili e quelli maschili.Utilizzando fonti storiografiche, articoli e documenti d’archivio, la ricerca è volta a sottolineare l’importante ruolo che l’intellettuale rumena ebbe nel panorama europeo come scrittrice e donna impegnata in politica. L’obiettivo del lavoro è ricostruire il suo pensiero sulle donne attraverso le sue opere e i suoi contatti con gli intellettuali del tempo che apprezzarono in lei il pensiero sia politico che pedagogico.
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Potter, T. W., and Filippo Delpino. "Cronache veientane. Storia delle ricerche archeologiche a Veio I. Dal xiv alla metà del xix secolo." American Journal of Archaeology 91, no. 1 (January 1987): 153. http://dx.doi.org/10.2307/505478.

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Luger, Daniel. "Gustav Pfeifer, Appunti di Paleografia Tedesca (dal XV al XIX Secolo) con 44 tavole e trascrizioni." Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung 124, no. 1 (March 1, 2016): 249–50. http://dx.doi.org/10.7767/miog-2016-0162.

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Tittarelli, Luigi. "I Trovatelli di Milano: Bambini Esposti e Famiglie Espositrici dal XVII al XIX Secolo. Volker Hunecke." Journal of Modern History 63, no. 1 (March 1991): 163–65. http://dx.doi.org/10.1086/244288.

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Caputo, Vincenzo. "“Godo d’essere italiano” : Saverio Almatura tra letteratura e arti figurative del Risorgimento." Quaderni d'italianistica 33, no. 2 (February 9, 2013): 77–93. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v33i2.19418.

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Abstract:
L’intervento si pone l’obiettivo di analizzare lo scritto autobiografico del pittore Saverio Altamura (1896). Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento numerosi artisti, napoletani di nascita o d’adozione (Altamura era nato a Foggia, ma si era formato nella città partenopea), elaborano una serie di testi autobiografici, i quali risultano importanti per poter ricostruire le vicende culturali italiane all’altezza del XIX secolo (tra questi artisti ricordiamo, tra gli altri, Bernardo Celentano, Gioacchino Toma, Michele Cammarano, Domenico Morelli, Edoardo Dalbono). Nell’opera di Altamura, in particolar modo, gli interessi artistici si sovrappongono a quelli politici in un miscuglio nel quale grande importanza è affidata anche al tema amoroso. Trasporre sul piano letterario vicende avvenute decenni prima rispetto al tempo della scrittura significa, però, anche ripensare in maniera critica a quelle vicende. Nell’ultimo capitolo dell’autobiografia Altamura torna con la mente alla rivolta napoletana del 15 maggio 1848, alla quale egli aveva partecipato. Un dubbio lacera la coscienza dell’anziano artista. È il dubbio di aver generato la morte di due contadini che cercavano di abbattere la barricata di Largo Carità. Una macchia cruenta, così, finisce per imbrattare la tela del racconto risorgimentale disegnata con la penna dal pittore meridionale.
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Leonardi, Francesca. ""A riveder la china". Dante nei fumetti (e vignette) italiani dal XIX al XXI secolo. A cura di L. Canova, L. Lombardo, P. Rigo." Dante e l'Arte 9 (December 22, 2022): 249–52. http://dx.doi.org/10.5565/rev/dea.171.

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Harris, Dianne. "Review: L'arte dei giardini: Scritti teorici e pratica dal XIV al XIX secolo by Margherita Azzi Visentini." Journal of the Society of Architectural Historians 61, no. 2 (June 1, 2002): 251–53. http://dx.doi.org/10.2307/991859.

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Maria Oteri, Annunziata, and Oana Cristina Tiganea. "La dimensione urbana delle epidemie: riflessioni su città e malattie in Europa nel xix secolo." TERRITORIO, no. 97 (February 2022): 11–16. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-097-supplementooa12922.

