Journal articles on the topic 'Clinica della formazione'

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1

Tinti, Maria Rosa, and Graziano Valent. "L'arte della formazione in psichiatria." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (April 2022): 47–75. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2022-001003.

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Abstract:
Parlare di formazione in ambito psichiatrico significa affrontare un insieme di questioni che riguardano l'identità della psichiatria come espressione di un sapere e di una pratica che si riferiscono all'uomo, precisamente all'uomo che soffre. In altre parole, una riflessione sui contenuti e i principi metodologici che si ritengono idonei a formare gli operatori chiama in causa la domanda su quale sia la prima vocazione della psichiatria, quali siano, o debbano essere, i suoi presupposti e i suoi scopi. C'è da chiedersi anzitutto se l'oggetto di studio e di intervento di questa disciplina sia tale da giustificare la sua collocazione nel campo della medicina; se il compito della psichiatria si esaurisca nell'esercizio della competenza clinica o se non debba contemplare una responsabilità di carattere etico e politico, nel senso di una tensione a includere nel proprio campo d'azione e di ricerca il rapporto tra follia e normalità, tra le forme di cura della sofferenza mentale e i linguaggi di una cultura della salute mentale. Senza alcuna intenzione di fissare dei limiti a un discorso che necessita di rimanere aperto e fluente, si vuole riflettere sulle potenzialità della formazione intesa come esperienza di trasformazione che coinvolge il singolo operatore e l'intero gruppo curante. Partendo dalla domanda sul destino della psichiatria al cospetto delle sfide congenite alla relazione con la follia, la riflessione interroga il valore di un dialogo con la filosofia per uscire dal recinto angusto della clinica e restituire alla psichiatria il senso originario di un punto di vista privilegiato sull'essere umano. In ultimo, viene data testimonianza di un'esperienza di ricerca e formazione connaturata alla pratica terapeutica, quella che negli anni Novanta ha preso corpo dall'incontro tra la psichiatria di matrice basagliana del Centro di salute mentale di Orzinuovi e l'originale filosofia dialettica di Italo Valent.
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Orsenigo, Jole, and Stefania Ulivieri Stiozzi. "La Clinica della formazione in Italia." Cliopsy N° 20, no. 2 (October 1, 2018): 23–37. http://dx.doi.org/10.3917/cliop.020.0023.

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3

Gallo, Bianca. "Modelli, metodi e formazione." GRUPPI, no. 1 (July 2022): 101–6. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa1-2021oa14026.

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Abstract:
In questo lavoro si esaminano gli aspetti della pratica clinica nelle terapie di gruppo evidenziati da Anzieu. Lo studio di questo testo appare come assolutamente rilevante per COIRAG, la cui organizzazione è particolarmente complessa. Nella formazione dei futuri psicoterapeuti di gruppo, COIRAG propone una integrazione dei diversi modelli delle associazioni federate che sono presenti in COIRAG, e che hanno metodologie e riferimenti teorici diversi, benché tutti derivati da una radice comune, la psicoanalisi. L'autore affronta in particolare il problema dei cosiddetti gruppi "corporei", come è lo psicodramma, che metodologicamente prevedono delle vere e proprie azioni. L'autore propone delle ipotesi che si appoggiano sulle più recenti conoscenze della biologia, e che mostrano come tali tecniche, a differenza di ciò che accade nei gruppi verbali, in generale si basano sulla mobilizzazione di memorie corporee implicite, pensieri mai pensati, o pensieri che siano stati rimossi o negati, ma conservati tali e quali nel corpo. 
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Mari, Massimo, Luca Di Maio, Paola Gremigni, Marinella Sommaruga, and Walter Grassi. "Comunicare con i pazienti: un Gruppo Operativo in Reumatologia." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (May 2011): 135–47. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-001010.

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Abstract:
Un'efficace comunicazione č un importante indicatore della qualitŕ dei servizi ospedalieri. Questo contributo presenta i risultati di una ricerca-intervento sulle abilitŕ comunicative dei membri di un'équipe reumatologica ospedaliera dopo un corso di formazione sulla comunicazione. L'esperienza ha coinvolto ventitré operatori sanitari (78.3% femmine, etŕ media 38.3 ± 9.7 anni) della Clinica Reumatologica dell'Universitŕ Politecnica delle Marche (52.2% infermieri, 30.4% medici, 13% OSS, 4% biologi) in un corso di aggiornamento basato sulla tecnica del Gruppo Operativo di E. Pichon Rivičre. Gli operatori hanno valutato le proprie capacitŕ comunicative, prima e dopo il corso, con il Health Care Communication Questionnaire (HCCQ). Il HCCQ č stato inoltre compilato da trentatré pazienti della Clinica all'inizio del corso e da trentaquattro alla fine, per riportare l'esperienza comunicativa con gli operatori. I risultati mostrano una tendenza al miglioramento nella maggior parte delle dimensioni del HCCQ-P auto-valutate dagli operatori e un miglioramento significativo (p < 0.05) nella valutazione dei pazienti con il HCCQ. Tale risultato incoraggia la formazione degli operatori delle équipe ospedaliere nell'ambito della comunicazione con il paziente.
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Pangrazzi, Arnaldo. "Il corso di formazione pastorale clinica." Medicina e Morale 39, no. 3 (June 30, 1990): 503–14. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1176.

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Abstract:
Da alcuni anni anche in Italia, dopo l'esperienza degli Stati Uniti e di alcuni paesi europei, sono stati introdotti i Corsi di Formazione Pastorale Clinica (Clinical Pastoral Education - CPE) con l'intento di preparare sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi, studenti di teologia, operatori sanitari e volontari, per acquisire una più profonda conoscenza del malato, per favorire lo sviluppo di metodi pastorali basati sulla comunicazione e sulla relazione di aiuto autentica, per facilitare il processo di integrazione dei propri studi teologici con la pratica pastorale e per promuovere il lavoro di équipe con esperti di altre discipline. L'Autore esamina, alla luce della propria esperienza, il metodo utilizzato per fornire questo tipo di preparazione: esso si avvale da una lato della compilazione di accompagnamento pastorale) da parte dei tirocinanti, dall'altro di una serie di colloqui con una figura di educatore esperto, il supervisore. Inoltre il CPE si avvale del procedimento della dinamica di gruppo, offrendo ai tirocinanti un'opportunità di reciproco aiuto e comprensione, per acquisire una sempre maggiore sensibilità e competenza per accostarsi ai malati che essi incontrano nella propria attività.
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Franza, Angelo M. "Clinica della formazione tra topologia e genealogia." FOR - Rivista per la formazione, no. 77 (March 2009): 67–70. http://dx.doi.org/10.3280/for2008-077018.

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Meneguz, Giorgio. "Formazione psicoanalitica, idealizzazione e clinica della colleganza." SETTING, no. 27 (October 2010): 89–141. http://dx.doi.org/10.3280/set2009-027007.

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Erba, Sergio. "Clinica, teoria, metodo nella terapia e nella formazione." RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 116 (February 2011): 51–57. http://dx.doi.org/10.3280/rt2011-116006.

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Erba, Sergio. "Clinica, teoria, metodo nella terapia e nella formazione." RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 122 (February 2013): 62–68. http://dx.doi.org/10.3280/rt2013-122005.

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Abstract:
In questa sezione il direttore della rivista trae spunto da vignette e situazioni cliniche attinte dalla sua pratica di terapeuta e formatore per illustrare aspetti della teoria clinica de Il Ruolo Terapeutico.
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Bani, Marco, and Michele Procacci. "La formazione a distanza in psicoterapia cognitivo-comportamentale: rischi ed opportunità." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 47 (February 2021): 47–61. http://dx.doi.org/10.3280/qpc47-2020oa11205.

