Journal articles on the topic 'Contatto culturale'

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Cernecca, Domenico. "Contatto linguistico e traduzione." Linguistica 30, no. 1 (December 1, 1990): 23–29. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.30.1.23-29.

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Abstract:
Basta dare un'occhiata aile vetrine di una buona libreria per farsi un'idea dell'importanza che la traduzione riveste nella vita intellettuale del mondo moderno. Infatti, oltre che essere lo speccio della cultura na­ zionale, ogni libreria, con la molteplicità dei nomi stranieri e i titoli dei libri tradotti, è la testimonianza più viva di quel cosmopolitismo che permea ormai le pili larghe zone del tessuto culturale della famiglia umana.
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Raviola, Blythe Alice. "Giovanni Botero e gli itinerari del sapere fra Umanesimo e prime inquietudini barocche." Revista de História da Sociedade e da Cultura 22, no. 1 (June 28, 2022): 111–24. http://dx.doi.org/10.14195/1645-2259_22-1_4.

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Abstract:
Questo studio mira a mettere in luce l’opinione di Giovanni Botero, l’autore delDella ragion di Stato (1589) e della grande opera Le relazioni universali (1591), riguardole università e la loro funzione culturale in Europa. Si introduce un ipotetico parallelofra Erasmo da Rotterdam e la sua carriera europea, e l’intellettuale della ControriformaBotero, gesuita fino al 1580, per vedere come le università abbiamo influito sulla loro formazione.Entrambi furono intellettuali instancabili, entrambi furono soliti viaggiare edentrare in contatto con diversi contesti accademici. Un focus sulle idee di Botero circa gliStudia del suo tempo offre qualche spunto di riflessione sul sistema culturale e sul legamecruciale fra centri d’istruzione e prosperità economica.
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Casoni, Matteo. "Lingue di ricezione nei musei svizzeri." Babylonia Journal of Language Education 3 (December 23, 2022): 11. http://dx.doi.org/10.55393/babylonia.v3i.250.

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Abstract:
La visita di musei e siti storici/archeolo-gici, assieme ai concerti e al cinema, è la pratica culturale più diffusa nella popo-lazione residente in Svizzera. L’Indagine sulla lingua, la religione e la cultura (ILRC 2019) mostra che il 71% della popolazione ha visitato nel corso dell’anno almeno un museo, un’esposizione o una galleria. I visitatori più assidui di musei vivono nella regione francofona (74%), seguiti da chi vive nella regione tedescofona (70%) e in quella italofona (66%; fonte UST). Non abbiamo dati sulla mobilità delle persone da una regione all’altra, ma il turismo culturale è senz’altro un motivo forte per visitare un luogo, nonché un’importante occasione di contatto tra le comunità linguistiche.
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Silvia Persico, Anna, and Andrea Fianco. "La coppia come organismo vivo: un'esperienza di contatto." QUADERNI DI GESTALT, no. 2 (November 2021): 71–86. http://dx.doi.org/10.3280/gest2021-002006.

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Abstract:
In questo articolo, gli autori presentano riflessioni teoriche e applicative sulla coppia e un intervento di psicoterapia a orientamento gestaltico sull'organismo noi. Partendo dall'importanza dello sfondo - biologico, famigliare, culturale e sociale - che sostiene la figura coppia, la riflessione degli autori si concentra sul profondo mutamento che la coppia sta attra-versando, sulla difficoltà e sul desiderio che le persone incontrano nel tentare di ridefinire se stesse come individui e come parte di un noi, alla ricerca di nuove forme di legame che vivono di una continua sperimentazione tra l'appartenere e il differenziarsi. Infine, gli autori propon-gono una traccia di lavoro che sostiene la ricerca del contatto e dell'intimità tra gli individui presenti nella stanza, come parte di un processo di apertura, scambio, ed espressione autentica e creativa.
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Giunta, Angelo. "Il nazionalismo della letteratura britannica prima della Grande Guerra e l’esperienza dei War Poets." Studia Polensia 9, no. 1 (November 24, 2020): 65–86. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2020.09.01.04.

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Abstract:
L’immagine di un Regno Unito visto come Eden inconsapevole della tragedia che sta per lacerarlo è diffusa, ma piuttosto falsa. L’apparente serenità nasconde una violenza latente e gravi questioni interne e la guerra, quindi, non fa altro che accelerare un processo già in atto. Di tutta la letteratura inglese del Ventesimo secolo, la poesia di guerra sembra, sotto molti punti di vista, una “parentesi” all’interno del panorama letterario. La war poetry è il prodotto di un determinato periodo storico, sociale e culturale venutosi a formare nella Prima guerra mondiale. Tra i migliori poeti della Grande Guerra troviamo Rupert Brooke, Wilfred Owen e Siegfried Sassoon. Il fatto che molti poeti siano ufficiali – ma non alti ufficiali – permette loro di essere in contatto, a livello socio-culturale, con i ranghi elevati dell’esercito e, fisicamente, con i soldati semplici. In questo modo hanno una visione più ampia della realtà in trincea.
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Ferber, Magnus Ulrich. "Zwischen München und Rom." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (December 20, 2017): 394–410. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0022.

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Abstract:
Riassunto Il carteggio del gesuita Matthaus Rader, nato nella Germania meridionale, rappresenta non solo una fonte importante per lo studio della storia culturale bavarese, ma offre anche un’importante testimonianza per il transfer culturale tra l’Italia e la Germania all’inizio del XVII secolo. I suoi progetti editoriali sia filologici che storici spesso necessitavano, nel contesto delle procedure di censura interne all’ordine, dell’approvazione da parte della curia generalizia. Da cio derivava un regolare scambio epistolare con la Citta eterna che apriva a Rader l’accesso a manoscritti rari, conservati a Roma, e lo metteva in contatto con i bibliotecari locali. Tali rapporti facevano di lui un importante interlocutore per viaggiatori diretti da Roma verso la Baviera, ad esempio Leone Allacci, il quale nel 1623 avrebbe dovuto trasferire i fondi della Palatina in Italia. La posizione di Rader come storiografo ufficiale della corte bavarese comportava che egli propagasse a Roma la visione storica del suo committente, il duca Massimiliano I. Il contrasto provocato da Abraham Bzowski con Massimiliano per la rappresentazione dell’imperatore Ludovico IV nei suoi Annales ecclesiastici porto Rader sull’orlo di un conflitto con il preposito generale dei gesuiti, Vitelleschi; in tale cornice si concepi piuttosto come attore sullo sfondo della politica culturale bavarese.
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Ferber, Magnus Ulrich. "Zwischen München und Rom." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (December 1, 2017): 394–410. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0022.

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Abstract:
Riassunto Il carteggio del gesuita Matthäus Rader, nato nella Germania meridionale, rappresenta non solo una fonte importante per lo studio della storia culturale bavarese, ma offre anche un’importante testimonianza per il transfer culturale tra l’Italia e la Germania all’inizio del XVII secolo. I suoi progetti editoriali sia filologici che storici spesso necessitavano, nel contesto delle procedure di censura interne all’ordine, dell’approvazione da parte della curia generalizia. Da ciò derivava un regolare scambio epistolare con la Città eterna che apriva a Rader l’accesso a manoscritti rari, conservati a Roma, e lo metteva in contatto con i bibliotecari locali. Tali rapporti facevano di lui un importante interlocutore per viaggiatori diretti da Roma verso la Baviera, ad esempio Leone Allacci, il quale nel 1623 avrebbe dovuto trasferire i fondi della Palatina in Italia. La posizione di Rader come storiografo ufficiale della corte bavarese comportava che egli propagasse a Roma la visione storica del suo committente, il duca Massimiliano I. Il contrasto provocato da Abraham Bzowski con Massimiliano per la rappresentazione dell’imperatore Ludovico IV nei suoi Annales ecclesiastici portò Rader sull’orlo di un conflitto con il preposito generale dei gesuiti, Vitelleschi; in tale cornice si concepì piuttosto come attore sullo sfondo della politica culturale bavarese.
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Basile, Luca. "Forme di contatto, scambio ed interazione culturale nella tradizione vascolare campana tra VIII e VII secolo a.C." Archimède. Archéologie et histoire ancienne 8 (2021): 195–206. http://dx.doi.org/10.47245/archimede.0008.var.01.

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Moscarda Mirković, Eliana, and Nada Poropat Jeletić. "Dialetti in contatto nella Regione Istriana. Metodi d’indagine per un Archivio della memoria linguistica e culturale dell’Istria." Studia Romanica et Anglica Zagrabiensia 65 (2020): 437–44. http://dx.doi.org/10.17234/sraz.65.53.

