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Mela, Sara. "Reti d'impresa e beni collettivi locali per la competitivitŕ: il marchio Monferr.aLto." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 97 (May 2012): 11–24. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-097002.

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Abstract:
L'articolo analizza un progetto realizzato dallo spin-off dell'Universitŕ del Piemonte Orientale, finalizzato a dar vita a una rete d'imprese del comparto agroalimentare, alla luce di alcuni strumenti concettuali: quello di rete d'impresa e di beni collettivi locali per la competitivitŕ. L'autrice mette in luce le caratteristiche dei beni collettivi prodotti dalla rete, il ruolo svolto dallo spin-off e le ricadute del progetto sulla competitivitŕ complessiva del sistema territoriale.
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Monaci, Massimiliano. "Oltre i giochi di parole: Cittadinanza d'impresa e Csr." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 117 (May 2010): 149–65. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-117011.

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Abstract:
Benché da tempo utilizzato in letteratura e nella prassi d'impresa, il concetto di "cittadinanza d'impresa" rimane ancora relativamente indefinito e poco approfondito. Ispirandosi soprattutto a un recente filone del dibattito anglosassone, l'articolo propone di andare oltre la diffusa tendenza a usare questa espressione come semplice sinonimo di "responsabilitŕ sociale d'impresa". In particolare, si evidenziano tre ulteriori possibili declinazioni del concetto: cittadinanza d'impresa come pratica olistica della responsabilitŕ sociale; come interdipendenza nella comunitŕ locale di riferimento; e come ruolo di governo dei titoli di cittadinanza - tradizionali ma anche emergenti - dei soggetti individuali. Il quadro complessivo che ne scaturisce invita non solo a guardare sempre piů alle imprese come attori politici, ma, piů profondamente, a metterne in luce l'influenza nelle attuali dinamiche di trasformazione della cittadinanza stessa.
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Bonfanti, Angelo. "Sviluppo sostenibile in azione: il ruolo delle Banche di Credito Cooperativo nella comunitÀ locale." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 2 (May 2009): 61–81. http://dx.doi.org/10.3280/mc2009-002004.

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Abstract:
- This paper will analyze the role of Cooperative Credit Banks (CCBs) as actors and promoters of sustainable development within the local community. In particular, the Total Corporate Communication Model (Balmer & Gray, 2000) will be used to present a qualitative exploratory research on the initiatives and interventions undertaken by CCBs in their territories. The communication tools employed by CCBs to promote the value of sustainability will be discussed. The analysis will lead to the identification of potential strategic strengths as well as improvement areas in the CCBs' actions for sustainable development.Keywords: Cooperative Credit Banks, sustainable development, corporate social responsibility, corporate identity, corporate communication, corporate culture.Parole chiave: Banche di Credito Cooperativo, sviluppo sostenibile, responsabilitÀ sociale d'impresa, identitÀ d'impresa, comunicazione d'impresa, cultura aziendale
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Franco, Amatori. "Storia d'impresa: complessitŕ e comparazioni." PASSATO E PRESENTE, no. 85 (February 2012): 117–27. http://dx.doi.org/10.3280/pass2012-085007.

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Abstract:
Business History: complexity and comparisons. An overview of the last two centuries of business history around the world focusing on three variables: technology, the firm, and the local context. Analysis shows the continuous competition between various countries, from the United States and Japan to China and India, with new waves of technology that make it impossible to forecast history. Business history naturally leads to the larger field of economic history.
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Prati, Giacomo, and Matteo Zocca. "In scena il Teatro d'Impresa." FOR - Rivista per la formazione, no. 88 (December 2011): 143–44. http://dx.doi.org/10.3280/for2011-088024.

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Pagan, Veronica, and Claudia Peiti. "Il welfare aziendale come comunità d'impresa." ECONOMIA PUBBLICA, no. 3 (January 2021): 103–23. http://dx.doi.org/10.3280/ep2020-003005.

