Academic literature on the topic 'Cooperazione in reato colposo'

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Journal articles on the topic "Cooperazione in reato colposo"

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Pascucci, Paolo. "Sicurezza sul lavoro e cooperazione del lavoratore." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 171 (December 2021): 421–58. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2021-171003.

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Abstract:
Il saggio analizza il particolare ruolo del lavoratore in tema di sicurezza sul lavoro, destinatario della disciplina di tutela ma anche soggetto obbligato a cooperare con il datore di lavoro per rendere efficiente il sistema di prevenzione aziendale. Dopo aver evidenziato il carattere dove-roso e non solo oneroso della cooperazione creditoria del lavoratore e le ricadute di tale posi-zione sul piano del contratto di lavoro e dell'esercizio dei poteri datoriali, l'autore esamina le previsioni del d.lgs. 81/2008 sugli obblighi di sicurezza del lavoratore per poi passare a rico-struire i principali orientamenti della giurisprudenza in merito alle responsabilità di un infortu-nio di cui il lavoratore sia stato artefice o coartefice, soffermandosi in particolare sulla questione della configurabilità del concorso di colpa del lavoratore. Infine, soffermando l'attenzione su due recenti sentenze della Corte di Cassazione che limitano le ipotesi del con-corso colposo del lavoratore a causa della prevalenza delle violazioni del datore di lavoro, propone di rileggere la questione alla luce delle norme del d.lgs. 81/2008 che responsabilizzano il lavoratore come parte attiva del sistema di prevenzione.
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"Diritto italiano. Minori." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 3 (November 2010): 204–20. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-003016.

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Abstract:
1. Consiglio di Stato 15.9.2010 n. 4232 - minore straniero in tutela ai Servizi sociali - raggiungimento della maggiore etŕ - richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno - nuove previsioni dell'art. 32, co. 1 bis TU 286/98 - applicazione della nuova disposizione una volta decorso il termine di durata.2. Tribunale di Bari 21.5.2009 n. 576 - intervento di circoncisione maschile - esecuzione da parte di persona non abilitata - reato di esercizio abusivo della professione medica - sussistenza - morte del bambino - responsabilitŕ dei genitori - reato di omicidio colposo - sussistenza.3. Tribunale per i minorenni di Bologna 12.1.2010 - reato di soggiorno illegale - commissione da parte di minore - non configurabilitŕ del reato.4. Tribunale di Verona 14.4.2010 n. 979 - intervento su clitoride di bambina - esecuzione da parte di persona non abilitata - reato di esercizio abusivo della professione medica - sussistenza - responsabilitŕ dei genitori - reato di lesioni genitali - sussistenza.
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Dissertations / Theses on the topic "Cooperazione in reato colposo"

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Borghi, M. "IL CONCORSO COLPOSO NEL REATO COLPOSO E NEL REATO DOLOSO.TEORIA E PRASSI IN ITALIA E IN GERMANIA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/234162.

