Academic literature on the topic 'Conservazione urbana'

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Journal articles on the topic "Conservazione urbana"

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Zanlungo, Claudia. "Paesaggi urbani sull'Elba. la ricostruzione di Magdeburgo e Dresda." STORIA URBANA, no. 129 (April 2011): 87–119. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-129004.

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Abstract:
Le cittŕ di Dresda e Magdeburgo, insieme a poche altre, rappresentano casi eccezionali in cui, nella ricostruzione postbellica, la Repubblica democratica non mise in scena il suo rifiuto della storia. Probabilmente, per via della fama acquisita nel tempo, di cittŕ caratterizzate dalle atmosfere affascinanti dei loro paesaggi urbani, gli sforzi, nei due casi, furono rivolti alla conservazione e la ricostruzione degli "accenti architettonici" e delle "dominanti urbane" storiche, con lo scopo di restituire a queste cittŕ il loromonumentale di valore nazionale e con l'intenzione di includervi, in maniera armoniosa sia da un punto di vista urbanistico che sociale, le nuove costruzioni secondo le piů moderne concezioni di sviluppo della cittŕ, della nazione e della societŕ socialiste. Nei due casi, dunque, lungi dal risolversi con un completo rinnovamento urbano, la ricostruzione rimase legata al ricordo dell'immagine urbana storica e all'effetto che i monumenti, come testimonianze del passato e spesso come simboli urbani, potevano avere sullofuturo, quasi a volere ricostruire con essi non solo la forma ma anche l'identitŕ e ildella cittŕ.
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Von Preuschen, Henriette. "Ideologia e conservazione dei beni culturali: le chiese distrutte dalla guerra nella Repubblica democratica tedesca." STORIA URBANA, no. 129 (April 2011): 121–54. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-129005.

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Abstract:
Dopo il secondo conflitto bellico e fino al crollo del muro di Berlino, nella repubblica democratica tedesca la ricostruzione delle chiese distrutte durante la guerra, luoghi carichi di memorie storiche e religiose, ben lungi dal porsi come un problema culturale si rivelň sostanzialmente come fatto politico. La scelta se ricostruire o meno gli edifici bombardati era infatti legata alla potenzialitŕ che quel determinato edificio potesse o no rinvigorire l'ideologia socialista e giovare all'immagine che il regime voleva dare di sé. In linea generale, il governo tendeva a far saltare i resti delle chiese con esplosivo, minando metaforicamente le fondamenta del messaggio religioso, ma anche simbolico e artistico, che esse custodivano. La ricostruzione era ammessa solo in quei casi in cui l'edificio potesse in qualche modo partecipare all'immagine urbana che del socialismo si voleva divulgare anche al di fuori dei confini statali. In questi casi, tuttavia, il processo di riedificazione era sottratto agli organismi religiosi e gestito interamente dallo stato, che in qualche modo si impegnava a trasmettere un messaggio antireligioso. Altre volte, come nel caso delladi Dresda, furono proprio le rovine a veicolare un messaggio politico ben preciso, in questo caso una condanna dell'imperialismo americano.
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Pane, Andrea. "Da vecchie città a centri storici: il contributo di Luigi Piccinato alla conservazione urbana tra ricostruzione e primo boom economico." STORIA URBANA, no. 156 (June 2018): 97–123. http://dx.doi.org/10.3280/su2017-156004.

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Hayakawa Casas, José. "Lorenzo Jurina." Devenir - Revista de estudios sobre patrimonio edificado 7, no. 14 (October 31, 2020): 173–81. http://dx.doi.org/10.21754/devenir.v7i14.1043.

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Abstract:
Lorenzo Jurina, ingeniero civil por el Politécnico de Milán, es profesor asociado de asignaturas sobre Ingeniería Estructural y especialmente del curso “Problemas estructurales en edificios históricos y monumentales” en la Facultad de Arquitectura, Planificación Urbana, Construcción e Ingeniería del Politécnico de Milán desde 1983. Asimismo, es profesor de consolidación de edificios históricos en la Escuela de Posgrado de Patrimonio arquitectónico y Paisaje y en el Doctorado de Conservación de Patrimonio arquitectónico. También es profesor visitante de la Facultad de Ingeniería de la Universidad de Piura (Piura, Perú). Es miembro fundador de AIF, ATE, CIAS y del comité científico de las revistas Recupero e Conservazione, De Lettera Ed., e Ingenio magazine. Destaca su labor como Consultor del Ministerio Italiano de Bienes Culturales, de la UNESCO, de FAI, de World Monuments Fund, Katolikos of Armenia y de varias entidades regionales y obispados en Italia, Armenia y Chile. Es miembro del equipo del Colegio de Ingenieros y Arquitectos de Milán además de As. Icomos-Perú. Su experiencia profesional es vasta y ha desarrollado métodos innovadores en el diagnóstico, el diseño y la consolidación estructural resultando autor de mas de 200 publicaciones y conferencista en congresos nacionales e internacionales sobre estos temas.
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Corritore, Renzo P. "Horrea. Un'istituzione che «va e viene» nella politica annonaria delle cittŕ di antico regime." STORIA URBANA, no. 134 (June 2012): 11–29. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-134002.

