Journal articles on the topic 'Clinica e terapia della scrittura'

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1

Galati, Maria, Annalisa Pasqualini, and Corinna Albolino. "Scritturachecura. Esperienze di scrittura in psichiatria." GRUPPI, no. 1 (March 2013): 107–28. http://dx.doi.org/10.3280/gru2012-001009.

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Abstract:
Le autrici, in un precedente lavoro (Gruppi, 2011, XIII, 1), avevano presentato l'esperienza personale della "scrittura di sé", come sviluppata presso la LUA (Libera Universitŕ dell'Autobiografia di Anghiari), considerando in senso lato la possibile funzione di cura del sé. Nel presente lavoro riportano l'esperienza che ognuna ha tratto dall'aver introdotto liberamente nella pratica clinica e terapeutica quotidiane l'uso della scrittura stessa. Sono nate cosě le narrazioni di esperienze terapeutiche ove la scrittura, nei casi seguiti individualmente, ha rappresentato la possibilitŕ di continuitŕ, di estensione e completamento della terapia in corso, o ove ancora č diventata mediatore in gruppi terapeutici con pazienti borderline. La scrittura ha rappresentato poi il nucleo di una proposta formativa per infermieri di un SPDC: il coinvolgimento attraverso un percorso personale di scrittura autobiografica ha permesso di affrontare le tematiche che si dispiegano nel lavoro psichiatrico ai suoi vari livelli evitando la passivizzazione della lezione in aula e aumentando il livello di partecipazione e soddisfazione.
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2

Sava, Vito. "La fiducia nella dimensione del tempo." GRUPPI, no. 3 (December 2012): 51–65. http://dx.doi.org/10.3280/gru2011-003004.

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Abstract:
L'articolo propone alcune riflessioni sul tema della fiducia dal punto di vista del tempo. L'autore prende in considerazione, attraverso materiali clinici tratti da psicoterapie psicoanalitiche individuali in setting privato e nell'ambito del servizio pubblico, alcuni processi attraverso cui si evolve l'esperienza della fiducia nella relazione terapeutica. Il tema del tempo viene considerato sia nel processo del trattamento psicoterapeutico (tempo delle sedute, tempo della cura, tempo delle pause, tempo dell'inconscio), sia come elemento essenziale che struttura e consolida il processo di nascita, sviluppo e stabilizzazione della fiducia. Alcune ipotesi vengono proposte sul rapporto tra fiducia, relazione transferale e ritmi della terapia. L'articolo si conclude con alcuni riferimenti sul rapporto tra la fiducia, il tempo, con un particolare accento al tema della scrittura del materiale clinico, intesa come costruzione di un nuovo oggetto di relazione tra terapeuta e paziente, che richiede pertanto un ulteriore atto di fiducia nella funzione del processo analitico non solo nella spazio della seduta ma anche nei luoghi e nei tempi che precedono e seguono l'incontro con il paziente.
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3

Barbetta, Pietro. "Note preliminari per una "fiction" sul caso Lucia Joyce." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 16 (September 2011): 61–73. http://dx.doi.org/10.3280/eds2011-016004.

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Abstract:
Il testo indaga il caso clinico di Lucia Joyce alla luce della scrittura del padre e in relazione alle interpretazioni psicoanalitiche di Jung e Lacan. L'ipotesi piů accreditata č che la scrittura di Joyce o la condizione nomadica e precaria della famiglia Joyce abbia avuto conseguenze riguardo al disordine psichico di Lucia. In questo testo cercherň di discutere quest'idea proponendo un'ipotesi clinica differente, legata alla iatrogenicitŕ degli interventi e degli internamenti psichiatrici subiti dalla figlia di Joyce contro la volontŕ propria e del padre, che leggeva invece nelle condotte della figlia ammirevoli e sconvolgenti capacitŕ telepatiche.
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Erba, Sergio. "Clinica, teoria, metodo nella terapia e nella formazione." RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 116 (February 2011): 51–57. http://dx.doi.org/10.3280/rt2011-116006.

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Erba, Sergio. "Clinica, teoria, metodo nella terapia e nella formazione." RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 122 (February 2013): 62–68. http://dx.doi.org/10.3280/rt2013-122005.

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Abstract:
In questa sezione il direttore della rivista trae spunto da vignette e situazioni cliniche attinte dalla sua pratica di terapeuta e formatore per illustrare aspetti della teoria clinica de Il Ruolo Terapeutico.
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Nicolň, Terminio. "La scrittura del caso clinico." ATTUALITŔ LACANIANA, no. 9 (April 2009): 91–98. http://dx.doi.org/10.3280/ala2009-009008.

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Abstract:
- In questo lavoro viene presentata una riflessione epistemologica sulla scrittura del caso e sulla logica del ragionamento clinico. Gli argomenti vengono articolati e mantenuti in tensione con le questioni sollevate dal cosiddetto "buco dell'Altro". Questo punto d'opacitŕ riguarda l'esperienza psicoanalitica in un doppio versante: da un lato la pratica clinica chiama in causa la posizione dello psicoanalista nel passaggio che va dal principio alla sua applicazione; dall'altro, per l'analizzante, l'incompletezza dell'Altro non si esprime soltanto come un vuoto logico, poiché per il soggetto la questione sorge a causa del reale della pulsione, resto di godimento che non si lascia addomesticare da nessuna parvenza logica. Parole chiave: caso clinico - fenomeno - scrittura - ragionamento clinico - abduzione.
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Borino, Teresa, and Giuseppe Craparo. "La terapia di gruppo nella clinica contemporanea." QUADERNI DI GESTALT, no. 1 (September 2012): 9–22. http://dx.doi.org/10.3280/gest2012-001002.

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Abstract:
Gli Autori invitano tre capiscuola di modelli psicoterapici diversi - Calogero Lo Piccolo per la gruppoanalisi, Giovanni Lo Castro per lo psicodramma freudiano e Margherita Spagnuolo Lobb, per la psicoterapia della Gestalt - a rispondere ad alcune domande cruciali per la terapia di gruppo nella clinica contemporanea. I temi affrontati trasversalmente dai tre approcci riguardano la definizione del setting gruppale, la dimensione del sentire corporeo, l'estetica dell'essere gruppo, le riflessioni sul concetto di autoregolazione e sull'antropologia sociale che animano l'intervento di gruppo, e infine valutazioni sul futuro della psicoterapia di gruppo in considerazione delle evoluzioni sociali e culturali degli ultimi anni. Un confronto tra epistemologie e prospettive di pensiero che forniscono un'opportunitŕ di riflessione e un'occasione per ampliare gli orizzonti di conoscenza sulla clinica dei gruppi.
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D’Alessandro, C., E. Colombini, G. Pasquariello, G. Sbragia, and A. Cupisti. "Compliance Alla Terapia Dietetica." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, no. 4 (January 31, 2018): 2–5. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1235.

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Abstract:
La terapia nutrizionale è uno dei cardini della terapia conservativa dell'Insufficienza Renale Cronica (IRC). È in grado di contrastare segni, sintomi e complicanze dell'insufficienza renale, di procrastinare l'inizio della dialisi e di mantenere lo stato nutrizionale. La dieta deve essere ridotta in proteine perché molte delle tossine e dei cataboliti ritenuti derivano dalle proteine esogene, e perché la restrizione proteica rappresenta una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per la contestuale riduzione dell'apporto di sodio e fosforo che contribuisce agli effetti terapeutici. Altra caratteristica fondamentale della terapia dietetica è l'adeguatezza energetica. I due casi descritti rappresentano quello che spesso accade nella pratica clinica nel paziente con IRC cui viene prescritta una dieta ipoproteica, e sottolineano l'importanza del counselling dietetico per la sicurezza e l'efficacia della terapia nutrizionale nel paziente renale con o senza diabete mellito.
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Leveni, Daniela, Daniele Piacentini, and Arturo Campana. "Effectiveness of cognitive-behavioural treatment in Social Phobia: a description of the results obtained in a public mental health service." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 11, no. 2 (June 2002): 127–33. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005583.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – L'efficacia sperimentale della terapia cognitivo–comportamentale nel trattamento della Fobia Sociale, e provata da numerosi studi, tuttavia tali evidenze non risultano avere una ricaduta significativa nella pratica clinica. Abbiamo pertanto voluto verificare l'applicability di tale terapia nel contesto di un normale servizio pubblico di salute mentale e valutarne i risultati per compararli a quelli descritti dagli studi sperimentali. Disegno e setting – Abbiamo introdotto nel nostro centro una terapia cognitivo comportamentale intensiva e trattato i casi di Fobia Sociale che si sono presentati successivamente. In totale sono stati trattati 11 soggetti rispondenti ai criteri diagnostici del DSM–IV e sono stati valutati gli esiti sia al tennine della terapia sia a 6 mesi dal suo tennine. Principali misure di valutazione – Sono stati utilizzati strumenti obiettivi di valutazione: SF/36 per la valutazione della percezione da parte del soggetto del proprio stato di salute generale e mentale, la CGI per la valutazione clinica del terapeuta e PGI per la valutazione di quella del paziente, Liebowitz scale per la valutazione obiettiva dei correlati sintomatologici. Risultati – Nonostante il numero relativamente ridotto di soggetti che componevano il campione e la cronicita del disturbo presentato, sono stati ottenuti miglioramenti statisticamente significativi. Conclusioni – I risultati ottenuti confermano sostanzialmente quelli indicati dagli studi di efficacia e soprattutto l'applicability del metodo proposto anche nel contesto del Servizio Pubblico. Tenuto conto della elevata diffusione epidemiologica del disturbo, dell'elevato carico di malattia che determina nella popolazione generale e del costo relativamente modesto che il trattamento proposto comporta sarebbe auspicabile che esso venisse utilizzato routinariamente nella pratica clinica dei servizi pubblici.
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Pino, Luca. "Esperimento: estetica e reciprocità nella clinica contemporanea." QUADERNI DI GESTALT, no. 1 (June 2021): 109–19. http://dx.doi.org/10.3280/gest2021-001012.