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Abstract:
Il presente lavoro verte sul concorso colposo nel reato colposo e nel reato doloso all’interno dell’ordinamento penale italiano e in quello tedesco. Nella prima parte del lavoro si ricostruiscono i contrasti dottrinali e giurisprudenziali sviluppatisi durante la vigenza del Codice Zanardelli circa la compatibilità tra l’istituto del concorso di persone e la colpa. Si mette quindi in evidenza che il legislatore italiano del 1930, sollecitato anche dalla preoccupazione di colmare eventuali lacune d’impunità, ha scelto di introdurre nel codice penale l’art. 113, che prevede la “cooperazione nel delitto colposo”. Si analizza poi in modo particolare quale sia l’elemento che caratterizza la cooperazione colposa rispetto al “concorso di cause colpose indipendenti” di cui all’art. 41 c.p.: secondo la soluzione a cui si è inteso aderire nel presente lavoro, tale elemento consiste nella “consapevolezza di cooperare con altri”. Si evidenzia che la norma, oltre che adempiere a una funzione di disciplina, svolge una funzione incriminatrice per i reati a forma vincolata, per i reati propri, per i reati di mera condotta e, in alcuni casi, per i reati omissivi, ma non con riferimento ai reati di evento a forma libera (come sostenuto, invece, da parte della dottrina). Si rileva poi che è possibile, sulla base dell’art. 110 c.p., ritenere configurabile anche un concorso colposo nelle contravvenzioni colpose. Quanto alla controversa configurabilità del concorso colposo nel reato doloso, si pone in rilievo che il c.d. dogma dell’unitarietà del titolo di responsabilità dei concorrenti è superabile e che tale forma di concorso, sulla base di diverse argomentazioni, appare ammissibile alla luce delle norme vigenti. Nella seconda parte del lavoro, nel capitolo 1, si pone in luce che recentemente in Germania alcune voci della dottrina si sono espresse a favore della configurabilità di una “coautoria colposa (fahrlässige Mittäterschaft)” ai sensi del § 25, Abs. 2, StGB. Non sembra che sussistano preclusioni per tale istituto nella lettera della legge; inoltre, l’esperienza italiana mostra che è superabile la teoria per cui il concorso di persone possa ammettersi solo in presenza del dolo. Tuttavia, non appare condivisibile l’orientamento che considera non necessaria nell’ipotesi di fahrlässige Mittäterschaft la prova del nesso di causalità tra il singolo contributo e l’evento. Nel secondo e ultimo capitolo si tratteggiano le principali tappe del dibattito sviluppatosi in Germania intorno al tema del concorso colposo nel reato doloso: si prendono le mosse dall’analisi della più antica dottrina del c.d. divieto di regresso (Regressverbot) fino a giungere all’attuale soluzione elaborata dalla dottrina dell’imputazione oggettiva dell’evento. È condivisibile l’opinione che ritiene configurabile la responsabilità (seppure, nell’ordinamento tedesco, a titolo monosoggettivo) in capo al primo agente in colpa, qualora costui favorisca la riconoscibile l’inclinazione al reato del secondo agente.
This work focuses on the negligent aiding and abetting someone else’s negligent or intentional crime in Italian and German criminal law. The first part provides an analysis of the scholarship and the case law developed under the Zanardelli Code, on the incompatibility between cooperation in a crime and negligence. Art. 113 of that Code, indeed, aiming at filling possible gaps of impunity, introduced the “cooperation in negligent crime”. In particular, this analysis attempts to identify the distinguishing feature of negligent cooperation, in contrast with the “simultaneous presence of independent causes due to negligence”, regulated by art. 41 of the penal code: such element consists in the “awareness of cooperating with other persons”. Not only does this rule display a regulatory function, but it also performs an incriminating function for various types of crimes:. It’s then pointed out that it’s also possible, on the basis of art. 110 p.c., to construct a crime of negligent aiding and abetting someone’s negligent misdemeanors. As to the controversial hypothesis of the negligent aiding and abetting someone’s intentional crime, the so called dogma of unity of abettors’ responsibility can be overcome by other arguments, suggesting that this form of cooperation, is admissible in the light of the law in force. The second part of the work is concerned with German law. recently some German scholars supported the configurability of a “negligent cooperation in committing a crime (fahrlässige Mittäterschaft)” according to § 25, Abs. 2, StGB. There are no rules that prevent this solution. moreover, the Italian debate shows that the theory that limits persons’ cooperation in committing a crime only to intentional crimes can be overcome. Nevertheless, in the case of fahrlässige Mittäterschaft, the proof that the single contribution caused the event should be considered necessary. The remaining chapter analyzes the main developments of the German debate about negligent cooperation in an intentional crime, from the oldest doctrine of the so called prohibition of recourse (Regressverbot) to the current doctrine of the objective ascription of the event. According to the more persuasive opinion, it is possible to construct a responsibility of the first negligent abetter (although in his own personal capacity), if he aids the second one’s recognizable inclination to crime.
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MARIOTTI, MARCO. ""Responsabilità colposa 'per fatto altrui"." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/630694.

