Academic literature on the topic 'Comparazione metodi'

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Journal articles on the topic "Comparazione metodi"

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Gangemi, Giuseppe. "GENESI E SVILUPPI DELLA COMPARAZIONE: UNO, NESSUNO O CENTOMILA METODI?" Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, no. 3 (December 1990): 417–44. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009576.

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Abstract:
IntroduzionePer molto tempo, con il termine comparazione si individua il momento centrale dell'argomentazione razionale e soprattutto si afferma la direzione della riflessione logica sulla pratica di ricerca. Di conseguenza, si sostiene che i ricercatori dipendono dai logici, e sono questi che definiscono preventivamente le regole del corretto metodo di ricerca. Tale metodo consiste, per i razionalisti, nel piò e nel meno (cioè nella quantificazione). I logici cartesiani, infatti, usavano chiamare comparazione il confronto per appurare se qualcosa sia maggiore o minore, migliore o peggiore, di un'altra. Nella Logique de Port Royal, viene chiamato comparativo il giudizio per valutare se una cosa è piò o meno di un'altra (1662, II, X; 1969, 199). Questa definizione di comparazione non è dissimile dal «giudizio di confronto» della scolastica tomistica. Tuttavia, la differenza è nella maggiore enfasi posta sul concetto di quantità (il piò o il meno). Una simile definizione è strettamente connessa al tentativo di Cartesio (condiviso dai cartesiani di Port-Royal) di sviluppare la matematica come modello metodologico e come significato ultimo della natura. A proposito della metodologia cartesiana, essa ritiene indispensabile, all'esattezza di ogni raffronto, che ambedue i termini considerati consentano un piò o un meno, e quindi rientrino nel concetto generale di grandezza
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Marchitiello, Marco, Carlo Pisano, and Giuseppe De Luca. "Il codice genetico dei Piani Strategici Metropolitani." TERRITORIO, no. 99 (August 2022): 149–63. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-099020.

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Abstract:
Il passaggio dalla dimensione provinciale a quella metropolitana ha segnato una trasformazione potenzialmente decisiva nella modalità di gestione del territorio italiano. Nonostante l'ampia risonanza data alla legge 56/2014, ad oggi solo otto Piani Strategici Metropolitani (psm) risultano approvati e la letteratura presenta un numero molto limitato di studi comparativi sull'argomento. Questo contributo analizza la forma e la struttura dei primi sette psm approvati, attraverso l'utilizzo di un metodo analitico-comparativo che ha consentito la loro restituzione in forma grafica. I risultati dello studio illustrano i psm analizzati attraverso sette figure generate da un processo di destrutturazione e ricomposizione degli argomenti, dei metodi e dei processi applicati nel loro confezionamento, delineandone differenze e facilitando una più efficace comparazione.
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Pasquino, Gianfranco. "TRENT'ANNI DI SCIENZA POLITICA: TEMI E LIBRI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, no. 1 (April 2001): 5–29. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029531.

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Abstract:
Introduzione Qualsiasi bilancio è sempre problematico, soprattutto quando è il bilancio di una disciplina nella quale la ricerca continua e per la quale gli oggetti cambiano anche grazie alla ricerca, alle risultanze, agli interventi che ne derivano. Tuttavia, esistono occasioni nelle quali la necessità di un bilancio si impone. Trent'anni di vita, per una rivista accademica, non sono pochi. Meritano di essere analizzati e collocati nel più ampio territorio della scienza politica. Il primo fascicolo della «Rivista Italiana di Scienza Politica» fu pubblicato nell'aprile del 1971. Dal punto di vista della nascita e della professionalizzazione della scienza politica in Italia, la nascita della Risp costituì il logico sviluppo dell'attività di un piccolo gruppo di studiosi che pochi mesi prima sotto la guida di Giovanni Sartori aveva collaborato alla Antologia di Scienza Politica con sezioni curate nell'ordine da Giuliano Urbani (Metodi, approcci e teorie); Stefano Passigli (Potere ed élites politiche); Giacomo Sani (Cultura politica e comportamento politico); Domenico Fisichella (Partiti politici e gruppi di pressione); Vittorio Mortara (La pubblica amministrazione) e Gianfranco Pasquino (Lo sviluppo politico). Quanto alla Rivista, quel primo fascicolo era deliberatamente e opportunamente dedicato alla politica comparata per segnalare l'importanza di quella prospettiva e del metodo che vi era sotteso. Sulla comparazione conteneva articoli di Sartori, La politica comparata: premesse e problemi, di Arend Lijphart, Il metodo della comparazione e di George J. Graham Jr., Consenso e opposizione: una tipologia, conteneva anche un articolo di Fisichella, Conseguenze politiche della legge elettorale regionale in Italia e uno di Pasquino, Le crisi di sviluppo nell'esperienza giapponese. In entrambi i casi, quegli articoli erano la prosecuzione di un interesse scientifico che si era già tradotto nella pubblicazione di due volumi, rispettivamente Fisichella (1970, e poi 1982) e Pasquino (1970). Tuttavia, mentre nel caso dei sistemi elettorali stava per aprirsi una intensa, ma tuttora incompiuta, stagione di dibattito e di riforme, che la Rivista ha monitorato standone a opportuna distanza (ad esempio, AA.VV. 1984 e 1987), nel caso dello sviluppo politico, il tema stava giungendo ad esaurimento. A riprova, sulla Rivista, se ne scrisse in seguito relativamente, forse troppo, poco. Peraltro, l'analisi dello sviluppo politico si era incrociata spesso, opportunamente e fruttuosamente con la politica comparata. Proprio per questo «incrocio», mi sembra che qualsiasi ricognizione su quanto è avvenuto, in termini di temi e di libri, in questi trent'anni debba ripartire congiuntamente dagli studi di politica comparata e di sviluppo politico.
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Smelser, Neil J., and Traduzione di Ettore Recchi. "RIFLESSIONI SULLA METODOLOGIA DEGLI STUDI COMPARATI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, no. 1 (April 1996): 3–19. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024023.