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Abstract:
La pandemia da Covid-19 ha modificato radicalmente la pratica clinica, introducendo la necessità di erogare interventi in modalità telematica per molti mesi; al tempo stesso anche le scuole di formazione in psicoterapia hanno dovuto inizialmente sospendere la formazione in presenza per poi riprendere i corsi in modalità telematica, adattando la struttura dei corsi a questa nuova modalità.La peculiarità della formazione in psicoterapia rende complessa una formazione completamente a distanza soprattutto per la dimensione esperienziale della formazione.È stata effettuata una SWOT analysis che ha coinvolto i direttori delle scuole di specializzazione in psicoterapia afferenti alla SITCC per identificare i punti di forza e debolezza delle scuole e le opportunità e i rischi che l'attuale situazione determina per la formazione e per gli specializzandi nei prossimi mesi.I risultati si sono focalizzati su due macro-categorie (opportunità e rischi) che includono alcuni temi e sotto-temi che vengono discussi per fornire alcuni spunti di riflessione e discussione per l'organizzazione di una nuova didattica.La didattica telematica presenta indubbi vantaggi che tutti i partecipanti hanno sottolineato, tuttavia è importante considerare gli adattamenti necessari ad un uso efficace di questa modalità.La maggior parte delle scuole ha espresso la volontà di mantenere la modalità telematica per una parte della didattica anche in futuro riconoscendone il valore di esperienza formativa.
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Sgreccia, Elio, and Antonio G. Spagnolo. "L’insegnamento di bioetica nel Corso di laurea in Medicina e Chirurgia." Medicina e Morale 45, no. 4 (August 31, 1996): 639–54. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.900.

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Abstract:
In seguito all'attivazione anche nel sesto anno del corso di laurea in Medicina e Chirur gia della nuova Tabella XVIII relativa al riordinamento didattico in vigore già dall'a.a. 1988-1989, gli autori hanno ritenuto opportuno fornire alcuni ragguagli in merito all'esperienza dell'insegnamento della bioetica così come è stato attuato nella facoltà di Medicina e Chirurgia "A.Gemelli" dell’Università Cattolica del S. Cuore di Roma. Nella prima parte dell'articolo pertanto essi espongono ampiamente le modalità con cui si è articolato finora tale insegnamento nel corso dell'iter formativo dello studente di medicina, dando ragione anche del perché si sono operate certe scelte metodologiche, come pure di alcune opportune modifiche che potrebbero migliorare il coordinamento della formazione bioetica nei diversi anni e fra le discipline strettamente connesse. Loro obiettivo per i prossimi anni è quello di attivare una serie di seminari di bioetica clinica all'interno di altre aree cliniche, in stretta collaborazione con i docenti soprattutto delle aree di medicina clinica, di ginecologia e di ostetricia, delle emergenze medico-chirurgiche e della pediatria. Nella seconda parte dello scritto, invece, gli autori hanno voluto presentare alcune loro riflessioni in merito alla collocazione della bioetica all'interno del progetto di revisione dell'Ordinamento tabellare approvato già nel corso dell'anno precedente dal Consiglio Nazionale Universitario (CNU), ma mai pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale.
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Pegoraro, Marisa. "Puntura a Occhiello: cosa c'è di nuovo?" Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 2 (May 28, 2013): 92–93. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1015.

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Abstract:
La divulgazione della Puntura ad Occhiello - o Buttonhole (BH) - in Italia iniziò nel 2005 sostenuta da dati provenienti da alcuni centri esteri, confluenti nel circuito dell'EDTNA/ERCA. La corretta applicazione del BH esalta la necessità di figure di competenza clinica avanzata nel gruppo infermieristico come la figura dell'Infermiera degli Accessi Vascolari con competenze di formazione, monitoraggio e aggiornamento dei protocolli clinici. I dati internazionali mostrano una correlazione tra l'aderenza ai protocolli clinici, la competenza nella pratica professionale ed i risultati della puntura ad occhiello. Le vie brevi e veloci nell'applicazione del BH possono indurre ad avversi esiti clinici, i peggiori delle quali sono le infezioni dell'accesso. La motivazione professionale e la corretta formazione del gruppo infermieristico giocano ruoli chiave nell'attivazione di programmi di miglioramento qualitativo. Proporre e sostenere nuove pratiche cliniche e modelli organizzativi è parte del mandato di ogni organizzazione professionale.
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Benciolini, P., R. Pegoraro, and F. Cadelli. "Il servizio di bioetica dell’azienda ospedaliera di Padova: un’esperienza italiana di consulenza e formazione etico-clinica." Medicina e Morale 48, no. 1 (February 28, 1999): 61–75. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.810.

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Abstract:
L’articolo presenta il Servizio di Bioetica dell’Azienda Ospedaliera di Padova collocandolo nel contesto internazionale della consulenza etico-clinica, della quale fornisce un quadro generale e sintetico. La consulenza etico-clinica, sviluppatasi soprattutto nel Nord America a partire dalla fine degli anni Sessanta, può essere definita come un servizio fornito da un consulente singolo, da un team o da un comitato avente come oggetto le questioni etiche coinvolte in uno specifico caso clinico. La storia della consulenza etico-clinica è strettamente connessa con quella dei Comitati Etici Ospedalieri, anche nel senso che essa costituisce in parte un tentativo di superamento di alcuni limiti ravvisati in tale forma di comitati e di ridefinizione delle loro funzioni. In quest’ottica, alcuni propongono la presenza, negli ospedali, sia di servizi di consulenza che di comitati, con ruoli complementari focalizzati rispettivamente sulla consulenza e sull’elaborazione di linee guida, e con ruoli formativi distinti. Il Servizio di Bioetica di Padova, che è attivo dal settembre 1996, è unico nel suo genere in Italia, soprattutto con riferimento al fatto di non riportare ad un comitato etico. Le sue finalità principali sono: consulenza etica sui casi clinici rivolta agli operatori sanitari; formazione etica degli operatori sanitari; elaborazione di linee guida in collaborazione con i comitati etici presenti nel contesto sanitario padovano; definizione di un progetto per la costituzione di un Comitato etico dell’Azienda. L’attività del Servizio di Bioetica ha finora interessato le funzioni di consulenza e formazione, volutamente scelte come prioritarie, ed il bilancio è positivo sotto entrambi i profili.
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Nicotera, Piergiorgio. "Pensare con il cuore." RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 117 (June 2011): 15–29. http://dx.doi.org/10.3280/rt2011-117003.

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Abstract:
Lo scritto sviluppa una riflessione sulla clinica e sulla teoria del gruppo denominato Il Ruolo Terapeutico. Prende l'avvio dalla presenza di due sensibilitŕ compresenti nella cultura formativa de Il Ruolo terapeutico. L'una richiama i temi di stretta pertinenza psicoanalitica e l'altra auspica l'integrazione con le grandi tematiche filosofiche ed esistenziali. L'attento esame dei riferimenti epistemologici ed etici della formulazione di questo gruppo sembrano indicare una concezione esistenziale della formazione per molti aspetti diversa da quella strettamente psicoanalitica. Ciň puň derivare dalla centralitŕ della libertŕ, della responsabilitŕ e delle altre questioni fondamentali dell'uomo. Nell'articolo viene valorizzata non solo la soggettivitŕ, ma anche la globalitŕ della persona nella perenne ricerca di senso dell'esistenza.
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Fava, Francesca, and Giovanna Failla. "Il Laboratorio Teatrale dell'Università Campus Bio-Medico di Roma: dieci anni tra scienza, medicina e teatro." WELFARE E ERGONOMIA, no. 2 (February 2022): 157–64. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-002012.

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Abstract:
Il contributo evidenzia il ruolo didattico del Laboratorio Teatrale all'interno del piano formativo dell'Università Campus Bio-Medico di Roma attraverso la narrazione dei suoi primi dieci anni di vita (2011-2021). È analizzata la specificità didattica del Laboratorio Teatrale come formazione attiva, emotiva ed espressiva rivolta agli allievi, capace di promuovere la salute, il benessere e incentivare virtuosi processi di umanizzazione delle cure. Attraverso testimonianze di studenti, alumni e docenti che hanno partecipato ad alcune produzioni particolarmente significative, si evince come le pratiche teatrali abbiano saputo influenzare efficacemente la formazione umanistica degli allievi e come questa esperienza abbia creato coesione sociale e identità di gruppo, sulla vita universitaria e sulla comunità del Policlinico Universitario. In particolare, il laboratorio teatrale è stato in grado di: influenzare positivamente i determinanti sociali della salute, incoraggiare comportamenti di promozione della salute, sviluppare l'empatia e fornire una visione più ampia della salute e dell'assistenza clinica.
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Iaccarino, Rosario. "Ospitare il senso e l'inatteso: per un'estetica del setting formativo." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 37 (September 2022): 150–59. http://dx.doi.org/10.3280/eds2022-037013.

