Academic literature on the topic 'Concentrazioni bancarie'

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Journal articles on the topic "Concentrazioni bancarie"

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Lacey, Eric F. "The Italian Competition Law Compared with Other OECD Countries’ Competition Laws." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 147–51. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345090.

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Abstract:
Abstract L’ltalia è il penultimo Paese membro dell’OCSE che abbia adottato una legge sulla protezione della concorrenza (adesso solo la Turchia non ha alcuna legge al riguardo).Peraltro, la legislazione vigente nei Paesi OCSE non è del tutto identica. Vi è, per esempio, una notevole differenza tra la legislazione anti-trust degli Stati Uniti, con proibizione (rafforzata da sanzioni penali) della fissazione di prezzi e di ripartizione dei mercati, ed il progetto di legge belga contro l’abuso di potere economico, che da luogo ad un tipo di controllo molto tenue.Per quanto riguarda, in particolare, le norme attinenti alle concentrazioni, l’ltalia è il quindicesimo Paese OCSE ad avere una normativa. Questo significa non soltanto che nove Paesi OCSE devono ancora convincersi dell’utilità del controllo delle concentrazioni, ma che, date le divergenze tra le diverse normative in vigore, sono anche diversi i criteri e le procedure mediante cui possono essere valutate fusioni ed acquisizioni.Si può affermare che l’impostazione della legge italiana, di carattere dichiaratamente proibitivo, quanto ad accordi restrittivi ed abuso di posizione dominante segue l’attuale tendenza dei Paesi OCSE a favore di questo metodo di controllo piuttosto che del metodo del caso per caso, che e ancora vigente nei Paesi nordici, in Irlanda e nel Regno Unito.Per quanto attiene, invece, alle concentrazioni, l’impostazione di carattere proibitivo non si estende normalmente al loro controllo. Molti ordinamenti preferiscono il sistema del «caso per caso» e così fa anche la legge italiana, anche se questa procedura richiede un giusto equilibrio tra l’esigenza di completare in tempi stretti l’indagine, per non danneggiare le imprese interessate, e l’altrettanto legittima esigenza di avere tempo sufficiente per un esame accurato. Su questo ultimo aspetto, i tempi previsti dalla legge italiana sembrano più brevi della media dei Paesi OCSE. In particolare, il periodo di tempo previsto dalla legge italiana perché l’Autorità effettui l’indagine è di quarantacinque giorni, mentre il tempo mediamente previsto nei Paesi OCSE è di tre mesi.Un elemento molto positivo della legge italiana è quello di sottoporre le concentrazioni ad una valutazione di natura strettamente concorrenziale, senza introdurre dementi di natura politica o sociale. Inoltre, in molti Paesi il Governo ha il potere di dire l’ultima parola sull’autorizzazione o meno delle concentrazioni.Bisogna anche notare che, mentre molti Paesi hanno costruito poco per volta la loro legislazione concorrenziale, partendo dagli accordi orizzontali per poi estendere il controllo all’abuso del potere di mercato e giungendo quindi al controllo delle concentrazioni, la legge italiana include tutti e tre questi tipi di restrizioni della concorrenza. Essa riguarda, inoltre, sia il mercato dei beni che quello dei servizi.La legge italiana si applicherà sia alle imprese private che a quelle pubbliche, con l’eccezione dei monopoli pubblici. Per quanto riguarda le banche e le assicurazioni, la legge italiana riserva ad essi un trattamento analogo a quello di altre leggi della concorrenza, anche se adesso sembra emergere la tendenza a restringere le esenzioni dalle leggi sulla concorrenza di cui godono questi settori.L’Autorità italiana per l’applicazione della legislazione concorrenziale ha ampi poteri di investigazione, di decisione e anche di sanzione, attraverso la comminazione di multe, nonche importanti funzioni consultive. In altri ordinamenti vi è una distinzione tra gli organi che nelle diverse fasi applicano la legislazione della concorrenza. La legge italiana, dato che l’Autorità è responsabile delle varie fasi, potrà essere applicata più facilmente, anche se si potrebbe rilevare che la distinzione tra funzioni istruttorie e funzioni decisionali dà maggiori garanzie (in ogni caso, le parti hanno comunque diritto di ricorrere contro le decisioni dell’Autorità).L’applicazione di sanzioni, che è un aspetto essenziale del sistema di controllo, è modellata nella legge italiana sulla base della normativa CEE e sembra adeguata.Per quanto riguarda il particolare trattamento riservato alle istituzioni finanziarie, sebbene in diversi Paesi vi siano norme speciali nei riguardi delle concentrazioni bancarie (con approvazione da parte delle autorità bancarie, in sostituzione delle autorità che si occupano della concorrenza o in aggiunta all’approvazione di queste ultime), non si riscontra in altri ordinamenti una norma come quella secondo cui anche l’acquisizione di una quota del cinque per cento del capitale debba essere sottoposta ad autorizzazione. Soltanto l’Olanda, forse, ha una regola analoga, mentre l’Australia ha una regola che stabilisce un limite generale del quindici per cento per un solo investitore.Nel complesso, la legge italiana per la concorrenza sembra fornire una buona base per una efficiente politica della concorrenza. Evidentemente, tutto dipenderà dal modo in cui l’Autorità assicurerà che le norme siano effettivamente applicate, soprattutto per quanto riguarda l’art. 4 (che prevede deroghe per le intese) e l’art. 8, paragrafo 2, sulle deroghe per le imprese che forniscono servizi d’interesse economico generale. Sarebbe molto spiacevole se questa norma fosse utilizzata per non applicare la legge allo stesso modo, sia alle imprese private che a quelle pubbliche.
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Baglioni, Angelo. "Liberalizzazione, concentrazione e diversificazione del sistema bancario italiano." ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE, no. 3 (September 2009): 7–19. http://dx.doi.org/10.3280/poli2009-003002.