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Abstract:
Approvvigionamento - Conservazione e distribuzione dei grani - Mercato - Storia urbana - Cittŕ italiane, secc. XIII-XVIII Quanto sia diffuso e quale natura abbia - innanzi agli interessi privati soprattutto - il Magazzino pubblico dei grani nelle cittŕ dell'Italia centro settentrionale nei secoli XIII-XVIII sono aspetti sufficienti a porre in discussione alcuni capisaldi della concezione tradizionale dell'Annona. In cittŕ la formazione di stock alimentari eccedenti il fabbisogno dei consumatori č di fatto un miraggio. Granai, magazzini, solai, strutture specializzate per il ricovero delle derrate sono un bene raro. La distribuzione del raccolto č ineguale, la struttura delle scorte fra i particolari ancor piů sperequata. Anche laddove si manifesta la volontŕ del ceto di governo o dell'autoritŕ di istituire un Magazzino municipale (o statale) non si esce da una forzata sussidiarietŕ - per la carenza degli spazi di ricovero - fra strutture pubbliche e granai privati. L'istituzione di un Magazzino pubblico dei grani a carattere permanente č quindi piů l'eccezione che la regola nelle cittŕ di antico regime. Qualora invece lo si faccia, si tratta di un'istituzione transitoria (da economia di guerra) oppure tende ad assumere il ruolo di fondamentale leva economica alla quale il ceto dirigente affida il compito di stabilizzare i prezzi di mercato anche nelle fasi di sovrapproduzione.
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Picard, Michelle, and Yves Alavo. "La biodiversitŕ nella cittŕ di Montreal." TERRITORIO, no. 58 (September 2011): 49–53. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058007.

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Abstract:
La cittŕ di Montreal continua a giocare un ruolo preponderante in materia di sviluppo e di pianificazione della biodiversitŕ, sia alla scala locale che internazionale. Il Settore di Coordinamento della Biodiversitŕ della Cittŕ di Montreal, promuove azioni di diffusione e di integrazione tra le politiche settoriali, della natura in cittŕ, dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile. La cittŕ porta avanti modelli di pianificazione della biodiversitŕ e della loro interessante trasversalitŕ nei diversi livelli operativi e amministrativi, presi come esempi da altre realtŕ urbane canadesi e internazionali. Gli strumenti urbanistici municipali mirano alla prevenzione, educazione, conservazione e concertazione, grazie alla ricerca scientifica, alla gestione ecologica dei grandi parchi, alla preservazione degli ecosistemi urbani e alla salvaguardia delle specie rare.
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Bellini, Amedeo. "A proposito di alcuni equivoci sulla conservazione." TERRITORIO, no. 55 (January 2011): 19–22. http://dx.doi.org/10.3280/tr2010-055004.

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Girelli, Stefania. "Demolizione, riuso e conservazione delle fortificazioni di Brescia (1802-1927)." STORIA URBANA, no. 136 (March 2013): 69–122. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-136003.

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Abstract:
Il saggio ripercorre il processo di erosione della cerchia muraria di Brescia che, tra il 1802 e il 1927, portň progressivamente al suo pressoché totale smantellamento. La dinamica di tale processo, dalle istanze di demolizione alle modalitŕ del riuso delle aree cosě derivate, viene ripercorsa analizzando l'evoluzione della cittŕ dal punto di vista economico e sociale che, unitamente alla perdita delle funzioni fisiche e simboliche del sistema difensivo, trasformň la cinta muraria in una barriera all'ampliamento urbano.
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Gibelli, Gioia, and Riccardo Santolini. "Reti ecologiche e governo del territorio." TERRITORIO, no. 58 (September 2011): 61–74. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058009.

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Abstract:
Alla luce delle emergenze climatiche ed economiche, che spingono a riempire di contenuti concreti i concetti di sostenibilitŕ all'interno degli strumenti di pianificazione, si č attivata una profonda riflessione che ha portato a considerare la biodiversitŕ come un obiettivo da perseguire in quanto dimensione primaria dei sistemi naturali ma con funzione prioritaria di conservare un capitale naturale di qualitŕ, il cui ruolo č quello di garantire la durabilitŕ dei processi e la conservazione delle risorse per le generazioni future e di erogare una serie di servizi ecosistemici alle generazioni presenti. Il progetto di rete ecologica ligure (Rel) rappresenta, allo stato attuale delle conoscenze, i luoghi dove il capitale naturale č allocato. I Ptcp di nuova generazione vedranno le province impegnate nella ridefinizione dello scenario strategico di valorizzazione e conservazione del capitale naturale e nell'acquisizione e eventuale maggiore definizione delle cause di vulnerabilitŕ del sistema paesistico-ambientale.
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Isola, Federica, Sabrina Lai, and Federica Leone. "Efficienza energetica e pianificazione dei centri storici: alcune esperienze dalla regione Sardegna." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 131 (November 2021): 118–42. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-131-s1006.

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Abstract:
I Piani particolareggiati hanno assunto importanza chiave per la tutela dei caratteri tradizionali dei centri storici, ulteriormente rafforzata dall'entrata in vigore del Piano paesaggistico regionale, orientato al mantenimento di edifici e tessuti storici. Questo contributo analizza il rapporto tra conservazione dei caratteri tradizionali dei centri storici e valorizzazione del loro capitale territoriale in termini di adeguamento alle esigenze contemporanee, con riferimento alle questioni energetiche.
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Dissertations / Theses on the topic "Conservazione urbana"

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USAI, ALESSIA. "La città creativa.Politiche culturali e riqualificazione urbana tra conservazione e sviluppo." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2015. http://hdl.handle.net/11584/266848.