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Abstract:
La formazione degli adulti, se intende avere una qualche chance per trasformare l'esistente, necessita dell'allestimento di un'ambientazione aperta, realistica e simbolica insieme, cangiante, evocativa della complessità. Siamo nell'epoca della "società automatica" che produce la miseria del simbolico che esercita la sua azione più dirompente sulla sterilizzazione del desiderio, dell'immaginazione, della creatività, ingredienti fondamentali per l'individuazione soggettiva, da un lato, e su quella collettiva, dall'altro, anche in una prospettiva politica di tra-sformazione del contesto. Il compito primario della formazione è far emergere la consapevolezza degli automatismi che condizionano la nostra esistenza e insieme produrre l'anticorpo chiave della miseria del simbolico che è "l'estetica del noi". Ciò induce a progettare un setting formativo che si proponga come la "clinica" della relazione intersoggettiva e della dipendenza emancipativa dall'altro.
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Dal Pozzo, G., M. Cellerini, M. Mascalchi, P. Innocenti, N. Villari, and M. C. Boschi. "Utilità clinica della risonanza magnetica nella patologia orbitaria." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 121–33. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s322.

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Abstract:
Viene esaminata l'utilità clinica della risonanza magnetica nella patologia orbitaria con particolare riguardo ai vantaggi, alle limitazioni, alle indicazioni e controindicazioni della metodica. Come è noto, la RM consente uno studio multiplanare e non invasivo delle orbite (non fa uso di radiazioni ionizzanti); inoltre, recenti progressi tecnologici hanno introdotto bobine di superficie sempre più efficienti e sequenze d'impulsi più sofisticate a tutto vantaggio della durata dei tempi di scansione, della risoluzione spaziale e di contrasto. Nella patologia del globo oculare, la RM è impiegata soprattutto nella diagnostica differenziale tra melanomi melanocitici della coroide e lesioni simulanti specialmente nei casi dubbi qualora non vi sia una concordanza tra reperti clinici, oftalmoscopici, ecografici oppure non sia conservata la trasparenza dei mezzi diottrici. La presenza di una sostanza paramagnetica come la melanina, conferisce infatti al melanoma un caratteristico comportamento di segnale: elevata intensità nella sequenza T1-dipendente e bassa intensità in quella T2-dipendente. Per quanto riguarda la patologia extrabulbare intraconica, la RM ha assunto un ruolo di primaria importanza nella diagnostica delle lesioni del nervo ottico e delle guaine meningee che lo avvolgono (plac-che di demielinizzazione, glioma, meningioma periottico). Nella patologia del cono muscolare (oftalmopatia di Graves) la RM ha dimostrato un'affidabilità equivalente a quella della TC; tuttavia, poiché la RM non fa uso di radiazioni ionizzanti, è metodica più idonea soprattutto nel caso di controlli seriati nel tempo in considerazione del fatto che il cristallino è un organo critico. Nell'ambito della patologia intra-extraconica, la RM può consentire, sulla base dell'analisi del segnale, una diagnosi differenziale tra pseudotumor infiammatorio (bassa intensità di segnale nella sequenza Spin-Echo T2-dipendente) e linfoma o metastasi orbitarie (elevato segnale nella sequenza Spin-Echo T2-dipendente) anche se è possibile che alcuni tipi di linfoma, il mieloma e certe metastasi (neuroblastoma) presentino un comportamento di segnale uguale a quello dello pseudotumor infiammatorio. Inoltre, grazie alla intrinseca sensibiltà ai fenomeni di flusso, la RM permette di dimostrare, in caso di patologia vascolare, le anomalie di decorso e di calibro dei principali vasi sanguigni orbitari (varici orbitarie, fistole carotido- cavernose ecc.) nonchè l'eventuale presenza di trombosi endoluminali. Infine, nonostante le limitazioni della RM nella valutazione delle alterazioni della compatta ossea, la metodica ha dimostrato una buona affidabilità anche nello studio delle più frequenti patologie che interessano primitivamente o secondariamente le pareti orbitarie (mucocele, tumori dei seni paraorbitari, metastasi, meningioma della grande ala sfenoidale). In questi casi la RM dimostra direttamente non solo la formazione espansiva ed i suoi rapporti con le strutture endoorbitarie, ma anche le alterazioni ossee associate. In conclusione si può affermare che, nonostante il ruolo preciso della RM nello studio della patologia orbitaria non sia ancora pienamente stabilito, questa metodica è oggi in grado di fornire, in certe situazioni patologiche, delle informazioni che non sono altrimenti disponibili.
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Silvestri, Angelo, Antonino Aprea, Luciana Bianchera, Leonardo Montecchi, Giorgio Cavicchioli, and Stefano Mennella. "Gli operatori della gruppalità al tempo delle grandi migrazioni: prime riflessioni epistemologiche sulla formazione." GRUPPI, no. 2 (October 2021): 42–53. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa2-2020oa12580.

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Abstract:
In questo scritto dialogano alcuni esperti di formazione con matrici culturali e impostazioni teoriche e tecniche diverse. Il loro obiettivo è aprire un dibattito su che tipo di competenze dovrebbero avere gli operatori della salute mentale che si occupano di migranti e migrazione. Le attuali grandi trasformazioni sociali stanno determinando dei cambiamenti nella pratica clinica, nell'organizzazione dei servizi di cura e sulle opportunità di lavoro: tutto ciò comporta un inevitabile ripensamento della formazione. Tutti sono d'accordo nel riconoscere il dispositivo gruppale come una delle principali risorse per far fronte a queste difficoltà. L'accoglienza dei migranti porta a importanti vissuti di smarrimento verso il nuovo e incertezza verso i propri paradigmi culturali. È fondamentale imparare nozioni di antropologia ed etnopsicologia per poter ascoltare l'altro e capire i suoi reali bisogni all'interno della sua personale e specifica cornice culturale e di senso, fatta di registri simbolici peculiari.
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Sandonà, Leopoldo. "Bioetica performativa. I Comitati per l’etica clinica tra esperienze, crisi e prospettive." Medicina e Morale 69, no. 2 (July 21, 2020): 177–92. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.614.

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Abstract:
I comitati per l’etica clinica, nonostante la loro diffusione parziale nel contesto italiano, rappresentano un soggetto etico fondamentale all’interno dell’organizzazione sanitaria. Attraverso un’analisi delle esperienze e delle principali criticità, il contributo cerca di recuperare gli elementi performativi e propositivi per una maggiore integrazione di tali Comitati entro le istituzioni sanitarie, attraverso una riscoperta di una specifica competenza etica. Le esperienze mettono in luce le funzioni principali dei Comitati: analisi di casi, redazione di linee d’indirizzo, formazione del personale sanitario e informazione sociale, consulenza su allocazione di risorse nel sistema sanitario. Alcune di queste funzioni rimangono tuttavia frequentemente inesplorate o utilizzate in modo parziale dall’istituzione di riferimento. Proprio tale aspetto consente di addentrarsi nelle criticità di tali Comitati, connesse soprattutto ad un riconoscimento parziale da parte delle strutture istituzionali, oltre che ad una diffusione geografica non capillare e reticolare ma sporadica. L’analisi conduce al riconoscimento di una duplice performatività, da un lato del bioeticista nel Comitato, dall’altro del Comitato nell’istituzione. Inoltre emerge una compenetrazione tra competenza etica nell’era della complessità ed elementi originari della filosofia della medicina nella sua peculiare attenzione alla cura.
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Argentino, Paola. "7. Una esperienza di formazione per operatori di SR: il progetto siciliano." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 13, S7 (September 2004): 85–86. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000113.