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Abstract:
L'autore offre una riflessione rispetto all'utilizzo dell'esperimento nella clinica gestaltica. Partendo dagli sviluppi e dagli studi attuali sulla Conoscenza Relazionale Estetica e sulla reci-procità in psicoterapia (Spagnuolo Lobb, 2017a; 2017b; 2020), presenta l'uso dell'esperimento come possibilità del campo fenomenologico, piuttosto che come una tecnica rigida e pre-ordinata. L'attenzione epistemologica è finalizzata a chiarire come il focus terapeu-tico sia principalmente il contatto e il sé in contatto. L'esperimento può essere un modo per inserire la "novità" nel processo terapeutico utilizzando gli strumenti estetici e fenomenologici della terapia della Gestalt. In particolare, l'autore, vuole definire l'esperimento in un'ottica rela-zionale e di campo. Si tratta di ricontestualizzare un tema importante dell'epistemologia gestal-tica riconducendolo sia alla teoria del sé, che ai bisogni e alle sofferenze che oggi i pazienti portano in terapia.
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Gullo, Salvatore, Emanuela Coppola, and Girolamo Lo Verso. "La valutazione delle psicoterapie: un'introduzione." GRUPPI, no. 1 (October 2010): 11–25. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-001002.

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Abstract:
Le psicoterapie funzionano? Quando? Quali cambiamenti producono? I risultati sono stabili nel tempo? E ancora, cosa produce il cambiamento o la guarigione? Come avviene? L'articolo passa al vaglio questi e altri interrogativi relativi alla ricerca in psicoterapia. Il lavoro, in forma introduttiva, problematizza questioni stringenti che da anni animano il dibattito scientifico internazionale e propone un percorso di senso, supportato dalla letteratura sul tema, che consente di seguire i vettori epistemologici che hanno gradualmente intrecciato le esigenze della ricerca e quelle della pratica clinica. Dalle originarie divisioni tra psicoanalisti e sperimentalisti si giunge ad una fase attuale, di maggiore maturitŕ, della ricerca in psicoterapia (process-outcome research) che studia la relazione tra ciň che accade in terapia e il risultato della terapia stessa, privilegiando i trattamenti sul campo, per come essi vengono normalmente erogati nella pratica clinica routinaria (studi di effectiveness). Tra i risultati piů importanti di queste ricerche vi č la comprensione delle differenze sul piano patologico e strutturale di quadri diagnostici e il relativo adeguamento dei dispositivi cura.
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Cristini, Carlo, Eleonora Riva, Alessandra Minelli, Davide Cavagna, Elisa Spader, and Anna Maria Della Vedova. "La clinica del trauma: una sintesi su trattamenti e tecniche." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 3 (December 2021): 1–35. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12110.

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Abstract:
Gli autori propongono una rassegna riguardo agli interventi ed alle tecniche che possono essere utilizzati dai clinici quando si trovano ad affrontare esperienze traumatiche dei loro pazienti. Partendo dall'assunto che si prende in cura la "persona" e non il "disturbo" gli autori sostengono che non esiste una terapia elettiva del trauma. Ci si può avvalere di diversi indirizzi: la terapia cognitivacomportamentale, ed in particolare quella focalizzata sul trauma, la desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari, meglio nota con l'acronimo EMDR, i trattamenti multipli integrati, il trattamento analitico, la psicoterapia sensomotoria, l'arteterapia, la pratica yoga, la mindfulness ed altri. L'intervento migliore nasce da un orientamento creativo, interessato e rispettoso della persona che si ha di fronte, unitamente alla capacità del terapeuta di entrare in relazione, costruendo un contesto sicuro nel quale il paziente può esprimere il proprio vissuto traumatico. Gli autori inseriscono, inoltre, contributi delle neuroscienze e della neuropsicologia che hanno fornito un fondamentale ampliamento della conoscenza sul trauma.
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Pintus, Anna. "Una sfida terapeutica all'intimitŕ perversa." PSICOBIETTIVO, no. 2 (January 2011): 114–17. http://dx.doi.org/10.3280/psob2010-002009.

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Abstract:
La particolare complessitŕ del caso obbliga le terapeute a una sfida impegnativa per affrontare e attenuare il dolore nell'esistenza della coppia e il terreno dell'intimitŕ č quello su cui si ritrovano tutti i protagonisti della vicenda clinica. Da alcuni stimoli della teoria psicoanalitica e dai contributi della psicologia analitica sul valore del Male, si puň intavedere l'opportunitŕ riparativa offerta alla coppia dalla terapia. Si sottolinea inoltre l'importanza di non tenere nascosti i sentimenti negativi di rifiuto e di odio.
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Barbera, V., G. Barbera, G. Otranto, R. Faiola, C. Feliziani, A. Villani, and A. Santoboni. "Calcifilassi peniena: una rara complicanza in corso di emodialisi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 1 (January 24, 2018): 9–12. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1106.

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Abstract:
La calcifilassi rappresenta una condizione clinica severa ed assai grave che si manifesta prevalentemente - ma non esclusivamente - in pazienti affetti da malattia renale cronica (CKD) sottoposti a terapia sostitutiva. Colpisce circa 1′1– 4% della popolazione dialitica (1, 2) e presenta una mortalità assai elevata (60–80%) (3). È caratterizzata clinicamente dalla presenza di ulcerazioni ischemiche a carico della cute e da necrosi conseguente allo sviluppo di calcificazioni distrofiche delle arteriole sottocutanee. L'interessamento penieno è assai raro ed in letteratura ne sono riportate - fino ad oggi - circa 40 segnalazioni. A tale proposito viene descritto il caso di un paziente di 50 anni, seguito presso la nostra UOC che sviluppò tale grave e, purtroppo fatale, complicanza clinica.
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Aversa, Tommaso, Francesco Conti, and Vito Guarnieri. "L’ipofosfatasia: patogenesi, espressione clinica e terapia nelle varie età della vita." L'Endocrinologo 21, no. 4 (August 2020): 257–63. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-020-00747-7.

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Veltroni, Alessio, Elisa Cosaro, and Maria Vittoria Davì. "Caratteristiche clinico-patologiche, gestione clinica e prognosi dell’insulinoma maligno: studio multicentrico italiano." L'Endocrinologo 22, no. 2 (March 17, 2021): 139–43. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00843-2.