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Abstract:
In the last two decades territorial competitiveness has profoundly changed the objectives of government intervention in the field of culture. No longer seen as a tool of social integration, Culture is now considered a tool for the economic revitalization of the city, especially in relation to chronic deficit of public finances. This depends mainly on the fact that the cultural heritage, as a scarce and irreproducible resource, is now the only economic good capable of competing on the global market, conquering niches in the "new new economy" and, at the same time, ensuring new forms of development, sustainable and able to unleashing positive processes at the micro-scale. Scientific literature on protection, conservation, enhancement and management of Cultural and Environmental Heritage, gives reason for these large-scale dynamics, exhorting to a general renovation of the sector. Researches carried out in order to respond to this instance often aim to the identification of physical, economic and human resources already present in a given region in the attempt to create a 'local cultural chain' functional and working. In Italy, the reference model for networking is Third Italy's industrial district, whose success is due to the close correlation between production, territory and local knowledge. The application of industrial district's organizational principles to cultural and environmental heritage has given rise to the 'advanced cultural district', now also applied to the more technical aspects of conservation, as demonstrated by the Regional Technology Districts for Cultural Heritage and Activities of Lazio and Tuscany. The identification of physical, economic and human resources already present in a region and necessary for the cultural district operation is, as in the industrial field, based on the analysis of cultural and creative clusters, i.e. the measure of the geographic concentration of businesses, suppliers, and institutions networks which operate in the fields of culture and creativity. The analyses developed in Anglo-Saxon countries in relation to the theme of the creative city, have had a wide spread, especially thanks to the works of Charles Landry and Richard Florida where creativity and culture are read as the principal agents of the economic transformation processes and, in some cases, as the ideal solution to all the contradictions and issues of urban. This, however, leads to a reductive and distorted view of the two concepts which, in their original meaning, have instead strong implications from ethical and civic point of view, so much important as to suggest possible links with the theme of the common goods and the historic urban landscape (as palimpsest of human-nature interactions in a given geographical area). The PhD thesis, entitled “The creative city. Cultural policies and urban regeneration between conservation and development”, focused on these relationships between creative city principles and landscape approach outlined by the European Landscape Convention in order to identify best practices for the development of innovative cultural policies and new urban regeneration tools. The research is characterized by a cross-cutting approach to cultural heritage which involves conservation technologies, cultural planning, urban studies and creative economy. In particular, the thesis faces and deepens many questions related to creative city and cultural districts in Italy leading to a theoretical model for the design of advanced cultural districts, consisting of: a benchmark methodology which explains, step by step, how to built an advanced cultural district, i.e. a district focused on cultural heritage, based on urban policies inspired to “creative city” theories and included in landscape planning framework; a "toolbox" of spatial, economic and social analysis and indicators that can be used to build the necessary knowledge on the future district’s territory as to draw a feasibility study. Finally, having Sardinia region as reference, the thesis offers a picture of programs and plans to which the methodology and toolbox can be applied, outlining potential impacts of the proposed theoretical model within regional programming and landscape planning.
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CARPI, PAOLO. "Demolizioni. Fare spazio alla città nuova." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2019. http://hdl.handle.net/11567/943984.

