Academic literature on the topic 'Comunità religiose'

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Journal articles on the topic "Comunità religiose"

1

Szewczul, Bożena. "Kształtowanie się prawa zakonników do należnej wolności w zakresie korzystania z sakramentu pokuty i kierownictwa duchowego (I) : (rys historyczno-prawny)." Prawo Kanoniczne 50, no. 1-2 (June 15, 2007): 27–51. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2007.50.1-2.02.

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Abstract:
La dovuta libertà dei religiosi nella scelta del confessore e del direttore spirituale e stata definitivamente espressa nel diritto canonico piu di 30 anni fa. La liberta sembra sia chiara, riconosciuta e rispettata in ogni comunità religiosa ma non sempre succede così. Insorgono, infatti, dei problerni, sia da parte dei superiori che delle comunità, i quali possono scatenare conflitti di coscienza in alcuni religiosi. Nell’articolo, l’autrice vuole presentare le difficoltà createsi al diritto soprannominato lungo la storia della vita consacrata. Si augura, inoltre, che l’esperienza degli anacoreti e dei primi monaci aiuti a far comprendere meglio ai superiori religiosi e a tutti i membri delle comunità religiose la necesità della dovuta libertà per quanto riguarda il Sacramento della penitenza e la direzione della cosienza nella loro vita spirituale.
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Cedarmas, Adonella. "Due Comunità Religiose a Confronto: la Comunità Ebraica e il Centro Culturale Islamico di Trieste." Oriente Moderno 88, no. 1 (August 12, 2008): 75–97. http://dx.doi.org/10.1163/22138617-08801004.

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Śliwa, Jan. "Autorzy i środowisko formacji ze szczególnym uwzględnieniem Kościoła i wspólnoty." Prawo Kanoniczne 35, no. 1-2 (June 5, 1992): 119–28. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1992.35.1-2.07.

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Abstract:
L’autore di questo articolo prende in considerazione le Direttive sulla formazione negli Istituti Religiosi occupandosi specialmente degli aspetti comuni a tutte le tappe della formazione alla vita religiosa. Il punto centrale del suo lavoro è costituito dal ruolo delle persone e dell’ambiente che contribuiscono alla formazione. E così ci parla del ruolo dello spirito di Dio, della Vergine Maria, della Chiesa, della comunità, dello stesso religioso responsabile della propria formazione e degli educatori о formatori responsabili. Nello svolgimento del tema proposto l’autore accentua in modo particolare il ruolo della Chiesa e della comunità.
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Tramontana, Felicita. "La corte islamica e gli abitanti cristiani del distretto di Gerusalemme (secolo XVII)." SOCIETÀ E STORIA, no. 138 (November 2012): 791–806. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-138006.

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Abstract:
Il rapporto tra le comunitÀ non musulmane che abitavano nell'impero ottomano e le locali corti islamiche ha attirato l'attenzione di molti studiosi. Negli ultimi decenni le ricerche sul tema si sono basate principalmente sui registri delle stesse corti islamiche. Questi hanno permesso di dipingere un quadro soddisfacente di un aspetto estremamente importante della vita delle minoranze religiose. Rimangono tuttavia una serie di questioni irrisolte, principalmente a causa di certe caratteristiche delle fonti. Il presente articolo mette a confronto i documenti della corte islamica di Gerusalemme con materiali cristiani coevi, al fine di capire se questi ultimi confermano e eventualmente possono completare i dati forniti dai registri della corte islamica. .
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Kiwior, Wiesław. "Procedura obowiązująca przy eksklaustracji, sekularyzacji i wydalaniu z instytutów życia konsekrowanego." Prawo Kanoniczne 38, no. 3-4 (December 20, 1995): 119–63. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1995.38.3-4.05.

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Abstract:
Nella vita religiosa, vissuta nella comunità, sorgono alle volte delle situazioni e dei problemi molto difficili, sia per i singoli religiosi che per le comunità e gli instituti, concernenti la realizzazione della vocazione divina. II Legislatore ecclesiastico, mosso dalla sollecitudine per la vita religiosa e la sua missione nella Chiesa e nel mondo, per il bene delle comunità, degli istituti e dei singoli religiosi, dà delle norme speciali per aiutare gli istituti religiosi nella giusta soluzione di tali problemi. I mezzi giuridici che vi possono о alle volte vi devono essere adottati esigono peró ehe sia ben compresa la loro natura, fine, funzione ed applicazione. L’oggetto dell’ articolo lo è la presentazione dettagliata della procedura che occorre osservare nel caso di esclaustrazione, secolarizzazione e dimissione dall’istituto religioso e di espulsione immediata dalla casa religiosa. Nell’iter dei rispettivi procedimenti si parla dei motivi, della domanda, dell’autorità competente e dei suoi compiti, dell’ induito о del decreto e dei suoi effetti canonici, dell’obbligo di osservare l’eguità e Ia carità evanagelica. La conoscenza di tale procedura è importante nella formazione dei superiori che nell’adempimento dei loro compiti devono procedere conformemente alla volontà della Chiesa nella soluzione dei problemi legati all’infedeltà negli impegni religiosi, alle crisi vocazionali, alla mancanza о alla perdita della vocazione religiosa.
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Destefanis, Eleonora. "Sepolture e ideologia funeraria presso le comunità religiose in Piemonte, tra fonti scritte e dati archeologici (secoli XI-XV)." Hortus Artium Medievalium 25, no. 2 (May 2019): 573–97. http://dx.doi.org/10.1484/j.ham.5.118082.

