Academic literature on the topic 'Contaminazione suoli'

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Journal articles on the topic "Contaminazione suoli"

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Giugliano, Simona. "Progettazione di pillole di scienza per la divulgazione delle problematiche e delle opportunità di risoluzione nella contaminazione di suoli ed acque di falda: il caso dei solventi clorurati." Quaderni di Comunicazione Scientifica 2 (2022): 83. http://dx.doi.org/10.17454/qdcs02.09.

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Di Meglio, Alessandra. "Le facies di letum: riflessioni sull’uso di letum dal lessico poetico al suo utilizzo in prosa." Cuadernos de Filología Clásica. Estudios Latinos 41, no. 1 (July 14, 2021): 9–22. http://dx.doi.org/10.5209/cfcl.77305.

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Abstract:
Il contributo indaga le occorrenze del termine letum - in poesia e con un accennao alla prosa latina - e analizza e distingue i suoi usi in: letum causato da un'arma, letum da veleno, letum per suicidio. Le fonti indicano che il termine ricorre in passaggi in cui gli autori descrivono un particolare tipo di morte: sanguinolenta, letale, dovuta a lacerazione o contaminazione di punti vitali del corpo, come il collo, le viscere, il torace. Dall’uso e dalle ricorrenze del termine sembra che letum sia connesso a una particolare condizione psicologica, di timor mortis, di furor, di odio o di invidia e che abbia lasciato tracce nell’immaginario collettivo romano per esprimere un tipo di morte terribile e ignobile il cui solo termine, anche a distanza di tempo, è sufficiente ad evocarla.
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Piazzoni, Irene. "Le Collezioni del Palladio. "Quaderni" antifascisti nella Vicenza del 1943." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 296 (August 2021): 9–37. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-296001.

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Abstract:
L'articolo ricostruisce la vicenda delle Collezioni del Palladio, che si snoda nel corso del 1943, a Vicenza, e ha per protagonisti alcuni intellettuali antifascisti, in testa Antonio Giuriolo, Mario Dal Pra e Licisco Magagnato, approdati l'anno precedente nelle fila del Partito d'Azione e dall'8 settembre impegnati nella Resistenza. Le due collane impostate si configurano come una cartina al tornasole dell'evoluzione filosofica e ideologica, tra contraddizioni e ripensamenti, vissuta negli anni della guerra da molti uomini di cultura, come punto di arrivo degli studi e degli interessi dei suoi animatori e momento seminale per recuperi e linee di ricerca che di lì a poco saranno propri di altre iniziative editoriali antifasciste, come tassello dell'articolato mosaico della pubblicistica azionista e come terreno di indagine per studiare le vie delle transizioni politiche, in forza delle mediazioni, delle contaminazioni e degli intrecci che il lavoro editoriale implica e favorisce.
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Villirillo, Caterina, Rossella Cascone, and Carlo Buonanno. "Luca: il timore di essere contaminato dalla madre e il ruolo dei genitori nel mantenimento della sintomatologia." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 46 (July 2020): 111–34. http://dx.doi.org/10.3280/qpc46-2020oa10164.

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Abstract:
In questo lavoro viene descritto il caso di un ragazzo di 16 anni, giunto in terapia con una diagnosi di disturbo ossessivo compulsivo, per la quale aveva già intrapreso una psicoterapia, con presa in carico farmacologica, senza miglioramento dei sintomi. La sintomatologia ossessiva è associata al timore di essere contaminato dall'alito materno. Tuttavia, fin dai primi incontri, emerge con chiarezza una maggiore complessità del quadro, per la presenza in comorbilità di un disturbo schizotipico di personalità, caratterizzato da comportamenti bizzarri e responsabile di una grave compromissione del funzionamento sociale e scolastico. L'intervento è stato realizzato attivando due setting e ha visto coinvolti Luca (20 incontri) e i genitori (10 incontri). Nell'articolo descriveremo la formulazione del caso, differenziando gli interventi sui sintomi ossessivi dalle procedure utilizzate per fronteggiare la sintomatologia schizotipica. Il miglioramento del disturbo ossessivo compulsivo è stato osservato già in fase di condivisione del profilo interno e lavorando sul timore di contaminazione con interventi di ristrutturazione cognitiva. Parallelamente, il trattamento si è focalizzato sull'aumento della cura di sé e la modifica delle abitudini disfunzionali, con un effetto determinante sulla riduzione dei rituali, un aumento della percezione di autoefficacia e una diminuzione sensibile del ritiro sociale. L'intervento con i genitori si è focalizzato sulla riduzione della critica e degli atteggiamenti sprezzanti verso Luca, tramite interventi di ristrutturazione cognitiva e tecniche di validazione che hanno portato a una parziale riduzione degli stessi. Come obiettivi contestuali, favorire la comprensione e l'accettazione del funzionamento di Luca, oltre che il riconoscimento dei suoi bisogni emotivi.
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Narciso, Fabio. "L'apprendistato, le politiche attive per l'inserimento dei giovani al lavoro." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 99 (May 2013): 185–95. http://dx.doi.org/10.3280/qua2013-099010.

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Abstract:
L'articolo ha come scopo quello di accendere una riflessione sugli strumenti dedicati all'inserimento lavorativo dei giovani. L'obiettivo č quello di fare una valutazione sulle misure di politica attiva, in uso nello specifico nella Provincia di Terni Servizio programmazione delle politiche del lavoro, quali il prodotto di filiera, mettendo questo strumento in relazione ed in filiera con le modalitŕ d'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro per mezzo del contratto di apprendistato. L'articolo ripercorre brevemente le varie trasformazioni ed applicazioni dello strumento dell'apprendistato mettendo in luce come nel tempo questo strumento abbia perso la valenza di raccordo con il mondo dell'istruzione e della formazione ed abbia messo l'accento principalmente sui vantaggi economici del contratto. L'apprendistato nato come luogo d'incontro tra i diversi mondi dell'istruzione, della formazione e del lavoro stenta a far dialogare questi mondi ed a condividere un linguaggio ed ad essere efficace in una logica di contaminazione e nella sua essenza formativa. I dati dell'ultimo rapporto ISFOL sull'apprendistato dimostrano in maniera sorprendente come le cause di interruzione dei rapporti di apprendistato per dimissioni, circa il 62%, dipendano dalla scelta dei lavoratori giovani che affrontano il mondo del lavoro con poca consapevolezza e privi di un percorso di orientamento capace di determinare le scelte professionali adeguate con un costo sociale che č tra i piů alti in Europa L'articolo poi descrive l'esperienza del prodotto di filiera work experience: composto da formazione propedeutica all'ingresso, tirocinio semestrale retribuito ed obbligo all'inserimento che ha prodotto il 64% di successi d'inserimento del mondo del lavoro dei giovani e che č considerato uno strumento virtuoso di conoscenza per massimizzare l'incontro domanda offerta.
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Savonardo, Lello. "Ritmi, suoni e contaminazioni culturali a Napoli." ATeM Archiv für Textmusikforschung, no. 4,2 (November 28, 2019). http://dx.doi.org/10.15203/atem_2019_2.10.

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7

Carneiro, Renato Brandi Pereira, and Flávio de Ávila Kfouri. "Membrane Cytoplast D-Ptfe® rigenerazione ossea guidata in implantodontia." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, September 23, 2020, 108–35. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/odontoiatria/rigenerazione-ossea.

