Academic literature on the topic 'Criterio Di Riduzione'

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Journal articles on the topic "Criterio Di Riduzione"

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Giannini, Alberto. "Il dilemma dell’ultimo letto: allocazione di risorse limitate in rianimazione." Medicina e Morale 47, no. 2 (April 30, 1998): 247–73. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.845.

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Abstract:
La rianimazione moderna è una disciplina dalle prestazioni estremamente dispendiose ma poco “produttiva” in termini meramente economici: essa infatti offre benefici ad alto costo a pochi “utenti”. In un contesto generale di riduzione delle risorse destinabili alla sanità diviene cruciale, in un settore così particolare come quello dell’area critica, la riflessione etica in merito ai criteri per la microallocazione di risorse limitate. In questo articolo, dopo aver affrontato natura e finalità dell’attività rianimatoria, vengono inizialmente prese in considerazione le possibili cause di una riduzione della disponibilità di posti letto in rianimazione, le modalità con cui abitualmente i medici affrontano le condizioni di ridotta disponibilità di risorse, e le linee guida per affrontare situazioni di triage. Il processo decisionale nell’impiego delle risorse sanitarie deve partire da un rigoroso “criterio clinico” (necessità e idoneità alle cure rianimatorie, urgenza, ecc.), unitamene al criterio della proporzionalità dei mezzi terapeutici. Di fronte a situazioni di pari necessità possono essere seguiti il cosiddetto criterio di temporalità (offrire cure a chi è giunto per primo all’osservazione del medico) o il criterio prognostico (utilizzare le risorse disponibili per chi ha maggiori chance di trarne beneficio). I sistemi a punteggio impiegati in campo rianimatorio per predire l’outcome non sono attualmente utilizzabili nel processo decisionale per il singolo paziente e nelle procedure di triage. Ribadendo che l’azione del medico, in tutti i suoi ambiti, deve essere eticamente pensata, si sottolinea come esista un dovere morale ad amministrare in modo corretto le risorse sanitarie, a limitare gli sprechi e a prevenire le situazioni di triage.
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Germanò, Alberto. "Il cibo nel diritto internazionale del mercato dei prodotti agricoli: disciplina e controversie." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 1 (December 2010): 85–113. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-001008.

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Abstract:
L'Autore, dopo aver illustrato il significato dei termini food security e food safety, analizza il mercato internazionale dei prodotti alimentari, con particolare attenzione alle regole tecniche e alle regole sanitarie e fitosanitarie e, quindi, all'Accordo Tbt e Sps, nonché al criterio di equivalenza, quale strumento per la tutela della diversità e nel contempo di conferma della sovranità degli Stati. L'Autore esamina, inoltre, alcune delle più significative controversie internazionali relative agli alimenti (la c.d. guerra delle banane e le controversie relative alla carne agli ormoni), l'Accordo Tbt e le regole tecniche a tutela dell'ambiente, nonché l'Accordo Trips e il rapporto tra indicazioni geografiche e marchi geografici di prodotti alimentari. Infine, viene affrontato il problema dei cambiamenti nell'allocazione della terra e nelle pratiche agricole utilizzate: per ottenere la riduzione delle emissioni climalteranti si sta alterando l'uso razionale della terra, agendo in modo scorretto sui "conflitti" tra le produzioni a fini mercantili e le produzioni a fini alimentari. In conclusione l'A. evidenzia la necessità , per i cultori del diritto dell'agricoltura, di uscire dagli angusti confini del diritto domestico e di affrontare, passando per il diritto comunitario, i problemi che il diritto internazionale prospetta, con conseguenti ricadute sulla comprensione ed interpretazione del diritto nazionale.
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Gozzetti, Giovanni. "Dalla superficie alla profonditŕ. Un equivoco epistemologico circa fenomenologia e psicoanalisi." GRUPPI, no. 3 (May 2010): 11–18. http://dx.doi.org/10.3280/gru2009-003002.