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Alessandra Carlini and Teresita d'Agostino. "Kit tattili con la stampante 3D: Come un Fab Lab scolastico può costruire cittadinanza e inclusione attraverso la didattica museale." IUL Research 1, no. 2 (December 1, 2020): 118–32. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v1i2.65.

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Abstract:
Il presente contributo intende condividere le esperienze che hanno permesso al Liceo Scientifico Cavour di sperimentare le potenzialità didattiche di un Fab Lab scolastico, orientando l’approccio STEM in un’ottica STEAM. In questo contesto vengono realizzati due laboratori per la produzione, su “commissione simulata”, di kit didattici con stampante 3D. Una serie di dispositivi tattili, “prototipati” in PLA dagli studenti e destinati ai musei del MiBACT, del Comune di Roma e del Centro Regionale Sant’Alessio per i ciechi, permettono di realizzare hands-on workshop favorendo l’inclusione e la diffusione della cultura scientifica attraverso la didattica museale. Le ragioni di questa scelta vanno cercate nell’interesse per il superamento del modello educativo trasmissivo in favore di un paradigma esperienziale, autentico e collaborativo attraverso l’apertura al territorio e l’individuazione di casi studio e attività su campo che portino gli studenti a contatto con il patrimonio culturale, usando la città come laboratorio a cielo aperto.
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Farinelli, Patrizia. "Le sfide di «un universo più fluido» nell’opera di Giorgio Fontana." Ars & Humanitas 10, no. 2 (December 21, 2016): 108–20. http://dx.doi.org/10.4312/ah.10.2.108-120.

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Abstract:
Giorgio Fontana punta ripetutamente lo sguardo sulle trasformazioni dello spazio esterno di Milano per raccontare nei propri testi anche i mutamenti dell’identità culturale della città. A quei mutamenti presta attenzione in maniera documentaria in Babele 56. Otto fermate nella città che cambia (2008) mentre ne fa materia letteraria nel breve romanzo Per legge superiore (2011). In entrambi i testi, e nei modi richiesti dai rispettivi generi, rileva come la massiccia presenza di migranti nell’ambiente italiano spinga a rivedere non solo le coordinate identitarie dei luoghi, ma dia uno scrollo anche a paradigmi di pensiero, convincimenti, stili di vita. Il contatto con una moltitudine di persone di etnie diverse, che vivono frequentemente sotto il segno della mobilità e della precarietà, farebbe scoprire la fragilità di quanto si ritiene spesso per irremovibile in una specifica cultura: nel romanzo del 2011 è la fede stessa nella legge a richiedere nuova riflessione.
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Farinelli, Patrizia. "Le sfide di «un universo più fluido» nell’opera di Giorgio Fontana." Ars & Humanitas 10, no. 2 (December 21, 2016): 108–20. http://dx.doi.org/10.4312/ars.10.2.108-120.

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Abstract:
Giorgio Fontana punta ripetutamente lo sguardo sulle trasformazioni dello spazio esterno di Milano per raccontare nei propri testi anche i mutamenti dell’identità culturale della città. A quei mutamenti presta attenzione in maniera documentaria in Babele 56. Otto fermate nella città che cambia (2008) mentre ne fa materia letteraria nel breve romanzo Per legge superiore (2011). In entrambi i testi, e nei modi richiesti dai rispettivi generi, rileva come la massiccia presenza di migranti nell’ambiente italiano spinga a rivedere non solo le coordinate identitarie dei luoghi, ma dia uno scrollo anche a paradigmi di pensiero, convincimenti, stili di vita. Il contatto con una moltitudine di persone di etnie diverse, che vivono frequentemente sotto il segno della mobilità e della precarietà, farebbe scoprire la fragilità di quanto si ritiene spesso per irremovibile in una specifica cultura: nel romanzo del 2011 è la fede stessa nella legge a richiedere nuova riflessione.
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Chinazzi, Anna. "Homeschooling e cultura prefigurativa in Italia." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (November 2020): 367–82. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9489.

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Abstract:
Nonostante la consistente ricerca condotta dagli studiosi all'estero, poco è stato detto della pratica di homeschooling in Italia, dove sta diventando una scelta contemplata da diverse famiglie. Attraverso un approccio di tipo etnografico, l'autrice ha investigato le principali motivazioni e le etnoteorie parentali che influenzano questa scelta. L'istruzione parentale è un movimento eterogeneo, ma punti di contatto fondamentali sono ravvisabili in una specifica visione della responsabilità genitoriale e in un atteggiamento critico e riflessivo. I genitori vogliono promuovere l'autostima, la creatività e la curiosità dei propri figli in qualità di strumenti utili per affrontare un futuro opaco. Inoltre, lo studio delle famiglie che in Italia hanno optato per l'homeschooling permette all'autrice di trattare cambiamenti più ampi in atto nella cultura genitoriale e nei modelli di trasmissione culturale nell'Italia contemporanea come l'affermazione della cultura prefigurativa. Molti sono gli interrogativi ancora inesplorati che richiedono un approccio empirico. È soprattutto lo sguardo pedagogico a essere sollecitato per fare luce sulle peculiari caratteristiche del fenomeno
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Steinsiek, Angela. "Das epistolarische Werk von Ferdinand Gregorovius. Eine Bestandsaufnahme." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (December 20, 2017): 290–315. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0014.

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Abstract:
Riassunto Quello di Ferdinand Gregorovius e uno dei piu importanti carteggi del XIX secolo. Nonostante gli sforzi dell’autore di sottrarre questa parte delle sue carte al pubblico, si sono conservate diverse migliaia di lettere che, accanto alla sua opera complessiva, rivestono un valore straordinario anche dal punto di vista letterario. Indispensabili sono le lettere per ricostruire la genesi dei suoi lavori, per comprenderne la qualita nella dialettica tra letteratura e scienza, per identificare i suoi scritti anonimi. Le sue corrispondenze con studiosi, nobili, politici, scrittori, artisti ed editori rappresentano nell’insieme un documento unico della storia politica e sociale, culturale e delle scienze nel XIX secolo e permettono di farsi un’idea concreta sulle vaste reti di contatto transnazionali non solo epistolari, ma anche personali, e sulle condizioni di lavoro di uno storico che svolgeva le sue attivita liberamente e in modo indipendente. Le sue corrispondenze, coprendo diversi decenni, mettono infine in luce i rapidi sviluppi che nella loro interazione contrassegnarono la storia italiana e tedesca dell’epoca.
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Steinsiek, Angela. "Das epistolarische Werk von Ferdinand Gregorovius. Eine Bestandsaufnahme." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (March 5, 2018): 290–315. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0014.

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Abstract:
Riassunto Quello di Ferdinand Gregorovius è uno dei più importanti carteggi del XIX secolo. Nonostante gli sforzi dell’autore di sottrarre questa parte delle sue carte al pubblico, si sono conservate diverse migliaia di lettere che, accanto alla sua opera complessiva, rivestono un valore straordinario anche dal punto di vista letterario. Indispensabili sono le lettere per ricostruire la genesi dei suoi lavori, per comprenderne la qualità nella dialettica tra letteratura e scienza, per identificare i suoi scritti anonimi. Le sue corrispondenze con studiosi, nobili, politici, scrittori, artisti ed editori rappresentano nell’insieme un documento unico della storia politica e sociale, culturale e delle scienze nel XIX secolo e permettono di farsi un’idea concreta sulle vaste reti di contatto transnazionali non solo epistolari, ma anche personali, e sulle condizioni di lavoro di uno storico che svolgeva le sue attività liberamente e in modo indipendente. Le sue corrispondenze, coprendo diversi decenni, mettono infine in luce i rapidi sviluppi che nella loro interazione contrassegnarono la storia italiana e tedesca dell’epoca.
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Braović Plavša, Mira, and Nina Sirković. "I tratti storici e culturali del mediterraneo nel fumetto Favola di Venezia di Hugo Pratt." Hum, no. 25 (February 4, 2022): 67–86. http://dx.doi.org/10.47960/2303-7431.25.2021.67.