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Abstract:
L’aumento osseo verticale del bordo alveolare è importante per ottenere buoni risultati nella riabilitazione con protesi sugli impianti. Questa rassegna della letteratura ha cercato articoli che trattano gli aumenti ossei dei bordi alveolari usando membrane Cytoplast®, cercando di valutare la resistenza alla penetrazione batterica e la capacità di creare e mantenere lo spazio. Per questo, è stata fatta una recensione della letteratura sulle piattaforme di ricerca degli studiosi Pubmed e Google. Le ricerche analizzate hanno trovato risultati simili tra membrana d-PTFE, maglie in titanio e membrane e-PTFE, sia nel guadagno osseo che nella qualità ossea. La capacità di manutenzione dello spazio era evidente negli articoli in cui è stata utilizzata la membrana rinforzata in titanio. La membrana d-PTFE presentava una maggiore capacità di esposizione all’ambiente orale senza compromettere il materiale di innesto. Gli autori ricercati in questo studio hanno scoperto che le membrane d-PTFE rinforzate con titanio per l’aumento del bordo alveolare dell’augamble osseo sono praticabili e consentono un certo periodo di esposizione all’ambiente orale senza contaminazione da innesto. Ulteriori studi sono necessari con la membrana Cytoplast d-PTFE® per esplorarne le caratteristiche con procedure verticali di aumento osseo.
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Mazzei, João Roberto Fortes, Estevão Freire, Eduardo Gonçalves Serra, José Ronaldo de Macedo, Angélica Castanheira de Oliveira, Lucia Helena Pinto Bastos, and Maria Helena Wohlers Morelli Cardoso. "Metodo multiresiduo per l’analisi di 240 pesticidi nei terreni di piantagioni di pomodori mediante cromatografia liquida ad alte prestazioni accoppiata alla spettrometria di massa." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, January 26, 2021, 34–67. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/ingegneria-ambientale-it/metodo-multiresiduo.

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Abstract:
In questo lavoro è stato ottimizzato un metodo analitico per la determinazione dei residui per il focus dei pesticidi: Azoxystrobin, Boscalide, Carbendazim, Chloranthranilprole, Clothianidin, Diafentiuron, Difenoconazole, Dimetomorfe, Espinetoram, Espinosade A, Espinosade D, Fenylurozenoide, Metalaxy , Tiametossano nel terreno derivato dalla piantagione di pomodori, al fine di confrontare i livelli di contaminazione di questi composti nei campioni di terreno. Sono stati utilizzati il ​​metodo di estrazione QuEChERS modificato e la cromatografia liquida Ultra Performance accoppiata con la spettrometria di massa sequenziale, con sorgente di ionizzazione mediante elettronebulizzazione in modalità ESI (+/-). Il metodo consisteva nell’estrazione di 15,0 g di terreno con 15 ml di soluzione satura di idrossido di calcio pH 12,3 e 15 ml di acetonitrile, con conseguente ripartizione dell’effetto “salatura” attraverso 6,0 g di solfato di magnesio anidro e 1,5 g di cloruro di sodio . Le fasi sono state separate mediante centrifugazione a 3700 rpm per 7 min. Gli estratti sono stati diluiti con MeOH grado licrossolv® e iniettati in un cromatografo. Il metodo è stato convalidato in base ai parametri di linearità, LOD, LOQ, precisione e accuratezza. Linearità tra 0,2 e 20,0 µg L-1, coefficienti di determinazione maggiori di 0,99. I valori LOQ per il metodo erano 13 µg kg-1 per Spinosad e 7,0 µg kg-1 per gli altri pesticidi. Il metodo ha mostrato una buona precisione, con valori RSD <20%, e accuratezza, con recuperi tra il 70 e il 120% per la stragrande maggioranza dei composti analizzati. Le curve analitiche sono state preparate con estratti di terra bianca di riferimento, al fine di minimizzare l’effetto Matrix. Il metodo è stato ritenuto idoneo per l’analisi dei residui di pesticidi nel suolo, poiché soddisfa i parametri di validazione dei metodi cromatografici (European Comission, 2018). Dopo la convalida, il metodo è stato utilizzato per analizzare i residui di questi pesticidi in campioni di suolo provenienti da piantagioni di pomodori convenzionali, organiche e sostenibili. Rendere possibile confrontare i livelli di impatti ambientali generati. Oltre a convalidare il metodo analitico per i pesticidi-focus dello studio, è stato anche possibile convalidare 240 composti in più, tra autorizzati e non autorizzati per l’uso nella piantagione di pomodori.
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Dissertations / Theses on the topic "Contaminazione suoli"

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ZANETTI, MARCO. "CONTAMINAZIONE DA MICOTOSSINE DEL MAIS E DEI SUOI DERIVATI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/300.

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Abstract:
Scopo di questa tesi di dottorato è stato quello di monitorare la presenza di micotossine lungo la filiera produttiva del mais. Inizialmente è stata valutata la contaminazione da micotossine della granella di mais, proveniente da due regioni italiane. Le micotossine, la cui presenza era più estesa e rilevante, erano le fumonisine. Sono state indagate le condizioni di umidità e temperatura più favorevoli alla produzione di AFB1 da parte di un ceppo di Aspergillus flavus. L'ibrido DKC5353 ha presentato le minori contaminazioni, in tutte le località in cui è stato coltivato, per quanto riguarda la contaminazione da fumonisine. Tra i vari trattamenti insetticidi e fungicidi testati per l'efficacia nella riduzione della contaminazione da fumonisine, solo uno ha dato riscontro positivo. È stata valutata la ripartizione delle fumonisine nelle frazioni di molitura e nei sottoprodotti della lavorazione dell'olio di mais. Entrambi i processi si sono dimostrati efficaci metodi di decontaminazione. Dalle analisi sulle farine di mais per polenta emerge la necessità di intensificare i controlli e sorvegliare i punti critici del processo di molitura.
The aim of this study was to monitor the occurrence of mycotoxins over productive cycle of maize. Samples of maize kernels, coming from two Italian regions, were analysed to quantify mycotoxins contamination: the mycotoxins, that showed the most widespread and significant occurrence, were fumonisins. The conditions of humidity and temperature, in which an Aspergillus flavus strain produced the greatest quantity of AFB1, were investigated. Considering fumonisins content, hybrid DKC5353 showed the least contaminations, in all places it was grown. Only one of the various insecticide and fungicide treatments tested was effective. The distribution of fumonisins in several milling fractions and by-products of corn oil manufacture: both processes proved successful methods of decontamination. The necessity of increase controls and monitor the critical points of milling process emerged from the analyses on polenta maize flour.
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ZANETTI, MARCO. "CONTAMINAZIONE DA MICOTOSSINE DEL MAIS E DEI SUOI DERIVATI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/300.