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Abstract:
OGGETTO DELLA RICERCA La città, intesa come manufatto, ovvero come “cosa umana per eccellenza” (Lévi-Strauss), è lo sfondo su cui questa ricerca mette a fuoco, in primo piano, uno strumento particolare per trasformarla: la demolizione. La storia dell’evoluzione delle città (di tutte le città) non è altro che la storia del conflitto tra l’inerzia della città stessa in quanto luogo dei significati consolidati e la volontà degli uomini di trasformarla nel luogo dei significati possibili. Questa tesi si occupa di progetti di demolizioni: progetti architettonici per la soluzione positiva di quel conflitto nella città. OBIETTIVI Obiettivo della ricerca è mostrare come, spostando l’attenzione da ciò che viene demolito a ciò che non viene demolito, sia possibile intendere la demolizione come uno strumento costruttivo, volto alla conservazione della città nel suo complesso. Questa prospettiva è, contemporaneamente, più pertinente alla città e più promettente per la città. Allora, la demolizione potrà apparire come uno strumento utile anche per la trasformazione delle città contemporanee. METODOLOGIA Nella prima parte della tesi vengono individuate le caratteristiche proprie della demolizione. Esse emergono dallo studio della trasformazione di Parigi, sognata e faticosamente realizzata tra il 1789 e il 1889. In particolare, viene messo a fuoco lo spazio delle demolizioni: lo spazio in cui si materializzarono le forze politiche, sociali ed economiche in atto in quel periodo; lo spazio che fu usato per costruire la città moderna/capitalista a partire da una città medievale/feudale. I casi analizzati nella seconda parte della tesi (dalla Roma di Sisto V alla Barcellona di Bohigas) mostrano, più in generale, come sia stato possibile usare le demolizioni per trasformare le città esistenti in altre città. Da un lato, la demolizione si rivela come il detonatore che fa esplodere, in tutti i sensi, il rapporto tra un manufatto (statua, edificio o città) e il suo significato consolidato; dall’altro, il disegno dello spazio delle demolizioni si rivela come lo strumento per progettare il suo nuovo significato. CONCLUSIONI Lo spazio delle demolizioni è una forma negativa, frutto di una sottrazione di volume. In quanto negativo, quello spazio ha un rapporto con la forma positiva, che giace sia dentro al suo perimetro (i pezzi della città nuova che lì vengono costruiti), sia fuori dal suo perimetro (i pezzi superstiti della città vecchia). Lo spazio delle demolizioni è aperto nella città vecchia per fare spazio alla nuova. Attraverso il suo disegno, è possibile stabilire una relazione precisa tra le due città. Per questo, le demolizioni sono lette come atti di architettura; in questo senso, se osservate dal punto di vista della città, esse sono atti positivi. Se “l'architettura è la volontà di un'epoca, tradotta in spazio” (Mies), la demolizione è uno strumento per aprire quello spazio nella città.
SUBJECT The city, as an artifact, as “the human invention par excellence” (Lévi-Strauss), is the background upon which this research wants to focus, in the foreground, on a specific instrument for its transformation: the demolition. The history of the evolution of the city (of any city) is the history of the conflict between the inertia of the city as the place of consolidated meanings and the will of the humans to transform it into the place of new possible meanings. This research is about projects of demolitions: architectural projects for the positive solution of that conflict within the city. PURPOSE The research wants to show how, moving the attention from what is demolished to what is not, it is possible to see demolition as a constructive instrument to preserve the city as a whole. This perspective is at the same time more pertinent and more promising for the city. Therefore, demolition could stand out as a useful tool to transform contemporary cities. METODOLOGY The first part of the thesis focuses on the distinguishing features of the demolition, emerging from the analysis of Paris transformation, dreamed and laboriously realized between 1789 and 1889. In particular, attention is focused on the space of the demolitions: the space where conflict between political, social and economical forces took place; the space used to build the modern/bourgeoise city starting from a medieval/feudal city. The cases analyzed in the second part of the thesis (from Sixtus V’s Rome to Bohigas’ Barcelona) show how demolitions have been used in order to transform the existing cities into other cities. On the one hand, demolition is revealed as the trigger that makes the relations between artifacts (monuments, buildings or cities) and their own consolidated meaning explode; on the other hand, the design of the space of the demolitions is revealed as the instrument to project their new meaning. CONCLUSIONS The space of demolitions has a negative form, since it is the result of a subtraction of volume. As negative, that space has a close relationship with the positive form lying inside it (the parts of the new city) and outside it (the surviving parts). The space of demolition is opened inside the old city to make room to the new city. The relationship between the two cities is defined through its design. For this reason, demolitions are acts of architecture; for this reason, from the point of view of the city, demolitions are positive acts. If “architecture is the will of the epoch translated into space” (Mies), demolition is a tool to open that space in the city.
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Milano, Egle <1996&gt. "La rinascita delle rovine urbane di Beirut: conservazione e valorizzazione del patrimonio urbano in Libano." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17640.