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Abstract:
Il progetto PROGRES prevedeva, laddove vi fossero state le condizioni, una fase successiva alla ricerca in senso stretto, volta a realizzare corsi di formazione per operatori di SR (fase 3), a partire proprio dalle informazioni raccolte nell'ambito della ricerca. Nella Regione Siciliana, grazie all'impegno dell'Assessorato alla Sanità, è stato possibile realizzare la fase 3 (Argentino, 2002, 2003). Il progetto di formazione si è sviluppato in due programmi, di base e avanzato. Il programma di base prevedeva l'addestramento degli operatori all'utilizzo dei principi e delle metodologie di valutazione e pianificazione descritti nel manuale per la ‘Valutazione di Abilità e Definizione di Obiettivi’ (VADO) (Morosini et al., 1998). Il programma avanzato prevedeva, invece, la possibilità per i partecipanti di scegliere tra vari modelli teorici e pratici; è stato quindi deciso, dopo una rilevazione tra gli stessi partecipanti, di orientare il programma di formazione avanzato sull'applicazione nelle SR della psicoterapia della Gestalt (Perls et al. 1951; Spagnuolo Lobb, 2001).I corsi di formazione PROGRES sono stati articolati su due moduli: il 1° modulo di quattro giorni (32 ore didattiche) ha approfondito gli aspetti teorici, clinici e valutativi, sviluppando inoltre gli strumenti di intervento terapeutico e riabilitativo. Il 2° modulo di tre giorni (24 ore didattiche) è stato indirizzato alla verifica dell'applicazione degli strumenti forniti e alla supervisione clinica. Tra il 1° e 2° modulo è stata favorita l'attuazione degli argomenti trattati nella realtà lavorativa dei partecipanti, con la realizzazione dei cosiddetti ‘Progetti Work’. Tutte le unità didattiche, compresi i progetti work, hanno ruotato attorno al nucleo portante costituito dal “Modello Gestaltico Comunitario” (Argentino, 1997, 2001; Spagnuolo Lobb, 1997).
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Giuffrida, C. M., V. Paternò, and M. Passanisi. "Le ernie discali." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 4 (August 2002): 409–14. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500409.

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Abstract:
La degenerazione dell'anulus fibroso con l'avanzare dell'età, il carico a cui sono sottoposti i dischi intervertebrali in presenza di dischi ad alto contenuto d'acqua favoriscono la formazione delle protrusioni e delle ernie discali. L'eccesso ponderale, i traumi acuti ed i microtraumi ripetuti, i vizi posturali sono altri fattori alla base della patologia discale. Il tratto vertebrale più comunemente interessato è quello lombare assieme al tratto di passaggio lombo-sacrale (L4-L5 ed L5-S1); seguono i tratti C5-C6 e C6-C7; il tratto toracico è più raramente interessato (1–6% di tutte le ernie discali). (Più frequenti le ernie nel tratto toracico medio-basso e nel passaggio dorso-lombare). Gli autori descrivono l'anatomia, la fisiopatologia ed il meccanismo eziopatogenetico delle ernie discali, la classificazione anatomo-clinica alla luce dei dati della letteratura. Gli autori, inoltre, sottolineano il ruolo della unità funzionale spinale (FSU) e le sue implicanze sul piano terapeutico. Il trattamento chirurgico tradizionale viene discusso alla luce delle nuove prospettive terapeutiche delle protesi discali, progettate al fine di impiantare dei sistemi elasto-dinamici, ammortizzanti per il ripristino della motilità fisiologica e della dinamica della colonna vertebrale.
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Di Petta, Gilberto, Danilo Tittarelli, and Raffaele Vanacore. "Il medico psichiatra: chi era costui? Riflessioni sulla crepa dello specchio." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (April 2022): 113–33. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2022-001007.

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Abstract:
Le forme del conoscere, dell'essere e dell'agire psichiatrico sono state tutt'altro che stabilite una volta per tutte. Gli attuali strumenti accademici di formazione si sono appiattiti da tempo su di una linea semplicistica e riduzionistica. Nel Secondo Novecento una serie di condizioni aveva conferito alla figura dello psichiatra una centralità mai avuta prima nella storia: la chiusura/ridimensionamento dei manicomi, l'introduzione e la diffusione degli psicofarmaci, l'avvento del concetto di "salute mentale" territoriale. Il suddetto riduzionismo, però, ha scelleratamente decomplessizzato la figura dello psichiatra, il cui problema identitario è, così, divenuto ancor più pressante, fino ad implodere, come l'immagine alla rottura di uno specchio. La psichiatria, infatti, a differenza di altre branche mediche, mette in gioco un fattore antropologico, quello della "follia" e delle sue modalità di manifestazione e di costituzione. Se questo fattore, storicamente, era considerato decisivo nello strutturarsi e nel rivelarsi della cosiddetta "malattia mentale", in epoca più recente la bonifica della psichiatria dalle paludi della follia ha prodotto, a nostro avviso, e in maniera speculare, una rottura nella costituzione identitaria dello psichiatra. Chi è lo psichiatra se non è più in grado di tenere acceso il dialogo tra la società e la follia? La questione della follia mette in moto, come legna che alimenta il fuoco dell'umano, la ricerca del senso e della cura. Lo sradicamento della follia dal territorio dell'umano ha prodotto una classe di psichiatri in cerca d'autore, partecipi di una quotidiana messinscena clinica, senza alcuna pretesa di comprensione, di cura e di libertà. Le sole, queste ultime, a poter consentire uno specchiarsi non deforme - attraverso il prisma umano dello psichiatra - della "follia" e della "norma", in quanto entrambe espressioni della vita.
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Tortorolo, G. "Medicina funzionale-psicosomatica in neonatologia." Medicina e Morale 40, no. 4 (October 31, 1991): 613–23. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1991.1127.

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Abstract:
Il neonato, in particolare quello pretermine e soprattutto per condizioni di patologia neonatale, può andare incontro oltre che a sequele da cause organiche, anche a sequele da cause funzionali. L'autore, richiamandosi nella introduzione all'esperienza della Divisione neonatologica dell'Università Cattolica di Roma, presso la quale è istituito un Corso permanente di formazione in psicoprofilassi e psicosomatica neonatologica, presenta e discute, brevemente ma in modo chiaro, la etiopatogenesi e la clinica delle turbe psicosomatiche nel neonato, nonché la loro profilassi e terapia.
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Amadei, Gherardo. "Alcune considerazioni sull'articolo di Paolo Migone "Il problema della ‘traduzione' di aspetti delle filosofie orientali nella psicoterapia occidentale"." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (December 2010): 526–30. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-004006.

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Abstract:
L'attitudine della mindfulness, che sta di recente ricevendo sempre maggior attenzione in Italia, va "tradotta" con cautela in termini occidentali per evitare di fraintenderne l'essenza e gli obiettivi. In particolare č importante non rubricarla sotto la voce "Oriente" perché sarebbe fuorviante rispetto a una modalitŕ di essere e di relazionarsi che di fatto č universale: la si trova infatti descritta e praticata in tradizioni e in aree culturali molto diverse. Č proprio questo riscontro che richiede di definire maggiormente l'estensione concettuale della mindfulness nonché le ricadute del suo utilizzo nella clinica e nella formazione.
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Camporesi, Silvia, and Stefano Giaimo. "Medicina molecolare. Questioni filosofiche." PARADIGMI, no. 1 (April 2011): 29–48. http://dx.doi.org/10.3280/para2011-001003.

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Abstract:
A tutt'oggi non esiste una tradizione disciplinare che vada sotto il nome di "filosofia della medicina molecolare". Il presente lavoro tratteggia le basi per un ampio e sistematico progetto sui fondamenti di questa disciplina, individuando le possibili aree di analisi e le eventuali strategie di approccio: informazione genetica e patologia, organismi modello dell'uomo, transizione da medicina molecolare a medicina clinica e loro teorie dell'evidenza e della spiegazione. Dove possibile, gli autori suggeriscono anche eventuali strategie di soluzione, tracciando cosě la strada lungo la quale delineare la formazione della filosofia della medicina molecolare come vera e propria disciplina teorica.
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Farnaz Farahi. "Quale cultura dell’infanzia? Riflettere sulla cura educativa nei servizi 0-6 attraverso la clinica della formazione." IUL Research 2, no. 4 (December 20, 2021): 133–40. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i4.138.

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Abstract:
La centralità di una specifica cultura dell’infanzia diviene indispensabile nel contesto sociale attuale, in cui si fa sempre più largo una cultura dell’infanzia adultizzata. Riflettere sulla cultura dell’infanzia significa dare parola all’implicito e far emergere le teorie pedagogiche in atto all’interno dei servizi. Si tratta di stimolare un lavoro riflessivo profondo in cui l’esperienza educativa viene riletta e ripensata in un esercizio di decentramento, per permettere una riflessione critica sui modelli impliciti di riferimento. Per fare questo è indispensabile pensare a una formazione che consenta di formare professionisti riflessivi. All’interno del presente contributo si porrà l’accento su uno specifico ambito pedagogico che può rispondere a questo bisogno: la clinica della formazione.
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Guillerme, Jean-Marc, and Guy Tonella. "Il sogno e il lavoro sui sogni in analisi bioenergetica." GROUNDING, no. 2 (August 2010): 9–28. http://dx.doi.org/10.3280/gro2009-002002.

