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Journal articles on the topic 'Costruito storico'

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1

Sung, Myung-Je, and Jeong-Hyun Kim. "Una rassegna psichiatrica sul figlicidio." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 3 (December 2012): 77–96. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-003005.

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Abstract:
Il diritto penale disciplina l'infanticidio diversamente, a seconda dei periodi storici e del ruolo ricoperto dalla madre nella famiglia e nella societŕ. L'autrice ne traccia lo sviluppo storico, la attuale disciplina e l'applicazione fattane dalla giurisprudenza. Dal fatto che l'infanticidio sia punito piů gravemente o meno dell'omicidio, e dalle circostanze che determinano la sua disciplina differenziata rispetto all'omicidio in generale, si evidenzia la specificitŕ del ruolo materno come storicamente costruito nelle diverse societŕ e l'immagine della Madre propria dei diversi sistemi penali.
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2

Talŕ, Paola. "Acque trasportate: l'acquedotto di Colognole e l'entroterra di Livorno." STORIA URBANA, no. 125 (April 2010): 169–86. http://dx.doi.org/10.3280/su2009-125009.

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Abstract:
Costruito tra il 1793 e il 1872 su progetto di illustri architetti ed ingegneri delle Regie Fabbriche Granducali, l'Acquedotto di Colognole funziona per la cittŕ fino al 1957; da allora viene abbandonato e approvvigiona solo alcuni piccoli centri collinari. Oggi ci troviamo di fronte ad un manufatto monumentale che ha perso la funzione per cui era stato costruito, ma non il suo valore storico e architettonico e la relazione con il paesaggio. La costruzione di questo acquedotto ha segnato l'evoluzione delle consuetudini delle popolazioni collinari e dei territori che ha attraversato trasformandone gli scenari. La comprensione dei complessi cambiamenti nel tempo consente una lettura del paesaggio di grande attualitŕ in merito a rilevanti questioni di conservazione e tutela. Il contributo inquadra il tema a partire dalle accresciute necessitŕ dell'approvvigionamento idrico della cittŕ e del porto di Livorno, illustra la complessa articolazione del lungo cantiere per la costruzione del nuovo acquedotto; infine dedica un'ultima parte all'importanza della conoscenza geografica del paesaggio, cosě come emerge dalle descrizioni dalle principali guide storiche del XIX secolo e dalle vicende della realizzazione della Passeggiata degli Acquedotti.
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3

Sirolli, Arianna, and Alessandro Sirolli. "Effetti psicologici e sociologici della gestione post-sisma L'Aquila." GRUPPI, no. 3 (October 2011): 77–83. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-003008.

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Abstract:
Gli autori commentano la realtŕ condivisa dagli abitanti dell'Aquila in seguito al terremoto che ha distrutto il centro cittadino dal punto di vista della perdita di un luogo identitario, una base sicura collettiva, una cornice di senso. La "cittŕ fantasma" si configura, allora, come un non-luogo, nell'accezione che Marc Augé attribuisce a questo termine. L'unica possibilitŕ di ricostruire un Sé individuale e collettivo e di riallacciare i legami sociali passa, quindi, necessariamente, attraverso la ricostruzione del centro storico. Questi commenti sottendono una critica agli interventi operati dalla Protezione Civile e decisi dalla politica che hanno effettuato una "deportazione" degli abitanti delle zone piů colpite e hanno costruito ex-novo una cittŕ senza la partecipazione democratica degli aquilani.
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4

Paradiso, Michele, Chiara Bini, Natascia Crescenzi, and Carlos Humberto Gómez Arciniegas. "LA CHIESA DI SANTA LUCIA DI GUANE - BARICHARA: ANALISI STRUTTURALE PER LA SUA SALVAGUARDIA." Revista M 15 (August 16, 2019): 8–27. http://dx.doi.org/10.15332/rev.m.v15i0.2176.

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Abstract:
L’articolo si riferisce allo stato di degrado strutturale della Chiesa di Santa Lucia, in Guane, Comune di Barichara, nel Dipartimento di Santander (Colombia). Lo studio fu effettuato negli anni 2012-2013 in collaborazione con la Facoltà di Architettura dell’Universidad Santo Tomás, sede Bucaramanga. E’ stata applicata la metodologia tipica indicata dalle Carte Internazionali del Restauro di ICOMOS-UNESCO. Il quadro fessurativo, complesso e preoccupante, che presentava la Chiesa, Monumento Nazionale, alla data della presa in carico del lavoro, é conseguente al cedimento verticale delle fondazioni, peraltro molto scarse, dell’angolata destra in facciata principale. Lo studio che qui si presenta indica le soluzioni di messa in sicurezza dell’edificio e le ipotesi di massima per un suo consolidamento, con tecniche non invasive. L’occasione di questo racconto é per gli autori, anche l’occasione per riflettere sulle dinamiche di gestione a livello nazionale, della conservazione del patrimono storico costruito. Dinamiche che appaiono lente, estremamente burocratizzate e accompagnate da scarso dialogo tra le istituzioni preposte alla salvaguardia del bene storico. Il lavoro si é poi concretizzato, per le due coautrici, nella loro tesi di laurea in architettura, discussa presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze nell’a.a. 2012-2013.
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Rota, Marco. "Welfare aziendale e alimentazione alla Dalmine: dalle origini al secondo dopoguerra." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (September 2020): 133–59. http://dx.doi.org/10.3280/sil2018-002007.

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Abstract:
Il coinvolgimento delle imprese nel settore dell'alimentazione popolare costituisce un fenomeno storico significativo ed estremamente articolato. L'articolo analizza le molteplici provvidenze alimentari varate dalla Dalmine nel quadro delle politiche di welfare aziendale, ricostruendo un caso peculiare di integrazione fra agricoltura e industria in un contesto sociale e territoriale fortemente plasmato dall'impresa. Inizialmente vengono descritte le politiche annonarie attuate sino alla fine degli anni Venti, attraverso lo snodo cruciale della Grande Guerra. Nella seconda parte si esaminano le strutture agricole e le provvidenze alimentari sviluppate dalla Società durante gli anni Trenta, in sintonia con gli orientamenti autarchici del regime fascista. In seguito, vengono analizzate le politiche implementate durante il secondo conflitto mondiale, quando la drammatica carenza di generi di consumo e le difficoltà di approvvigionamento costrinsero la Dalmine ad ampliare il proprio ruolo sociale, in maniera non dissimile rispetto ad altre grandi imprese italiane. Nell'ultima parte si osserva l'evoluzione delle provvidenze alimentari e delle strutture agricole nei primi anni del dopoguerra, entro il quadro di una ridefinizione complessiva dell'intero sistema di welfare aziendale costruito nei decenni precedenti
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6

Felisatti, Ettore, Emilia Restiglian, Evelina Scaglia, Franca Zuccoli, Federica Gaetano, and Roberta Bonelli. "La progettazione del Questionario di Valutazione dei Laboratori (QVL) del Corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria." EXCELLENCE AND INNOVATION IN LEARNING AND TEACHING, no. 1 (June 2021): 25–55. http://dx.doi.org/10.3280/exioa1-2021oa12064.