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Abstract:
La presente tesi si prefigge l'obiettivo di indagare il ruolo delle rovine urbane nel contesto post-bellico della città di Beirut e del Libano in generale, dimostrando attraverso quali modalità edifici storici in disuso possano essere recuperati e riutilizzati. La ricerca vuole inoltre illustrare l'importanza del valore del patrimonio storico urbano in relazione alla questione della memoria collettiva di una comunità. Il lavoro di ricerca fornisce un contesto storico e normativo circa la questione del patrimonio urbano e relativa conservazione a seguito della ricostruzione post-bellica della città di Beirut. Viene offerta una panoramica riguardante l'attivismo della società civile e le organizzazioni a difesa del patrimonio. Vengono in seguito presentati quattro casi specifici di ripristino di edifici abbandonati: da un lato Beit Beirut e il Grand Hotel Casino Ain Sofar, trasformati in luoghi di cultura e socialità a partire da iniziative private; dall'altro lato l'Egg ed il Grand Théâtre, ritornati in funzione grazie a processi spontanei di occupazione nel contesto delle manifestazioni libanesi di ottobre 2019. Il risultato della ricerca, attraverso l'esposizione delle modalità di riabilitazione degli edifici storici trattati, dimostra dunque la possibilità del recupero e adattamento del patrimonio urbano di Beirut e del Libano in generale. Il patrimonio urbano riveste infatti una particolare importanza in quanto rappresenta il passato storico e l'identità di una città e della comunità che la vive.
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Soldati, Luca. "Membrane adattive in ambito urbano e storico: il progetto per la copertura della Rocca Brancaleone di Ravenna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Questa tesi rappresenta al contempo una ricerca nell’ambito delle tensostrutture a membrana adattive e un esempio d’applicazione di tale studio al progetto di una copertura sperimentale in un contesto urbano di particolare valore storico-architettonico. Lo studio è partito dal concetto di struttura leggera, inoltrandosi nel campo delle tensostrutture, per giungere al tema specifico, ovvero quello delle tensostrutture a membrana ed in particolare di quelle mobili. Tale settore è oggetto di ricerca sia nel campo dell’ingegneria che in quello dell’architettura, essendo questo tipo di struttura la nitida rappresentazione del concetto del legame forma-funzione nelle costruzioni. L’indagine ha raccolto informazioni di carattere teorico e tecnico e ha anche individuato alcuni tra i più significativi casi applicativi nel mondo. La ricerca è stata la base per il successivo progetto – a livello definitivo – di una membrana adattiva che servisse da copertura per la Rocca Brancaleone di Ravenna, una struttura bellica quattrocentesca di notevole pregio, che oggi ospita nella propria corte interna spettacoli e concerti in strutture temporanee, non protette dal sole e dalla pioggia. Il tema è molto attuale perché riguarda una esigenza concreta; da tempo la proposta di una copertura poco invasiva a protezione degli eventi nella rocca è oggetto di interesse da parte dell’amministrazione pubblica locale e della Soprintendenza.
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Basaglia, Andrea. "Recupero e valorizzazione del borgo di San Giovanni Lipioni. Proposta per un Manuale del Recupero del centro urbano ed applicazione su un caso di studio." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Nel corso degli anni la disciplina del recupero ha subito profonde modifiche dovute ai progressi compiti dalla ricerca, all’esperienza maturata sul campo e al susseguirsi di normative differenti in termini di sicurezza degli edifici. Ad oggi il parco di soluzioni tecniche attuabili risulta piuttosto vasto tanto che può risultare complesso scegliere quale intervento eseguire su un determinato edificio. Questa tesi affronta l’argomento cercando di trovare la giusta soluzione da applicare rispetto ad una determinata situazione iniziale in termini di efficienza strutturale, contemporaneamente si cerca di aiutare a porre un rimedio allo spopolamento dei piccoli borghi di cui è costellato il nostro paese, promuovendo l’investimento sul territorio per mezzo del recupero e della valorizzazione del patrimonio; in particolare si occupa della situazione di San Giovanni Lipioni un comune chietese. A partire da una analisi approfondita di un edificio, preso come caso di studio, che ha compreso rilievi sul campo, restituzioni grafiche dello stato attuale e le verifiche numeriche sugli elementi per meglio rendersi conto della situazione; si è arrivati a redigere un progetto architettonico e strutturale di intervento sul fabbricato, che fosse il più possibile aderente ad un progetto realmente applicabile, corredato da analisi numeriche statiche, dinamiche, verifiche in campo energetico e dalla redazione del relativo computo metrico, al fine di fornire una precisa indicazione di quelle che possono essere le lavorazioni da eseguire su un fabbricato in muratura di pietra disordinata e il relativo costo, tenendo conto anche degli attuali incentivi previsti dalla normativa. Questo lavoro si inserisce poi, all’interno di ambizioni ben più ampie, riguardanti la realizzazione di un manuale del recupero, specifico per il caso di San Giovanni Lipioni, il quale possa fornire uno strumento pratico di intervento per chi si dovesse trovare ad affrontare tematiche di questo genere sul territorio.
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De, Luca Manuel. "I sistemi insediativi di alto promontorio: L'aggregato urbano di Castel d'Alfero analisi dello stato di conservazione, rilievo dei cinematismi in atto, progetto di restauro e riuso." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8920/.

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Abstract:
La tesi affronta tematiche relative al rilievo di un aggregato edilizio, all'analisi della consistenza e dei quadri fessurativi, ai criteri di lettura dei cinematismi e alle procedure di consolidamento. Vengono, inoltre, proposte strategie di progetto, finalizzate al riuso e all'auto-mantenimento sostenibile del medesimo sistema architettonico attraverso sequenze logiche e concatenate di decisioni operative, sulla base di esigenze, criticità e requisiti emersi.
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Musci, Ilaria. "Potenzialità di utilizzo di strutture urbane marine per la conservazione di specie minacciate: uno studio sperimentale sulle strutture di difesa costiera lungo le coste del Nord Adriatico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1437/.

