Academic literature on the topic 'Cooperazione giudiziaria'

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Journal articles on the topic "Cooperazione giudiziaria"

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Nascimbene, Bruno. "Lo spazio di libertŕ, sicurezza e giustizia a due anni dall'entrata in vigore del Trattato di Lisbona." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 4 (March 2012): 13–26. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-004002.

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Abstract:
1. La definizione di spazio di libertà, sicurezza e giustizia2. La comunitarizzazione e il Trattato di Lisbona. Le residue competenze degli Stati3. Le situazioni di compromesso politico: immigrazione, cooperazione giudiziaria penale, accordi di Schengen4. Lo spazio e la tutela dei diritti fondamentali5. Le realizzazioni compiute. Le azioni necessarie6. Il principio del mutuo riconoscimento. La sua rilevanza, in particolare, nella cooperazione giudiziaria penale e nella politica di immigrazione e asilo
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Ferla, Lara. "Provvedimenti de potestate, sindrome di alienazione genitoriale e best interest of the child." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 2 (August 2022): 87–102. http://dx.doi.org/10.3280/mal2022-002006.

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Abstract:
Nella pronuncia del 26 gennaio 2022, n. 9691, la Corte di cassazione ha affrontato alcuni de-gli snodi tematici più rilevanti inerenti ai provvedimenti sulla responsabilità genitoriale. Pur muovendo da una singola vicenda giudiziaria e dalle sue specificità, la Corte ha sviluppato argomentazioni di ampio respiro, che coinvolgono non soltanto i presupposti normativi dei provvedimenti finalizzati alla tutela del minore in contesti familiari ad elevata conflittualità, ma anche le esigenze di cooperazione interdisciplinare tra operatori giuridici ed esperti delle scienze psicologiche, al fine di conferire a tali provvedimenti un rigoroso fondamento giusti-ficativo. Nella decisione è dedicata attenzione al dibattito inerente alla PAS (Parental Aliena-tion Syndrome), categoria psicologica controversa e nondimeno frequentemente richiamata nei procedimenti giudiziari inerenti all'affidamento dei minori. Da questa recente pronuncia della Corte di legittimità, che si esprime in termini critici circa l'attendibilità scientifica di tale sindrome, proviene una sollecitazione ad una riflessione comune circa le argomentazioni scientifiche fornite nel processo e recepite a giustificazione delle decisioni che riguardano mi-nori; dalla medesima decisione emerge, altresì, un richiamo ad una valutazione concreta del migliore interesse del minore coinvolto in dinamiche familiari conflittuali, attuabile attraverso il suo ascolto.
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Roscini-Vitali, Riccardo, and Vittore D’Acquarone. "Sul ruolo dell’ente nel contrasto alla corruzione: un moderno Atlante." Revista Brasileira de Direito Processual Penal 6, no. 3 (October 27, 2020): 1389–413. http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v6i3.440.

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Abstract:
Lo scritto analizza il ruolo assegnato dal legislatore all’ente nella lotta alla corruzione, dedicando particolare attenzione alla previsione contenuta nel comma 5-bis dell’art. 25 (concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità e corruzione) d. lgs. 8 giugno 2001, n. 231. Di questa disposizione si segnalano le criticità applicative di natura pratica e le loro principali cause, tra cui la crescente tendenza a sovraccaricare l’ente di oneri cooperativi non sufficientemente ricompensati, che, anche secondo una lettura costituzionalmente orientata, dovrebbero, quanto meno, essere egualmente ripartiti con le autorità pubbliche. La soluzione prospettata è quella raccomandata dal vertice G20 di Los Cabos (Messico) del 17 giugno 2012: elaborare un framework di riferimento chiaro e concreto che disciplini esattamente i presupposti, i termini e i vantaggi della cooperazione dell’ente nelle indagini dell’autorità giudiziaria, sì da garantire un equilibrato e accettabile bilanciamento tra efficienza preventivo-repressiva ed esigenze di libertà per l’ente e all’interno dell’ente.
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Marino, Silvia. "Use of standard forms in EU Civil Judicial Cooperation: the case of the European Certificate of Succession = L’uso di formulari standard nella cooperazione giudiziaria civile: il caso del certificato successorio europeo." CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 12, no. 1 (March 5, 2020): 627. http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2020.5209.

