Academic literature on the topic 'Colonna risonante'

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Journal articles on the topic "Colonna risonante"

1

Monti, C., M. C. Malaguti, and M. Marchi. "La patologia della colonna dell'anziano." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 3_suppl (October 1994): 65–88. http://dx.doi.org/10.1177/19714009940070s309.

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Abstract:
La patologia della colonna dell'anziano, intendendo arbitrariamente con questo termine soggetti di età superiore ai 60 anni, è costituita per lo più da lesioni degenerative osteo-disco-articolari, dalla osteoporosi e dalle sue complicanze. Dalla revisione di 1.000 esami di tomografia computerizzata della colonna in pazienti di età superiore a 60 anni gli Autori infatti hanno posto diagnosi in 808 casi di malattia degenerativa e di osteoporosi e in 192 casi hanno ritrovato altre patologie che, pur non essendo di esclusiva pertinenza dell'anziano, mostrano una netta predilezione per questa fascia di età. In 27 pazienti fu posta diagnosi di metastasi ed il dato, epidemiologicamente non significativo, è da porsi in relazione al carattere monospecialistico degli Istituti Ortopedici Rizzoli. In 93 casi fu posta diagnosi di tumore osseo primitivo benigno rappresentato dall'emangioma nelle sue varietà asintomatica e compressiva; i 43 casi di tumori ossei primitivi maligni sono da ascrivere in ordine decrescente al mieloma, al cordoma, ai linfomi e a rarissimi casi di emangioendotelioma. In 21 pazienti fu posta diagnosi di spondilodiscite e in 8 di malattia di Paget. Gli autori descrivono le caratteristiche clinico-radiologiche di queste lesioni enfatizzando il ruolo della tomografia computerizzata e della risonanza magnetica non solo nella individuazione e precisazione della lesione ma anche nel bilancio loco-regionale ed infine sottolineano la difficoltà della diagnosi differenziale tra metastasi, tumori primitivi maligni talora con le spondilodisciti e la malattia di Paget per cui spesso è indispensabile il ricorso alla biopsia TC-guidata.
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2

Biasizzo, E., G. Fabris, A. Lavaroni, B. Zanotti, F. Zappoli, and M. Leonardi. "La risonanza magnetica nello studio della anatomia e della patologia della colonna lombo-sacrale." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 2_suppl (July 1991): 49–53. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s209.

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3

Carella, A., C. F. Andreula, M. Camicia, E. A. Alloro, and L. Garofalo. "La Risonanza Magnetica nella patologia non tumorale del rachide." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 1_suppl (April 1988): 47–57. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s106.

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Abstract:
Nello studio della patologia non tumorale del rachide la Risonanza Magnetica svolge un ruolo fondamentale non solo nel rilievo diagnostico ma anche nel seguire la sequenza dei normali processi d'invecchiamento della colonna vertebrale. Nelle malformazioni la R.M. restituirà la visione unitaria di sistema multicompartimentale alle strutture ossee e nervose, svincolandolo da uno studio singolo di struttura con successivo meccanismo di integrazione artificiale. Nei traumi permetterà il rilievo non solo della patologia in atto, ma anche di una ipotesi in prospettiva delle chances di recupero. Nelle malattie flogistiche e infiammatorie la R.M. permetterà uno studio accurato dell'estensione del processo e della progressione con coinvolgimento delle strutture vicine. Nei processi degenerativi infine la R.M. permetterà di ipotizzare il limite tra i normali processi di invecchiamento e la patologia e seguirà le situazioni potenzialmente patogene nel loro aggravamento nella loro fase di suscettibilità chirurgica. Per tutti questi obiettivi l'utilizzo di impianti affidabili, di studio dei tempi di rilassamento dei tessuti in prospettiva di opportune sequenze di impulsi, di applicazioni di tecniche di fast scanning, importanti non solo per il risparmio di tempo ma anche per la capacità diagnostica tutta in costruzione, sono e saranno campi di ricerca. Inoltre l'introduzione dei mezzi di contrasto paramagnetici in RM ha ulteriormente amplificato la sfida nelle ricerche.
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4

Briganti, F., A. Manto, F. Spadetta, F. Caranci, S. Cirillo, R. Elefante, and F. Smaltino. "Aspetti RM delle spondilodisciti." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 2 (May 1992): 177–84. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500205.

