Academic literature on the topic 'Cooperazione sociale'

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Journal articles on the topic "Cooperazione sociale"

1

La Barbera, Francesco. "La convivenza dilemmatica: identità sociale, fiducia, interdipendenza." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 2 (March 2012): 31–42. http://dx.doi.org/10.3280/psc2011-002004.

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Abstract:
Barbera Questo studio mirava a stabilire se l'interdipendenza percepita avesse un effetto significativo sulla cooperazione e se la fiducia fosse un mediatore di tale effetto. Alla ricerca hanno partecipato 82 studenti, di entrambi i sessi, che hanno preso parte individualmente ad un gioco dilemmatico con un partner fittizio di un'altra nazione europea. Č stato misurato il livello d'interdipendenza percepita dei soggetti con gli altri cittadini europei, ed č stata inoltre misurata la fiducia nel partner europeo con cui ciascun partecipante aveva giocato. I risultati mostrano che l'interdipendenza percepita ha un effetto significativo sulla cooperazione, che č mediato totalmente dalla fiducia. Tali risultati vengono discussi insieme alle loro implicazioni teoriche ed applicative.
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2

Zucchetti, Sara. "Uno sguardo sui modelli giuridici della cooperazione sociale." SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI, no. 3 (November 2010): 109–25. http://dx.doi.org/10.3280/sp2010-003007.

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3

Pini, Marco. "cooperazione e imprenditoria sociale tra economia e lavoro." RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no. 1 (May 2014): 79–105. http://dx.doi.org/10.3280/rest2014-001004.

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4

Piperno, Flavia. "Dalla catena della cura al welfare globale. L'impatto delle migrazioni sui regimi di cura nei contesti di origine e le nuove sfide per una politica di co-sviluppo sociale." MONDI MIGRANTI, no. 3 (March 2011): 47–61. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-003004.

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Abstract:
Il mio articolo analizza alcuni aspetti dell'impatto sociale delle migrazioni sui contesti di origine. A questo scopo utilizzo il concetto del ‘diamante della cura', analizzato da diversi autori come Evers (1996), Jenson (2003) e Kofman e Raghuram (2009). Si tratta di una sorta di rombo; ognuno dei quattro angoli del rombo rappresenta un attore della cura: al vertice troviamo la famiglia, poi lo Stato (il livello nazionale e locale), la comunitŕ (Ong, no profit, volontariato, cooperazione sociale, etc.), e infine il mercato. L'articola analizza come l'emigrazione, specie quella femminile, incide su ognuno di questi quattro livelli comportando nuovi problemi e opportunitŕ che dovrebbero essere presi in considerazione dalle politiche sociali e di cooperazione allo sviluppo. L'articolo presenta alcuni dei principali ri-sultati di diversi programmi di ricerca portati avanti dal CeSPI a partire dal 2005. Nell'ambito di questi programmi, l'analisi di campo č stata portata avanti in Romania, Ucraina, Ecuador e Perů: alcuni dei principali paesi di provenienza del flusso migratorio femminile diretto all'Italia. Nell'articolo analizzo anche la possibilitŕ di attivare strategie "win win" che beneficino, cioč, contemporaneamente i paesi di arrivo e di origine. In questo contesto cito alcune buone pratiche che hanno puntato a promuovere uno sviluppo sociale comune e transnazionale valorizzando i flussi migratori indirizzati al settore socio-sanitario e della cura.
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Marraffa, Massimo. "Jervis sul naturalismo darwiniano, la psicologia dinamica e i giochi di ultimatum." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 3 (September 2010): 335–44. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-003004.