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Abstract:
Abstract: The present paper analyses the recent judgment of the Court of Justice of the European Union in the Brisch case. The reference for preliminary ruling concerns the optional or mandatory nature of the application form established by the Succession Implementing Regulation for the issue of an European Certificate of Succession. The present paper tackles the general framework, from the current CJEU’s case law on the Succession Regulation’s provisions on the ECS, to the main procedural issues. Then, an analysis of the case and of the CJEU’s reasoning is offered. The concluding remarks submit some considerations on the impact of the standard forms established by the EU Regulations within the civil judicial cooperation.Palabras clave: European Certificate of Succession, Standard Forms, Succession Regulation No 650/2012, Implementing Regulation No 1329/2014.Riassunto: Il presente contributo analizza la recente sentenza Brisch della Corte di giustizia dell’Unione europea. La domanda di pronuncia pregiudiziale verte sulla natura del modello di domanda di emissione del certificato successorio europeo, previsto dal regolamento di esecuzione del regolamento sulle successioni transfrontaliere. Pertanto, il contributo affronta lo stato attuale della giurisprudenza della Corte di giustizia sul certificato successorio europeo e le regole procedimentali fondamentali per il suo ottenimento. Quindi, è analizzato il caso con particolare attenzione alla motivazione della Corte. Infine, le conclusioni presentano alcune considerazioni più generali sul valore e sugli effetti dei moduli standard, previsti nei regolamenti dell’Unione in materia di cooperazione giudiziaria civile.Parole chiave: certificato successorio europeo, moduli standard, regolamento 650/2012 sulle successioni transfrontaliere, regolamento d’esecuzione 1329/2014
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Scaccianoce, Caterina. "Condizioni di detenzione e cooperazione giudiziaria: verso una rafforzata tutela della dignità del detenuto." Archivio Penale, 2017, 720. http://dx.doi.org/10.12871/97888674176987.

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Marino, Silvia. "Strengthening the European Civil Judicial Cooperation: the patrimonial effects of family relationships = Verso il rafforzamento della cooperazione giudiziaria civile nell’Unione Europea: gli effetti patrimoniali delle relazioni familiari." CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 9, no. 1 (March 8, 2017). http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2017.3621.

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Dissertations / Theses on the topic "Cooperazione giudiziaria"

1

Milanesi, Francesco Carlo <1979&gt. "Cooperazione giudiziaria in materia penale: il mandato d'arresto europeo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1587/1/Tesi_Milanesi_FrancescoCarlo.pdf.

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Milanesi, Francesco Carlo <1979&gt. "Cooperazione giudiziaria in materia penale: il mandato d'arresto europeo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1587/.

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3

LORUSSO, ARTEMISIA. "La cooperazione giudiziaria internazionale nella lotta agli illeciti economici." Doctoral thesis, Università Bocconi, 2009. https://hdl.handle.net/11565/4053859.

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Sanna, Giangiuseppe <1980&gt. "I princìpi generali e i canoni interpretativi nella cooperazione giudiziaria comunitaria." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2742/1/sanna_giangiuseppe_tesi.pdf.

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5

Sanna, Giangiuseppe <1980&gt. "I princìpi generali e i canoni interpretativi nella cooperazione giudiziaria comunitaria." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2742/.

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6

Amato, Rosanna <1981&gt. "La cooperazione giudiziaria in rete nello spazio di liberta', sicurezza e giustizia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6596/1/Rosanna_Amato-La_cooperazione_giudiziaria_in_rete_nello_spazio_LSG.pdf.