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Abstract:
SommarioL’insulinoma maligno è un tumore neuroendocrino pancreatico estremamente raro ed è associato a una severa sindrome ipoglicemica che impatta negativamente sulla qualità di vita e sulla sopravvivenza dei pazienti affetti. La gestione terapeutica dell’insulinoma maligno è complessa sia per il controllo delle crisi ipoglicemiche, sia per il controllo della crescita tumorale. La sindrome ipoglicemica rappresenta una sfida terapeutica per l’endocrinologo in quanto spesso non è responsiva alla terapia medica sintomatica, in particolare al diazossido utilizzato in monoterapia o associato agli analoghi della somatostatina. Everolimus ha un ruolo nel trattamento delle crisi ipoglicemiche refrattarie da insulinoma maligno sia per l’azione di inibizione del rilascio di insulina che di insulino-resistenza. La chirurgia con approccio curativo dell’insulinoma maligno è raramente perseguibile a causa della diffusione metastatica, mentre la chirurgia a scopo di debulking può essere presa in considerazione in casi selezionati sia per il controllo sintomatico sia perché può aumentare l’efficacia delle terapie sistemiche o locoregionali. La terapia radiometabolica con analoghi caldi della somatostatina rappresenta un’opzione terapeutica nei pazienti con tumori a elevata espressione dei recettori della somatostatina sia per il controllo della sintomatologia che della crescita tumorale, sebbene l’esperienza negli insulinomi maligni sia piuttosto scarsa. Data la rarità della malattia, sono disponibili in letteratura solo descrizioni di singoli casi o studi condotti su casistiche limitate; pertanto, è difficile stabilire la sequenza terapeutica più efficace in questi casi. Recentemente è stato condotto uno studio multicentrico italiano, in 13 centri di riferimento, focalizzato sulle caratteristiche clinico-patologiche, sulle modalità di trattamento e sui fattori prognostici che condizionano decorso ed esito dell’insulinoma maligno allo scopo di individuare una strategia terapeutica mirata basata su criteri razionali ed evidenze cliniche. In questa rassegna verranno descritti i principali risultati dello studio che comprende una casistica tra le più ampie finora pubblicate.
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Downing, George. "La video microanalisi nella terapia della coppia madre-bambino." RICERCA PSICOANALITICA, no. 1 (March 2010): 9–18. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2010-001002.

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Abstract:
In occasione di un "incontro/confronto" organizzato dalla SIPRe a Milano il 21 febbraio 2009, George Downing ha illustrato il trattamento tramite video microanalisi di una coppia madre-bambina ricoverata nella clinica universitaria di Heidelberg. La madre, una donna abusata e gravemente traumatizzata durante la propria infanzia, rivela all'AAI di non avere elaborato la perdita traumatica di alcune importanti figure di riferimento e di andare incontro a fenomeni di micro dissociazione quando vengono evocate nel discorso. Nel video dell'interazione madre-figlia si notano con particolare rilievo la disfunzionalitŕ del comportamento materno e le strategie di adattamento della figlia. Messa di fronte a questa evidenza, la madre comprende meglio le ragioni della difficile intesa fra loro e ha la sensazione di "aprire una specie di porta".
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De Dominicis, R., A. Pansini, P. Conti, G. Dal Pozzo, D. Caramella, R. Conti, and G. Pellicanò. "Applicazioni della teleradiologia in Neurochirurgia." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 3 (August 1992): 371–76. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500310.

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Abstract:
La teleradiologia può contribuire ad evitare ritardi nella trasmissione dei dati acquisiti con esami diagnostici computerizzati e a rendere più tempestiva ed efficace la terapia. Inoltre con la teleradiologia è possibile ottimizzare l'interscambio di informazioni fra il diagnosta e il curante, con l'obiettivo finale di rendere sempre migliore l'assistenza al malato ed al tempo stesso fornire migliori opportunità di tipo didattico. Dal Novembre 1986 è operativo presso l'Università degli Studi di Firenze un sistema per la trasmissione di immagini di risonanza magnetica tra la Sezione di RM del Dipartimento di Fisiopatologia Clinica e la Clinica Neurochirurgica. Nel periodo novembre 1986 - novembre 1991, 97 esami RM dell'encefalo o della colonna sono stati trasmessi in tempo reale dalla RM alia Clinica Neurochirurgica. L'esperienza nell'uso di tale collegamento ha dimostrato che esso ha avuto un rilevante impatto sulla gestione del paziente neurochirurgico. Infatti in caso di esame negativo, è stato possibile disporre immediatamente la dimissione del paziente, evitando l'esecuzione di altri esami. Nel caso di esito positivo, è stato possibile sfruttare immediatamente i risultati dell'esame per accelerare il successivo percorso diagnostico o chirurgico del paziente. Un importante vantaggio del collegamento è stato inoltre di tipo didattico: infatti gli esami che venivano effettuati presso la Radiologia universitaria venivano generalmente seguiti «pacchetto» dai medici specializzandi in neurochirurgia, i quali avevano in tal modo la possibilità di studiare, ancor prima che in sala operatoria, il quadro anatomico relativo ai casi in esame. Essi avevano inoltre la possibilità di acquisire esperienza diretta della RM ed al tempo stesso delle recenti tecnologie dell'informatica e delle comunicazioni.
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Galeotti, A., P. Festa, M. Pavone, and G. C. De Vincentiis. "Effetti di simultanei espansione palatale e avanzamento mandibolare in un paziente pediatrico con apnee ostruttive notturne." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 4 (August 2016): 328–32. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-548.

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Abstract:
Questo caso clinico illustra il trattamento di un bambino affetto da apnee ostruttive nel sonno (OSA) che presenta una malocclusione di classe II scheletrica da retrusione mandibolare con contrazione del mascellare superiore e morso aperto anteriore. Il paziente presenta apnee ostruttive del sonno di grado moderato con un alto impatto sulla qualità della vita del paziente e dei genitori. Il paziente è stato trattato utilizzando un dispositivo ortodontico innovativo (Sleep Apnea Twin Expander), al fine di realizzare l'espansione del palato e l'avanzamento mandibolare contemporaneamente. Dopo la terapia ortodontica, il questionario sulla qualità della vita ha evidenziato un miglioramento dei principali sintomi respiratori e lo studio cardiorespiratorio del sonno ha rivelato una riduzione degli eventi di apnee ostruttive. Al termine della terapia, la valutazione clinica e l'analisi cefalometrica hanno evidenziato una riduzione della discrepanza sagittale e verticale tra il mascellare superiore e la mandibola e un ampliamento dello spazio delle vie aeree superiori. In conclusione, questo case report suggerisce che il trattamento ortodontico può essere una valida terapia alternativa nei bambini con apnea ostruttiva del sonno associata ad anomalie cranio-facciali.
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Gubernale, Marco, Anna Volzone, Susanna Negrin, Annamaria Gobbo, and Paolo Bonanni. "Neuropsicologia delle encefalopatie epilettiche: analisi delle variabili piů significative e descrizione della nostra esperienza con un gruppo pediatrico affetto da epilessia mioclono-astatica." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2012): 35–52. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-s03003.

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Abstract:
Sono discussi i punti cruciali della clinica epilettologica e neuropsicologica delle encefalopatie epilettiche, con l'intento di documentare la relazione complessa e non sempre diretta che intercorre tra questi due livelli di osservazione in particolare riferimento all'outcome cognitivo. Segue la descrizione del profilo neuropsicologico del nostro campione clinico (n = 10), riguardo al quale possiamo dimostrare un andamento duplice, di tipo rispettivamente avverso o piů propizio in funzione della maggiore o minore frequenza delle manifestazioni elettrocliniche e della poli- o monoterapia. Il gruppo con outcome cognitivo piů favorevole (n = 7) documenta un'ampia variabilitŕ dei risultati e si presenta mediamente con disabilitŕ intellettiva lieve, difficoltŕ grafomotorie e attenzione entro limiti di norma, in innesto a variabili psicopatologiche borderline tipo attenuazione del tono dell'umore e disattenzione-iperattivitŕ. Poiché la storia clinica mette in evidenza che questi soggetti risultano essere quelli liberi da tempo da crisi e con non piů di due principi in terapia, le evidenze neuropsicologiche supportano dunque una relazione causale tra la malignitŕ del quadro e l'outcome cognitivo.
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Ancora, Alfredo. "Famiglie migranti e terapeuti stanziali." RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no. 31 (October 2010): 43–54. http://dx.doi.org/10.3280/pr2010-031004.

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Abstract:
L'autore, psichiatra e psicoterapeuta, descrive la sua esperienza clinica acquisita presso un centro di salute mentale alla periferia di Roma, con famiglie di migranti. Sostiene che la terapia familiare, sulle tracce di Gregory Bateson, deve ritrovare il suo rapporto con gli altri livelli di lettura in modo da condurre a diversi pensieri/azioni che la complessitŕ della famiglia dei migranti richiede. A questo proposito introduce il termine "terapie contaminate" per indicare questo aspetto della realtŕ alla quale i paradigmi scientifici devono essere in grado di adattarsi.
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Panero, Marcello. "Teoria dell'attaccamento e psicoanalisi. Considerazioni su patologia e terapia." SETTING, no. 29 (March 2011): 5–60. http://dx.doi.org/10.3280/set2010-029001.