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Abstract:
Scopo di questa tesi di dottorato è stato quello di monitorare la presenza di micotossine lungo la filiera produttiva del mais. Inizialmente è stata valutata la contaminazione da micotossine della granella di mais, proveniente da due regioni italiane. Le micotossine, la cui presenza era più estesa e rilevante, erano le fumonisine. Sono state indagate le condizioni di umidità e temperatura più favorevoli alla produzione di AFB1 da parte di un ceppo di Aspergillus flavus. L'ibrido DKC5353 ha presentato le minori contaminazioni, in tutte le località in cui è stato coltivato, per quanto riguarda la contaminazione da fumonisine. Tra i vari trattamenti insetticidi e fungicidi testati per l'efficacia nella riduzione della contaminazione da fumonisine, solo uno ha dato riscontro positivo. È stata valutata la ripartizione delle fumonisine nelle frazioni di molitura e nei sottoprodotti della lavorazione dell'olio di mais. Entrambi i processi si sono dimostrati efficaci metodi di decontaminazione. Dalle analisi sulle farine di mais per polenta emerge la necessità di intensificare i controlli e sorvegliare i punti critici del processo di molitura.
The aim of this study was to monitor the occurrence of mycotoxins over productive cycle of maize. Samples of maize kernels, coming from two Italian regions, were analysed to quantify mycotoxins contamination: the mycotoxins, that showed the most widespread and significant occurrence, were fumonisins. The conditions of humidity and temperature, in which an Aspergillus flavus strain produced the greatest quantity of AFB1, were investigated. Considering fumonisins content, hybrid DKC5353 showed the least contaminations, in all places it was grown. Only one of the various insecticide and fungicide treatments tested was effective. The distribution of fumonisins in several milling fractions and by-products of corn oil manufacture: both processes proved successful methods of decontamination. The necessity of increase controls and monitor the critical points of milling process emerged from the analyses on polenta maize flour.
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RASTELLI, SILVIA. "CONTAMINAZIONE DA MICOTOSSINE DEI CEREALI E DEI SUOI DERIVATI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/301.

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Abstract:
L'opinione pubblica percepisce fortemente il rischio derivante da sostanze chimiche sintetiche, ma ignora spesso quello derivante dalla presenza di sostanze tossiche naturali. Tra queste sostanze vengono classificate le micotossine; prodotti del metabolismo secondario di alcuni funghi. La maggior parte degli alimenti di origine vegetale e in particolare i cereali, possono andare incontro a contaminazione da parte di questi funghi, produttori di micotossine, in qualunque stadio. In particolare nel frumento le micotossine che si riscontrano più frequentemente sono l'ocratossina A (OTA) e il deossinivalenolo (DON), mentre nel mais, si riscontrano le Aflatossine e le fumonisine. Queste micotossine hanno effetti epatotossici, nefrotossici, mutageni e cancerogeni, è necessario perciò, un continuo monitoraggio della materia prima (frumento e mais), ma anche dei prodotti destinati all'alimentazione umana a base di questi cereali.
People experience deeply, the risk of synthetics chemicals substances, but often don't know the risk from naturals toxics substances. Between these substances, they are mycotoxins; fungi secondary metabolism's products. Most of vegetable food, as cereals, can suffer a mycotoxins contamination, for effect of these fungi, during any step of alimentary chain. In particular, in wheat , the mycotoxins more frequents are ochratoxin A end deossinivalenol, while in the maize can find aflatoxins and fumonisins. These mycotoxins can have hepatotoxics, nefrotoxics, mutagens and cancerogens effects. This study has monitored contamination's levels of raw material (wheat and maize), but also of foodstuff containing cereals.
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RASTELLI, SILVIA. "CONTAMINAZIONE DA MICOTOSSINE DEI CEREALI E DEI SUOI DERIVATI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/301.

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Abstract:
L'opinione pubblica percepisce fortemente il rischio derivante da sostanze chimiche sintetiche, ma ignora spesso quello derivante dalla presenza di sostanze tossiche naturali. Tra queste sostanze vengono classificate le micotossine; prodotti del metabolismo secondario di alcuni funghi. La maggior parte degli alimenti di origine vegetale e in particolare i cereali, possono andare incontro a contaminazione da parte di questi funghi, produttori di micotossine, in qualunque stadio. In particolare nel frumento le micotossine che si riscontrano più frequentemente sono l'ocratossina A (OTA) e il deossinivalenolo (DON), mentre nel mais, si riscontrano le Aflatossine e le fumonisine. Queste micotossine hanno effetti epatotossici, nefrotossici, mutageni e cancerogeni, è necessario perciò, un continuo monitoraggio della materia prima (frumento e mais), ma anche dei prodotti destinati all'alimentazione umana a base di questi cereali.
People experience deeply, the risk of synthetics chemicals substances, but often don't know the risk from naturals toxics substances. Between these substances, they are mycotoxins; fungi secondary metabolism's products. Most of vegetable food, as cereals, can suffer a mycotoxins contamination, for effect of these fungi, during any step of alimentary chain. In particular, in wheat , the mycotoxins more frequents are ochratoxin A end deossinivalenol, while in the maize can find aflatoxins and fumonisins. These mycotoxins can have hepatotoxics, nefrotoxics, mutagens and cancerogens effects. This study has monitored contamination's levels of raw material (wheat and maize), but also of foodstuff containing cereals.
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Spirelli, Benedetta. "Valutazione del rischio di contaminazione del suolo da rilasci accidentali di idrocarburi." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/8050/.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi si colloca nell’ambito dell’analisi del rischio di contaminazione ambientale dovuto ad incidenti rilevanti, facendo particolare riferimento a due metodologie per la stima di tale rischio. La prima è una metodologia ad indici proposta dal Gruppo di Lavoro misto APAT/ARPA/CNVVF, tramite la quale è possibile compiere un primo livello di analisi, detto anche IRA-Initial Risk Assessment: l’obiettivo principale del metodo ad indici sopra citato è quello di individuare situazioni critiche per il suolo e sottosuolo in riferimento alla possibilità di contaminazione da parte di liquidi idrocarburici. La seconda procedura riguarda, invece, una valutazione avanzata del rischio ambientale, detta anche ARA-Advanced Risk Assessment: quest’ultima, applicata solo nel caso in cui l’analisi di primo livello abbia evidenziato situazioni critiche, viene realizzata tipicamente tramite software specifici, in grado di simulare sia nello spazio che nel tempo i fenomeni di migrazione della contaminazione nel sottosuolo. Nell’ambito del lavoro di tesi è stata eseguita per un deposito costiero di liquidi idrocarburici una valutazione del rischio ambientale sia di primo livello (IRA, tramite l’applicazione del metodo ad indici), sia di livello avanzato (ARA, tramite il software HSSM). I risultati ottenuti nei due casi risultano in ottimo accordo. La tesi è organizzata in 7 capitoli. Il Capitolo 1, che ha carattere introduttivo, illustra il concetto di rischio di incidente rilevante e si concentra sull’impatto che gli incidenti rilevanti possono avere sull’ambiente, come emerge chiaramente dall’analisi delle banche dati incidentali. Il Capitolo 2 fornisce una mappatura degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante in Italia. Il Capitolo 3 illustra il metodo ad indici ed il Capitolo 4 riporta le caratteristiche del software HSSM. Il Capitolo 5 contiene la descrizione del caso di studio analizzato, fornendo tutti gli elementi utili ai fini dell’applicazioni delle metodologie di analisi del rischio: pertanto esso contiene la descrizione sia delle principali proprietà impiantistiche del deposito e degli scenari incidentali che in esse possono verificarsi, sia delle proprietà idrogeologiche del terreno su cui sorge il sito. Il Capitolo 6 riporta in modo ampio e documentato i risultati ottenuti dall'applicazione delle metodologie di valutazione del rischio al caso di studio. Il Capitolo 7 infine contiene alcune considerazioni finali.
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Cozzutto, Sergio. "Studi di metodi analitici e modellistici per la valutazione del rischio chimico ed impatti ambientali per impianti costieri di stoccaggio e pompaggio di idrocarburi." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4508.