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Abstract:
Le prospettive teoriche aperte da Freud, Reich e Lowen ci hanno portato a precisare la nostra concezione della formazione del sogno e a elaborare una metodologia clinica atta a utilizzarlo pienamente come materiale dell'analisi bioenergetica. Il sogno č concepito nella sua dimensione di produzione somato-psichica: egli manifesta, con un registro simbolico, un movimento particolare della vita interiore e della dinamica energetica. Questo movimento č la riproduzione, interiorizzata e trasformata dal processo immaginario, di interazioni con l'ambiente appartenente alla storia del sognatore. Il sogno viene dunque elaborato secondo questa triplice caratteristica: di espressione simbolica, di dinamica energetica, di movimento interattivo transferale.
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Natali, G., M. Mancuso, and D. Pantoli. "Emostati nella pratica angiografica ed interventistica." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 5 (October 1995): 721–25. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800513.

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Abstract:
Nella pratica angiografica ed interventistica, l'emostasi della ferita in sede femorale viene comunemente ottenuta mediante compressione manuale o meccanica, esercitata subito cranialmente alla sede di puntura. Tali metodiche non sono scevre da complicazioni emorragiche, soprattutto in pazienti in trattamento eparinico e comportano inoltre discreto disagio nei pazienti e un periodo di ospedalizzazione di almeno 12 ore, necessario alla osservazione clinica della ferita. Viene proposto un nuovo sistema di emostasi, il VasoSeal, che utilizza cartucce di collagene, opportu-namente introdotte lungo il tramite della ferita angiografica, dalla superficie del vaso leso a quella cutanea. Oltre alla funzione di tappo della cartuccia, il sistema sfrutta le proprietà emostatiche del collagene, che stimola la vasocostrizione locale, la formazione del trombo piastrinico iniziale e inoltre partecipa alla attiva-zione del processo di formazione del trombo di fibrina, senza essere influenzato dall'azione anticoagulante dell'eparina. Tale sistema, estremamente utile a prevenire le complicazioni emorragiche nei pazienti con disturbi della coagulazione, anche indotti da trattamento eparinico post-interventistico, appare ulteriormente interessante per la riduzione a 5–6 ore del tempo di emostasi, consentendo un regime ambulatoriale anche per le attività angiografiche ed interventistiche.
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Galeotti, P. "Il ruolo dell'infermiere in ambulatorio di nefrologia." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 4 (January 26, 2018): 50–56. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1174.

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Abstract:
Lo scopo di questo articolo è quello di definire la figura dell'infermiere dell'Ambulatorio di Nefrologia in relazione a tutte le attività infermieristiche svolte dalla prima visita del paziente al follow-up. Una figura infermieristica complessa che, oltre alla formazione di base deve aver acquisito una cultura nefrologica specifica sia attraverso l'esperienza che attraverso la formazione continua. Vengono definite le aree di competenza nefrologica: educazione alla salute, prevenzione delle complicanze nei diversi stadi della MRC, assistenza alla ricerca clinica, idoneità al trapianto e follow-up. Particolare importanza viene data alla multidisciplinarietà, al lavoro in team per garantire al paziente e alla famiglia la presa in carico globale per tutto il percorso di cura e di uscita dalla malattia. Viene inoltre sottolineato che maggiore attenzione e sorveglianza nella prevenzione e nel processo di donazione da vivente portano nel tempo risparmio per il sistema sanitario nazionale e qualità di vita migliore per l'intero nucleo familiare dal paziente. (sian) (nursing)
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Loiacono, Anna Maria. "Il ruolo degli affetti nella vita psichica, nel lavoro diagnostico e in quello terapeutico. Le personalità "come se"." RICERCA PSICOANALITICA, no. 3 (October 2011): 57–67. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-003005.

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Abstract:
Il concetto di personalità "come se" si rivela profondamente attuale. Sottratto alla psicopatologia, nella quale Helen Deutsch lo sviluppa, esso viene trasportato nell'ambito della "normalità" da Paul Roazen, che analizza i processi imitativi, non già identificatori, di legame con il leader. Ne emerge la visione di un generale conformismo che non risparmia neppure gli esponenti della nostra professione. Nel lavoro terapeutico, il fenomeno sociale delle personalità "come se" appare evidente attraverso il "terapeuticismo" cui si viene spesso allenati sin dalla formazione, ovvero attraverso l'attenzione prevalente verso le classificazioni e il risultato terapeutico. In sostanza, un tale conformismo psicoanalitico può essere visto come il "come se" collettivo del nostro mestiere, dove, nonostante i numerosi richiami all'autenticità, si sciorinano ricette su ciò che si "deve" fare. Una esemplificazione clinica tenta di mostrare la peculiarità del concetto e le difficoltà che si possono incontrare nel diagnosticarla.
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Di Prima, Carmelo, and Sergio Erba. "Punto e a capo." RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 114 (May 2010): 107–27. http://dx.doi.org/10.3280/rt2010-114011.

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Abstract:
Tra i lettori della rivista č in atto un dibattito permanente, dove in tempo reale, grazie alla posta elettronica, i partecipanti interloquiscono su tutto quanto č attinente alla clinica e alla formazione (vignette cliniche, commenti, critiche, riflessioni). Lo spazio massimo consentito per ogni intervento č di una "pagina" di 52 righe carattere corpo 12. In questa sezione confluisce numeroso, il materiale accumulatosi nel quadrimestre precedente.
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Erba, Sergio. "Punto e a capo." RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 115 (October 2010): 103–11. http://dx.doi.org/10.3280/rt2010-115011.

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Abstract:
Tra i lettori della rivista č in atto un dibattito permanente, dove in tempo reale, grazie alla posta elettronica, i partecipanti interloquiscono su tutto quanto č attinente alla clinica e alla formazione (vignette cliniche, commenti, critiche, riflessioni). Lo spazio massimo consentito per ogni intervento č di una "pagina" di 52 righe carattere corpo 12. In questa sezione confluisce numeroso, il materiale accumulatosi nel quadrimestre precedente.
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Di Prima, Carmelo. "Punto e a capo." RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 119 (March 2012): 111–20. http://dx.doi.org/10.3280/rt2012-119010.

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Abstract:
Tra i lettori della rivista č in atto un dibattito permanente, dove in tempo reale, grazie alla posta elettronica, i partecipanti interloquiscono su tutto quanto č attinente alla clinica e alla formazione (vignette cliniche, commenti, critiche, riflessioni). Lo spazio massimo consentito per ogni intervento č di una "pagina" di 52 righe carattere corpo 12. In questa sezione confluisce numeroso, il materiale accumulatosi nel quadrimestre precedente.
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Sergi, B., and G. Paludetti. "L’analisi della curva di apprendimento della chirurgia dell’otosclerosi può aiutare a predirre i risultati funzionali?" Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 2 (April 2016): 135–38. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-599.

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Abstract:
Il numero di interventi per otosclerosi è progressivamente diminuito nel corso degli ultimi 20 anni. Questa riduzione crea difficoltà sia al chirurgo esperto ma soprattutto a quello giovane che inizia il suo percorso di formazione. Abbiamo analizzato in maniera retrospettiva i risultati funzionali ottenuti dopo stapedotomia effettuati da un giovane chirurgo presso la Clinica Otorinolaringoiatrica del Policlinico “A. Gemelli” di Roma. La tecnica impiegata è quella della stapedotomia con laser COe utilizziamo una protesi in teflon e titanio. I risultati funzionali sono stati valutati come riduzione della ipoacusia trasmissiva sulle frequenze comprese tra 250 e 4000 Hz all’ultimo esame eseguito durante il follow-up. L’analisi dei dati non ha evidenziato un momento in cui la curva di apprendimento possa essere considerata conclusa poiché ottimi risultati con una riduzione pressoché completa della ipoacusia trasmissiva si sono alternati con altri i cui risultati funzionali non sono stati altrettanto ottimi. In nessun caso si è comunque registrata una coclearizzazione dell’ipoacusia. Questa analisi supporta l’esistenza di una curva di apprendimento della chirurgia dell’otosclerosi senza però individuare un punto dopo il quale si possa prevedere che i risultati funzionali saranno tutti ottimi. La chirurgia dell’otosclerosi non dovrebbe essere effettuata all’inizio della pratica della chirurgia otologica, data l’aspettativa funzionale che il paziente ripone nell’intervento e la mancanza delle capacità chirurgiche necessarie.
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Giardina, Simona, Pietro Refolo, and Antonio G. Spagnolo. "Il rito della lettura nella formazione del futuro medico: alcune riflessioni a partire dalla bedside library di Sir William Osler." Medicina e Morale 70, no. 2 (July 26, 2021): 195–203. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2021.937.