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Abstract:
Il fumetto Favola di Venezia è una storia apparentemente semplice sull' avventura di Corto Maltese alla ricerca di uno smeraldo perduto da qualche parte in questa bellissima città. Tuttavia, da un' analisi dei simboli e delle personalità sia nei disegni che nella parte testuale del fumetto si può dedurre che si tratta, di fatto, della storia del Mediterraneo come uno spazio in cui diverse culture, non solo geograficamente ma anche culturalmente, sono state legate da secoli. Essendo sempre in contatto, si mescolano e cambiano, si influenzano a vicenda, ma riescono comunque a mantenere la loro autenticità. Sebbene facciano parte del patrimonio culturale dell' intero Mediterraneo, i simboli, le leggende e le persone citati in questo fumetto sono associati principalmente a Venezia, in modo che, con una sola passeggiata per la città, il lettore possa facilmente immaginare la storia dell' intero territorio del Mediterraneo. Nell`articolo si cerca di provare che la lettura di questa opera non può essere passiva perché Pratt chiede dal lettore di esplorare attivamente simboli, personaggi ed eventi menzionati in Favola. Parole chiave: civiltà; Favola di Venezia; Hugo Pratt; leggende; Mediterraneo; simboli
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Bortoletto, Anna. "I giornali come fonte dei cambiamenti nella storia." SPONDE 1, no. 1 (July 27, 2022): 77–90. http://dx.doi.org/10.15291/sponde.3892.

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Abstract:
Il giornale l’Arena di Pola fu un testimone privilegiato dell’esodo degli italiani da Istria e Dalmazia dopo la Seconda guerra mondiale: fu fondato a Pola nel 1945 come quotidiano d’informazione in lingua italiana durante il periodo del Governo Militare Alleato, poi diventò ''giornale dell’esodo'' nel maggio 1947 quando la redazione si trasferì in Italia con la maggior parte della popolazione. Nel passaggio oltreconfine, il giornale modificò obiettivi, propositi, contenuti, ma non i lettori: le stesse persone che leggevano il giornale a Pola, per informarsi sulle trattative internazionali che avrebbero deciso il loro destino, continuarono a leggere il giornale in tutti gli angoli d’Italia, ricercandovi le radici della loro cultura e identità, nonché informazioni concrete per recuperare il contatto con familiari e amici dispersi. Per questo motivo, il contributo ripercorre la storia del giornale negli anni a cavallo dell’esodo, soffermandosi sull’evoluzione dei suoi contenuti. Nel complesso, si rileva una progressiva diminuzione delle notizie a carattere politico-cronachistico, che corrisponde a un rispettivo aumento di testi a carattere identitario-culturale, quali approfondimenti storico-artistici e memorie del passato.
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Lacagnina, Davide. "Milano, 1881: Courbet e Carpeaux tra le “macchiette” di Navarro della Miraglia." ACME 74, no. 2 (September 14, 2022): 123–45. http://dx.doi.org/10.54103/2282-0035/18664.

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Abstract:
Nel 1881, per i tipi dell’editore Brigola di Milano, vedeva la luce Macchiette parigine, un compendio di profili biografici che lo scrittore siciliano Emanuele Navarro della Miraglia (1838-1919) dedicava a eminenti personalità della cultura letteraria e artistica francese di metà Ottocento.Francesista, a lungo residente a Parigi (1864-1872), in contatto a Milano con gli ambienti della scapigliatura lombarda (1872-1882) e da ultimo professore di Lingua e letteratura francese presso l’Istituto superiore di magistero femminile di Roma (1883-1913), Navarro della Miraglia includeva fra le sue “macchiette” anche due ritratti d’artisti dedicati rispettivamente a Gustave Courbet e a Jean-Baptiste Carpeaux.Questo contributo si propone di definire il contesto e le ricadute di una lettura non allineata alla tempestiva e più “ortodossa” discussione della lezione di Courbet promossa da Diego Martelli presso i macchiaioli toscani, a beneficio di una geografia culturale diversamente articolata fra le aperture cosmopolite del naturalismo meridionale e le frange più avanzate della scapigliatura lombarda. Allo stesso modo il resoconto dell’atelier di Carpeaux è riconsiderato alla luce del coevo dibattito sulla scultura monumentale e delle ricerche in corso a Milano su un modellato più mosso e nervoso.
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Cerkvenik, Mojca. "LETTERATURA E CINEMA: L’UTILIZZO DEL FILM NELLA DIDATTICA DELLA LETTERATURA ITALIANA." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 355–73. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.20.

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Abstract:
Il cinema rappresenta una delle forme narrative più coinvolgenti, soprattutto per lo studente formatosi in costante contatto con una cultura prevalentemente visiva. Sfruttare l’esperienza e le capacità dello studente relative alla fruizione di messaggi audiovisivi per fare leva sulla motivazione è un passaggio decisivo nella predisposizione e nell’applicazione di percorsi didattici nell’ambito dell’educazione letteraria. Il presente articolo si propone pertanto di illustrare la rilevanza, i motivi e l’utilità dell’utilizzo del cinema nell’insegnamento della letteratura, proponendo percorsi e metodi alternativi rispetto alla didattica tradizionale, che prevedono l’accostamento di testi letterari e filmici afferenti al panorama culturale italiano ed esplorano le rappresentazioni e gli immaginari che ne scaturiscono, incoraggiando l’avvicinamento a testi e mezzi espressivi in forme diverse, sia come oggetto di studio sia come opere di piacevole lettura e visione.Le proposte didattiche formulate sono incentrate sulla scoperta congiunta dei tratti formali ed estetici di opere letterarie e cinematografiche con l’intento di individuare ed evidenziare elementi comuni, variazioni e scambi. A una visione passiva del testo filmico si sostituisce una fruizione attiva ed è in questa prospettiva che si delinea la finalità primaria dello studio di testi letterari e cinematografici: accrescere la consapevolezza critica e la capacità di decodificazione linguistica nonché il livello del gusto estetico, affinché lo studente, lettore ma anche spettatore, sia capace di scelte libere e autonome nell’universo dei messaggi audiovisivi in cui si trova immerso nella società contemporanea.
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Spinozzi Monai, Liliana. "Ipotesi di un calco paradigmatico slavo-romanzo: (l'imperativo-congiuntivo, uno studio fondato sul Glossario del dialetto del Torre di Jan Baudouin de Courtenay)." Linguistica 49, no. 1 (December 29, 2009): 295–308. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.49.1.295-308.

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Abstract:
Muovendo dal presupposto, teorizzato da Baudouin de Courtenay, secondo il quale il mutamento linguistico è costitutivo del linguaggio umano e pertanto la nozione di monolinguismo andrebbe superata, i dialetti sloveni di area friulana, esposti alla millenaria azione del romanzo, rappresentano un terreno ideale per gli studi sull'interferenza, in quanto rendono perspicui fenomeni da contatto altrimenti difficili da individuare. Il primo ad aver colto una tale opportunità fu lo stesso Baudouin, che visitò ripetutamente le vallate snodantisi lungo (l'attuale) confine italo-sloveno, raccogliendovi materiali dialettologici solo in parte pubblicati. Uno dei complessi più notevoli rimasti inediti per oltre un secolo è costituito dal Glossario del dialetto del Torre, le cui schede risalgono agli anni 1873 e 1901. Esso registra un gran numero di prestiti e calchi romanzi, alcuni dei quali risultano del massimo interesse, perché documentano da un lato la forza incisiva di un sistema sull'altro in presenza di condizioni di natura strutturale e storico-culturale particolarmente favorevoli; dall'altro, la capacità di elaborazione originale del modello forestiero ad opera del sistema ricevente. Il contributo si concentra su un fenomeno di calco assai complesso compiuto sul friulano, che investe il sistema dell'imperativo, estraendone in maniera originale un paradigma di congiuntivo, ignoto alla grammatica slovena. Il mutamento viene seguito nelle sue varie fasi, a iniziare dalle motivazioni di ordine generale che ne stanno a monte, per passare a quelle specifiche di natura morfosintattica, connesse con l'interlingua sloveno-friulana.
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Moreno, Cesare. "La ricerca-azione nel contesto di un intervento sociale ed educativo: il progetto chance a Napoli dal 1998 al 2008." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 3 (February 2011): 197–217. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-003012.