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Abstract:
La proliferazione di strutture di difesa costiere ha determinato un interesse crescente circa l’ecologia di questi ambienti artificiali. Ricerche precedenti svolte lungo le coste del Nord Adriatico avevano evidenziato che mentre i substrati naturali in questa regione sono abbondantemente colonizzati da specie algali, i substrati artificiali tendono ad essere quantitativamente poveri di specie algali e dominati da specie di invertebrati. La seguente tesi ha analizzato l’ipotesi che tali differenze nella crescita di alghe tra habitat naturali ed artificiali potessero essere legate ad una iversa pressione da parte di organismi erbivori. Il lavoro si è focalizzato sulla specie Cystoseira barbata che è naturalmente presente nella regione di studio, ma che negli ultimi 70 anni ha subito una significativa regressione. Si volevano pertanto analizzare i fattori che possono favorire o inibire la crescita di Cystoseira su strutture artificiali di difesa costiera, al fine di poter valutare la possibilità di utilizzare questi substrati artificiali come mezzo per la conservazione di questa specie. I principali obiettivi del lavoro erano: 1. individuare e caratterizzare le potenziali specie erbivore presenti nei siti di studio che potessero limitare la crescita di C. barbata 2. analizzare se ci sono differenze nell’abbondanza di erbivori tra i siti artificiali e quelli naturali. 3. testare se il diverso stadio di sviluppo dell’alga o le modalità di trapianto potessero influenzarne la suscettibilità alla predazione. Mediante esperimenti in campo ho testato gli effetti dell’esclusione di erbivori sulla sopravvivenza e la crescita di Cystoseira barbata. Ho inoltre effettuato test in laboratorio determinare per individuare il potenziale ruolo come erbivori di varie tipologie di organismi, quali anfipodi, paguri e pesci. I risultati confermano l’importanza dell’erbivoria nel determinare il successo dei trapianti e ci dicono che gli erbivori da ricercare superano 1 cm di grandezza. In più, si è osservato che modalità di trapianto che distanzino i talli dal fondo aumentano la sopravvivenza dei talli, mentre non sono state osservate differenze in funzione della taglia dell’alga. Attraverso i test di laboratorio è stato possibile escludere gli Anfipodi come potenziali erbivori mentre Pagurus bernardus ha dimostrato un’effettiva azione di consumo dell’alga. Al contrario, i tests effettuati per approfondire la dieta di alcune specie di blennidi, composta almeno in parte da alghe, non hanno fornito conferme, almeno per il momento. Mediante visual census, si è inoltre escluso il ruolo di grandi erbivori quali ricci e salpe, scarsi nei siti di studio. Il lavoro fino a qui svolto indica, tuttavia, chiaramente che gli ambienti artificiali possono essere influenzati dall’azione di organismi predatori in maniera maggiore rispetto agli ambienti rocciosi circostanti. Questa ipotesi è particolarmente interessante in quanto rappresenterebbe una differenza fondamentale nel funzionamento delle strutture artificiali rispetto agli ambienti rocciosi naturali.
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Costantino, Carlo. "Lo sviluppo dell’edilizia residenziale a Bologna tra le due guerre (1920-1940)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Per comprendere la morfologia urbana di una città risulta imprescindibile lo studio dello sviluppo delle sue periferie storiche a partire dai primi piani urbanistici dell’ottocento: se Bologna nei primi due decenni del novecento può largamente identificarsi con l’area un tempo racchiusa dalle sue mura, è tra il 1920 e il 1940 che, grazie ad uno sviluppo edilizio senza precedenti, prefigura le dimensioni raggiunte negli anni 50’ e 60’. Lo scopo di questa ricerca è duplice: il primo è analizzare, quantitativamente e statisticamente, come avvengono le transizioni, attraverso la catalogazione dei dati del Casellario abitazioni sui circa 4.500 nuovi edifici realizzati in quegli anni: dal punto di vista del linguaggio, passando dagli stili storicistici a un linguaggio nuovo, progenitore dell’architettura del dopoguerra; dal punto di vista delle tecniche costruttive, con la transizione dalla struttura lineare in muratura portante a quella puntuale del telaio in cemento armato; dal punto di vista delle tipologie edilizie, in quanto l’utilizzo del telaio in calcestruzzo armato porta al passaggio, nelle periferie, dalle piccole costruzioni, principalmente a due soli livelli, alle palazzine multipiano, al condominio. Il secondo scopo è capire il processo di formazione ed espansione delle periferie per interpretare e leggere la condizione attuale, spesso difficilmente decodificabile per via dello sviluppo, spesso incontrollato, del secondo dopoguerra. Sul piano del metodo, l’analisi si definisce attraverso un gioco incrociato di verifiche alle diverse scale, urbanistica ed edilizia: analisi urbana, per avere una visione di insieme della città; analisi di quartiere, per capirne la formazione grazie allo studio cronologico ed edilizio/tipologico; analisi del foglio catastale, per lo studio delle tipologie edilizie e per il confronto con lo stato attuale; analisi degli edifici, per capire nel dettaglio come sia cambiata l’immagine delle periferie storiche dal dopoguerra ad oggi.
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AMBROGIO, Keoma. "Definizione dei fattori determinanti il comportamento energetico e delle potenzialità d'intervento nel centro urbano di Ferrara." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2011. http://hdl.handle.net/11392/2389224.

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Abstract:
The research aims to identify a knowledge approach for the preindustrial basic building that is preliminary to the improvement of energy efficiency. Preindustrial basic building refers to existing building resulting from a traditional building process, i.e. preindustrial, constituting the bearing structure of historic centres. The analysis aims to identify the alteration limits of historic and artistic characteristics pertaining to these buildings, in order to improve energy efficiency, from the point of view of mediation between performance issues, according to national and regional laws, and conservation issues, pursued with the restoration of an historical heritage, be it preserved or not. In consideration of the unavoidable preservation of cultural and architectural characteristics, the difficulty of operating on preindustrial building implies the intentional distinction between energy efficiency “improvement” and the “compliance” with the minimum requirements set forth by regulations, from the viewpoint of critical assessment of compatible and actually effective technological solutions, among the ones currently available. In this case, the experimentation of the morphological and typological evaluation of Ferrara building represents the application starting point to develop an evaluation process targeting research objectives. The final outcome is a number of additional and applicative proposals for the current Emilia Romagna regulation on energy efficiency of building. These proposals aim to guide the professional towards the development of improvement projects, in consideration of the distinctive and constituent characteristics of preindustrial basic building. The study represents the first knowledge moment within a wider research process, which is strictly related to the contents and the developments of Marco Zuppiroli Ph.D. dissertation (“Valutazione del fabbisogno di energia termica utile in sistemi aggregati di edilizia pre-industriale di base nel centro urbano di Ferrara”). This Ph.D. dissertation is legitimately the second part of the research. Starting from the methodological assumptions and the final objectives developed during this study, the dissertation provides an in-depth quantitative analysis of the thermal energy demand and the improvement of energy efficiency in preindustrial basic building, through the analytical investigation of the case studies considered and which were analyzed at an urban fabric scale.
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ROMANO, ELISA. "FUTURAFRICA, sperimentare la tradizione nel contemporaneo. Il caso di Mali e Burkina Faso in area subsahariana." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1246861.