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Abstract:
Il saggio analizza gli effetti di epidemie e malattie nell'organizzazione e nell'uso degli spazi urbani in età contemporanea in ambito europeo. L'obiettivo è di indagare, in una prospettiva storica, la relazione tra città e malattie e riflettere sui cambiamenti che le epidemie hanno comportato nel tempo nei modi di percezione e fruizione della città. Il saggio indaga inoltre le resistenze al cambiamento che in molti casi hanno compromesso l'efficacia dei provvedimenti adottati, sottolineando quella propensione alla ‘dimenticanza' che l'umanità sempre manifesta di fronte alle catastrofi.Il contributo analizza strategie, metodi e pratiche, talvolta rivoluzionari, posti in atto dal tardo Settecento per prevenire e contrastare il dilagare di epidemie e mali contagiosi, nonché gli esiti indotti, e propone una riflessione finale su similitudini e differenze tra le esperienze del passato e quanto sta accadendo nell'attuale stagione pandemica.
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Kałowski, Julian. "Ewolucja prawodawstwa kościelnego dotyczącego instytutów zakonnych o ślubach prostych." Prawo Kanoniczne 34, no. 3-4 (December 10, 1991): 75–103. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1991.34.3-4.04.

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Abstract:
L ’autore ha provato la tesi che gli istituti religiosi con i voti semplici, cioè tali che i loro membri facevano la professione semplice e non furono obbligati della legge di osservare la clausura papale, hanno avuto una ricca evoluzione giuridica. Tali istituti, partendo dal primo momento di esistere, fino alla piena approvazione formale, cioè al conferimento della personalità giuridica fatta dalla Santa Sede, hanno subito numerose limitazioni da parte della legislazione ecclesiastica. L’autore ha analizzato la costituzione Circa pastorialis di Pio V e Lubricum vitae genus che contenevano una normativa di grande importanza e l’influsso per la legislazione riguardante degli istituti religiosi con i voti semplici. L’autore ha sottolineato il fatto che documenti promulgati dal Pio V hanno ridotto la vita religiosa alla forma con i voti solenni ed obbligo della clausura papale. Dopo questi considerazioni l’autore ha messo in evidenza inefficacia delle norme emesse dal Pio V. E’ stato provato che la vita e la pratica usata delle autorità ecclesiali si furono mostrate più forti dei rigidi divieti di fondazione degli istituti religiosi con i voti semplici. E proprio tale tendenza si è manifestata, sotto la pressione delle circostanze e delle necessità (per esempio bisogno d’assistenza delle persane con le malattie mentali) e perciò l’autorità ecclesiali permettevano non solamente alla fondazione di numerosi istituti religiosi con i voti semplici, ma anche alla fondazione degli associazioni che imitavano lo stile di vita religiosa. L’autore ha considerato anche il problema della piena approvazione degli istituti religiosi con i voti semplici e il processo di ottenere della piena personalità giuridica. E’ stato provato che quel processo fu lungo e che si svilupava evolutivamente col passare del tempo. L’autore rivelato anche il fatto che il periodo del tempo più significativo per la stabilizzazione giuridica degli istituti religiosi di voti semplici ricadava a cavallo del XIX e XX secolo. Alla fine l’autore si occupava del diritto canonico riguardante l’argomento dal codice di diritto canonico del 1917 fine alla promulgazione del codice 1983.
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Jemielity, Witold. "Ambona w Księstwie Warszawskim i Królestwie Polskim dla ogłoszeń cywilnych." Prawo Kanoniczne 43, no. 1-2 (June 5, 2000): 141–216. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2000.43.1-2.07.

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Abstract:
Nel secolo XIX dal pulpito della Chiesa (Ambona) mettevano linformazioni dei diversi avvenimenti statali, amministrativi e locali. II Governo spediva diversi scritti ai vescovi, e quelli mandavano ai decani delle parrocchie e in consequenza parroci erano come messagieri nell’altre parrocchie. II processo di leggere annunzi occupava tanto tempo, perfino a prezzo di tempo dell’insegnamento della Chiesa. I sacerdoti trattavano questo tanto spesso come spiacevole obbligo. Il più grande numero degli abitanti dei villagii e delle cittadine non sapevano di leggere. Alcune notizie alla gente tramandavano i sindaci ma di più parroci. Gli annunzi civili riguardavano dei diversi problemi. I fedeli erano informati degli avvenimenti politici: degli imperatori, delle guerre, della pace e dei più importanti personaggi ufficiali. II Govrno informava delle mallatie della gente e degli animali. Avvertiva d avvanti degli incendi. Emanava i decreti dei mendicanti. Dedicava tanta attenzione ai giovani uomini i quali stavano davvanti all’obbligo del servizio militare. Informava dei cambiamenti e di dogliere i soldi dalla circolazione. Raccomandava di piantare degli alberi a lungo delle strade. Stabiliva i principi del commercio nel paese e come pure d’esportare merce. Annunziava i termini di pagare 1’imposte. Regolava nei villaggi le questioni delle proprietà privati. Si interessava d’emigrazione delle gente, del trattamento degli annimali e pure delle lotterie e dei scavi archeologici. L’autore elaborato questi probierni solamento sull’appogio dei fonti d’rchivio.
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Filip-Gherman, Viorel. "Chiesa e società in Transilvania all’inizio del XX secolo. La confutazione del prete come preliminario per il passaggio al neoprotestantesimo: il caso della parrocchia Mașca (zona di Lăpuș, provincia di Maramureș)." Journal of Church History 2020, no. 2 (December 1, 2020): 69–85. http://dx.doi.org/10.24193/jch.2020.2.5.