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Abstract:
Superficie e profonditŕ indicano una dimensionalitŕ dal fuori al dentro, che richiama la topica di Freud e ha rapporti con alcune immagini derivate dalla fenomenologia di Husserl, che riguardano una concezione stratificata della psiche. I manuali diagnostici come i DSM esigono obbedienza e concedono come premio l'esattezza diagnostica, nei limiti della loro criteriologia. Essi provengono dalle concezioni di un empirista logico, Carl Hempel, e si basano sulla rinuncia alla validitŕ per accontentarsi del piů modesto criterio della affidabilitŕ tra osservatori. Se solo, perň, consultassimo un buon dizionario per esaminare i nostri termini, che, crediamo, in buona fede, neutri, ci accorgeremmo che corriamo il rischio di seppellire il nostro paziente in un nulla di parole artificiose, dal momento che il conoscere, nel nostro campo, non č solo sapere, ma ha la vibrazione del sentire. Siamo cioč costretti, in fondo, ad eleggere la soggettivitŕ a conoscenza, cercando di dare ad essa una consistenza. Karl Jaspers č partito da questo per forgiare il metodo psicopatologico della fenomenologia comprensiva, che ha per base uno strumento, la comprensione, Verstehen, vale a dire la capacitŕ dell'osservatore di mettersi al posto del paziente, grazie alle autodescrizioni, e, per empatia, cogliere i suoi vissuti, rivivendoli. Accanto a questa fenomenologia soggettiva, c'č quella oggettiva, che vuole accedere direttamente ai fenomeni psicopatologici. L'indagine fenomenologica obiettiva ha per momento iniziale la "riduzione", da intendersi come il metodo per il quale metto momentaneamente tra parentesi ogni teoria data, in modo da cercare di raggiungere una descrizione "pura" dei fenomeni. Metto tra parentesi e conservo: il metodo fenomenologico non č qui inteso come un rifiutare il sapere psichiatrico e psicoanalitico, ma come un esercizio, che permette di avvicinarsi a quella conoscenza implicita che non nega la conoscenza abituale. Si cerca quello che giŕ si sa, senza averne conoscenza esplicita e questo sapere implicito lo scopriamo in modo semplice e rigoroso, con uno sguardo attento alla descrizione di superficie. «Nel lavoro scientifico, dice Freud, č piů promettente affrontare il materiale che ci sta di fronte, per la cui indagine si apre uno spiraglio. Se lo si fa con scrupolo, senza ipotesi o aspettative preconcette, e se si ha fortuna, anche da un lavoro cosě privo di pretese puň scaturire l'appiglio allo studio dei grandi problemi, grazie al nesso che lega tutto con tutto, anche il piccolo col grande». Questo potrŕ forse dispiacere a chi ama le scorribande avventurose nello psichismo arcaico, ma forse la superficie puň dare piů interrogativi e celare piů misteri di quanto una teoretica dei primi palpiti di vita possa immaginare e permette comunque di stare col paziente nello stesso luogo in una prossimitŕ di incontro.
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Basile, G. "Semaglutide e dulaglutide: comparative effectiveness analysis e disparità nel Piano Terapeutico Regionale." Journal of AMD 25, no. 2 (July 2022): 105. http://dx.doi.org/10.36171/jamd22.25.2.5.

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Abstract:
OBIETTIVO DELLO STUDIO Si registra una evidente difformità nell’accesso ai nuovi farmaci nelle diverse regioni italiane. Per il clinico non è sempre semplice conciliare evidenze scientifiche e normative vigenti, soprattutto quando quelle regionali differiscono da quelle nazionali. Un caso emblematico è stato, prima della Nota 100 di AIFA, il Piano Terapeutico (PT) per la prescrizione dei GLP1-RA nella Regione Sicilia, che alla prima prescrizione durava 6 mesi per tutte le molecole, salvo che per semaglutide (4 mesi). Il nostro centro ha quindi analizzato i propri dati in un’ottica di comparative effectiveness per documentare se le disparità di PT trovano un riscontro pratico nell’impatto clinico dei due più recenti GLP1- RA disponibili. DISEGNO E METODI È stato condotto uno studio osservazionale retrospettivo. I dati dei primi 50 pazienti trattati con semaglutide sono stati confrontati con quelli dei primi 50 pazienti trattati con dulaglutide tra giugno e dicembre 2021. Sono stati quindi valutati i cambiamenti nei livelli medi di HbA1c, glicemia a digiuno (FBG) e peso dopo la prima e la seconda visita di follow-up, che cadevano, come da PT, a 6 e 12 mesi per dulaglutide e a 4 e 10 mesi per semaglutide. RISULTATI Al primo follow-up, l’HbA1c si era ridotta di -0,8% (IC95% -1,1;-0,5) con semaglutide e di -0,5% (IC95% -0,9;-0,2) con dulaglutide, raggiungendo livelli simili (circa 7,5%). La riduzione è stata significativa rispetto al baseline per entrambi i farmaci, nonostante la valutazione fosse più precoce per semaglutide, mentre il confronto tra i farmaci non ha evidenziato differenze statisticamente significative. Al secondo follow-up la riduzione di HbA1c è risultata di -1% in entrambi i gruppi, con differenze statisticamente significative rispetto al baseline ma nessuna differenza tra i gruppi. L’effectiveness è stata documentata anche sulla riduzione dei valori di FBG (fino a -51 mg/dl con semaglutide e -38 mg/dl con dulaglutide) e peso (circa -5 Kg con semaglutide e -3 Kg con dulaglutide), statisticamente significativa entro i gruppi sia al primo che al secondo follow-up, con riduzioni più marcate con semaglutide che con dulaglutide, ma senza differenze statisticamente significative tra i gruppi. CONCLUSIONI Questo studio conferma l’importanza strategica dei GLP1-RA nel migliorare gli outcome clinici dei soggetti con diabete di tipo 2 non controllato e solleva il problema della urgente necessità di rivedere in un’ottica di equità e valorizzazione dell’innovazione i criteri di accesso a farmaci innovativi, soprattutto se appartenenti ad una stessa classe terapeutica. PAROLE CHIAVE sistema regionale sanitario; semaglutide; dulaglutide; effectiveness; politica sanitaria.
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Zenti, Maria Grazia. "La LDL-aferesi nella PAD." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4_suppl (July 23, 2013): S37—S40. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1089.