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Abstract:
L’architettura Africana presenta da sempre una immensa varietà di colori e forme, forme che riflettono tanto l’articolata storia delle popolazioni locali, quanto il costante adattamento alle diverse condizioni politiche, sociali ed ambientali delle singole regioni, senza trascurare in alcun modo la creatività e l’originalità di ciascuna popolazione. Sebbene in campo architettonico lo sviluppo tecnologico risulti estremamente rapido, costante, immancabile ed imminente, esistono elementi costruttivi tradizionali destinati a non subire modificazioni, o a subirne di minimali. Il valore di tali elementi, rimarcato dalla sopravvivenza al tempo degli stessi, non è da considerarsi positivo unicamente in termini costruttivi, in quanto noto, collaudato e conosciuto, ma rappresenta quel carattere distintivo capace di preservare l’identità di queste culture, rimarcando fortemente il senso di individualità capace di renderle uniche, in un unico termine riconoscibili. La piena forza di tali elementi e metodi costruttivi è rappresentata dalla capacità di saper contestualizzare e radicare nel territorio ogni opera costruita, in un rapporto di piena integrazione con le preesistenze, rappresentando quell’ aspetto che ne influenza in maniera sostanziale l’efficacia, la credibilità, la forza e perfino l’interpretazione. È ciò che potremmo in qualche modo definire il “timbro dell’architettura”. Risultano emblematici le realtà più tribali dell’Africa Subsahariana, nello specifico Mali e Burkina Faso, dove gli elementi tradizionali ed autoctoni, in qualche modo primitivi, trovano ad oggi costante applicazione nelle più contemporanee realizzazioni architettoniche. Storicamente, partendo dagli assunti teorici di Hassan Fathy, ne sono esempio le opere di architetti quali Dibiedo Francis Kèrè, Albert Faus, Mokena Makeka, Kunle Adeyemi, Tsay, LEVS ma anche dell’italiano Fabrizio Carola, in coppia da pochi anni con Paolo Cascone, del gruppo Tam Studio e di Matteo ed Emilio Caravatti. ABSTRACT 15 “Migliorare i luoghi dove abita la mia gente rivisitando la nostra storia e accompagnando il nostro stile di vita, senza scimmiottare quello occidentale” è quanto afferma Mariam Kamara, donna ed architetto originaria del Niger sottolineando fermamente il ruolo politico dell’architettura nel coadiuvare la volontà di riscatto di popolazioni che per anni hanno emulato l’occidente, realizzando opere che “si sono tradotte in architetture realizzate in materiali per noi costosissimi. Perché non tengono conto delle problematiche climatiche ed economiche, perché non tengono conto di chi siamo (con conseguenze tragiche a livello di consumi energetici).” [2] La ricerca intende in tal senso approfondire il rapporto esistente tra l’architettura contemporanea in area Subsahariana e gli elementi costruttivi ed urbanistici archetipici di tale territorio, sottolineando l’efficacia in termini architettonici, economici e sociali di un modello costruttivo fondato sul recupero del vernacolare e degli elementi della tradizione, ed esplorandone, attraverso lo studio delle realizzazioni più contemporanee inquadrabili nell’ambito delle best practices, i limiti e le potenzialità. [1] Architecture for the poor: an experiment in rural Egypt (1973) , Hassan Fathy Fathy, padre dell’architettura africana, ha svolto significative ricerche centrate sulle peculiarità costruttive e sociali degli ambienti rurali, affrontando un riesame sociale e ambientale volto alla rivalutazione dei materiali e delle tipologie tradizionali contrastando la diffusione dell’International style nelle aree considerate. [2] Mariam Kamara, D (11/08/18), 100 donne che cambiano il mondo Mariam Kamara, personalità attivissima nell’area del Niger, ritiene che gli architetti africani dovrebbero smettere di emulare ciò che già esiste in Occidente, guardando alla propria storia e patrimonio con un rinnovato spirito critico, cin il fine di produrre un’architettura in grado di riflettere lo spirito della regione nella quale gli edifici andranno a sorgere.
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Books on the topic "Conservazione urbana"

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1943-, Micali Gianfranco, ed. Pisa dei miracoli: Recupero, conservazione e innovazione urbana. Roma: Donzelli, 2008.

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The sight gallery: Salvaguardia e conservazione della pittura murale urbana contemporanea a Bologna. Bologna: Bononia University Press, 2015.

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Morrica, Lucio. Conservazione integrata del patrimonio architettonico urbano ed ambientale. Napoli: CLEAN, 2009.

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Italy) Convegno "La conservazione dell'autenticità negli interventi sul costruito a Venezia" (2007 Venice. La conservazione dell'autenticità negli interventi sul costruito a Venezia. Roma: Aracne, 2009.

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Enrico, Esposito, and Fusco Girard Luigi, eds. Conservazione e sviluppo: La valutazione nella pianificazione fisica. Milano, Italy: F. Angeli, 1989.

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L'anfiteatro di Lucca nel palinsesto urbano: Studi e indagini per la conservazione. Firenze: DIDA Press, 2016.

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1961-, Monti Giorgio, ed. La conservazione dei centri storici in zona sismica: Un metodo operativo di restauro urbano. Milano: Academia Universa Press, 2010.

