Journal articles on the topic 'Comportamenti alimentari dei bambini'

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Nucci, Daniele, Matteo Momi, Stefano Realdon, and Vincenza Gianfredi. "Pubblicità televisiva e scelte alimentari dei bambini." SALUTE E SOCIETÀ, no. 3 (October 2019): 131–45. http://dx.doi.org/10.3280/ses2019-003012.

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Benedetto, Loredana, Massimo Ingrassia, and Mariagrazia Rosano. "Credenze materne sull'alimentazione salutare nell'infanzia." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (September 2010): 55–69. http://dx.doi.org/10.3280/psd2010-001003.

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Abstract:
Gli autori indagano alcune credenze materne circa il regime alimentare dei propri figli. La letteratura ha evidenziato differenze socioculturali: a un livello d'istruzione piů elevato sono solitamente associate abitudini piů restrittive e in linea con le raccomandazioni per un'adeguata alimentazione infantile. Scopo della ricerca č verificare se a un piů elevato livello d'istruzione delle madri corrispondano differenti credenze circa le restrizioni alimentari. Metodo. Hanno preso parte alla ricerca 35 madri con livello d'istruzione basso (licenza elementare o media) e 93 medio-alto (maturitŕ o laurea). Lo strumento era un questionario self-report che conteneva una lista di 20 cibi/bevande tipici della dieta dei bambini italiani in etŕ scolare e un elenco di 12 item volti a misurare l'importanza attribuita ad alcuni fattori nelle scelte alimentari. Risultati. Le differenze piů evidenti sono quelle concernenti i motivi delle restrizioni: le madri di livello socioculturale basso erano piů attente al consumo eccessivo. L'altro gruppo di madri sembrava invece piů attento ai problemi di salute. Ciň appare rilevante in considerazione dell'interesse crescente circa il peso dei fattori ecoculturali nella promozione del benessere dei bambini (Christensen, 2004).
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3

Gastaldi, Roberto, Paola Borgia, and Mohamad Maghnie. "Lo iodio nell’alimentazione dell’età evolutiva." L'Endocrinologo 22, no. 4 (August 2021): 293–97. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00924-2.

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Abstract:
SommarioLo iodio viene assunto esclusivamente attraverso gli alimenti e rappresenta un componente essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei. Una carenza iodica misconosciuta da inadeguato apporto dietetico che si instaura nei primi anni di vita può essere responsabile di scarsa crescita e disordini dello sviluppo neuro-cognitivo. Negli ultimi anni è aumentata la prevalenza delle allergie alimentari e dei cultori di diete vegane nei paesi occidentali. Entrambe le situazioni impongono restrizioni dietetiche, limitando le fonti di importanti nutrienti come iodio, ferro, zinco, vitamina D, calcio e vitamina B12. Nelle allergie alimentari e in regime dietetico vegano, infatti, i primi alimenti ad essere esclusi sono proprio quelli a maggior contenuto di iodio, come pesce, latte, uova e derivati. L’apporto di iodio può dunque divenire insufficiente qualora non ci sia adeguato utilizzo di fonti di iodio alternative, come il sale iodato. Pertanto, risulta fondamentale che gli operatori sanitari siano a conoscenza dei possibili rischi di carenze nutrizionali in bambini con allergia alimentare, vegani o entrambi, al fine di garantire un attento monitoraggio auxologico e nutrizionale e soddisfare il fabbisogno energetico e nutritivo. In questo articolo riassumiamo i principali aspetti riguardanti l’apporto iodico in dieta vegana e nelle diete di esclusione dei bambini con allergie alimentari, revisionando la letteratura su questi argomenti e fornendo alcuni suggerimenti per i pediatri.
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Caprì, Tindara, and Rosa Angela Fabio. "Processi cognitivi complessi e aggressività." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (September 2020): 713–46. http://dx.doi.org/10.3280/rip2020-002012.

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Abstract:
Gli studi presenti in letteratura hanno mostrato l'esistenza di fattori cognitivi, emotivi e genetici che influenzano l'aggressività. Mentre molte ricerche focaliz-zano la loro attenzione sui processi cognitivi sociali, lo scopo del presente studio è quello di indagare la relazione tra processi cognitivi complessi e aggressività. Abbiamo esaminato tale relazione in 236 bambini delle scuole elementari. L'obiettivo principale di questa ricerca è indagare se nei bambini che attuano comportamenti aggressivi, esistono differenze non solo negli aspetti socio-cognitivi (Fase 1 della ricerca), come rilevato dagli studi presentati, ma anche nei processi cognitivi complessi che ne sono alla base, come il pensiero critico ed il problem solving (Fase 2 della ricerca). Sono stati confrontati due gruppi: soggetti aggressivi e di controllo. Abbiamo ipotizzato che i bambini con comportamento aggressivo mostrino capacità di pensiero critico e di problem solving inferiori ri-spetto al gruppo di controllo. I partecipanti erano inizialmente 121 maschi e 115 femmine, di età compresa tra 10 e 11 anni. La ricerca è stata articolata in due fasi distinte. Nella prima sono state somministrate tre scale di self report e una scala di nomina dei pari per valutare rispettivamente: il comportamento aggres-sivo, l'autoefficacia e il disimpegno morale; inoltre due scale sono state sommi-nistrate agli insegnanti per valutare i comportamenti aggressivi, disattentivi e ipe-rattivi dei bambini. Nella seconda fase, 31 bambini sono stati selezionati dal campione iniziale e suddivisi in due gruppi (aggressivo vs controllo). Il pensiero critico e le capacità di problem solving sono stati testati da cinque strumenti. I risultati mostrano un'interessante relazione tra comportamenti aggressivi e le di-mensioni analizzate e rivelano differenze significative tra bambini con compor-tamento aggressivo e gruppo di controllo solo nel pensiero critico, e non nelle ca-pacità di problem solving. I risulati sono stati discussi alla luce della teoria dell'elaborazione delle informazioni sociali, secondo cui le abilità sociali e cogni-tive giocano un ruolo chiave nell'influenzare il comportamento aggressivo.
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5