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Abstract:
La vasculopatia periferica (PAD) rappresenta una delle manifestazioni cliniche della malattia arteriosclerotica sistemica. I fattori di rischio per la PAD sono gli stessi della malattia coronarica (CAD): età, sesso maschile, fumo di sigaretta, dislipidemia e ipertensione arteriosa. Le comuni tecniche di rivascolarizzazione risultano inefficaci in una larga porzione di pazienti diabetici e in pazienti in trattamento emodialitico cronico. Inoltre, l'associazione di macro e microangiopatia con la neuropatia del paziente diabetico favorisce lo sviluppo di ulcere (piede diabetico). La LDL-aferesi (LA) oltre alla riduzione del colesterolo determina anche una serie di effetti pleiotropici (riduzione di sostanze protrombotiche e pro-inflammatorie, modificazioni Teologiche, miglioramento della funzione endoteliale), che promuovono la funzione del microcircolo con un aumento della perfusione dei tessuti periferici oltre che del microcircolo coronarico. In alcuni studi osservazionali e case-report la LA è stata utilizzata come opzione terapeutica nei pazienti con PAD. Tuttavia, le attuali evidenze non ci permettono di arrivare a conclusioni definitive sul ruolo della LA nella PAD, essendo necessari studi clinici con una maggiore casistica, con precisi criteri di inclusione e con un adeguato follow -up. Lo Studio Italiano, Randomizzato, Controllato, Multicentrico e Prospettico: “La LDL-aferesi nel trattamento del Piede Diabetico Ischemico Error! Hyperlink reference not valid. Identifier: NCT01518205; HELP-Apheresis in Diabetic Ischemic Foot Treatment, HADIF) si propone di definire se la LA possa essere una valida opzione terapeutica in questi pazienti a elevato rischio di amputazione.
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Brambilla, Paolo, Emiliano Monzani, Mariella Alessandri, Maria Frova, Corrado Barbui, and Arcadio Erlicher. "Psychotropic drug use in an Italian psychiatric hospital: a two-year follow-up study." Epidemiology and Psychiatric Sciences 8, no. 4 (December 1999): 262–69. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008174.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo - Documentare la possibilità di migliorare la qualità delle prescrizioni di psicofarmaci in una coorte di pazienti ricoverati presso l'ex ospedale psichiatrico di Milano. Disegno - Studio prospettico con follow-up a due anni. La razionalizzazione delle prescrizioni psicofarmacologiche è stata realizzata seguendo criteri generali di uso razionale degli psicofarmaci. Nel corso dei due anni di studio sono stati registrati i cambiamenti nella terapia psicofarmacologica ed eventuali variazioni psicopatologiche rilevate mediante la somministrazione della Brief Psychiatric Rating Scale (BPRS). Setting - Tre reparti dell'ex ospedale psichiatrico «Paolo Pini» di Milano. Principali misure utilizzate - Numero di pazienti in terapia psicofarmacologica, numero di pazienti in politerapia, dosaggio di neurolettico in equivalenti di clorpromazina, and amento psicopatologico. Risultati - Sono stati reclutati 70 pazienti. Al follow-up si è verificata una riduzione del numero dei pazienti in terapia con neurolettici; il numero di pazienti in terapia con due neurolettici si è dimezzato, e nessun paziente assumeva tre neurolettici al termine dello studio. In aggiunta, si è ridotto l'uso di formulazioni depot. Per quanto riguarda gli altri psicofarmaci, il numero di pazienti in terapia con benzodiazepine si è praticamente dimezzato. A fronte di queste modifiche farmacologiche, non si sono evidenziati cambiamenti psicopatologici di rilievo, come documentato dall'and amento dei punteggi alia BPRS. Conclusioni - Questo lavoro evidenzia la possibilità di trasferire nella pratica clinica di routine indicazioni di uso razionale degli psicofarmaci. Viene inoltre suggerita l'utilità di un monitoraggio longitudinale di tutte le pratiche assistenziali e terapeutiche che quotidianamente vengono messe in atto.
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Piccoli, Giorgina Barbara, Martina Ferraresi, Federica Neve Vigotti, and Gerardo Di Giorgio. "Esiste oggi un ruolo per l'emodialisi domiciliare e che cos'è oggi l'emodialisi domiciliare?" Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 2 (February 7, 2014): 102–11. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.875.