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Giannattasio, Caterina. Proposte per Stampace: Idee per un piano di conservazione del quartiere storico cagliaritano. Roma: Gangemi, 2009.

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Gasparoli, Paolo. Crespi d'Adda: Sito Unesco : governare l'evoluzione del sistema edificato tra conservazione e trasformazione. Firenze: Altralinea edizioni, 2015.

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Romeo, Emanuele. Memoria, conservazione, riuso del patrimonio industriale: Il caso studio dell'IPCA di Cirié. Roma: WriteUp Site, 2019.

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Book chapters on the topic "Conservazione urbana"

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Da Gai, Enrico. "Sicurezza e conservazione del patrimonio architettonico e urbano: Macerata." In Close Reading, 222–37. De Gruyter, 2021. http://dx.doi.org/10.1515/9783110752762-024.

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Conference papers on the topic "Conservazione urbana"

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Pugliano, Antonio, Simone Diaz, Elisabetta Moriconi, and Elettra Santucci. "L’antico sistema portuale ostiense: riconoscimento, interpretazione e divulgazione dei processi formativi edilizi e urbani." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7980.

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Abstract:
La presente Relazione descrive l’esito delle ricerche svolte presso il Dipartimento di Architettura dell’Università “Roma Tre”, in sinergia con il MiBAC, Soprintendenza Speciale ai Beni Archeologici, e l’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Roma, circa lo studio storicocritico del sistema portuale ostiense inserito nel perimetro della Riserva Naturale del Litorale Romano. La finalità dello studio, condotto da chi scrive nell’ambito del “Programma di Azioni integrate di Ricerca e Formazione per la conservazione e la valorizzazione dei siti di Ostia e Portus (Dipsa-Mibac-SSBAR)”, è rivolto alla documentazione, a fini di restauro e valorizzazione, di tali importanti contesti materiali. Lo studio condotto, pertanto, si è basato sullo svolgimento di letture critiche delle fonti e del contesto materiale, applicando la metodologia propedeutica alla progettazione del restauro architettonico, e sulla definizione di proposte operative utili alla pratica della manutenzione e del restauro, oltre che alla programmazione degli interventi di valorizzazione. Lo studio è rivolto alla creazione di una sistema informatizzato che consenta, non solo di indagare gli aspetti storici, ma anche di essere utilizzato come strumento per la programmazione della valorizzazione e la gestione della conservazione e del restauro dei siti archeologici.
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Basso, Marzia. "Paesaggi in movimento." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8037.

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Abstract:
Negli ultimi decenni del secolo scorso si è diffusa nel mondo occidentale una nuova coscienza ambientale ed ecologica che, assieme alla rivoluzione tecnologica ed informatica, ha orientato anche la progettazione architettonica ed urbanistica verso una integrazione/ibridazione di elementi naturali, artificiali e tecnologici, con particolare attenzione per gli aspetti della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico, alle varie scale di intervento, dagli edifici “intelligenti” alla rete delle smart cities. Ogni giorno assistiamo alla creazione di ambienti sempre più interconnessi, interattivi e interagenti con gli utenti, flessibili e capaci di scambiare informazioni con il mondo esterno. Siamo ormai in grado di monitorare i nostri contesti di vita come mai fino ad ora era stato possibile, raccogliendo e mettendo a sistema una mole di informazioni senza precedenti. Inoltre le nuove tecnologie in molti casi vengono utilizzate per semplificare e facilitare la comunicazione bidirezionale e in tempo reale fra utenti e gestori dei servizi, tra cittadini ed amministrazioni e, più in generale, fra i vari attori del paesaggio, all’interno di una rete di interconnessioni fisiche ed immateriali sempre più fitta e diversificata. Il progetto ecosostenibile di paesaggio richiede, pertanto, un approccio sistemico e uno sguardo ampio che riesca a far incontrare la tutela e la conservazione con la trasformazione e la rigenerazione, inevitabile quanto vitale per i nostri contesti di vita, passando anche attraverso l’uso di strumenti non convenzionali, impiegati diffusamente sia per uno studio del territorio più rispondente alla complessità delle dinamiche reali, sia per la costruzione di un progetto comune di paesaggio. During the last decades of the 20th century a new environmental and ecological awareness has spread in the western world. Together with the technological and digital revolution, it has also directed the architectural and urban design towards an integration/crossbreeding of natural, artificial and technological elements, giving special attention to the aspects of environmental sustainability and of energy saving at the different levels of intervention, from the “intelligent” buildings to the network of the smart cities. Every day we witness to the creation of spaces that are more and more interconnected, user interactive and interagent, flexible and able to exchange information with the outside world. We are now able to supervise our life contexts as never before by collecting and organizing a huge amount of information without precedent. Furthermore, new technologies are used in many cases to simplify and facilitate bidirectional and real-time communication between users and providers, citizens and administrative offices and, in wider terms, among the various actors of the landscape inside a more and more close and diversified network of physical and immaterial interconnections. The eco-sustainable landscape design requires therefore a systemic approach and an overlook in order to permit the match between safeguard and preservation on one hand and transformation and regeneration on the other. This is as inevitable as it is essential for our life contexts, as well as the use of unconventional tools diffusely employed whether for a territorial study in accordance with the complexity of the actual dynamics or for the construction of a collective project of landscape.
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