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Abstract:
In questo commento viene criticata l'interpretazione che Cavallaro (2010) propone del libro di Jervis (2002) Individualismo e cooperazione. Psicologia della politica, sostenendo tre tesi. Primo, il naturalismo darwiniano č un complesso orientamento metodologico di cui la sociobiologia e la psicologia evoluzionistica rappresentano solo due incarnazioni parziali e controverse. Secondo, la distinzione fra il sistema motivazionale cooperativo e quello competitivo va collocata entro la cornice di un'antropologia che afferma la natura intrinsecamente sociale dell'individuo. Terzo, Jervis ritiene che la comprensione della dialettica fra cooperazione e competizione richieda spiegazioni su piů livelli, che tengano conto dell'inestricabile intreccio fra predisposizioni innate, invarianti relazionali formali e convenzioni culturali.
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6

Arcidiacono, Caterina, and Filomena Tuccillo. "Donne migranti: convivere nella invisibilità sociale." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 2 (March 2012): 43–56. http://dx.doi.org/10.3280/psc2011-002005.

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Abstract:
Il contributo esplora la consapevolezza reciproca e la cooperazione nella "buona convivenza". Vengono, in particolare, esaminate le dimensioni che trovano fondamento nell'armoniosa interazione tra individualità e contesti di riferimento. Lo scopo principale dell'articolo consiste nell'approfondire le strategie di vita delle donne di origine straniera impiegate nei servizi di cura della casa e della famiglia, alfine di conoscere gli elementi che ne caratterizzano le storie di vita, in relazione con il contesto locale e gli abitanti nativi. A tal proposito, il materiale raccolto, mediante intervista focalizzata, č stato sottoposto ad un'analisi di tipo interpretativo, utilizzando la Grounded Theory per giungere alla formulazione di una teoria di riferimento inerente l'oggetto dello studio.
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7

Arrighetti, Alessandro, and Andrea Lasagni. "Capitale sociale, contesto istituzionale e performance innovativa delle imprese." SCIENZE REGIONALI, no. 1 (March 2011): 5–34. http://dx.doi.org/10.3280/scre2011-001001.

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Abstract:
L'obiettivo del presente lavoro č l'analisi della relazione fra performance innovativa e fattori socio-istituzionali a livello territoriale. Emergono come rilevanti oltre al capitale sociale altre variabili quali l'attivismo istituzionale e l'accumulazione di esperienze di azione collettiva fra imprese. A paritŕ di condizione, per le imprese l'adozione di innovazioni risulta piů probabile in un contesto locale dove il capitale sociale e elevato (e i fenomeni di illecito economico e criminalitŕ sono contenuti), il tessuto delle relazioni sociali risulta esteso, le istituzioni intermedie svolgono un ruolo attivo e la tradizione di esperienze positive di cooperazione tra imprese appare particolarmente ricca.
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Gozzi, Maurizio, and Paola Macchi. "Salute mentale, inserimento lavorativo e cooperazione sociale: l'esperienza di Reggio Emilia." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (August 2009): 89–104. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2009-002005.

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Abstract:
- social co-operatives in Reggio Emilia, focalizing on the quality of relationships, have developed work inclusion activities and methods for people suffering of mental distress. The different experiences of the various co-operatives have one common aim: meet each person's needs to support work inclusion and defend the person's dignity. Each co-operative offers however different services that combine diverse learning and working contexts with personal abilities and autonomy. These developments have led co-operatives and local authorities to co-design work inclusion programmes and tutoring tools, and to co-manage their development, evaluation and revision. Guidelines for work inclusion of people with mental distress were printed and provincial work inclusion agencies were created. These local experiences should be studied to keep them focused on the changing needs of the population.Key words: social cooperation, relational goods, psychosocial rehabilitation, advocacy, provincial agencies for work inclusion, personalised projects.Parole chiave: cooperazione sociale, beni relazionali, percorsi socio-terapeutici riabilitativi, advocacy, nuclei territoriali, riabilitazione, progettazione individuale.
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Long, Joelle, and Marilena Dellavalle. "La cooperazione fra servizio sociale e giudici in un processo giusto." MINORIGIUSTIZIA, no. 2 (July 2009): 176–91. http://dx.doi.org/10.3280/mg2009-002017.

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Caballer, Tarazona, and Mellado Vicente Caballer. "Conflittualitŕ sociale e cooperazione. Il caso delle cooperative di agrumi valenziane." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 113 (July 2009): 191–200. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-113015.