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Abstract:
La crisi economica globale, l'indicazione alla massima deospedalizzazione dei pazienti cronici e le innovazioni nel trattamento dell'uremia cronica sono alla base del rinnovato interesse per trattamenti dialitici “non convenzionali o intensivi”, spesso od obbligatoriamente domiciliari. Un primo punto evidenziato da questa revisione narrativa della letteratura è il superamento dell'antagonismo storico tra emodialisi domiciliare (HHD) e dialisi peritoneale (PD), all'insegna del motto “home dialysis first”: ascrivere il successo di una metodica domiciliare alla competizione con l'altra è riduttivo quanto il considerare che i pazienti ideali per l'HHD siano principalmente i soggetti che hanno dovuto interrompere la dialisi peritoneale. Ciò detto, è possibile scomporre il problema della dialisi domiciliare non solo secondo criteri clinici, ma anche secondo i quattro principi etici di beneficio, non maleficio, giustizia e autonomia. Se il beneficio non è facile da dimostrare, anche per la peculiare selezione dei pazienti, il non maleficio è evidente: in tutti gli studi analizzati, l'emodialisi domiciliare, sia essa standard o quotidiana o intensiva, non risulta mai significativamente inferiore ai trattamenti convenzionali. Il principio della giustizia, inteso in maniera un po' riduttiva come giustizia distributiva, può essere analizzato valutando i costi del trattamento, divisi tra costi diretti (disposable e macchine) e costo del personale medico e infermieristico; il vantaggio economico della riduzione del personale è ovvio, ma va anche ricordato che un sistema domiciliare necessita di una massa critica per essere favorevole dal punto di vista economico e che i costi “indiretti” (struttura ospedaliera in particolare) sono difficili da quantificare. Il quarto principio è l'autonomia dei pazienti: per questo sarebbe necessario offrire l'emodialisi domiciliare a tutti coloro che ne hanno le indicazioni, creando dei Centri di riferimento accessibili, dove i pazienti possano ascoltare il parere di medici, infermieri e pazienti con esperienza specifica.
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Battaglia, P., M. Turri-Zanoni, F. De Bernardi, P. Dehgani Mobaraki, A. Karligkiotis, F. Leone, and P. Castelnuovo. "Septal flip flap per la ricostruzione del basicranio anteriore dopo resezione di tumori nasosinusali: risultati preliminari." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 3 (May 2016): 194–98. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-748.

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Abstract:
Il trattamento chirurgico dei tumori maligni nasosinusali estesi al basicranio anteriore si è evoluto nel corso degli ultimi decenni, passando dalla resezione craniofacciale tradizionale agli approcci endoscopici endonasali. In questi approcci mini-invasivi, il basicranio anteriore viene generalmente ricostruito con tecnica multistrato, utilizzando innesti di materiale autologo (fascia lata o tratto ileo-tibiale), che determinano la produzione di abbondanti crostosità a livello della neocavità chirurgica con conseguente disagio e fastidio per il paziente. In casi selezionati, proponiamo di allestire un lembo di mucopericondrio e mucoperiostio di setto nasale controlateralmente rispetto alla neoplasia, peduncolato sui rami settali delle arterie etmoidali anteriore e posteriore (Septal Flip-Flap, SFF), che può essere ruotato a ricostruire il difetto del basicranio anteriore. Criteri di esclusione per l’allestimento di questo lembo locale sono: tumori con estensione bilaterale ad interessare entrambi i complessi etmoidali; infiltrazione neoplastica del setto nasale e/o del planum sfeno-etmoidale; tumore maligno nasosinusale con istologia potenzialmente multifocale. Nel nostro centro di riferimento di terzo livello, la ricostruzione del basicranio mediante SFF è stata eseguita in 4 pazienti affetti dalle seguenti patologie: teratocarcinosarcoma etmoidale in un caso, persistenza di carcinoma indifferenziato nasosinusale (in esiti di trattamento radio-chemioterapico) in un caso, estesioneuroblastoma della fessura olfattoria in un caso, e carcinoma spinocellulare etmoidale in un caso. Non si sono verificate complicanze intra/post-operatorie, ottenendo il successo della ricostruzione del basicranio nella totalità dei casi. Nel postoperatorio si è osservata una netta riduzione delle crostosità intranasali, con rapida guarigione della neocavità chirurgica. Attualmente, non si sono registrate recidive di malattia, con un follow-up medio di 15 mesi. La ricostruzione del basicranio anteriore mediante SFF si è dimostrata sicura ed efficace, con percentuali di successo elevate, simili a quelle ottenute con altri lembi locali peduncolati. Il SFF garantisce inoltre una maggiore rapidità nel processo di guarigione della plastica del basicranio, con una diminuzione delle crostosità nasali nel postoperatorio e conseguente miglioramento della qualità di vita del paziente. Questa tecnica appare essere valida anche dal punto di vista oncologico per casi estremamente selezionati di tumore maligno nasosinusale. Casistiche più ampie con follow-up a lungo termine sono necessarie per validare i risultati preliminari di questa innovativa e promettente tecnica chirurgica.
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Ursino, S., V. Seccia, P. Cocuzza, P. Ferrazza, T. Briganti, F. Matteucci, L. Fatigante, et al. "Qual è l’effetto della radioterapia sulla funzionalità deglutitoria nei pazienti con tumore del rinofaringe e orofaringe? Risultati a breve termine di uno studio prospettico." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 3 (May 2016): 174–84. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-640.