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Abstract:
Chance č un progetto di ricerca-azione, promosso dal Ministero della Istruzione, dell'Universitŕ e della Ricerca alla fine degli anni '80, che ha affrontato il problema degli adolescenti in situazione di esclusione sociale, non affrontato dall'istituzione scolastica. Per il suo carattere sperimentale il progetto si č dotato di forti apparati di riflessione presidiati da professionisti di diversa estrazione culturale. Ciň ha premesso di esperire diversi cicli sperimentali, attingendo anche al livello teorico e di farlo a partire da punti di vista diversi. L'interazione con la ricerca scientifica teorica ed accademica ha prodotto una consapevolezza maggiore riguardo al ruolo della teoria e ha consentito di approfondire importanti temi derivati dalla riflessione sulle pratiche. Inoltre, l'attivitŕ di ricerca ha consentito di delineare diversi profili di competenze per i diversi operatori e un percorso per il loro sviluppo. L'acquisizione piů importante riguarda il ruolo dei conflitti in un particolare processo educativo: l'esistenza di conflitti e contraddizioni č la molla principale per lo sviluppo di una attivitŕ autentica di ricerca. Assumere la dimensione del conflitto nel progetto, sviluppare continue attivitŕ negoziali, č una dimensione isomorfa a quella della ricerca-azione e stabilisce un punto di contatto significativo tra ricerca-azione sul campo, intesa come ricerca di costrutti pedagogici operativi, e ricerca-azione di tipo teorico intesa come ricerca di costrutti di pensiero necessari a tenere insieme la complessitŕ delle attivitŕ messe in campo. L'approccio, fondato su diversi punti di vista, ha provocato emozioni e relazioni che possono trovare una espressione metaforica condivisa in quello che viene chiamato ‘mito di fondazione'. Questo ha un ruolo centrale per costruire una narrazione che rappresenti il punto di incontro tra le metodologie sperimentate e le storie professionali degli operatori.
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Narváez Collaguazo, Roberto. "La etnografía: instrumento de investigación en antropología jurídica. El caso de un pueblo amazónico." Revista Temas Sociológicos, no. 23 (January 7, 2019): 307. http://dx.doi.org/10.29344/07196458.23.1858.

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Abstract:
La antropología jurídica remite su ámbito de investigación e interpretación a los sistemas jurídicos que establecen el orden interno de las sociedades, y tiene en la etnografía un método de investigación que permite un acercamiento sistemático a las prácticas y particularidades culturales de los grupos sociales, analizándolos y desarrollando una descripción que nos permite una comprensión de sus aspectos culturales. La antropología jurídica utiliza la etnografía como un método para comprender el orden social y los sistemas legales imperantes en un grupo humano. El estudio de caso nos remite al pueblo waorani que habita la Amazonía ecuatoriana, contactado en la década del sesenta del siglo anterior y en proceso de cambio cultural, con influencia de preceptos religiosos evangélicos y de moral occidental. Después de más de cincuenta años de contacto, una institución del orden social tradicional, la guerra, mantiene vigencia y se expresa como un espacio de reafirmación cultural en un contexto moderno, con un nuevo marco simbólico y referentes históricos y tradicionales previos al contacto. La guerra, para los waorani, es un articulador social que otorga prestigio a sus participantes y rememora el ethos tradicional waorani siendo una expresión vigente de la cultura tradicional.Ethnography: a research instrument in legal anthropology.A case of amazon peopleAbstractLegal anthropology refers its research and interpretation field to legal systems establishing the internal order of societies, and – in ethnography – it has a research method with a systematic approach to cultural practices and particularities of social groups, analyzing and describing them for understanding its cultural aspects. Legal anthropology uses ethnography as a method for understanding the social order and legal systems prevailing in a human group. The case study refers us to the Waorani people who live in the Ecuadorian Amazon, contacted in the 1960s and in process of cultural change, influenced by evangelical religious precepts and Western morality. After more than fifty years of contact, an institution of the traditional social order, i.e. war, remains valid and expressed as a cultural reaffirmation in a modern context, with a new symbolic framework and historical and traditional references prior to contact. For the Waorani, war is a social articulator giving prestige to its participants and recalling the traditional Waorani ethos, being a current expression of the traditional culture.Keywords: Ethnography, war, Amazonian peoples, interculturality, culturaltradition.A etnografia: instrumento de pesquisa em antropologia jurídica. O caso de um povo amazônicoResumoA antropologia jurídica remete seu âmbito de pesquisa e interpretação aos sistemas jurídicos que estabelecem a ordem interna das sociedades, e tem na etnografia um método de pesquisa que permite uma aproximação sistemática às práticas e particularidades culturais dos grupos sociais, analisando-os e desenvolvendo uma descrição que nos permite una compreensão de seus aspectos culturais. A antropologia jurídica utiliza a etnografia como um método que lhe permite uma compreensão da ordem social e dos sistemas legais imperantes em um grupo humano. O estudo de caso nos remete ao povo waorani que habita a Amazônia equatoriana, contatado na década do sessenta do século anterior e em processo de mudança cultural, com influência de preceitos religiosos evangélicos e de moral ocidental. Depois de mais de cinquenta anos de contato uma instituição da ordem social tradicional, a guerra, mantém vigência e se expressa como um espaço de reafirmação cultural em um contexto moderno, com um novo marco simbólico e referentes históricos e tradicionais prévios ao contato. A guerra, para os waorani, é um articulador social que outorga prestígio a seus participantes y rememora o ethos tradicional waorani sendo uma expressão vigente da cultura tradicional.Palavras-chave: Etnografia, guerra, povos amazônicos, interculturalidade,tradição cultural.
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Busà, Maria Grazia, Arianna Notaro, and Andrea Liotto. "LA COMUNICAZIONE NON VERBALE COME STRUMENTO DI INCLUSIONE E INTEGRAZIONE: RISULTATI DI UN QUESTIONARIO." Italiano LinguaDue 14, no. 1 (July 26, 2022): 242–72. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18177.

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Abstract:
L’immigrazione rappresenta una sfida d’integrazione a livello locale ed internazionale e per questo negli ultimi anni sono aumentati gli interventi volti a facilitare il processo di integrazione dei cittadini di Paesi Terzi. Un’attenzione particolare viene posta a questioni di carattere linguistico, culturale e sociale. In generale, manca invece la riflessione sull’importanza del linguaggio non-verbale nella comunicazione interculturale e di come questo aggiunga una chiave di interpretazione cruciale al messaggio che viene veicolato: la mancata attenzione al non-verbale può tradursi in episodi di esclusione sociale e di stereotipizzazione che possono avere conseguenze determinanti per l’inserimento dell’individuo nella società. Si ritiene invece che una maggiore consapevolezza delle differenze nel linguaggio non-verbale esistenti tra le culture potrebbe favorire la comprensione e l’accettazione delle diversità, migliorare le relazioni personali e professionali con i migranti e favorirne l’inserimento nella società. Questo articolo presenta i risultati di un questionario creato e distribuito nell’ambito del Programma Nazionale del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) e volto a comprendere il grado di consapevolezza sul non verbale di operatori sociali a contatto con migranti provenienti da differenti realtà geografiche, sociali e religiose e a raccogliere dati utili a sviluppare un progetto che includa le dinamiche del non verbale nella formazione degli operatori che lavorano nell’ambito dell’integrazione e dell’inclusione dei migranti. Non verbal communication as a tool for inclusion and integration: results of a questionnaire Immigration represents a challenge for integration at local and international levels and for this reason, in recent years, there has been an increase in interventions aimed at facilitating the process of integration of third-country nationals. Particular attention is paid to linguistic, cultural and social issues. In general, however, there is a lack of reflection on the importance of non-verbal language in intercultural communication and how this adds a crucial key of interpretation to the message that is being conveyed: the lack of attention to the non-verbal can result in episodes of social exclusion and stereotyping that can have decisive consequences for the integration of the individual into society. On the other hand, it is believed that a greater awareness of the differences in non-verbal language between cultures could promote understanding and acceptance of diversity, improve personal and professional relationships with migrants and facilitate their integration into society. This article presents the results of a questionnaire created and distributed within the framework of the Programma Nazionale del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (National Program of the Asylum, Migration and Integration Fund) (FAMI) and is aimed at understanding the degree of awareness of non-verbal language among social workers in contact with migrants from different geographical, social and religious backgrounds, in order to collect data useful to develop a project that includes the dynamics of non-verbal language in the training of professionals working in the field of integration and inclusion of migrants.
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TROVATO, GIUSEPPE. "LA MEDIACIÓN CULTURAL EN EL ÁMBITO SANITARIO: ALGUNAS REFLEXIONES RELATIVAS A LAS PROBLEMÁTICAS CULTURALES Y AL PAPEL DEL MEDIADOR." redit - Revista Electrónica de Didáctica de la Traducción y la Interpretación, no. 8 (May 25, 2016): 29–41. http://dx.doi.org/10.24310/redit.2012.v0i8.1953.