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Abstract:
- Social firms and activation policies between institutional fragmentation and territorial resources The paper discusses the possible contribution of the social firm at dealing with some typical paradoxes of activation policies. This, stemming from the particular conditions and conceptions of care, freedom, belonging and autonomy that it is able to promote by means of specific ways to run and legitimate relations of power and economic exchange.
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Dissertations / Theses on the topic "Cooperazione sociale"

1

SORCI, Valentina. "Il ruolo della cooperazione sociale e il welfare locale." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2014. http://hdl.handle.net/10446/30694.

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Abstract:
The current and social crisis imposes a reflection on the implementation of a new welfare model in order to replace the current structure. This model is not based on public functions only. It needs to take into consideration the family’s value, the profit and non-profit business and, more in general, all the stakeholders. Therefore, a system-based input is required for managing, more efficiently, the ascending demand of new needs. On the other hand, it is crucial to evaluate what would be the cooperation’s role within a context whereby the birth rate, migrating flows and new life expectations will be defining new economic and social balances. It, infact, may represent the key to a renovated and ideal welfare model. Through the comparison of the relationship between cooperation-economic crisis and welfare state model-local welfare policies, this thesis shows up interesting results. Indeed, the cooperative company’s resilience during a high recession period licenses small entrepreneurs to act upon the social and welfare sectors. The cooperatives resilience may be identified with the governance model, that is balancing market logics and social policies.
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Ronchi, V. "LA COOPERAZIONE INTEGRALE: STORIA DI 'EL HOGAR OBRERO', AVANGUARDIA DELL'ECONOMIA SOCIALE ARGENTINA (1905-2005)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/155488.

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Abstract:
The aim of this work is to reconstruct the history of “El Hogar Obrero” (EHO), the first Argentinean cooperative firm (established in 1905) and the first non-European cooperative firm admitted into ICA (International Cooperative Alliance). EHO is not just an interesting case study by itself, but it represents a cooperative firm with a very strong innovating process focused on the necessities of the Argentinean young working class: almost immediately it structured itself, in fact, as one of the first multistakeholder cooperative firms in the world to meet the different demands of those workers (housing, consumption, credit). In a few years EHO imposed itself as a leader in the urban cooperative sector, especially in the constructing sector and in the consumption. Between 1989 and 1990 it was the 6th most important firm in the country in the service sector and the biggest among private firms. In 1990, during the presidency of Carlos Menem, EHO was damaged because of the “Bonex Plan”-a series of governmental measures which have been defined as confiscatory by the analysts- which brought the cooperative to lose more than 70% of its capital, generating an insolvent condition in a few months. From that moment, EHO has continued its activities with serious financial problems, under legally imposed ban. In 2005 a normalization process started for this cooperative firm, with a plan to pay its debits with bonds. EHO inserted itself in the “Fábricas Reuperadas Argentinas” (Recuperation Firms) movement.
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BUCCA, Anna Germana. "Fraintendimenti e intendimenti. Le interazioni comunicative nativi/non nativi, tra asimmetrie e cooperazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91229.

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Abstract:
Il focus della ricerca sono le interazioni comunicativi tra nativi e non nativi. La ricerca è svolta attraverso l’osservazione e analisi di interazioni comunicative in 3 contesti differenti, nella città di Palermo; esplora l’influenza di pregiudizi e stereotipi su questi processi, anche a livello inconsapevole, nelle interazioni quotidiane. L’attenzione si centra nell’individuare segnali comunicativi e modalità linguistiche, verbali e non verbali agiti in contesti istituzionalmente destinati all’accoglienza ed a favorire processi di integrazione. Obiettivo è di verificare se, e in quale misura, la qualità dell’interazione tra i soggetti coinvolti sia coerente con gli intenti esplicitamente dichiarati o se, invece, agisca in direzione diverse
The focus of the research are the communicative interactions between native and non-native people. The research is carried out through observations and analysis of communicative interactions in 3 different contexts, in the city of Palermo; it explores the influence of prejudices and stereotypes about these processes, even at an unconscious level, in everyday interactions. The attention is focused in identifying signals and linguistic modes of communication, verbal and non-verbal acting out in institutional contexts for the reception and to foster integration. The objective is to determine whether the quality of interaction between the parties involved is consistent with the intent explicitly stated or if, instead, act in different directions
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PRATI, MARCO. "Dilemmi ideologici nel discorso della cooperazione internazionale allo sviluppo. La costruzione sociale del senso di inferiorità in nord Uganda." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/254373.