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Abstract:
In questo lavoro vengono riportati i risultati a breve termine di uno studio prospettico, finalizzato alla valutazione strumentale della funzionalità deglutitoria in pazienti affetti da tumore del rinofaringe e orofaringe sottoposti a trattamento radio o radiochemioterapico con tecnica ad intensità modulata (IMRT). L’ IMRT è stata finalizzata, oltre che al miglioramento della conformazione della dose radiante al volume tumorale, alla riduzione della stessa alle strutture responsabili della deglutizione (SWOARs). I criteri dello studio hanno previsto in tutti i pazienti la valutazione strumentale della deglutizione con Videofluoroscopia (VFS), Fibroscopia Endoscopica della deglutizione (FEES) e Scintigrafia Orofaringea (OPES) prima dell’inizio del trattamento e ad 1 mese dal termine dello stesso. Ogni esame è stato eseguito rispettivamente in seguito all’assunzione di un bolo liquido (L) e semiliquido (SL) e per ognuno sono stati calcolati i seguenti valori strumentali: presenza o meno di caduta pre-deglutitoria, presenza o meno di aspirazione, tempo di transito faringeo (PTT) ed indice di ritenzione ipofaringeo (HPRI). Dal Gennaio 2012 al Giugno 2013, un totale di 20 pazienti ha terminato il trattamento ed ha eseguito la valutazione strumentale a 1 mese dal termine della radioterapia. Il confronto tra i valori dell’HPRI prima e dopo il trattamento radiante ha mostrato un peggioramento significativo sia alla FEES-L (p = 0,021) e SL (p = 0,02) che alla VFS-L (p = 0,008) che SL (p = 0,005). Inoltre è stata riscontrata una significativa correlazione tra i valori dell’HPRI basale ed a 1 mese alla FEES-L e SL (p = 0,005) così come alla VFS-L e SL (p < 0,001). Diversamente, il tempo di transito faringeo (PTT) non è risultato essere influenzato dalla radioterapia (p > 0,2). Solo in pochi pazienti è stata riscontrata la comparsa di caduta pre-deglutitoria ( 1 paziente con tumore della base linguale alla FEES-L e SL) e la presenza di aspirazione (1 paziente con tumore del rinofaringe alla OPES-L e FEES-SL). Nel complesso i risultati iniziali del nostro studio mostrano che l’ IMRT, finalizzata al risparmio delle SWOARs, determina soltanto un significativo incremento della ritenzione di bolo a livello del distretto ipofaringeo. Un follow-up più lungo sarà necessario per valutare se tale incremento sia associato o meno ad un maggior rischio di sviluppare fenomeni di aspirazione tardivi.
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Pellicanò, G., M. Cellerini, and G. Dal Pozzo. "Il ruolo della TC e dell'Angio-TC." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 2_suppl (November 1996): 35–43. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s205.

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Abstract:
La Tomografia Computerizzata, grazie alle continue innovazioni tecnologiche, consente oggi di poter studiare accuratamente le biforcazioni carotidee, in tempi rapidi, con elevata risoluzione spaziale dopo somministrazione a bolo di dosi non elevate di mezzo di contrasto. Le apparecchiature ad acqusizione spirale permettono un ulteriore incremento qualitativo delle immagini e delle successive ricostruzioni. L'esame viene effettuato con strati sottili di 1–3 mm di spessore, con tempi di scansione rapidi ed una quantità totale di contrasto d 100–150 ml. Nel caso di acquisizione con apparecchio spirale l'inizio dell'esame avviene 20 sec dopo il termine della somminitrazione del contrasto a bolo con iniettore. Molteplici sono gli algoritmi ricostruttivi sia multiplanari che tridimensionali; quelli più comunemente usati sono il Multiplanar Reformatting per le ricostruzioni sui vari piani dello spazio, il Maximum Intensity Projection per la ricostruzione esclusivamente delle strutture vascolari, e lo Shaded Surface Display per ottenere immagini tridimensionali. Nel caso di steno-occlusioni aterosclerotiche la TC identifica con precisione la sede della lesione e fornisce importanti informazioni sulla natura della placca:ciò permettere di distinguere le placche calciche, «dure», ad elevata densità da quelle fibrolipidiche, «molli» che risultano ipodense rispetto al lume opacizzato dal contrasto. Nelle placche «miste» entrambe le componenti vengono ben rilevate, cosi come la loro disposizione lungo la parete del vaso. È inoltre agevole l'analisi della superficie endoluminale della placca con la possibilità, in alcuni casi, di evidenziare piccole ulcerazioni superficiali punto di partenza di microemboli. Con TC viene anche misurata la percentuale di stenosi sia applicando i criteri del NASCET, sia come rapporto tra area totale del vaso e area del lume residuo come rapporto tra diametro massimo del vaso e diametro del lume residuo. Le ricostruzioni multiplanari e tridimensionale forniscono la visione longitudinale del vaso ed ulteriori dati sulla disposizione e dimensione dell'ateroma. Anche nel caso di dissecazione carotidea la TC consente il rilievo della lesione e la sua evoluzione nel tempo: nella fase acuta all'esame diretto, l'ematoma sottointimale è leggermente iperdenso; diventa poi isodenso rispetto al lume e per tale motivo il reperto più significativo e quello di riduzione del calibro vasale. La TC è in grado agevolmente di rilevare la presenza di aneurismi e pseudo-aneurismi carotidei nonchè le compressioni ab estrinseco di questi vasi fornendo importanti informazioni sia morfologiche che di natura.
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Dissertations / Theses on the topic "Criterio Di Riduzione"

1

Liguori, Alexandra Magdalene. "Quantum Markovian dynamics and bipartite entanglement." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3583.