Di Renzo, Magda, Paolo Pace, Federico Bianchi di Castelbianco, Massimiliano Petrillo, Elena Vanadia, Simona D'Errico, and Monica Rea. "La percezione genitoriale dei cambiamenti emotivo-comportamentali nei bambini con disturbo dello spettro autistico, a quattro mesi dall'inizio della pandemia." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 2 (September 2022): 1–23. http://dx.doi.org/10.3280/rip2022oa13999.

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Abstract:
I disturbi dello spettro autistico sono caratterizzati da difficoltà nell'interazione socio-comunicativa, dalla presenza di comportamenti e interessi ristretti e ripetitivi. In determinate circostanze, ad esempio durante un periodo di lockdown, quando l'isolamento sociale e il distanziamento diventano obbligatori per tutti, in particolare per le famiglie con un bambino con disturbo dello spettro l'interruzione delle routine quotidiane (scuola, terapia, tempo libero) rischia di minare il lavoro terapeutico e i progressi che faticosamente le famiglie avevano raggiunto fino a quel momento. In questo studio abbiamo monitorato 81 famiglie di bambini con disturbo dello spettro, valutandole prima dell'inizio della pandemia e circa 4 mesi dopo, per verificare quali comportamenti dei bambini fossero peggiorati e quali invece fossero rimasti stabili o anche migliorati. Le famiglie sono state intervistate, a febbraio e luglio 2020, attraverso rating scale standardizzate e i risultati hanno evidenziato un intensificarsi nei bambini di irrequietezza motoria, difficoltà nella regolazione del sonno, mentre non sono emersi peggioramenti nelle condotte autolesive o etero-aggressive, né nelle autonomie personali. Va considerato che tutte le famiglie coinvolte nella presente ricerca erano inserite in percorsi terapeutici e non hanno interrotto il percorso di supporto psicologico (online), con lo specifico obiettivo di sostenerli nel loro ruolo genitoriale nelle fasi più critiche vissute dai bambini, e nel renderli sempre più attivi nei processi di consolidamento delle competenze acquisite dai bambini.
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Simonelli, Ivana. "Guerra in Ucraina. Accogliere i pensieri e le emozioni dei bambini e dei ragazzi da 3 a 18 anni nei contesti scolastici." PSICOBIETTIVO, no. 3 (December 2022): 87–99. http://dx.doi.org/10.3280/psob2022-003008.

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Abstract:
Lo scenario della Guerra in Ucraina incontra il presente di bam- bini e ragazzi. L'esposizione alle notizie di guerra, l'accoglienza dei profughi, gli effetti della destabilizzazione dal punto di vista economico e finanziario, le sensa- zioni di pericolo e minaccia costituiscono elementi che i piccoli e i giovani porta- no e discutono anche nei contesti educativi e scolastici. Questo lavoro si propone di analizzare pensieri, emozioni e comportamenti dei bambini e dei ragazzi e ipotizzare quali parole, gesti, espressioni, azioni possono offrire gli adulti nei contesti connotati dalle dimensioni insegnamento-apprendimento-relazione-formazione.
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Di Pentima, Lorenza, and Sara Ramelli. "Attaccamento e bullismo: un confronto tra bulli, vittime, bulli-vittime e non-coinvolti in età scolare." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 2 (August 2020): 119–45. http://dx.doi.org/10.3280/mal2020-002007.

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Abstract:
Scopo del presente studio è stato analizzare il fenomeno del bullismo secondo la prospettiva dell'attaccamento, ponendo a confronto i bulli, i bulli-vittima, le vittime e i non-coinvolti nei modelli mentali e nei comportamenti socio-emozionali (in particolare aggressività, evitamento dell'interazione, manifestazioni di ansia e depressione). Hanno partecipato allo studio 365 bambini, 208 maschi (57%) e 157 femmine (43%), di 5 scuole di Roma, di età compresa tra 8 e 11 anni (M = 9.28, DS = 0.81). Gli strumenti impiegati sono stati: Nomina dei Pari (Menesini, 2003), per individuare i ruoli di bullo, vittima, bullo-vittima e non coinvolto, Separation Anxiety Test (Attili, 2001) per la misura dei modelli mentali dell'attaccamento e Social Emo-tional Dimension Scale (Ianes, & Savelli, 1994) per la valutazione dei comportamenti socio-emozionali. Dai risultati emerge che, nel confronto con i non-coinvolti, i bulli mostrano più attaccamenti ambivalenti ed evitanti, li dove le vittime e i bulli-vittima mostrano per lo più modelli mentali di tipo ambivalente. Inoltre i bulli, i bulli-vittima e le vittime presentano più alti livelli di aggressività, di evitamento delle interazioni con i pari e di comportamenti inappropriati.
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Procaccia, Rossella. "Rischio e resilienza nei bambini maltrattati." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 3 (December 2011): 53–72. http://dx.doi.org/10.3280/mal2011-003004.