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Abstract:
Objeto de estudio del presente trabajo es el análisis de la influencia que ejerce la culturaen el ámbito médico y sanitario. A este propósito, se hará hincapié en la figura del mediador cultural y en las tareas a las que se enfrenta en el desempeño de su labor. El mediador no puede prescindir de los aspectos culturales típicos de las personas a las que presta su servicio de mediación. Por lo tanto, este profesional juega un papel múltiple:pone en contacto a sus interlocutores, procura que se llegue a un acuerdo y, en ocasiones, se ocupa de resolver situaciones conflictivas. Este artículo desarrolla un somero análisis de la relación entre médico y paciente, mediada por un tercero cuyo objetivo es el de facilitar la comunicación y superar las barreras no sólo lingüísticas sino también culturales. En definitiva, con esta contribución nos proponemos abordar algunas problemáticas de tipo cultural que caracterizan el tratamiento médico así como esbozar el perfil del mediador cultural y su papel a la hora de franquear los obstáculos culturales.
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Sobański, Remigiusz. "Prawo kanoniczne a kultura prawna." Prawo Kanoniczne 35, no. 1-2 (June 5, 1992): 15–33. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1992.35.1-2.02.

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Abstract:
Si presenta la versione polacca di una relazione tenuta nell’ambito dei seminari sul tema „Scienza giuridica e diritto canonico” al’Università di Torino 2. 5. 1990. Il testo originale viene pubblicato nel volume sullo stesso tema curato da Rinaldo Bertolino, Torino 1991. Ci presentiamo le osservazioni finali. 1. Il diritto canonico non può non giovarsi dello sviluppo della cultura giuridica (allo stesso modo che l'intero magistero della Chiesa non può non giovarsi del patrimonio culturale dell’umanità). Immutato è il quesito di fondo: in che misura queste vicende possono riuscire utili ad esprimere la „verità” ecclesiale. L’utilità dipende dallo sviluppo delle scienze giuridiche, come di quelle ecclesiali: il che significa che il diritto canonico ha, di fronte alla cultura giuridica, un atteggiamento aperto ed assorbente, pur se differenziato e non privo di critica. 2. Per sua vocazione universale la Chiesa ha un atteggiamento aperto di fronte alla cultura giuridica d’ogni ambiente in cui esse è presente ed agisce. Il riferimento alla cultura giuridica locale e i rapporti con le vicende delle culture regionali sono omogenei con i principi fondamentali della relazione Chiesa universale-Chiese locali. L’influsso del diritto romano e di quello germanico sul diritto canonico, da un lato; la romanizzazione del diritto dei barbari attraverso la Chiesa o, anche, l’influsso del diritto canonico p. es. sul diritto polacco dall’altro, dimostrano quanto il contatto della Chiesa con la cultura giuridica dell’ambiente possa ruiscire fecondo. 3. Negli ultimi secoli la presenza del diritto canonico nella cultura giuridica è, al massimo, passiva. Cerca d’assicurarsela una presenza mediante l’adattamento. Se anche sia vero che qualunque presenza debba accompagnarsi con la disponibilità ad imparare, occorre riconoscere che questa posizione unicamente difensiva non consente al diritto canonico di incidere e di ispirare la cultura giuridica. Inoltre, l’esito di questa presenza (passiva) è parziale, non solo perché le premesse filosofiche che fondano il pensiero giuridico sono (o sembrano essere) per la Chiesa inaccettabili, ma perché, in seguito all‘atteggiamento esclusivamente recettizio, si corre il rischio di trasferire nell’ambito metagiuridico tutto cio che non si ritrovi nell’ottica delle attuali dottrine giuridiche. 4. Non c’è dubbio che la Chiesa non sia l’ambiente topico di sviluppo delle scienze giuridiche e che la scienza giuridica goda di una sua piena autonomia. Ma la comunione ecclesiale, non di raro definita Ecclesia iuris, non lo è in seguito alla recezione del diritto ab extrinseco, ma in forza della propria immanente dimensione giuridica. (Senza di essa non avrebbe ragion d’essere un autonomo diritto canonico, ed i problemi organizzativi della Chiesa potrebbero essere risolti alla stregua del solo diritto ecclesiastico dello Stato). Si deve quindi riconoscere che la Chiesa, iscritta nella storia umana del diritto, ha qualche cosa da dire nella sfera del diritto, sia nella sua dimensione ideologica che in quella della sua realizzazione pratica. L’assenza di un ruolo ispiratore del diritto canonico sulla scienza giuridica contemporanea dovrebbe dar a pensare per la più che i fondamentali problemi giuridici vengono continuamente discussi dai cultori di diritto: viviamo tuttavia in un mondo di nazioni sempre più unite nel quale le interferenze di differenti teorie e sistemi giuridici tendono ad aumentare e le dottrine giuridiche si rivelano particolarmente suscettibili agli influssi di molteplici filosofie. 5. Su un contatto non unidirezionale ma bilaterale del diritto canonico con la cultura giuridica si potrà contare soltanto allora, quando la canonistica abbia fatto proprio il metodo del Concilio Vaticano II, durante il quale la Chiesa ha rinunciato a presentarsi ratione status, ed ha invece cercato di esporre la sua natura secondo la propria convinzione di fede. Anche nel diritto canonico bisogna finalmente decidersi ad una riflessione profondo sulla Chiesa alla luce della fede, sulle proprie radici e finalità, per poter realizzare il diritto ecclesiale nel modo più coerente e per potere, per cio stesso, dialogare con le altre culture giuridiche. Il dialogo non nascerà da una passiva traslitterazione, quasi a ricalco, del diritto civile nell’ambiente ecclesiale, ma attraverso una franca ed aperta meditazione sulle proprie premesse ontologiche, le proprie peculiarità, le proprie esigenze: anche quelle di una „nuova giustizia”. Soltanto allora la presenza del diritto canonico nella cultura giuridica potrà essere non solo riproduttiva, ma anche produttiva. 6. Anche sotto questo punto di vista appare urgente la necessità di una robusta elaborazione di una teoria generale del diritto canonico. Si tratta di una teoria del diritto della Chiesa secondo il suo proprio „credo Ecclesiam”, non già elaborata all’interno di rigide teorie aprioristiche. Troppo generiche e scarsamente feconde le prese di posizione a favore di una deteologizzazione del diritto ecclesiale e, al contrario, le obiezioni stesse contro una presunta sua teologizzazione. Non si tratta invero di una „teologizzazione”, ma di prendere in seria considerazione i principi teologici, grazie ai quali il dialogo con la cultura giuridica diventa possibile e razionale.
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Mordeglia, Caterina. "Fedro e Aviano presenze ‘fantasma’ nella Spagna medievale." Myrtia 34 (January 31, 2020): 131–46. http://dx.doi.org/10.6018/myrtia.412001.

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Abstract:
L’analisi della diffusione manoscritta delle favole di Fedro e Aviano e dei loro rifacimenti mediolatini nella Spagna medievale rivela una pressoché totale assenza di testimonianze che contrasta con il resto d’Europa. Si registrano solo timidi tentativi di penetrazione del genere attraverso i contatti culturali con il Sud della Francia, di cui l’esempio più significativo è offerto da due favole contenute nel ms. Madrid, RHA, 39 (s. XI), qui riportate con testo critico rivisto e la prima traduzione italiana. Tuttavia una presenza ‘sommersa’ del genere, precedente alla diffusione delle prime edizioni a stampa – anch’esse ricollegabili ad ambienti culturali italiani e nord-europei – è comprovata dalle reminiscenze favolistiche classiche nella Disciplina clericalis di Pietro Alfonsi (s. XII) e nel Libro de los gatos (s. XIV), versificazione in castigliano delle Fabulae di Oddone di Cheriton. The analysis of the manuscripts’ spread of Phaedrus and Avianus’ fables and their Latin rewritings in Spain during the Middle Ages reveals an almost total absence of witnesses, contrary to the rest of Europe. There are only shy attempts of penetration of the genre through the cultural contacts with Southern France. The main example is offered by two fables transmitted by the ms. Madrid, RAH, 39 (s. XI), here presented in a new critical edition with the first Italian translation. Anyway a ‘ghost’ presence of the Latin fables before their first printed editions – also due to the Italian and North-European cultural contacts – is confirmed by their tracks in the Petrus Alfonsi’s Disciplina clericalis (XIIth century) and the Libros de los gatos, a rhytmical translation in Castilian language of Odo of Cheriton’s Latin fables (XIVth century).
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Gilman Guillén, Antonio. "Cambio cultural y contacto en la Prehistoria de la Europa mediterránea." Trabajos de Prehistoria 50 (December 30, 1993): 103–11. http://dx.doi.org/10.3989/tp.1993.v50.i0.491.

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Silva dos Santos, Odair José. "Línguas em contato e diversidade linguística: o léxico regional na música gauchesca." Letrônica 10, no. 1 (December 27, 2017): 225. http://dx.doi.org/10.15448/1984-4301.2017.1.25058.