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Abstract:
2008/2009
In questa tesi di dottorato si sono studiati i cosiddetti sistemi quantistici aperti, cioè sistemi sici la cui interazione con l'ambiente esterno non può essere trascurata, da due prospettive: da un lato si sono caratterizzate le proprietà del bagno mediante grandezze siche del sottosistema immerso in esso; dall'altro si è studiato l' entanglement, dal punto di vista sia della sua generazione sia della sua evoluzione temporale, in sistemi bipartiti immersi e interagenti con un bagno esterno. La mia tesi di dottorato, Quantum Markovian Dynamics and Bipartite En- tanglement (Dinamica Markoviana quantistica ed entanglement bipartito ) è organizzata nel seguente modo. Nel primo capitolo vengono descritti brevemente i sistemi quantistici composti, con particolare attenzione ai sistemi bipartiti, cioè composti da due sottosistemi. Poi si de niscono stati entangled e separabili (non entangled) e vengono illustrati dei criteri di separabilità basati sulle cosiddette mappe positive non completamente positive. In ne, vengono de nite le misure di entanglement e presentati degli esempi di misure importanti. Nel secondo capitolo vengono descritti i sistemi quantistici aperti: innanzitutto vengono de nite le dinamiche reversibili ed irreversibili; poi vengono derivate la dinanica ridotta di un sistema immerso in un bagno esterno con cui interagisce e la rispettiva master equation, spiegando le principali approssimazioni Markoviane in dettaglio. Si considera, in ne, la derivazione degli stati asintotici, con particolare attenzione ai sistemi a uno o due qubit, che sono di interesse per questa tesi. Il terzo capitolo è dedicato alla determinazione dei parametri fenomenologici della master equation in un particolare sistema quantistico aperto unidimensionale. Questo sistema è costituito da un lo in cui è ssata un'impurezza di spin 1=2 la quale interagisce magneticamente con un elettrone che può propagarsi lungo suddetto lo. L'intero sistema è immerso in un bagno esterno i cui e etti di dissipazione e rumore agiscono solo sul grado di libertà di spin dell'impurezza. Per questo sistema vengono trovate delle espressioni esplicite per i parametri del rumore dovuti all'ambiente in termini delle probabilità di trasmissione e ri essione dell'elettrone, che si possono misurare. Nel quarto capitolo viene descritto il comportamento dell'entanglement in sistemi quantistici aperti: in particolare viene studiato un sistema composto da due qubits e si analizzano sia le condizioni di generazione di entanglement in uno stato inizialmente separabile sia la possibilità che questo entanglement persista nello stato asintotico. In ne, gli ultimi due capitoli trattano esempi espliciti del comportamento dell' entanglement in sistemi quantistici aperti, da un lato, nel Capitolo 5, analizzando la generazione di entanglement, dall'altro, nel Capitolo 6, descrivendo l'evoluzione temporale dell'entanglement e confrontandola con quella dell'entropia. Nel quinto capitolo, viene considerato un sistema bipartito di due qubits immersi in un bagno esterno comune col quale interagiscono debolemente (senza interagire direttamente tra di loro) e viene trovata una condizione necessaria e su ciente a nchè venga generato entanglement, solo tramite l'azione del bagno, in uno stato inizialmente separabile dei due qubits. Poi questa condizione viene generalizzata ad una condizione su ciente per la generazione di entanglement tramite il bagno in sistemi bipartiti di dimensione arbitraria. Nel sesto capitolo, si considera di nuovo un sistema bipartito composto di due qubits immersi in un bagno esterno comune e che evolvono secondo una particolare dinamica dissipativa. In un lavoro precedente era stato congetturato che, per sistemi quantistici aperti senza una Hamiltoniana di interazione esterna, la variazione nel tempo dell' entanglement fosse sempre minore della variazione nel tempo dell'entropia. Quindi, in questo capitolo, si sono studiate le variazioni nel tempo dell'entanglement e dell'entropia per la particolare dinamica dissipativa di nostro interesse. Variando gli stati iniziali del nostro sistema e i parametri del rumore per la nostra evoluzione dissipativa, abbiamo da un lato analizzato il comportamento temporale dell' entanglement e dall'altro paragonato la variazione temporale di quest'ultimo con la variazione temporale dell'entropia. Abbiamo quindi potuto formulare una nuova congettura, basata su una gamma più ampia di esempi: dai nostri risultati si trova che la precedente congettura è veri cata solo se lo stato asintotico della dinamica è separabile, mentre non lo è se lo stato asintotico è entangled.
XXII Ciclo
1981
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2

Minelli, Andrea. "Studio di configurazioni di sistemi dissipativi di tipo fluido viscoso per la riduzione della risposta sismica di strutture." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25527/.