Full text
Abstract:
2008/2009
I consumi energetici europei si basano per oltre un terzo su prodotti petroliferi, di cui circa il 60% viene importato1. Trieste è tra i primi porti petroliferi italiani ed i petroli rappresentano oltre l’80 % dei circa 46 milioni di tonnellate di merci sbarcati annualmente. Le operazioni di sbarco, stoccaggio e pompaggio dei greggi nell’oleodotto transalpino TAL vengono effettuate nel rispetto delle normative nazionali e di standard internazionali di sicurezza, che hanno fatto sì che dal 1967 ad oggi, a fronte di una movimentazione di oltre un miliardo e 200 milioni di tonnellate di greggio, non si siano verificati incidenti rilevanti con l’eccezione dell’attentato terroristico del 4 Agosto 1972. Una gestione attenta di impianti e processi di queste dimensioni richiede tuttavia continui adattamenti ed indirizzi rispetto alle evoluzioni normative, tecniche e del contesto sociale in cui gli impianti sono inseriti. Risulta indubbio in questo senso evidenziare come la sensibilità nei confronti degli impatti reali o percepiti delle attività produttive sull’ambiente sia aumentata nelle società europee proprio a partire dagli anni settanta del secolo scorso. Il presente lavoro di tesi di dottorato mira a proporre metodi analitici e modellistici per la caratterizzazione degli impatti associati alle emissioni nell’ambiente originate da impianti di stoccaggio/pompaggio di idrocarburi, nel caso di rilasci di lieve entità; i metodi risultano indispensabili anche per l’ottimizzazione di soluzioni tecnologiche volte a rimuovere o minimizzare gli impatti ambientali. Bisogna ricordare come la composizione chimica e le proprietà chimico fisiche dei petroli greggi, miscele naturali, siano variabili e dipendano dai giacimenti d’origine degli stessi, comportando mobilità, persistenza, tossicità e rilevabilità diverse per eventuali rilasci nell’ambiente. In alcuni casi i greggi sono presenti come blend provenienti da giacimenti diversi e quindi a composizione non strettamente definita. Le attività intraprese si articolano in studi (capitolo 1) di caratterizzazione analitica dei petroli, volte a determinare componenti alifatiche ed aromatiche che li caratterizzano come contaminanti, e composti particolarmente persistenti come gli opani spesso impiegati come marker di contaminazione ed indicatori per seguire processi di degradazione. Si sono quindi impostati e condotti esperimenti in condizioni controllate, allestendo microcosmi costituiti da suoli contaminati artificialmente, in presenza ed assenza di fenomeni di biodegradazione. 1 European Commission’s Market Observatory for Energy (2009) Europe’s energy position, markets and supply (http://ec.europa.eu/energy/observatory/annual_reports/doc/2009_annual_report.pdf) L’obiettivo è quello di raccogliere indicazioni e parametri utili per la realizzazione di interventi di bonifica con approcci di attenuazione naturale monitorata, land farming o di allestimento di biopile nel caso di contaminazioni accidentali che si dovessero verificare. Un’ulteriore tipologia emissiva da considerare nell’esercizio di impianti di questa natura è quella che riguarda i composti organici volatili (COV) che possono evolvere dai serbatoi durante le operazioni di riempimento, svuotamento e manutenzione o dalle navi cisterna che alimentano il tankfarm. Si sono messi a punto (capitolo 2) metodi per il campionamento passivo ed attivo di COV, includendo sia composti normati quali benzene, toluene, etilbenzene e xileni (BTEX), quanto idrocarburi alifatici volatili, che possono evolvere in atmosfera durante le operazioni di movimentazione dei greggi o di trattamento suoli. I campionatori passivi consentono di ottenere, a costi contenuti, informazioni su concentrazioni medie di BTEX nell’aria ambiente, mentre i campionatori attivi si prestano a campionamenti di breve durata. In considerazione delle segnalazioni di molestie olfattive in prossimità del tankfarm si è affrontato uno studio(capitolo 3) di correlazione tra la concentrazione di odore associata a una serie di campioni di greggi e la loro composizione chimica, con particolare riferimento alla presenza di composti solforati. La natura transitoria delle emissioni di COV in atmosfera e dei fenomeni di molestia olfattiva rende i campionamenti discreti (non continui) dell’aria relativamente poco efficaci, per cui le simulazioni modellistiche possono fornire un valido complemento alle valutazioni ambientali ed all’ottimizzazione delle strategie di controllo. Si è quindi affrontato (capitolo 4)l’allestimento di catene modellistiche che valutano le emissioni dai serbatoi, anche grazie ai dati sperimentali raccolti negli studi precedenti, e la loro dispersione sul territorio. Tali valutazioni possono consentire di posizionare in maniera ragionata centraline di monitoraggio o nasi elettronici sul territorio, tenendo conto quantitativamente dei dati meteorologici e della specifica orografia. Nel caso di emissioni di origine sconosciuta che giungano ad un sito recettore, i modelli possono essere impiegati per valutare la provenienza delle masse d’aria, ricostruendo i campi meteorologici nel dominio spaziale d’interesse e trovando eventuali correlazioni sorgente/recettore. Gli strumenti individuati e sviluppati costituiscono gli elementi che possono essere integrati in un sistema di monitoraggio e retroazione, utile per una gestione ambientale basata su dati quantitativi, comunicabili e su un approccio razionale.
XXII Ciclo
1974
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7

Puricella, Andrea. "Valutazione del rischio di incidente rilevante con contaminazione del suolo: il caso di un oleodotto." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2041/.