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Abstract:
Sono passati vent'anni da quando pubblicai Comparative Methods in the Social Sciences (Smelser 1976). Il libro riscosse un certo interesse da parte della sociologia e della scienza politica. Tuttavia, dovrei mettere in chiaro che la sua pubblicazione fu in qualche modo singolare. Nella mia carriera non mi sono mai considerato un metodologo, malgrado in alcuni periodi abbia insegnato metodologia. E benché ritenga che il messaggio di quel volume sia congruente con gran parte della mia ricerca sostantiva, avevo scritto ben poco sui metodi di comparazione prima dell'uscita del libro, e niente ho scritto sul tema in seguito. L'invito a tenere una lezione presso l'Istituto Universitario Europeo mi ha offerto una gradita opportunità di passare in rassegna alcuni sviluppi occorsi dopo la seconda metà degli anni Settanta e di elaborare nuove riflessioni su alcune tematiche metodologiche nelle scienze sociali comparatistiche. Queste mie riflessioni si svilupperanno in quattro parti: a) alcune informazioni sui precedenti della stesura del libro e un'analisi retrospettiva dei suoi contenuti e dei suoi scopi intellettuali; b) una rassegna dei contributi alla letteratura sulla metodologia comparatista che sono apparsi in seguito; c) un tentativo di mettere ordine in questa letteratura confusa; d) una breve riconsiderazione finale di un paio di problemi centrali che verranno allo scoperto in questa presentazione.
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Sartori, Giovanni. "COMPARAZIONE E METODO COMPARATO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, no. 3 (December 1990): 397–416. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009564.

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Abstract:
IntroduzioneSulla politica comparata e sul metodo che la sostiene scrivevo vent'anni fa (quasi). Ne scrivevo perché ne ero fautore. Ma l'esito, oggi, è stato di gran lunga inferiore alle aspettative. Come mai? è per via di una sopravvalutazione iniziale? O perché siamo andati inciampando nel corso del cammino? O per altre ragioni ancora? Rispondere a queste domande è come tirare un consuntivo. Dove stiamo? Dove ci conviene andare? è un dibattito da riaprire. Nel mio scritto, diciamo, originario, chiedevo nell'ordine 1) perché comparare, 2) cosa è comparabile, 3) come comparare. Gioverà ripetere le stesse domande nello stesso ordine.
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Collier, David. "IL METODO COMPARATO: DUE DECENNI DI MUTAMENTI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, no. 3 (December 1990): 477–504. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020000959x.

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Abstract:
IntroduzioneL'idea che la comparazione sia una «buona cosa» nasce direttamente dal nostro modo intuitivo di comprendere il mondo. La comparazione acuisce la nostra capacità di descrizione e può costituire un prezioso stimolo per la formazione dei concetti. Essa ci fornisce dei criteri per sottoporre a verifica le ipotesi, contribuisce alla scoperta per via induttiva di nuove ipotesi e alla costruzione di teorie. Harold Lasswell, nell'articolo di apertura del primo numero della rivista «Comparative Politics», affermava che il rilievo assunto dalla comparazione in una buona analisi è tale che il metodo scientifico è inevitabilmente comparato (Lasswell 1968, 3).
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Bruschi, Alessandro. "COMPARAZIONE E CONTROLLO LOGICO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, no. 3 (December 1990): 445–76. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009588.

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Abstract:
IntroduzioneAll'espressione «comparazione» vengono attribuiti molti e differenti significati: quasi in ciascuno di essi è previsto l'uso del cosiddetto «metodo logico» (definito nei canoni di Mill) per operare controlli sulle ipotesi. L'importanza accordata al metodo è tale che spesso la stessa comparazione viene ridotta al metodo logico, e il metodo comparato (logico) contrapposto ad altri, quali quello statistico o sperimentale (Smelser 1966, Lijphart 1971).
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Barone, Anselmo. "L'uso del metodo della comparazione nella giurisprudenza della corte di giustizia." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 1 (July 2014): 92–101. http://dx.doi.org/10.3280/qg2014-001007.