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Abstract:
Le infezioni della colonna vertebrale rappresentano circa il 2% di tutti i casi di osteomielite. In tale patologia una diagnosi precoce è fondamentale per evitare la comparsa di deficit neurologici permanenti, ma essa è resa difficile dal lungo periodo di latenza (2–8 settimane) che intercorre tra l'esordio della sintomatologia clinica e la comparsa delle prime alterazioni del quadro radiologico nonché dalla sintomatologia clinica scarsa ed aspecifica. Scopo di questo studio e valutare l'accuratezza della risonanza magnetica nel dimostrare le alterazioni del disco e dei corpi vertebrali, ed il coinvolgimento del canale vertebrale e dei tessuti molli paravertebrali. Abbiamo a tal fine riesaminato 65 pazienti affetti da spondilodiscite studiati con RM. La RM ha permesso la differenziazione dei processi infiammatori in fase acuta da quelli cronicizzati, consentendo in alcuni casi di ipotizzare l'agente eziologico; essa inoltre ha sempre permesso la definizione dell'interessamento endocanalare e paravertebral.
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5

Taddei, G. L., A. Papucci, and D. Moncini. "Metastasi spinali: Introduzione epidemiologica ed anatomo-patologica." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 2 (April 1995): 141–44. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800202.

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Abstract:
Le metastasi spinali comprendono le neoplasie secondarie della colonna vertebrale e del midollo. I dati presenti in letteratura relativi all'incidenza delle metastasi spinali nei pazienti neoplastici sono molto variabili, comunque sempre elevati. L'interessamento vertebrale è presente nella quasi totalità dei casi. I tumori del polmone, della mammella, della prostata e del rene più frequentemente metastatizzano a livello spinale. La modalità di diffusione è prevalentemente ematica, più raramente perineurale, linfatica o liquorale. Le metastasi hanno sul tessuto osseo un effetto prevalentemente osteolitico, raramente osteocondensante (carcinoma prostatico e mammario). A livello del canale vertebrale le metastasi sono localizzate soprattutto in sede extramidollare e rappresentano le lesioni neoplastiche extradurali più frequenti nell'età adulto-avanzata. L'accertamento della primitività o secondarietà di queste lesioni può essere effettuato mediante biopsia a cielo aperto o agobiopsia, spesso per tentare di risolvere i casi dubbi è necessario l'ausilio di tecniche immunoistochimiche che permettono di evidenziare attraverso il citoscheletro cellulare la natura epiteliale, mesenchimale o nervosa delle cellule neoplastiche. Un ulteriore contributo l'anatomopatologo può fornirlo attraverso il riscontro autoptico. Durante tale esame diagnostico si possono evidenziare metastasi spinali in un paziente non rivelate attraverso gli esami clinici (Tomografia Assiale Computerizzata, Risonanza Magnetica), ovvero si può stabilire l'origine di una lesione spinale metastatica rimasta, fino all'obitus, a sede primitiva sconosciuta.
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6

Cirillo, S., F. Caranci, A. D'Amico, F. Briganti, F. Tortora, M. Greco, and R. Elefante. "Giunzione occipito-cervicale." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 3 (June 2000): 289–306. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300302.

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Abstract:
La giunzione occipito-cervicale, regione di transizione tra cranio e colonna vertebrale, possiede caratteristiche uniche per la struttura osteo-ligamentosa di cui è costituita e per le importanti formazioni neuro-vascolari con cui contrae rapporti di contiguità. Questa particolare regione può essere interessata da una serie di differenti entità patologiche: essa è infatti sede di particolari anomalie congenite, di patologie infiammatorie o degenerative, di gravi lesioni traumatiche e di lesioni espansive di differente natura. L'instabilità della giunzione conseguente a tali patologie o le diverse lesioni espansive determinano come conseguenza fondamentale la compressione del midollo cervicale superiore; altri effetti secondari sono rappresentati dalla compressione delle strutture vascolari e dall'ostacolo alla circolazione liquorale. La tomografia computerizzata e la risonanza magnetica rappresentano le metodiche neuroradiologiche di elezione per lo studio della giunzione occipito-cervicale. La TC è in grado di definire con maggiore accuratezza le alterazioni osteo-strutturali e le fini calcificazioni. Malgrado tali prerogative, la RM è la metodica di scelta grazie alla possibilità di uno studio multiplanare, dell'elevata risoluzione di contrasto e dell'assenza di artefatti legati alla vicinanza di strutture ossee; un ulteriore vantaggio è costituito dalla possibilità di studio delle strutture vascolari del basicranio mediante angio-RM. La radiologia tradizionale conserva un ruolo complementare, utile soprattutto in fase di screening nello studio della patologia ossea malformativa o traumatica. Un'accurata conoscenza delle caratteristiche anatomiche e della semeiotica neuroradiologica è essenziale per affrontare uno studio corretto delle patologie della cerniera occipito-cervicale.
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7

De Dominicis, R., A. Pansini, P. Conti, G. Dal Pozzo, D. Caramella, R. Conti, and G. Pellicanò. "Applicazioni della teleradiologia in Neurochirurgia." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 3 (August 1992): 371–76. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500310.