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Abstract:
L'articolo si propone di analizzare gli attuali strumenti di welfare aziendale e le azioni introdotte dai diversi livelli di regolazione. Grazie al contributo di indagini e studi di settore, vengono pertanto presentate le diverse accezioni di welfare aziendale: il cosiddetto secondo welfare, gli elementi di conciliazione vita-lavoro, i beni e i servizi che attengono più alla cultura aziendale (fringe o flexible benefit) e infine gli strumenti più innovativi e che si identi-ficano con un concetto di welfare più recente (welfare allargato alla comunità esterna). Rispetto al ruolo della contrattazione, gli autori osservano come l'attenzione del-le parti sociali verso il tema sia cresciuta negli ultimi anni e come le iniziative aziendali abbiano assunto un carattere integrativo di rilievo rispetto al ruolo degli istituti negoziali collettivi. Il lavoro esplora, infine, le prospettive future del welfare aziendale, con uno sguardo al settore delle public utility, anche alla luce della recente emergenza sanitaria. La diffusione del COVID-19 ha infatti permesso di "accelerare forzatamente" l'adozione di strumenti già presenti nel ventaglio delle politiche di welfare azien-dale ma precedentemente relegati a quote minoritarie di imprese (come il welfare allargato e lo smart working). Sarà necessario mantenere viva la raccolta delle informazioni e i primi dati rive-lano come il welfare aziendale stia assumendo un ruolo di propulsore al cambiamento e possa, in futuro, costituire uno strumento capace di disegnare un nuovo modo di lavorare e di essere parte di una comunità d'impresa.
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Lepore, Amedeo. "Nuove prospettive per la storia d'impresa." Pecvnia : Revista de la Facultad de Ciencias Económicas y Empresariales, Universidad de León, no. 11 (December 1, 2010): 105. http://dx.doi.org/10.18002/pec.v0i11.631.

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Abstract:
La historia de la empresa es una disciplina abierta que puede incluir, además de las cuestiones relacionadas con la evolución de la economía, las empresas, el mercado y el mundo empresarial, otros ámbitos institucionales, culturales y sociales relacionados con los acontecimientos contemporáneos como resultado de un largo proceso de industrialización. La primera revolución industrial se inició a finales del siglo XVIII, seguida por una profunda transformación industrial que tuvo lugar en la segunda mitad del siglo XIX, la industrialización masiva del siglo XX y el nuevo escenario post-fordista del siglo XXI son los hitos históricos de un fenómeno que ha acompañado las diferentes etapas de desarrollo y la economía mundial durante el período que se caracterizó por la supremacía de la producción capitalista. En resumen, la historia de la empresa es un elemento esencial, en términos de calidad, para la comprensión de la estructura económica de un país desde una perspectiva dinámica y un punto de vista comparativo. No es sorprendente que, a comienzos del siglo XX la historia de la empresa saltó de los Estados Unidos en relación con el modelo del "big business", como un análisis y un profundo examen de la actividad, incluso de un aspecto crítico, se dirigió a algunos tipos de desarrollo y estrategias de la empresa. Como está escrito por Alfred D. Chandler: «La historia de la empresa apareció por primera vez como distinguible sub-campo de la historia económica a finales de los 1920 y en los 1930. Su predecesor, la historia económica, se convirtió en una disciplina identificable sólo unos años antes». La primera Cátedra de Historia de la Empresa se activó en 1927 en la Harvard Business School, y fue cubierta hasta mediados del siglo pasado por Norman SB Gras, que se ha decidido dividir la historia de la empresa en seis periodos diferentes: “Pre-business capitalism”, “Petty capitalism”, “Mercantile capitalism”, “Industrial capitalism”, “Financial capitalism”, “National capitalism”. Después de la Segunda Guerra Mundial, Joseph Schumpeter y Arthur H. Cole han fundado el Center for Research in Entrepreneurial History, donde especialistas como Alfred D. Chandler, Thomas Cochran y Landes David fueron capacitados. Ellos estuvieron involucrados en el análisis de la iniciativa empresarial, la relación entre empresas y la sociedad, el papel de la innovación, la relación entre estrategia y estructura, y la capacitación para las organizaciones. Por lo tanto, la experiencia de Estados Unidos sirvió como marcador de pauta en muchos otros Países, donde la historia de la empresa había conocido una amplia difusión de la segunda mitad del siglo pasado. La posibilidad de utilizar archivos corporativos de una manera sistemática ha comenzado a entrar en vigor en Alemania desde 1907, cuando el Archivo de Renania-Westphalisch se estableció. Esto se ha convertido en un punto de referencia para la apertura de instituciones similares en muchos Países. En términos generales, las fuentes para la historia de la empresa se pueden dividir en cuatro tipos diferentes: los generados por la propia empresa -clasificada en primaria y secundaria-, las originadas fuera de la empresa -por ejemplo, las instituciones públicas, sindicatos y asociaciones- y las fuentes orales. La metodología tradicional de investigación en Historia de la Empresa se centra en el uso de las fuentes principales, representadas, sobre todo, de los archivos de empresas. El advenimiento de la "sociedad de la información", no sólo se centra en el cambio de paradigmas tradicionales económico, sino también un profundo replanteamiento de la producción científica, y la distribución del conocimiento. La introducción y el uso de fuentes electrónicas no es un mero efecto de sustitución de antiguos instrumentos, sino una ayuda extraordinaria para seguir avanzando en una disciplina como la historia de la empresa. <br />
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Lomaglio, Beatrice. "Cultura d'impresa, formazione e identità territoriale." FOR - Rivista per la formazione, no. 2 (September 2021): 51–53. http://dx.doi.org/10.3280/for2021-002012.