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Abstract:
Il lavoro ha ad oggetto i casi in cui l’agente che ha tenuto una condotta colposa risponde penalmente anche se la lesione del bene giuridico protetto non sia stata da lui direttamente provocata, ma sia piuttosto immediatamente riconducibile alla condotta eterolesiva o al comportamento autolesivo di un altro soggetto. Tale forma di responsabilità “in relazione ad un fatto altrui”, lungi dall’essere del tutto eccezionale, si presenta in numerosi casi di omesso controllo, di inadempiuto obbligo di impedimento del reato altrui, di lavoro in équipe o all’interno di organizzazioni complesse quali grandi realtà produttive. La tesi esplora le problematiche strutturali di questa forma di responsabilità, individuando alcune “note relazionali”, elementi che fanno dipendere la definizione e la misura della responsabilità di chi è meno prossimo alla lesione del bene giuridico anche dalla condotta altrui. L’analisi, che interessa diversi elementi del reato, mira a valutare se a questi tratti di relazionalità corrispondano altrettanti istituti giuridici adeguatamente sviluppati, o se le incertezze dogmatiche e applicative impediscano una chiara ripartizione delle responsabilità tra i vari soggetti coinvolti nella realizzazione del reato. Nell’ambito del fatto tipico, viene analizzato il problema della sovrapposizione ed interruzione del nesso causale tra le diverse condotte e l’evento del reato, e ribadita la validità del paradigma condizionalistico, anche per accertare l’influenza del comportamento di un soggetto sulle deliberazioni prese da un altro (c.d. causalità psichica). Vengono poi criticamente analizzate le diverse teorie sulle fonti delle posizioni di garanzia, in cui la responsabilità del garante esiste e si manifesta necessariamente in dipendenza del comportamento di un altro soggetto. Sul punto, viene svolta una comparazione con l’ordinamento tedesco, che in tempi recenti ha optato per un approccio tassonomico dei singoli casi di omesso impedimento del fatto altrui, in chiave espansiva rispetto al riferimento alle sole fonti legali e negoziali, con il rischio, tuttavia, di aggirare il canone di tipicità. Con riguardo alla colpevolezza, il tema è la dimensione “relazionale” della colpa, che si declina in vari istituti: nella formulazione stessa di alcune regole cautelari che impongono di tener conto della condotta altrui; nel principio di affidamento, che limita la responsabilità dei singoli coinvolti in un’azione plurisoggettiva, e richiede un delicata individuazione dei suoi confini per non generare vuoti di tutela; nell’annoso tema della c.d. “causalità della colpa”, in particolare poiché l’interposizione della condotta di un altro soggetto rende quantomai incerta la verifica dell’evitabilità dell’evento. Infine, vengono esplorati i travagliati istituti concorsuali colposi. Dopo aver evidenziato le incertezze strutturali e la limitata funzione incriminatrice della cooperazione colposa, viene affermata la sostanziale inutilità dell’istituto: proprio grazie alle numerose “note relazionali” presenti nella struttura del reato, la parametrazione della responsabilità del singolo può tenere conto dell’interazione con un altro soggetto anche nella forma monosoggettiva. Ancora più significativi i dubbi concernenti il concorso colposo in reato doloso. Da ultimo, viene sostenuta l’autonomia dell’imputazione ex art. 40, comma 2 c.p. rispetto alle figure concorsuali, dal momento che anch’essa esprime una responsabilità monosoggettiva, anche se in un contesto plurisoggettivo.
This thesis provides a critical analysis of the circumstances in which an agent, who performs a negligent act, is held criminally liable for damage which was however not directly caused by his or her negligent act, but rather was caused by the act of another (with the view of causing damage either to another or to itself). This form of criminal liability “in relation to the conduct of another”, far from being exceptional, is common in many cases of failure to control or failure to prevent the commission of criminal offences by others, particularly in the context of team-working, and even more so within complex organisations having large corporate structures. The thesis examines the structural problems with this form of criminal liability. It identifies “relational elements”, the elements which enable the creation of a link between the responsibility of the agent whose conduct was the furthest to the damage, and the conduct of those having directly caused the damage. These relational elements impact both the basis on which liability attaches to the negligent agent, and the extent to which this liability exists. This analysis will cover both elements of a criminal offence, that is both the actus reus and the mens rea, with the aim of evaluating whether the legal framework at its current state effectively deals with “relational elements” as grounds for attaching liability, or whether too many uncertainties subsist when making this link– in both theoretical and practical terms– which prevent the clear and effective allocation of criminal liability among the different agents involved. First of all, with regards to the actus reus, this paper addresses the issue of concurring and intervening causes which may break the chain of causality between the agent’s action and the consequence of the actus reus, reaffirming the “sine qua non” paradigm. Furthermore, the research assesses the relevance in this context of the influence which one agent’s behaviour can have on the decisions subsequently taken by others, (known as a “psychological cause” of an action). The paper also critically analyses different theories regarding the basis of guarantees, whereby the guarantor’s liability only exists in relation to the act of another. On this point, a comparative analysis has highlighted how German case law has developed in such a way as to allow guarantees to arise from a factual basis, as opposed to solely through contract or other legally binding instruments, thus running the risk of violating the rule of law. Secondly, with regard to the mens rea element of an offence, the research examines three different examples of “relational elements”, by which another’s conduct needs to be taken into consideration, therefore entering into the mens rea element: (i) precautionary rules which can require the agent to observe another subject’s behaviour and to act accordingly; (ii) the expectation that other subjects involved will act lawfully, which needs to be accurately evaluated in order not to leave any gaps in the prevention of crime; (iii) the complex issue of foreseeability and avoidability of the consequences of one’s conduct, becomes even more intricate with the interposition of another’s conduct. Lastly, the paper will focus on joint enterprise in negligence cases. Having first of all stressed the structural uncertainties and the limited prosecutorial use of the concept of joint enterprise in the context of negligence offences, the thesis argues that through the different “relational elements” present in an offence, each agent’s liability can be independently determined by taking into account the interactions with others. It is worth noting that in the case where the mens rea element of an offence requires intentional participation to another’s negligent behaviour, these uncertainties appear to be even greater. In conclusion, the paper will point out that the liability of guarantors is independent from their participation in the joint criminal enterprise, as this type of liability arises from the guarantee itself.
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RIBOLI, ORESTE. "La prevenzione del danno da prodotto alimentare: aporie del reato colposo d'evento e modelli di tutela anticipata." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/988.