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Abstract:
Un gruppo di lavoro, costituitosi all'interno del Coordinamento dei Presidenti dei CdS in Scienze della Formazione Primaria e composto da docenti, ricercatori e tutor provenienti da alcuni atenei italiani, ha costruito, seguendo una metodologia di lavoro partecipativa, un Questionario per la Valutazione dei Laboratori (QVL) di Scienze della Formazione Primaria (SFP). Lo strumento è stato progettato a partire dalle informazioni ricavate da un'indagine somministrata ai Coordinatori dei Corsi di studio in SFP del Paese, dalle esperienze pregresse e dagli studi sui fondamenti del laboratorio dal punto di vista storico e culturale, e consente agli studenti di valutare anonimamente i laboratori ordinamentali secondo quanto delineato dal decreto 249/2010[1]. Il questionario si articola in sezioni che contemplano la rilevazione di molteplici aspetti dell'esperienza laboratoriale: oltre ai dati identificativi e di profilazione, permette agli studenti di esprimersi rispetto a dinamiche relative all'organizzazione, realizzazione, valutazione e conduzione del laboratorio considerato. Sono stati somministrati due pre-test che hanno permesso di migliorare lo strumento, soprattutto nella chiarezza e nella fruibilità, confermando nel complesso la sua struttura ipotizzata in prima stesura. Il contributo qui presentato si sofferma, nello specifico, sul processo di costruzione condivisa dello strumento e sul ruolo che la student voice ha avuto nella verifica della coerenza del questionario con l'esperienza laboratoriale realizzata.   [1] D.M. 10/09/2010, n. 249. Recuperato da: http://www.miur.it/documenti/universita/offerta_formativa/formazione_iniziale_insegnanti_corsi_uni/dm_10_092010_n.249.pdf.
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Guerrieri, Claudia. "Linked open data e rappresentazione del patrimonio culturale: un caso applicativo per diffondere la conoscenza dei beni culturali ecclesiastici nel web semantico." DigItalia 17, no. 1 (June 2022): 184–202. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00047.

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Abstract:
Nel dominio dei beni culturali molte organizzazioni stanno applicando le tecnologie del web semantico e hanno affrontato progetti – alcuni dei quali sperimentali – di pubblicazione dei dati descrittivi del patrimonio culturale in linked open data (LOD): la sfida è far affiorare la conoscenza rappresentata dai dati rendendola immediatamente interpretabile dalle macchine. Attraverso la delicata fase di definizione non ambigua dei concetti e delle relazioni che rappresentano una determinata porzione di realtà (modellazione dei dati) il web semantico si pone come strumento per far emergere significati e produrre nuove relazioni reciproche. Questo contributo ha l’obiettivo di porre le basi per una prospettiva strategica di produzione e pubblicazione di LOD del patrimonio informativo esposto sul portale BeWeB – Beni ecclesiastici in web, scelto come esempio altamente rappresentativo del dominio culturale in virtù non solo dei suoi numeri – circa 12 milioni di schede descrittive di beni culturali di proprietà ecclesiastica – ma soprattutto della modalità in cui è costruito e quotidianamente popolato. Il portale è ideato e coordinato dall’Ufficio nazionale per i Beni Culturali ecclesiastici e l’Edilizia di culto della Conferenza Episcopale Italiana (Ufficio nazionale BCE – CEI), con l’ambizione di offrire una lettura d’insieme sui beni culturali di proprietà ecclesiastica conservati in Italia, dove gli authority data assumono il ruolo di punto di snodo per la tessitura di relazioni tra risorse culturali di natura diversa (risorse storico-artistiche, architettoniche, bibliografiche, archivistiche, fotografiche, istituti di conservazione). La proposta di integrazione nel web semantico del patrimonio informativo esposto sul portale BeWeB mira al raggiungimento di una piena interoperabilità semantica, attraverso l’analisi delle ontologie già presenti nel dominio culturale, per favorirne un loro riuso. BeWeB è dunque un case study presentato e introdotto da un inquadramento generale, utile a spiegare il contesto in cui sono inscritte le tecnologie che abilitano la realizzazione del web semantico e dei progetti di costruzione dei grafi della conoscenza (knowledge graph).
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Giambruno, Mariacristina, Sonia Pistidda, Benedetta Silva, and Francesca Vigotti. "Territori marginali e pandemia: quale ruolo per il patrimonio costruito?" TERRITORIO, no. 97 (February 2022): 52–60. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-097-supplementooa12927.

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Abstract:
Quale impatto avrà la pandemia in relazione al ritorno nei territori marginali e al conseguente ripopolamento dei borghi storici che a questi territori appartengono?Il recente e intenso dibattito, nonché le opportunità che potranno scaturire dal Next Generation EU, sembrano dare qualche segnale positivo per tornare ad abitare questi luoghi grazie alla soluzione di almeno alcuni dei problemi che ne avevano aggravato lo spopolamento.Ciò che non sembra ancora sufficientemente indagato, invece, è il ruolo che in questo processo potrebbe giocare proprio la consistenza storica dei borghi cosiddetti marginali, il loro costruito e opportuna conservazione.L'analisi di alcune strategie nate pre-pandemia, che a causa di essa hanno avuto un impulso, è occasione per avviare alcune riflessioni sul tema.
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9

CAMEROTA, FILIPPO. "TWO NEW ATTRIBUTIONS: A REFRACTIVE DIAL OF GUIDOBALDO DEL MONTE AND THE ROVERINO COMPASS OF FABRIZIO MORDENTE." Nuncius 18, no. 1 (2003): 25–38. http://dx.doi.org/10.1163/182539103x00549.

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Abstract:
Abstracttitle RIASSUNTO /title In questo articolo si propongono due nuove attribuzioni riguardanti due strumenti legati dalla comune provenienza urbinate, e precisamente dalla bottega del noto costruttore di strumenti scientifici Simone Barocci. Entrambi sono descritti da Muzio Oddi che offre la testimonianza decisiva per la loro attribuzione. Il primo un raro orologio a rifrazione conservato al Museo di Storia della Scienza di Firenze, documentato nella collezione medicea fin dal 1574 e identificabile con quello che Oddi afferma essere stato fatto costruire ad Urbino nel 1572 da Guidobaldo del Monte. Il secondo un compasso di proporzione conservato al Museo Correr di Venezia, in tutto corrispondente alla descrizione di un compasso che Oddi dice costruito da Simone Barocci per ordine di Fabrizio Mordente intorno al 1570. Quest'ultimo la prima versione del noto compasso che Mordente divulgher negli anni successivi attraverso i suoi trattati.
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Giannichedda, Enrico. "Costruire storie e raccontare produzioni." Ex Novo: Journal of Archaeology 5 (May 24, 2021): 119–43. http://dx.doi.org/10.32028/exnovo.v5i.416.

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Abstract:
Prendendo le mosse dalle recenti acquisizioni dell’archeologia cognitiva, Michele Cometa, uno specialista di storia e teoria della letteratura, affronta in un corposo volume una questione fondamentale: la relazione fra produzione di utensili (i cicli produttivi), evoluzione del linguaggio, sviluppo di capacità narrative finalizzate a raccontare ‘storie’ utili. Una questione che, a mio avviso, non può riguardare soltanto gli specialisti della preistoria antica e dei processi di ominazione, perché ha molto a che vedere, in qualsiasi contesto preindustriale e prescientifico, con la trasmissione dei saperi tecnici (e, difatti, Cometa rinvia alle opere di A. Leroi-Gourhan), l’archeologia della produzione, la capacità di leggere in un manufatto la commistione di ‘funzione’ e ‘bellezza’ (o stile). Scopo del presente lavoro, oltre ad invitare a riflettere sulle tesi di Cometa a partire ovviamente dal libro, vi è ribadire, indipendentemente dai termini utilizzati e dalle partizioni disciplinari, l’utilità di studi archeologici in cui si fa storia della cultura materiale tenendo insieme la ricostruzione dei comportamenti (tecnici) e quella dei significati (sociali) anche grazie allo studio delle scelte ‘narrative’ adottate dagli antichi.
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Avallone, Gennaro. "Le relazioni territoriali nella evoluzione della sociologia urbana e rurale italiana." STORIA URBANA, no. 135 (February 2013): 119–33. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-135006.