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Abstract:
A diversidade de línguas no mundo possibilita que muitas delas estejam em constante contato ou mesmo convivendo emum mesmo espaço, resultando também em interculturalidade. Cria-se, então, a necessidade de promover ações que sejam capazes não só de “ler” essas diferentes realidades, mas também de valorizar e preservar as línguas e suas respectivas culturas, sendo a escola a principal promotora dessas ações. No Rio Grande do Sul, como produto cultural e manifestação da representação de tradições, as músicas gaúchas carregam muitas marcas culturais e linguísticas: vivências de fronteira, vida no campo, fatos da história, além de empréstimos da língua espanhola para a língua portuguesa. Como exemplo, destacamos as produções de César Oliveira e Rogério Melo, que servirão como corpus para a presente investigação. O contato linguístico vai além do mero contato entre duas línguas, provocando intercâmbios entre culturas também e, desse modo, os sujeitos envolvidos acabam por “incorporar” tanto os aspectos linguísticos como culturais. Assim, a presente proposta pretende discutir a noção de diversidade linguística e de pluralidade cultural em uma perspectiva lexical.
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Alegre, Javier, and Flavio Guglielmi. "Exploración de la otredad en la filosofía contemporánea." Nuevo Itinerario, no. 2 (December 9, 2007): 1. http://dx.doi.org/10.30972/nvt.023220.

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Abstract:
La filosofía contemporánea, si bien es diversa y multifacética, otorga a la razón características diferentes de las que se le atribuyeron en la modernidad; mediante el proceso denominado deflación de la razón se reconoce a ésta como producto de una construcción cultural, ya no bajo parámetros absolutos y necesarios. La razón entendida de modo unívoco y las teorías filosóficas universales retrocedieron y cedieron lugar a diversas filosofías contextualizadas, a la vez que otros tipos de racionalidad irrumpieron en los planteos teóricos reclamando validez y legitimidad propias.1 Al mismo tiempo que se producía este descentramiento de la razón, Europa intensificaba su contacto con las colonias y comenzaba a tomar un conocimiento pormenorizado de formaciones socio-culturales muy distintas a la de la tradición occidental. Este contacto fluido con, y la necesidad de dominio de, este otro cultural fue motivo principal de la constitución de la antropología cultural como disciplina científica sobre fines del siglo XIX
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IGLESIAS, PAULINA. "TRANSNACIONALIDAD Y CONTACTOS CULTURALES EN UNA HISTORIA DE EDICIÓN: el libro judá­o en Buenos Aires." Outros Tempos: Pesquisa em Foco - História 13, no. 21 (June 30, 2016): 281–84. http://dx.doi.org/10.18817/ot.v13i21.483.

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García Bresó, Javier. "Mecanismos culturales para mantener la identidad entre los indios monimboseños de Nicaragua." Encuentro, no. 98 (September 30, 2014): 30–43. http://dx.doi.org/10.5377/encuentro.v0i98.1444.

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Abstract:
No hay culturas puras ni mezcladas, sino culturas. Cada cultura genera identidades particulares que pueden haber incorporado elementos culturales ajenos. Estos elementos forman parte del patrimonio cultural de la humanidad, pertenecen a todos los seres humanos. La etnicidad de Monimbó (Nicaragua) se fundamentó en el estigma y la marginación consecuente de su identidad india y en haber mantenido algunas tradiciones de clara influencia colonial, cuando ya en la sociedad nacional habían desaparecido. Estas incorporaciones históricamente “impuestas” constituyen ahora su base cultural más importante, una vez que sólo los indios las mantienen. Se trata de tradiciones que por supuesto han sufrido las variaciones lógicas causadas por la readaptación y el paso del tiempo, cambios impuestos que fueron apropiados, asimilados o encapsulados a través de un contacto prolongado. El fenómeno o la paradoja es: ¿Quién iba a decir que las “imposiciones culturales” contribuirían a la continuidad cultural?
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Branza, Mircea-Doru. "Componentes lingüísticos de la chilenidad: lexicología." Acta Hispanica 23 (October 1, 2018): 243–59. http://dx.doi.org/10.14232/actahisp.2018.23.243-259.

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Abstract:
Las diferentes variedades diatópicas del español se caracterizan no sólo por diferentes fenómenos de variación fonética y morfo-sintáctica, sino, sobre todo, por una rica variación léxica. En el caso de la variedad chilena, sus rasgos característicos son, por lo general, de índole léxica y se deben a contactos lingüísticos específicos de dicha área geográfica, ausentes o menos frecuentes en otras áreas: el contacto con el quechua, aimara, mapuche (o mapudungún), alemán, gitano o con la variedad argentina del español. La existencia de tales préstamos en la variedad chilena del español se explica por la evolución histórico-cultural de la República de Chile.
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ULF, Christoph. "Rethinking Cultural Contacts." Ancient West & East 8 (December 31, 2009): 81–132. http://dx.doi.org/10.2143/awe.8.0.2045839.

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García Barrera, Mabel. "Territorios y tallados. Narrativas de identidad cultural y nacional del pueblo mapuche." ALPHA: Revista de Artes, Letras y Filosofía 2, no. 53 (December 27, 2021): 191–208. http://dx.doi.org/10.32735/s0718-2201202100053950.

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Abstract:
La impronta colonial en el pueblo mapuche llevó a gran parte de sus producciones culturales al borde de la extinción; una de ellas es el tallado monumental en madera, vinculado a procesos ceremoniales en la cultura ancestral. No obstante, desde la década de los noventa, este reaparece junto con los procesos de recuperación y fortalecimiento de la identidad cultural, y adquiere una rápida expansión en el antiguo territorio mapuche dinamizando la frontera política y cultural de este pueblo bajo dos vertientes, como práctica cultural tradicional o como expresión de un arte moderno mayoritariamente urbano. En este marco, este trabajo indaga cómo la instalación del tallado monumental resignifica los espacios urbanos y rurales del Güllumapu (Chile). Se sostiene que estas producciones culturales actúan semiotizando el espacio de contacto cultural, refundando el antiguo wallmapu o territorio mapuche, proceso que se realiza al inscribir una fuerte carga simbólica que convoca un nuevo sentido del tiempo-espacio histórico en el territorio mediante una “producción de localidad” (Appadurai, 1999), articulando categorías de identidad cultural y nacional, y colaborando en la recuperación de las fronteras al construir una narrativa de la identidad cultural y nacional en un contexto adverso.
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Owens, Kay, and Charly Muke. "Revising the history of number: how Ethnomathematics transforms perspectives on indigenous cultures." Revemop 2 (March 4, 2020): e202007. http://dx.doi.org/10.33532/revemop.e202007.

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Abstract:
Many accounts of the history of number rely on written evidence such as clay, stone, and wood engravings or paintings. However, some of the oldest cultural groups (between 5 000 and 30 000 years old) have had only recent contact with the rest of the world, namely between 80 and 140 years ago but these were oral cultures without written records. Finding out about their understanding of number has involved analysis of the types of counting but also how counting related to the rest of their cultural relationships. There is some surprising evidence of diversity of number systems, longevity of the systems, and the interplay with cultural practices that begs respect for Indigenous cultures. Brief summaries of this history of number in Papua New Guinea and Oceania and the diversity of systems is followed by how this new knowledge can inform school mathematics learning in any part of the world.Keywords: History of number. Indigenous mathematics. Papua New Guinea. Melanesia. Pacific. Longevity of number systems.Revisando la historia de los números: cómo las Etnomatemáticas transforma las perspectivas sobre las culturas indígenasMuchos relatos de la historia de los números se basan en pruebas escritas como grabados o pinturas de arcilla, piedra y madera. Sin embargo, algunos de los grupos culturales más antiguos (entre 5 000 y 30 000 años) solo han tenido contacto reciente con el resto del mundo, es decir, hace entre 80 y 140 años, pero se trataba de culturas orales sin registros escritos. Conocer su comprensión del número ha implicado el análisis de los tipos de conteo, pero también cómo el conteo se relaciona con el resto de sus relaciones culturales. Hay alguna evidencia sorprendente de la diversidad de sistemas numéricos, la longevidad de los sistemas y la interacción con prácticas culturales que exigen respeto por las culturas indígenas. Breves resúmenes de esta historia del número en Papua Nueva Guinea y Oceanía y la diversidad de sistemas es seguida por cómo este nuevo conocimiento puede informar el aprendizaje matemático escolar en cualquier parte del mundo.Palabras clave: Historia de los Números. Matemáticas indígenas. Papua Nueva Guinea. Melanesia. Pacifico. Longevidad de sistemas numéricos.Revisando a história do número: como a Etnomatemática transforma perspectivas sobre culturas indígenas Muitos relatos da história do número dependem de evidências escritas como em argila, em pedra, em gravuras, em madeira ou em pinturas. No entanto, alguns dos grupos culturais mais antigos (entre 5.000 e 30.000 anos) tiveram apenas um contacto recente com o resto do mundo, nomeadamente entre 80 e 140 anos atrás, mas esses tinham culturas orais sem registos escritos. Descobrir a compreensão do número envolveu a análise dos tipos de contagem, mas também como a contagem se relacionava com o restante de suas relações culturais. Há algumas evidências surpreendentes da diversidade de sistemas numéricos, longevidade dos sistemas e interação com as práticas culturais que imploram respeito pelas culturas indígenas. Breves sumários desta história de números em Papua Nova Guiné, Oceânia e numa diversidade de sistemas são seguidos por uma reflexão sobre como esse novo conhecimento pode informar a aprendizagem de Matemática escolar em qualquer parte do mundo.Palavras-chave: História do número. Matemática indígena. Papua Nova Guiné. Melanésia. Pacífico. Longevidade de sistemas numéricos.
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Ribeiro, Eduardo Rivail. "Tapuya connections: language contact in eastern Brazil." LIAMES: Línguas Indígenas Americanas 9, no. 1 (June 1, 2010): 61. http://dx.doi.org/10.20396/liames.v9i1.1463.