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Abstract:
Partendo da una posizione epistemologica “socio-costruzionista” la ricerca si propone di esplorare due domande fondamentali: E’ possibile affermare che il discorso dei professionisti della cooperazione internazionale italiani impegnati in Uganda sia caratterizzato da una base ideologica? Base ideologica definibile come “etnocentrica”. E’ possibile che questa ideologia venga “accettata” e fatta propria dagli Ugandesi che in questo modo colludono nella costruzione di una “carriera” di sottosviluppo e quindi di stigma? E che questo abbia riflessi persistenti sulla loro identità e sul benessere. L’ispirazione fondamentale della ricerca viene da un analogia con il concetto di “carriere morali” proposto da E. Goffman. L’appoccio teorico di riferimento è quello multidisciplinare alle ideologie elaborato da Teun Van Dijk e la metodologia scelta è legata al panorama dell’”analisi del discorso” nel quale lo stesso Van Dijk è considerato uno dei fondatori. Il corpus dei dati è costituito da interviste a cooperanti italiani impegnati in Uganda e focus group con loro collaboratori locali. I risultati provvisori presentano un quadro identitario “minorato e subordinato” costruito a specchio dalle pratiche discorsive dei due gruppi. Viene proposta anche la difficile interazione dell’ideologia professionale (umanista, universalista, multiculturale) dei cooperanti con la contraddittoria “mission” del loro lavoro di promozione dello sviluppo e la base ideologica etnocentrica che la sostiene. Alcune possibili pratiche decostruttive saranno discusse nelle conclusioni.
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Vicenzotto, Patrizia <1982&gt. "Jane Addams e il Social Settlement di Hull House negli Stati Uniti a cavallo tra il XIX e il XX secolo: logiche di inclusione e cooperazione sociale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2950.

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Abstract:
Vorrei contribuire a diffondere la conoscenza dell'intervento di Jane Addams, così poco conosciuta in Italia, e dimostrare come le sue prerogative al progresso sociale siano valide. Considero la sua filosofia di vita estremamente attuale soprattutto riguardo alla necessaria valorizzazione e connessione sociale, come risposta ai disagi della comunità, nonché come base di uno spirito democratico. In particolare attraverso il museo del lavoro la Addams creò le condizioni affinché l’identità culturale si rinvigorisse e rappresentasse una risorsa, (lei parla infatti di una sorta di <>). Inoltre, fu uno strumento per far comprendere ed apprezzare, soprattutto ai giovani, la connessione sociale del loro lavoro. La realizzazione in campo lavorativo e sociale dei giovani era, come oggi in Italia un tasto dolente. I giovani, a seconda di come vengono considerati, (come risorsa o come problema), vivono situazioni più o meno instabili a seconda della realtà socio – politica del paese di appartenenza. La Addams considerava i giovani come una fonte di energia che, attraverso le attività artistiche e del museo ne canalizzava la vitalità in opere che essi stessi comprendevano come utili e positive per sé stessi e per gli altri.Vorrei dunque soffermarmi sul valore del concetto di “connessione sociale” e sulla proposta di un Welfare promozionale attivo come risposta moderna alle esigenze di una società estremamente diversificata e in continuo mutamento. In particolare ho trovato interessante il concetto di <> della Coleman in cui, come affermava la Addams, in linea di massima non ci sono soggetti inadeguati ma sono le condizioni, le situazioni in cui un soggetto si trova che conducono il soggetto stesso a finire nella condizione di indigenza. È necessario un adeguamento delle politiche sociali verso un Welfare che si interessi di promuovere le capacità delle persone valorizzandone le diversità procedendo a rimuovere le categorizzazioni standardizzate. Il mio scopo sarà dunque quello di analizzare il suo intervento in ambito delle politiche del lavoro e confrontarle, trovando le connessioni, con quelle dei giorni nostri.
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Cavazzoli, Giada <1994&gt. "L'agenda sociale del governo di Luiz Inácio Lula da Silva (2003-2010) in Brasile: sviluppo, diplomazia e cooperazione Sud-Sud in America Latina." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19715.