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Abstract:
Quali siano i più adeguati strumenti normativi volti ad assicurare un’efficace attività di prevenzione dei rischi alimentari e quali le possibilità di azione di un diritto penale che sia parimenti efficace allo scopo di governare i sempre più complessi processi sociali e legittimato rispetto ai principi, costituiscono gli interrogativi essenziali che la ricerca in oggetto ha inteso affrontare. A riscontro di quest’ultima dichiarazione d’intenti, si è cercato di chiarire innanzitutto i punti di torsione del diritto penale classico, ricostruendo i tratti caratterizzanti il complesso rapporto tra diritto penale tradizionale e Risikogesellschaft, e successivamente di verificare se vi siano spazi per un intervento punitivo che possa coniugare in modo efficace le obiettive aspettative di sicurezza della collettività con le garanzie di un sistema penale moderno. Sono state perciò sottoposte ad attento vaglio critico, in una prospettiva jure condito e condendo, dapprima le nuove tipologie di intervento penale introdotte dal legislatore ed, immediatamente dopo, le principali elaborazioni della scienza penalistica che più di recente si è impegnata a verificare la possibilità di configurare nuovi modelli di illecito di rischio i quali - costruiti in base alle peculiarità delle fenomenologie empiriche di riferimento - rimangano comunque rispettosi dei canoni di costituzionalità.
This academic research wanted to investigate crucial issues involving, on one hand, the most suitable regulatory instruments to foster an effective prevention against food risk and, on the other hand, the opportunities that criminal law has to be effective in leading more and more complex social processes and legittimate. In order to support this statement, firstly, we focused our attention on the most controversial points of the criminal law, pointing out the essential features of the intricate relationship between traditional criminal law and risikogesellschaft; secondly, we tested the opportunity for a penal intervention that could combine, on one hand, social demands for security and, on the other hand, the responsibilities of a modern criminal law. Adopting first a de jure condito perspective and then a de jure condendo approach, we tried to critically assess the most recent measures of penal intervention introduced by the legislator and the main results produced lately by the forensic science on the chance to set new outlines of potential risk that – created according to the features of the empiric phenomenology of reference – still respect the constitutional criteria.
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FIORELLI, ALESSANDRA. "ATTIVITA' DI PROTEZIONE CIVILE E RESPONSABILITA' PENALE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6898.