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Abstract:
L’oggetto del lavoro si concentra sull’analisi in chiave giuridica del modello di cooperazione in rete tra le autorità nazionali degli Stati membri nel quadro dello Spazio LSG, allo scopo di valutarne il contributo, le prospettive e il potenziale. La trattazione si suddivide in due parti, precedute da una breve premessa teorica incentrata sull’analisi della nozione di rete e la sua valenza giuridica. La prima parte ricostruisce il percorso di maturazione della cooperazione in rete, dando risalto tanto ai fattori di ordine congiunturale quanto ai fattori giuridici e d’ordine strutturale che sono alla base del processo di retificazione dei settori giustizia e sicurezza. In particolare, vengono elaborati taluni rilievi critici, concernenti l’operatività degli strumenti giuridici che attuano il principio di mutuo riconoscimento e di quelli che danno applicazione al principio di disponibilità delle informazioni. Ciò allo scopo di evidenziare gli ostacoli che, di frequente, impediscono il buon esito delle procedure di cooperazione e di comprendere le potenzialità e le criticità derivanti dall’utilizzo della rete rispetto alla concreta applicazione di tali procedure. La seconda parte si focalizza sull’analisi delle principali reti attive in materia di giustizia e sicurezza, con particolare attenzione ai rispettivi meccanismi di funzionamento. La trattazione si suddivide in due distinte sezioni che si concentrano sulle a) reti che operano a supporto dell’applicazione delle procedure di assistenza giudiziaria e degli strumenti di mutuo riconoscimento e sulle b) reti che operano nel settore della cooperazione informativa e agevolano lo scambio di informazioni operative e tecniche nelle azioni di prevenzione e lotta alla criminalità - specialmente nel settore della protezione dell’economia lecita. La trattazione si conclude con la ricostruzione delle caratteristiche di un modello di rete europea e del ruolo che questo esercita rispetto all’esercizio delle competenze dell’Unione Europea in materia di giustizia e sicurezza.
This thesis deals with the legal analysis of the network-based model of cooperation between national authorities of the EU Member States within the Area of Freedom Security and Justice – AFSJ. The aim is to evaluate the contribution and the potential of such a model. The dissertation is divided into two parts, which are preceded by an introductory section dealing with the analysis of the notion of network and its legal value. With a view to provide a deeper understanding of this phenomenon, the first part intends to portray the emergence of networking between judicial and law enforcement authorities. In this part, also the driving factors (both legal and structure-related), which have triggered such a process are highlighted. In particular, attention is paid to both the legal instruments applying the principle of mutual recognition and those applying the principle of availability. The rationale is to identify the obstacles hindering the effective implementation of the cooperation procedures and to understand the role played by networks in this respect. The second part of the dissertation analyses the main networks operating in the justice and security fields, with a special focus on the features characterizing these flexible arrangements and their methods of operation. The dissertation is divided into two parts reviewing a) networks supporting the effective application of both the mutual assistance procedures and the legal instruments implementing the principle of mutual recognition and b) networks dealing with the informative cooperation, ensuring a faster exchange of law enforcement information across national borders. Special attention is paid to networks dealing with the economic dimension of crime. Finally, the main features of a “European network model of cooperation” are identified as well as the role played by such a model in respect to the exercise of the EU competences in the AFSJ.
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Amato, Rosanna <1981&gt. "La cooperazione giudiziaria in rete nello spazio di liberta', sicurezza e giustizia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6596/.

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Abstract:
L’oggetto del lavoro si concentra sull’analisi in chiave giuridica del modello di cooperazione in rete tra le autorità nazionali degli Stati membri nel quadro dello Spazio LSG, allo scopo di valutarne il contributo, le prospettive e il potenziale. La trattazione si suddivide in due parti, precedute da una breve premessa teorica incentrata sull’analisi della nozione di rete e la sua valenza giuridica. La prima parte ricostruisce il percorso di maturazione della cooperazione in rete, dando risalto tanto ai fattori di ordine congiunturale quanto ai fattori giuridici e d’ordine strutturale che sono alla base del processo di retificazione dei settori giustizia e sicurezza. In particolare, vengono elaborati taluni rilievi critici, concernenti l’operatività degli strumenti giuridici che attuano il principio di mutuo riconoscimento e di quelli che danno applicazione al principio di disponibilità delle informazioni. Ciò allo scopo di evidenziare gli ostacoli che, di frequente, impediscono il buon esito delle procedure di cooperazione e di comprendere le potenzialità e le criticità derivanti dall’utilizzo della rete rispetto alla concreta applicazione di tali procedure. La seconda parte si focalizza sull’analisi delle principali reti attive in materia di giustizia e sicurezza, con particolare attenzione ai rispettivi meccanismi di funzionamento. La trattazione si suddivide in due distinte sezioni che si concentrano sulle a) reti che operano a supporto dell’applicazione delle procedure di assistenza giudiziaria e degli strumenti di mutuo riconoscimento e sulle b) reti che operano nel settore della cooperazione informativa e agevolano lo scambio di informazioni operative e tecniche nelle azioni di prevenzione e lotta alla criminalità - specialmente nel settore della protezione dell’economia lecita. La trattazione si conclude con la ricostruzione delle caratteristiche di un modello di rete europea e del ruolo che questo esercita rispetto all’esercizio delle competenze dell’Unione Europea in materia di giustizia e sicurezza.
This thesis deals with the legal analysis of the network-based model of cooperation between national authorities of the EU Member States within the Area of Freedom Security and Justice – AFSJ. The aim is to evaluate the contribution and the potential of such a model. The dissertation is divided into two parts, which are preceded by an introductory section dealing with the analysis of the notion of network and its legal value. With a view to provide a deeper understanding of this phenomenon, the first part intends to portray the emergence of networking between judicial and law enforcement authorities. In this part, also the driving factors (both legal and structure-related), which have triggered such a process are highlighted. In particular, attention is paid to both the legal instruments applying the principle of mutual recognition and those applying the principle of availability. The rationale is to identify the obstacles hindering the effective implementation of the cooperation procedures and to understand the role played by networks in this respect. The second part of the dissertation analyses the main networks operating in the justice and security fields, with a special focus on the features characterizing these flexible arrangements and their methods of operation. The dissertation is divided into two parts reviewing a) networks supporting the effective application of both the mutual assistance procedures and the legal instruments implementing the principle of mutual recognition and b) networks dealing with the informative cooperation, ensuring a faster exchange of law enforcement information across national borders. Special attention is paid to networks dealing with the economic dimension of crime. Finally, the main features of a “European network model of cooperation” are identified as well as the role played by such a model in respect to the exercise of the EU competences in the AFSJ.
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Palmieri, Luigi. "Il rafforzamento della cooperazione giudiziaria in materia penale: da Eurojust al pubblico ministero europeo." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2012. http://hdl.handle.net/10556/355.