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Abstract:
ABSTRACTIn eastern Brazil, most indigenous languages were only superficially documented before becoming extinct. Besides hampering attempts at genetic classification of the languages of the region, the lack of linguistic data seriously limits our knowledge of possible cultural contacts among the several tribes listed by colonial sources. Notwithstanding that, this paper attempts to provide a few additional pieces for the ethnographic puzzle which is eastern Brazil, focusing on loanwords found in Kipeá, a Karirí language once spoken in the present-day states of Bahia and Sergipe, in northeastern Brazil. Besides allowing a glimpse into situations of language contact in eastern Brazil, the identification of previously unsuspected loanwords may contribute to a better understanding of phonological aspects of Kipeá.Keywords: Language contact; Borrowings; Macro-Jê. RESUMOA maioria das línguas indígenas originalmente faladas no leste brasileiro se extinguiram antes que pudessem ter sido devidamente documentadas. Além de dificultar os estudos das possíveis relações genéticas entre tais línguas, a falta de dados limita, de maneira significativa, o conhecimento de possíveis contatos culturais entre as tribos da região. Apesar disto, este artigo tenta fornecer peças adicionais para o quebra-cabeças etnográfico que é o leste brasileiro, concentrando-se no estudo de empréstimos em Kipeá (família Karirí, tronco Macro-Jê), língua outrora falada em áreas hoje pertencentes aos Estados da Bahia e Sergipe. Além de nos dar uma idéia mais clara de situações de contato lingüístico no leste brasileiro, a identificação de empréstimos antes despercebidos fornece subsídios para uma melhor compreensão de aspectos da fonologia do Kipeá.Palavras-chave: Contato lingüístico; Empréstimos; Macro-Jê
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Albu, Mihaela. "Frontiere și contacte. Studii culturale." Swedish Journal of Romanian Studies 4, no. 1 (May 13, 2021): 233–36. http://dx.doi.org/10.35824/sjrs.v4i1.22479.

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Abstract:
The volume Borders and Contacts. Local, Regional and Global Phenomena, coordinated by Carmen Darabus and Camelia Zabava, brings together 28 papers presented by different scholars (from Romania, Bulgaria, Italy, Poland, Ukraine, the Northern Macedonia, Lithuania, and Sweden) in a panel organized at Veliko Tarnovo, Bulgaria, in June 22nd 2019. The volume is structured in three chapters: linguistics, literature and cultural studies. All the papers, having different subjects, are subordinated to the maine topic and try to demonstrate that the borders separate people, but the culture unites them.
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Narvaez, Roberto. "Fronteras irreales, abuelos y territorios comunes: interdependencia e interrelación de waorani y grupos familiares en aislamiento en el Yasuní." Revista de Antropologia 64, no. 2 (June 30, 2021): e186655. http://dx.doi.org/10.11606/1678-9857.ra.2021.186655.

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Abstract:
Las políticas públicas de los estados inciden en las dinámicas propias de los pueblos indígenas y sus territorios en la Amazonía, muchas de las cuales dan lugar a conflictos por la reducida visión y consideraciones en torno a la diversidad cultural, que se remiten a discursos y políticas uniculturales. En la Amazonía ecuatoriana, el pueblo de reciente contacto waorani, y grupos familiares en aislamiento, mantienen y reproducen formas culturales propias de orden social y territorialidad, lo cual choca con las delimitaciones impuestas por el Estado, al no estar apegadas a esas formas propias de control y manejo territorial. La Región del Yasuní, en la Amazonía ecuatoriana, es un espacio donde confluyen formas de vida tradicional de uso y movilidad, bajo referentes de antepasados que habitaron ese territorio, y que heredaron ese lugar a sus generaciones posteriores; y donde las actividades petroleras marcan el día a día, pero sobre todo inciden en el desarrollo de conflictos que llegan a afectar las dinámicas propias y la reproducción de sus formas culturales, tanto de waorani de reciente contacto, como de aquellos que optaron por el aislamiento.
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Cardin, Valéria Silva Galdino, and Flávia Francielle Da Silva. "DO HIBRIDISMO E DA DIVERSIDADE CULTURAL DECORRENTE DA INTENSIFICAÇÃO DO AFLUXO DE REFUGIADOS: PROBLEMA OU RIQUEZA SOCIAL?" Revista Brasileira de Direito Internacional 3, no. 2 (December 1, 2017): 59. http://dx.doi.org/10.26668/indexlawjournals/2526-0219/2017.v3i2.2466.

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Abstract:
O presente trabalho tem como escopo abordar a crise migratória vivenciada nos últimos anos pela comunidade internacional, decorrente da intensificação dos deslocamentos forçados, com foco nos choques culturais oriundos do contato entre nacionais e estrangeiros, buscando neste contexto entender se a diversidade cultural se trata de um problema ou uma riqueza social. Destaca-se que para o desenvolvimento deste estudo, optou-se por utilizar o método teórico.
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Arellano, Jorge. "LA INTERACCIÓN CULTURAL PREHISPÁNICA DE LOS VALLES INTERANDINOS, EL SUBANDINO Y LA AMAZONIA, NORTE DE ECUADOR." Arqueología y Sociedad, no. 26 (December 30, 2013): 191–206. http://dx.doi.org/10.15381/arqueolsoc.2013n26.e12394.

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Abstract:
El presente artículo muestra la importancia de los eventos medioambientales para las culturas prehispá- nicas de las hoyas interandinas de Ecuador para la elección de las rutas de contacto con el subandino y la Amazonía. En este sentido, se analizan los datos arqueológicos registrados en una de las rutas de acceso al subandino utilizadas por las culturas de la hoya interandina de Quito-Guayllabamba, para conectarse con el piedemonte amazónico. Esta ruta estuvo controlada por la Fase de cerámica Cosanga, conocida históricamente como etnia Quijos. Las evidencias arqueológicas sugieren que esta cultura del subandino también pudo haber sido la intermediaria para contactos con culturas del bajo Amazonas. Por su parte los datos arqueológicos relacionados con la Tradición amazónica de cerámica corrugada-falsocorrugada muestran, que grupos de esta tradición trataron de expandirse hacia el subandino siguiendo el valle del río Quijos. Al parecer el avance de ambas culturas fue detenido por los eventos medioambientales producidos por la actividad volcánica de El Reventador.
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Morales Sánchez, María Isabel. "La teoría de la literatura como metodología de estudio del paisaje cultural." Tropelías: Revista de Teoría de la Literatura y Literatura Comparada, no. 5 (September 30, 2019): 155–70. http://dx.doi.org/10.26754/ojs_tropelias/tropelias.201953756.