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Abstract:
Questo progetto si propone di analizzare la rete di politiche di assistenza sociale creata dal governo di Luís Inácio “Lula” da Silva (2003-2010) in Brasile e l’influenza che questa esercitò nella stesura dell’agenda di politica estera. A partire dallo studio dei principali programmi di trasferimento monetario implementati, in particolare Fome Zero e Bolsa Família, si provvederà a delineare il piano di politiche pubbliche adottato nel corso del primo decennio del XXI secolo e volto a ridurre le disuguaglianze presenti all’interno della società brasiliana, nonché le azioni trasversali messe in campo dal governo federale nella sua lotta contro la fame e la povertà dilagante. Data l’ampia portata distributiva dei programmi statali, la gestione strategica della sfera sociale divenne fin da subito uno degli elementi distintivi della presidenza Lula, il cui progetto assistenziale interno arrivò ad influenzare il campo della diplomazia internazionale e permise al Brasile di imporsi su gli altri paesi in via di sviluppo. Si esaminerà, in seguito, il modo in cui la politica sociale agì da propulsore per l’incremento del benessere della popolazione in precarie condizioni di vita e come ciò andò a ripercuotersi sullo scenario mondiale, dove lo Stato brasiliano iniziò ad essere considerato un difensore dei diritti umani e portatore di giustizia sociale, attributi che gli valsero la possibilità di instaurare piani di cooperazione e di sviluppo in ambito politico ed economico con realtà emergenti a livello globale e latino-americano. In relazione a ciò, una sezione sarà dedicata all’analisi del ruolo che ricoprì il Sud America nella politica estera dell’amministrazione Lula; se da un lato il subcontinente venne considerato una priorità nel processo di integrazione regionale grazie allo sviluppo della cooperazione Sud-Sud, dall’altro fu una piattaforma in cui ricercare il sostegno dei paesi vicini, necessario per favorire l’inserimento internazionale del Brasile e proiettare la sua leadership oltre i confini sudamericani.
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AGOSTI, Elena. "Associazioni migranti, nit ku mat té tékki. Trasformazioni socio-culturali e impegno in ambito educativo nel contesto d’origine. Bergamo-Senegal. Per una cooperazione internazionale appropriata." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2012. http://hdl.handle.net/10446/26722.

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Vesco, Silvia <1986&gt. "Innovazione sociale e accoglienza: il caso del Centro Immigrazione e Cooperazione Internazionale di Parma (CIAC Onlus)approfondito tramite l' Alternative models of local innovation (ALMOLIN)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12012.