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Abstract:
Obiettivo di questo studio č verificare se il tipo di abuso, inteso in termini di presenza/ assenza di minaccia all'integritŕ psico-fisica, moderi la relazione tra variabili individuali (stile di attaccamento, competenze cognitive, strategie di coping), familiari (esito positivo/ negativo al trattamento) e caratteristiche specifiche dell'abuso (gravitŕ e durata della violenza), e l'adattamento psicologico in termini di problemi di internalizzazione ed esternalizzazione in bambini vittime di abuso e maltrattamento. Un ulteriore obiettivo consiste nel valutare quali tra queste dimensioni (individuale, familiare e dell'abuso) siano predittive della presenza di problemi comportamentali di internalizzazione e/o esternalizzazione. I partecipanti sono 118 bambini (etŕ media = 10,04), di cui 60 vittime di maltrattamento (etŕ media = 10,95) e 58 non maltrattati (etŕ media = 9,10), provenienti da classi sociali basse. Nel gruppo dei maltrattati, 22 bambini sono vittime di abusi con minaccia, i restanti 38 di violenza senza minaccia. I risultati indicano che nei bambini maltrattati senza minaccia i problemi di internalizzazione sono predetti solo dallo stile di attaccamento, quelli di esternalizzazione dalla combinazione di attaccamento e coping di distrazione. Nel gruppo dei bambini maltrattati con minaccia, invece, l'internalizzazione č predetta dall'attaccamento e dal ridotto ricorso a strategie disfunzionali di distrazione ed evitamento; i comportamenti di esternalizzazione risentono, invece, dell'influenza di scarse competenze cognitive.
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Marinozzi, Lorenza. "Bioetica clinica - Adolescenza e comportamenti alimentari: orientamenti etici e strategie educative." Medicina e Morale 47, no. 6 (December 31, 1998): 1219–49. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.818.

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Abstract:
In questo articolo l’Autrice, attraverso un’accurata analisi nosografica dei disturbi legati all’alimentazione e attraverso la descrizione di due casi clinici, afferma che sia l’anoressia nervosa, sia la bulimia nervosa, pur presentandosi con sintomi diversi, sono manifestazioni di un’unica malattia. Questo disturbo colpisce soprattutto l’età dell’adolescenza ed ha radici sociali e culturali. L’attuale epidemia non è altro che il riflesso dell’epoca in cui viviamo con tutte le sue ambiguità e contraddizioni, con tutti i suoi modelli irraggiungibili e irreali. Un capitolo a parte è dedicato alle considerazioni etiche al fine di mettere in luce le proposte preventive oltre che curative. A questo proposito risulta molto importante la figura del genitore, il cui ruolo è quello di “navigatore”, di colui che indica la strada giusta senza però imporla. Le coordinate da seguire sono l’amore, l’ascolto, l’attenzione, unite al recupero di determinati valori quali “l’impegno lavorativo”, “il coraggio di affrontare gli ostacoli”, “la pazienza di aspettare”.
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Salvi, Elisa, Vincenzo Guideti, and Andrea Lo Noce. "Temperamento, cefalea e psicopatologia in etŕ evolutiva." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 31 (December 2012): 29–40. http://dx.doi.org/10.3280/qpc2012-031003.

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Abstract:
Lo scopo di questo studio e stato quello di indagare il rapporto tra cefalea, temperamento, e comportamento in un campione di bambini reclutati presso gli ambulatori di Neuropsichiatria di Roma. Si tratta di 150 bambini, 90 maschi e 60 femmine, di eta compresa tra i 6-11 anni, durante il 2011-2012. I problemi di comportamento sono stati valutati attraverso la Child Behaviour Check List (CBCL) e le dimensioni temperamento attraverso il "Questionario Italiano del Temperamento" (QUIT). QUIT e CBCL sono state somministrate ai genitori dei bambini. La diagnosi e stata effettuata in base ai criteri della Classificazione Internazionale della Cefalea (ICHD II). Emicrania e cefalea tensiva hanno mostrato punteggi simili per quanto riguarda le scale principali della CBCL, con differenze significative nella scale dei problemi internalizzanti, dove hanno riportato punteggi peggiori i bambini con cefalea tensiva, e in quella dei problemi esternalizzanti punteggi peggiori per i soggetti emicranici. La cefalea e uno dei sintomi neurologici piu comuni riportati durante l'infanzia, che porta ad alti livelli di assenze scolastiche e si associa a diverse patologie. In generale, emicrania e cefalea tensiva sono associate a depressione, disturbi d'ansia, e ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder). I risultati, confermati dalla letteratura, sembrano sostenere l'ipotesi che ci sia una relazione tra cefalea e comportamenti psicopatologici. Lo sviluppo di una psicopatologia in soggetti con determinati profili temperamentali non e una regola. Dobbiamo porre attenzione nel lavoro quotidiano ad identificare i soggetti a rischio, sia per temperamento o fattori ambientali. L'identificazione precoce di questi fattori di rischio potrebbe dare la possibilita di interventi precoci che potrebbero tenere i bambini lontani dalla patologia.
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Mastella, Marco, and Federica Mastella. "Esperienze e riflessioni derivate dall'ascolto psicodinamico della persona obesa." PSICOBIETTIVO, no. 1 (April 2011): 89–105. http://dx.doi.org/10.3280/psob2011-001006.