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Wronka, Stanisław. "Być błogosławieństwem dla świata – wspólne zadanie chrześcijan i żydów." Ruch Biblijny i Liturgiczny 57, no. 3 (September 30, 2004): 165. http://dx.doi.org/10.21906/rbl.512.

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Abstract:
L’articolo è una ampliata relazione, tenuta durante la VII Giornata del Giudaismo nella Chiesa Cattolica in Polonia, il cui motto suonava: „Diverrete una benedizione” (Za 8, 13). Il profeta Zacharia ricordava agli Israeliti dopo le traumatiche esperienze dell’esilio babilonese, che conformemente alla promessa data ad Abramo (cf. Gen 12, 2-3), Dio contuinava a portare loro la benedizione, che dovevano trasmettere a tutte le nazioni. Questa parola profetica rimane sempre attuale, anche dopo lo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, come ha ricordato il Concilio Vaticano II e che Giovanni Paolo II non cessa di sottolineare. Gli ebrei non sono stati rigettati, „perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili” (Rm 11, 29), ma devono essere sempre una fonte di benedizione per il mondo. I cristiani si sentono anche eredi della benedizione di Abramo, che vedono compiuta in Gesù Cristo. Bisogna dunque, che le due comunità religiose diventino una benedizione per sé stesse e portino insieme il divino messaggio della pace e della giustizia al mondo contemporaneo, secolarizzato, diviso e corrotto.
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Granata, Anna. "Di padre in figlio, di figlio in padre. Il ruolo innovativo delle seconde generazioni nelle comunitŕ religiose di minoranza." MONDI MIGRANTI, no. 2 (January 2011): 87–100. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-002004.

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Abstract:
Le comunitŕ religiose di minoranza sono caratterizzate da una forte e dinamica presenza di giovani. Molti di loro appartengono alla cosiddetta seconda generazione dell'immigrazione: sono nati in Italia o giunti da bambini al seguito dei propri genitori, parlano, pensano, sognano in italiano e in questo paese immaginano di costruire il proprio futuro. Allo stesso tempo e senza contraddizione, sono inseriti in una tradizione religiosa che hanno ereditato dalle proprie famiglie, con riti, valori e linguaggi fortemente intrecciati con le culture dei paesi d'origine. Questo articolo - basato su una ricerca in pedagogia interculturale, condotta con metodi etnografici e interviste in pro-fonditŕ presso alcune comunitŕ religiose di minoranza nella cittŕ di Milano - descrive i tratti e le potenzialitŕ comuni alle seconde generazioni e le competenze interculturali che possono sviluppare a contatto con piů riferimenti culturali e linguistici nei propri contesti di vita. A conclusione della riflessione, si auspica che la lezione delle seconde generazioni possa parlare non solo alle comunitŕ religiose di minoranza, ma a tutte quelle realtŕ in cui convivono generazioni diverse per uno scopo comune.
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Molli, Samuele Davide, and Maurizio Ambrosini. "Immigrazione, Religione e Integrazione. Il caso delle comunità sikh e filippine in Lo." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 1 (October 2021): 99–121. http://dx.doi.org/10.3280/erp1-special-2021oa12470.

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Abstract:
La trasformazione multireligiosa dell'Italia è uno dei più rilevanti fenomeni sociali seguiti ai flussi migratori, nonché una delle questioni più controverse. L'articolo entra nel merito del nuovo pluralismo e discute il rapporto tra le comunità religiose ristabilite dagli immigrati e i processi di integrazione che ne derivano. Dopo una rassegna della letteratura internazionale sul tema, il contributo prende in esame due casi studio rappresentativi dei tipi di pluralismo religioso: il caso dei sikh in provincia di Bergamo e dei cattolici filippini nella città di Milano; in chiave comparativa, si confronta il ruolo della religione per due significative esperienze di radicamento territoriale e di partecipazione economica degli immigrati in Lombardia. Nello specifico, in primo luogo, vengono ricostruiti i processi alla base dello sviluppo di una nuova geografia religiosa; si analizzano le differenti risorse che la partecipazione ai luoghi di culto fornisce ai fedeli sikh e filippini per fronteggiare le difficoltà derivanti dall'inserimento in nuovo contesto. Vengono poi esaminate le forme di accettazione nei confronti di tali tipi di pluralismo, e infine viene indagato lo spirito civico sviluppato invece verso la più ampia realtà sociale. L'articolo conclude mostrando come le comunità religiose, nonostante le difficoltà rilevate rispetto al loro riconoscimento, siano una risorsa per i processi di integrazione degli immigrati, con importanti ricadute per la società ricevente.
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Fiorelli, Vittoria. "La rete mediterranea della devozione. Le teresiane della provincia di Napoli." SCRIPTA. Revista Internacional de Literatura i Cultura Medieval i Moderna 6, no. 6 (December 29, 2015): 155. http://dx.doi.org/10.7203/scripta.6.7828.