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Scamuzzi, Sergio. "La cultura d'impresa di Luciano Gallino." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (January 2017): 210–18. http://dx.doi.org/10.3280/so2016-002017.

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Cattò, Pier Luigi, and Paolo Di Marco. "La gestione dei progetti nelle reti d'impresa." PROJECT MANAGER (IL), no. 18 (June 2014): 21–23. http://dx.doi.org/10.3280/pm2014-018007.

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Garofalo, Mario Giovanni. "Nuova organizzazione d'impresa e diritto del lavoro." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 3 (February 2012): 122–33. http://dx.doi.org/10.3280/sd2011-003011.

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Del Punta, Riccardo. "Modelli organizzativi d'impresa e diritto del lavoro." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 3 (February 2012): 113–21. http://dx.doi.org/10.3280/sd2011-003010.

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Savoja, Luca. "La visita d'impresa. Da attrazione a prodoto turistico." ROTUR. Revista de Ocio y Turismo 4, no. 1 (November 10, 2011): 33–56. http://dx.doi.org/10.17979/rotur.2011.4.1.1252.

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Abstract:
El turismo industrial es un concepto complejo que abarca muchas actividades turísticas, unade ellas es el llamado Turismo de Industria Viva que toma sustancia en el visitar por placercompañías y empresas industriales mientras están funcionando. El Turismo de Industria Vivaes una actividad encaminada a proporcionar un conocimiento directo de los procesos y productostípicos y representativos del territorio local. Puede haber varios tipos de motivaciones para esta tipología turística, desde las más orientadasal turismo escolar y/o de estudio hasta las formas más lúdicas en las el deseo de conocerse acopla con la posibilidad de probar, experimentar y comprar productos.Este artículo se centra en una discusión sobre las principales características del Living IndustryTourism, de su potencial y sus debilidades como producto comercial en el área del turismo.Además, para mostrar cómo es posible transformar esta atracción potencial en una oportunidadconcreta para los turistas, en el artículo se presentan algunos detalles de un caso innovadoren el que las visitas de empresa se van ofreciendo al segmento de los turistas individualesde la misma manera de las otras atracciones turísticas de una gran ciudad como es el caso de Turín en Italia.
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Stanghellini, Lorenzo. "Parte II: Le crisi d'impresa fra diritto ed economia." RITORNO AL DIRITTO, no. 8 (February 2010): 179–81. http://dx.doi.org/10.3280/rit2008-008015.

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Scanni, Ilaria. "Le trasformazioni dell'organizzazione d'impresa e la professionalitŕ del lavoratore." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 3 (February 2012): 157–60. http://dx.doi.org/10.3280/sd2011-003016.

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Materassi, Letizia. "Responsabilità sociale d'impresa per la valorizzazione della diversità aziendale." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 134 (June 2014): 68–83. http://dx.doi.org/10.3280/sl2014-134004.

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Bianchi, M. "Il Processp di Creazione D'impresa nei Paesi in Transizione." Revista Organizações em Contexto 2, no. 3 (June 30, 2006): 24–47. http://dx.doi.org/10.15603/1982-8756/roc.v2n3p24-47.

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Monaci, Massimiliano. "L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Abstract:
Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Sainaghi, Ruggero. "Strategia di destinazione e d'impresa nel comparto alberghiero: quali confini?" ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 2 (January 2012): 243–63. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-002003.

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Abstract:
Il presente articolo intende analizzare il legame esistente tra i segmenti di clientela attratti da una destinazione e le stagionalitŕ caratterizzanti le imprese alberghiere in essa operanti. La riflessione č inserita all'interno di un ampio corpus di studi rappresentato dalle ricerche sulle determinanti di impresa, condotti all'interno dello strategic e dell'hospitality management. Da un punto di vista metodologico, l'analisi presenta un elemento di originalitŕ: si basa su dati giornalieri anziché mensili, come generalmente avviene valorizzando le statistiche ufficiali. I risultati mostrano, da un lato, una relativa difficoltŕ da parte delle imprese alberghiere di una destinazione a modificare i segmenti attratti, le stagionalitŕ e l'occupazione. La strategia a livello di impresa č invece piů incisiva nella gestione della politica di pricing. Queste conclusioni sono piuttosto evidenti nei periodi di alta stagione. Per contro, durante i periodi di minore affluenza della clientela si rileva una maggiore capacitŕ delle scelte di posizionamento nell'incidere sui livelli di occupazione.
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Castiello d'Antonio, Andrea, and Luciana d'Ambrosio Marri. "Entrare e vivere nelle organizzazioni d'impresa: questioni d'inserimento e oltre." FOR - Rivista per la formazione, no. 84 (November 2010): 44–51. http://dx.doi.org/10.3280/for2010-084008.