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Eusepi, Giuseppe, Alessandra Cepparulo, and Flavio Verrecchia. "La cellula strutturale come ambito di analisi delle performance." RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no. 2 (September 2011): 60–84. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-002003.

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Abstract:
Il metodo proposto mira ad analizzare il contesto regionale europeo (UE 15), utilizzando gli indicatori introdotti nel Rapporto di Primavera 2004 e i dati regionali disponibili (Eurostat e OECD, 1999-2003) per evidenziare i migliori risultati e identificare gruppi regionali omogenei rispetto ai quali svolgere comparazioni. Si propone un nuovo metodo di analisi comparativa regionale bifase volta a individuare dapprima la classificazione "strutturale" delle unitŕ regionali per poi procedere a una classificazione sulla base del "risultato". Tale metodo si propone di superare le problematiche di natura comparativa causate dall'eterogeneitŕ delle unitŕ statistiche considerate ed č alternativo rispetto alle proposte insoddisfacenti fino a ora adottate.
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Battista Pellegrini, Giovan. "Qualche considerazione sul "retoromanzo"." Linguistica 31, no. 1 (December 1, 1991): 331–39. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.331-339.

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Abstract:
Nella complessa discussione circa la posizione linguistica del "retoromanzo" (o "ladino", in senso ampio), una entita dialettologica ritenuta autonoma e per lo più unitaria in seno alle lingue neolatine secondo le trattazioni di tutti (o quasi tutti) i manuali di linguistica romanza, sarà opportuno riesaminare brevemente la concezione di G.I. Ascoli che deve essere considerato il vero iniziatore di tale dibattito, condotto con notevole ricchezza di materiali (per i suoi tempi) e con un metodo scientifico. Le osservazioni degli storici, di altri studiosi e i brevi cenni dei linguisti prima della pubblicazione dei "Saggi ladini", del 1873, sono infatti in comparazione, molto approssimative (piu spesso errate) e ben poca cosa.
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Dissertations / Theses on the topic "Comparazione metodi"

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Lagomarsino, Daniela <1980&gt. "Comparazione di metodi per l'elaborazione di mappe di vulnerabilità degli acquiferi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2641/1/lagomarsino_daniela_tesi.pdf.

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Abstract:
Lo scopo di questa tesi di dottorato è la comparazione di metodi per redarre mappe della vulnerabilità degli acquiferi all’inquinamento. Sono state redatte le mappe di vulnerabilità dell’acquifero della conoide del Reno utilizzando i metodi parametrici SINTACS (Civita e De Maio, 1997) e DRASTIC (Aller et al., 1987). E' stato elaborato un modello tridimensionale del flusso tramite l'utilizzo del software di modellistica numerica FEFLOW. I risultati ottenuti sono stati confrontati con le mappe derivanti dall'appllicazione dei PCSM. E’ stato, inoltre, approfondito lo sviluppo di un modello inverso, che, partendo dalla distruzione del carico piezometrico, fornisce la distribuzione della conducibilità idraulica dell’acquifero.La conoscenza di questo parametro è, infatti, il punto di partenza per lo sviluppo di un nuovo metodo per la definizione della vulnerabilità basato sulla caratterizzazione dell'area di acquifero potenzialmente inquinabile rispetto ad uno sversamento in superficie di un inquinante.L’indice di vulnerabilità viene definito sulla lunghezza del cammino che un inquinante percorrere nell’arco di un anno.
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Lagomarsino, Daniela <1980&gt. "Comparazione di metodi per l'elaborazione di mappe di vulnerabilità degli acquiferi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2641/.

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Abstract:
Lo scopo di questa tesi di dottorato è la comparazione di metodi per redarre mappe della vulnerabilità degli acquiferi all’inquinamento. Sono state redatte le mappe di vulnerabilità dell’acquifero della conoide del Reno utilizzando i metodi parametrici SINTACS (Civita e De Maio, 1997) e DRASTIC (Aller et al., 1987). E' stato elaborato un modello tridimensionale del flusso tramite l'utilizzo del software di modellistica numerica FEFLOW. I risultati ottenuti sono stati confrontati con le mappe derivanti dall'appllicazione dei PCSM. E’ stato, inoltre, approfondito lo sviluppo di un modello inverso, che, partendo dalla distruzione del carico piezometrico, fornisce la distribuzione della conducibilità idraulica dell’acquifero.La conoscenza di questo parametro è, infatti, il punto di partenza per lo sviluppo di un nuovo metodo per la definizione della vulnerabilità basato sulla caratterizzazione dell'area di acquifero potenzialmente inquinabile rispetto ad uno sversamento in superficie di un inquinante.L’indice di vulnerabilità viene definito sulla lunghezza del cammino che un inquinante percorrere nell’arco di un anno.
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SECCI, ROMINA. "Comparazione fra metodiche per la valutazione della vulnerabilità all’inquinamento degli acquiferi. Applicazione all’acquifero del Sulcis Iglesiente." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2011. http://hdl.handle.net/11584/266322.