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Abstract:
Nel presente lavoro di tesi viene analizzato un sistema alternativo utile al raggiungimento della protezione sismica delle strutture. In particolare, invece di consentire alla struttura di subire deformazioni inelastiche sfruttando la propria duttilità strutturale per dissipare energia, si ricorre a sistemi di controllo passivi quali i dissipatori fluido viscosi e le loro configurazioni all’interno o all’esterno di un sistema strutturale per diminuire l’energia dissipata dalla sola struttura e ridurre la risposta sismica. Nei primi due capitoli vengono analizzati i sistemi per il controllo strutturale, da quello tradizionale basato su criteri di resistenza e duttilità a quelli passivi, fino ad arrivare a quelli attivi. Particolare attenzione viene rivolta alla comprensione del funzionamento e delle leggi che governano i dissipatori fluido viscosi. Nel terzo capitolo vengono studiati i metodi di analisi, i criteri di progettazione e modellazione dei dispositivi fluido viscosi per arrivare a dimensionare i dispositivi da inserire nel sistema strutturale. Inoltre vengono studiate le diverse configurazioni che possono assumere i dispositivi fluido viscosi all’interno o all’esterno di una struttura, valutandone i vantaggi e gli svantaggi. Una volta presa familiarizzazione col software di calcolo fem e delle analisi time history, nel capitolo quattro si valuta l’effetto delle diverse configurazioni interne o esterne dei dispositivi lineari e non lineari e la diversa distribuzione delle proprietà dei dispositivi lungo l’altezza della struttura di studio. Si procede con il valutare attraverso analisi dinamiche modali non lineari la risposta della struttura di studio priva di dispositivi e le risposte della struttura equipaggiata con diverse configurazioni di dispositivi, per poi confrontarle per arrivare a delle conclusioni in merito alla loro efficacia.
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d'Archivio, Sandra <1977&gt. "Interazione animale-ambiente e criteri di progettazione degli edifici per l'allevamento ai fini della riduzione dello stress da caldo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/68/1/TesiDottorato_D%27Archivio_Sandra.pdf.

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d'Archivio, Sandra <1977&gt. "Interazione animale-ambiente e criteri di progettazione degli edifici per l'allevamento ai fini della riduzione dello stress da caldo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/68/.

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Musio, Francesca. "Valutazione dei criteri ambientali minimi del pan gpp per i servizi di pulizia e loro applicazione al piano di riduzione degli impatti ambientali del presidio ospedaliero di Conegliano." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5991/.

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Abstract:
The subject of my thesis is to develop an assessment of minimum environmental criteria of the Plan National Action of Green Public Procurement for the cleaning service in the Conegliano’s hospital, used as case of study, through the Life Cycle Assessment methodology, to improve the hospital cleaning service.
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TOSERONI, FULVIO. "Valutazione della Resilienza territoriale ai disastri: una nuova metodologia multicriterio.Evaluating Territorial Disaster Resilience: a novel multi-criteria methodology." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2017. http://hdl.handle.net/11566/251228.