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Badriotti, Augusta. "L'imposta sul reddito d'impresa: armonizzazione o concorrenza fiscale in Europa?" ECONOMIA PUBBLICA, no. 1 (January 2010): 5–26. http://dx.doi.org/10.3280/ep2009-001001.

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Burlina, Chiara. "L'effetto dei contratti di rete sulla performance d'impresa: il caso italiano." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 1 (March 2018): 138–52. http://dx.doi.org/10.3280/es2018-001010.

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Piccardo, Claudia, and Filippo Pellicoro. "La valutazione come marker qualitativo e l'impatto organizzativo del Teatro d'Impresa." FOR - Rivista per la formazione, no. 81 (January 2010): 32–36. http://dx.doi.org/10.3280/for2009-081008.

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Schiavone, Francesco. "Le strategie di crescita delle imprese elettriche europee dopo la liberalizzazione." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 3 (September 2009): 91–115. http://dx.doi.org/10.3280/mc2009-003006.

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Abstract:
- The paper stresses how the recent directives of European Commission (aimed at liberalising the European electricity industry) affected the growth strategies of the main European electricity companies during the last 10 years. The most used strategies were diversification in other utilities markets (e.g. gas and telecommunications) and internationalisation (mainly via acquisitions of foreign electricity companies). These strategies were crucial in order to allow the transition of these companies towards the "multi- utility" business model.Keywords: electricity industry, liberalisation, firm strategies, internationalisation, diversification, acquisitionsParole chiave: industria elettrica, liberalizzazione, strategie d'impresa, internazionalizzazione, diversificazione, acquisizioni
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Pulignano, Valeria. "Ristrutturazioni di impresa e mercato del lavoro. Un'analisi comparata degli effetti sull'occupazione dei processi di cambiamento aziendale in Europa." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 131 (August 2011): 489–512. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-131008.

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Abstract:
Questo saggio si propone di sottolineare l'importanza delle differenze istituzionali del mercato del lavoro nell'analisi della diversitŕ dei processi di cambiamento aziendale in diversi contesti nazionali in Europa. Utilizzando i dati comparati di dodici, rappresentati da imprese multinazionali europee caratterizzate dall'avvio di un processo di ristrutturazione in Olanda, Italia, Francia, Austria, Danimarca, Irlanda e Svezia, si sostiene che i diversi contesti nazionali del mercato del lavoro influenzano le risposte dele del sindacato d'impresa alle ristrutturazioni. Tuttavia, l'indagine empirica mette in risalto l'esistenza di una variazionee-Paese. Ne risulta, pertanto, una visione piů dinamica del concetto di «variazioni istituzionali».
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Cacia, Claudia, and Giuliana Saccà. "L'empowerment d'impresa attraverso il fattore EASY-INN. il caso DUPI ITALIA s.r.l." ESPERIENZE D'IMPRESA, no. 2 (February 2014): 69–96. http://dx.doi.org/10.3280/ei2013-002004.

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Lavista, Fabio. "Il portello e la storia d'impresa a venticinque anni dalla sua pubblicazione." SOCIETÀ E STORIA, no. 147 (June 2015): 121–29. http://dx.doi.org/10.3280/ss2015-147008.

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Finotto, Vladi, and Stefano Micelli. "Web e Made in Italy: la terra di mezzo della comunicazione d'impresa." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 4 (November 2010): 101–19. http://dx.doi.org/10.3280/mc2010-004007.

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Abstract:
Nonostante la diffusione del web 2.0 abbia alimentato grandi aspettative, la sua adozione da parte delle imprese del made in Italy č ancora ridotta. Gli autori ritengono che questa distanza sia dovuta alla natura specifica degli spazi di comunicazione in rete. L'analisi di quattro casi suggerisce che il presidio degli spazi di comunicazione del web 2.0 avvenga in contesti aziendali caratterizzati da quattro elementi: elevata propensione imprenditoriale; capacitÀ di sviluppare discorsi originali intorno ai temi centrali per le comunitÀ di riferimento; l'avvicendamento generazionale; lo stimolo delle figure professionali piů creative.
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Espa, Giuseppe, Danila Filipponi, Diego Giuliani, and Davide Piacentino. "Effetti spaziali o settoriali? La crescita della dimensione media d'impresa in Italia." SCIENZE REGIONALI, no. 1 (February 2015): 41–65. http://dx.doi.org/10.3280/scre2015-001003.