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Abstract:
L'analisi sociologica si č costruita nel tempo attorno ad alcuni nuclei tematici, tra i quali quello dei cambiamenti socio-territoriali ha rappresentato un riferimento permanente, sul quale si č costruito uno specifico campo disciplinare, quello della sociologia urbana e rurale. Il testo presentato si pone l'obiettivo di evidenziare l'importanza che il tema delle relazioni territoriali ha avuto nella storia della sociologia urbana e rurale in Italia, presentando alcune emblematiche attivitŕ di ricerca. Questo approfondimento viene realizzato nella prima parte, in cui si presentano le trasformazioni intervenute nei rapporti tra cittŕ e campagna fino all'affermazione della cittŕ diffusa. A questo intento si associa un secondo obiettivo, che č quello di individuare, e attualizzare con riferimento ai mutamenti territoriali piů recenti, alcune significative ricorrenze tematiche. In particolare, nella seconda ed ultima parte del testo, l'attenzione si concentra su tre dimensioni, relative ai caratteri dei legami sociali, al nesso tra mutamenti territoriali e processi migratori e al rapporto tra urbanizzazione, ambiente e salute, rilevando la necessitŕ di approfondire, mediante la ricerca sul campo, le modalitŕ di produzione dello spazio urbano e le popolazioni che ne sono protagoniste.
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Brambilla, Rossana. "Jacques Le Goff : denaro, quell'oggetto sfuggente che trasforma la societŕ. Una lettura-studio de "Lo sterco del diavolo"." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 21 (April 2011): 81–89. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-021005.

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Abstract:
Nel suo libro piů recente, Jacques Le Goff dipinge e racconta scenari medievali che consentono di costruire una storia del denaro. Pur permettendo al lettore di notare alcune continuitŕ con la nostra epoca, il testo sostiene e argomenta una sostanziale differenza tra la nostra societŕ e quella medievale. Tale differenza emerge soprattutto guardando i diversi modi di intendere e gestire la dimensione economica. Lo studio storico, tra le righe, offre inoltre interessanti spunti di riflessione di tipo epistemologico, pedagogico e linguistico.
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Lanzalaco, Luca. "LA FORMAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI IN EUROPA OCCIDENTALE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 1 (April 1989): 63–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017494.

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Abstract:
IntroduzioneLa progressiva attenzione della scienza politica per le tematiche organizzative sembra essere una tendenza incontrovertibile. Gli attori politici collettivi sono visti sempre meno come delle «scatole nere», dei semplici canali di trasmissione di domande e interessi, e si sottolinea, invece, sempre più come essi siano delleorganizzazioni complessela cui condotta è regolata da meccanismi ed imperativispecificiedautonomie come, di conseguenza, l'individuazione di queste dinamiche organizzative contribuisca in modo determinante alla comprensione del funzionamento del sistema politico nel suo complesso. La configurazione di una organizzazione politicanonè un fatto meramente «tecnico» o «ingegneristico», e men che meno «formale», ma determina l'autonomia e la discrezionalità di cui gode il gruppo dirigente nel ridefinire gli interessi dei gruppi sociali rappresentati e nel «guidare» lamembershipverso determinate mete collettive. Una delle acquisizioni più rilevanti che sono state fatte in questo campo di indagine è che per spiegare le caratteristiche strutturali di una organizzazione politica occorre risalire al modo in cui essa è nata, si è formata e si è consolidata. Il concetto distruttura, infatti, appartiene ad una classe di concetti utilizzati nelle scienze sociali — i cosiddettitime oriented concepts— che assumono significato solo in un orizzonte temporalediacronico(Rosenthal 1978). Ciò che si percepisce come «strutturale» al tempo T sono modelli di comportamento e interazioni sociali che sono perdurati e si sono stabilizzati al tempo T-1, T-2, T-3, … T-n, e che per questo motivo diventano elementicostitutividi quella relazione sociale. Quella che potremmo chiamare lafallacy of synchronic reductionismporta a «fotografare» una organizzazione in un dato momento e a considerare tutti i suoi caratteri strutturali in un orizzonteatemporale.Invece, le proprietà strutturali di una organizzazione sono il risultato di scelte organizzative e di processi di adattamento che si sono verificati inmomenti e fasi differentidella vita dell'organizzazione e i cui risultati si sono poi «congelati», «sedimentati», «stratificati» nel tempo. Una semplice analisi del contesto ambientale in cui opera un'organizzazione, come suggerisce l'approcciocontingency, non è sufficiente in quanto organizzazioni con «storie»differentipotranno daredifferentirisposte, in termini di proprietà organizzative, agliidenticiimperativi posti in un dato momento dallo stesso ambiente. Per spiegare le proprietà strutturali di una organizzazione politica occorre quindi integrare opportunamente l'analisistrutturale-morfologica, basata sull'ipotesi che le organizzazioni tendano ad adattarsi razionalmente alla struttura del loro ambiente, con l'analisistorico-genetica, in base alla quale la razionalità degli attori organizzativi è vincolata dalle loro esperienze passate, dallastoriadell'organizzazione e, in particolare, dal modo in cui l'organizzazione stessa è nata e si è formata. L'approccio genetico ha trovato ampie applicazioni nello studio di vari tipi di organizzazioni politiche: i partiti, i sindacati dei lavoratori, i gruppi di interesse, i movimenti collettivi, le organizzazioni terroristiche. Con questo articolo mi propongo di estendere l'utilizzazione, e di dimostrare l'utilità, di questo approccio anche per quanto riguarda l'analisi di un tipo particolare di organizzazioni politiche, che solo recentemente sono diventate oggetto di studio, cioè leassociazioni imprenditoriali.In particolare, mi occuperò dellepeak associations, cioè delle confederazioni nazionali intersettoriali, come la confindustria e le sue omologhe in altre nazioni. Nella prossima sezione traccerò una tipologia dellepeak associationssulla base del loro «modello originario», cioè del modo in cui sono nate, e del loro grado di istituzionalizzazione; nella seconda sezione verificherò la validità di questa tipologia attraverso l'analisi storico-comparata: illustrerò un «modello a dicotomie successive», costruito alla luce dell'evidenza empirica disponibile, per l'analisi dei processi di formazione delle associazioni imprenditoriali, mettendo in evidenza come a diversi processi di formazione siano corrisposti differenti «modelli originari». Nelle sezioni finali, infine, esaminerò i fattori esplicativi che hanno determinato il prevalere di uno o dell'altro dei vari processi di formazione.
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Cinieri, Valentina, and Andrea Garzulino. "Emergenza sanitaria ed edilizia: una possibile opportunità per riabitare i piccoli." TERRITORIO, no. 97 (February 2022): 119–24. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-097-supplementooa12935.

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Abstract:
Negli ultimi decenni, l'intervento sugli edifici esistenti ha registrato sempre maggior interesse coinvolgendo il costruito diffuso, parte integrante del tessuto urbano delle città come dei centri abitati minori. Il contributo illustra le necessità di adeguamento degli edifici storici a fronte dell'attenzione verso le aree rurali e marginali emersa oggi maggiormente con la pandemia Covid-19. In evidenza èil rapporto tra il processo di efficientamento energetico, le esigenze di conservazione e l'adeguamento d'uso e gestione del patrimonio costruito. Questa riflessione prende in considerazione l'evoluzione del mercato immobiliare analizzando gli strumenti normativi in tema di retrofit energetico e le strategie di agevolazione fiscale in risposta all'attuale situazione di crisi.
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Iannotta, Daniella. "Dalla fenomenologia della memoria alla poetica del perdono: leggendo Paul Ricoeur." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (July 2012): 63–73. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-002004.