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Abstract:
The assessment of the vulnerability of aquifers is a key instrument for planning the methods of environmental resources protection. This research compares three scoring and weighting methods to assess the intrinsic vulnerability of the carbonate type aquifer systems. In particular, we have applied the SINTACS method (Civita, 1994), the EPIK method (Doerfliger N., Jeannin PY, Zwahlen F., 1999) and the COP method (Vias et al., 2006) to the carbonate Sulcis Iglesiente aquifer. The study focused on the area of the socalled "small Metal ring”, near the town of Iglesias, in the south of Sardinia. The peculiarity of this area lies in the fact that for millennia it has been exploited by mining of lead-zinc mines, among the most productive in the world. These activities have left a precarious environment, as potentially polluting landfill opencast mining sites are scattered throughout the area. The analysis of the results has led to develop a methodology for assessing the vulnerability more effective than the others and to highlight the critical issues of each method. With the identification of those areas inherently more vulnerable, we laid the ground for the strategic planning of reclamation of the most vulnerable sites. The study is also preparatory to a larger scale research aimed at the protection and sustainable exploitation of the environment and water resources in the area. -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------La valutazione della vulnerabilità degli acquiferi è uno strumento determinante per la pianificazione di metodi di salvaguardia delle risorse ambientali. In questa ricerca si è effettuata una comparazione fra tre metodi a punteggi e pesi per la valutazione della vulnerabilità intrinseca dei sistemi acquiferi di tipo carbonatico. In particolare si sono applicati il metodo SINTACS (Civita,1994), il metodo EPIK (Doerfliger N., Jeannin P.Y., Zwahlen F., 1999) ed il metodo COP (Vias et al. , 2006) all’acquifero carbonatico del Sulcis Iglesiente. Lo studio si è incentrato sulla zona del cosiddetto “piccolo anello metallifero”, in prossimità del comune di Iglesias, situato nel sud della Sardegna. La peculiarità di questa zona risiede nel fatto che per millenni è stata sfruttata dalle attività estrattive delle miniere piombo-zincifere, tra le più produttive al mondo. Queste attivitàhanno lasciato una situazione di precarietà ambientale, in quanto tutto il territorio è disseminato di discariche minerarie a cielo aperto potenzialmente inquinanti. L’analisi dei risultati ottenuti ha portato a definire una metodologia di valutazione della vulnerabilità più efficace delle altre e a mettere in evidenza le criticità di ogni metodo. Con l’individuazione delle zone del territorio intrinsecamente più vulnerabili si sono poste le basi per la pianificazione strategica di bonifiche dei siti maggiormente vulnerabili. Lo studio inoltre è propedeutico ad una ricerca a scala più vasta tesa alla tutela e ad un possibile sfruttamento ecosostenibile dell’ambiente e delle risorse idriche del territorio.
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Occhionero, Monica. "Comparazione dei metodi per la valutazione delle frequenze delle rotture random di tubazioni negli stoccaggi di gas naturale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi è stato svolto presso Arpae Emilia-Romagna e ha avuto come obiettivo lo studio delle metodologie per la modifica delle frequenze di rottura random di tubazioni negli stoccaggi sotterranei di gas naturale e l’analisi comparativa di quelle tra esse selezionate anche mediante l’applicazione ad un caso studio rappresentativo della tipologia di impianti esaminata. Pertanto, previo un inquadramento generale della normativa sul rischio di incidente rilevante in relazione sia alla Direttiva madre europea, la Direttiva Seveso III, che al suo recepimento italiano, il D. Lgs. 105/2015, previa un’analisi del processo di stoccaggio sotterraneo del gas naturale con particolare riferimento a quello convenzionale effettuato all'interno di giacimenti di gas esauriti, unica tipologia presente in Italia, e previa una breve premessa in merito allo schema di sviluppo dell’analisi di rischio ai sensi del D. Lgs. 105/2015, anzitutto è stato effettuato un approfondimento delle banche dati affidabilistiche/fonti bibliografiche da cui è possibile desumere i valori di frequenza generici di rottura per le tubazioni e per le condotte. Si è poi passati all'esposizione delle metodologie per la modifica delle frequenze degli eventi incidentali (ed eventualmente, per quelle che lo prevedono, delle frequenze degli scenari incidentali finali che da tali eventi possono scaturire) e all'applicazione di alcune di esse, sia a scopo di approfondimento che di comparazione, ad un caso studio rappresentativo dell’analisi di rischio degli stoccaggi sotterranei di gas naturale.
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Di, Fiore Adolfo. "Comparazione di tecniche di impronta digitali e tradizionali in protesi totale su impianti: studio multidisciplinare." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3422797.