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Incollingo, Alberto, and Ferdinando Di Carlo. "IAS 1 revised e nuova rappresentazione della performance economica nel bilancio: evidenze empiriche da Italia e Francia." FINANCIAL REPORTING, no. 2 (September 2012): 11–41. http://dx.doi.org/10.3280/fr2012-002002.

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Abstract:
A partire dai bilanci dell'esercizio 2009, l'applicazione dello IAS 1 revised richiede al conto economico l'evidenza del total comprehensive income, una misura di performance che si ottiene sommando alla tradizionale figura del profit or loss quei valori non realizzati (segnatamente, variazioni di fair value) che, in precedenza, erano iscritti direttamente a patrimonio netto e quindi non partecipavano alla formazione del reddito di periodo. Con questa ricerca gli autori si pongono l'obiettivo di misurare l'impatto che l'adozione del prospetto di conto economico complessivo ha comportato sulla rappresentazione della performance periodica d'impresa, in Italia e Francia, osservando l'entità e la volatilità del nuovo risultato economico, nonché la sua composizione.
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Antonioli, Davide, Annaflavia Bianchi, Massimiliano Mazzanti, and Paolo Pini. "Crisi economica e performance d'impresa: il ruolo dell'innovazione in un contesto produttivo locale." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 1 (September 2010): 177–206. http://dx.doi.org/10.3280/es2010-001012.

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Abstract:
Partendo dalla base di studi microeconomici sul comportamento delle imprese in termini di attivitÀ innovativa, il presente lavoro offre un'analisi empirica per un sistema produttivo locale (Ferrara) volta ad evidenziare la presenza di legami tra attivitÀ innovativa in differenti sfere e performance economica d'impresa in un periodo di recessione. Si testa se l'attivitÀ innovativa svolta prima della crisi economica ed in risposta ad essa garantisca migliori performance economiche durante la fase acuta della crisi stessa. I risultati mostrano che le imprese piů impegnate in attivitÀ innovative pregresse e contemporanee alla crisi sono anche quelle che risentono in minor misura della crisi, che la affrontano con comportamenti proattivi e mostrano migliori performance economiche anche nel pieno della crisi. Questo risultato si realizza grazie soprattutto al ruolo cruciale svolto dalle complementarietÀ e sinergie tra le attivitÀ intraprese dall'impresa nelle differenti sfere innovative.
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Battaglia, Massimo, Lara Bianchi, Marco Frey, and Fabio Iraldo. "Un modello di promozione della responsabilitŕ sociale d'impresa in tre cluster industriali toscani." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 96 (May 2012): 95–112. http://dx.doi.org/10.3280/qua2011-096005.

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Bonfiglio-Dosio, Giorgetta, Carolina Lussana, Lucia Nardi, Stefania Licini, and Federico Valacchi. "Presentazione del volume Archivi d'impresa. Archivisti, storici, heritage manager di fronte al cambiamento." IMPRESE E STORIA, no. 43 (October 2021): 139–64. http://dx.doi.org/10.3280/isto2021-043008.

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Busto, Paola, and Giuseppe Viola. "Società Benefit: le prime esperienze lombarde nel settore delle public utility." ECONOMIA PUBBLICA, no. 1 (February 2022): 167–74. http://dx.doi.org/10.3280/ep2022-001009.

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Abstract:
Partendo da un breve excursus sulle Società Benefit, frutto di un percorso di evoluzione della responsabilità sociale nell'attività d'impresa (CSR), questo articolo intende porre l'attenzione sulla pionieristica esperienza italiana - prima in Europa - di un modello giuridico di impresa che punta a integrare massimizzazione del profitto con il raggiungimento di finalità sociali e ambientali. Tra queste rientrano le public utility, aziende del servizio pubblico locale che erogano beni e servizi essenziali per la collettività, già in realtà benefit oriented. Dal protocollo tra Confservizi CISPEL Lombardia e Assobenefit sottoscritto a dicembre 2020, in un solo anno si documenta la scelta, non scontata, delle prime due aziende di servizi pubblici in Lombardia di adottare lo status di Società Benefit. L'esperienza di Neutalia S.r.l. e Tea S.p.A
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Maifreda, Germano. "Una discussione di business history. A proposito di Storia d'impresa. Complessità e comparazioni. Presentazione." SOCIETÀ E STORIA, no. 139 (March 2013): 139. http://dx.doi.org/10.3280/ss2013-139005.