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Abstract:
L’interesse a realizzare un approfondimento delle responsabilità penali connesse al fallimento delle attività di protezione civile sorge in connessione all’incremento di procedimenti penali a carico di operatori della Protezione Civile. Collocato l’obiettivo primario nella individuazione delle condizioni di dichiarazione della responsabilità, inquadrato il fenomeno di flessibilizzazione delle categorie penalistiche emerso nella prassi giudiziaria in risposta al bisogno sociale di sicurezza, l’indagine si snoda attraverso due aree tematiche idealmente suddivise, volte alla ricostruzione della disciplina dedicata alla P.C. e alla descrizione dei criteri di affermazione della responsabilità, secondo un approccio per problematiche che segue l’incedere dell’accertamento. Quale trait d’union il rischio, elemento trasversale dell’intera analisi, è oggetto delle attività di protezione civile da un lato, fattore di distorsione delle categorie penalistiche in funzione espansiva della responsabilità dall’altro, manifestazione della necessità di scindere la visuale prospettica della funzione di valutazione e gestione del rischio da quella di giudizio sul fallimento dell’attività previsionale. Le soluzioni prospettate, calate nella realtà giudiziaria attraverso l’analisi critica del procedimento sul terremoto dell’Aquila, si muovono in un’ottica di equilibrio tra opposti valori di sicurezza e libertà, in vista di una tutela penale che, se non può a priori essere esclusa, deve situarsi entro confini imposti dalle garanzie penalistiche.
The interest in realizing an in-depth analysis of the criminal responsibilities related to the failure of the activities of civil defence arises from the increase in criminal proceedings against workers of the Civil Defence. Given the phenomenon of versatility of the elements of crime risen from the social need for safety, the main purpose of the investigation is the identification of the conditions of statement of responsibility. The investigation is divided in two thematic areas intended to remodel the legislation of Civil Defence and describe the criteria of statement of responsibility. As a joining link, the risk, cross element of the whole analysis, is both the subject of the activities of civil defence and a factor of distorsion of the elements of crime and expression of the necessity to distinguish the perspectival view of the management of risk from that of judgement on the failure of previsional activity. The proposed solutions, placed in the legal reality of the criminal procedure of Aquila earthquake, have a perfect balance between the opposite values of safety and freedom, in order to grant a legal protection which cannot be excluded and must be placed within the borders of the guarantees of the criminal procedure.
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DE, LUCA CARLOTTA. "L'ORDINE EUROPEO D'INDAGINE PENALE: DISCIPLINA NORMATIVA E PRIME ESPERIENZE APPLICATIVE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/919437.