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Abstract:
La teleradiologia può contribuire ad evitare ritardi nella trasmissione dei dati acquisiti con esami diagnostici computerizzati e a rendere più tempestiva ed efficace la terapia. Inoltre con la teleradiologia è possibile ottimizzare l'interscambio di informazioni fra il diagnosta e il curante, con l'obiettivo finale di rendere sempre migliore l'assistenza al malato ed al tempo stesso fornire migliori opportunità di tipo didattico. Dal Novembre 1986 è operativo presso l'Università degli Studi di Firenze un sistema per la trasmissione di immagini di risonanza magnetica tra la Sezione di RM del Dipartimento di Fisiopatologia Clinica e la Clinica Neurochirurgica. Nel periodo novembre 1986 - novembre 1991, 97 esami RM dell'encefalo o della colonna sono stati trasmessi in tempo reale dalla RM alia Clinica Neurochirurgica. L'esperienza nell'uso di tale collegamento ha dimostrato che esso ha avuto un rilevante impatto sulla gestione del paziente neurochirurgico. Infatti in caso di esame negativo, è stato possibile disporre immediatamente la dimissione del paziente, evitando l'esecuzione di altri esami. Nel caso di esito positivo, è stato possibile sfruttare immediatamente i risultati dell'esame per accelerare il successivo percorso diagnostico o chirurgico del paziente. Un importante vantaggio del collegamento è stato inoltre di tipo didattico: infatti gli esami che venivano effettuati presso la Radiologia universitaria venivano generalmente seguiti «pacchetto» dai medici specializzandi in neurochirurgia, i quali avevano in tal modo la possibilità di studiare, ancor prima che in sala operatoria, il quadro anatomico relativo ai casi in esame. Essi avevano inoltre la possibilità di acquisire esperienza diretta della RM ed al tempo stesso delle recenti tecnologie dell'informatica e delle comunicazioni.
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Bernardi, B., and A. Zimmerman. "Valutazione RM delle malformazioni midollari dell'infanzia (0–2 anni)." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 57–64. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s111.

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Abstract:
Le malformazioni vertebro-midollari possono essere classificate in diversi gruppi, le forme phù comuni sono comprese in due grandi categorie: 1- disrafismi spinali (spina bifida aperta, disrafismo spinale occulto), 2- altre anomalie spinocaudali. La conoscenza sia dell'embriologia normale che degli aspetti anatomici delle lesioni congenite porta alla comprensione del momento e della fase di sviluppo in cui la normale sequenza era stata interrotta e permette la classificazione delle malformazioni midollari. La risonanza magnetica fornisce la migliore descrizione delle relazioni anatomiche nelle lesioni congenite e quindi rappresenta il modo migliore per pianificare ii trattamento. Alcune anomalie congenite, sebbene presenti alla nascita, non giungono all'attenzione clinica fino all'età adulta. Altre lesioni sono tipicamente evidenti alla nascita o nei primi anni di vita. Il diffuso uso della RM riduce la diagnosi tardiva delle malformazioni occulte e fornisce le informazioni richieste per la pianificazione chirurgica. La proposta di questo lavoro è di utilizzare l'esperienza acquisita dalla revisione della casistica del Children's Hospital di Philadelphia per evidenziare il ruolo della RM nella scoperta e nella valutazione delle malformazioni midollari nei primi due anni di vita. I problemi diagnostici per la giovane eta dei pazienti (0–2 anni), particolarmente importanti nello studio del neonato sono dovuti a considerazioni anatomiche sulla colonna in sviluppo ed alla necessità di ottenere immagini in tempi brevi per avere un controllo del movimento senza anestesia. Sono stati valutati retrospettivamente 64 esami RM di 52 pazienti con evidente o sospetto disrafismo spinale. Sedici presentavano alla nascita una massa dorsale coperta o non coperta da cute. Trentasei erano disrafismi spinali sospetti senza massa dorsale associata (disrafismi spinali occulti) di cui nove presentavano una RM negativa. La RM è attualmente una procedura diagnostica sicura, sensibile e di facile esecuzione e pertanto va utilizzata non appena se ne renda evidente la necessità.
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9

Dal Pozzo, G., I. Fusi, M. Santoni, F. Dal Pozzo, G. Fabris, and M. Leonardi. "Patologia degenerativa disco-vertebrale ed ernia discale." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 2 (April 1995): 259–308. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800218.