Full text
Abstract:
Il presente lavoro di tesi si colloca nell’ambito della valutazione del rischio di incidente rilevante. Ai sensi della normativa europea (direttive Seveso) e del loro recepimento nella legislazione nazionale (D.Lgs. 334/99 e s.m.i.) un incidente rilevante è costituito da un evento incidentale connesso al rilascio di sostanze pericolose in grado di causare rilevanti danni all’uomo e/o all’ambiente. Ora, se da un lato esistono indici di rischio quantitativi per il bersaglio ”uomo” da tempo definiti e universalmente adottati nonché metodologie standardizzate e condivise per il loro calcolo, dall’altro non vi sono analoghi indici di rischio per il bersaglio “ambiente” comunemente accettati né, conseguentemente, procedure per il loro calcolo. Mancano pertanto anche definizioni e metodologie di calcolo di indici di rischio complessivo, che tengano conto di entrambi i bersagli citati dalla normativa. Al fine di colmare questa lacuna metodologica, che di fatto non consente di dare pieno adempimento alle stesse disposizioni legislative, è stata sviluppata all’interno del Dipartimento di Ingegneria Chimica, Mineraria e delle Tecnologie Ambientali dell’Università degli Studi di Bologna una ricerca che ha portato alla definizione di indici di rischio per il bersaglio “ambiente” e alla messa a punto di una procedura per la loro stima. L’attenzione è stata rivolta in modo specifico al comparto ambientale del suolo e delle acque sotterranee (falda freatica) ed ai rilasci accidentali da condotte di sostanze idrocarburiche immiscibili e più leggere dell’acqua, ovvero alle sostanze cosiddette NAPL – Non Acqueous Phase Liquid, con proprietà di infiammabilità e tossicità. Nello specifico si sono definiti per il bersaglio “ambiente” un indice di rischio ambientale locale rappresentato, punto per punto lungo il percorso della condotta, dai volumi di suolo e di acqua contaminata, nonché indici di rischio ambientale sociale rappresentati da curve F/Vsuolo e F/Sacque, essendo F la frequenza con cui si hanno incidenti in grado di provocare contaminazioni di volumi di suolo e di superfici di falda uguali o superiori a Vsuolo e Sacque. Tramite i costi unitari di decontaminazione del suolo e delle acque gli indici di rischio ambientale sociale possono essere trasformati in indici di rischio ambientale sociale monetizzato, ovvero in curve F/Msuolo e F/Macque, essendo F la frequenza con cui si hanno incidenti in grado di provocare inquinamento di suolo e di acque la cui decontaminazione ha costi uguali o superiori a Msuolo ed Macque. Dalla combinazione delle curve F/Msuolo e F/Macque è possibile ottenere la curva F/Mambiente, che esprime la frequenza degli eventi incidentali in grado di causare un danno ambientale di costo uguale o superiore a Mambiente. Dalla curva di rischio sociale per l’uomo ovvero dalla curva F/Nmorti, essendo F la frequenza con cui si verificano incidenti in grado di determinare un numero di morti maggiore o uguale ad Nmorti, tramite il costo unitario della vita umana VSL (Value of a Statistical Life), è possibile ottenete la curva F/Mmorti, essendo F la frequenza con cui si verificano incidenti in grado di determinare un danno monetizzato all’uomo uguale o superiore ad Mmorti. Dalla combinazione delle curve F/Mambiente ed F/Mmorti è possibile ottenere un indice di rischio sociale complessivo F/Mtotale, essendo F la frequenza con cui si verifica un danno economico complessivo uguale o superiore ad Mtotale. La procedura ora descritta è stata implementata in un apposito software ad interfaccia GIS denominato TRAT-GIS 4.1, al fine di facilitare gli onerosi calcoli richiesti nella fase di ricomposizione degli indici di rischio. La metodologia è stata fino ad ora applicata ad alcuni semplici casi di studio fittizi di modeste dimensioni e, limitatamente al calcolo del rischio per il bersaglio “ambiente”, ad un solo caso reale comunque descritto in modo semplificato. Il presente lavoro di tesi rappresenta la sua prima applicazione ad un caso di studio reale, per il quale sono stati calcolati gli indici di rischio per l’uomo, per l’ambiente e complessivi. Tale caso di studio è costituito dalla condotta che si estende, su un tracciato di 124 km, da Porto Marghera (VE) a Mantova e che trasporta greggi petroliferi. La prima parte del lavoro di tesi è consistita nella raccolta e sistematizzazione dei dati necessari alla stima delle frequenze di accadimento e delle conseguenze per l’uomo e per l’ambiente degli eventi dannosi che dalla condotta possono avere origine. In una seconda fase si è proceduto al calcolo di tali frequenze e conseguenze. I dati reperiti hanno riguardato innanzitutto il sistema “condotta”, del quale sono stati reperiti da un lato dati costruttivi (quali il diametro, la profondità di interramento, la posizione delle valvole sezionamento) e operativi (quali la portata, il profilo di pressione, le caratteristiche del greggio), dall’altro informazioni relative alle misure di emergenza automatiche e procedurali in caso di rilascio, al fine di stimare le frequenze di accadimento ed i termini “sorgente” (ovvero le portate di rilascio) in caso di rotture accidentali per ogni punto della condotta. In considerazione delle particolarità della condotta in esame è stata sviluppata una procedura specifica per il calcolo dei termini sorgente, fortemente dipendenti dai tempi degli interventi di emergenza in caso di rilascio. Una ulteriore fase di raccolta e sistematizzazione dei dati ha riguardato le informazioni relative all’ambiente nel quale è posta la condotta. Ai fini del calcolo del rischio per il bersaglio “uomo” si sono elaborati i dati di densità abitativa nei 41 comuni attraversati dall’oleodotto. Il calcolo dell’estensione degli scenari incidentali dannosi per l’uomo è stato poi effettuato tramite il software commerciale PHAST. Allo scopo della stima del rischio per il bersaglio “ambiente” è stata invece effettuata la caratterizzazione tessiturale dei suoli sui quali corre l’oleodotto (tramite l’individuazione di 5 categorie di terreno caratterizzate da diversi parametri podologici) e la determinazione della profondità della falda freatica, al fine di poter calcolare l’estensione della contaminazione punto per punto lungo la condotta, effettuando in tal modo l’analisi delle conseguenze per gli scenari incidentali dannosi per l’ambiente. Tale calcolo è stato effettuato con il software HSSM - Hydrocarbon Spill Screening Model gratuitamente distribuito da US-EPA. La ricomposizione del rischio, basata sui risultati ottenuti con i software PHAST e HSSM, ha occupato la terza ed ultima fase del lavoro di tesi; essa è stata effettuata tramite il software TRAT-GIS 4.1, ottenendo in forma sia grafica che alfanumerica gli indici di rischio precedentemente definiti. L’applicazione della procedura di valutazione del rischio al caso dell’oleodotto ha dimostrato come sia possibile un’analisi quantificata del rischio per l’uomo, per l’ambiente e complessivo anche per complessi casi reali di grandi dimensioni. Gli indici rischio ottenuti consentono infatti di individuare i punti più critici della condotta e la procedura messa a punto per il loro calcolo permette di testare l’efficacia di misure preventive e protettive adottabili per la riduzione del rischio stesso, fornendo al tempo gli elementi per un’analisi costi/benefici connessa all’implementazione di tali misure. Lo studio effettuato per la condotta esaminata ha inoltre fornito suggerimenti per introdurre in alcuni punti della metodologia delle modifiche migliorative, nonché per facilitare l’analisi tramite il software TRAT-GIS 4.1 di casi di studio di grandi dimensioni.
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Leombruni, Andrea. "Analisi comparata della contaminazione da metalli di suolo e sua vegetazione da diverse aree della città di Lodz (Polonia)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1050/.

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Fontana, Silvia <1982&gt. "Problematiche della sicurezza alimentare: contaminazione del suolo da metalli, biodisponibilità e trasferimento di elementi in traccia nel sistema suolo-pianta : il caso di studio del distretto conciario vicentino." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3032.

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Abstract:
I metalli pesanti (e altri elementi in tracce) possono avere effetti nocivi sulla salute umana se accumulati in quantità eccessive all’interno dell’organismo; una delle vie di esposizione principali a questo tipo di sostanze è l’assunzione di alimenti contenenti quantità elevate di metalli. L’ingresso di elementi in tracce nella catena alimentare avviene essenzialmente grazie all’uptake da parte delle piante, che li assorbono dal suolo su cui crescono, e, in misura minore, attraverso la deposizione fogliare. Nel presente lavoro si è studiata la distribuzione dei contaminanti nei suoli ad uso agricolo di un’area fortemente industrializzata, il distretto conciario vicentino di Arzignano-Chiampo e l’assorbimento di elementi potenzialmente tossici da parte di due colture agrarie molto diffuse in Italia e rilevanti dal punto di vista alimentare, il grano tenero (Triticum aestivum L.) e il mais (Zea mays L.). I suoli dell’area presentano una moderata contaminazione da Cr, Ni, V, Cu, in parte di origine antropica e in parte di origine naturale. In generale il contenuto di metalli potenzialmente nocivi nella granella delle due specie considerate è basso e non sembra esserci un rischio per la salute umana derivante dal consumo di questi cereali, che si comportano da specie escluditrici per quanto riguarda i semi. Il contenuto di elementi nelle foglie di mais è invece più rilevante, anche se comunque non sembrano esserci rischi per un consumo da parte del bestiame; in base a queste considerazioni, il mais potrebbe essere utilizzato per diminuire il livello di metalli nei suoli attraverso il fitorimedio.
Heavy metals (and other trace elements) can pose a potential hazard to human health if accumulated in the human body up to excessive levels. One of the main ways of exposure to this kind of substances is the consumption of food containing high quantities of heavy metals. Trace elements can enter the food chain through plant uptake via the root system or, to a lesser extent, through foliar uptake. In this study heavy metals distribution in agricultural soils of the tannery district of Arzignano-Chiampo was evaluated, together with the uptake of potentially toxic elements by two widespread and relevant to human diet foodcrops: wheat (Triticum aestivum L.) and maize (Zea mays L.). The soils of the area are moderately polluted by Cr, Ni, V, Cu, partially of anthropic and partially of geological origin. Nonetheless, the heavy metal contents in the grains of wheat and maize are generally low and there seems to be no health risk for the population of the area due to the consumption of cereal grains. Wheat and maize seem to behave as excluder species as regards the accumulation of potentially toxic elements in grains. Heavy metal contents in maize leaves are relatively high, still, metal levels are thought to be safe for cattle nutrition; according to these results, maize could be used to lower heavy metal contents in soil through phytoremediation processes.
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LUCIANO, ANTONELLA. "Studio del comportamento dei DNAPLs nel suolo e nel sottosuolo: analisi sperimentale e simulazione numerica." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1052.