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Abstract:
La ricerca parte dai testi Our Common Future e Yokohama Strategy (1994), Hyogo Framework for Action - Building the Resilience of Nations and Communities to Disasters (HFA-2005) e Sendai Framework for Disaster Risk Reduction (SFDRR-2015). In particolare affronta le priorità del SFDRR: 1) Comprensione del rischio disastri; 2) Rafforzamento della governance per la gestione del rischio disastri; 3) Investire in resilienza per la riduzione del rischio disastri; 4) Migliorare la preparazione alle catastrofi per una risposta efficace per un "ricostruire meglio" nel recupero, la riabilitazione e la ricostruzione. Il testo risponde alle seguenti domande: Cos’è la resilienza? E’ un prodotto o strumento per le dinamiche di DRR? Si può realizzare un modello di sistema (comunità-territorio-ambiente) resiliente? E’ possibile misurare la resilienza con indici appropriati? Si otterrebbe un’unità di misura per la resilienza territoriale e la comprensione di un contesto emergenziale? Dalle domande è stata sviluppata la seguente ipotesi: “Indicizzare le caratteristiche chiave della resilienza riferita ad un sistema territoriale, ovvero la capacità di ridurre l'impatto di un disastro, preservare l'integrità e adattarsi alle nuove condizioni, contribuisce anche a identificare le ‘soglie emergenziali’ di tale sistema”. L’ipotesi ha portato al confronto tra il concetto di Energia dell’evento e quello di Risorse del Sistema, descrivente le azioni-attività-risorse per fronteggiare un Evento Estremo. Il campo di studio è risultato complesso, con dati qualitativi/quantitativi, che hanno portato alla scelta di un approccio multicriteriale. Si è scelta pertanto una metodologia Multi Criteria Decision Analysis (MCDA), specificatamente l’Analytics Hierarchy Process (AHP). Il lavoro ha portato all’introduzione dell’Indice di Impatto Reale (IIR), derivato dalla formula del Rischio (Varnes, 1984), composto da un Indice di Criticità Territoriale (ICT) per la stima della magnitudo del problema ed un Indice di Capacità Adattiva (ICA) per la stima delle risorse del territorio. La composizione dei parametri di ICT e ICA permette di quantificare: l’Indice d’Emergenza Territoriale (IET); l’Indice di Disastro Territoriale (IDT) e l’Indice di Catastrofe Territoriale (ICT). Ciascuno di essi misura la distanza del sistema dal livello di soglia d’equilibrio, oltre il quale si verificherebbe un determinato contesto. Formula e processi sono stati testati a livello territoriale comunale in scenari idrogeologici. I vantaggi ottenuti sono stati: 1) il disporre di soglie di riferimento per la comprensione del territorio; 2) la conoscenza dei punti di rottura dei sistemi: 3) l’utilizzo di indici pesati per comprendere dove investire ed ottenere risultati efficaci; 4) la realizzazione di liste di priorità d’azione.
This research started by the texts Our Common Future and Yokohama Strategy (1994), Hyogo Framework for Action - Building the Resilience of Nations and Communities to Disasters (HFA-2005) e Sendai Framework for Disaster Risk Reduction (SFDRR-2015). In particular faces the SFDRR priorities: 1) Understanding disaster risk; 2) Strengthening disaster risk governance to manage disaster risk: 3) Investing in disaster risk reduction for resilience; 4) Enhancing disaster preparedness for effective response and to “Build Back Better” in recovery, rehabilitation and reconstruction. This text answers to following questions: What is it the resilience? Is it a product or a tool of DRR? Is it possible to realize a resilient model of a system (community-territorial-environment)? Is it possible to measure the resilience with specific indexes? Could be possible to obtain a Unit of Measure for territorial resilience, to understanding of an emergency context? Starting from the questions it was developed a main hypothesis: “Indexing the keys characteristics of a territorial system: the capacity to reduce a disaster impact, to preserve the integrity, and to adapt to new conditions, helps to identify the emergency threshold of the system” The hypothesis as led to compared the concept of Energy of Event and Resources of a System (actions, activities, resources) to contrast an extreme event. The field of study was result complex, with qualitative/quantitative data. Thus, it was chosen a Multi Criteria Decision Analysis (MCDA) approach, specially an Analytics Hierarchy Process (AHP). Thanks to AHP method it was introduced, in this work, the Disaster Resilience Threshold Index (DRTi), an evolution of the risk formula (Varnes, 1984). The DRTi is composed by the Territorial Critics Index (TCi) to measure the "dimension" of an Event, and Territorial Coping Capacity Index (TCCi) to measure the resources of a system. Some different composition of TCi and TCCi permit to quantify: the Territorial Emergency Index (TEi), the Territorial Disaster Index (TDi) and the Territorial Index of Catastrophe (TIC). Every of these measure the distance of the system from the equilibrium threshold, beyond which we will have a specific scenario. In this study, the formula and processes were tested a local level in a hydro-geological scenario. As results, we obtained: 1) thresholds to understand the territory; 2)knowledge about the breaks points of the system; 3) weighted indexes to understand where is better to invest resources; 4) a methodology to realize a list of priority actions.
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IAMMARINO, Debora. "Danno ambientale e responsabilità nella gestione dei rifiuti." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251115.

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Abstract:
La disciplina del danno ambientale è stata oggetto di diverse e numerose modifiche nel corso degli anni, sia a livello nazionale che europeo. Regolata in Italia, per la prima volta, dalla L. 349/1986 che, all’art. 18, prevedeva la risarcibilità del danno ambientale indipendentemente dalla violazione di altri diritti individuali come la proprietà privata o la salute. In ambito Europeo il primo intervento si è avuto con l’adozione della Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale. La Direttiva è stata poi recepita in Italia con il D.Lgs. n. 152/2006, che nella Parte Sesta si occupa puntualmente di responsabilità per inquinamento ambientale. Tuttavia, le principali novità della normativa comunitaria con riferimento al regime di responsabilità per attività inquinanti nei confronti dei beni ambientali, non sono state immediatamente riprese in modo adeguato dalla normativa italiana, motivo per cui sono state emanate due procedure di infrazione nei confronti del Governo italiano che, per correre ai ripari, in un primo momento, ha approvato il D.l. 135/2009 introduttivo di nuovi criteri per il ripristino del danno ambientale e successivamente il legislatore è intervenuto con la Legge n. 97/2013 in materia di misure di risarcimento del danno e in materia di criteri di imputazione delle responsabilità. Tuttavia, l’assetto dei criteri di imputazione delle responsabilità è stato più volte oggetto degli interventi interpretativi della giurisprudenza che hanno delineato un quadro molto più rispondente alle istanze di origine comunitaria e ai principi del diritto europeo. All’interno di questo quadro più ampio si inserisce la questione della Gestione dei rifiuti, anch’essa oggetto di svariate modifiche normative volte sempre di più ad una tutela ambientale maggiore e prioritaria, attraverso metodi e tecniche in grado di ridurre la produzione dei rifiuti, l’introduzione del concetto di riduzione, prevenzione e recupero, riciclo e solo in ultimo lo smaltimento. Ruolo centrale assume in questo ambito l’attribuzione delle relative responsabilità in capo ai vari soggetti che si occupano della gestione dei rifiuti, pertanto nell’ultimo capitolo, si analizzeranno le diverse forme di responsabilità degli stessi e si darà conto dei principali interventi giurisprudenziali e della diverse interpretazioni dottrinali che hanno interessato la materia negli ultimi anni.
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