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Abstract:
2010 - 2011
La necessità di una cooperazione giudiziaria in materia penale nell’Unione europea si è manifestata fin dal conseguimento dei primi successi raggiunti nell’ambito della costruzione comunitaria, e più che mai continua a manifestarsi oggi atteso il dilagare del crimine transnazionale. Proprio la realizzazione del mercato unico – e cioè, di uno spazio senza frontiere interne, nel quale assicurare i quattro principi fondamentali quali la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali – ha, infatti, determinato una crescita esponenziale della criminalità ed una sua estensione non solo quantitativa ma soprattutto spaziale di essa. Se, in particolare, la cd. globalizzazione dei rapporti socioeconomici, la liberalizzazione delle regole relative agli spostamenti delle persone e, dei beni e, da ultimo, lo sviluppo delle relazioni umane, (anche grazie a strumenti tecnologici) ed informatici, hanno consentito un sempre più celere progresso sociale, al tempo stesso, hanno agevolato gli autori dei più svariati crimini, consentendo loro di estendere la propria attività delinquenziale oltre confine, in tal modo coinvolgendo interessi sia individuali sia collettivi riferibili a più ordinamenti nazionali. In tale contesto, un ruolo determinante ha assunto la differenza tra le legislazioni penali degli Stati membri, la quale, nel combinarsi con le singole libertà di circolazione, ha determinato una sorta di forum shopping criminoso, consentendo ai “soggetti criminali” di scegliere la giurisdizione e la legge penale più vantaggiose così sottraendo alla giustizia se stessi ed i proventi illeciti conseguiti.In questa nuova e complessa realtà sociale e criminologica, sono diventati obsoleti i principi della territorialità della legge e della giurisdizione, così come si sono dimostrati del tutto inadeguati ed inidonei gli strumenti tradizionalmente adottati nel campo della cooperazione giudiziaria internazionale (caratterizzata dal principio della richiesta, in base al quale uno Stato sovrano presenta una richiesta ad un altro Stato sovrano, che decide se darvi o meno seguito), sia per la loro lentezza, sia anche per la loro complessità rispetto allo sviluppo anche “criminale” dell’Unione europea. Questo percorso ha fatto si che progressivamente le autorità giudiziarie cominciassero ad avere un dialogo tra loro, e nel tempo, questa prospettiva si è modificata attraverso diversi fattori: l’efficacia riflessa delle norme comunitarie sugli ordinamenti nazionali; la individuazione di beni giuridici sovranazionali ( si pensi al tema dell’ambiente); le esigenze di cooperazione giudiziaria. Questi sono stati i tre grandi motori che hanno spinto verso la costruzione di uno spazio di libertà sicurezza e giustizia indicato da Amsterdam tra gli obiettivi fondanti dell’Unione europea. Il ventisette Paesi dell’UE hanno rappresentato lo spazio nel quale si è cercato, con una costruzione spesso faticosa, di creare una prospettiva di sicurezza, libertà e giustizia. In questo percorso di “metamorfosi dei diritti nazionali” si è inserito Eurojust, un organismo che ha facilitato la cooperazione giudiziaria e le indagini a carattere transnazionale. [a cura dell'autore]
X n.s.
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LOMBARDO, Emilia. "Diritti processuali e garanzie della persona nella cooperazione giudiziaria penale: tra mutuo riconoscimento e armonizzazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/90927.