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Abstract:
Revising the international literature extensively, it’s clear that data regarding the accuracy of the digital dental models generated by an intra-oral scanner for full-arch implant support rehabilitation are few and contradictory. Realistically, the cause of these discordant results has to be identified in inadequate evaluation methods. Thus, the aim of this doctoral research project is the development of a methodology for the evaluation of digital dental models accuracy in accordance with the industrial preparation protocols. Five macro-areas can be identified: a) design and development of the master model; b) calibration of the master model; c) data acquisition; d) meshes elaboration; e) data analysis (3D- distance and position analysis). Once the evaluation methodology has been defined, it will be possible to perform different types of analysis in the implant-prosthetic area. The purpose will be to define the accuracy of: a) three different scanning techniques; b) six different intra-oral scanners; c) traditional versus digital impression techniques. Interestingly, the advantage guaranteed by this evaluation method is twofold. It may provide the clinician a useful a tool to understand the possible critical issues related to the different intra-oral scanner systems currently available; and it will help in the evaluation of the better impression technique to adopt during clinical activity.
In letteratura mondiale pochi e contradditori sono gli articoli che valutano l’accuratezza delle impronte digitali generate da uno scanner intra-orale utilizzato in casi di riabilitazione full-arch su impianti. Analizzando nel dettaglio tutti gli articoli abbiamo individuato nella metodologia di valutazione la causa dei risultati disomogenei. Lo scopo di questa tesi di dottorato è di sviluppare una metodologia di valutazione dell’accuratezza per le impronte digitali che segua i protocolli ingegneristici utilizzati nei processi di sviluppo dei prodotti industriali. La metodologia di valutazione si suddivide in cinque macro aree: progettazione e realizzazione di un modello master, calibrazione del modello master, acquisizione dei dati, elaborazione delle mesh e analisi dei dati ( analisi 3D delle distanze e analisi 3D delle posizioni).Una volta messa a punto la metodologia di valutazione è possibile condurre diverse sperimentazioni nell’ambito implanto-protesico con differenti obbiettivi: valutazione dell’accuratezza di tre differenti tecniche di scansione ; valutazione dell’accuratezza di sei differenti scanner intra-orali e comparazione dell’accuratezza dell’impronta digitale con l’impronta tradizionale. La progettazione di questa metodologia di valutazione fornisce al clinico uno strumento per capire le possibili criticità dei differenti sistemi di scanner intra-orali presenti in commercio, ma soprattutto nel valutare quale tecnica di impronta presenta le migliori performance da applicare ai pazienti durante l’attività clinica quotidiana.
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Bendici, Rossella. "Monitoraggio di popolazioni di tursiopi in nord-Adriatico. Comparazione con il metodo della foto identificazione tra survey 2014 e 2018." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18031/.

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Abstract:
In questo elaborato si vuole valutare la presenza e la distribuzione di popolazioni di Tursiops truncatus nell’Alto Adriatico. Lo studio è stato condotto nell’ambito di progetti di ricerche correnti della Fondazione Cetacea Onlus di Riccione. Il monitoraggio delle popolazioni di tursiope è stato effettuato mediante la tecnica della foto identificazione, una pratica non invasiva che consente di riconoscere gli individui attraverso segni distintivi e permanenti che sono presenti sul corpo dell’animale. La raccolta dei dati è avvenuta nel periodo tra giugno e settembre 2018, le uscite in mare sono state complessivamente 15 coprendo un’area di 1000 km2 tra Ravenna e Goro. Le fotografie dei singoli individui sono state divise a seconda dei giorni ed inserite in un catalogo mediante l’utilizzo del programma informatico Adobe Lightroom 6. In seguito i dati ottenuti sono stati elaborati mediante l’utilizzo del programma Quantum Gis al fine di ottenere una mappatura degli avvistamenti. Gli individui così identificati sono stati confrontati con quelli presenti in un catalogo dell’anno 2014 elaborato nell’ambito di una campagna di monitoraggio effettuata dalla Fondazione Cetacea Onlus nella medesima area di studio all’interno del progetto europeo NetCet. Dallo studio condotto è stata accertata in totale la presenza di 40 esemplari di T. truncatus di cui solo un esemplare sembra essere presente nel catalogo del 2014 ma non si può affermare con assoluta certezza a causa della sgranatura delle immagini e anche del lungo periodo trascorso tra un survey e l’altro. Studi volti all’identificazione di unità locali e la definizione delle dimensioni della popolazione di T. truncatus risultano di fondamentale importanza al fine di poter applicare efficaci misure di conservazione e di gestione della specie stessa e degli habitat.
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Gaudio, Giovanni. "Organizzazioni complesse e rapporti di lavoro. Per un diritto del lavoro a geometria variabile." Doctoral thesis, Università Bocconi, 2019. http://hdl.handle.net/10278/3725009.