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Abstract:
Nello studio e nella caratterizzazione della contaminazione dei suoli e delle falde molto spesso si riscontra la presenza di specie fluide identificabili ad un primo esame come immiscibili tra di loro e con la fase acquosa, indicati generalmente come NAPLs (Non Aqueous Phase Liquids), ed il cui comportamento si distingue da quello di qualsiasi altro inquinante presente come soluto. La caratterizzazione e la bonifica dei siti che presentano una contaminazione da DNAPLs è una questione che deve essere affrontata e che risulta spesso complicata dal particolare comportamento e destino di tali contaminanti. Infatti, a causa della bassa solubilità in acqua, lo sversamento di tali composti si traduce nella formazione e migrazione di una fase organica separata che risulta più densa dell’acqua, chiamata con l’acronimo DNAPL. La fase separata migra nella zona insatura e nell’acquifero, percorrendo distanze anche molto elevate, in funzione delle caratteristiche specifiche quali la densità, la viscosità e la tensione interfacciale dei fluidi presenti, e delle proprietà del mezzo attraversato, interessando ampie zone dell’acquifero. La fase disciolta viene trasportata nel verso del flusso idrico sotterraneo, dando origine al pennacchio di contaminazione, dove i vari costituenti si troveranno in concentrazioni dipendenti dalla loro specifica solubilità in acqua. La fase residua, intrappolata all’interno dei pori della matrice solida e gli accumuli continui al di sopra di lenti a bassa permeabilità, si comportano come sorgenti di contaminazione per la falda a lento e persistente rilascio. Uno dei maggiori problemi incontrati nella fase di caratterizzazione di siti contaminati da DNAPL risulta la localizzazione delle sorgenti secondarie di contaminazione. Per individuare la migliore tecnologia di bonifica e valutare i tempi necessari al raggiungimento degli obiettivi degli interventi stessi, è fondamentale la localizzazione delle sorgenti e la stima dei quantitativi presenti in fase separata e disciolti in falda. Considerata la difficoltà intrinseca nella caratterizzazione sperimentale diretta in campo di sorgenti sotto forma di DNAPL, una maggiore comprensione del fenomeno di migrazione può derivare dai risultati di attività sperimentali a scala di laboratorio, dalla valutazione delle leggi e dei parametri che regolano il flusso multifase. Anche se sono stati sviluppati diversi modelli numerici per lo studio del flusso multifase e del trasporto multicomponente, la loro capacità di predizione e l’applicabilità delle assunzioni in essi presenti necessita di una valutazione che passi attraverso i risultati di indagini sperimentali che consentano, quindi, di calibrare opportunamente i parametri di interesse, nonché se necessario le assunzioni di base. In passato le sperimentazioni in laboratorio ed in campo sono state condotte principalmente sulla fase disciolta e sono stati utilizzati di frequente metodi basati sulla soluzione dell’equazione del trasporto convettivo diffusivo (CDE) per simulare la contaminazione dovuta alla fase disciolta. Diversi esperimenti sono stati sviluppati per studiare il comportamento degli LNAPL, per la misura delle caratteristiche della migrazione dei DNAPLs usando colonne monodimensionali, per lo studio delle tecnologie di bonifica con surfattanti o co-solventi e con PRB utilizzando apparati bidimensionali, per lo studio della migrazione in mezzi eterogenei in vasche bidimensionali ed infine per la valutazione degli effetti della velocità del flusso idrico sotterraneo sul processo di migrazione. Ad oggi, però, non è stata sviluppata una metodologia sperimentale consolidata e completa per lo studio del comportamento dei DNAPLs. Tutto ciò contrasta con la necessità di ottenere dati utili, non solo alla comprensione dei fenomeni di migrazione, ma anche alla validazione dei modelli, che richiedono la conoscenza delle relazioni costitutive che intercorrono tra pressione, permeabilità relativa e saturazione. L’obiettivo dell’attività di ricerca è stato, quindi, quello di approfondire le conoscenze sul comportamento dei DNAPLs nei mezzi porosi attraverso le seguenti fasi: 1. Approfondimento degli aspetti teorici riguardanti il moto della fase separata; 2. Sviluppo di una metodologia sperimentale completa per lo studio dei processi di migrazione e la misura delle grandezze caratterizzanti il moto della fase libera; 3. Attività sperimentale a scala di laboratorio; 4. Simulazioni numeriche. Per caratterizzare il comportamento dei DNAPLs nel bacino sperimentale è necessaria la misura delle grandezze caratterizzanti il moto della fase libera, che è individuato tramite il rilevamento della pressione capillare e del grado di saturazione raggiunto dalle diverse fasi presenti. In particolare, la misura della saturazione consente di evidenziare le instabilità del flusso e i percorsi preferenziali dai quali dipende il destino dei DNAPLs, e di conseguenza l’attuazione di strategie di rimedio. Permette, inoltre, di studiare aspetti che non possono essere valutati direttamente in campo, come ad esempio le modalità di formazione delle sorgenti e l’influenza della loro morfologia sull’efficacia di interventi di bonifica basati sul trattamento localizzato delle sorgenti stesse. Per un’analisi quantitativa delle caratteristiche del flusso, le misure devono risultare veloci, accurate e non intrusive, in modo che non venga perturbata la geometria del mezzo poroso. Tutte queste caratteristiche sono proprie di quelle tecniche che utilizzano le proprietà ottiche dei mezzi per ricostruire i profili di saturazione. Le tecniche maggiormente utilizzate di carattere non intrusivo sono costituite dai metodi che si basano sull’attenuazione dalla dei raggi X o dei raggi gamma Tuttavia tali metodi non permettono l’acquisizione delle distribuzione di saturazione dei fluidi nell’intero dominio allo stesso istante. Nel presente lavoro è stata messa a punto una procedura di analisi di immagine per la ricostruzione dei profili di saturazione. Il metodo proposto risulta non invasivo, essendo un metodo di misura indiretto, facilmente applicabile in sperimentazioni a scala di laboratorio e, a differenza di metodi più sofisticati, come i raggi x o gamma, restituisce un monitoraggio dinamico della saturazione analizzando tutto il dominio considerato ad uno stesso istante. La validità del metodo è stata testata attraverso un bilancio di massa, confrontando i volumi infiltrati con quelli calcolati. Sono stati inoltre individuati, compatibilmente con la possibilità di utilizzare l’analisi delle immagini, i materiali idonei alla sperimentazione. In particolare sono state analizzate diverse soluzioni per il mezzo poroso, per l’inquinante, e per il tracciante e sono stati condotti esperimenti preliminari al fine di valutarne la compatibilità alle attività di manipolazione delle sostanze inquinanti nell’ambito di procedure sperimentali. Per lo studio a scala di laboratorio dei processi di migrazione dei DNAPLs nei mezzi porosi è stato progettato e realizzato un apparato bidimensionale, che simula le condizioni idrauliche presenti in un acquifero reale e che consente lo studio della migrazione di un DNAPL rappresentativo in differenti condizioni idrauliche, attraverso la visualizzazione della migrazione e la misura dei parametri necessari alla descrizione del moto. L’attività sperimentale è stata suddivisa in due fasi distinte. Nella prima fase è stato analizzato il processo di migrazione della fase separata, nella seconda il trasferimento di massa in funzione della morfologia delle sorgenti. Nella prima fase gli esperimenti sono stati realizzati utilizzando diverse condizioni al contorno per il gradiente idraulico, al fine di valutare l’effetto delle stratificazioni e del flusso idrico sotterraneo sulle caratteristiche di migrazione (infiltrazione e ridistribuzione del contaminante) e sul comportamento delle sorgenti secondarie. Sono stati valutati le velocità di infiltrazione e ridistribuzione del contaminante, le caratteristiche del corpo di migrazione, i profili di saturazione, la quantità di DNAPL residuo e le porzioni di suolo interessate dalla contaminazione residua per diverse condizioni al contorno. Nella seconda fase sono stati condotti