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Abstract:
Este trabajo tiene como objeto evidenciar el valor de la teoría de la literatura como metodología transversal y plural, que, en estrecho contacto con otras disciplinas y metodologías convergentes, como la Retórica cultural, la Literatura Comparada o los Estudios culturales, permite profundizar en el estudio de la literatura como discurso de construcción e interpretación del paisaje cultural. Para ello nos situamos desde una perspectiva que aúna, desde el punto de vista teórico, los elementos que configuran el discurso artístico −en este caso concreto, el literario− con la explicación y especificación de su componente cultural. La estrecha conexión establecida por la tradición entre los estudios poético−retóricos, establece un marco excepcional para abordar líneas de investigación sobre el paisaje poco atendidas hasta el momento, más allá del ámbito de los estudios específicamente literarios.
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Hook, Joshua N., and C. Edward Watkins. "Cultural humility: The cornerstone of positive contact with culturally different individuals and groups?" American Psychologist 70, no. 7 (October 2015): 661–62. http://dx.doi.org/10.1037/a0038965.

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Domínguez Méndez, Rubén. "Luigi Bacci, un actor de las relaciones culturales entre Italia y España a principios del siglo XX." Ogigia. Revista Electrónica de Estudios Hispánicos, no. 13 (December 8, 2019): 65–77. http://dx.doi.org/10.24197/ogigia.13.2013.65-77.

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Abstract:
El objeto de este artículo es definir el perfil cultural de Luigi Bacci: profesor de español, autor de un buen número de estudios hispánicos y protagonista de destacadas iniciativas culturales para estrechar lazos entre Italia y España. El estudio de sus contactos con políticos, el acercamiento a algunas de sus obras y la documentación de diferentes archivos nos ha permitido acercarnos a uno de esos actores secundarios en las relaciones culturales cuya única meta es su pasión increíble por el otro país.
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Ramos-Vidal, Ignacio. "Identificando áreas sensibles en los contactos interculturales: un estudio exploratorio." Revista de Psicología 29, no. 1 (March 22, 2011): 67–99. http://dx.doi.org/10.18800/psico.201101.003.

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Abstract:
Se examina la influencia negativa que pueden provocar determinadas zonas de fricción cultural en los contactos interculturales. Para lograr este objetivo exponemos en primer lugar el método de los incidentes críticos como modelo de entrenamiento intercultural. En segundo lugar mostramos a través del análisis de 77 incidentes críticos obtenidos en dos contextos de formación diferenciados, el efecto negativo que pueden ejercer zonas de especial sensibilidad cultural en la formación de prejuicios y estereotipos respecto a grupos culturalmente diversos. Las principales áreas de choque cultural detectadas son a) las barreras de comunicación intercultural, b) los roles de género, y c) la expresión de manifestaciones culturales. Finalmente son propuestas estrategias para mejorar la validez del modelo.
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Azmukhanova, A., and D. Aitmagambetov. "Kazakhstan-European cultural contacts." Journal of history 97, no. 2 (2020): 109–20. http://dx.doi.org/10.26577/jh.2020.v97.i2.12.

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Oliveira, Isabela Fernanda Gomes, and Luiz Eduardo Panisset Travassos. "ABORDAGENS CULTURAIS, CARSTE E CONGADO: A LAPA DE SÃO BENTO EM PARAOPEBA, MINAS GERAIS." Caminhos de Geografia 16, no. 56 (December 11, 2015): 126–37. http://dx.doi.org/10.14393/rcg165629295.

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Abstract:
Este trabalho pretende abordar a importância cultural do carste e os conceitos geográficos que permeiam este assunto, bem como, analisar as características das manifestações culturais nas cavernas, por grupos de tradição popular católica. Objetiva-se dessa forma, expor a importância de determinadas paisagens e lugares e a necessidade de conservação do patrimônio espeleológico, com destaque para áreas cársticas, e do patrimônio cultural imaterial, com destaque para o Congado. Utilizou-se da Geografia da percepção ou Geografia Humanista-Cultural, que tem como base metodológica, a fenomenologia, a qual preza pelo contato com o objeto de estudo e busca analisar as relações entre homem e natureza. Acredita-se que o uso cultural e religioso de ambientes naturais podem favorecer a preservação destes, e, esta preservação é também uma forma de salvaguardar tradições e culturas populares como patrimônio cultural imaterial.
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Solano Alpízar, José. "Consideraciones en torno a la relación entre cultura y educación: a propósito de la producción y la reproducción cultural en la escuela." Revista Electrónica Educare, no. 1 (June 30, 2001): 11. http://dx.doi.org/10.15359/ree.2001-1.1.

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Abstract:
El presente escrito busca articular las nociones de cultura y escuela haciendo jugar para ello a un grupo de autores y sus respectivos planteamientos. De esta forma el ejercicio que se realiza se construye desde un horizonte teórico en el que se toman como base los planteamientos sobre la cultura "como construcción de significados en contextos variables", "producción cultural", "reproducción cultural", "imposición cultural", "apropiación cultural", "capital cultural", "variabilidad" y "compatibilidad cultural". El mismo se divide en cuatro apartados, con una lógica de construcción según la cual se aborda en el primer apartado la noción de cultura y se hace una caracterización de la misma; en el segundo se realiza una revisión de las principales teorías sobre la reproducción a partir de la idea de "resistencia cultural", en el tercer apartado se analiza el papel de la reproducción cultural y producción cultural, poniendo para ello en contacto los planteamientos de autores como Willis y Ogbu, finalmente el cuarto y último apartado busca precisar algunas observaciones en torno al papel de la escuela en relación con la necesidad de buscar soluciones efectivas respecto a las diferencias culturales, ello a través del esquema de la "compatibilidad cultural".
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Bianchi, Soledad. "Sinopsis desde chile: zonas de contacto / zonas de contexto." América sin nombre, no. 16 (December 15, 2011): 41. http://dx.doi.org/10.14198/amesn2011.16.05.

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Abstract:
La primera parte de este ensayo enfoca, especialmente, algunas expresiones artístico-culturales, realizadas en Santiago de Chile, evidenciando que éstas pueden volverse «zonas de contacto», tanto por cercanía como por disrupción, en una ciudad y en un país e, incluso, podrían pensarse como intercambio más allá de limitadas fronteras nacionales para que la globalización supere los frecuentes –y privilegiados– acercamientos económicos. Una segunda sección, diferente en tono y forma de la anterior, está constituida por varias crónicas que muestran rasgos del contexto socio-político-económico-cultural que rodea el ambiente de protestas y movilizaciones que ha caracterizado la realidad chilena de este 2011.
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Amaral, Leandro Ribeiro do. "Registro do patrimônio cultural imaterial e povos indígenas no Brasil: crítica sobre a naturalização da noção de patrimônio cultural entre povos indígenas e outras considerações." Revista Memorare 4, no. 1 (June 27, 2017): 5. http://dx.doi.org/10.19177/memorare.v4e120175-18.

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Abstract:
Discutirei neste trabalho o registro de bens culturais de natureza imaterial como instrumento de patrimonialização de práticas e saberes de povos indígenas no Brasil. Para tanto, parte-se de uma perspectiva segundo a qual as noções de “bem cultural” e “patrimônio”, estruturadoras da política em análise, não são categorias dadas para povos indígenas de forma generalizada. Isto não quer dizer que, por outro lado, povos indígenas que mantêm contato com a política patrimonial brasileira não se apropriam das suas noções, traduzindo-as e introduzindo-as no seu entendimento cultural. Finalmente, buscarei apresentar a noção de patrimônio cultural imaterial e problematizar algumas das implicações do instrumento do Registro e da política por ele ensejada em relação a povos indígenas no Brasil.
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RAMOS, JOSÉ. "A IMPORTÂNCIA DE SE TRABALHAR COM AS MÚLTIPLAS LINGUAGENS E DA CULTURA POPULAR NA EDUCAÇÃO INFANTIL." Revista Territórios 03, no. 07 (July 31, 2021): 225–34. http://dx.doi.org/10.53782/07.

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Abstract:
O ser humano construiu sua trajetória histórica e geográfica por meio de uma vasta bagagem cultural. O presente estudo visa identificar a importância das múltiplas linguagens para a trabalhar a cultura popular na Educação Infantil. O resgate da cultura popular auxiliará as crianças pequenas experienciar manifestações culturais. É preciso que as escolas trabalhem no seu currículo a temática da cultura popular. Ao ter contato com o repertório cultural da sua localidade, os alunos irão construir sua identidade cultural. O Brasil apresenta uma grande pluralidade cultural, que poderá ser explorada no espaço escolar. Ilustrou-se o estudo com uma prática educativa originada da região sudeste, o Samba do Bumbo. Para realizar esse estudo realizou-se uma pesquisa descritiva e bibliográfica. Concluiu-se a relevância social da cultura popular para ser desenvolvida como ações educativas na Educação Infantil. A temática favorece um trabalho com as múltiplas linguagens contribuindo para formação da identidade cultural.
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