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Abstract:
Riassunto: Filo conduttore del saggio è la vita di madre Serafina di Dio, carismatica caprese fondatrice, nel secolo XVII, di sette congregazioni femminili ispirate alla spiritualità teresiana. L’affiliazione alla santa di Avila e l’adesione alla matrice della sua riforma hanno consentito alle nuove comunità devote nate da un’iniziativa periferica di collocarsi nell’alveo della Chiesa nella prospettiva istituzionale della trasformazione in monasteri di clausura.Due i focus della ricerca. Da un lato ci si è soffermati sull’omogeneità organizzativa e spirituale dei conservatori garantita da reti devozionali saldamente dipendenti dal carisma della fondatrice secondo un meccanismo nel quale resta assai difficile determinare i confini tra una vita modellizzata dalla santità e il progetto di santificazione della propria vita. Dall’altro si è evidenziata l’importanza della tradizione religiosa e devozionale nel processo di costante contaminazione dell’identità culturale delle due principali penisole del Mediterraneo mai trasformata in fusione, nonostante gli intensi rapporti e la subalternità politica di Napoli a Madrid. Parole chiave: reti devozionali e religiose, spiritualità femminile, Mediterraneo Abstract: The underlying theme of the essay is the life of Mother Serafina di Dio from Capri, the charismatic founder, in the seventeenth century, of seven women’s congregations inspired by the Teresian spirituality. The affiliation to the saint of Avila and the connection to the matrix of her reform allowed these peripheral and devoted communities to position themselves within the fold of the Church, from the perspective of institutional transformation in cloistered monasteries.The first research focus is about the uniformity of organization and spirituality within the retreats guaranteed by devotional networks firmly dependent on the charisma of the founder. A mechanism in which is very difficult to determine the boundaries between a life modeled on the holiness and a project of sanctification of her own life.The other one, is about the importance of religious and devotional traditions in the process of constant contamination of the cultural identity of the two main peninsulas in Mediterranean, never turned into fusion, despite the penetrating contacts and the political subordination of Naples in Madrid. Keywords: religious and devotional networks, women’s spirituality, Mediterranean
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Dissertations / Theses on the topic "Comunità religiose"

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Degano, Fabrizio <1984&gt. "Il rapporto di lavoro nelle comunità religiose." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8419.

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Abstract:
Viene descritto il rapporto di lavoro nelle comunità religiose, con la gestione delle risorse umane, la responsabilità civile penale ed amministrativa nei rapporti di lavoro, la disciplina contrattuale ( ccnl agidae, ccnl lavoro domestico, voucher etc), volontariato e sicurezza d.lgs 81/2008
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Panchetti, Benedetta <1983&gt. "L'istituto del matrimonio negli statuti personali delle comunità religiose in Libano." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/8314.

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Abstract:
Scopo di questa tesi è l’indagine delle diverse problematiche giuridiche che sorgono nel diritto libanese nell’ambito del diritto matrimoniale poiché manca una normativa statale che ammetta la forma civile del matrimonio. Erede del sistema ottomano delle millet e del diritto personale, il Libano si caratterizza, infatti, sul piano giuridico come l’ordinamento statale che riconosce la più ampia autonomia normativa e giurisdizionale alle comunità religiose nella regione mediorientale nel diritto matrimoniale. Pertanto, il lavoro si è focalizzato nello studio delle problematiche sorgenti nel rapporto tra diritto statale e diritti religiosi, ed in particolare sui matrimoni tra membri di comunità diverse e sui matrimoni celebrati all’estero. Inoltre, la ricerca si occupa delle problematiche giuridiche sorte con la trascrizione del primo matrimonio civile celebrato nel paese da due cittadini che avevano ottenuto l’eliminazione dell’ appartenenza confessionale dai registri di stato civile.
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NEGRI, ALESSANDRO. "IL CONTRASTO ALLA RADICALIZZAZIONE VIOLENTA DI MATRICE RELIGIOSA IN UN ORDINAMENTO LAICO E PLURALISTA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/816085.

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Abstract:
Nonostante il tema della lotta al terrorismo di matrice asseritamente religiosa, e dunque della radicalizzazione che precede il passaggio all’atto violento, sia al centro del dibattito politico e giuridico ormai da vent’anni, il nostro ordinamento non sembra essere stato ancora in grado di elaborare una risposta univoca e efficace a detti fenomeni. Il punto di partenza da cui prende le mosse questo lavoro è la convinzione che le difficoltà finora incontrate siano anzitutto legate alla lacuna di una definizione giuridica di radicalizzazione, foriera di confusione e criticità. Primo scopo di tale ricerca, quindi, è conferire a tale concetto un’autentica rilevanza giuridica, capace di indicare all’ordinamento il baricentro attorno al quale orientare la propria reazione. Alla luce della proposta qui elaborata, secondo cui il radicalizzato è colui che ha modellato la sua intera personalità attorno alla sua professione di fede e rifiuta di riconoscere pari dignità a chi non condivide la sua religiosità totalizzante, si vaglierà poi l’attuale modello italiano di contrasto alla radicalizzazione, evidenziandone in particolare i limiti e le debolezze. La seconda parte del lavoro suggerisce invece inedite strategie di prevenzione della radicalizzazione e di de-radicalizzazione attuabili in un ordinamento laico come quello italiano, prefigurando nuove ipotesi di collaborazione con le comunità religiose compatibili col quadro costituzionale e sottolineando la centralità del concetto di responsabilità in un piano laico di de-radicalizzazione.
Despite the fact that the fight against allegedly religious terrorism, and therefore the radicalisation that precedes the transition to violence, has been at the centre of the political and legal debate for twenty years now, our legal system does not yet seem to have been able to develop a univocal and effective response to these phenomena. The starting point for this work is the conviction that the difficulties encountered so far are first and foremost linked to the lack of a legal definition of radicalisation, a source of confusion and criticality. The first aim of this research, therefore, is to give this concept legal relevance, capable of indicating to the legal system the centre of gravity around which to orient its reaction. In the light of the proposal elaborated here, according to which the radicalised individual is he who has modelled his entire personality around his profession of faith and refuses to recognise equal dignity to those who do not share his totalising religiosity, the present Italian model of counteracting radicalisation will be examined, highlighting, in particular, its limits and weaknesses. The second part of the thesis, on the other hand, suggests new strategies for the prevention of radicalisation and de-radicalisation that can be implemented in a secular system such as the Italian one, prefiguring new hypotheses of collaboration with religious communities compatible with the constitutional framework and stressing the centrality of the concept of responsibility in a secular plan of de-radicalisation.
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Di, Gioacchino Massimo. "La “questione religiosa italiana” negli Stati Uniti. Canone religioso e pratiche ecclesiali nelle comunità cattoliche italiane del Nordest (1876-1921)." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2018. http://hdl.handle.net/11384/86063.