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Abstract:
La tesi di dottorato affronta le linee evolutive della cooperazione giudiziaria in materia penale onde cogliere un percorso che, dalla nascita del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie in materia penale, porta all’affermazione di un rapporto di cointeressenza tra il menzionato principio e il ravvicinamento delle discipline nazionali relative alle garanzie e ai diritti del soggetto coinvolto, quale imputato o indagato, nel procedimento penale. Nella menzionata tesi, infatti, si evidenzia l’emersione di una crescente attenzione delle istituzioni europee nei confronti dei diritti della persona nel processo penale; un’attenzione che, invero, affonda le sue radici nei limiti dei primi interventi normativi dell’Unione europea nel settore della cooperazione giudiziaria penale. In un primo momento, infatti, all’indomani del noto vertice di Tampere del 1999, l’azione delle istituzioni europee si dirige verso l’attuazione del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie: il citato principio, divenuto- proprio in occasione del menzionato Consiglio europeo- il fondamento della cooperazione giudiziaria penale, si basa sulla reciproca fiducia tra gli Stati membri nei rispettivi ordinamenti; l’esistenza di una reciproca fiducia tra i paesi europei avrebbe dovuto permettere la libera circolazione delle decisioni giudiziarie tra gli Stati membri dell’Unione. In realtà l’esperienza della prima, oltreché più nota, applicazione del principio del reciproco riconoscimento dimostra come la menzionata fiducia reciproca tra gli Stati membri non possa essere puramente e semplicemente proclamata, quasi come un dogma: la possibilità che gli ordinamenti nazionali considerino le decisioni giudiziarie degli altri Stati membri come equivalenti alle proprie impone un certo ravvicinamento delle legislazioni nazionali. La vicenda della “decisione quadro del Consiglio sul mandato d’arresto europeo e sulle procedure di consegna tra gli Stati membri” e del relativo recepimento sul piano interno, rappresenta un esempio emblematico di come la reciproca fiducia non possa essere presunta, ma debba essere costruita e di come l’assenza di un armonizzazione delle legislazioni nazionali possa, talvolta, tradursi in un ostacolo al funzionamento del reciproco riconoscimento. Nella tesi di dottorato vengono esaminate, pertanto, le forti resistenze manifestate dal nostro legislatore nei confronti della decisione quadro 2002/584/GAI. La legge 69/2005 e i suoi numerosi esempi di scollamento rispetto ai contenuti della decisione quadro lasciano trasparire chiaramente - nonostante i successivi interventi correttivi operati dalla giurisprudenza di legittimità- il timore, che mediante il riconoscimento delle decisioni giudiziarie le garanzie e i diritti dell’individuo, previsti dal sistema processuale interno, possano essere sacrificati. La vicenda del MAE mette in discussione il funzionamento del principio del reciproco riconoscimento e l’esistenza di una dogmatica fiducia reciproca tra gli Stati membri. Probabilmente, sono proprio le valutazioni a consuntivo di tale esperienza a determinare un mutamento di prospettiva nell’attività delle istituzioni europee. In un contesto istituzionale riformato dal trattato di Lisbona, vedono la luce il Programma di Stoccolma e la tabella di marcia per il rafforzamento dei diritti processuali di indagati o imputati in procedimenti penali. Tali documenti programmatici sono la chiara manifestazione di una nuova acquisita consapevolezza in capo alle istituzioni eurounitarie: viene chiaramente affermata la necessità di dar vita a un processo di armonizzazione delle legislazioni processuali nazionali, volto a rafforzare quella reciproca fiducia necessaria al funzionamento del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie; una reciproca fiducia che non può presumersi ma che deve essere costruita. Sulla base dei menzionati documenti vengono adottate le prime direttive in materia di diritti processuali. Le direttive, sul diritto all’interpretazione e alla traduzione e sul diritto all’informazione nei procedimenti penali, oggetto di indagine nella seconda parte della presente tesi di dottorato, contribuiscono a rafforzare, attraverso la predisposizione di norme minime comuni, la fiducia reciproca tra gli Stati membri. Ancorchè connessa al più volte citato rafforzamento del principio del reciproco riconoscimento, l’adozione delle direttive citate rivela anche una rinnovata attenzione dell’Unione nei confronti dei diritti processuali della persona. Le direttive contengono norme minime comuni in materia di diritti e garanzie processuali nel procedimento penale, alle quali deve conformarsi il legislatore nazionale. La seconda parte della tesi di dottorato affronta, pertanto, i contenuti delle due direttive sul diritto all’interpretazione e alla traduzione e sul diritto all’informazione nei procedimenti penali, nel tentativo di cogliere le possibili ripercussioni delle norme europee sulla disciplina interna.
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10