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Abstract:
- Starting from the early nineties, the Italian banking system has undergone a deep process of deregulation, consolidation and diversification. The deregulation process has enabled Italian banks to enter new - geographical and product - markets. The single European market has introduced a competitive challenge from abroad. The concentration process may be explained on several grounds. Smaller banks have aimed at reaching a more efficient scale of production. Deals involving banks located in Northern and Southern Italy had a prudential rationale, given the weakness of Southern banks. Large banks have presumably pursued a defensive strategy, due to the threat of take-overs from abroad. An important role has been played by the moral suasion exerted by the Bank of Italy. Deregulation and consolidation have come along together with an increase of the competitive pressure, as shown by the decline of interest rate margins. Banks have reacted by diversifying their business, in order to expand their sources of revenue and to create switching costs for their customers (by selling bundles of services). Keywords: banks, deregulation, consolidation, competition Parole chiave: banche, liberalizzazione, concentrazione, concorrenza Jel Classification: G21 - L89
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Cerasi, Vittoria, and Lisa Crosato. "Dimensione e concentrazione dei gruppi bancari italiani nell'ultimo decennio." ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE, no. 3 (September 2009): 21–39. http://dx.doi.org/10.3280/poli2009-003003.

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Abstract:
- The paper analyzes the change in the size distribution of Italian banking groups over the period 1999 to 2007 following a wave of M&As among large banks. Had this process increased the degree of concentration we would have expected greater credit rationing for small firms, given the central role of Italian banks in financing small firms. We measure this change through widely used measures of concentration on branches. First, we observe a steady increase in concentration that can be captured only by looking at the overall size distribution. Other measures do not perceive this change until the year 2007, when the very large banks merged. Second, by focusing on the banking groups that have been active players in M&As we do see a decline in concentration, since smaller players have caught up with the larger ones in terms of rate of size increase. This contrasts with the role of the new entries and the disappearance of banks following mergers, that has increased the dispersion of market shares. The implications are that: i) there is a credit termination risk due to the rise in active players' size, but ii) credit rationing may not occur due to a substitution effect in credit supply from new entries. Keywords: bank market structure; size distribution of banks; measures of concentration; credit rationing of SME; mergers and acquisitions Parole chiave: struttura dell'industria bancaria; distribuzione per dimensione delle banche; misure della concentrazione; razionamento del credito alle PMI; fusioni e acquisizioni Jel Classification: G21 - L11
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Charrier, Guy. "Parallèle entre la loi italienne pour la protection de la concurrence et le système français." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 103–15. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345045.