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Abstract:
Facendo proprie le riflessioni della scrittrice iraniana Azar Nafisi (“La Repubblica dell’immaginazione”, 2015), secondo la quale la conoscenza immaginativa pragmatica e ispirandosi al grande medico William Osler (1849- 1919), bibliofilo appassionato, che stil una lista di testi classici che ogni futuro medico avrebbe dovuto leggere – la c.d. bedside library –, gli Autori sottolineano l’importanza dei libri classici per la crescita personale dei medici e per la loro competenza clinica. Anche Italo Calvino affermava che ci sono cose che solo la letteratura pu dare con i suoi mezzi specifici (Lezioni americane, 1988). La grande letteratura un ponte che consente il dialogo a prescindere dai reciproci mondi di appartenenza (universalit ); luogo dell’immedesimazione (empatia); porta alla luce gli archetipi del comportamento umano (risonanza etica). Su questi presupposti si basa l’idea di stimolare la lettura dei classici sin dal primo anno della formazione degli studenti di medicina nell’ambito delle Medical Humanities.
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Di Pietro, Maria Luisa. "Inserimento della bioetica nei curricoli scolastici: i risultati dei un’indagine conoscitiva." Medicina e Morale 49, no. 2 (April 30, 2000): 237–59. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.755.

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Abstract:
La riflessione sui temi di bioetica ha superato i confini della ricerca bioetica e dell’assistenza clinica, coinvolgendo sempre di più anche l’opinione pubblica. Questa, sollecitata e sconcertata dalle informazioni dei media, risponde con sentimenti controversi. Al di là, però, della notizia contingente, le problematiche bioetiche chiedono di essere affrontate con continuità e competenza e far parte di momenti di formazione anche delle nuove generazioni. Si tratta, in latri termini, di favorire una cultura bioetica o una educazione alla bioetica. Per questo anche la scuola, quale fondamentale agenzia educativa, è stata chiamata a fornire il suo contributo, attraverso il Protocollo d’intesa siglato nell’ottobre 1999 tra il Ministero della Pubblica Istruzione e il Comitato Nazionale per la Bioetica riguardo l’inserimento stabile della bioetica nelle scuole italiane. Da queste premesse, l’Autore offre all’attenzione del lettore i risultati di una indagine conoscitiva svolta tra oltre mille insegnanti di scuole di ogni ordine e grado distribuite nel territorio nazionale, ricerca volta a rilevare le opinioni dei docenti sull’inserimento della bioetica nella scuola (motivazioni, programmi, orientamenti etici di riferimento, metodologie didattiche, ecc.). tra gli altri risultati, l’indagine evidenzia che il 95% degli intervistati ritiene utile l’inserimento della bioetica nei curricoli scolastici a scopi formativi, mentre il 66% pensa che sia necessario indicare un orizzonte etico, orizzonte scelto in accordo con la famiglia (83%). Il 61%, infine ritiene che l’educazione alla bioetica vada fatta dagli insegnanti e che vada integrata con continuità nei curricoli scolastici.
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Carcagnì, Addolorata. "Obesità, infiammazione e rischio cardiovascolare: la genesi dell’ateroma." Cardiologia Ambulatoriale 29, no. 1 (May 30, 2021): 30–40. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-1-5.

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Abstract:
Le malattie cardiovascolari associate all’aterosclerosi sono la prima causa di mortalità e morbilità. Diversi studi evidenziano che il tessuto adiposo viscerale ha un ruolo importante nello sviluppo di uno stato infiammatorio sistemico che contribuisce al rischio cardiovascolare e allo sviluppo della patologia ischemica. I mediatori circolanti dell’infiammazione partecipano ai meccanismi del danno vascolare. Nei pazienti obesi tali sostanze sono secrete direttamente dagli adipociti e dai macrofagi del tessuto viscerale e dagli epatociti e contribuiscono all’insorgere dell’insulino-resistenza. Questa rassegna mostra come lo stato infiammatorio si associa ad insulino-resistenza e come questo agisca nella formazione della placca ateromasica. Inoltre, descrive come l’insulino-resistenza potenzia altri fattori di rischio cardiovascolare associati all’obesità; e suggerisce importanti raccomandazioni nella pratica clinica per i pazienti cardiovascolari con obesità viscerale
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Grigio, Monica. "L'esperienza di psicologia clinica perinatale in una maternitŕ ospedaliera." INTERAZIONI, no. 1 (July 2012): 100–118. http://dx.doi.org/10.3280/int2012-001008.

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Abstract:
Verrŕ illustrata la casistica del lavoro clinico svolto dal Servizio di Psicologia Clinica dell'U.O. di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale V. Buzzi'. L'attivitŕ del Servizio prevede interventi sia a livello preventivo che di presa in carico psicoterapeutica in caso di psicopatologia e si articola in diversi ambiti (conduzione dei Corsi di accompagnamento alla nascita e al puerperio, assistenza psicologica nei reparti, attivitŕ psicoterapeutica ambulatoriale, assistenza psicologica in Diagnosi Prenatale, formazione psicologica per gli operatori che operano in ambito perinatale, attivitŕ di ricerca, ecc). L'intervento terapeutico in ambito perinatale in ospedale richiede un contatto emotivo molto intenso e una tecnica che sia in grado di sostenere anche le situazioni piů acute o in emergenza. La psicologa perinatale deve saper modulare in maniera flessibile il classico setting terapeutico: alla consuetudine di uno studio chiuso deve saper contrapporre il colloquio al letto della donna o in piedi davanti all'incubatrice del bambino, deve poter favorire e accompagnare cambiamenti rapidi, alternare occasioni di sostegno psicologico ad interventi di clinica classica, prestarsi ad un ascolto analitico come anche a momenti di semplice informazione, confrontarsi da sola con la donna o con il futuro padre, o dover intervenire in una dinamica di coppia o, ancora, nella relazione della madre con il neonato che magari richiede di essere allattato o cambiato durante la seduta.
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Vigorelli, Marta. "Il trauma individuale nel trauma collettivo. Stare con il dolore estremo di chi cura." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 2 (November 2020): 75–95. http://dx.doi.org/10.3280/psp2020-002005.

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Abstract:
Dopo una sintetica descrizione del contesto psicosociale di grave emergenza Covid-19 in Lombardia (Italia), il contributo si focalizza su alcuni interrogativi che aprono alla psicoterapia psicoanalitica uno spa-zio di riflessione e di lavoro sul tema di come occuparci di chi si pren-de cura (helping professions), e di come stare con il dolore del soccor-ritore e del terapeuta, immersi in un trauma collettivo. A partire dalla formazione clinica psicoanalitica istituzionale, in dialogo con i contri-buti della psicologia dell'emergenza, si presentano i percorsi psicotera-peutici con due operatori sanitari - una responsabile di una struttura per anziani e un giovane medico specializzando ? che hanno fatto emergere una particolare condensazione traumatica articolata su più li-velli: quello individuale soggettivo che ha colpito i pazienti, ma anche la vita personale della terapeuta, quello legato all'emergenza sanitaria con le drammatiche connessioni sociali e politiche, ma anche il trauma di loro come curanti, e quello dei loro pazienti e delle loro famiglie. Il lavoro clinico, tempestivo e flessibile si intreccia con le vicissitudini del contesto lavorativo di questi operatori coinvolti direttamente con la pandemia, favorendo la loro resilienza individuale e una capacità di intervenire in modo trasformativo su se stessi e sui contesti di cura.
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Toraldo, Domenico Maurizio. "Il trattamento del cancro polmonare: evidenze scientifiche e valori bioetici in conflitto nelle scelte terapeutiche." Medicina e Morale 50, no. 4 (August 31, 2001): 741–78. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.732.