FIDELBO, MIRANDA. "LA COOPERAZIONE RAFFORZATA COME MODALITA' D'ISTITUZIONE DELLA PROCURA EUROPEA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/11374.

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Abstract:
Il Trattato di Lisbona contiene la base giuridica per l’istituzione della Procura europea, tramite regolamento da adottare con il voto unanime in seno al Consiglio. Essa avrà il compito di «individuare, perseguire e rinviare a giudizio gli autori di reati che ledono gli interessi finanziari dell'Unione» (art. 86 TFUE). Il 17 luglio 2013 la Commissione ha adottato una proposta di regolamento a riguardo. Tuttavia, i negoziati fino ad ora condotti fanno ritenere che sarà difficile adottarlo all’unanimità, motivo per cui si è deciso di indagare il tema dalla prospettiva della cooperazione rafforzata. L’obiettivo della tesi consiste nel dimostrare la concreta esistenza di un valore aggiunto dell’istituzione della Procura europea da parte di un numero ristretto di Stati rispetto all’abbandono di un tale progetto per assenza di unanimità. La tesi mira a dimostrare la sua fattibilità, costruendo un sistema capace di funzionare in un contesto d’integrazione diseguale. L’elemento di novità consiste nella riscrittura della proposta di regolamento per adattarla al diverso contenuto (non più l’istituzione della Procura europea, ma l’attuazione di una cooperazione rafforzata ai fini di una tale istituzione) e nella predisposizione di modelli degli accordi disciplinanti la cooperazione tra gli Stati membri non partecipanti e l’organo di accusa europeo.
The Treaty of Lisbon contains the legal basis for the institution - by means of a regulation to be adopted by the Council acting unanimously - of the European Public Prosecutor’s Office (EPPO), which shall be «responsible for investigating, prosecuting and bringing to judgment the perpetrators of offences against the Union's financial interests» (art. 86 TFEU). In July 2013 the Commission adopted a proposal for a regulation on this matter. However, the ongoing negotiations lead to retain that it will be difficult to reach unanimity. This is the reason why this dissertation analyses the theme from the perspective of enhanced cooperation. The purpose of this thesis consists in demonstrating the concrete existence of an added value deriving from the institution of the EPPO by only some States rather than neglecting this project. Thus, it aims at proving the feasibility of this project, by constructing a functioning system, even in a context of unequal integration. The redrafting of the regulation in order to adapt it to the new object (the implementation of the enhanced cooperation for the institution of the EPPO) and the provision of the text of the agreements between non participating States and the EPPO constitute its originality.
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Books on the topic "Cooperazione giudiziaria"

1

Piattoli, Barbara. Cooperazione giudiziaria e pubblico ministero europeo. Milano: Giuffrè, 2002.

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2

Paolucci, Chiara Maria. Cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale. Torino: UTET giuridica, 2011.

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3

Bruno, Nascimbene, and Pastore Massimo, eds. Da Schengen a Maastricht: Apertura delle frontiere, cooperazione giudiziaria e di polizia. Milano: Giuffrè, 1995.

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4

Panella, Lina, and Claudio Zanghì. Cooperazione giudiziaria in materia penale e diritti dell'uomo: Messina, 21-22 giugno 2002. Torino: Giappichelli, 2004.

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5

Università degli studi di Trieste. Facoltà di giurisprudenza. Cittadinanza europea, accesso al lavoro e cooperazione giudiziaria: Italia e Slovenia dopo l'allargemento dell'Unione. Italy: Edizioni Università di Triste, 2005.

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6

Umberto, Guerini, ed. Il diritto penale dell'Unione Europea: La normativa, la dottrina, la giurisprudenza europea in materia penale e la cooperazione giudiziaria. Torino: G. Giappichelli, 2008.

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