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Abstract:
I processi di invecchiamento e degenerazione discale sono caratterizzati da progressiva disidratazione del nucleo polposo e dell'anello fibroso e dalla loro trasformazione fibrosa. Tali alterazioni rappresentano ilmomento prelimnare più importante nella patogenesi dell'ernia del disco. La degenerazione discale si associa spesso ad alterazioni dei corpi vertebrali adiacenti caratterizzate da modificazioni strutturali in seno al midollo osseo della spongiosa vertebrale, sclerosi delle limitanti somatiche, osteofitosi, ernie di Schmorl. Ancora oggi si ritiene che, in presenza di una sintomatologia mieloradicolare, non si possa prescindere da un esame radiologico convenzionale della colonna vertebrale, nonostante la bassa sensibilità per la patologia degenerativa del disco ed in particolare per l'ernia. L'indagine consente in tempi rapidi una valutazione panoramica del rachide, valutando l'allineamento dei metameri vertebrali ed evidenziando eventuali alterazioni vertebrali di natura malformativa, degenerativa, infiammatoria o neoplastica. La saccoradicolografia e la mielografia consentono un'accurata diagnostica dell'ernia discale, mostrando i classici segni di compressione extradurale e permettendo di valutare gli effetti del carico e della postura sulle compresioni mieloradicolari. La discografia, metodica invasiva e non esente da rischi al pari delle precedenti, evidenzia le alterazioni degenerative iniziali ed avanzate del disco ed anche la fuoriuscita di materiale nucleare (ernia). Attualmente trova indicazione solo come momento preparatorio ai trattamenti percutanei dell'ernia discale lombare (nucleoaspirazione e nucleolisi). Un fondamentale e innovativo apporto per il progresso delle conoscenze sulla patologia degenerativa del rachide è stato offerto dalle nuove tecnologie diagnostiche, in particolare dalla tomografia computerizzata e dalla risonanza magnetica che, in maniera non invasiva, hanno fornito dati più precisi sull'invecchiamento e sulla degenerazione del disco intervertebrale, sull'ernia discale e sulle alterazioni osteovertebrali associate. La TC consente una precisa definizione delle alterazioni discali ed ossee più avanzate, mentre non è in grado di apprezzare iniziali fenomeni degenerativi. Permette inoltre di riconoscere direttamente l'ernia discale e di valutarne l'esatta topografia, le dimensioni, lo sviluppo, le caratteristiche strutturali e di stimare il grado di occupazione dello speco vertebrale. La TC è molto più affidabile a livello lombosacrale, rispetto ai tratti cervicale e dorsale, per la presenza di condizioni anatomiche particolarmente favorevoli. La RM, in considerazione della assoluta non invasività, dell'elevata risoluzione di contrasto e della possibilità di uno studio multiplanare diretto (proiezioni sagittali!) rappresenta senza alcun dubbio una grande innovazione nella diagnostica per immagini della patologia degenerativa disco-vertebrale. La RM è particolarmente sensibile ai fenomeni di degenerazione del disco intervertebrale, evidenziando alterazioni sia morfologiche che strutturali (bulging, riduzione di spessore, disidratazione, vacuum phenomenon, calcificazioni del nucleo polposo). Le sequenze Spin-Echo sono più utili nel valutazione della disidratazione del disco, le Gradient Echo nel rilievo delle calcificazioni e del vacuum phenomenon.
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Dissertations / Theses on the topic "Colonna risonante"

1

DI, PUMPO GIANLUCA. "Liquefazione in Colonna Risonante e Taglio Torsionale Ciclico: caratteristiche e confronti con i risultati di prove Triassiali Cicliche." Doctoral thesis, Università di Siena, 2019. http://hdl.handle.net/11365/1073668.

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Abstract:
La liquefazione è uno dei problemi più comuni e studiati in geotecnica, soprattutto tra i fenomeni sismo-indotti. La sua manifestazione è spesso accompagnata da movimenti più o meno ampi del terreno, con relativi danni alle strutture eventualmente presenti. La letteratura in merito all’argomento è abbondante e dettagliata; è riferita, seppur con alcune eccezioni, a materiali prevalentemente sabbiosi, considerati tra i più suscettibili a questo tipo di problema. Le prove di laboratorio comunemente riconosciute per la valutazione del fenomeno, e contemplate anche dai riferimenti normativi di settore, sono le Prove Triassiali Cicliche, con annessi vantaggi e controindicazioni. Il lavoro propone uno studio alternativo della liquefazione in laboratorio, basandosi sulla rappresentabilità offerta da prove di diverso tipo, come quelle di Colonna Risonante e, ancora più, Taglio Torsionale Ciclico. Queste ultime sono state eseguite pertanto in gran numero su campioni di varia natura, anche non necessariamente sabbiosi, per ottenere una valutazione di massima della rispondenza agli obiettivi preposti, anche attraverso il confronto con le riconosciute Prove Triassiali Cicliche.
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