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Abstract:
Il cancro del polmone costituisce una delle principali cause di morte dei paesi europei. La malattia se inoperabile ha una prognosi generalmente infausta e circa l’80% dei pazienti muore entro un anno dalla diagnosi. Stabilire un efficace piano di trattamento costituisce una priorità di salute pubblica e oggetto di continuo dibattito scientifico. La diagnosi precoce offre la possibilità al malato di usufruire del trattamento chirurgico che può guarire la malattia. La polichemioterapia e la radioterapia si rivelano spesso fallimentari e nel migliore dei casi possono allungare di qualche mese la vita del malato al costo di sofferenze importanti. Nella pratica clinica in molti ospedali italiani pur non esistendo un protocollo diagnostico-terapeutico di riferimento, e il trattamento medico viene proposto, nella maggior parte dei casi, senza un adeguato consenso informato che spieghi al paziente le difficoltà e la complessità terapeutiche ed il paziente nella maggior parte dei casi non partecipa alle decisioni che lo riguardano. L’Autore attraverso una revisione della letteratura scientifica recente mette a punto il problema dal punto di vista tecnico e affronta contestualmente i numerosi problemi bioetici e deontologici sollevati dall’assenza sia di un’etica della comunicazione nelle problematiche della diagnosi e della terapia sia della relazione di cura cioè nella conduzione della terapia nel tempo, mettendo in evidenza le inesauribili possibilità curative che il medico dovrebbe evidenziare con la su presenza e con il suo attaccamento al malato. Viene analizzato il ruolo decisivo del medico nelle ultime fasi della vita del paziente e l’utilità della medicina palliativa nella sedazione del dolore e nel controllo dei sintomi come forma di rispetto della dignità della persona. Infine l’Autore auspica la necessità di una formazione etica e deontologica attraverso corsi di aggiornamento obbligatorio del medico ospedaliero per poter acquisire una consapevolezza dei valori in gioco.
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Lusenti, T., M. Corradini, PL Macchioni, and F. Fiorini. "Un tunnel “da riaprire” dopo tanti anni di dialisi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, no. 1 (January 24, 2018): 9–12. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1190.

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Abstract:
Femmina di 75 anni con IRC da nefropatia interstiziale per abuso di analgesici, inizia nel 2000 trattamento con CAPD e nel 2002 viene immessa in emodialisi con bicarbonato di 12 ore settimanali. Viene successivamente sottoposta ad interventi di artroprotesi d'anca e per sindrome del tunnel carpale da ambo i lati. Inizia quindi HDF on line con membrana high-flux da 2 m2 di superficie. Ripresenta progressiva tumefazione al polso destro, con dolore ed incapacità prensile degli oggetti. L'EMG del nervo mediano presenta elementi tipici per sindrome del tunnel carpale destro. I livelli serici di β2-microglobulina restano persistentemente elevati (in postdialisi: 39,37 mcg/mL). L'ecografia con sonda lineare da 13 MHZ mostra incremento dell'area cross sectional del nervo mediano destro (0,14 cm2), con inglobamento dello stesso all'interno di formazione compatibile con tessuto amiloide. L'RM, preliminare al reintervento, conferma i reperti ecografici. Nella diagnosi di sindrome del tunnel carpale da β2m-amiloidosi l'ecografia con sonde small part costituisce un efficace metodica di conferma della diagnosi clinica, che può consentire di riservare l'uso di altre tecniche più dispendiose, in particolare l'RM, a casi selezionati, di maggior complessità clinica.
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Cipolli, Carlo, and Marco Poli. "L'insegnamento delle discipline psicologiche nei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia: il contributo di Marcello Cesa-Bianchi." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (May 2021): 103–20. http://dx.doi.org/10.3280/rip1-2021oa11604.

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Abstract:
Marcello Cesa-Bianchi (1926-2018) è stato professore ordinario di Psicologia generale per 40 anni nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Statale di Milano. Una parte rilevante della sua attività istituzionale è stata indirizzata alla valorizzazione delle funzioni didattiche delle discipline psicologiche nellaformazione degli studenti dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia. Questo obiettivo è stato perseguito fin dagli anni '70, in parallelo con a) l'evoluzione delle competenze richieste ai nuovi medici dal nuovo approccio centrato sul paziente in medicina, b) l'incremento di complessità delle attività cliniche all'interno degli ospedali generali, c) l'armonizzazione dei corsi di studio per la formazione dei medici come presupposto per la loro libera circolazione negli stati aderenti alla Comunità (poi Unione) Europea.L'avvio di questo processo di armonizzazione, all'inizio degli anni '80, fornì l'opportunità di coordinare le indicazioni derivate da esperienze didattiche innovative realizzate in alcune facoltà mediche (in particolare, nelle Università di Milano Statale, Bologna, Napoli Federico II) e di presentarle alle commissioni ministeriali impegnate prima nella revisione dell'ordinamento didattico del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1986 (la cosiddetta Nuova Tabella XVIII) e nel suo adeguamento nel 1996, e poi al definitivo ordinamento, nell'ambito della generale riorganizzazione degli studi universitari disposta dal Decreto Legislativo n. 509 del 1999.Per stimolare le innovazioni nella didattica delle discipline psicologiche e la presentazione di proposte ufficiali per le modifiche degli ordinamenti didattici prima del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia e poi di tutti i corsi di laurea e laurea specialistica dell'area sanitaria Cesa-Bianchi promosse numerosi convegnia partire dal 1986 e la costituzione del Collegio dei docenti e ricercatori di discipline psicologiche nelle Facoltà di Medicina e Chirurgia nel 1993. Attraverso questo organismo vennero elaborate e presentate ufficialmente le proposte che hanno portato ad inserire definitivamente la psicologia generale tra le discipline per la formazione di base del medico e dei laureati delle professioni sanitarie, e la psicologia clinica tra le discipline caratterizzanti per gli stessi corsi di studio. Un risultato altrettanto importante e duraturo è stato l'inserimento di specifiche competenze professionali (comunicative relazionali) da acquisire attraverso le discipline psicologiche.
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Zampetti, Paolo, and Andrea Scribante. "Silvio Palazzi (1892-1979), un pioniere della moderna odontoiatria Italiana." Acta medico-historica Adriatica 19, no. 2 (2021): 323–36. http://dx.doi.org/10.31952/amha.19.2.9.

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Abstract:
Non è facile analizzare una figura complessa come quella di Silvio Palazzi (1892-1979) (fig.1). Senza dubbio fu uno dei personaggi di maggior spicco nel panorama odontostomatologico italiano per circa un cinquantennio, uno dei protagonisti della trasformazione dell’Odontoiatria pionieristica a in quella scientifica, un precursore ed un uomo con una mentalità aperta, dotato di una visione lungimirante. Personalità eclettica, versatile, da certi punti di vista addirittura geniale ma anche imprevedibile, fu al centro della vita accademica e professionale dell’Odontoiatria italiana; pochi possono vantare un’attività didattica, clinica, scientifica come la sua. Divenuto, in età giovanissima, direttore di una clinica che era ancora poco più che un ambulatorio seppe portarla ad un livello di eccellenza che non aveva riscontri in Italia (fig. 2) e che poteva essere paragonato a quello delle grandi cliniche odontoiatriche europee. Fu autore di un “Trattato di Odontologia” (fig. 3 e 4) che ebbe sette edizioni, sui cui si formarono intere generazioni di dentisti, e di oltre cinquecento pubblicazioni scientifiche, in tutti i campi dell’Odontostomatologia; predilesse particolarmente le indagini istologiche ed istochimiche, come spesso ricordava, per avere avuto una preparazione impostata in tal senso dalla sua frequenza presso l’istituto di Patologia Generale di Pavia diretto da Camillo Golgi (1843-1926, Premio Nobel per la Medicina nel 1906). In campo clinico ogni settore della Odontoiatria lo vide attento ed appassionato cultore, in particolare dell’Endodonzia e della Parodontologia. Inoltre, fu un pioniere dell’Implantologia quando questa branca riscuoteva più critiche che successi ed iniziò le ricerche sull’azione profilattica del fluoro quando molti erano contrari. Si batté assiduamente per una differente legislazione odontoiatrica: fu un convinto sostenitore di un Corso di Laurea apposito per la preparazione del futuro odontoiatra, già sin dagli anni Cinquanta: poiché questo progetto sembrava di difficile realizzazione, propose se non altro l’obbligo di una specializzazione post-laurea per garantire una formazione idonea. Accanto a ciò, per il suo modo di porsi spesso aggressivo e polemico si alienò l’amicizia di molti colleghi e si creò numerosi nemici. Certamente fu un personaggio che non può passare inosservato e che merita, ad oltre quaranta anni di distanza dalla morte, una attenta valutazione storica.
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Dellagiustina, E., L. Mavilla, M. Sintini, and A. Guerra. "Neuroradiologia della sindrome di Alpers." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 169–72. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s135.