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Galimberti, Carlo. "Sicurezza è cultura.. Se è comunicazione. Riflessioni sull'opportunità di una cultura della sicurezza d'impresa." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 101 (March 2014): 91–112. http://dx.doi.org/10.3280/qua2014-101005.

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Giordano, Filippo, and Jacopo Di Domenico. "Università e trasferimento tecnologico: il ruolo degli incubatori universitari." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (December 2018): 42–51. http://dx.doi.org/10.3280/es2018-003004.

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Abstract:
Gli incubatori di impresa costituiscono ormai una realtà consolidata soprattutto nei Paesi più sviluppati. Divenuti popolari come strumenti per lo sviluppo e il rafforzamento del tessuto economico, si sono articolati nel tempo dando vita a varie forme organizzative con differenti modelli di business. Il contributo analizza nello specifico una delle tipologie di incubatore d'impresa oggi esistenti: l'incubatore universitario. Attraverso un'attenta review della letteratura internazionale, che ha permesso, tra l'altro, di evidenziare ambiti, localizzazione spaziale e temporale delle ricerche condotte fino ad oggi, sono stati identificati i modelli di business più diffusi e i fattori critici di successo. In ultimo, dopo una rappresentazione della situazione italiana, con evidenza delle realtà esistenti e primi tentativi di un'analisi statistica sul fenomeno di questione, sono state presentate alcune proposte di riflessione di prospettiva, anche sulla base della letteratura internazionale.
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Caputo, Francesco, Veronica Scuotto, Armando Papa, and Manlio Del Giudice. "Dalla coercizione per la sostenibilità all'impegno sociale: il ruolo della responsabilità sociale d'impresa." CORPORATE GOVERNANCE AND RESEARCH & DEVELOPMENT STUDIES, no. 2 (January 2021): 15–31. http://dx.doi.org/10.3280/cgrds2-2020oa10558.

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Abstract:
Come ampiamente riconosciuto, la sostenibilit&agrave; &egrave; un dominio multi e transdisciplinare potenzialmente in grado di influenzare azioni, decisioni e comportamenti a tutti i livelli delle organizzazioni socioeconomiche. Riflettendo sulla natura pervasiva del dominio della sostenibilit&agrave;, il documento propone una panoramica sul percorso evolutivo delle strategie e degli approcci per la sostenibilit&agrave;. Adottando un approccio deduttivo, lo scopo principale del lavoro &egrave; di sottolineare in che modo il passaggio da un approccio coercitivo ad un approccio partecipativo nelle strategie per la sostenibilit&agrave; - reso possibile dalla diffusione delle pratiche di Responsabilit&agrave; Sociale d'Impresa - ha contribuito all'emergere del dominio dell'innovazione sostenibile. Il concetto di Social Engagement &egrave; proposto per arricchire il dibattito in corso sulla sostenibilit&agrave; al fine di sottolineare che l'innovazione sostenibile &egrave; possibile solo nel caso in cui tutti i livelli delle organizzazioni socioeconomiche sono impegnati nel dibattito sulla sostenibilit&agrave; e - di conseguenza - sono in grado di comprendere e promuovere efficacemente il valore di un'innovazione in grado di coniugare e soddisfare i bisogni della societ&agrave;, dell'economia e dell'ambiente.
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Maccioni, Gioia. "Responsabilità sociale d'impresa e sistema agroalimentare: indicazioni strategiche e polimorfismo normativo nell'esperienza europea e nazionale." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 2 (December 2015): 101–31. http://dx.doi.org/10.3280/aim2014-002005.

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Santoni, Valentino. "Reti d'impresa e accordi territoriali per il welfare aziendale: i tratti distintivi delle esperienze italiane." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 153 (March 2019): 185–201. http://dx.doi.org/10.3280/sl2019-153011.

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Antonietti, Roberto, and Francesca Gambarotto. "I luoghi fertili per l'innovazione. uno studio sulla localizzazione delle start-up innovative in Italia." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (December 2018): 52–61. http://dx.doi.org/10.3280/es2018-003005.