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PERSANO, DANIELE. "La rappresentanza degli interessi religiosi dei fedeli nelle comunità locali." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/216.

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Abstract:
La riforma del Titolo V della parte II Cost. ha aperto nuove prospettive per la tutela degli interessi religiosi dei fedeli nelle comunità locali, che trovano adeguata rappresentanza nelle Diocesi, Province e Regioni Ecclesiastiche.
The reform of Title V of Part II Const. He opened up new prospects for the protection of the interests of religious believers in local communities, which find adequate representation in the Diocese, Ecclesiastical Provinces and Regions.
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Melcangi, Alessia Giorgia. "La comunità copta nell'Egitto di Gamal 'Abd al-Nasser (1952-1970): tra politica e religione." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/926.

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Abstract:
Negli ultimi decenni del XX secolo molti stati arabi hanno dovuto fare i conti con l intensificarsi della coscienza etnica e religiosa, che ha generato spesso conflitti interni e instabilità politica e sociale. Tutte le società composte da diverse comunità hanno sperimentato, nel corso del tempo, tensioni e conflitti, sebbene le identità religiose ed etniche non siano sempre state esattamente fissate e delineate da contorni netti, diventando oggetto di rinegoziazione e ridefinizione ed assumendo un ruolo minoritario o maggioritario. In stati come l Egitto ove, accanto alla maggioranza musulmana, è presente una consistente comunità cristiana, la riflessione politica e sociale si è soffermata spesso su temi riguardanti la pubblica cittadinanza, la società civile e la partecipazione politica, al fine di comprendere quale sia il ruolo riservato alle comunità di religione non musulmana all interno della struttura sociale e del quadro politico statuale. Il lavoro qui presentato cerca di comprendere in quale misura i cambiamenti avvenuti nell Egitto contemporaneo abbiano influenzato il processo di definizione dell identità nazionale e i rapporti politici, sociali ed economici tra la comunità copta e la leadership al potere, con una riconsiderazione della posizione assunta dai copti all interno della società egiziana. L obiettivo che ci siamo proposti è quello di esaminare il ruolo svolto dalla comunità copta nell ambito politico e sociale e nelle relazioni con il governo all interno del quadro storico dell Egitto nasseriano; in quest analisi uno sguardo privilegiato assumono le dinamiche interne alla comunità copta che provocano l emergere di nuovi protagonisti, influenzandone le relazioni con il potere. Gamal Abd al-Nasser, leader del movimento e presidente della Repubblica egiziana dal 1956, si fece portavoce di un programma politico che segnò una definitiva cesura, non solo dal punto di vista istituzionale, con il regime liberale precedente. Mettendo al centro dell attenzione la problematica sociale e quella nazionale, il ra is cercò di ridurre i conflitti di natura confessionale. Nel quadro della nuova strutturazione dello stato e della società, la comunità copta fu integrata all interno di una nuova comunità, di cui l appello alla nazione divenne uno dei principali pilastri.
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Forteza, González Maria. "El pluralisme en l’Església catòlica. Una comparació entre moviments laics: El Moviment de Cursets de Cristiandat i la Comunitat de Sant’Egidio." Doctoral thesis, Universitat Autònoma de Barcelona, 2021. http://hdl.handle.net/10803/673280.