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Abstract:
La dottrina giuslavoristica italiana è rimasta spiazzata dinanzi agli eterogenei fenomeni di disintegrazione verticale della grande impresa fordista, che si pongono in antitesi con il contratto di lavoro subordinato, inteso come un rapporto necessariamente bilaterale tra un lavoratore e un unico datore di lavoro, riconosciuto tradizionalmente come il concetto ordinatore della materia. Esso è infatti difficilmente armonizzabile con una organizzazione del lavoro caratterizzata dalla compresenza di più soggetti di diritto, anche diversi dall’unico datore di lavoro inteso come parte del contratto, che possono, a vario titolo e in forme diverse, interagire con l’esecuzione della prestazione di un lavoratore subordinato nell’ambito delle organizzazioni complesse tipiche del modello post-fordista di organizzazione dell’impresa. In risposta a tali problematiche, parte della dottrina italiana ha elaborato una serie di teorie pluridatoriali, che costituiscono, ad oggi, la principale risposta alle questioni giuslavoristiche connesse ai processi di frammentazione e ricomposizione dell’impresa. Queste tesi si pongono in contrasto con la tradizionale lettura unitaria della figura del datore di lavoro, poiché postulano che essa possa essere declinata al plurale in alcune ipotesi di integrazione societaria o contrattuale fra imprese. Tali tesi, in ogni caso, non sono andate esenti da critiche di altra parte della dottrina, che ha sottolineato come esse incorrerebbero in una serie di ostacoli che non ne giustificherebbero l’accoglimento sul piano de iure condito. Per queste ragioni, il dibattito dottrinale in materia, concentratosi quasi in toto sullo studio della figura del datore di lavoro, sembra essere oggi giunto ad una impasse. Questo studio ha dunque provato a vagliare una ipotesi di ricerca alternativa rispetto a quella relativa allo studio della figura datoriale, sull’assunto che la direttrice tradizionalmente seguita dalla dottrina potrebbe essere stata vissuta dalla stessa come un punto di partenza imprescindibile della ricerca quando, invece, si sarebbe ben potuto tentare di metterlo in discussione, allo scopo di porsi nuove domande per cercare nuove risposte, piuttosto che dare diverse risposte alla stessa domanda. Sulla base di questa intuizione e per mezzo dello strumento della comparazione con il sistema inglese, si è dunque cercato di comprendere se il diritto del lavoro abbia già predisposto dei modelli di legislazione più pragmatica e meno legati ai modelli tradizionali della materia, che fossero funzionali a risolvere in modo più efficace le problematiche del sistema nel fare i conti con la complessità organizzativa. Dopo aver razionalizzato questa ipotesi di ricerca alternativa, anche sulla base di spunti teorici emersi nella dottrina pregressa, sono state rintracciate nel macro-sistema giuslavoristico una serie di tecniche normative già predisposte dal legislatore, che costituiscono una risposta più efficace, rispetto a quanto proposto dai sostenitori delle tesi pluridatoriali, alla risoluzione delle problematiche poste dalla complessità organizzativa. Poiché tali tecniche sono state predisposte dal legislatore sulla base delle specificità proprie di alcuni contesti normativi, si è dunque proceduto, nel tentativo di offrire una organica razionalizzazione delle stesse, ad una analisi differenziata di questi specifici contesti normativi. In ragione di ciò, sembra che oggi la materia giuslavoristica sia razionalizzabile, a livello macro, alla stregua di un sistema a geometria variabile, composto da numerosi micro-sistemi normativi il cui ambito di applicazione è spesso costruito a criteri terzi rispetto a quelli propri di una analisi binaria lavoratore-datore di lavoro, intesi come parti di un contratto di lavoro subordinato. In sede conclusiva, si è poi proposto di abbandonare il contratto di lavoro come concetto ordinatore della materia giuslavoristica per sostituirlo con quello di rapporto di lavoro, che sembra oggi essere maggiormente funzionale a cogliere le caleidoscopiche sfaccettature di un macro-sistema giuslavoristico che si evolve sempre di più nel segno della differenziazione.
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MASI, ELISA. "Comparazione di metodi per la caratterizzazione di genotipi generati da incrocio in Vitis vinifera." Doctoral thesis, 2003. http://hdl.handle.net/2158/651725.