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Abstract:
Lo start-up d'impresa è uno strumento fondamentale per trasformare la conoscenza in nuovi prodotti/servizi innovativi. In Italia da pochi anni si è intervenuti a sostegno della nascita di nuove imprese innovative ma poca rilevanza viene data alle caratteristiche ambientali che favoriscono questo processo creativo. In questo lavoro, utilizzando il registro delle start-up innovative di Unioncamere e i sistemi locali del lavoro di Istat, analizziamo la distribuzione territoriale delle start-up per capire quali sono i fattori che ne influenzano maggiormente la nascita e la localizzazione. Dall'analisi emerge che i centri urbani di dimensioni mediograndi grazie alla varietà della loro economia, alla presenza di attori cruciali come i centri universitari e gli incubatori e alla performance economica aperta verso mercati internazionali caratterizzano gli habitat più fertili per sostenere la nascita di start-up innovative.
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Blasi, Silvia, and Silvia Rita Sedita. "L'impatto dell'università di padova sullo sviluppo dell'economia locale e sui processi di creazione di impresa dei suoi laureati." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (December 2018): 72–85. http://dx.doi.org/10.3280/es2018-003007.

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Abstract:
Negli Stati Uniti la performance delle università si misura anche nella capacità di sfornare business importanti. In Italia, invece, il ruolo delle università come culla dell'imprenditorialità non è mai stato sottolineato. In questo articolo ci si domanda se ancora oggi l'università sia un attore marginale o debba altresì cambiare la percezione della società nei suoi confronti, da culla del sapere scientifico a incubatrice di imprenditorialità. In particolare, l'articolo riflette sull'impatto dell'Università di Padova nello sviluppo dell'economia locale e nello sviluppo di processi di creazione d'impresa da parte dei suoi laureati. Al fine di approfondire il fenomeno si sono intersecate le informazioni relative ai laureati e alle imprese e si è anche svolta una survey tra marzo e maggio 2017 che ha visto coinvolte 315 aziende, create da laureati UniPD, selezionate attraverso un campionamento stratificato per ragione sociale e momento di fondazione.
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Greca, Rainer. "Strategie d'impiego neo-liberali - responsabilitŕ sociale d'impresa o getting more from less? Il caso della Germania." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 127 (September 2012): 223–42. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127014.

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Abstract:
Uno dei principali argomenti del pensiero neo-liberale si basa sul fatto che il mercato č un'istituzione migliore, rispetto ad interventi o regolamentazioni statali, per aumentare il livello di benessere comune. Misure politiche europee - definite da questa ideologia - incoraggiano i governi a promuovere, e le imprese a favorire, iniziative di responsabilitŕ sociale d'impresa (Rsi) e cittadinanza aziendale (Ca), in quanto strumenti appropriati per migliorare il lavoro e le condizioni di vita. Nel saggio, attraverso risultati emersi da ricerche dell'autore e analisi di dati, si mostra che la conseguenza di queste politiche spesso č un'intensa partecipazione nella Rsi e nella Ca prevalentemente nel settore delle Pr o in attivitŕ di interesse pubblico, mentre le politiche neo-liberali e strategie di business provocano una crescita della disoccupazione, dei lavori precari, dell'intensificazione del lavoro ("getting more from less") e addirittura della tratta di persone.
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Lucchese, Manuela. "La disclosure dei resoconti semestrali di gestione IAS-compliant. Evidenze empiriche sulle società quotate italiane." FINANCIAL REPORTING, no. 1 (March 2012): 75–112. http://dx.doi.org/10.3280/fr2012-001004.

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Abstract:
Nel presente lavoro ci si propone di analizzare empiricamente il livello di disclosure integrativa presentata nei bilanci infrannuali conformi allo IAS 34. In particolare, si cerca di capire in primis se, data la crescente complessità aziendale, sia riscontrabile un incremento del grado di dettaglio delle informazioni integrative pur nel rispetto dei requisiti minimi indicati dallo standard. Successivamente, si provvede a verificare se il diverso livello della disclosure rappresentata sia imputabile a talune caratteristiche specifiche delle imprese quali la dimensione aziendale, la redditività, la struttura finanziaria, il rischio di mercato ed il rischio d'impresa. Il campione utilizzato per l'indagine empirica include i bilanci semestrali di 64 imprese italiane quotate pubblicati nel periodo 2005-2009. I principali risultati dimostrano che a livello infrannuale non si rileva un significativo incremento del grado di dettaglio informativo e che variabili come un'ampia dimensione nonché una più elevata redditività giocano un ruolo determinante nelle politiche di disclosure.
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Daugareilh, Isabelle. "La legge francese sul dovere di vigilanza al vaglio della giurisprudenza." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 170 (August 2021): 159–77. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2021-170001.