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Abstract:
La diversitat dins l’Església catòlica no és un fenomen exclusivament recent. A l’Edat Mitjana, els ordes religiosos ja van crear diferents models de religiositat catòlica, a partir d’estructures semi-autònomes, plenament integrades i legitimades per la institució (Finke i Wittberg, 2000). A la Modernitat, van sorgir sectors i organitzacions que defensaven ideologies divergents, adoptant orientacions o bé conservadores, o bé liberals (Poulat, 1986). Actualment, la diversitat dins l’Església es reflecteix en els moviments laics. Aquestes associacions apareixen a principis del segle XX i experimenten un apogeu a partir del Concili Vaticà II (1962-1965), atès que s’atorga un nou lloc al laic dins la institució i se’l dota d’un rol més actiu. Avui dia existeixen al voltant de cent moviments laics al món, amb objectius dispars entre si (Faggioli, 2008, 2017). Aquesta tesi doctoral pren com a punt de partida aquesta diversitat interna del catolicisme i se centra en l’anàlisi dels moviments laics. Recerques anteriors (Diotallevi, 2002; Palmisano i Bonazzi, 2010) han identificat una doble estructura en l’Església catòlica: una, configurada per una lògica burocràtica, que correspondria a l’estructura formal de poder; una altra, que es regeix per una lògica més innovadora i carismàtica, que estaria conformada per les organitzacions catòliques. Els moviments laics es trobarien en aquest darrer tipus d’estructura. Atesa la varietat de models de religiositat catòlica disponibles actualment, és pertinent parlar de l’existència d’un mercat de moviments laics (Diotallevi, 2002). L’objectiu d’aquesta recerca és, precisament, analitzar l’oferta d’aquest mercat, aplicant el model de dimensions religioses de Glock y Stark (1965) a dos casos: el Moviment de Cursets de Cristiandat i la Comunitat de Sant’Egidio. Els resultats mostren que els dos moviments reprodueixen els mateixos continguts que la institució en les dimensions ideològica, ritual i intel·lectual. En canvi, difereixen en les dimensions experiencial i conseqüencial. Així, el Moviment de Cursets de Cristiandat es focalitza en la primera, oferint als seus membres la possibilitat de regular la seva religiositat a partir de l’experiència compartida de l’amor de Déu; mentre que la Comunitat de Sant’Egidio es focalitza en la segona dimensió, oferint als seus membres regular la seva religiositat a través d’actes solidaris amb poblacions en risc d’exclusió social. L’aplicació d’aquest model d’anàlisi posa de manifest que els moviments laics són una via d’acomodació de l’Església catòlica a la tardomodernitat, que permet flexibilitzar l’oferta religiosa, tot mantenint la tradició. Així, el model permet identificar les dimensions en què es reprodueix la tradició i les dimensions en què els moviments construeixen una diversitat d’opcions, entre les quals els catòlics poden escollir com regular la seva religiositat segons les seves preferències. D’aquesta manera, els moviments laics són un reflex del fenomen de la privatització i la individualització de la religió (Berger, 1980; Estruch, 2015; Hervieu-Léger, 1999; Luckmann, 1973).
La diversidad dentro de la Iglesia católica no es un fenómeno reciente. Ya en la Edad Media, las órdenes religiosas crearon diferentes modelos de religiosidad a partir de estructuras semiautónomas, plenamente integradas y legitimadas por la institución (Finke y Wittberg, 2000). En la Modernidad, surgieron sectores y organizaciones que defendían ideologías divergentes, adoptando orientaciones o bien conservadoras, o bien liberales (Poulat, 1986). Actualmente, la diversidad dentro de la Iglesia se refleja en los movimientos laicos. Estas asociaciones aparecen a principios del siglo XX y experimentan un auge a partir del Concilio Vaticano II (1962-1965), dado que éste otorga un nuevo lugar al laico dentro de la institución y le dota de un rol más activo. Hoy día, existen alrededor de un centenar de movimientos laicos en todo el mundo, cuyos objetivos son dispares entre sí (Faggioli, 2008, 2017). Esta tesis doctoral toma como punto de partida esta diversidad interna del catolicismo y se centra en el análisis de los movimientos laicos. Investigaciones anteriores (Diotallevi, 2002; Palmisano y Bonazzi, 2010) han identificado una doble estructura en la Iglesia católica: una, configurada por una lógica burocrática, que correspondería a la estructura formal de poder; otra, que se rige por una lógica más innovadora y carismática, que estaría conformada por las organizaciones católicas. Los movimientos laicos se encontrarían dentro de ésta última. Dada la variedad de modelos de religiosidad católica disponibles actualmente, resulta pertinente hablar de la existencia de un mercado de movimientos laicos (Diotallevi, 2002). El objetivo de esta investigación es, precisamente, analizar la oferta de este mercado, aplicando el modelo de las dimensiones religiosas de Glock y Stark (1965) a dos casos: el Movimiento de Cursillos de Cristiandad y la Comunidad de Sant'Egidio. Los resultados muestran que los dos movimientos reproducen los mismos contenidos que la institución en las dimensiones ideológica, ritual e intelectual. En cambio, difieren entre sí en las dimensiones experiencial y consecuencial. Así, el Movimiento de Cursillos de Cristiandad se focaliza en la primera, ofreciendo a sus miembros la posibilidad de regular su religiosidad a partir de la experiencia compartida del amor de Dios; mientras que la Comunidad de Sant'Egidio se focaliza en la segunda dimensión, ofreciendo a sus miembros regular su religiosidad a través de actos solidarios con poblaciones en riesgo de exclusión social. La aplicación de este modelo de análisis pone de manifiesto que los movimientos laicos son una vía de acomodación de la Iglesia católica a la tardomodernidad, que permite flexibilizar la oferta religiosa, manteniendo la tradición. Así pues, el modelo permite identificar aquellas dimensiones en las que se reproduce la tradición y aquellas en las que los movimientos elaboran una diversidad de opciones, entre las que los católicos pueden escoger como regular su religiosidad según sus preferencias. De esta forma, los movimientos laicos son un reflejo del fenómeno de la privatización y la individualización de la religión (Berger, 1980; Estruch, 2015; Hervieu-Léger, 1999; Luckmann, 1973).
Diversity within the Catholic Church has been present for centuries. In the Middle Ages, religious orders already proposed different models of Catholic religiosity, creating semi-autonomous structures that were fully integrated and legitimized by the institution (Finke and Wittberg, 2000). In Modernity, both conservative and liberal organizations appeared, supporting different ideologies (Poulat, 1986). Nowadays, diversity within the Church is seen in the plurality of Lay Movements. Such associations were created at the beginning of the 20th century. The Second Vatican Council (1962-1965) gave lay people a new place in the institution and provide them a more active role, which favours the growth of Lay Movements (Faggioli, 2008, 2017). Nowadays, we observe more than one hundred Lay Movements, that attain a disparity of goals. Such catholic diversity is the starting point of this PhD, which focuses on the study of Lay movements. Previous research (Diotallevi, 2002; Palmisano and Bonazzi, 2010) has pinpointed a dual structure of the Catholic Church. According to these theories, a more bureaucratic structure, conformed by a formal framework of power, coexists with another structure, shaped by Catholic organizations, and governed by a more innovative and charismatic logic. Lay Movements can be placed in the latter type of structure. Such diversity of models of Catholic religiosity offer makes it pertinent to talk about a market of Lay Movements (Diotallevi, 2002). The aim of the current work is to analyse the supply side of this market, applying Glock and Stark (1965) religious dimensions on the bases of two case studies: the Cursillo Movement and the Community of Sant’Egidio. The results show that, in relation to the ideological, ritual and intellectual dimensions, the two movements reproduce the same contents as the institution. But the two movements differ in the experiential and consequential dimensions. Cursillo Movement focuses on the first, offering its members the possibility of regulating their religiosity based on the shared experience of God’s love. Whereas the Community of Sant’Egidio focuses on the latter one, offering its members the possibility of regulating their religiosity acting in solidarity with populations at risk of social exclusion. The application of the analysis model suggests that Lay Movements are a way to accommodate the Catholic Church to late modernity, while maintaining tradition. Thus, the model makes it possible to identify the dimensions in which tradition is reproduced and the dimensions in which Lay Movements built a variety of options, from which Catholics can choose how to regulate their religiosity according to their preferences. Therefore, Lay Movements are a reflection of the privatization and individualization of religion process in late modernity (Berger, 1980; Estruch, 2015; Hervieu-Léger, 1999; Luckmann, 1973).
Universitat Autònoma de Barcelona. Programa de Doctorat en Sociologia
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MAZZUCOTELLI, FRANCESCO. "Islam e modernità: dottrine e prassi nella comunità sciita libanese." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1078.