Full text
Abstract:
L’interesse verso la problematica connessa alla caratterizzazione di genotipi ottenuti per incrocio è sempre stato vivo; altrettanto importante è lo studio delle correlazioni tra parentali e progenie. La presente ricerca costituisce un’opportunità rilevante al fine di approfondire le conoscenze e saggiare le metodologie impiegate per l’identificazione e caratterizzazione di Vitis vinifera. Il materiale vegetale a disposizione, costituito da incroci di origine nota, infatti, consente di testare i metodi e fornisce la possibilità di appurarne la validità. Contemporaneamente si consente il confronto tra i metodi impiegati al fine di individuare il più informativo e utile per la caratterizzazione di piante di vite. La definizione e l’identificazione varietale rivestono una rilevante importanza scientifica e pratica in tutti i settori dell’arboricoltura. Tali problemi interessano in modo particolare specie come la vite che, come noto, presentano aspetti di grande complessità, determinati sia dall’elevato numero di cultivar, molte delle quali di antica origine e, pertanto, geneticamente eterogenee, trattandosi spesso di cloni-popolazione, sia dall’esistenza di frequenti casi di omonimia e sinonimia, dovuti a spostamento di materiale genetico e ad errori nella trascrizione dei nomi. Le cultivar di vite, inoltre, come quelle di molte altre specie, sono caratterizzate da uno spiccato polimorfismo; ciò porta piante genotipicamente simili ad evidenziare differenze nel fenotipo che ne rendono quasi impossibile la corretta identificazione. Il problema dell’identificazione corretta del genotipo si fa particolarmente importante quando si tratta di determinare l’autenticità di una pianta propagata. La possibilità di identificare le varietà di specie agrarie, infatti, è uno dei requisiti più importanti ai fini della loro utilizzazione. Come risultato dell’importanza internazionale dell’industria della vite e del vino, le novità in merito a nuove varietà, portinnesti e cloni si diffondono con grande rapidità. Dal momento che un produttore “crea” un nuovo genotipo, in poco tempo i viticoltori lo richiedono con la forte preoccupazione dell’autenticità del materiale. L’approntamento di un rapido e sicuro protocollo nell’identificazione genetica della vite, in tal senso, costituisce uno strumento di estrema importanza nella filiera della propagazione, consentendo di snellire molti dei passaggi che intercorrono tra il costitutore ed il vivaista e quindi tra il vivaista e il coltivatore. Evidentemente l’identificazione varietale deve fare riferimento a criteri e metodologie affidabili, sufficientemente oggettive e ripetibili compatibilmente con le caratteristiche di variabilità di un organismo vegetale. Sotto il profilo normativo, i caratteri presi in considerazione per la differenziabilità e conseguentemente l’identificazione delle varietà devono essere correlati alle metodologie utilizzabili per la loro rilevazione. Da decenni le normative connesse con il controllo di qualità del materiale di propagazione delle piante prendono in considerazione l’identità delle varietà allo scopo di fornire un riferimento oggettivo per l’assicurazione della corrispondenza tra la varietà dichiarata dal produttore e l’attesa dell’utilizzatore. L’intervento pubblico va ad integrare un’esigenza già sentita e perseguita dai diversi protagonisti del mondo viticolo, dal costitutore di nuove varietà al responsabile della conservazione, dal moltiplicatore al fruitore del prodotto finale. L’identità genetica delle varietà di vite, in particolare, è stata da sempre individuata sulle basi dell’ampelografia e dell’ampelometria, abbinate, piuttosto recentemente, all’impiego di elaborazione statistica dei dati. Negli ultimi anni, tuttavia, molti sono stati i dibattiti sull’inadeguatezza, talvolta, dei rilievi morfologici, e si è cominciato progressivamente a sviluppare altre metodologie appartenenti a settori anche assai diversi, sviluppando nel contempo le tecniche “tradizionali”. Grandi progressi, infatti, sono stati raggiunti abbinando i rilievi ampelometrici all’uso di elaborati software (che consentono l’analisi dell’immagine) e sottoponendo i dati ottenuti a calcolo neurale artificiale (Artificial Neural Network), utile strumento nell’identificazione di genotipi in grado di gestire contemporaneamente un grandissimo numero di informazioni su cui generare output tipici per ciascuna accessione (Mancuso, 1998 e 1999a). Analoghe e forse maggiori potenzialità sembrano risiedere nelle indagini molecolari; esse portano alla descrizione di un numero di caratteri collegati al DNA indubbiamente maggiore del numero degli aspetti morfologici quantificabili e/o qualificabili. Tra le metodologie di analisi del DNA quelle più attuali e con maggiori prospettive sono identificabili nel test di AFLP, Amplified Fragment Lenght Polymorphism (Vos et al., 1995) e SSRs, Microsatellite o Simple Sequence Repeat (Thomas et al., 1993). I due metodi costituiscono un interessante strumento nella caratterizzazione dei genotipi, ciascuno con determinate peculiarità che lo rendono adatto in misura diversa per i diversi tipi di indagine. L’AFLPs test, per esempio, è in grado di descrivere l’intero profilo genomico evidenziando le aree potenzialmente polimorfiche; è perciò particolarmente adatto a fornire un’immagine completa del genotipo e ad individuare elementi di similitudine o diversità tra gli individui in analisi. I test di amplificazione dei microsatelliti permettono la risoluzione anche di un basso grado di variabilità genetica, in quanto si è in grado di individuare la variabilità a livello allelico; inoltre i microsatelliti, in quanto marcatori codominanti, subiscono trasmissione mendeliana, per cui possono essere impiegati per le analisi di paternità e risultano particolarmente adatti per le analisi di ereditarietà. Il DNA fingerprinting, quindi, contiene la potenzialità per divenire uno strumento di controllo della qualità per il settore del vivaismo così come della viticoltura. Altro obiettivo attualmente interessante negli studi di biologia molecolare è costituito dall’opportunità di individuare, per i marcatori, informazioni sul loro eventuale ruolo funzionale o più in generale su una loro eventuale associazione con tratti fenotipici anomali che permetterebbe di chiamarli “marcatori” in senso proprio, cioè traccianti molecolari che rendono possibile l’identificazione precoce di fenotipi aberranti o dalle particolari caratteristiche morfo-fisiologiche. In tale direzione, lo studio si propone di verificare il “significato genetico” di un locus microsatellite per mezzo dell’individuazione della sequenza nucleotidica e inserimento nelle più comuni banche dati. Inoltre, rintracciando le sequenze dei vari singoli alleli individuati nella progenie così come nei parentali, è possibile verificare la stabilità dei locus nonché risalire alla modalità di origine del polimorfismo, aspetto ad oggi scarsamente affrontato (Di Gaspero et al., 2000).
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SINOPOLI, Franca. "Dal gusto della comparazione alla comparazione come metodo (Tesi di Dottorato di ricerca in Scienze letterarie-Letterature comparate, Università Roma Tre, VI ciclo)." Doctoral thesis, 1995. http://hdl.handle.net/11573/422978.