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Abstract:
Vengono riportate le caratteristiche e i risultati, in termini di comprensione profonda ed evolutiva, di un ascolto psicodinamico della persona obesa. Viene rivisitata la letteratura psicoanalitica al riguardo e viene illustrata un'esperienza formativa decennale in gruppo istituzionale sui disturbi del comportamento alimentare, recentemente focalizzata sull'obesitŕ, in cui il clima di lavoro permette di recuperare dei sogni controtransferali di un operatore. Una vignetta clinica individuale evidenzia la complessitŕ e la scarsa consapevolezza dei propri vissuti e delle proprie condizioni psicofisiche in un paziente obeso portatore di traumi transgenerazionali. Viene quindi posta attenzione sulla delicatezza del rapporto genitore (obeso) e figli, accennando ad una psicoterapia psicoanalitica infantile di un bambino diagnosticato autistico.
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La Banca, Domenica. "Tra bisogni e rassegnazione. La Federazione napoletana dell'Onmi durante la seconda guerra 1939-1943." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 260 (February 2011): 404–24. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-260003.

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Abstract:
L'Opera nazionale per la protezione della maternitŕ e infanzia (Onmi) fu il primo e piů importante ente parastatale italiano creato, nel 1925, per l'assistenza delle madri e dei bambini in difficoltŕ. Verificare come questo ente abbia funzionato durante la seconda guerra mondiale consente di capire in che termini il fascismo abbia effettivamente realizzato le sue tanto propagandate politiche socio-assistenziali, chiamate proprio in momenti cosě difficili a dare prova concreta dell'efficacia e efficienza raggiunte. L'autrice ha compiuto questa verifica attraverso la ricostruzione delle vicende della Federazione partenopea dell'Onmi (1939-1943). Ne emerge che i risultati conseguiti dall'Onmi a Napoli furono molto modesti. L'Italia entrň in guerra non solo impreparata dal punto di vista militare ed economico, ma anche da quello delle strutture socio-assistenziali deputate alla cura della popolazione civile. A Napoli queste carenze furono maggiormente avvertite sia per il contesto di guerra totale che esacerbň i gravi limiti dell'attivitŕ dell'Onmi prima della guerra, sia per la scarsa disponibilitŕ di mezzi finanziari, sia per l'insufficienza dei beni alimentari da distribuire agli assistiti. In questo deludente panorama fa eccezione l'attenzione, dinamica e propositiva, che la Federazione mostrň nei confronti della politica demografica, sia per contrastare la mortalitŕ neonatale, sia a favore dei bambini illegittimi attraverso l'istituto dell'affiliazione.
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Bianchi, Valentina, Elisabetta Cesana, and Massimo Molteni. "Autismo e televisione. Linee guida per la creazione di cartoni animati inclusivi." QUADERNI ACP 29, no. 2 (2022): 60. http://dx.doi.org/10.53141/qacp.2022.60-63.

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Abstract:
Il disturbo dello spettro autistico (ASD) è caratterizzato da difficoltà sociocomunicative associate a comportamenti, attività e interessi ristretti e ripetitivi che conducono a un maggiore coinvolgimento in attività solitarie, come la visione della televisione. La letteratura scientifica sottolinea tanto i rischi connessi a un uso sistematico di questo strumento, quanto i suoi potenziali vantaggi se adeguatamente integrato nella pratica clinica e nell’esperienza quotidiana. In questo articolo descriviamo le difficoltà tipiche di fruizione dei cartoni animati da parte dei bambini con ASD e, a partire da queste, suggeriamo alcune linee guida per la realizzazione di programmi televisivi a loro destinati, affinché possano divenire oggetto di scambio e condivisione con i pari, facilitando i processi di socializzazione.
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Liverta, Sempio Olga, Giulia Cavalli, Rosa Angela Fabio, and Antonella Marchetti. "Validazione italiana del "test vocale sugli stati mentali" (tvsm), un nuovo strumento avanzato di valutazione della teoria della mente per i bambini della scuola primaria." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (March 2010): 111–34. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-001007.