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Abstract:
La tesi analizza l'impatto di percorsi di reinterpretazione della tradizione religiosa sciita sul tessuto sociale e sulle forme di mobilitazione politica della comunità sciita libanese nel corso del ventesimo secolo. La creazione di un'identità sciita distinta viene studiata nel quadro della formazione di una "ideologia islamica" e nel contesto del consolidamento del modello istituzionale confessionalista libanese, prima nel periodo mandatario e poi dopo l'indipendenza, in un intreccio fluido di fattori transnazionali e locali e di meccanismi di identità e di alterità. Le pratiche rituali e i costrutti simbolici connessi alla commemorazione di Ashura sono, in particolare, il sito di una battaglia per la legittimazione e per la definizione dell'identità collettiva: l'interpretazione radicale di Ashura è usata per legittimare forme di dissenso e resistenza. L'impegno religioso espresso nello spazio pubblico dà vita a numerose forme associative e assistenziali che creano un sistema alternativo di offerta di servizi sociali, rafforzando i legami comunitari e sostenendo stili di vita e modelli di comportamento islamicamente corretti, in ciò che definiamo come la sfera pubblica islamica. Questo progetto di modernità alternativa comprende anche l’assimilazione selettiva di pratiche e modelli della globalizzazione e di forme di mercificazione. I discorsi e i documenti analizzati mostrano infine la formazione di una metanarrazione della resistenza, in cui, reinterpretando temi del paradigma di Karbala', la comunità sciita viene descritta come prima linea della resistenza contro la tirannia e l’oppressione, in una visione teleologica della storia.
This dissertation investigates the impact of patterns of reinvention and reinterpretation of Shi'a religious tradition on the social fabric and the politics of the Shi'a community of Lebanon during the twentieth century. We firstly explore the theorization of doctrines that discharge "Western"-oriented modernizing projects as the only legitimate patterns of development and governance for Muslim societies. This theoretical framework is conceived and conveyed mainly by a transnational Shi'i clerical milieu. We examine how a distinct Shi'a collective identity is formed, partly as a result of the formation of an "Islamic ideology", and partly as a collateral effect of the confessionalist system that is implemented in Lebanon during the Mandate and after the independence. We observe a fluid, complex interplay of transnational, domestic, and parochial factors, and how they shape mechanisms of identity and otherness. In particular, we analyze how the ritual practices and symbolic constructs related to the commemoration of Ashura and the battle of Karbala' become a site of ideological dispute for legitimacy and self-identity. In particular, we see how a radical reading of Ashura is used to legitimize forms of political dissent and resistance. We then explore how religious commitment and forms of public piety are related to social activism and the provision of multiple services through a vast network of charitable institutions. This alternative system of social welfare and assistance strengthens communal relations and pious lifestyles, envisaging a religiously-inspired society that we define as Islamic public sphere. We also question how this project of alternative modernity is shaped by a selective assimilation of practices and models marked by globalization and commodification, where scientific and technical development is accepted but a vast array of values and behaviors are discharged as un-Islamic. We finally examine the tropes of a metanarrative of resistance through a reading of major documents of Hezbollah and public speeches. We analyze a narrative construct where the Shi’a community, as part of the disinherited and the injustly oppressed of the world, is pitted – along the same lines of Ashura and the battle of Karbala' – against the forces of oppression and tyranny, in a teleological view of human history. We evaluate how this discourse is framed in the public sphere and how it is productive of symbolic capital and legitimacy at a political and social level.
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Casellato, Alessandro. "Vita di Giuseppe Gaddi, comunista: una biografia, una generazione, una religione politica." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2004. http://hdl.handle.net/10579/304.