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Abstract:
Abstract La nuova legge italiana per la protezione della concorrenza e del mercato presenta una notevole analogia, sia nei concetti che nei principali meccanismi applicativi, con le principali legislazioni dei Paesi membri della CEE e soprattutto con quelle che sono state introdotte negli anni più recenti.Il campo d’applicazione riguarda, almeno in principio, tutti i settori di attività, sia nel sistema italiano che in quello francese, poiché nessuna deroga è prevista, salvo per alcune particolari attività, come gli audio-visivi, la stampa, le banche e le assicurazioni.Questa estensione del campo di applicazione della legislazione si spiega con il fatto che essa riguarda tutte le pratiche anti-concorrenziali che vadano a detrimento del buon funzionamento del mercato e che tali pratiche siano suscettibili di provenire da tutti gli operatori economici.In Francia, peraltro, vige una distinzione tra comportamenti diretti a falsare il mercato, e che ricadono sotto le categorie di cartelli e di abuso di posizione dominante, di cui si occupa il Consiglio della concorrenza, e le pratiche restrittive, come il rifiuto di vendere, la subordinazione delle vendite, le discriminazioni e l’imposizione di prezzi, che sono di competenza dei tribunali perché in principio riguardano soltanto i rapporti tra imprese.Un secondo aspetto riguarda l’applicazione delle regole della concorrenza alle persone pubbliche. In principio, le disposizioni della legge italiana circa le imprese pubbliche (art. 8) e quelle della legge francese (art. 53) rispondono soltanto in parte alla questione. Nel diritto francese, quando una persona pubblica agisce da privato, è sottoposta alle leggi che riguardano il comportamento dei privati. Una difficoltà sorge, invece, quando questa persona pubblica, agendo nell’ambito dei suoi poteri, genera sul mercato effetti che danneggiano la concorrenza. Una recente sentenza del Tribunale dei conflitti ha concluso che le regole della concorrenza non si applicano alle persone pubbliche se non nella misura in cui esse diano luogo ad attività di produzione (di distribuzione o di servizi).La legge italiana non dà alcuna definizione del concetto di concorrenza nè dà alcun elemento che ne consenta la giustificazione economica. Altrettanto avviene con la legge vigente in Francia, ove sono i testi delle decisioni che forniscono indicazioni al riguardo.Il principio generate del divieto dei cartelli, come anche l’elenco dei casi suscettibili di costituire intese di carattere anti-concorrenziale, sono presentati in modo molto simile sia nella legge italiana che in quella francese. Ambedue riprendono, d’altronde, la formulazione dell’art. 85 del Trattato di Roma.Tutto fa pensare che l’Autorità italiana si troverà di fronte a casi analoghi a quelli di cui si è in varie occasioni occupato il Consiglio della concorrenza francese: cartelli orizzontali (accordi sui prezzi, sulla ripartizione dei mercati, sull’esclusione di un’impresa del mercato, ecc.); intese verticali (risultanti da accordi tra un produttore ed i suoi distributori nell’ambito di contratti di distribuzione selettiva o esclusiva); imprese comuni (la cui creazione può rientrare nel campo della proibizione di cartelli o costituire un’operazione di concentrazione); intese tra imprese appartenenti allo stesso gruppo (nel quadro dei mercati pubblici, il Consiglio ha ritenuto che non sia contrario alle norme concorrenziali, per imprese con legami giuridici o finanziari, rinunciare alla loro autonomia commerciale e concertarsi per rispondere a delle offerte pubbliche).Sull’abuso di posizione dominante, così come per i cartelli, i due sistemi italiano e francese presentano molte somiglianze. Tuttavia, contrariamente al diritto francese ed a quello tedesco, nella legislazione italiana non si fa alcun riferimento alle situazioni di «dipendenza economica». Peraltro, l’identificazione di questo caso è alquanto complessa e, sinora, il Consiglio non ha rilevato alcun caso che rientri nello sfruttamento abusivo di una situazione di dipendenza economica. Pertanto, si può forse concludere che il legislatore italiano sia stato, a questo riguardo, più saggio di quello francese. Più in generale, per quanto riguarda i casi di abuso di posizione dominante, il Consiglio deBa concorrenza ha seguito un’impostazione piuttosto tradizionalista.Anche sul controllo delle concentrazioni, il testo della legge italiana richiama quello francese e anche quello della normativa comunitaria, pur se è diversa la ripartizione delle competenze tra Autorità incaricata della concorrenza e Governo. Nella legge italiana, d’altra parte, vi sono delle norme relative alla partecipazione al capitale bancario che fanno pensare ad un dibattito molto vivo su questo tema.I livelli «soglia” per l’obbligo di notifica delle concentrazioni sono più elevati in Francia. Bisognerà poi vedere con quale frequenza il Governo italiano farà ricorso all’art. 25, che gli conferisce il potere di fissare criteri di carattere generale che consentono di autorizzare operazioni di concentrazione per ragioni d’interesse generale, nel quadro dell’integrazione europea.L’interesse delle autorità amministrative francesi nei riguardi delle concentrazioni, che un tempo era molto limitato, è divenuto più intenso negli anni più recenti, anche se i casi di divieto di concentrazioni sono stati sinora molto limitati.In conclusione, si può ricordare che un organismo competente in materia di protezione della concorrenza ha un triplice compito: pedagogico (attraverso la pubblicazione delle decisioni, delle motivazioni e delle ordinanze su questioni di carattere generale e sui rapporti attinenti al funzionamento del mercato), correttivo (per distogliere gli operatori economici da comportamenti anti-concorrenziali) e, infine, dissuasivo (poiché l’esperienza di applicazione delle leggi relative alla concorrenza dimostra che la loro efficacia dipende in modo decisivo dalla comminazione di sanzioni).
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Benegiamo, Marcello, and Paola Nardone. "Tecnocrazia e politica in Italia dalla crisi del 1907 al Primo Dopoguerra = Technocracy and political crisis in Italy from 1907 till the early after World War." Pecvnia : Revista de la Facultad de Ciencias Económicas y Empresariales, Universidad de León, no. 19 (February 2, 2016): 43. http://dx.doi.org/10.18002/pec.v0i19.3581.