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Abstract:
il paradosso della presenza attuale nella memoria del passato assente costituisce il filo conduttore della ricerca ricoeuriana sulla memoria e sul suo rapporto con l'oblio. Ora, se il passato torna alla mente come immagine una indagine sulla memoria dovrŕ incontrare lo statuto della rappresentazione, della sua veritŕ, della sua fedeltŕ al passato. Il presente saggio, partendo dall'analisi della fenomenologia della memoria, costruita attorno al paradosso della realtŕ e dell'immagine, vuole mettere in evidenza come in Ricoeur gli enigmi del pensiero ricevano una soluzione non giŕ in quella che egli chiama la hybris della riflessione totale, bensě nel lavoro delle nozioni concernenti la problematica indagata. Cosě, attorno alla rete semantica dei concetti di eikon e phantasma, memoria e immagine, impronta, traccia, presentificazione, percezione, oblio, ri-presentificazione, rappresentazione/ rappresentanza, egli costruirŕ il progetto di un lavoro della memoria e di un lavoro del lutto, freudianamente facendo del lavoro del ricordo una attivitŕ di recupero in vista di un progetto futuro. Dividendo l'orizzonte della memoria in personale, storica e dei piů vicini, Ricoeur farŕ del progetto di recupero del passato un vettore mirante non soltanto alla conoscenza fedele del passato stesso, bensě alla sua confluenza in una esplorazione di sensi "altri" degli avvenimenti passati, in vista dell'esperienza, difficile ma possibile, del perdono.
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Atkinson, P. A., J. M. Atkinson, C. R. Martin, and J. Rankin. "Prospettive storiche sulla resilienza e alcuni concetti di rilievo per la salute mentale correlati alla resilienza." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (April 2010): 21–40. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-001003.

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Abstract:
La resilienza psicologica consiste nella capacitŕ di fare fronte alle conseguenze di eventi gravemente stressanti o di riprendersi con successo da esse. Tale concetto, che sta suscitando un interesse crescente nell'ambito degli approcci alla salute basati sulle risorse degli individui, ha un'interessante vicenda storica e un'origine legata a differenti campi accademici e clinici. Alcuni studi sono stati infl uenzati dalla particolare caratterizzazione che nel corso della storia č stata attribuita a gruppi o a singoli che sembravano capaci di resilienza. Ci sono vantaggi e inconvenienti nel ricorrere al patrimonio storico per fare luce sui costrutti teorici attuali; infatti, gli studi sui singoli casi storici possono offrire utili squarci di comprensione, ma č indispensabile essere molto cauti nel fare ipotesi retrospettive. L'approccio piů promettente č forse la ricerca su gruppi di persone che abbiano vissuto durante determinati eventi, anche se possono sorgere problemi relativi a pregiudizi nel reclutamento del campione e al lasso di tempo trascorso. L'analisi dell'andamento della ricerca sulla resilienza indica che il concetto č stato prima associato alla malattia, mentre ora č sempre piů spesso riferito alla promozione della salute. Ciň potrebbe essere il rifl esso di un cambiamento culturale e politico. Il concetto di resilienza č rilevante per gli operatori della salute mentale; tuttavia, la sua utilitŕ č circoscritta alla diagnosi e alla terapia, poiché esistono molte domande di fondo rimaste senza risposta. Ci sono tre principali aree di dibattito: la defi nizione di resilienza; il suo statuto di categoria psicologica (un tratto di personalitŕ o una risorsa dinamica da sviluppare); la sua misurazione con suffi ciente affi dabilitŕ e costanza. L'analisi concettuale per scoprire il modello teorico sottostante alla resilienza č ancora ad una fase iniziale. Modelli provenienti da altre scienze sociali e dalle biotecnologie, in particolare l'Ecologia Umana, la teoria salutogenica, i modelli animali, la genetica e le bioscienze potrebbero dimostrarsi i percorsi piů promettenti per il futuro.
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Graf, Franz. "Patrimonio del XX secolo: restauro e storia materiale del costruito." TERRITORIO, no. 62 (September 2012): 81–87. http://dx.doi.org/10.3280/tr2012-062016.

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Abstract:
With restoration the path taken reverses, to deal firstly with the object and then with the design. In this process, awareness of the material nature of the built assumes great importance because construction often constituted the central theme of design for many protagonists of the 20th Century. The material history of architecture is addressed along three main lines: the history of the materials, the history of the construction site and the history of the construction systems. Every building is conditioned by how these three components overlap. Systematic and thorough representation of these will give rise to a monographic study which describes it precisely. The method leads to identification of the problems presented by a building through scientific analysis and at the same time the method can be used to select, clearly interpret and identify the elements that one has decided to conserve, highlight or complete.
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Florio, Isabella, Annarita Liburdi, and Luca Tiberi. "Costruire una biblioteca digitale." DigItalia 15, no. 1 (June 2020): 99–107. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00007.

Full text
Abstract:
Grazie all’accordo di collaborazione interna al Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) tra l’Istituto per il lessico intellettuale europeo e storia dell’idee (ILIESI) e la Biblioteca centrale “G. Marconi”, siglato nel 2016, è stato possibile portare a compimento il progetto di digitalizzazione della collezione di microforme dell’ILIESI. La collezione è composta prevalentemente da lessici filosofici e testi di autori, relativi alla storia intellettuale europea del Cinquecento e Seicento. Due secoli che vedono la nascita del pensiero moderno e della nuova scienza, nel corso dei quali, dalla comune matrice latina, viene sviluppandosi la terminologia filosofica e scientifica delle lingue moderne. Il contributo analizza le scelte effettuate dallo staff tecnico per il recupero e la digitalizzazione del materiale, presentando il laboratorio di digitalizzazione della Biblioteca centrale. Infine vengono illustrate le future modalità di fruizione e valorizzazione della collezione digitalizzata.
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Di Benedetto, Paolo. "Costruire e ri-costruire la storia e l’identità d’Asia in età imperiale." Ars & Humanitas 16, no. 1 (December 22, 2022): 47–63. http://dx.doi.org/10.4312/ars.16.1.47-63.

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Abstract:
Nell’antica Grecia, il mito delle Amazzoni, che, nell’immaginario collettivo greco, rappresentavano l’elemento “altro”, è spesso associato a tradizioni di fondazione e di eponimia in rapporto a città, soprattutto nella Ionia e nell’Eolide d’Asia Minore. Queste tradizioni si possono rintracciare in racconti locali, che si sono conservati fino all’età imperiale romana, in un momento in cui, in particolare, si assiste ad una ripresa delle tradizioni greche arcaiche e classiche durante la seconda sofistica. L’epoca dell’imperatore Adriano, più di ogni altra, sarebbe stata importante per la rinascita ed il recupero di questi miti di fondazione, in quanto molte città ioniche ed eoliche (come Efeso, Smirne, Cuma e Mirina) creavano un nesso con il loro passato e con la loro origine per mezzo della figura dell’Amazzone, rappresentata anche sulla monetazione locale, con l’obiettivo di affermare la loro antichità e priorità: tali tradizioni sono attestate anche nelle fonti letterarie. Grazie alla remota antichità ed adattabilità, il mito di fondazione basato sulle Amazzoni attraversò diversi processi di rielaborazione e rifunzionalizzazione e fu riutilizzato come “paradigma” in Asia Minore, soprattutto in età imperiale, per sottolineare l’archaiologia delle antiche poleis. Queste elaborazioni, fondate su antiche tradizioni mitiche locali, sono state determinanti per riaffermare e rivendicare l’identità culturale ed etnica dei Greci sotto l’Impero romano in un preciso momento storico. Obiettivo del presente lavoro è indagare i processi di costruzione e ri-costruzione dell’identità cittadina attraverso l’analisi delle fonti relative ai racconti di fondazione e di eponimia attestati in Ionia e in Eolide in relazione al particolare contesto legato al revival delle tradizioni locali greche in età imperiale.
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Redemagni, Paola. "Il cimitero di Laorca: uno spazio identitario fra storia e leggenda." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (January 2022): 5–24. http://dx.doi.org/10.3280/sil2020-002001.