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Abstract:
L'articolo prende in esame l'ampia letteratura sulle implicazioni della Teoria dell'Attaccamento e dei suoi sviluppi recenti, per la diagnosi e la psicoterapia dei pazienti adulti. Vengono discusse convergenze e differenze con la teoria e la clinica psicoanalitica. Ci si sofferma sull'utilizzabilitŕ delle classificazioni e misurazioni derivanti dalla Strange Situation, dall'Adult Attachment Interview e dalla Scala della Funzione Riflessiva, e particolarmente sulle implicazioni del concetto di ‘coerenza del linguaggio' e sul significato del concetto di ‘sicurezza' nell'attaccamento e nella psicoterapia psicoanalitica. Vengono confrontati i diversi approcci di autori di area cognitivista e psicoanalitica, soprattutto circa il ruolo di "figura di attaccamento" svolto dal terapeuta. Viene infine presa in considerazione la "terapia basata sulla mentalizzazione" (Bateman e Fonagy) e la dialettica tra "sviluppo di funzioni psicologiche di base", esplorazione dei conflitti ed interpretazione.
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Berardi, Elisabetta. "Tra regressione e sublimazione: fusionalità, bellezza e manutenzione dei confini." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 2 (November 2022): 152–62. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-002010.

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Abstract:
Il lavoro si propone di portare l'attenzione sulle connessioni fra fenomeni di regressione e fenomeni di sublimazione all'interno dell'esperienza clinica della psicoterapia psicoanalitica. Attraverso varie teorizzazioni si riflette sulla terapia analitica intesa come un processo che si muove fra luoghi della mente caratterizzati da indistinzione, linguaggio primario, memorie sensoriali e aree più differenziate, dove domina la rappresentazione, il tempo lineare, la narra-zione, un tipo di pensiero secondario. Si riflette su come questo andamento oscillatorio non sia un limite o un sintomo, né della persona né del suo percorso terapeutico, ma possa esserne l'aspetto vitale e creati-vo, che da luogo ad autentiche e soggettive trasformazioni e creazioni. La terapia stessa, intesa in questo modo, viene rapportata ad un'esperienza estetica dove il bello e il vero sono intesi innanzitutto come qualcosa di profondamente originale e soggettivo, proveniente dal nucleo originario della mente specifica nell'incontro con il terapeuta. La stessa relazione analitica diventa una relazione che può e deve attraversare momenti di fusionalità sana.
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Bonetti, M., B. Cotticelli, G. Raimondi, L. Valdenassi, P. Richelmi, and E. Bertè. "Ossigeno-ozono terapia vs infiltrazioni epidurali cortisoniche." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 2 (April 2000): 203–6. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300207.

Full text
Abstract:
L'approccio terapeutico tramite iniezioni epidurali di steroidi nel trattamento della sintomatologia dolorosa da ernia del disco è praticato da molti anni. Più recenti sono i riscontri sull'efficacia clinica dell'ossigeno-ozono terapia nel trattamento dei conflitti disco-radicolari da ernia discale. Nelle diverse casistiche riportate in letteratura vengono segnalate percentuali di successo terapeutico con ossigeno-ozono variabili fra il 75 e 1′85%. È descritto il caso di una paziente trattata inizialmente con infiltrazioni epidurali di cortisone con beneficio clinico scarso e di breve durata, successivamente risolto grazie all'utilizzo dell'ossigeno-ozono terapia. I risultati ottenuti sono stati documentati con indagini TC prima e dopo il trattamento.
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Timio, Mario. "Malato e medico in dialisi: un approccio alla bioetica." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4 (October 28, 2013): 329–31. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1068.

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Abstract:
Secondo la “legge di Hume” non esiste una goccia di etica che può derivare da una regola scientifica. Tale legge è applicabile ad ogni ambito della scienza, compresa la scienza nefrologica. In dialisi i problemi di bioetica sono molteplici, non ultimi l'inizio della terapia sostitutiva, la scelta del tipo di dialisi, l'autonomia del paziente, il costo della pratica e la sospensione del trattamento. Spesso i problemi clinici e bioetici possono comunque embricarsi. Per favorire la convergenza delle due componenti si fa riferimento ad alcuni punti nodali: 1) principio di verità; 2) principio del valore e della dignità dell'uomo; 3) principio della libertà; 4) problema del consenso informato, 5) principio di giustizia; 5) modelli bioetici che influenzano la pratica clinica. (Bioethics)
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Conti, Adelaide, and Brunella Marniga. "Implicazioni etiche e medico-legali nell’utilizzo di placebo nella sperimentazione clinica." Medicina e Morale 47, no. 4 (August 31, 1998): 739–57. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.828.

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Abstract:
Gli autori, alla luce di un caso clinico riguardante la sperimentazione farmacologica giunto all’esame di un Comitato Etico, espongono alcune considerazioni sugli aspetti etici e medico-legali dell’utilizzo di placebo. Una volta analizzato il significato del termine placebo, anche dal punto di vista storico, viene descritto l’uso di tali sostanze: sono numerosi infatti gli esempi relativi alla sperimentazione farmacologica per chiarire l’impiego dei placebo. I problemi etici implicati sono decisamente importanti: in primo luogo il rispetto dei principi di autonomia, beneficialità, non maleficienza, giustizia. Le opinioni sono contrastanti: a fronte di chi ritiene che non sia corretto né eticamente né metodologicamente sottoporre a placebo alcun paziente, si pongono coloro che ne promuovono l’utilizzo quando non sia nota altra terapia alternativa efficace. Peraltro un problema rilevante sembra essere la comunicazione al paziente della terapia a lui somministrata, in sostanza la comunicazione della verità al malato, per garantirne la piena autonomia. Tuttavia sembra che il placebo per esplicare il suo effetto debba dipendere dalla non consapevolezza e dalla suggestionabilità del paziente. Il Codice Deontologico sottolinea il principio di beneficialità e pone alcune direttive per l’uso di placebo. Il consenso informato rimane anche in questo ambito un elemento basilare, ribadito dalla Costituzione e dal Codice Penale.
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Pietropaoli, Eleonora, Maria Giuseppina Mantione, and Paola Castelli Gattinara. "La CO-TERAPIA. Strategia di intervento per il trattamento della disregolazione emotiva." PSICOBIETTIVO, no. 2 (July 2012): 149–65. http://dx.doi.org/10.3280/psob2012-002010.

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Abstract:
In questo articolo viene presentato un intervento di co-terapia per quei pazienti che presentano difficoltŕ nel dialogo interpersonale a causa di un deficit nella regolazione emotiva. Tale esperienza clinica si inserisce nella cornice teorica del cognitivo-evoluzionista ed č caratterizzata dal lavoro congiunto fra un setting individuale e un gruppo psicoeducativo per il potenziamento delle abilitŕ emotive. Questo tipo di intervento integrato, č stato finalizzato a rendere i pazienti piů abili a riconoscere e gestire le emozioni e a superare il rischio di stallo relazionale nel dialogo clinico, a causa dell' incapacitŕ di rappresentare verbalmente le proprie esperienze emotive.
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Aloisio, Donatella, Sabrina Bonichini, Marta Tremolada, Marta Pillon, and Modesto Carli. "Analisi longitudinale della sintomatologia post-traumatica su 61 genitori di bambini malati di leucemia dalla diagnosi allo stop terapia." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (December 2011): 53–69. http://dx.doi.org/10.3280/rip2010-001004.

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Abstract:
L'obiettivo dello studio e di indagare l'eventuale presenza di sintomatologia post-traumatica, nei genitori dei bambini malati di leucemia, nel periodo che va dalla comunicazione della diagnosi al momento dello stop terapia (+2anni dalla diagnosi), fin ora poco indagato. A tal fine e stato realizzato un disegno di ricerca longitudinale con 4 momenti di rilevazione, corrispondenti a tappe critiche del protocollo terapeutico. Lo strumento utilizzato e un questionario self-report (PTSD Symptom Inventory), che e stato somministrato a 61 genitori di bambini leucemici in cura presso la Clinica di Onco-ematologia Pediatrica di Padova. I risultati ci indicano la presenza di livelli moderati della sintomatologia ed un andamento costante della stessa nel corso del tempo.
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Furfori, P. A., F. Pala, and M. Messina. "Bioetica clinica. Il problema dei pazienti affetti da broncopatia cronica ostruttiva." Medicina e Morale 43, no. 2 (April 30, 1994): 319–31. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1022.