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Abstract:
L’ordine europeo di indagine penale, introdotto dalla direttiva 2014/41/UE, è uno strumento di cooperazione giudiziaria nel settore delle prove divenuto imprescindibile a fronte della crescente dimensione transnazionale assunta dalla criminalità, quale conseguenza dell’evaporazione dei confini geografici nello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia dell’Unione europea. La direttiva sovranazionale, recepita nell’ordinamento italiano attraverso il d.lgs. n. 108 del 2017, ha dato vita a un istituto avente natura ibrida, animato dal principio del reciproco riconoscimento, che conserva, al contempo, alcuni tratti tipici della mutua assistenza giudiziaria tradizionale, nel tentativo di coniugare l’efficienza investigativa e la tutela delle garanzie fondamentali. Sullo sfondo di un contesto caratterizzato dall’assenza di armonizzazione tra le regole processuali e probatorie nazionali, il meccanismo di acquisizione della prova all’estero ruota attorno al principio di proporzionalità, che prende forma nel giudizio di bilanciamento, da condursi in concreto tenendo conto delle peculiarità del caso, tra le esigenze connesse all’accertamento del reato e il sacrificio imposto ai diritti delle persone a vario titolo coinvolte nelle procedure di emissione ed esecuzione dell’ordine. La presente tesi di dottorato intende fornire un’analisi a trecentosessanta gradi dell’ordine europeo d’indagine, prendendo le mosse dalla disciplina normativa, con l’obiettivo di mettere in luce le principali problematiche emerse nelle sue prime esperienze applicative e individuare soluzioni in grado di accorciare le distanze che separano teoria e prassi. A tal fine, ampio spazio è dedicato alla ricostruzione delle prime pronunce giurisprudenziali rese sul tema dalla Corte di giustizia e dalla Corte di cassazione, che rivelano complessivamente la tendenza a prediligere le istanze di efficienza investigativa a scapito dei diritti della difesa, per poi esporre, in chiave critica, alcuni casi pratici selezionati presso le Procura della Repubblica di Milano e di Monza
The European criminal investigation order, introduced by Directive 2014/41/EU, is an instrument of judicial cooperation in the field of evidence, which has become necessary, given the growing transnational dimension of crime as a result of the sublimation of geographical boundaries in the European Union's Area of Freedom, Security and Justice. The supranational directive, implemented by Italian Legislative Decree no. 108 of 2017, has given rise to a construct of hybrid nature, inspired by the principle of mutual recognition, which maintains, at the same time, certain features typical of traditional mutual legal assistance, in an attempt to combine investigative efficiency and protection of fundamental guarantees. In an underlying backdrop still characterized by the absence of harmonization of national procedural and evidentiary rules, the mechanism for adducing evidence in a foreign country revolves around the principle of proportionality, which in turn takes shape in the context of a balancing judgement - to be conducted in the actual case and taking into consideration the specificities of such case - between the needs related to the detection of crime and the sacrifices imposed on the rights of the persons involved, for various reasons, in the procedures aimed at issuing and executing the relevant order. This doctoral thesis intends to provide a comprehensive analysis of the European Investigation Order, beginning with its legal framework, for the purposes of highlighting the main problems that have emerged in its early-stage enforcement and of identifying solutions capable of shorten the gap between theory and practice. To this end, a large space is firstly dedicated to the analysis of the early case-law rendered by the Court of Justice and by the Italian Court of Cassation on this theme, which reveals the overall tendency to prefer purposes of investigatory efficiency to the detriment of defense rights; secondly, this thesis critically evaluates some practical cases selected at the Public Prosecutor's Office of Milan and Monza.
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Books on the topic "Cooperazione in reato colposo"

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Benedetto, Paola Severino Di. La cooperazione nel delitto colposo. Milano: A. Giuffrè, 1988.

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Aldrovandi, Paolo. Concorso nel reato colposo e diritto penale dell'impresa. Milano: Giuffrè, 1999.

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Mantovani, Marco. Il principio di affidamento nella teoria del reato colposo. Milano: A. Giuffrè, 1997.

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