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Abstract:
<p>Uscito a pezzi dalla pesante crisi finanziaria e industriale del 1907, che aveva messo a nudo i limiti della struttura economica del Paese, il capitalismo industriale italiano elaborò un programma, portato avanti fino al primo dopoguerra, che prevedeva l’instaurazione di un governo di tecnocrati. Questo avrebbe dovuto trainare il Paese fuori dalla crisi, pianificarne l’economia e trasformarlo in una grande potenza industriale, con forti connotazioni imperialistiche. Segnali in tale direzione si erano registrati anche nei decenni precedenti, tra fine Ottocento e inizi Novecento, quando ebbe inizio un processo di concentrazione nel settore siderurgico e meccanico. Un percorso peraltro stimolato dalle commesse statali sempre più consistenti (Galli Della Loggia, 1970; Battilossi, 1999; Amatori e Colli, 1999; Bolchini, 2002). La crisi industriale e finanziaria del 1907 e la recessione a livello mondiale che ne seguì, accelerarono la soluzione tecnocratica, che prevedeva un’alleanza, più o meno stretta, con una parte della classe politica e l’entrata in guerra. Negli anni immediatamente seguenti il conflitto, il potere dei tecnocrati sulla scena politica italiana sembrò accrescersi notevolmente, soprattutto quando il governo progettò un programma di espansione economica nelle regioni del Caucaso, nei Balcani e nel Levante ex ottomano, territori in grado di fornire materie prime e di assorbire la produzione italiana in eccesso rispetto alle richieste di un mercato interno asfittico. La collaborazione tra mondo imprenditoriale, bancario e politico non produsse il risultato sperato. La caduta del governo Nitti e il ruolo destabilizzante e filotedesco della Banca Commerciale Italiana nell’Est europeo e nel Caucaso furono tra le cause principali che impedirono il decollo del progetto tecnocratico,<strong> </strong>provocando una dura reazione da parte dei fratelli Perrone alla guida del gruppo Ansaldo.</p><p>Heavily Weakened by the financial and industrial crisis of 1907, which showed all the limits of the economic structure of Italy, the Italian industrial capitalism developed a program that continued until the early after World War, which was taking into account the establishment of a government of technocrats.</p><p>This should had to take the country out of crisis, establish an economical plan and turn it into a major industrial power, with strong imperialist characteristics. Signals in this direction were also recorded in the previous decades, from the late nineteenth and early twentieth century, when a process of concentration of the main groups of entrepreneurs and capitalists began in the steel and mechanical industry. A path anyway enhanced by more and more orders from the government (Galli Della Loggia, 1970; Battilossi, 1999; Amatori and Colli, 1999; Boldrini, 2002). The industrial and financial crisis of 1907 and the global recession that followed, accelerated the technocratic solution, which were looking for a more or less closer alliance, with a part of the political class and going into war. Soon after the war, the political power of the technocrats in Italy seemed to grow significantly, especially when the Government developed a program of economic expansion in the regions of the Caucasus, Balkans and on the countries of the ex East Ottoman, these territories could provide raw materials and, with respect of an internal market completely saturated, to absorb the exceeding Italian production. The collaboration within the world of business, banking and politics did not produce the desired result. The fall of the Nitti´s Government and the pro German and destabilizing role of the Italian Commercial Bank in Eastern Europe and on the Caucasus were the major drivers against the launch of the technocratic project, inducing a though reaction by the Perrone brothers leading the group Ansaldo.</p>
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Felippe, Gibran, and Luís Pérez Zotes. "Futuro del mercato finanziario nazionale: momento di innovazione da parte di FinTechs in trasformazione nel contesto bancario nazionale." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, October 14, 2020, 31–62. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/contabilita/mercato-finanziario.