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Abstract:
Dato che nell'opinione comune si pensa alla rianimazione ed alla terapia intensiva come le branche della pratica medica più facilmente tacciabili di disumanizzazione, gli Autori ritengono possibile parlare di umanizzazione di tali discipline mediche portando due casi clinici di pazienti affetti da insufficienza respiratoria cronica. In tali situazioni i problemi etico-deontologici sollevati sarebbero: il principio di autonomia del paziente, quest'ultimo spesso quasi impossibilitato, per le sue condizioni, a dare un consenso sereno e consapevole; il principio di verità, da calibrare sulle caratteristiche psicologiche della persona; la libertà-responsabilità dei familiari; il principio di beneficialità-non maleficialità, da valutare attentamente in questo caso. Vengono elaborate delle possibili linee-guida, fatte salve le peculiarità di ciascun paziente: la promozione dello sviluppo fisico, psichico e sociale della persona; il rispetto prioritario della vita fisica; il rispetto per la dignità della persona; il diritto al consenso informato - quando possibile - del paziente, coinvolgendo anche i familiari nell'informazione; non instaurare un trattamento se ritenuto inutile e previo accordo col paziente, se possibile. In definitiva gli Autori ritengono che, alla luce delle considerazioni sopra esposte, le vie percorribili nell'umanizzazione dell'assistenza al paziente con broncopatia cronica ostruttiva (BPCO) sono due: nel caso dell 'individuazione dei pazienti con BPCO in fase iniziale è possibile mettere in atto, di comune accordo con l'ammalato ed informati familiari e medico di famiglia, la strategia da seguire in caso di acuzie della patologia. Nell'altro caso, quando cioè il paziente arriva all'attenzione del rianimatore senza conoscenza o in fase acuta, occorre tentare di umanizzare al massimo la degenza nella rianimazione.
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Mancini, A., V. Di Donna, D. Milardi, E. Giacchi, L. De Marinis, and M. L. Di Pietro. "Bioetica clinica. Amputazione dell’arto superiore a seguito di stimolazione ovarica nell’ambito di un programma FIVET." Medicina e Morale 49, no. 3 (June 30, 2000): 505–24. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.782.

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Abstract:
Viene illustrato il caso di una donna di 42 anni, che nell’ambito di una sindrome da iperstimolazione ovarica verificata durante un programma FIVET ha presentato complicanze coagulative gravi, che hanno comportato l’amputazione di un avambraccio. Risulta particolarmente importante la discussione etica del caso, che coinvolge i valori del desiderio di maternità, di salute e di vita, ma anche una riflessione sul ruolo stesso della medicina. In particolare, ci soffermiamo su diverse interpretazioni del concetto di “terapia”, quando applicato alla fecondazione assistita, con le implicazioni sul bilancio dei rischi/benefici e sul consenso informato in questo delicato settore della medicina.
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Tortorolo, G. "Medicina funzionale-psicosomatica in neonatologia." Medicina e Morale 40, no. 4 (October 31, 1991): 613–23. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1991.1127.

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Abstract:
Il neonato, in particolare quello pretermine e soprattutto per condizioni di patologia neonatale, può andare incontro oltre che a sequele da cause organiche, anche a sequele da cause funzionali. L'autore, richiamandosi nella introduzione all'esperienza della Divisione neonatologica dell'Università Cattolica di Roma, presso la quale è istituito un Corso permanente di formazione in psicoprofilassi e psicosomatica neonatologica, presenta e discute, brevemente ma in modo chiaro, la etiopatogenesi e la clinica delle turbe psicosomatiche nel neonato, nonché la loro profilassi e terapia.
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Mazza, Roberto. "Come coniugare la protezione dei minori ed il trattamento dei genitori tossicomani." TERAPIA FAMILIARE, no. 95 (April 2011): 21–45. http://dx.doi.org/10.3280/tf2011-095003.

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Abstract:
L'autore raccoglie le riflessioni maturate in oltre dieci anni di esperienze cliniche e di supervisione agli operatori dei servizi pubblici che si occupano di protezione, valutazione psicodiagnostica, terapia di minori figli di tossicodipendenti e dei loro genitori. Gli operatori sono posti di fronte al difficile compito della collaborazione interdisciplinare oltreché interistituzionale, nell'intento di coniugare il trattamento degli adulti (i processi d'aiuto) con la cura e protezione dei minori (gli interventi di controllo). L'obiettivo del lavoro č quello di offrire schemi di lettura e modelli teorici derivati dalle piů recenti acquisizioni della ricerca clinica sulla tossicodipendenza rispetto al ruolo della famiglia. In particolare la riflessione sui genitori tossicodipendenti e il necessario lavoro di protezione dei loro figli non puň prescindere da una prospettiva intergenerazionale dell'ottica familiare che dovrŕ coinvolgere sempre anche le famiglie d'origine.
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Pereira, Roberto. "Verso una diagnosi relazionale della schizofrenia." RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no. 51 (August 2020): 20–39. http://dx.doi.org/10.3280/pr2020-051003.

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Abstract:
Il rapporto tra la psicopatologia, o meglio, tra la diagnosi psicopatologica, o la psicologia clinica, e la terapia familiare (TF) è comples-so, e si è modificato nel corso del tempo, in base ai cambiamenti che si sono verificati nella TF a partire dalla sua nascita. Questo articolo descrive le due anime che la TF ha sempre manifestato, una contraria e una a favore dell'uso delle diagnosi, rappresentate da Gregory Ba-teson e da Don Jackson, i quali, pur condividendo lo studio della comunicazione tra i pazienti schizofrenici e le loro famiglie, avevano un approccio molto differente ai problemi relazionali e/o psicologici o psichiatrici. La nostra posizione è decisamente favorevole all'uso delle diagnosi, proponendo però un nuovo linguaggio diagnostico relazionale che possa sostituire l'altrimenti inevitabile linguaggio psicopatologico tradizionale. Si propone, in conclusione, una diagnosi dimensionale e relazionale della schizofrenia, basata sulle caratteristiche relazionali descritte in queste famiglie, che permette di definire meglio le aree d'intervento e di analizzare l'evoluzione dell'intervento terapeutico.
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Tironi, Gloria, Maria Luisa Valenta, and Marta Mariani. "Il progetto “Autoscatto”: un intervento educativo nei disturbi del comportamento alimentare mediante l’utilizzo del Modello Transteorico del Cambiamento di Prochaska e Diclemente." IJEDO 4 (June 29, 2022): 14–19. http://dx.doi.org/10.32044/ijedo.2022.04.

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Abstract:
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione rappresentano una problematica significativa all’interno della salute pubblica. Un importante approfondimento teorico sui trattamenti è fornito dalle linee guida regionali e nazionali, quali l’allegato 1 alla delibera 668 del 2017 della Regione Friuli-Venezia Giulia e il documento “Appropriatezza clinica, strutturale e operativa nella prevenzione, diagnosi e terapia dei disturbi dell’alimentazione” pubblicato nel 2013 dal Ministero della Salute. Lo scopo del seguente articolo è descrivere la progettazione e l’esecuzione di un intervento educativo, svolto su un singolo caso con diagnosi di bulimia nervosa, finalizzato l’aumento della motivazione al cambiamento. Il lavoro ha previsto una prima fase per l’individuazione delle aree di intervento e il successivo progetto educativo ha previsto l’utilizzo del Modello Transteorico del Cambiamento di Prochaska e Diclemente con attività per l’aumento della motivazione al cambiamento della persona presa in carico. Il progetto realizzato e i risultati positivi ottenuti hanno dimostrato che tramite l’applicazione del Modello Transteorico del Cambiamento è possibile lavorare sull’importante aspetto motivazionale con l’utilizzo di schemi specifici sul cambiamento, di aspetti psicologici e comportamentali.
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Domiano, Pietro, Rossella Sironi, Anna Maria Gibin, Maristella Milglioli, and Luisa Brunori. "Psicoterapia di gruppo per i DCA: studio sull'efficacia." GRUPPI, no. 2 (April 2011): 69–83. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-002006.