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Abstract:
Con questo elaborato ci si prefigge di utilizzare il concetto di innovazione sociale per approfondire il modello di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati realizzato dall'associazione Ciac Onlus di Parma. In particolare, nella prima parte verrà ripercorsa la nascita e lo sviluppo del concetto, considerando il suo ruolo nell'Hunamnitarian Innovation, dimensione più legata al tema del lavoro umanitario e dell'accoglienza. Da qui si approfondirà un particolare modello di analisi dell'innovazione:il modello ALMOLIN (Alternative models of local innovation). Questo modello si caratterizza per essere strettamente legato alla dimensione empricia, dove la stessa definizione di innovazione sociale è in chiave operativa. Inoltre è per il nostro esame uno strumento di analisi interessante perchè si pone come obbiettivo quello di una innovazione sociale alternativa, che ha come fine ultimo l'inclusione, promuovendo l'empowerment delle categorie svantaggiate. Tale modello diviene quindi la cornice all'interno della quale analizzare l'attività di Ciac Onlus, associazione che lavora sul territorio di Parma da una ventina di anni. Ciac si occupa di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati dalla nascita dello SPRAR e vede nel lavoro dell'accoglienza un importante motore di cambiamento sociale e di equità. Sarà quindi interessante analizzare, utilizzando come riferimento le categorie previste da ALMOLIN, alcuni servizi e interventi su cui l'associazione lavora da tempo. In particolare il focus di analisi verterà su tre importanti protocolli tra Ciac e altri servizi o realtà del terzo settore del territorio: il protocollo provinciale del tavolo asilo, il protocollo per la costituzione del CISS (Coordinamento Interdisciplinare socio - sanitario )e il protocollo che ha permesso la creazione del tavolo di lavoro per l'emersione e la tutela delle vittime di tratta. Dall'approfondimento di questi tre casi si cercherà di inviduare quelli che sono gli elementi di innovazione e quali i meccanismi o le condizioni di contesto che favoriscono il suo sviluppo. Il lavoro di ciac può essere considerato un lavoro che promuove l' innovazione sociale?
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MARTINELLI, Francesca. "Autonomie professionnelle, entrepreneuriat et coopération. Le cas des Coopératives d’Activités et d’Emploi en France / Autonomia professionale, imprenditoria e cooperazione. Il caso delle Cooperative di Attività e di Impiego in Francia." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2017. http://hdl.handle.net/10446/77189.

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Abstract:
L’obiettivo principale della ricerca è stato studiare il modello francese delle Cooperative di Attività e di Impiego (CAE). Obiettivo delle CAE è offrire ai lavoratori autonomi sia un modo per rientrare nel quadro del lavoro dipendente, ottenendone le tutele senza perdere l’autonomia nella gestione della propria attività, sia un modo per cooperare con altri professionisti. Nel quadro di questo obiettivo principale, la tesi si articola in tre parti. Nella prima parte, è studiato il contesto che fa emergere la figura del “soggetto-imprenditore di se stesso”, le sue caratteristiche principali e le ragioni che portano questa tipologia di lavoratore a coalizzarsi, collaborare e cooperare con altri professionisti. Nella seconda parte, è descritto il modello delle Cooperative di Attività e di Impiego (CAE) e analizzata la CAE parigina Coopaname. Nella terza parte, è studiata la trasferibilità del modello delle CAE in Italia a partire dalla presentazione del contesto italiano e della comparazione con la cooperativa italiana Doc Servizi.
The main purpose of the research is the study of the french model of the Cooperatives of activities and employment (CAE). The model of CAE offers to self-employed workers one way to obtain both the same rights of employees, without losing their autonomy in the management of their business, and the opportunity to cooperate with other professionals. Within this main goal, the thesis is articulated in three parts. In the first part, the research studies the context that supported the development of the “self-employed of second-generation”, its main features and the reasons that drive this kind of worker to collaborate and cooperate with other professionals. In the second part, the research describes the model of the Cooperatives of activities and employment (CAE) and analyses the Parisian CAE Coopaname. In the third part, the research focuses on the transferability of the model of the CAE in Italy, starting from the study of the Italian context and concluding with the comparison of Coopaname with the Italian cooperative Doc Servizi.
L’objectif principal de la recherche est l’étude du modèle français des Coopératives d’Activités et d’Emploi (CAE). La CAE offre aux travailleurs autonomes une manière de rentrer dans le cadre du salariat, avec ses protections et sans perdre leur autonomie dans la gestion de leur activité, et de coopérer en parallèle avec d’autres professionnels. Dans le cadre de cet objectif principal, nous avons articulé notre travail de thèse en trois parties. Dans la première partie, nous avons étudié le contexte qui fait émerger la figure du « travailleur autonome de deuxième génération », ses caractéristiques principales et les raisons qui poussent cette typologie de travailleurs à se coaliser, collaborer et coopérer avec d’autres professionnels. Dans la deuxième partie, nous avons décrit le modèle des Coopératives d’Activités et d’Emploi (CAE) et analysé la CAE parisienne Coopaname. Dans la troisième partie, nous avons étudié la transférabilité du modèle des CAE en Italie à partir du contexte italien et de la comparaison avec la coopérative italienne Doc Servizi.
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MIGNEMI, NICCOLO'. "Coopérer pour travailler la terre, coopérer pour exploiter la terre : Itinéraires comparés des coopératives agricoles en Italie et en France dans la première moitié du vingtième siècle." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/218885.