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Abstract:
Il sistema bancario brasiliano è in una fase di maturità favorevole al ricevimento di un nuovo concorrente che, seguendo la tendenza globale, sono FinTechs[3]. In questo modo, queste società che utilizzano la tecnologia per fornire servizi finanziari, stanno cominciando ad avere un impatto sul mercato finanziario nazionale, portando con sé il potenziale per scuotere i risultati delle grandi società finanziarie del paese. Questo articolo ha un’ampia panoramica della concentrazione del mercato bancario nazionale, rispetto agli standard globali, nonché la dimensione delle opportunità per i nuovi operatori attraverso tecnologie stabilite dalle startup[4], in un processo irreversibile in termini di innovazione. La metodologia qui utilizzata si basava su un’ampia revisione della letteratura che ha portato all’identificazione e alle conseguenze dei principali impatti di questo nuovo ordine finanziario, in cui le dimensioni non sono più così rilevanti, data l’attuazione di nuove pratiche per uno spettro costantemente rinnovato di clienti. I nuovi operatori del mercato finanziario dovrebbero essere veramente incentrati sul cliente, agili e in grado di adattarsi a un ambiente in rapida evoluzione, abili a lavorare con le aziende in un complesso ecosistema di partnership e mercati. Dovrebbero cercare l’eccellenza nell’analisi dei dati, nella determinazione dinamica dei prezzi e nella costruzione di tecnologie che consentano di sviluppare e implementare nuove funzionalità. Nuove esigenze, pratiche, senza gli status symbol bancari.
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Dissertations / Theses on the topic "Concentrazioni bancarie"

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CHIARAMONTE, Laura. "Le concentrazioni bancarie in Europa e i processi di integrazione cross-border. Il caso Unicredit-HVB." Doctoral thesis, Università degli Studi di Verona, 2007. http://hdl.handle.net/11562/337850.