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Abstract:
La ricerca si č posta come obiettivo la valutazione dell'efficacia della terapia gruppoanalitica a tempo limitato su un campione di soggetti con DCA afferenti al Programma di trattamento dell'AUSL di Parma. L'indagine, di tipo quantitativo, ha misurato il cambiamento nel tempo di diverse variabili sia individuali (valutazione del funzionamento globale, sintomatologia clinica, autoefficacia percepita, qualitŕ della vita, autostima) a livello relazionale (Carta di rete) e a livello gruppale (questionari clima di gruppo e di gradimento dell'esperienza). Inoltre, si č voluto verificare se una terapia gruppoanalitica a tempo limitato di 6+6 mesi possa produrre dei sostanziali cambiamenti nelle aree sopraelencate per i diversi sottotipi di DCA. I risultati sottolineano come le modificazioni siano piů evidenti per la Bulimia confermando le ipotesi che alla base di questa sindrome vi siano strutture di personalitŕ piů flessibili rispetto all'Anoressia e ai BED. I gruppi a tempo limitato di 6+6 mesi sono parsi uno strumento terapeutico adeguato per una casistica di pazienti con disturbi alimentari cronici solo rispetto alla sintomatologia di facciata ma č troppo breve perché si possa verificare un cambiamento profondo e permanente della personalitŕ e delle modalitŕ relazionali in pazienti con disturbi alimentari cronici.
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Facchin, P., G. Fabris, B. Zanotti, E. Biasizzo, A. Lavaroni, and C. Cecotto. "Cisti spinali sacrali." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 5 (October 1994): 815–21. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700514.

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Abstract:
Gli Autori descrivono due casi di cisti spinali a localizzazione sacrale, caratterizzate da manifestazioni radicolari e sottoposte ad intervento chirurgico. Viene rivista la letteratura sull'argomento con particolare riguardo ai problemi della nomenclatura ed alle questioni connesse alla patogenesi, agli aspetti clinici, alla diagnostica ed alla terapia. Nell'ambito delle cisti spinali sacrali vengono descritte: le cisti perineurali (cisti di Tarlov, cisti di Rexed, diverticolo radicolare, cisti sacrale); la dilatazione del manicotto radicolare (diverticolo meningeo, dilatazione cistica della guaina radicolare, meningocele sacrale); le cisti aracnoidali intradurali (cisti leptomeningea, aracnoidite spinale); le cisti aracnoidali extradurali (tasca aracnoidale, diverticolo aracnoidale, cisti meningea) e le cisti radicolari traumatiche (pseudocisti meningea, cisti meningea extradurale, meningocele della guaina radicolare). Si sottolinea che anche i due esempi proposti confermano l'importanza delle nuove tecniche neuro-radiologiche ed il ruolo essenziale mantenuto dalla clinica per una corretta impostazione diagnostica e terapeutica.
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Roggero, Maria Pia. "Dal modello a sandwich dell'azione terapeutica a un'ipotesi costitutiva del soggetto." RICERCA PSICOANALITICA, no. 3 (September 2012): 31–42. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-003004.

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Abstract:
Si sono approfonditi i passaggi teorici che hanno accompagnato Harrison alla creazione di un modello dell'azione terapeutica fondato sull'epistemologia della complessitŕ. Si č voluto mettere in luce l'evoluzione teorica che ha portato Harrison alla creazione di un modello dell'azione terapeutica nella terapia con il bambino a partire dalle ricerche del BCSG. Si č ipotizzato la necessitŕ di un riferimento costitutivo del soggetto come condizione indispensabile per sostenere teoricamente il cambiamento inteso come esito di creazione interattiva. Si č cercato infine di declinare la proposta teorica della fondazione del soggetto attingendo al concetto di SOC e al concetto di "contesto" nei due casi citati da Harrison, infine si č voluto proporre un modello a sandwich per la pratica clinica con l'adulto.
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Marri, Marcello. "Valutazione e terapia del dolore nel disabile grave." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2012): 49–54. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003008.

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Abstract:
Negli ultimi anni la ricerca di laboratorio e quella clinica hanno aperto nuovi scenari nella fisiopatologia del dolore, permettendo un'approfondita comprensione di numerosi eventi presenti nella persona sofferente. La trasformazione del dolore da "sintomo-segnale d'allarme" caratteristico dell'evento acuto in una vera e propria sindrome "dolore-malattia" caratteristica del quadro cronico č in funzione della "persistenza nel tempo" o della "alta intensitŕ non controllata". All'evoluzione temporale del dolore č associato l'impatto negativo sulla persona. Differenze di ordine neurofisiologico, neuropsicologico e comportamentale giustificano la distinzione dolore acuto-sintomo/dolore cronico-sindrome [4]. Queste scoperte, insieme ad una nuova sensibilitŕ culturale che si č fatta strada nella societŕ civile, hanno permesso a molti operatori sanitari di porre il dolore al centro dell'attenzione della loro attivitŕ assistenziale. Pertanto si sono predisposti e vengono seguiti in molti Centri di cura protocolli e/o procedure che prevedono l'utilizzazione di scale per la valutazione dell'intensitŕ percepita del dolore o della inabilitazione che ne consegue e per la misurazione della componente affettiva, in diversi tipi di soggetti e/o in diversi quadri patologici, utilizzando, come nel caso dei neonati/lattanti o di condizioni cliniche estreme (coma farmacologico), il rilievo del cambiamento di alcuni parametri vitali o fisiologici. Queste scale possono essere distinte, semplificando e dal punto di vista della modalitŕ di "somministrazione", in due gruppi: quelle di Autovalutazione e quelle di Eterovalutazione. Numerose équipe hanno lavorato per trovare i segni comportamentali e fisici idonei a reperire e misurare il dolore nel bambino con disabilitŕ complessa e che non puň esprimersi verbalmente [3]. In Francia l'équipe dell'Ospedale "San Salvadour" (Hyčres) ha messo a punto una scala di 10 item, la DESS (Douleur Enfant San Salvadour), sul modello della DEGR (Douleur Enfant Gustave Roussy). I 10 punti si riferiscono alle modificazioni, in presenza di dolore, di segni neurologici abituali [2]. Un gruppo canadese ha messo a punto e validato una lista di 30 item molto semplici (pianto, grido, gemito, smorfia ecc.) che non necessita di conoscenza preliminare del bambino con disabilitŕ: č la NCCPC (Non-Communicating Children's Pain Checklist) [1]. Per trattare il dolore abbiamo a disposizione due approcci: cercare di interferire con il Sistema Eccitatorio filtrando o inibendo la trasmissione del messaggio "dolore" o rinforzare il Sistema Inibitorio. I mezzi a disposizione per ridurre il dolore sono numerosi e complementari. Per ottenere buoni risultati č sovente necessario associarne molti.
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Persani, Luca, Deborah Mannavola, and Paolo Beck-Peccoz. "Ipertiroidismo centrale: patogenesi, clinica e terapia dei TSH-omi e della resistenza agli ormoni tiroidei." L'Endocrinologo 8, no. 3 (September 2007): 152–60. http://dx.doi.org/10.1007/bf03344581.

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Muiesan, Maria Lorenza, Anna Paini, Claudia Agabiti Rosei, and Carolina De Ciuceis. "Aspetti del RCV nella donna Aspetti di genere nel trattamento della Ipertensione arteriosa." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 1 (May 31, 2022): 43–46. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-10.

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Abstract:
L’ipertensione arteriosa rappresenta il principale, ma spesso trascurato, fattore di rischio globale per la morbidità e mortalità cardiovascolare nelle donne ed esercita il peso maggiore sul loro stato di salute. Sono state messe in evidenza differenze tra uomini e donne per quanto riguarda la prevalenza, la consapevolezza ed il controllo della ipertensione arteriosa. La prescrizione di alcune classi di farmaci tende ad essere maggiore nelle donne rispetto agli uomini, anche se le motivazioni alla base di tale evidenza non sono completamente chiare. La efficacia della terapia antiipertensiva sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari (CV) sembra essere simile negli uomini e nelle donne, sebbene la minore percentuale di donne partecipanti agli studi clinici randomizzati svolti in passato potrebbe aver influenzato i risultati. Sarebbe pertanto utile che la ricerca clinica future potesse esplorare eventuali differenze di sesso nell’ambito della ipertensione arteriosa, delle sue complicanze e dell’effetto del trattamento.
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Pario, Leslye, Luigia de Marinis, and Vincenzo Velio Degola. "Approccio multidisciplinare alle malattie infiammatorie croniche intestinali: la rettocolite ulcerosa." PNEI REVIEW, no. 2 (November 2021): 98–116. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2021-002008.