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Abstract:
L’obiettivo del presente lavoro è lo studio delle trasformazioni del mondo contadino e dell’agricoltura attraverso l’analisi comparata della storia del movimento cooperativo agricolo in Italia ed in Francia nella prima metà del Novecento. Le origini e la progressiva diffusione del fenomeno a livello nazionale sono osservate a partire dalle loro differenti manifestazioni spazio-temporali, ma con la preoccupazione costante di metterle in relazione con le evoluzioni del settore primario. Al contempo mezzo di autonoma organizzazione al servizio dei contadini e strumento di controllo da parte delle autorità, le cooperative mostrano nel corso della loro storia un’indiscutibile capacità di adattamento in funzione delle opportunità e dei vincoli definiti dal contesto. Le ricerche si concentrano innanzi tutto sulla diffusione delle affittanze collettive nei latifondi della Sicilia cerealicola: si tratta di un caso specifico, tuttavia esemplificativo del rapporto tra contadini e forme associative. L’analisi delle cooperative agricole di lavoro e produzione permette il progressivo superamento della dimensione strettamente nazionale. Le esperienze italiane in materia e l’«assenza» francese sono così studiate a partire da una medesima griglia di osservazione. La dimensione comparativa diviene poi sistematica nel quadro di un’osservazione di lungo periodo delle evoluzioni a livello quantitativo, geografico ed istituzionale della cooperazione agricola nei due Paesi. Le analisi precedenti costituiscono infine la base per un tentativo di generalizzazione e di sistematizzazione delle complesse interazioni che caratterizzano il rapporto tra contadini, cooperative e trasformazioni dell’agricoltura.
This research explores the transformations of the peasantry and the evolutions of agriculture through a comparative study of agricultural co-operatives in Italy and France during the first half of the twentieth century. The origins and development of co-operatives at the national level are analyzed on the basis of multiple spaces and temporalities, but always in connection with transformations in the primary sector. Used by poor peasants as a means of self-organization, and by governments as an instrument of social control, the evolutions of co-operatives highlight an unquestionable capacity to adapt to shifting opportunities and constraints. I start by analysing the diffusion of co-operatives using collective tenant farming in the latifundia-dominated grain-producing regions of central Sicily. This specific case helps us to illustrate a broader set of relationships between peasants and collective organisations. A comparative approach is included through a comparative analysis of labour and production co-operatives in agriculture. The analytical framework that comes out of this research is then applied to Italy and to France. Finally, more systematic comparisons are made through an analysis of long term quantitative, geographical and institutional evolutions of agricultural co-operation in both countries. I am subsequently able to create the basis for a general model whose purpose is to understand the complex relations between peasants, co-operatives and the broader transformations of agriculture.
L’objectif de cette étude est d’explorer les transformations du monde paysan et les évolutions du secteur agricole à travers les itinéraires comparés des coopératives agricoles en Italie et en France, dans la première moitié du XXe siècle. Les origines et la progressive diffusion du phénomène à l’échelle nationale sont analysées à partir d’espaces et de temporalités différentes, mais toujours en rapport avec les transformations du secteur primaire. À la fois moyen d’organisation autonome des paysans pauvres et instrument au service de leur encadrement par les pouvoirs publics, les coopératives montrent au cours de leur histoire une indiscutable capacité d’adaptation en fonction des opportunités et des contraintes posées par le contexte. L’attention se concentre d’abord sur la diffusion des coopératives qui pratiquent les fermages collectifs dans les latifundia de la Sicile céréalière. C’est un cas spécifique, mais qui devient néanmoins exemplaire du rapport des paysans aux organismes collectifs. La dimension comparative est progressivement introduite, par l’observation des coopératives de travail et de culture en commun, dont l’expérience italienne et l’« absence » française sont explorées à partir de la même grille d’observation. Les croisements deviennent finalement systématiques dans le cadre d’une analyse de longue durée des évolutions quantitatives, géographiques et institutionnelles de la coopération agricole des deux pays. Cette mise en perspective constitue finalement la base d’un essai de généralisation et de modélisation des interactions complexes entre paysans, coopératives et évolutions de l’agriculture.
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Books on the topic "Cooperazione sociale"

1

Sapelli, Giulio. La cooperazione: Impresa e movimento sociale. Roma: Edizioni lavoro, 1998.