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Abstract:
Le ricerche sulla Teoria della Mente (capacitŕ di riconoscere e attribuire stati mentali a sé e agli altri e di ritenerli causa dei comportamenti) si sono rivolte recentemente anche allo studio della comprensione di stati mentali complessi, sia 129 epistemici che emotivi, che compaiono in etŕ successive alla comprensione della falsa credenza, acquisita intorno ai 4 anni. Gli strumenti di misura della Teoria della Mente adatti a valutare tale capacitŕ, che diventa nello sviluppo sempre piů raffinata e articolata, in bambini di etŕ scolare sono relativamente scarsi, in particolare essi riguardano la comprensione di stati mentali a partire da racconti di situazioni o da stimoli percettivi, quali la visione dell'espressione di occhi o volti. Adottando una definizione di Teoria della Mente, che ne riconosce la multicomponenzialitŕ, viene presentato un nuovo strumento, il "Test Vocale sugli Stati Mentali" (TVSM), per valutare la comprensione di un'ampia gamma di stati epistemici ed emotivi complessi nei bambini di 6-11 anni, a partire unicamente da stimoli vocali (indici non verbali della voce). Vengono presentate le fasi di costruzione, validazione (condotta su 220 bambini) e affidabilitŕ (alfa di Cronbach su un campione di 170 bambini e test-retest su 141 bambini) del test, dimostrando le buone proprietŕ psicometriche del TVSM, che si rivela un valido strumento avanzato di misura della Teoria della Mente. Si č, inoltre, verificato che la prestazione al test č influenzata dall'abilitŕ verbale (PPVT-R) e non dal quoziente intellettivo non verbale (matrici di Raven).
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Di Pentima, Lorenza, and Sara Ramelli. "Attaccamento e disimpegno morale nel fenomeno del bullismo: uno studio su bambini di scuola elementare." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 3 (December 2020): 871–903. http://dx.doi.org/10.3280/rip2020-003005.

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Abstract:
Obiettivo del presente studio è stato analizzare l'influenza delle precoci rela-zioni di attaccamento sullo sviluppo dei processi cognitivi di disimpegno morale e come quest'ultimo possa rappresentare una variabile di mediazione con condot-te aggressive, con particolare riferimento al fenomeno del bullismo nel confronto tra bulli, vittime e non-coinvolti. I partecipanti allo studio sono stati 199 alunni, 106 maschi e 93 femmine di età compresa tra 8 e 11 anni (M = 9.39, DS = 0.91), frequentanti le classi terza, quarta e quinta elementare, all'interno delle quali è stata rilevata la presenza di bulli, vittime e non-coinvolti. La rilevazione dei ruoli è stata effettuata mediante la Nomina dei Pari (Menesini, 2003); per misurare il disimpegno morale è stata impiegata la Scala di Disimpegno Morale per il Bullismo (Gini & Caravita, 2013); mentre per i modelli operativi interni dell'attaccamento è stato somministrato il Separation Anxiety Test, SAT (Attili, 2001). La valutazione dei comportamenti socio-emozionali, con specifico riferimento alle condotte aggressive, è stata svol-ta dalle insegnanti mediante il Social Emotional Dimention Scale, SEDS (Ianes & Savelli, 1994). I risultati complessivi mettono in luce come il disimpegno morale rappresenti un mediatore tra l'attaccamento insicuro e il comportamento aggressivo. Nel confronto tra bulli, vittime e non-coinvolti, i primi non solo sono più frequente-mente insicuri, ma riportano anche punteggi più elevati nel disimpegno morale e vengono valutati come più aggressivi dalle insegnanti.
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Stokłosa, Marek. "Prawo do katolickiego pogrzebu w niektórych wyjątkowych okolicznościach." Prawo Kanoniczne 53, no. 3-4 (October 15, 2010): 83–111. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2010.53.3-4.04.

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Abstract:
Il can. 1176 §1 dell’attuale CIC afferma che ai fedeli defunti vanno rese le esequie ecclesiastiche a norma del diritto. Si può dunque parlare di un vero diritto del fedele alle esequie cattoliche, di cui non può essere privato se non nei casi previsti dalla normativa del can. 1184. Essa indica alcune circostanze in base alle quali un cattolico è privato delle esequie ecclesiastiche, a meno che non abbia dato alcun segno di pentimento prima della morte. Fra queste abbiamo l’apostasia, l’eresia o lo scisma notori. Altre circostanze riguardano non tanto la professione di fede, quanto comportamenti che contraddicono la vocazione cristiana, tali da far ritenere le persone come peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli. Oltre queste situazioni ben definite dal Codice ci sono nel mondo di oggi le situazioni particolari che potrebbero sorgere il dubbio sull’opportunità della celebrazione delle esequie ecclesiastiche. Nell’articolo si è riferito ad alcuni casi problematici: i fedeli coinvolti in situazioni matrimoniali irregolari, i suicidi, l’eutanasia, i bambini morti prima di essere battezzati, i bambini nati morti o i feti abortivi. Si è cercato di indicare gli atteggiamenti da adottare in questi casi e nei confronti dei famigliari del defunto per non creare tensioni profonde all’interno della comunità cristiana.
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D’Elia, Daniela, Annamaria Scapicchio, and Marta Sisto. "L'assessment psicodiagnostico di bambini vittime di Adverse Childood Experience (ACE): discussione di un caso clinico." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 3 (December 2019): 75–85. http://dx.doi.org/10.3280/mal2019-003006.