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Abstract:
Negli ultimi quindici anni i sistemi bancari dei principali Paesi europei, sulla scia dell’esperienza statunitense, sono stati interessati da incessanti processi di mergers and acquisitions (M&A) che ne hanno modificato in profondità gli elementi morfologici, gli assetti istituzionali e le configurazioni organizzative. L’ampio ricorso delle imprese bancarie ad operazioni di fusione e/o acquisizione si è diffuso in Europa in concomitanza con l’affermarsi di un mercato bancario sempre più competitivo il quale ha trovato a sua volta fondamento in fattori causali che hanno costituito per lo più un comune denominatore dell’evoluzione dell’industria bancaria anche a livello internazionale. Ci si riferisce, in particolare, all’interazione dei cosiddetti fattori ambientali esogeni, quali la deregolamentazione, l’innovazione tecnologica, la globalizzazione dei mercati e l’introduzione dell’euro, che tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta ha affievolito le barriere all’entrata nelle industrie bancarie dei principali Paesi europei, ponendo le condizioni per l’ingresso di banche estere e di imprese provenienti dagli altri comparti dell’intermediazione finanziaria. La progressiva intensificazione delle pressioni competitive, sia geografiche che settoriali, ed i conseguenti pericoli di erosione nelle quote di mercato possedute hanno imposto, perciò, alle banche un intenso processo di ristrutturazione finalizzato al recupero di efficienza e di redditività. In considerazione di tali premesse, l’obiettivo del presente lavoro consiste nel tentare di descrivere l’evoluzione registrata, fino ad ora, dal processo di concentrazione bancario italiano e dei principali Paesi europei, sia a livello domestico che internazionale, al fine di individuare dapprima i fattori causali dell’innalzamento del livello di contendibilità dei mercati e le principali determinanti che nel corso degli anni hanno spinto le nostre banche e quelle europee a ricorrere a strategie di crescita esterna, e successivamente, gli effetti macro e microeconomici più significativi che sono stati prodotti dalle aggregazioni stesse. A tal proposito si è deciso di strutturare il lavoro in quattro capitoli. Nel primo capitolo, dopo aver analizzato i fattori ambientali esogeni o di contesto ritenuti “responsabili” del cambiamento dello scenario competitivo, riconducibili prevalentemente alla deregulation, alla diffusione del progresso tecnologico, alla graduale realizzazione della globalizzazione dei mercati e alla creazione dell’Unione Monetaria Europea, si è cercato di individuare le possibili determinanti, economiche ed extraeconomiche, che secondo la letteratura tenderebbero a spiegare il crescente ricorso ad operazioni di fusione e/o acquisizione da parte delle imprese bancarie. Nell’ultima parte del capitolo si è passati a prendere in considerazione i molteplici effetti che possono essere prodotti da una generica operazione di concentrazione bancaria. In particolare, si è stabilito di analizzarli sia a livello macro, ovvero andando ad evidenziare come si è modificata, negli ultimi decenni, la struttura dei sistemi creditizi europei interessati da tali processi di consolidamento bancari sia a livello micro, soffermandosi cioè sulle conseguenze che, secondo differenti indagini empiriche di numerosi studiosi di banche, tenderebbero a generarsi sui singoli soggetti interessati attivamente (le banche protagoniste dell’operazione) e passivamente (le imprese che richiedono prestiti e i singoli consumatori di servizi bancari) dalle aggregazioni stesse.
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Maschietto, Ilaria <1988&gt. "Il processo di concentrazione bancaria." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1962.

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Abstract:
IL PROCESSO DI CONCENTRAZIONE BANCARIA Il presente lavoro ha voluto approfondire l’attuale tematica delle fusioni e delle acquisizioni all’interno del mercato bancario europeo e, in particolare, quello italiano. La complessità di questi processi può essere spiegata dalla difficoltà di individuare un’univoca motivazione alla base di queste operazioni. Gli obiettivi perseguibili dalle banche sono molteplici e possono anche sensibilmente allontanarsi da quelli tipici economici e di creazione di valore per gli azionisti: ci si sta riferendo alle decisioni legate alla volontà del management di raggiungere una posizione sociale più elevata. Questa tipologia di spinte decisionali possono costituire alcune delle cause principali di insuccesso delle operazioni di concentrazione: infatti, nei casi in cui la dimensione aziendale superi un determinato livello considerato ottimale, una crescita troppo elevata potrebbe provocare degli effetti negativi all’interno dell’operatività della banca, attraverso peggioramenti del grado di efficienza, aumenti degli oneri organizzativi ed una eccessiva complessità dei processi decisionali che potrebbero anche rallentare lo sviluppo degli operatori. Il mercato bancario europeo ha assistito ad una forte diminuzione del numero di banche ed intermediari, soprattutto durante gli anni Novanta, proprio a seguito della diffusione delle operazioni di Merger & Acquisition. Anche il mercato italiano ha attraversato questa fase: durante il 2008 il numero di banche domestiche ha toccato il minimo assoluto, con una lenta risalita negli ultimi anni. Questo dato è legato sicuramente al nuovo contesto economico e finanziario venutosi a creare a seguito della crisi globale legata ai mutui subprime. Essa ha evidenziato quanto il nostro sistema bancario fosse supportato da una buona normativa antitrust e da autorità di vigilanza capaci di controllare lo svolgimento dell’attività bancaria e di tutelare il mercato nel suo complesso. L’operazione di incorporazione per fusione avvenuta tra Banca Intesa e Sanpaolo IMI si è svolta proprio in questo contesto generale di grave instabilità finanziaria: l’analisi proposta nella tesi analizza gli obiettivi alla base e i risultati ottenuti dal 2007, anno di efficacia giuridica dell’operazione, ad oggi.
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Parise, Jacopo Maria <1988&gt. "Il processo di concentrazione dell'industria bancaria italiana: prospettive future." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3169.