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Abstract:
Riassunto: Il presente saggio offre un contributo documentario significativo al fine di capire meglio i “rapporti di potere” a livello delle comunità rurali della Transilvania della seconda metà del XIX secolo ed all’inizio del successivo. In base ad una documentazione rintracciata attraverso ricerche su fondi d’archivio, collocati presso il Servizio Distrettuale Maramureș degli Archivi Nazionali della Romania, viene presentato “il dossier” di un conflitto locale protrattosi per un periodo lungo e che finì per indebolire l’identità confessionale iniziale di una comunità rurale del nord della Transilvania, rendendo così possibile il passaggio ad un’altra confessione religiosa, ad una protestante, nel caso di cui ci stiamo occupando. Si tratta della parrocchia ortodossa romena Mașca (che cambiò il nome dopo la seconda guerra mondiale, diventando Răzoare), dove il giovane prete Ioan Dobre fu incaricato, nel 1905, anche dell’incombenza di insegnante nella scuola locale, gestita appunto dalla stessa parrocchia ortodossa del villaggio. Questo episodio fu l’inizio di un rapporto teso tra il sacerdote, il comitato della parrocchia locale e il rispettivo decanato ortodosso (con sede nella città di Dej, capoluogo di provincia prima e dopo il 1918), che peggiorò durante il tempo e che si prolungò a lungo. Questo stato di cose fece sì che la Mașca fosse una delle parrocchie della zona di Lăpuș (distretto di Maramureș), più segnata dal passaggio al neoprotestantesimo.
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Moisand, Jeanne. "Dal tempio monumentale alla baracca da fiera: mutamenti dello spazio urbano e luoghi teatrali a Madrid e Barcellona alla fine del secolo XIX." MEMORIA E RICERCA, no. 29 (March 2009): 29–45. http://dx.doi.org/10.3280/mer2008-029003.

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Abstract:
- This article compares the construction of theaters in Madrid and Barcelona from the 1830's to the 1910's by looking at the various forms and types of theaters, as well as those who funded them. As the history of books has shown, we can gain a better understanding of the social uses of cultural goods by analyzing the material forms in which they are produced and distributed. In the two Spanish main capital cities, the architectural evolutions of theater buildings, social changes in the constructors' milieux, and the movement of theater sites out of the city centers to suburban areas, show how theater descended from an elitist form of culture to a mass consumption good, available to partly illiterate populations.
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Burke, Peter. "Cesare de Seta et al., Città d'Europa: Iconografia e vedutismo dal xv al xix secolo. Naples: Electa Napoli, 1996. 212pp. No price given." Urban History 26, no. 1 (May 1999): 129–60. http://dx.doi.org/10.1017/s0963926899300183.

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CHINNICI, ILEANA. "19TH CENTURY SPECTROSCOPIC INSTRUMENTS IN ITALIAN ASTRONOMICAL OBSERVATORIES." Nuncius 15, no. 2 (2000): 671–79. http://dx.doi.org/10.1163/182539100x00092.