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Abstract:
Il presente contributo descrive alcune Esperienze Avverse Infantili (ACE) e, in particolare, come valutarle (Malacrea, 2007) attraverso l'utilizzo di strumenti su tre livelli (a "basso", "medio" e "alto" impatto diagnostico) e considerando due assi di osservazione: quello dei comportamenti manifesti e quello dei vissuti (il "mondo interno"), garantendo in tal modo un'ampia cornice di elementi clinici da utilizzare in un ragionamento diagnostico complesso e articolato. Tra gli strumenti utili a una valutazione articolata, il Trauma Symptom Checklist for Young Children (TSCYC; Briere, 2005) è una checklist di 90 item che valuta la sinto-matologia post-traumatica acuta e cronica in bambini dai 3 ai 12 anni, elaborata da Briere nel 2005 e di recente convalidata e pubblicata in Italia. Si presenta l'utilizzo di questo strumento in un caso clinico: Giulia, 6 anni, sottoposta a valutazione psicodiagnostica specialistica per sospetto abuso sessuale. Il TSCYC ha permesso di riscontrare specifici indicatori di un funzionamento post-traumatico e appare particolarmente utile all'interno del processo di ragionamento diagnostico, per individuare la presenza del funzionamento post-traumatico e per poterne definire le caratteristiche principali.
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Frigerio, Alessandra, Elisa Ceppi, Michela Colasanto, and Massimo Molteni. "Attaccamento e problemi emotivo-comportamentali in un campione infantile di bambini maltrattati." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2010): 117–33. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2009-003006.

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Abstract:
L'importanza di valutare, sin dalla prima infanzia, l'associazione tra una carente e inadeguata qualitŕ delle cure materne e la manifestazione di quadri psicopatologici č ampiamente riconosciuta, alla luce dell'impatto che il maltrattamento esercita sullo sviluppo sia psichico sia biologico del bambino. Il presente studio ha investigato la presenza di problemi emotivo-comportamentali e lo stile di attaccamento in un campione di 28 bambini di un anno circa di etŕ, inseriti insieme alle loro madri in comunitŕ di accoglienza, e in un campione (N = 28) di controllo. Le madri compilavano un questionario che misura i problemi comportamentali e le competenze dei bambini (Infant Toddler Social and Emotional Assessment) e partecipavano insieme ai loro figli alla procedura Strange Situation. I bambini inseriti in comunitŕ, rispetto ai coetanei, sono stati descritti come piů problematici rispetto ai comportamenti internalizzanti, meno abili sul fronte delle competenze socio-emotive e si č visto che formavano piů frequentemente un attaccamento di tipo disorganizzato. Tuttavia, lo stile di attaccamento non č risultato un fattore capace di moderare l'associazione tra maltrattamento e problemi emotivo-comportamentali. In conclusione, lo studio fornisce un contributo alla comprensione del fenomeno del maltrattamento in una fascia d'etŕ poco investigata, verso cui promuovere tempestivamente interventi mirati a migliorare la qualitŕ della relazione madre-bambino.
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Di Luca, Annalisa, and Rosetta Cappelluccio. "Riflessioni sull'abuso sessuale da parte delle madri. Rivelazioni, trauma e trattamento dei bambini abusati dalle donne." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 3 (January 2021): 115–38. http://dx.doi.org/10.3280/mal2021-003006.

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Abstract:
L'abuso sessuale da parte di donne è poco rilevato, probabilmente per uno stereotipo che identifica la donna come ottimo caregiver e non come un potenziale aggressore (O'Brien, Margolin, John, & Krueger, 1991; Saradijan, 1996). Analizzeremo i numeri dell'abuso ma-terno e di come incida nelle fasi di rivelazione, valutazione del danno e trattamento. È molto più probabile che, a causa del ruolo di cura, l'abuso venga confuso con comportamenti af-fettuosi accettabili, rispetto allo stesso abuso commesso da un uomo. Si tratta, quindi, di gravi esperienze traumatiche precoci, che generano necessariamente una dissociazione pro-tettiva del Sé, vincolata ad un segreto collusivo. Attraverso i casi vorremmo mostrare come in questi minori il danno sia rilevante e sia presente vergogna e identificazione con l'aggressore.
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Moylan, Carrie A., Todd I. Herrenkohl, Cindy Sousa, Emiko A. Tajima, Roy C. Herrenkohl, and M. Jean Russo. "Gli effetti del maltrattamento infantile e dell'esposizione alla violenza domestica sui problemi comportamentali internalizzanti ed esternalizzanti in adolescenza." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 3 (December 2011): 11–32. http://dx.doi.org/10.3280/mal2011-003002.