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Abstract:
Durante gli ultimi trent'anni, il processo di aggregazione tra intermediari finanziari di diversa natura ha rappresentato il tratto evolutivo più evidente in tutti i maggiori mercati finanziari. Anche il mercato creditizio europeo, inizialmente frammentato e caratterizzato - specialmente per alcuni Stati - da strutture e condizioni arretrate, è stato interessato da un profondo cambiamento, portando ad una progressiva integrazione, sebbene incompleta. Sotto la lente del processo di concentrazione intrapreso dagli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso, la presente ricerca intende analizzare e approfondire la concentrazione del settore bancario in Italia, in modo da giungere ad un giudizio univoco sul suo stato di salute dopo la Crisi Finanziaria del 2007 e le sue prospettive strategiche future. La seguente analisi sarà rivolta a sottolineare modalità ed effetti di questi cambiamenti, in particolare in relazione ai concetti di concorrenza e efficienza del mercato creditizio nazionale; dell'integrazione nel Mercato Europeo e, attraverso questo, in quello globale.
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TAMBURRELLA, LAURA. "IL RAPPORTO BANCA-IMPRESA E IL FENOMENO DI CONCENTRAZIONE BANCARIA: UN'INDAGINE SU UN CAMPIONE DI IMPRESE DOMESTICHE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/482.

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Abstract:
Il presente lavoro affronta con novizia di particolari, alcuni aspetti riguardanti l’impatto che il cambiamento strutturale della concentrazione bancaria ha apportato sul rapporto banca – impresa nel nostro Paese. L’attenzione per questo argomento, frequentemente trattato dalla letteratura economica, è dettata da due motivi. Il primo è quello dell’attualità e dello straordinario impatto che le operazioni di M&A tra banche hanno avuto sulla configurazione del sistema finanziario italiano; il secondo è rappresentato dalla volontà di rilevare come vivano le imprese il clima di cambiamento economico e di riorganizzazione interna degli intermediari finanziari. Il lavoro ha come oggetto principale un’indagine campionaria che vede protagoniste 2.500 imprese domestiche di piccola e media dimensione a cui è stato chiesto di descrivere come “vivano” la relazione con le banche storiche e con le nuove entità organizzate in Gruppi creditizi. Dal quadro delle risposte sono stati ottenuti degli ottimi spunti di riflessione sul mutato contesto dell’offerta bancaria, in quanto si è potuto verificare non solo l’impatto derivante dai mutamenti della riorganizzazione, ma anche l’esistenza di un clima incerto avvertito nei confronti del sistema banche. Interrogare le imprese su come vivono il cambiamento e il rapporto con le banche, ha permesso inoltre di capire quanto si sentono comprese e se adeguatamente valutate. A tal fine è stata data “la parola alle imprese” per esprimere una serie di consigli mirati ad interventi migliorativi per il superamento delle carenze relazionali.
This work develops a detailed analysis focusing on certain aspects of the impact that the change in the structural bank concentration has brought to the bank-enterprise relation in our country. The interest in this subject, frequently discussed within the economics literature, can be explained by two reasons. The first reason is the involvement in the current events and the extraordinary impact that the M&A operations between banks have had on the structure of the Italian financial system. The second reason is the current attempt to estimate how the enterprises face the economic and financial dealers internal reorganization change. The main purpose of the analysis focus on a survey based on a sample of 2,500 small and medium domestic companies that have been questioned to describe how they "live" the relation with the traditional banks and the new forms of finance businesses organized like investment banks. The responses have led to remarkable observations and ideas in regards to the different contest of the bank offer system, because it has been possible to verify not only the reorganization impact, but also the existence of a climate of uncertainty within the traditional bank system. Moreover, questioning the companies about how they face the change and the relation with the banks, has allowed considering how much they feel understood and whether they are suitably valued. Thus, the companies have been allowed to openly express their point of view in order to identify improvement advices to overcome the lack of relations.
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TAMBURRELLA, LAURA. "IL RAPPORTO BANCA-IMPRESA E IL FENOMENO DI CONCENTRAZIONE BANCARIA: UN'INDAGINE SU UN CAMPIONE DI IMPRESE DOMESTICHE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/482.