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Abstract:
La significativa diffusione delle inflammatory bowel disease (IBD) o malattie autoimmuni dell'intestino nei paesi occidentali giustifica un'ipotesi clinica eziopatogenetica secondo cui l'urbanizzazione, insieme alla dieta occidentale, siano fattori stressanti, che in alcuni soggetti più suscettibili a causa di eventi avversi infantili (ACE) portino all'insorgere della IBD in età adulta. Negli studi sugli animali l'ipersensibilità viscerale è stata collegata a diversi eventi avversi della prima infanzia e nell'uomo le IBD possono manifestarsi in età adulta in seguito ad ACE, che riattivano l'asse ipotalamo-ipofisi-surreni (HPA) disregolato a causa degli stressor avvenuti in fase di sviluppo. In questo articolo è stato investigato il ruolo dell'asse HPA, l'importanza della trasmissione epigenetica dell'ipersensibilità viscerale alla generazione successiva non esposta al trauma, il ruolo della nutrizione e della respirazione yogica come fattori protettivi a livello epigenetico. Essendo malattie multifattoriali, viene esposto un caso clinico con approccio Pnei, con approccio nutrizionale ad personam, respirazione yogica per il controllo del perineo e terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) per elaborazione dei target relativi all'infanzia e alla malattia nel presente.
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Cazzato, Luciano, Claudia Citarella, Margherita Casanova, Angela Tullo, Maria Luigia Iaculli, and Vincenza D’Onghia. "La granulocitoaferesi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4_suppl (July 23, 2013): S23—S26. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1085.

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Abstract:
Rettocolite Ulcerosa e Morbo di Crohn, note come Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, sono largamente diffuse nei paesi occidentali. L'eziologia è multifattoriale e comprende una predisposizione genetica e squilibri immunologici del tratto digerente che attivano il processo flogistico della parete intestinale. La terapia delle Malattie Infiammatorie Intestinali comprende amino salicilati, cortisonici, immunosoppressori, ciclosporina e agenti biologici, farmaci gravati da una grave tossicità a lungo termine e da fenomeni di resistenza. Dal momento che granulociti e monociti attivati, insieme a citochine proinflammatorie e alla deregolazione dell'attività dei linfociti T regolatori (T®), hanno un ruolo cruciale nell'infiammazione cronica intestinale, l'aferesi selettiva dei monociti e dei granulociti, una tecnica che rimuove i leucociti attivati dal sangue in regime di circolazione extracorporea, potrebbe rappresentare un presidio terapeutico sicuro ed efficace. Vari studi multicentrici sull'efficacia terapeutica della granulocitoaferesi hanno dimostrato che questa rappresenta un'opzione sicura per i pazienti resistenti alla terapia farmacologica oppure un trattamento ben tollerato in associazione con protocolli terapeutici tradizionali, capace di indurre periodi di remissione clinica prolungati e una significativa riduzione dell'assunzione di cortisonici. Ulteriori studi sono necessari per definire meglio la frequenza del trattamento, i volumi ematici da processare, la migliore terapia farmacologica da associare alla granulocitoaferesi e la sua efficacia in altre patologie autoimmuni.
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Toraldo, Domenico Maurizio. "Il trattamento del cancro polmonare: evidenze scientifiche e valori bioetici in conflitto nelle scelte terapeutiche." Medicina e Morale 50, no. 4 (August 31, 2001): 741–78. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.732.

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Abstract:
Il cancro del polmone costituisce una delle principali cause di morte dei paesi europei. La malattia se inoperabile ha una prognosi generalmente infausta e circa l’80% dei pazienti muore entro un anno dalla diagnosi. Stabilire un efficace piano di trattamento costituisce una priorità di salute pubblica e oggetto di continuo dibattito scientifico. La diagnosi precoce offre la possibilità al malato di usufruire del trattamento chirurgico che può guarire la malattia. La polichemioterapia e la radioterapia si rivelano spesso fallimentari e nel migliore dei casi possono allungare di qualche mese la vita del malato al costo di sofferenze importanti. Nella pratica clinica in molti ospedali italiani pur non esistendo un protocollo diagnostico-terapeutico di riferimento, e il trattamento medico viene proposto, nella maggior parte dei casi, senza un adeguato consenso informato che spieghi al paziente le difficoltà e la complessità terapeutiche ed il paziente nella maggior parte dei casi non partecipa alle decisioni che lo riguardano. L’Autore attraverso una revisione della letteratura scientifica recente mette a punto il problema dal punto di vista tecnico e affronta contestualmente i numerosi problemi bioetici e deontologici sollevati dall’assenza sia di un’etica della comunicazione nelle problematiche della diagnosi e della terapia sia della relazione di cura cioè nella conduzione della terapia nel tempo, mettendo in evidenza le inesauribili possibilità curative che il medico dovrebbe evidenziare con la su presenza e con il suo attaccamento al malato. Viene analizzato il ruolo decisivo del medico nelle ultime fasi della vita del paziente e l’utilità della medicina palliativa nella sedazione del dolore e nel controllo dei sintomi come forma di rispetto della dignità della persona. Infine l’Autore auspica la necessità di una formazione etica e deontologica attraverso corsi di aggiornamento obbligatorio del medico ospedaliero per poter acquisire una consapevolezza dei valori in gioco.
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Marzilli, Mario. "I grandi cardiologi. Omaggio ad Attilio Maseri." Cardiologia Ambulatoriale 30, no. 3 (December 9, 2022): 181–83. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-3-6.

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Abstract:
Quando Attilio Maseri arrivò a Pisa, dopo un periodo di intensa attività scientifica in alcune delle più prestigiose Università americane, io ero al 5° anno di Medicina, allievo interno dell’Istituto di Patologia Medica, diretto dal Prof. Luigi Donato. Passarono pochi giorni e il Direttore mi chiamò per dirmi che ero stato assegnato al gruppo del Prof. Maseri, denominato Gruppo Coronarico e che il Gruppo si sarebbe dedicato allo studio della Fisiologia Clinica del circolo coronarico. Ne fui felice, anche se non potevo ancora immaginare quale privilegio mi fosse toccato. E l’avventura cominciò subito, appena venne aperta l’Unità di Terapia Intensiva Coronarica dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, con Attilio come Direttore. Attilio ci insegnò che non c’è mai nulla di scontato e che quello che “non tornava” era molto più stimolante di quello che tornava. E lavorando in UTIC con occhi “wide open”, di cose che “non tornavano” ne capitavano tutti giorni.
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Valentini, Vincenzo, Elisa Marconi, Loredana Dinapoli, and Calogero Casà. "Come cambia la percezione della professione medica di fronte alla richiesta di morte." Medicina e Morale 71, no. 4 (December 22, 2022): 413–23. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1218.

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Abstract:
Nel contesto di una società in continua e rapida evoluzione, la morte si ripresenta come una ineludibile tematica di peculiare urgenza esistenziale. Sebbene, infatti, il progresso tecnologico e delle scienze mediche abbia facilitato una risposta tecnica alla domanda di salute che sempre di più incontra metodiche multimodali e multidisciplinari di terapia, la tecnologia di cura relega spesso il paziente ad una solitudine esistenziale dove, pur in presenza di una terapia per la sua malattia, non trova spazio una relazione di cura per la sua sofferenza. Questa dicotomia della cura, che si suddivide da una parte nel “trattare” dall’altra nell’“essere presente”, porta, soprattutto nel contesto del fine vita, al rischio di attestare la cura al solo livello tecnico, rendendo ‘giustificata’ la richiesta del paziente al medico di ‘somministrare il fine vita’, sopprimendo l’eco relazionale di ritorno del medico di fronte al bisogno umano del paziente. Lo scopo di questo articolo è di recuperare le riflessioni legate all’esperienza clinica ed umana propedeutiche ad accompagnare il paziente in un percorso relazionale offrendogli, nelle varie fasi della cura, una “eco di ritorno”, utili a non comprimere la percezione del medico a livello di somministratore automatico.
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Rossi, Alessandro, Luca Arduini, Stefano De Cataldo, and Paolo Stratta. "Subjective response to neuroleptic medication: a validation study of the Italian version of the Drug Attitude Inventory (DAI)." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no. 2 (June 2001): 107–14. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005182.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Verificare se la versione italiana della Drug Attitude Inventory mantiene le proprietà psicometriche del questionario originate attraverso una validazione di costrutto. Setting – Lo studio è stato condotto su 90 pazienti con diagnosi di Disturbo Schizofrenico (n=72) e Disturbo Schizoaffettivo (n=18) ammessi al ricovero volontario per un episodio indice di riesacerbazione psicotica, d'età compresa tra i 18 ed i 50 anni, in trattamento con farmaci antipsicotici tipici e cognitivamente in grado di comprendere e rispondere alle domande del questionario. Disegno – Sono state impiegate analisi fattoriali esplorative con i metodi d'estrazione alfa fattoriale e della massima verosimiglianza; successivamente è stato utilizzato il metodo di Rotazione Varimax. Risultati – I metodi d'estrazione utilizzati trovavano 7 fattori che spiegavano il 62.5% della varianza. I primi 2 fattori possono essere identificati nel costrutto di “risposta soggettiva al trattamento” ed i fattori da 3 a 7 nel costrutto di “atteggiamento nei confronti della terapia”. Conclusioni – Benché lo studio sia preliminare, la traduzione italiana dello strumento sembra mantenere le proprietà psicometriche della versione originale e può essere utilizzata nella pratica clinica per una valida misurazione deH'atteggiamento del paziente nei confronti del trattamento con farmaci antipsicotici.
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Balestra, Francesca, Claudia Zaccaria, and Laura Fruggeri. "Drop-out e alleanza terapeutica: un'analisi processuale." TERAPIA FAMILIARE, no. 127 (February 2022): 85–106. http://dx.doi.org/10.3280/tf2021-127006.