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Abstract:
La tesi prende in esame la vita di Giuseppe Gaddi (Trieste 1909 - Vienna 1982). Il percorso politico di Gaddi è simile a quello di altri militanti della sua generazione: si iscrisse giovanissimo al Partito Comunista d'Italia, fu arrestato e condannato dal Tribunale speciale; quando uscì dal carcere espatriò in Unione sovietica e frequentò la Scuola leninista. Trascorse la seconda metà degli anni Trenta in Francia, lavorando come giornalista, propagandista e organizzatore di partito. Dopo l'8 settembre 1943 fu mandato ad organizzare la lotta partigiana nelle montagne bellunesi e, dopo la Liberazione, a costruire il Partito comunista in Veneto. Negli anni Sessanta diresse l'Associazione Italia-Urss e poi, fino alla morte, la Federazione internazionale della Resistenza. La biografia di Gaddi si intreccia con la riflessione sulle parole e sugli schemi narrativi con cui raccontarla, e con cui Gaddi stesso lo fece nel corso della sua vita (lo fece in più occasioni, ogni volta rielaborando in modo diverso il racconto autobiografico). Uno dei temi principali che percorrono la tesi è infatti l'insieme di pratiche, riti e modelli discorsivi che si sono costruiti attorno al racconto della militanza comunista di quella generazione. Fin dal suo precoce ingresso nel Partito comunista, Gaddi è inserito in una rete di relazioni che fa di lui un punto di vista significativo su quella generazione di militanti comunisti. L'epistolario e i suoi molti altri scritti restituiscono una trama di rapporti che comincia a tessersi a metà degli anni Venti, all'interno della Federazione giovanile comunista, e permarrà fino agli Ottanta, vigilia dello scioglimento del partito comunista italiano. Oltre a questo, la ricerca vuole ricostruire la mentalità, la personalità e le caratteristiche "antropologiche" di questi militanti politici che furono definiti rivoluzionari professionali. Per loro il comunismo fu una sorta di "religione politica", cioè un sistema di credenze, di miti, di riti, di simboli capaci non solo di spiegare il mondo, ma anche di definire il significato e il fine ultimo dell'esistenza individuale. Uno spazio significativo della tesi è dedicato alla concezione della morte nella tradizione comunista, ai riti e alle parole ad essa connessi, e in particolare ai funerali di partito come "riti di istituzione". The dissertation deals with Giuseppe Gaddi's life (Trieste 1909 - Wien 1982). His politicai course is similar to the one of other militants of his generation. He very early joined thè Communist Party of Italy, was arrested and condemned by the Special Court. When he was released from prison, he went abroad in Soviet Union and attended Leninist School. He spent the second half of Thirties in France, working as a party organizer, propagandist and journalist. After the 8th of September 1943 he was sent to organize resistence war in the mountains near Belluno and, after Liberation, to build the Italian communist Party in Veneto. In the Sixties he directed Italia-Urss Association and then Resistance International Federation. Gaddi biography is here twined with reflections upon thè words and narrative patterns that we could use to teli it, and that Gaddi himself used during his life (he did often, every time making a different autobiographical tale). One of the most important dissertation issues is thè whole of practises, rithes and narratives grown around the communist militants of that generation. Since his early entry in the Communist Party, Gaddi is linked to a network that makes him a relevant point of view on that generation. His letters and many other writings show the relations that began to be weft at the half of Twenties - inside the Italian Communist Youth Federation - and that lasted to the dissolution of Pci. The researh would look into mentality, personality ad antropological characteristics of this kind of politicai militants called "professional revolutionaries". For them, communisme was a "politicai religion", that is a System of thoughts, mythes, rites, symbols able to explain the world and to give meaning to individuai existance. A quite large part of the dissertation is given up to the conception of death in communist tradition, to connected rites and words and, particultarly, to party funerals as "istitution rites".
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Cuccurullo, Lidia. "Costruire una nazione nell'Italia preunitaria : religione e politica nelle comunità albanesi di rito greco di Calabria e di Sicilia." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2019. http://hdl.handle.net/11384/86059.

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Books on the topic "Comunità religiose"

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Dopo l'impero ottomano: Stati-nazione e comunità religiose. Soveria Mannelli (Catanzaro): Rubbettino, 2006.

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Prigionieri, Antonella. Comunità religiose e regimi alimentari nella Capitanata moderna. Bari: Cacucci, 2002.

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3

Luciano, Vaccaro, and Stroppa Claudio, eds. Ora et labora: Le comunità religiose nella società contemporanea. Busto Arsizio (Varese): Nomos, 2003.

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4

Damanhur: Popolo e comunità. Leumann (TO): Elle Di Ci, 1998.

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5

Capparelli, Giovanni Giuseppe. Acquaformosa: Origini storiche e religiose di una comunità italo-albanese. Cosenza: Orizzonti meridionali, 2001.