due esperimenti con differenti valori delle velocità del flusso idrico per studiare il processo di dissoluzione in condizioni controllate in un mezzo poroso dalle caratteristiche omogenee e valutare qualitativamente l’influenza del flusso idrico sotterraneo e dell’architettura delle sorgenti (forma e dimensioni) sui processi di trasferimento di massa. Tali esperimenti rappresentano un primo passo verso la comprensione dei processi di dissoluzione dei DNAPLs, e costituiscono, dunque, un punto di partenza per gli sviluppi futuri dell’attività di ricerca. Le informazioni ottenute attraverso le prove sperimentali forniscono dati utili, non solo alla comprensione del comportamento dei DNAPLs nel suolo, ma anche per la validazione delle equazioni attualmente impiegate nello studio del moto delle fasi separate e consentono, inoltre, di calibrare i modelli comunemente impiegati. Per ottenere una descrizione completa del fenomeno di migrazione e per definire vari aspetti riguardanti le modalità operative delle prove sperimentali, sono state elaborate simulazioni numeriche preliminari, utilizzando il modello MOFAT, attraverso le quali sono stati individuati, la migliore configurazione dell’apparato sperimentale, la localizzazione dei punti di prelievo e di misura, i quantitativi di contaminante da utilizzare e le condizioni di immissione, ed infine le caratteristiche del mezzo poroso e le condizioni idrauliche al contorno. Successivamente, sulla base dei risultati sperimentali ottenuti, sono state elaborate ulteriori simulazioni numeriche, utilizzato il modello TMVOC, allo scopo di calibrare opportunamente i parametri di interesse e di riprodurre le modalità di migrazione osservate. Tale attività è stata condotta in collaborazione con l’Università Christian Albrechts di Kiel, nell’ambito del progetto di ricerca europeo Model Probe. Dalle prove sperimentali emerge chiaramente una forte influenza del gradiente idraulico sul moto della fase separata. Si osserva, all’aumentare del gradiente applicato, un incremento nella velocità di migrazione ed uno spostamento del corpo di migrazione della direzione del flusso idrico sotterraneo. Tale spostamento non risulta invece evidenziato dall’applicazione di alcuni modelli di trasporto multifase. L’errore che si commetterebbe nella localizzazione delle sorgenti con l’utilizzo di tali modelli di simulazione potrebbe non essere di piccola entità per gradienti elevati, come quelli che si stabiliscono in prossimità di pozzi utilizzati per l’approvvigionamento idrico o per trattamenti di bonifica delle acque di falda (pump & treat), e per spessori consistenti dell’acquifero. Un ulteriore aspetto di rilevante interesse, soprattutto nell’ambito delle metodologie di bonifica basate sul trattamento localizzato delle sorgenti, riguarda l’individuazione delle sorgenti di contaminazione, la cui determinazione rappresenta uno dei problemi più controversi e di difficile soluzione, e la determinazione della loro estensione. Non risulta infatti possibile determinare in campo con le comuni tecniche di indagine diretta o con le prospezioni geofisiche individuare la presenza di DNAPL residuale. Tali aspetti, dunque, possono essere studiati in maniera dettagliata solo nell’ambito di attività sperimentali condotte in condizioni controllate e con idonee tecniche di individuazione. I risultati ottenuti nel corso dell’attività sperimentale hanno evidenziato le modalità di formazione delle zone di DNAPL residuale e l’influenza del flusso idrico sull’estensione delle sorgenti e sui volumi di suolo contaminato. In presenza di gradiente idraulico si riducono le quantità di DNAPL alla saturazione residua e, di conseguenza, risultano minori i volumi di suolo interessati dalla contaminazione. Tale circostanza è dovuta, in parte alla maggiore facilità con la quale il DNAPL viene spiazzato dall’acqua nei pori precedentemente occupati durante la sua migrazione, ed in parte alla riduzione della dispersione durante la migrazione evidenziata nel corso della sperimentazione. Il moto di filtrazione delle acque, dunque, favorisce sia il processo di drenaggio, durante il quale il DNAPL migrando occupa i pori saturati dall’acqua, che il processo di imbibizione, durante il quale l’acqua ritorna ad invadere i pori precedentemente occupati dal DNAPL. Tali risultati confermano l’importanza delle condizioni idrodinamiche dell’acquifero interessato dalla contaminazione nel determinare i percorsi di migrazione e la disposizione e l’estensione delle sorgenti. I risultati della seconda fase dell’attività sperimentale mostrano l’influenza del moto di filtrazione delle acque sui processi di trasferimento di massa e sul grado di riduzione delle sorgenti. Tali aspetti risultano fondamentali per determinare l’efficacia e l’efficienza di interventi di bonifica basati sul trattamento localizzato delle sorgenti e sul contenimento del plume di fase disciolta. Il processo di trasferimento di massa e le modalità di riduzione delle sorgenti, in presenza di elevate velocità di filtrazione delle acque, risultano controllati in misura maggiore dalla presenza del flusso idrico. In condizioni di filtrazione prossime a quelle che si verificano negli acquiferi naturali, invece, è l’architettura delle sorgenti che influenza maggiormente il trasporto di massa e la riduzione delle sorgenti. L’attività sperimentale condotta per valutare il comportamento della fase separata, congiuntamente a quella avviata per lo studio della fase disciolta, rappresenta dunque un passo fondamentale per un successivo studio, dai risvolti più applicativi, sulle metodologie per il trattamento di sorgenti di contaminazione persistenti quali i DNAPL.
Soil and groundwater contamination due to release and transport of organic compounds characterized by a density higher than water and a low water solubility (currently referred to as DNAPL, Dense Non Aqueous Phase Liquid), represents a diffuse environmental problem, due to their large use in industrial or commercial processes. Characterization and remediation of sites contaminated by these compounds is critical and difficult as a consequence of their peculiar physical-chemical properties. In fact, due to their limited but environmentally significant aqueous solubility, spills of these compounds typically result in the formation and migration of an organic separate phase that is denser than water and can move for significant distances in the subsurface, contaminating large volumes of the subsurface environment. When introduced into the subsurface, gravity causes the DNAPL to migrate downward through the unsaturated and saturated zone as a distinct liquid. This vertical migration is also accompanied to some extent by lateral spreading due to the effect of capillary forces and to medium spatial variability. When an amount of DNAPL reaches the water table, if it has sufficient energy, being denser than water, the free phase keeps on moving mainly downward for gravity while a dissolved phase begins to move down-gradient generating a contaminant plume where the different DNAPL constituents will be dissolved at different concentration depending on their specific water solubility. The resulting DNAPL distribution is characterized by zones of entrapment at low saturation (residual, ganglia and blobs) and high saturation (pools at permeability barriers and macro-scale entrapment zones resulting from capillary barriers). Entrapped DNAPL dissolves slowly into flowing groundwater and acts as a long-term source of contamination. The contamination scenario described above makes any remediation attempt very difficult. In site characterization, in order to select the most feasible remediation technique and to estimate the required remediation time, identification of the source position and amount is then required. A comprehensive investigation of such aspects is still lacking; some attempts have been proposed to apply the laws of multiphase and multi-component transport in order to develop specific simulators. In any case, their predictive capability and the suitability of the various assumption embodied in them, need to be evaluated versus controlled laboratory experiments. Several experimental studies have been reported in literature but there are only a few reports of NAPL source migration in