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Abstract:
Il presente studio si propone di analizzare il rapporto tra alleanza terapeutica e drop-out allo scopo di esaminare quali fattori nel contesto delle sedute terapeutiche possano essere associati all'interruzione precoce della terapia da parte dei clienti. Cinque processi terapeutici con esiti diversi, per un totale di 24 sedute, sono stati analizzati attraverso una metodologia mista che ha previsto una prima analisi descrittiva con lo strumento SOFTA seguita da una analisi clinica-costruzionista-dialogica. I risultati evidenziano un andamento fluttuante sia nei processi terapeutici conclusi, che nei drop-out e mettono in luce i fattori in-session legati alle rotture e alle mancate riparazioni dell'alleanza.
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Di Lullo, Luca, Fulvio Floccari, Vincenzo Barbera, Antonio Granata, Antonio De Pascalis, Rossella Faiola, Moreno Malaguti, Alberto Santoboni, Rodolfo Rivera, and Claudio Ronco. "Una tipica manifestazione di Sindrome Cardio-Renale di Tipo 5: lo shock settico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 3 (September 16, 2013): 248–55. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1047.

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Abstract:
La Sindrome Cardio-Renale (SCR) di Tipo 5 si configura come una sindrome clinica di recente classificazione e viene diagnosticata in un'ampia serie di patologie sistemiche, allorché si assiste a un contemporaneo interessamento secondario di rene e apparato cardiovascolare. I meccanismi fisiopatologici dipendono, sostanzialmente, dalla tempistica con la quale si manifesta una SCR di Tipo 5; ben diverso è il quadro di una forma acuta (sepsi, connettiviti, malattia di Wegener), che si manifesta rapidamente rispetto all'insorgenza della patologia primitiva, in contrasto con quello di una forma cronica (cirrosi epatica e sindrome epato-renale), che esordisce e si sviluppa subdolamente. La diagnosi si basa sul dosaggio dei livelli plasmatici di bio-marcatori di danno cardiaco e renale e sulle tecniche di diagnostica per immagini (ecocardiografia, ecografia addominale). La terapia deve mirare al trattamento della patologia di base e a quello delle complicanze cardio-renali. (Cardionephrology)
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Francesetti, Gianni. "La prospettiva di campo nella psicopatologia e nella psicoterapia della Gestalt contemporanea." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 2 (June 2021): 227–46. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-002003.

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Abstract:
A partire dagli anni 1930, la psicoterapia della Gestalt si è sviluppata dalla psicoanalisi attraverso l'integrazione di altre influenze: la psicologia della Gestalt e la prospettiva olistica, la fenomenologia e il pragmatismo americano, le avanguardie artistiche berlinesi e in seguito newyorkesi, l'attivismo sociale e politico. Due concetti centrali di questo approccio sono la concezione del sé come processo emergente e la prospettiva di campo. In quest'ottica, l'esperienza del terapeuta e del paziente sono influenzate delle tensioni intrinseche alla situazione, cioè dalle intenzionalità del campo, che tendono a completare il processo di assimilazione di quanto non è stato attraversabile. La psicopatologia emerge nell'incontro come assenza, cioè difficoltà a essere pienamente presenti. Il processo terapeutico implica una partecipazione patica e corporea da parte del terapeuta, che lascia emergere quanto spinge per prender forma ed essere integrato. Viene presentata una vignetta clinica per illustrare i tre paradigmi (mono-personale, bi-personale e di campo) utilizzabili per descrivere il cambiamento in terapia, e viene discussa una seduta terapeutica alla luce della teoria del campo.
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Mascalchi, M., C. Moroni, M. Bartolucci, C. Gavazzi, and C. Bortolotti. "Diagnostica neuroradiologica nella patologia della loggia cavernosa." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 3 (June 2000): 375–86. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300308.

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Abstract:
Il seno cavernoso può essere interessato da patologia neoplastica (primitiva e secundaria), infiammatoria e vascolare. Tutte queste entità, ad esclusione delle fistole carotido-cavernose dirette, si manifestano con una clinica analoga, rendendo la diagnosi dipendente fondamentalmente dalle tecniche di imaging. Attualmente le metodiche più utili nello studio del seno cavernoso sono la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica che, con le tecniche di angio-TC ed angio-RM, permettono anche uno studio simil-angiografico della regione di interesse. L'arteriografia selettiva rimane tuttora la tecnica gold standard nello studio delle patologie vascolari (aneurismi della carotide interna e fistole carotido-cavernose). La flebografia sovraorbitaria trova attualmente utilizzo esclusivo nella diagnosi della sindrome di Tolosa Hunt con RM negativa e talvolta nella terapia endovascolare di fistole artero-venose. I tumori primitivi più frequenti sono i meningiomi, mentre i neurinomi del seno cavernoso sono estremamente rari. I meningiomi insorgono dal rivestimento durale del seno e si manifestano, sia alla TC che alla RM, come lesioni ben delimitate con un'impregnazione precoce, intensa ed omogenea. I neurinomi del seno cavernoso possono derivare dal III, dal IV, dal V o dal VI nervo cranico e possono insorgere primitivamente nel seno cavernoso o, più frequentemente, negli spazi cisternali interessando il seno sviluppandosi lungo il nervo. La diagnosi differenziale deve essere posta soprattutto tra il meningioma ed il macroadenoma ipofisario a sviluppo laterosellare (il più frequente tumore secondario). Il principale criterio riguarda l'interessamento della carotide interna che viene frequentemente stenotizzata dai meningiomi, mentre può essere circondata e dislocata dai macroadenomi, senza però apprezzare significative riduzioni del suo lume. Il seno cavernoso può essere interessato per contiguità anche da due neoplasie della base cranica: il carcinoma del rinofaringe ed il cordoma. Le metastasi del seno cavernoso si possono instaurare per via ematogena, liquorale o perineurale. Determinano generalmente aumento di volume del seno, non hanno un segnale RM caratteristico e devono essere messe in diagnosi differenziale con le patologie infiammatorie. Queste comprendono la sindrome di Tolosa Hunt e le affezioni granulomatose croniche (sarcoidosi, granulomatosi di Wegener). La prima è caratterizzata da dolore retroorbitario, paralisi dell'oculomotore ed iperestesia trigeminale sostenute da un'infiammazione del seno ad eziologia sconosciuta. Le immagini di RM possono essere del tutto negative ed in tali casi può essere utile per raggiungere la diagnosi la flebografia. Un valido criterio diagnostico per le patologie infiammatorie è rappresentato dalla drammatica remissione della sintomatologia e del quadro radiologico in seguito a terapia steroidea. Gli aneurismi della carotide interna sono classificati in base alle dimensioni: se di diametro superiore ai 2,5 cm vengono definiti giganti. Questi hanno parete trombizzata, scarsa tendenza alla rottura e si manifestano clinicamente con sintomi da compressione dei nervi che decorrono nella parete od all'interno del seno cavernoso. Nella diagnosi di queste formazioni la semeiotica TC e RM, tra loro complementari, rivestono un ruolo importante. Il criterio fondamentale è però dato dalla dimostrazione della natura vascolare della lesione, ottenibile con le tecniche di angio-TC e angio-RM e l'arteriografia selettiva. Le fistole carotido-cavernose dirette sono anomale comunicazioni ad alto flusso tra la carotide interna ed il seno cavernoso Sono caratterizzate da una presentazione clinica improvvisa ed imponente e sono facilmente valutabili con TC, angio-TC, RM, angio-RM ed arteriografia digitale. Le fistole carotido-cavernose indirette corrispondono a fistole arterovenose durali ed hanno di solito una clinica sfumata ed un decorso subdolo. La loro diagnosi con TC, angio-TC, RM ed angio-RM è più difficile essendo spesso i reperti suggestivi di tali condizioni rappresentati solo da una dilatazione della vena orbitaria di drenaggio. L'arteriografia oltre a confermare la diagnosi rappresenta anche l'indagine indispensabile per la programmazione terapeutica endovascolare o chirurgica.
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