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Abstract:
Questo studio esamina gli effetti del maltrattamento infantile e dell'esposizione alla violenza domestica in infanzia sui comportamenti internalizzanti ed esternalizzanti in adolescenza. I dati per queste analisi provengono dal Lehigh Longitudinal Study, uno studio prospettico su 457 giovani volto a valutare gli esiti della violenza familiare e la resilienza negli individui e nelle famiglie. I risultati mostrano che il maltrattamento infantile, la violenza domestica ed entrambi in combinazione (ossia doppia esposizione) aumentano il rischio per il bambino di esiti internalizzanti ed esternalizzanti in adolescenza. Una volta tenuto conto dei fattori di rischio associati con fattori stressanti aggiuntivi nella famiglia o nell'ambiente circostante, solo quei bambini con una doppia esposizione riportavano un rischio elevato di incorrere negli esiti studiati rispetto ai giovani non esposti. Tuttavia, sebbene vi fossero delle differenze osservabili nella predizione degli esiti per i bambini con una doppia esposizione rispetto a quelli con una singola esposizione (ossia, solo maltrattamento o solo esposizione alla violenza domestica) queste differenze non sono risultate statisticamente significative. Le analisi hanno mostrato che gli effetti dell'esposizione per i maschi e le femmine sono statisticamente comparabili.
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Cuzzolaro, Massimo. "L'obesitŕ in etŕ pediatrica. Aspetti clinici e psicopatologici." PSICOBIETTIVO, no. 1 (April 2011): 17–35. http://dx.doi.org/10.3280/psob2011-001002.

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Abstract:
Negli ultimi trent'anni i valori della prevalenza del sovrappeso e dell'obesitŕ in etŕ pediatrica (0-14 anni) sono aumentati drammaticamente in Italia come in molti altri Paesi dove l'obesitŕ č, ormai, la malattia infantile piů diffusa. L'obesitŕ pediatrica ha raggiunto le dimensioni di una pandemia con gravi conseguenze per la salute fisica e mentale anche perché molti bambini e adolescenti obesi diventano adulti obesi. Esistono ormai definizioni chiare e accettate a livello internazionale dei cut-off (punti-limite di indice di massa corporea) per la diagnosi di sovrappeso e obesitŕ in etŕ evolutiva. Eppure molti casi restano ancora misconosciuti. La diagnosi precoce č invece la prima tappa indispensabile per un trattamento tempestivo che ha maggiori probabilitŕ di essere efficace. Dopo aver toccato aspetti diagnostici ed epidemiologici, l'articolo si sofferma su due temi: il disturbo da alimentazione incontrollata in etŕ evolutiva, il ruolo delle esperienze alimentari precoci.
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Laghi, Fiorenzo, Roberto Baiocco, Daniela Troilo, and Antonia Lonigro. "Binge eating e stili d'identitŕ in adolescenza." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 4 (March 2012): 539–53. http://dx.doi.org/10.3280/rip2010-004004.

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Abstract:
La ricerca ha indagato la relazione esistente tra il Binge Eating Disorder, indagato attraverso la Binge Eating Scale (Gormally, 1982), la tendenza al conformi- smo, indagato attraverso lo Iowa- Netherlands Comparison Orientation Measure (Gibbons, 1999) e gli stili d'identita, indagati attraverso l'Identity Style Inventory (Berzonsky, 1992). Lo studio e stato effettuato su 450 studenti frequentanti alcune scuole Secondarie di II grado. La ricerca ha dimostrato che il Binge Eating Disorder e maggiormente diffuso tra i soggetti di genere femminile rispetto a quelli di genere maschile. Le dimensioni che hanno un forte potere predittivo per il Binge Eating Disorder risultano essere la presenza di alti livelli di conformismo rispetto ai comportamenti, di uno stile d'identita evitante e di una bassa tendenza ad assumere impegni precisi. Inoltre e emerso che i soggetti appartenenti al gruppo dei soggetti con patologia BED presentano uno stile d'identita evitante, mentre i soggetti che non presentano disturbi alimentari presentano uno stile d'identita informativo ed un'elevata tendenza ad assumere impegni precisi.
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Arcidiacono, Evelina, and Riccardo Ganazzoli. "A scuola si impara a vivere: la mediazione del conflitto tra pari." MINORIGIUSTIZIA, no. 2 (January 2022): 212–18. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-002019.

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Abstract:
Il cervello-mente è un organo sociale e come tale necessita di contesti esperienziali ricchi di stimoli cognitivo-affettivo-relazionali per favorire la costruzione di una sana identità personale e un'adeguata regolazione degli stati emotivi. Questa importante funzione sociale si sviluppa gradualmente nel corso dell'infanzia ed è originata dalle prime esperienze relazionali di "Attaccamento" del bambino con la madre e da un insieme di "cure ambientali" "sufficientemente buone" e "contenitive" sperimentate nell'incontro con il mondo e con l'Altro. È proprio all'interno di questi contesti relazionali che i bambini imparano a vivere, guardando e riproponendo i comportamenti che "vedono", i discorsi che "sentono", i modelli relazionali a cui sono costantemente esposti. La Scuola diviene, così, il luogo privilegiato in cui si possono sperimentare forme di convivenza pacifica e non violenta, fondate sul riconoscimento dell'altro e nel rispetto delle differenze, al fine di sviluppare le competenze sociali utili a contrastare la diffusione della violenza giovanile. All'interno di questa visione si inserisce il lavoro sulla Peer Mediation realizzato dall'Istituto Comprensivo "Antonio Ugo" di Palermo. L'obiettivo del progetto è quello di creare un sistema efficace per la risoluzione dei conflitti che insorgono tra gli alunni.
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Focà, F., F. R. Santucci, S. Ferretti, L. Rinaldi, G. Sani, L. Janiri, and D. P. R. Chieffo. "Online group psychotherapy for patients with binge eating disorder during COVID-19 emergency." European Psychiatry 64, S1 (April 2021): S262. http://dx.doi.org/10.1192/j.eurpsy.2021.703.