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2

Bagnoli, Luca, and Massimo Cini, eds. La cooperazione sociale nell'area metropolitana fiorentina. Florence: Firenze University Press, 2009. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-8453-415-6.

Full text
Abstract:
This study proposes a reading of the financial statements of co-operatives operating within the Florentine metropolitan area, with a view to underscoring business aspects of a quantitative and monetary nature. The entrepreneurial nature of the co-operatives is taken as read, focusing as with any other corporate entity on assets and economic results as indicators of success. The financial statements were collected from co-operatives with their registered offices in the provinces of Florence, Prato and Pistoia for the financial years 2004-2007, and the accounts were then aggregated, reclassified and analysed. The observations on the resulting data are then broken down by province and by type of co-operative (A or B).
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3

S, Lepri, Borzaga Carlo, and CGM Centro studi, eds. Imprenditori sociali: Secondo rapporto sulla cooperazione sociale in Italia. Torino: Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli, 1997.

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4

Salvati, Armida. Alla ricerca dell'altruismo perduto: Altruismo, cooperazione, capitale sociale. Milano: FrancoAngeli, 2004.

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5

Borzaga, Carlo. L'economia della solidarietà: Storia e prospettive della cooperazione sociale. Roma: Donzelli, 2006.

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6

La funzione sociale della cooperazione: Teorie, esperienze e prospettive. Roma: Carocci, 2010.

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7

Borzaga, Carlo, and Flaviano Zandonai. Comunità cooperative: Terzo rapporto sulla cooperazione sociale in Italia. Torino: Fondazione Giovanni Agnelli, 2002.

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8

Carlo, Borzaga, Zandonai Flaviano, and CGM Centro studi, eds. Beni comuni: Quarto rapporto sulla cooperazione sociale in Italia. Torino: Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli, 2005.

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9

Carlo, Borzaga, Zandonai Flaviano, and CGM Centro studi, eds. Beni comuni: Quarto rapporto sulla cooperazione sociale in Italia. Torino: Edizioni Fondazione Giovanni Agnelli, 2005.

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10

Bagnoli, Luca. La funzione sociale della cooperazione: Teorie, esperienze e prospettive. Roma: Carocci, 2010.

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Book chapters on the topic "Cooperazione sociale"

1

Perathoner, Christoph. "Il trasporto multimodale nel diritto dell’Unione Europea: un fenomeno trasportistico emergente privo di un’adeguata regolamentazione." In Bibliothek des Wirtschaftsrechts, 59–83. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2021. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-662-63635-0_3.

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Abstract:
ZusammenfassungA settant’anni dalla lungimirante dichiarazione dell’allora Ministro degli Esteri francese Robert Schuman (1886–1963) il 9 maggio 1950 a Parigi, è possibile constatare come il lungo e sempre fragile processo di integrazione europea, finalizzato a realizzare “un’unione sempre più stretta tra i popoli dell’Europa”, abbia permesso il raggiungimento di obiettivi che hanno fondamentalmente migliorato la convivenza e la cooperazione sul nostro continente. In tal senso, un traguardo essenziale per gli Stati membri dell’UE è rappresentato dalla creazione di un mercato interno che assicura “la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali”. Invero, l’istaurazione del mercato interno – al pari dell’integrazione europea – è un processo in continua evoluzione. La ratio istitutiva di un mercato unico sul continente europeo è quella di creare i presupposti per una crescita economica equilibrata, per ottenere la stabilità dei prezzi, per poter costruire un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che miri alla piena occupazione e al progresso sociale, e tutto questo con l’impegno di raggiungere un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente e della vita delle persone.
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