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Abstract:
Laorca oggi è un quartiere di Lecco ma un tempo era un paese famoso per l'industria di trasformazione dei metalli e per il suo cimitero, costruito a partire dal 1632 all'interno di un anfiteatro naturale di grande bellezza e considerato miracoloso. Nel corso dei secoli gli abitanti del paese riservano grande cura ai propri defunti. Nel 1923, tuttavia, Benito Mussolini decide l'aggregazione di Laorca e dei paesi vicini al Comune di Lecco: i cimiteri locali sono destinati a scomparire, sostituiti dal Nuovo Cimitero Urbano Unico, da edificare nel Comune di Malgrate. Gli abitanti di Laorca si mobilitano a difesa del proprio camposanto: contro ogni previsione ebbero successo. Il Nuovo Cimitero Unico, costruito solo in parte tra il 1933 e il 1938, non fu mai utilizzato. Nel nuovo contesto democratico postbellico, esso rappresenta l'espressione di una volontà fascista che non ha tenuto in alcun conto la sensibilità dell'opinione pubblica e la tradizione locale. Sarà infine distrutto nel 1973. Il cimitero di Laorca, invece, compare oggi nella European Cemeteries Route, il progetto di valorizzazione dei cimiteri storici voluto dall'Association of Significant Cemeteries in Europe (ASCE).
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Latorre Romero, Amparo. "Abiezione nell’arte postmoderna come risultato di una cultura post-traumatica." Boletín de Arte, no. 38 (October 31, 2017): 109–16. http://dx.doi.org/10.24310/bolarte.2017.v0i38.3364.

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Abstract:
Obiettivo di questo articolo è identificare gli elementi che permettono di costruire un punto di vista storico-artistico e critico a partire dall’Olocausto fino ad arrivare alla questione dell’abietto. Se il concetto di abietto è stato, nel corso del Novecento, sia nella storia dell’arte che nell’estetica o nella semiotica, alla base del superamento dei limiti simbolici, psichici e culturali, per tentare di trasgredire o di perturbare i sistemi identitari sia individuali che collettivi, nell’abiezione nell’arte tali questioni si presentano in form estremamente originali. Lo studio cerca dunque di dimostrare, anche attraverso una linea teorica che Julia Kristeva ha trattato nel suo libro Pouvoirs de l’horreur, che il discorso si costruisce su concetti e poetiche connessi all’abiezione. Partendo da queste considerazioni sarà interessante riconoscere la presenza di immagini dell’abietto.
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Pacini, Monica, and Luisa Tasca. "Fra storia e letteratura: raccontare, inventare, costruire." PASSATO E PRESENTE, no. 110 (July 2020): 81–105. http://dx.doi.org/10.3280/pass2020-110006.

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Galli, Jacopo. "L’UCRONIA COSTRUITA DI LEONARDO BENEVOLO. IL RUOLO DELL’URBANIZZAZIONE PUBBLICA NEL PROGETTO DI SAN POLO A BRESCIA." Proyecto, Progreso, Arquitectura, no. 27 (2022): 32–47. http://dx.doi.org/10.12795/ppa.2022.i27.02.

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Abstract:
L’articolo riscopre il progetto urbano realizzato dal famoso urbanista e storico Leonardo Benevolo per il quartiere di San Polo a Brescia focalizzandosi sul metodo dell’urbanizzazione pubblica, testato per la prima volta in Italia e, nonostante il successo economico e urbano dell’operazione, mai più riproposto in seguito. La prima sezione fornisce un inquadramento delle condizioni politiche e amministrative che portarono Benevolo a Brescia e del suo rapporto con Luigi Bazoli, illuminato assessore all’urbanistica. La seconda sezione descrive il cambio di paradigma apportato dall’urbanizzazione pubblica: una rivoluzione dei sistemi di proprietà fondiaria in Italia che mirava ad allinearsi ai principali paesi europei definendo un mercato delle aree urbanizzate di proprietà pubblica che abbassasse i prezzi di costruzione consentendo una pianificazione coesa dello sviluppo urbano. La terza sezione criticizza l’operazione progettuale sottolineandone gli indubbi meriti ma facendone emergere i limiti e le possibilità inespresse. La quarta sezione mostra come San Polo sia una ucronia, un frammento unico di una storia alternativa, illustrando come nel 1962 la proposta di riforma urbanistica nazionale elaborata da Fiorentino Sullo, che avrebbe fatto dell'urbanizzazione pubblica una legge statale, avesse sollevato così grandi preoccupazioni da provocare un tentativo di colpo di stato. La conclusione re-inserisce San Polo nella contemporaneità, verificando il valore urbano dell’operazione a cinquanta anni di distanza e cercando di riportare alla luce la lezione di Benevolo, inascoltata ma ancora valevole per le sfide odierne.
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Vannini, Guido. "Archeologia dell’edilizia storica e costruzione del documento archeologico. Problemi di popolamento mediterraneo. I. Un’archeologia del costruito per la storia del territorio medievale." Arqueología de la Arquitectura, no. 2 (December 30, 2003): 249. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2003.54.

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Lecce, Amelia, Ilaria Viola, and Giovanna Celia. "L'inclusione al nido tra passato e presente: il ruolo della coeducazione." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 2 (December 2021): 108–17. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-special-2021oa12918.

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Abstract:
Il servizio di asilo nido ha una storia complessa: da ente morale nato per rispondere alle esigenze di una piccola parte della popolazione, è diventato promotore consapevole di pratiche partecipative inclusive. L'excursus storico e legislativo ha permesso il pieno riconoscimento del servizio come pratica virtuosa, al fine di innescare circuiti inclusivi, che contrastino la povertà e la marginalità sociale. Il nido, quindi, si configura come uno spazio privilegiato per costruire le prime relazioni affettive ed educative, mediante l'organizzazione di contesti educativi flessibili e inclusivi, con l'obiettivo di favorire la partecipazione tanto compromessa durante il periodo caratterizzato dalla diffusione del Covid-19. Nell'articolo si farà luce su come il nido e la relazione tra le figure che costellano la vita del bambino si siano evoluti nel tempo e quale ruolo abbia avuto la coeducazione durante la pandemia.
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Moreno, Cesare. "La ricerca-azione nel contesto di un intervento sociale ed educativo: il progetto chance a Napoli dal 1998 al 2008." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 3 (February 2011): 197–217. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-003012.

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Abstract:
Chance č un progetto di ricerca-azione, promosso dal Ministero della Istruzione, dell'Universitŕ e della Ricerca alla fine degli anni '80, che ha affrontato il problema degli adolescenti in situazione di esclusione sociale, non affrontato dall'istituzione scolastica. Per il suo carattere sperimentale il progetto si č dotato di forti apparati di riflessione presidiati da professionisti di diversa estrazione culturale. Ciň ha premesso di esperire diversi cicli sperimentali, attingendo anche al livello teorico e di farlo a partire da punti di vista diversi. L'interazione con la ricerca scientifica teorica ed accademica ha prodotto una consapevolezza maggiore riguardo al ruolo della teoria e ha consentito di approfondire importanti temi derivati dalla riflessione sulle pratiche. Inoltre, l'attivitŕ di ricerca ha consentito di delineare diversi profili di competenze per i diversi operatori e un percorso per il loro sviluppo. L'acquisizione piů importante riguarda il ruolo dei conflitti in un particolare processo educativo: l'esistenza di conflitti e contraddizioni č la molla principale per lo sviluppo di una attivitŕ autentica di ricerca. Assumere la dimensione del conflitto nel progetto, sviluppare continue attivitŕ negoziali, č una dimensione isomorfa a quella della ricerca-azione e stabilisce un punto di contatto significativo tra ricerca-azione sul campo, intesa come ricerca di costrutti pedagogici operativi, e ricerca-azione di tipo teorico intesa come ricerca di costrutti di pensiero necessari a tenere insieme la complessitŕ delle attivitŕ messe in campo. L'approccio, fondato su diversi punti di vista, ha provocato emozioni e relazioni che possono trovare una espressione metaforica condivisa in quello che viene chiamato ‘mito di fondazione'. Questo ha un ruolo centrale per costruire una narrazione che rappresenti il punto di incontro tra le metodologie sperimentate e le storie professionali degli operatori.
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Dodet, Maurizio. "Costruire storie e significati in terapia di coppia." PSICOBIETTIVO, no. 1 (May 2014): 119–26. http://dx.doi.org/10.3280/psob2014-001009.