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Abstract:
IntroductionOn March 13th 2020, in execution of the Law Decree 14/2020 regarding the reorganization of National Health Care related to COVID-19 emergency, all non-urgent outpatient healthcare services were suspended in Italy. The present work describes remote support and online group psychotherapy set in motion during COVID-19 emergency for outpatients with Binge Eating Disorder.ObjectivesAim of the present work is to describe and evaluate online support and group psychotherapy for outpatients with Binge Eating Disorder during lockdown due to COVID-19 emergency. Outcomes were evaluated by remote administration of questionnaires.Methods20 outpatients with Binge Eating Disorder, treated by psychotherapists of Hospital Psychology Unit in Psychiatry Day Hospital of an Italian General Hospital, received remote support by phone calls and online group psychotherapy from march to may 2020. During the first two weeks, patients were supported via phone calls. From the third week on, they took part to online group psychotherapy sessions, held every week at the same day and time. Pre-post remote administration of Clinical Outcomes in Routine Evaluation-Outcome Measure (CORE-OM) and the Questionnaire of Eating Behaviours (Scheda dei Comportamenti Alimentari, SCA) was used to evaluate outcomes. Data were analyzed by Student’s t-test.ResultsNo significant difference was found, thus indicating stability of symptomatology.ConclusionsLockdown was a highly stressful period, in which many people lost control on eating behaviours and those with Binge Eating Disorder were expected to have an exacerbation of symptoms. Remote support and online group psychotherapy proved effective in protecting patients from a possible aggravation of their condition.
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Menesini, Ersilia, Elisa Corbo, and Annalaura Nocentini. "LA PREVENZIONE DEL CYBERBULLISMO A SCUOLA. UN APPROCCIO A MOLTEPLICI LIVELLI." Media Education 10, no. 2 (December 15, 2019): 160–80. http://dx.doi.org/10.36253/me-8841.

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Abstract:
Il contributo propone la definizione di un modello a molteplici livelli per la prevenzione e l’intervento sul cyberbullismo, che include il piano della promozione della salute, della prevenzione di comportamenti a rischio (universale, selettiva e indicata), del trattamento dei potenziali disturbi conseguenti, fino alla riabilitazione. Dopo l’approfondimento della definizione del fenomeno del cyberbullismo e del quadro teorico attuale volto alla spiegazione del fenomeno, il contributo analizza la letteratura internazionale e nazionale sugli interventi evidence-based di prevenzione del fenomeno. In accordo al modello a molteplici livelli, il contributo mostrerà come interventi di prevenzione universale siano efficaci solo in alcuni casi e solo per alcuni bambini e adolescenti, mentre per altre situazioni di maggior rischio necessitino interventi più consistenti e continuativi nel tempo e con componenti specifiche. In the current article the definition of a multi-tired model for the prevention of cyberbullying is proposed. This model includes the level of health promotion, the level of prevention differentiated in universal, selective and indicated prevention, the level of treatment of possible consequent problem behaviors or symptoms, and finally the level of rehabilitation. Starting with an updated review of the literature about the definition of cyberbullying and about the theoretical models of explanation, the article will focus on the issue of evidence-based interventions at an international and national level. According to a multi-tired approach, the moderators of the efficacy of the main universal intervention will be analysed, stressing the need to integrate more intensive and individualized interventions.
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Palladino, Ruth Ramalho Ruivo, Luiz Augusto de Paula Souza, Mara Lucia Pallotta, Rogério da Costa, and Maria Claudia Cunha. "Dormire, mangiare e parlare: legame simbolico." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, September 2, 2021, 153–70. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/psicologia-it/legame-simbolico.

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Abstract:
Il sonno, il cibo e il linguaggio sono pilastri della vita sana dei bambini, si intrecciano dalla nascita e costituiscono la struttura dinamica dello sviluppo del bambino. Questi sono gli effetti di condizioni interdipendenti: organiche, psichiche e sociali, che coinvolgono il bambino e derivano, contemporaneamente, da eredità organiche e simboliche. Quest’ultimo sovradetermina e modula l’interazione del bambino con l’ambiente, specialmente con l’altro essere umano che è lì. Questo patrimonio traccerà modelli di condotta e comportamento che spesso possono contribuire a cambiamenti che compromettono, in una certa misura, lo sviluppo generale del bambino. Nella clinica pediatrica, la descrizione dei disturbi dello sviluppo, dal più mite al più grave, include, di regola, aspetti alimentari, del sonno e del linguaggio, il che suggerisce, quindi, una triade di base, interrogando i medici sulla possibilità che ci sia, più di una semplice coincidenza, una correlazione tra funzioni biologiche fondamentali. Se questo è il caso, sarà importante per il clinico appropriarsi di questa prospettiva, poiché l’implicazione determinerà probabilmente particolarità nelle procedure diagnostiche e di trattamento. In questa direzione, vale la pena approfondire e discutere lo sviluppo di queste funzioni (sonno, dieta, linguaggio), cercando di chiarire la loro correlazione costitutiva, il legame tra di loro.
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