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Civiltà parrocchiale: Feste religiose, confraternite, devozione popolare nella comunità di Carmignano e Poggio a Caiano, 1870-1960. Signa (Fi) [i.e. Florence, Italy]: Masso delle Fate, 2010.

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7

Fabrizio, Daniela. Identità nazionali e identità religiose: Diplomazia internazionale, istituzioni ecclesiastiche e comunità cristiane di Terra Santa tra Otto e Novecento. Roma: Studium, 2004.

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8

Colesanti, Gemma Teresa, Blanca Garì, and Núria Jornet-Benito, eds. Clarisas y dominicas. Modelos de implantación, filiación, promoción y devoción en la Península Ibérica, Cerdeña, Nápoles y Sicilia. Florence: Firenze University Press, 2018. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-676-7.

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Abstract:
Il volume è frutto della ricerca del progetto Claustra. Atlante della spiritualità femminile. Il libro si occupa dell’analisi del paesaggio religioso contrassegnato dalle comunità di clarisse e di domenicane. L’approfondimento della struttura territoriale dei vari regni avviene tramite cinque linee: la conoscenza di aree poco studiate nella topografia monastica femminile; la comprensione delle dinamiche fondazionali e il ruolo delle comunità di mulieres religiose; la dinamica dell’impianto urbano e i processi di comunicazione e di azione, creatori del paesaggio monastico; l’importanza del mecenatismo e del patrocinio femminile nei modelli fondazionali e nella promozione culturale; l’analisi delle pratiche devozionali e della cultura materiale delle comunità in un contesto funzionale, spaziale e performativo. El presente volumen es el resultado de la investigación del proyecto Claustra. Atlas de espiritualidad femenina. El libro se ocupa del análisis del paisaje religioso marcado por las comunidades de clarisas y dominicas. Desde una estructura territorial por reinos se abordan cinco lineas: el conocimiento de áreas poco estudiadas en la topografía monástica femenina; la comprensión de dinámicas fundacionales y el papel de grupos de mulieres religiosae; la dinámica de implantación urbana y los procesos de interacción creadores de paisaje monástico; la importancia del mecenazgo y patronazgo femenino en los modelos fundacionales y de promoción cultural; el análisis de las prácticas devocionales y la cultura material de las monasterios femeninos en un contexto funcional, espacial y performativo.
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Chizzoniti, Antonio G. Chiese, associazioni, comunità religiose e organizzazioni non confessionali nell'Unione europea: Atti del colloquio, Università cattolica del Sacro Cuore, Milano, 28-29 maggio 1999. Milano: Vita e pensiero, 2002.

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Straniero, Michele. I comunisti: Una religione dell'aldiquà. Milano: A. Mondadori, 1997.

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Book chapters on the topic "Comunità religiose"

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Sacco, Antonio. "Comunità umane, solidali, inclusive ed esperienza cristiana." In Religioni e sviluppo sostenibile, 173–90. Accademia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.4000/books.aaccademia.9885.

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2

Aluffi, Roberta. "Comunità umane solidali e inclusive. Il punto di vista islamico sugli obiettivi 4, 10, 11 e 16 dell’Agenda Onu 2030." In Religioni e sviluppo sostenibile, 191–95. Accademia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.4000/books.aaccademia.9895.

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Reports on the topic "Comunità religiose"

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Sarafian, Iliana. Considerazioni chiave: affrontare le discriminazioni strutturali e le barriere al vaccino covid-19 per le comunità rom in italia. SSHAP, May 2022. http://dx.doi.org/10.19088/sshap.2022.024.

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Abstract:
Questo rapporto evidenzia come le discriminazioni strutturali e l'esclusione sociale influenzino le percezioni e gli atteggiamenti nei confronti del vaccino per il COVID-19 tra le comunità rom in Italia. Uno degli obiettivi è mettere in luce il ruolo che le autorità pubbliche e le comunità possono svolgere nel sostenere l'adozione del vaccino e nel contrasto ai più ampi processi di esclusione sociale.1 Le risposte contraddittorie che lo Stato italiano ha fornito durante la pandemia di Covid-19, insieme alle forme di esclusione già in atto, hanno comportato un aumento della sfiducia delle comunità rom nei confronti delle iniziative statali, impattando anche sull’adesione alla campagna vaccinale.2 Questo documento si propone di supportare e informare le amministrazioni locali e le istituzioni sanitarie pubbliche coinvolte nell’assistenza e nei processi di inclusione delle comunità rom in Italia. Il presente documento si basa su una ricerca condotta di persona e a distanza dal novembre 2021 al gennaio 2022 in Italia con le comunità rom e sinti di Milano, Roma e Catania. Sebbene queste comunità si caratterizzino per diversità storica e per differenti forme di identità linguistica, geografica, religiosa, sono state individuate delle somiglianze nel modo in cui hanno vissuto la pandemia di COVID-19 e nelle decisioni a proposito del vaccino. Questo documento è stato sviluppato per SSHAP da Iliana Sarafian (LSE) con i contributi e le revisioni di Elizabeth Storer (LSE), Tabitha Hrynick (IDS), Marco Solimene (University of Iceland), Dijana Pavlovic (Upre Roma) e Olivia Tulloch (Anthrologica). La ricerca è stata finanziata dalla British Academy COVID-19 Recovery: G7 Fund (COVG7210058) e si è svolta presso il Firoz Lalji Institute for Africa, London School of Economics. La sintesi è di responsabilità di SSHAP.
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