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Abstract:
La ricerca svolta in questa tesi tratta il ruolo della comparazione all'origine della storiografia letteraria in Europa, con particolare riguardo al "Discorso sopra le vicende della letteratura" (1784-85, Berlino), di Carlo Denina.
This PhD Thesis deals with the origins of the comparative method in European literary historiography during the XVIIIth Century.
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TARTUFERI, Emanuele. "L'impronta ecologica della Regione Marche." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251180.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca si basa sul metodo di calcolo dell'impronta ecologica, un indicatore complesso che permette di stimare l'impatto di una determinata popolazione sull'ambiente attraverso il consumo di risorse e la richiesta di assimilazione di rifiuti da parte di una determinata popolazione e di esprimere queste grandezze in termini di superficie di territorio produttivo corrispondente. La tesi è divisa in tre singoli lavori accademici: nel primo viene introdotta la metodologia di calcolo e vengono passate in rassegna le principali applicazioni dell'impronta ecologica su scala globale, nazionale e regionale. Vengono inoltre presentati gli altri indicatori affini e complementari all'impronta ecologica capaci di dare una misura al concetto di sostenibilità e di affiancare il PIL nel misurare la situazione economica e sociale di un paese. Infine vengono presentati i principali studi critici sull'impronta ecologica e le risposte da parte dei fautori e sostenitori di questo indicatore. Nel secondo capitolo viene calcolata l'impronta ecologica per la Regione Marche: oltre ad un approfondimento della metodologia di calcolo, con particolare attenzione alle realtà sub-nazionali, vengono presentati e discussi i risultati relativi al calcolo dell'impronta ecologica del 2011 e del 2001 per la Regione Marche, sia a livello aggregato che disaggregato, compresa la simulazione di possibili scenari per valutare eventuali benefici di strumenti atti alla riduzione dell'impronta ecologica. Nel terzo ed ultimo capitolo vengono calcolate le impronte ecologiche di tutte e quattro le regioni del Centro Italia per gli anni 2011 e 2001: vengono passati in rassegna i principali studi sulle impronte ecologiche regionali italiane e presentati e discussi i risultati aggregati e disaggregati delle regioni Marche, Lazio, Toscana ed Umbria attraverso la comparazione dei valori dell'impronta ecologica.
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Books on the topic "Comparazione metodi"

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Baldissera, Alberto. Gli usi della comparazione. Milano: FrancoAngeli, 2003.

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1924-, Sartori Giovanni, and Morlino Leonardo 1947-, eds. La Comparazione nelle scienze sociali. Bologna: Società editrice il Mulino, 1991.

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Chistolini, Sandra. Comparazione e sperimentazione in pedagogia. Milano: F. Angeli, 2001.

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4

Chistolini, Sandra. Comparazione e sperimentazione in pedagogia. Milano: F. Angeli, 2001.

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5

editor, D'Autilia Ylenia, Di Cintio Michele editor, and Lucivero Michele editor, eds. Ripensare il passato per un avvenire comune: Parlano le altre storie : atti del II Convegno di filosofia come comparazione. Ariccia (RM): Aracne editrice int.le S.r.l., 2014.

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