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Abstract:
Abstracttitle RIASSUNTO /title Questo paper esamina l'attivit di ricerca condotta in Italia nella seconda met del XIX secolo nel campo della nascente astrofisica, soffermandosi sugli strumenti allora utilizzati dai principali esponenti di questa disciplina e sui costruttori italiani di strumenti spettroscopici. Si tenta quindi di dare una spiegazione della debolezza dell'industria italiana in questo settore che si inquadra nella crisi generale del settore degli strumenti scientifici nel XIX secolo in Italia.
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Bordone, Renato. "Mitologia dell'etÀ comunale e ipoteca sabauda nella storiografia piemontese del settecento." SOCIETÀ E STORIA, no. 133 (October 2011): 437–48. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-133002.

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Abstract:
Nel corso dell'ottocento, in tutte le cittÀ e i centri minori del Piemonte furono prodotte ricerche di storia municipale, che risentirono dapprima dell'influenza esercitata dal "modello" del comune cittadino (applicato anche a quei centri urbani o semi-urbani che non ebbero nel XII e XIII secolo un'effettiva autonomia municipale). Nella seconda metÀ del secolo, con la costituzione del Regno d'Italia e l'affermazione del "mito" dinastico sabaudo, prevalsero invece i riferimenti alla dinastia che sin dal tardo medioevo aveva parzialmente unificato la regione subalpina.
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MALACRIDA, LORENZO MARRI. "GIOVANNI BATTISTA GIORDANO, Storia dell'ospedale di Fregionaia, nel secolo XIX ed inventario del suo archivio storico dal 1813 al 1942, Roma, Delfino editore, 1991, pp. 251." Nuncius 7, no. 1 (1992): 311. http://dx.doi.org/10.1163/182539192x00622.

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Basso, Ingrid. "Kant nel dibattito filosofico e giuridico danese del primo Ottocento." Estudos Kantianos [EK] 7, no. 2 (January 14, 2020): 55–72. http://dx.doi.org/10.36311/2318-0501.2019.v7n2.05.p55.

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Abstract:
La cosiddetta disputa-Howitz che si accese a Copenaghen nella seconda metà degli anni Venti dell’Ottocento rappresentò il primo dibattito filosofico autenticamente danese occorso in Scandinavia nel XIX secolo. Il nome si deve al medico legale Frantz Gotthard Howitz (1789-1826) che nel 1824 pubblicò il trattato filosofico-giuridico Su follia e imputabilità. Un contributo alla Psicologia e al diritto, che fu pubblicato in forma di articolo nella Rivista giuridica diretta dal giurista e futuro primo ministro danese Anders Sandøe Ørsted (1778-1860), che nel 1798 aveva pubblicato un trattato sulla dottrina kantiana della libertà, opera considerata oggi il frutto più maturo del kantismo in Danimarca. Quale membro del Collegio di Sanità, Howitz doveva valutare l’imputabilità dei criminali. Nel suo testo egli accusò la giurisprudenza danese dell’epoca di essere fondata sul sistema kantiano della moralità; criticò dunque la concezione kantiana della libertà come capacità di determinare le proprie azioni sulla base di un fondamento puramente razionale. Secondo Howitz l’essere umano non è propriamente dotato di libertà in questo senso, poiché ogni azione umana è necessariamente determinata da un motivo che pesa più di altri e la cosiddetta razionalità altro non è che capacitas motivorum. La libertà dovrebbe essere intesa dalla giurisprudenza come capacitas motivorum, ovvero una libertà che non ha nulla a che vedere con la moralità. Howitz sostiene contro la visione morale kantiana che la stessa moralità nasce e si sviluppa sulla base dell’organizzazione cerebrale. Quando apparve, il trattato di Howitz suscitò immediatamente le reazioni critiche di figure di intellettuali di spicco quali lo stesso Anders Sandøe Ørsted, il teologo e futuro vescovo Jacob Peter Mynster, il drammaturgo e critico letterario Johan Ludvig Heiberg e il filosofo Frederik Christian Sibbern, futuro professore e mentore del giovane of Søren Kierkegaard. L’articolo mira a esplorare i fondamenti filosofici del dibattito e soprattutto il ruolo che ebbe in esso la filosofia morale di Kant. Recebido / Received: 4.9.2019.Aprovado / Approved: 28.10.2019.
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LIPPI, DONATELLA. "G. B. GIORDANO, Storia dell'Ospedale di Fregionata nel secolo XIX ed inventario del suo archivio storico dal 1813 al 1942, Roma, A. Delfino Editore, 1991, 251 pp." Nuncius 6, no. 2 (1991): 421–22. http://dx.doi.org/10.1163/182539191x01325.