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Marzana, Daniela, and Elena Marta. "La psicologia della liberazione: rilettura dei costrutti e ambiti di applicazione in Italia." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 1 (July 2012): 27–48. http://dx.doi.org/10.3280/psc2012-001003.

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Abstract:
Il contributo illustra lo sviluppo storico e i fondamenti teorico-metodologici della psicologia della liberazione, focalizzando l'attenzione in particolare sui concetti di legame, relazione e partecipazione. Dopo aver evidenziato le connessioni con la psicologia di comunitŕ, vengono illustrate le possibili applicazioni e gli specifici ambiti di intervento di questo approccio nei contesti occidentali. L'esito della delucidazione sui capisaldi teorico-metodologici e operativi della psicologia della liberazione č la chiara distinzione tra quest'ultimo costrutto e quelli affini di empowerment e resilienza. Nel contributo viene anche presa esame la forte componente etica e valoriale della psicologia della liberazione.
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Cassese, Fulvio. "Costruire il gioco con un paziente autistico." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 1 (June 2021): 134–44. http://dx.doi.org/10.3280/psp2021-001009.

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Abstract:
L'autore descrive un caso clinico di un adolescente autistico seguito in un centro di riabilitazione. Il funzionamento psichico del paziente non permette di giocare con il suo analista perché mancano la capacità simbolica e l'incontro relazionale in uno spazio potenziale. Per il paziente la relazione è vissuta come pericolosa, evitata e tenuta a distanza attraverso l'esercizio di un marcato controllo. Inizialmente il paziente è impegnato in un'attività solitaria che ha una doppia funzione: di autodifesa e di autocostruzione, necessarie per la propria sopravvivenza. Il sostegno silenzioso dell'analista permette il passaggio a una prima apertura relazionale, la condivisione di storie. Le storie hanno dapprima un carattere sensoriale, contraddistinto dal suono della voce e il dondolio del lettino, per iniziare ad acquisire un senso. La continuità e ritmicità sensoriale creano le basi per una prima forma di continuità dell'essere, il paziente inizia a riconoscere la presenza dell'oggetto e questa apertura crea le condizioni per la definizione di un'attività sempre più condivisa, dove l'esclusività del carattere sensoriale si indebolisce ed è possibile rintracciare i prodromi di significati più articolari. Il lavoro analitico è stato contraddistinto dalla costruzione dei rudimenti psichici, dalla definizione dei confini mentali e dalla tolleranza della vitalità relazionale, per poter iniziare a giocare con i propri pensieri. Si delinea sempre più il passaggio da un'attività solitaria e sensoriale al poter giocare "insieme".
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Grigoletto, Lorena. "I giardini di pietra. “Figura totale” e cartografie dell’umano nella riflessione zambraniana." Bajo Palabra, no. 25 (June 14, 2021): 165–86. http://dx.doi.org/10.15366/bp2020.25.008.

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Abstract:
Questo articolo ha il proposito di riflettere sulla tensione tra il giardino e la città, considerati nel loro valore metaforico, come luoghi dell’umano costruire nel suo orizzonte storico-temporale. Luoghi, ovvero, originari e futuri, reali o immaginari, nei quali l’uomo stesso e la società possono ripensarsi. In questo senso, è possibile descrivere una specie di topografia filosofica interna alla riflessione zambraniana, capace di mettere in questione i limiti dell’umano ed il suo rapporto con la natura.
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Mannoni, Tiziano, and Anna Boato. "Archeologia e storia del cantiere di costruzione." Arqueología de la Arquitectura, no. 1 (December 30, 2002): 39. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2002.5.

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Abstract:
La storia dell’architettura per più di duecento anni ha cercato di capire la costruzione attraverso le fonti scritte, raggiungendo in ciò una notevole specializzazione. La assai più recente archeologia dell’architettura sta cercando di far parlare il costruito stesso sulla sua storia, ivi compresa quella del cantiere di costruzione. I dati archeologici (sequenze stratigrafiche, datazioni archeologiche, materiali e tecniche costruttive), fatti dialogare con i dati archeometrici (orologi naturali, provenienze, caratteristiche e rarità dei materiali), secondo le regole della cultura materiale (apprendimento e trasmissione del saper fare empirico), permettono di affrontare la conoscenza delle scelte effettuate dai costruttori, le loro possibilità e le loro motivazioni (critica archeologica). E’ a questo punto che la ricerca fa un vero salto di qualità e di quantità se si rileggono con l’occhio dell’archeologo i dati scritti provenienti dai contratti di costruzione, dai permessi pubblici, dalla contabilità del cantiere e dalle stime e perizie delle opere compiute.
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Caputi, Alessandra. "Il "mostro" di Fuenti. Una storia ambientale e di impegno civile." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 297 (January 2022): 141–70. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297007.

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Abstract:
Nel secondo dopoguerra il paesaggio italiano è stato aggredito in maniera sistematica dalla speculazione edilizia, un fenomeno riconducibile all'assenza di pianificazione urbanistica e alla frammentazione delle competenze amministrative in materia ambientale e urbanistica. In quest'articolo si esamina un caso specifico che riguarda la Costiera amalfitana: quello del cosiddetto "mostro di Fuenti", un albergo costruito abusivamente negli anni Settanta del secolo scorso e abbattuto dopo trent'anni di lotte, proteste e azioni legali. Questo caso consente di indagare anche il ruolo cruciale delle associazioni ambientaliste che contrastarono l'ecomostro, in particolare quello di Italia Nostra. La maggior parte della documentazione consultata per la ricostruzione storica è conservata presso l'archivio di Elena Croce, custodito presso la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce, e l'archivio di Antonio Iannello, custodito presso il Comune di Napoli.
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Berardi, Gabriella. "Biblioteca digitale e studi storici locali: il progetto della Magna Capitana di Foggia." DigItalia 17, no. 1 (June 2022): 203–12. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00048.

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Abstract:
Manoscritti, periodici locali, manifesti cinematografici sono solo alcune delle tipologie documentarie oggetto del lavoro di digitalizzazione portato avanti dalla Biblioteca “la Magna Capitana” di Foggia dal 2013 ad oggi. L’iniziativa fa il paio con un altro progetto denominato “Meravigliosa Capitanata”, che mira a costruire una serie di schede su personaggi, eventi, luoghi e storia di Capitanata. L’obiettivo è essere un punto di riferimento per chiunque voglia conoscere o approfondire questi argomenti.
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Resicato, Gianluca, Maria Rosaria Marra, Isabella Lo Castro, and Laura Melara. "Il sogno in terapia: uno strumento per costruire storie alternative." TERAPIA FAMILIARE, no. 110 (April 2016): 37–55. http://dx.doi.org/10.3280/tf2016-110004.

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Colleoni, Matteo. "Mobilitŕ e societŕ urbane contemporanee." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 94 (April 2011): 16–29. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-094003.