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Abstract:
La legge francese del 27 marzo 2017 sul dovere di vigilanza si inscrive in un processo di giu-ridificazione della responsabilità sociale d'impresa e di responsabilizzazione delle imprese transnazionali che segna una tappa fondamentale nella trasformazione da impegno a carattere volontario in obbligo legale. Una delle sfide più rilevanti del processo di attuazione della legge riguarda precisamente la traduzione concreta di tale obbligo di predisposizione di un piano di vigilanza come semplice obbligo documentale o come obbligazione di mezzi rafforzata. Il pre-sente contributo intende sottolineare la tensione esistente tra i due tipi di obbligo, all'origine della resistenza delle imprese e di controversie giudiziali e dottrinali alimentate dalle carenze e ambiguità di un testo legislativo molto breve su un tema nuovo e complesso, che presuppone un esercizio completamente diverso dai comuni obblighi di reporting, contrariamente a quanto auspicano le imprese a cui tale disciplina deve applicarsi.
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Mattiazzi, Giulio. "Welfare generativo e partecipazione dei lavoratori alle scelte d'impresa: nuove frontiere per l'innovazione sociale in Veneto." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 2 (September 2019): 72–84. http://dx.doi.org/10.3280/es2019-002007.

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Carbone, Silvia. "Idee in discussione. Per una responsabilità sociale dei territori. Recensione a oltre la responsabilità sociale d'impresa." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 2 (September 2019): 170–72. http://dx.doi.org/10.3280/es2019-002013.

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Danovi, Alessandro, and Serena Maurutto. "La responsabilit&agrave; degli organi sociali nella riforma del diritto della crisi d'impresa. Un'interpretazione azienda." CORPORATE GOVERNANCE AND RESEARCH & DEVELOPMENT STUDIES, no. 2 (January 2022): 121–45. http://dx.doi.org/10.3280/cgrds2-2021oa12562.

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Abstract:
La responsabilit&agrave; degli organi di governance, nel contesto delle procedure concorsuali, ha visto nel tempo alterne interpretazioni. Il presente contributo propone una razionalizzazione in chiave aziendalistica per evitare il rischio di riconoscere una natura inopportunamente oggettiva alla fattispecie.Nesso di causalit&agrave; e misurazione del danno vengono riletti con la lente delle teorie manageriali e della creazione di valore, in modo da ottenere una valutazione pi&ugrave; oggettiva che funga da giusto equilibrio tra tendenze eccessivamente garantiste e approcci inopportunamente deterministici. Il superamento di tale determinismo si perfeziona con la proposta di un metodo di stima del danno liquidabile, che si sostiene proprio sulla logica decrementale della misurazione del valore distrutto, in luogo di quella meramente contabile del profitto.Nell'attuale contesto di riforma del diritto della crisi, soprattutto alla luce del dovere di agire in prevenzione come disposto dal novellato art. 2086 c.c., non si pu&ograve; prescindere da una valutazione di ciascun atto di gestione, nel contesto specifico dell'azienda in cui esso &egrave; compiuto superando approcci pericolosamente generalisti.
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Boccardelli, Paolo, Chiara Acciarini, and Enzo Peruffo. "Dinamismo ambientale, esperienza digitale del board, e cambiamento strategico delle imprese. L'integrazione tra Dynamic Managerial Capabilities e Resource Dependence Theory." CORPORATE GOVERNANCE AND RESEARCH & DEVELOPMENT STUDIES, no. 2 (January 2022): 25–43. http://dx.doi.org/10.3280/cgrds2-2021oa12343.

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Abstract:
A partire dalla considerazione che il cambiamento strategico rappresenta una tema centrale negli studi di management e strategia, lo studio si propone di investigare le decisioni strategiche delle imprese in contesti caratterizzati da elevati livelli di dinamismo. Inoltre, l'introduzione in letteratura della variabile che misura l'esperienza digitale del board, intesa come rapporto tra membri con esperienza professionale in ambiti digital-related e il totale dei componenti del board, consente di valutare l'impatto sul metodo (fusioni e acquisizioni, alleanze strategiche e joint venture) e sull'ampiezza (diversificazione e internazionalizzazione) del cambiamento strategico. I risultati dimostrano l'associazione non solo tra maggiore dinamismo ambientale e cambiamento esperienza digitale del board e lo stesso cambiamento strategico d'impresa. Le implicazioni teoriche e pratiche consentono di apprezzare il coinvolgimento del board non solo nel controllo, ma anche nella direzione strategica dell'impresa, e di comprendere come le imprese decidano di orchestrare il proprio set di capacit&agrave; dinamiche per allinearsi ai cambiamenti esterni.&nbsp;
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Frey, Luigi, and Stefania Marcozzi. "Responsabilitŕ sociale d'impresa, benessere organizzativo e lavoro: il caso di un'impresa cooperativa romagnola, la SACMI di Imola." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 96 (May 2012): 35–68. http://dx.doi.org/10.3280/qua2011-096003.

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