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Abstract:
Il presente lavoro affronta con novizia di particolari, alcuni aspetti riguardanti l’impatto che il cambiamento strutturale della concentrazione bancaria ha apportato sul rapporto banca – impresa nel nostro Paese. L’attenzione per questo argomento, frequentemente trattato dalla letteratura economica, è dettata da due motivi. Il primo è quello dell’attualità e dello straordinario impatto che le operazioni di M&A tra banche hanno avuto sulla configurazione del sistema finanziario italiano; il secondo è rappresentato dalla volontà di rilevare come vivano le imprese il clima di cambiamento economico e di riorganizzazione interna degli intermediari finanziari. Il lavoro ha come oggetto principale un’indagine campionaria che vede protagoniste 2.500 imprese domestiche di piccola e media dimensione a cui è stato chiesto di descrivere come “vivano” la relazione con le banche storiche e con le nuove entità organizzate in Gruppi creditizi. Dal quadro delle risposte sono stati ottenuti degli ottimi spunti di riflessione sul mutato contesto dell’offerta bancaria, in quanto si è potuto verificare non solo l’impatto derivante dai mutamenti della riorganizzazione, ma anche l’esistenza di un clima incerto avvertito nei confronti del sistema banche. Interrogare le imprese su come vivono il cambiamento e il rapporto con le banche, ha permesso inoltre di capire quanto si sentono comprese e se adeguatamente valutate. A tal fine è stata data “la parola alle imprese” per esprimere una serie di consigli mirati ad interventi migliorativi per il superamento delle carenze relazionali.
This work develops a detailed analysis focusing on certain aspects of the impact that the change in the structural bank concentration has brought to the bank-enterprise relation in our country. The interest in this subject, frequently discussed within the economics literature, can be explained by two reasons. The first reason is the involvement in the current events and the extraordinary impact that the M&A operations between banks have had on the structure of the Italian financial system. The second reason is the current attempt to estimate how the enterprises face the economic and financial dealers internal reorganization change. The main purpose of the analysis focus on a survey based on a sample of 2,500 small and medium domestic companies that have been questioned to describe how they "live" the relation with the traditional banks and the new forms of finance businesses organized like investment banks. The responses have led to remarkable observations and ideas in regards to the different contest of the bank offer system, because it has been possible to verify not only the reorganization impact, but also the existence of a climate of uncertainty within the traditional bank system. Moreover, questioning the companies about how they face the change and the relation with the banks, has allowed considering how much they feel understood and whether they are suitably valued. Thus, the companies have been allowed to openly express their point of view in order to identify improvement advices to overcome the lack of relations.
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Books on the topic "Concentrazioni bancarie"

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Lamandini, Marco. Le concentrazioni bancarie: Concorrenza e stabilità nell'ordinamento bancario. Bologna: Il Mulino, 1998.

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2

Elisabetta, Bani, ed. Concentrazioni bancarie e tutela della concorrenza: Atti del seminario di studi su Concentrazioni bancarie e tutela della concorrenza dopo l'entrata in vigore della legge sul risparmio : considerazioni teoriche e problemi applicativi, Pisa, 19 maggio 2007. Padova: CEDAM, 2007.

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3

Conigliani, Claudio. La concentrazione bancaria in Italia. Bologna: Il Mulino, 1990.

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Franchini, Gabriele. Concentrazione ed efficienza nell'industria bancaria italiana. Milano: FrancoAngeli, 2002.

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Mario, Comana, ed. La concentrazione del sistema bancario italiano: Aspetti strutturali e organizzativi. Bari: Cacucci, 2003.

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6

Banche e Mezzogiorno: Credito, concentrazione bancaria e classi dirigenti negli anni Venti. Bari: Cacucci, 2008.

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7

Gandolfi, Gino. La concorrenza nel settore bancario italiano: Le banche tra competizione, concentrazione e norme antitrust. Roma: Bancaria, 2002.

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