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Abstract:
Abbiamo vissuto per molti secoli in cittŕ dalla morfologia compatta e densamente costruita attorno ai centri storici urbani, in particolare nei Paesi europei ad elevato livello di sviluppo, nelle quali le residenze, i luoghi del lavoro e dei servizi erano prossimi e l'identitŕ delle popolazioni si fondava sull'appartenenza alle comunitŕ locali delle relazioni di parentela e di vicinato. La situazione cambia con la nascita della cosiddetta cittŕ diffusa (o sconfinata), nella quale il peri-urbano diventa l'area di localizzazione privilegiata degli insediamenti e muta in modo radicale la morfologia spaziotemporale della mobilitŕ e dell'accessibilitŕ ai beni e ai servizi urbani. La dispersione degli insediamenti ha portato con sé quella della domanda di mobilitŕ e causato la crisi del sistema tradizionale di offerta dei trasporti pubblici che, organizzato sul presupposto della cittŕ compatta, presenta una struttura prevalentemente radiale, carente di reti di trasporto extra-urbane e di centri di interscambio modale. Il saggio analizza il tema della dispersione urbana, dell'aumento della superficie costruita e delle relative conseguenze sulla mobilitŕ quotidiana, dedicando particolare attenzione agli esiti dei piů validi studi empirici condotti nelle aree urbane e metropolitane italiane.
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Tabarrani, Ilaria. "Il patrimonio forestale nei piani paesaggistici copianificati." L'Italia forestale e montana 77, no. 6 (January 30, 2023): 225–27. http://dx.doi.org/10.36253/lifm-1087.

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Abstract:
Attualmente in Italia i piani paesaggistici approvati sono presenti solo in quattro regioni (Puglia, Toscana, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia). I piani paesaggistici agiscono attraverso diverse disposizioni riguardanti obiettivi, direttive e prescrizioni che dovranno costruire un sistema volto ad assicurare che tutti gli interessi pubblici presenti nella gestione forestale siano rappresentati, acquisiti e valutati. Le linee guida che dovranno essere redatte dovranno tener conto non solo del valore estetico o storico identitario del patrimonio da tutelare, ma dovranno essere recepite anche dalla pianificazione forestale che dovrà applicare differenti metodologie coinvolgendo differenti settori.
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Tabarrani, Ilaria. "Il patrimonio forestale nei piani paesaggistici copianificati." L'Italia forestale e montana 77, no. 6 (January 30, 2023): 225–27. http://dx.doi.org/10.36253/ifm-1087.

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Abstract:
Attualmente in Italia i piani paesaggistici approvati sono presenti solo in quattro regioni (Puglia, Toscana, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia). I piani paesaggistici agiscono attraverso diverse disposizioni riguardanti obiettivi, direttive e prescrizioni che dovranno costruire un sistema volto ad assicurare che tutti gli interessi pubblici presenti nella gestione forestale siano rappresentati, acquisiti e valutati. Le linee guida che dovranno essere redatte dovranno tener conto non solo del valore estetico o storico identitario del patrimonio da tutelare, ma dovranno essere recepite anche dalla pianificazione forestale che dovrà applicare differenti metodologie coinvolgendo differenti settori.
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Holgate, Ian. "The Cult of Saint Monica in quattrocento Italy: her place in Augustinian iconography, devotion and legend." Papers of the British School at Rome 71 (November 2003): 181–206. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002439.

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Abstract:
IL CULTO DI SANTA MONICA NELL'ITALIA DEL QUATTROCENTO: IL SUO RUOLO NELL'ICONOGRAFIA, NELLA DEVOZIONE E NELLA LEGENDA AGOSTINIANANell'aprile 1430 le spoglie di Santa Monica, madre di Sant'Agostino, vennero traslate da Ostia a Roma. L'atto segnò la riscoperta della santa e l'inizio di un processo di rimodellamento dell'immagine di Monica per il pubblico del Quattrocento. Per la fine del XV secolo, la santa era stata dotata di un'agiografia e di un'iconografia proprie ben distinte, ed era diventata il focus devozionale di una serie di gruppi nel territorio italiano e d'Oltralpe. Questo studio dimostra fino a che punto e in che modo la Chiesa — in particolare l'ordine degli Agostiniani — controllò la nascita del culto di Monica. Nell'articolo si sostiene che la figura di Monica fu doppiamente utile: come protagonista di storie che cercavano di rendere autentica la storia antica dell'ordine degli Eremiti e come figura principale attraverso la quale l'ordine cercava di dirigere forme popolari di devozione femminile. Le immagini diverse costruite per Monica rivelano la distanza tra i suoi due ruoli e il potenziale disaccordo che esisteva tra le diverse fazioni relative alla santa.
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Baldini, Valeria. "Saga filosofico antropologica del nursing: 3a parte.: Infermieristica, antropologia e storia: la memoria del gruppo professionale come atto fondativo." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 2 (June 14, 2013): 126–31. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1022.

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Abstract:
Dopo avere fondato l'infermieristica come disciplina e avere delineato la relazione tra antropologia e infermieristica, percorriamo una possibile etnografia del gesto di cura. Pro-iettando il lavoro di cura in una dimensione socioculturale, si è costruita una mappa concettuale dalla quale parte il percorso che incontra la medicina e il nursing narrativo.
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Pezzagno, Michèle, and Anna Richiedei. "Quale futuro per la rendita? Riflessioni e tendenze di ricerca." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 129 (March 2021): 209–31. http://dx.doi.org/10.3280/asur2020-129-s1010.

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Abstract:
Il dibattito scientifico, culturale e politico sul consumo di suolo e sul recupero del patrimo-nio esistente è pervasivo. Si ravvisa la necessità di provare a spostare lo sguardo rispetto alla tradizionale definizione della rendita cercando di costruire, tramite un confronto tra i saperi scientifici, un diverso sistema di valori utili alla valutazione dei suoli e dei servizi ecosistemici, affrontando con nuova consapevolezza alcuni nodi storici del governo del territorio tra cui la rendita.
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Carroll, Maureen. "Exploring the sanctuary of Venus and its sacred grove: politics, cult and identity in Roman Pompeii." Papers of the British School at Rome 78 (November 2010): 63–106. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200000817.

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Abstract:
Sommarii:Indagini archeologiche condotte nel tempio di Venere a Pompei hanno dimostrato che il santuario fu costruito su un triplice portico e che degli alberi furono sistemati nella corte intorno a tre lati del tempio. Questo paesaggio è contemporaneo alia costruzione del tempio romano della metà del I secolo a.C, ed è uno dei boschi consacrati piu antichi nel mondo romano per il quale si abbiano evidenze archeologiche. I risultati del lavoro archeologico gettano luce non solo sul paesaggio del sito, ma anche su vari importanti aspetti correlati con gli sviluppi originari del recinto e dell'uso del suolo nella colonia di Pompei. Una riflessione dell'evidenza archeologica e storica e delle circostanze sociali della città nel I secolo a.C. suggerisce che il tempio e il bosco sacro degli dei tutelari della città simboleggiavano sia l'identità politica sia la divina sanzione della Pompei romana.
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Turi, Gabriele. "Le culture della destra." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 260 (February 2011): 392–403. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-260002.