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de Blaauw, Sible. "A mediaeval portico at San Giovanni in Laterano: the Basilica and its ancient conventual building." Papers of the British School at Rome 58 (November 1990): 299–316. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200011685.

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Abstract:
UN PORTICO MEDIOEVALE A SAN GIOVANNI IN LATERANO: LA BASILICA E L'EDIFICIO CONVENTUALE ADIACENTENella campata dell'angolo nord-ovest del chiostro di S. Giovanni in Laterano in Roma, ed in un ambiente adiacente, appaiono delle vestigia di una struttura di epoca precedente a quella dell'attuale chiostro, costruito nel secondo quarto del XIII secolo. Tali resti vengono interpretati in questo articolo come appartenenti ad un portico risalente ai primi decenni del XII secolo. Esso comprendeva un colonnato di almeno cinque colonne ed era sormontato da un piano superiore dove si trovava una stanza decorata con pitture murali. Sembra che la struttura si appoggiasse sull'angolo sud-ovest della basilica, ma la sua estensione esatta resta incerta. Dal punto di vista tipologico, l'edificio appare in stretta relazione con le sale d'ingresso a colonne in case private della Roma medioevale. Una sezione specifica dell'articolo è dedicata all'esame delle fonti scritte relative a questa parte del complesso lateranense. Esse confermano una tradizionale collocazione in quest'area degli edifici adibiti a residenza per il clero della basilica. I testi liturgici testimoniano l'esistenza di un chiostro in quest'area già nel XII secolo. Le testimonianze archeologiche indicano che l'ubicazionc di questo chiostro più antico, non può avere coinciso esattamente con quella del chiostro del XIII secolo che lo sostituì. L'ipotesi che si propone qui è che il portico descritto formasse parte di un cortile a colonne che doveva servire nel XII secolo come chiostro dei canonici lateranensi.
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Preston, Patrick. "L'inquisizione in Italia dal XII–XXI secolo. By Andrea Del Col. Milan: Mondadori, 2006. Pp. iv+963 incl. 9 charts, 1 table and 1 map. €15.80 (paper). 978 88 04 53433 4." Journal of Ecclesiastical History 59, no. 4 (October 2008): 744–45. http://dx.doi.org/10.1017/s0022046908005253.

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Żelazny, Jan W. "Dzieje patrystyki w środowisku krakowskim (Zarys)." Vox Patrum 36 (December 15, 1999): 85–96. http://dx.doi.org/10.31743/vp.7810.

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Abstract:
Dai ultimi anni XIV secolo, alla corte della santa regina Hedvige, si possono trovare le radici degli studi sui Padri nel nostro ambiente. Ma la storia della patrologia e collegata con la storia dell’Accademia di Cracovia. Nel principio gli studi patristici erano inseriti negli studi di filologia e di storia della Chiesa. Il rinascimento e collegato con l’attivita della scuola filologica e teologica presso l’Universita Jagiel- lonica nel XIX secolo ed e stata coronata con la fondazione della prima cattedra di patrologia in Polonia nel 1938. Oggi l’attivita patristica accademica si svolge nell’ambiente della Accademia Pontificia di Teologia.
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Chávez, Fernando Ibarra. "Riflessioni sulla traduzione nell'ottocento messicano." Revista de Italianística, no. 34 (November 7, 2017): 103. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i34p103-111.

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Abstract:
Per tutto il secolo XIX, la traduzione di letteratura italiana nel Messico fu un’attività praticata soprattutto dai poeti. Come mestiere artistico e professionale, alcuni membri dell’élite intellettuale del paese videro la traduzione come un problema letterario e il traduttore fu valutato come un professionista specializzato. Le prime riflessioni sul tema le troviamo nella rivista Miscelánea di José María Heredia e, col passare del tempo, vedremo che i ragionamenti intorno alla traduzione cambiarono, al punto che alla fine del secolo Francisco Sosa pubblicò un commento analitico a proposito di tre traduzioni (spagnole e messicane) della Gerusalemme Liberata del Tasso.
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