comparison with those of solute transport. Tests for DNAPL remediation by using a surfactant, co-solvents or PRB have been performed. Furthermore among the NAPL-related reports, more experimental investigations have been carried out on LNAPL migration, rather than on DNAPL migration. Migration and dissolution processes have been studied at lab scale in one dimensional column. Just some two-dimensional tank tests for measuring NAPL migration in heterogeneous ground system and for studying the effect of groundwater flow on NAPL behaviour have been performed. The aim of this study is then to enhance the knowledge on DNAPL transport in porous media by means of : 1. Theoretical aspects about DNAPL migration; 2. Experimental procedure to study DNAPL migration in porous media; 3. Experimental tests in 2-D apparatus; 4. Numerical simulations. The basis for an experimental procedure have been defined and materials and methods to investigate DNAPLs behaviour in the subsurface, during experimental procedures, have been optimized. An image analysis procedure has been developed and applied to reproduce dynamic DNAPL saturation profiles during the infiltration process. In particular, the saturation measure allows to highlight the morphology of the preferential flow paths influencing DNAPLs fate. For a quantitative analysis of the characteristics of the overall flow, measures should be fast, accurate and if possible non-intrusive. All these features are specific to those techniques that use optical properties of the media as well as the image analysis methods. The image analysis represents a non-invasive and cost-effective procedure to reproduce the saturation profile under dynamic condition. Generally, the non-intrusive or non-destructive methods used to measure fluid saturation, such as gamma ray, or conventional X-ray attenuation techniques, do not allow the acquisition of dynamic fluid saturation distribution in the entire flow domain at one time. Because of practical limitations on source intensity, long counting times are needed and only one point can be measured at one time. This contrasts with the need to obtain data useful not only for the study of DNAPL behaviour in soil, but also to validate models. For these reasons the image analysis methods are valuable alternative tools in measuring transient phenomena in the entire flow domain at one time. Various parameter, linked to reflected light intensity which can be correlated to fluid saturation are reported in literature. The image procedure presented in this paper is based on reflected light intensity. The method was applied to two-phase flow in 2D experiments and allows continuous, quantitative and dynamic full field mapping of DNAPL saturation during infiltration and redistribution processes. The suitability of this method has been validated by means of a mass balance calculation of the infiltrated DNAPL amount. Materials and compounds usable in laboratory activities have been chosen and a 2-D apparatus able to simulate different hydraulic condition has been realized. The experimental activity was divided into two distinct phases. In the first phase the process of DNAPL migration has been analyzed, in the second mass transfer according to the morphology of the sources zones. In the first stage the experiments were performed using different hydraulic conditions, in order to assess the effects of stratification and the groundwater flow on the characteristics of the migration process (DNAPL infiltration and redistribution) and the behavior of sources zones. By means of performed experiments important information were obtained. The migration and redistribution processes, the infiltration and migration velocity, the characteristics of migration body, the saturation profiles and the amount of contaminated soil have been calculated for different hydraulic gradients. In the second phase two experiments with different values of water flow velocity was conducted in order to study the dissolution process under controlled conditions in a homogeneous porous medium. The influence of groundwater flow and the architecture of the sources (form and dimensions) on the processes of mass transfer have been evaluated. These experiments represent a first step towards understanding the processes of dissolution of DNAPLs, and represent therefore a starting point for future developments of the research. The obtained information provide useful data, not only for a better understanding of the behavior of DNAPLs in the soil, but also to validate the equations currently used in the study of multiphase flow, in addition, to calibrate the models commonly used. Numerical simulation with MOFAT have been carried out to obtain useful information about operative conditions, as well as the best configuration of the experimental tests, the best sampling points location, the contaminants amount and the conditions of the release, and finally the characteristics of the medium and the hydraulic conditions. Subsequently, on the basis of experimental results obtained, further numerical simulations have been developed, using the model TMVOC, in order to properly calibrate the parameters of interest and to reproduce the observed migration process. This activity was conducted in collaboration with the Christian Albrechts University in Kiel, in the European research project Model Probe. The first experimental results shown the influence of hydraulic gradient on separate phase migration. The hydraulic gradient, even if in this case accompanied to a high permeable medium, promotes the infiltration process, increasing the infiltration rate, it hampers a deviation with respect to the expected vertical direction of the motion. This shift is not revealed by the hand of some common models of multiphase transport. The displacement occurred to the barycentre of the DNAPL mass may lead to significant error in the location of sources, in the case of high gradients and high aquifer thicknesses and in the evaluation of the effects of water supply or pump and treat activities or other remediation strategy based on an increasing of water circulation. The results obtained showed the formation of residual DNAPL zones and influence of water flow on sources and contaminated soil amounts. The hydraulic gradient promotes, not only the redistribution process, but it also reduces pooled and residual DNAPL. This circumstance brings to a reduction of contaminated soil volume in presence of water motion. This effect is due to the easier penetration of water in the pores previously occupied by the DNAPL during its migration, but also it is due to the reduction of DNAPL spread with the hydraulic gradient increasing. The water motion, therefore, promotes both the drainage process, during which the DNAPL migrating occupies the pores saturated by water, and the imbibition process, during which the water returns to invade the pores previously occupied by DNAPL. These results confirm the importance of hydrodynamic conditions in determining the routes of migration and source morphology and the extension. The results of the second phase of the research shown the influence of water filtration on the mass transfer and the degree of sources reduction. These issues are critical to determine the effectiveness and efficiency of remediation activities based on the treatment of localized sources or plume containment. The mass transfer and the rate of sources reduction in presence of high-water flow velocities, are controlled by the presence of water flow. In terms of filtering close to those occurring in natural aquifers, however, is the sources architecture that most influence the mass transport and the sources reduction. The experimental work conducted to evaluate the behavior of the separated phase, together with those opened for the study of the dissolved phase, is therefore a fundamental step for a subsequent study on methodologies for the treatment of persistent sources of contamination such as DNAPL.
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Books on the topic "Contaminazione suoli"

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Sconfinamenti: Viaggio attraverso le contaminazioni di immagini e suoni. Milano: Biblion edizioni, 2018.

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