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Abstract:
Della cultura di destra č stato sottolineato l'aspetto mediatico, ma il berlusconismo č un fenomeno piů profondo, capace di influenzare ampi strati del ceto medio: un'ideologia eclettica che amalgama le tradizioni di Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega nord, fondendo insieme populismo, individualismo esasperato, revisionismo storico, uso strumentale e identitario della religione. Nell'ultimo ventennio le forze di destra hanno occupato lo spazio lasciato vuoto dalle sinistre, indebolite negli anni ottanta dall'offensiva culturale del riformismo craxiano: una volta al governo sono state capaci di costruire gli strumenti di una propria egemonia culturale, riviste e fondazioni portatrici di messaggi semplici ed efficaci: libertŕ intesa come liberismo e diffidenza per lo Stato, lotta al relativismo culturale, rilettura revisionistica della storia che tende a equiparare fascismo e antifascismo in nome di una "pacificazione nazionale". La Rivoluzione francese č considerata la fonte di tutti i mali della modernitŕ, il Risorgimento un premeditato attacco alla religione cattolica; la triade "Dio, Patria, Famiglia" č coniugata ieri come oggi a sottolineare l'identitŕ di un paese timoroso degli immigrati e delle loro culture. Si č cosě formato uno schieramento culturale teo-con che appare oggi tanto forte da far ritenere che nella societŕ italiana il berlusconismo possa sopravvivere a lungo a Berlusconi.
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Salzano, Edoardo. "La cittŕ come bene comune. Costruire il futuro partendo dalla storia." HISTORIA MAGISTRA, no. 8 (March 2012): 25–46. http://dx.doi.org/10.3280/hm2012-008004.

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Abstract:
This article explains how history is the teacher of life, by illustrating the context in which the right to the city emerged in Italy in the late 1960s, declined in the 1980s, when a new vision of society and new values triumphed, and attempts now to rise again through the claims of new urban movements as a mean to criticize, resist and replace the urban imaginary sustained by neoliberalism. It is argued that the myriad incidents that arise from below, expressing individual suffering, the deterioration of the physical environment, the danger to human health, the loss of services and communal spaces and the precarious status of employment can be transformed into a common action and embodied by the imaginary of the "city as a common good". This, in turn requires a planning process that forgoes the objectives and privileges of real estate interests, the growing economic value of indiscriminate urbanised development regardless of any real social priorities. Instead it has to embrace the welfare of present and future populations, in terms of health, access to resources, common goods, both natural and historical, regardless of social, cultural, or economic conditions.
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Camillocci, Danilo Solfaroli. "Mito, segreto, mandato. Analisi di una storia familiare." RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no. 32 (November 2010): 75–94. http://dx.doi.org/10.3280/pr2010-032005.

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Abstract:
In questo lavoro viene analizzata la storia di una famiglia con paziente affetto da disturbo borderline di personalitŕ e vengono messe in luce le complesse relazioni che uniscono alcuni importanti costrutti familiari: potere, mito familiare, segreto e mandato transgenerazionale. Si ipotizza che l'elusione della veritŕ che accomuna mito familiare e segreto possa risolversi in una collusione cui partecipa a diverso titolo ciascuno dei familiari e che sostiene un mandato familiare transgenerazionale totalizzante. Viene anche evidenziato il ruolo del contesto sociale nell'insorgere e nello stabilizzarsi di questa collusione.
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Accornero, Cristina. "La scuola economica di Torino e il mondo riformatore di Milano." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (December 2010): 47–61. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-002002.

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Abstract:
L'articolo evidenzia come di fronte alle emergenze sociali d'i inizo secolo, la disoccupazione e il conflitto tra capitale e lavoro, uomini e istituzioni di diversa ispirazione ideologica abbiano potuto lavorare insieme e dialetticamente costruire un consenso generale nell'ambito delle riforme sociali. Note biografiche: Ph. D, borsista presso il Dipartimento di storia, Universitŕ di Torino. E-mail: cristina.accornero@fastwebnet.it
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Bhabha, Homi K. "I nostri vicini, noi stessi. Riflessioni contemporanee sulla sopravvivenza." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 44 (September 2012): 99–118. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-044008.

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Abstract:
Il saggio evoca lo spirito di Hegel, nel tentativo di comprendere le problematiche contemporanee legate alla testimonianza etica, alla memoria storica, ai diritti e alle rappresentazioni delle minoranze all'interno della sfera culturale. Chi č oggi il nostro vicino? Cosa significa ospitalitÀ di questi tempi? Perché il riconoscimento degli altri diviene spesso un incontro straziante con l'alteritÀ del sé? L'articolo esemplifica come il ‘Terzo Spazio' - uno dei concetti chiave del postcolonialismo - puň aiutarci a costruire una nuova concezione di ospitalitÀ all'interno di un mondo globalizzato e cosmopolita, una concezione che poggia sul diritto alla differenza nell'uguaglianza.
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Lingiardi, Vittorio, and Antonello Colli. "L'alleanza terapeutica nella terapia psicodinamica." PSICOBIETTIVO, no. 1 (August 2010): 32–58. http://dx.doi.org/10.3280/psob2010-001003.

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Abstract:
In questo lavoro gli autori si propongono di inquadrare il concetto di alleanza terapeutica dal punto di vista teorico, clinico e di ricerca. Tale inquadramento non puň prescindere da una ricostruzione degli sviluppi storici e delle trasformazioni del concetto di alleanza: le prime descrizioni psicoanalitiche di Freud e Sterba, la definizione panteorica di Bordin, l'alleanza come "fattore comune" della terapia, la sua operazionalizzazione al servizio della rilevazione tramite self-report, l'analisi dei trascritti delle sedute, la valutazione delle interazioni collaborative e dei processi di rottura e riparazione. Obiettivo di questo lavoro č mostrare come "alleanza terapeutica" sia un costrutto indispensabile per il ricercatore in psicoterapia, che tuttavia necessita di essere decostruito e confrontato con altri importanti concetti quali transfert, controtransfert, relazione reale, stile di attaccamento.
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Barbieri, Gian Luca. "Intrecciare storie, costruire menti. Le dinamiche psichiche dei personaggi nel laboratorio letterario." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 26 (October 2013): 147–68. http://dx.doi.org/10.3280/cost2013-026009.

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Ercolani, Giordana. "La taranta e la lumachina danzante. Ipotesi di trattamento secondo l'approccio cognitivo-comportamentale." PSICOBIETTIVO, no. 1 (March 2022): 128–35. http://dx.doi.org/10.3280/psob2022-001009.

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Abstract:
Il caso proposto presenta la storia della sofferenza di G., per cui si suggerisce un progetto di psicoterapia secondo l'approccio cognitivo-comportamentale. La scelta di intervenire coinvolgendo anche le figure genitoriali, pur nel rispetto del bisogno di esclusivita espresso della paziente, e stata fatta dall'autore poiche, nella psicoterapia con l'eta evolutiva, il trattamento in setting multipli ne migliora spesso gli esiti. Si illustra il razionale dell'intervento e si presenta l'utilizzo di differenti tecniche, manualizzate e scientificamente validate, integrate tra loro a servizio di un'unica strategia terapeutica, costruita alla luce di una concettualizzazione del caso definita sul singolo paziente.
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De Nisco, Alessandro. "Ambiente urbano, qualitÀ del servizio e behavioral intentions: uno studio esplorativo in un centro storico italiano." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 4 (November 2010): 165–86. http://dx.doi.org/10.3280/mc2010-004010.

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Abstract:
Il paper propone un modello di analisi finalizzato a verificare la relazione tra alcune categorie di stimoli ambientali tipicamente presenti nelle aree urbane (design esterno, layout e funzionalitÀ degli spazi e design interno), la qualitÀ del servizio complessivamente percepita dai consumatori e i relativi output in termini di intenzioni di acquisto e desiderio di permanenza. Gli elementi costitutivi del modello sono basati sulla letteratura sul retailing e il servicescape. Le relazioni ipotizzate tra i costrutti sono sottoposte a verifica empirica attraverso un'indagine empirica condotta nel centro storico di Benevento. I risultati evidenziano che due elementi dell'ambiente urbano (layout e funzionalitÀ degli spazi e design interno) esercitano un'influenza significativa sulla percezione della qualitÀ dei servizi erogati nell'area e che tale percezione, a sua volta, č positivamente correlata agli output attesi. Viene infine discussa la collocazione del paper all'interno della letteratura esistente e le relative implicazioni per il management dei centri urbani.
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