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Abstract:
Si segnala la particolare evoluzione neuroradiologica di una piccola paziente, che ha attualmente a.2 e m. 10, e che a seguito di un coma metabolico con stato di male epilettico, iperlattacidemia, epatopatia moderata, anomalie lente sull'EEGramma, ha cominciato all'età di 3 mesi ad eseguire accertamenti neuroradiologici. la TC a quell'età mostrò solo una lievissima atrofia cerebrale con ipodensità irregolare della sostanza bianca. All'età di 6 mesi, allorquando fu posta la diagnosi di sindrome di Alpers, la RM metteva in evidenza un quadro di gravissima atrofia degli emisferi cerebrali, sia corticale che sottocorticale, e, in minor misura, di quelli cerebellari, con relativo risparmio dei nuclei della base e del tronco cerebrale. L'evoluzione atrofica era stata talmente rapida da indurre in tre mesi anche la formazione di due voluminosi ematomi sottodurali. La RM fu decisiva per confermare il sospetto diagnostico. Da allora, la condizione clinica neurologica e metabolica della paziente, in trattamento con dosi elevate di carnitina e vit. Bl, oltre che con anticomiziali, si è stabilizzata. Anche il quadro neuroradiologico si mantiene sostanzialmente invariato, fatta eccezione per il riassorbimento dei due ematomi sottodurali. Le indagini metaboliche approfondite hanno permesso di dimostrare un difetto di attivazione del complesso piruvato-deidrogenasi. La RM si dimostra esame indispensabile per la diagnosi di questa rara malattia, e superiore alla TC. A nostra conoscenza è questo il primo studio neuroradiologico prospettico della sindrome di Alpers.
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Fassino, S., A. Ferrero, P. L. Marchesi, and M. Mazzone. "Volontariato e assistenza a pazienti affetti da AIDS. Annotazioni su un gruppo di formazione per volontari." Medicina e Morale 40, no. 2 (June 30, 1991): 283–92. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1991.1144.

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Abstract:
In relazione alle complesse dinamiche psico-sociali in cui i soggetti HIV positivi ed i pazienti di AIDS sono coinvolti, viene segnalata la necessità di un'adeguata preparazione specifica di tutto il personale d'assistenza: ci si sofferma nel caso particolare su quella degli operatori che presentano il loro servizio presso le associazioni del volontariato organizzato. Viene al proposito fatto riferimento ad un corso-pilota della durata di quattro mesi organizzato dalla Caritas di Torino in collaborazione con la II Cattedra di Clinica Psichiatrica dell'Università di Torino e la Società Adleriana Italiana Gruppi e Analisi. Il progetto formativo di questo corso si articola in due momenti distinti. Il primo è costituito dalla possibilità di fornire ai futuri operatori informazioni adeguate, mediante una serie di lezioni sui vari aspetti del problema AIDS. Il secondo momer to formativo si articola nei lavori susseguenti ad ogni lezione, attraverso incontri in piccoli gruppi (10-12 persone) eterocentrati sul compito, che consiste nel dover discutere sui vari aspetti della comunicazione col paziente, sotto la guida di due conduttori, e per la durata di circa un'ora. Si ritiene in sintesi che solo attraverso una partecipazione critica ed almeno sufficientemente consapevole i volontari possano svolgere il difficile compito di stare vicini ai malati di AIDS in una relazione di solidarietà autentica.
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Lingiardi, Vittorio, and Annalisa Tanzilli. "La diagnosi psicodinamica in un'ottica contemporanea." RICERCA PSICOANALITICA, no. 3 (October 2011): 9–31. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-003002.

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Abstract:
I più diffusi manuali di classificazione diagnostica come l' (ICD; vedi World Health Organization, OMS, 1992) e il (DSM; vedi American Psychiatric Association, APA, 2000), nelle loro varie edizioni, si fondano su un approccio alla psicopatologia descrittivo, ateorico e sostanzialmente . Questa impostazione ha suscitato nei clinici di formazione dinamica reazioni diverse: disinteresse, insoddisfazione, diffidenza, ostilità. La recente comparsa di procedure di valutazione e manuali diagnostici di ispirazione psicodinamica, ma ben ancorati alla ricerca empirica, quali la (SWAP-200; Westen, Shedler, 1999a,b; Westen, Shedler, Lingiardi, 2003) e il (PDM; PDM Task Force, 2006) ha promosso una "rivoluzione culturale" nella comunità dei professionisti della salute mentale, valorizzando un approccio alla diagnosi più vicino alla pratica clinica e più compatibile con interventi di tipo psicoterapeutico. Dove la diagnosi non è solo un'etichetta, ma anche un processo valutativo capace di ricondurre il sintomo al contesto di personalità e a un trattamento a misura di paziente.
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Santirocco, Emanuele. "Io e il gruppo nel mestiere di terapeuta e formatore." RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 114 (May 2010): 41–48. http://dx.doi.org/10.3280/rt2010-114004.

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Abstract:
La persona si struttura attraverso le relazioni che stabilisce dal primo mi- nuto di vita in avanti. Si tratta di transazioni di una certa qualitŕ emotiva, che includono odori, colori, suoni e che vengono interiorizzate dal bambino. Sono "innesti" psichici fondamentali per la crescita. Che, curiosamente, non mobilitano difese immunitarie. Tutto questo per segnalare il tema sconfinato e anche un po' misterioso delle comunicazioni da inconscio a inconscio. Ovvero il passaggio di vissuti e contenuti emotivi da una persona all'altra, che si manifestano anche nell'esperienza clinica. Nel lavoro di terapeuta e formatore, l'autore dichiara di trovarsi spesso alle prese con i suoi tormenti emotivi, nati dall'incontro con l'altro. Che, se adeguatamente trattati, costituiscono degli strumenti potenti per capire qualcosa in piů dell'interlocutore e di sé. Inoltre aggiunge di non essere affetto da pretese definitorie tese a catalogare cosa sia terapeutico e cosa invece formativo. Le domande che si pone quando incontra l'altro, paziente o collega che sia, sono: capisco la realtŕ umana che ho davanti? Sono in grado di fornire il mio aiuto, cioč di testimoniare una presenza? I ruoli di terapeuta e formatore condividono l'intento di governare la complessitŕ alla luce di determinati principi etici. Secondo l'autore, l'individuo e la tecnica coincidono, perché ritiene che in questo tipo di mestiere la soggettivitŕ critica sia un bene di prima necessitŕ. Inoltre aggiunge che chi porta un caso clinico, indipendentemente dal fatto che sia in formazione o in supervisione, ha un nervo scoperto. Il modello formativo cui fa riferimento l'autore č quello della supervisione di gruppo. Seguono alcuni casi clinici.
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Ravaldi, Claudia, Giorgio Mello, Valentina Pontello, Leonardo Rimediotti, Valdo Ricca, and Alfredo Vannacci. "Aspetti psicologici della morte intrauterina. Ricerca, esperienze e protocolli di intervento." PSICOBIETTIVO, no. 3 (May 2010): 121–39. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-003006.

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Abstract:
La morte intrauterina č un evento tragico che ogni anno in Italia colpisce circa 2000 famiglie nella seconda metŕ della gravidanza. La perdita di un bambino in utero č un lutto paragonabile per intensitŕ, manifestazioni psicologiche e decorso, al lutto per la perdita di una persona adulta. Il vissuto dei genitori, nonostante questo, č purtroppo scarsamente riconosciuto a livello sociale. Si tende a minimizzare l'effetto di questa perdita, le cui caratteristiche rimangono ignorate dai piů. Il lutto perinatale č spesso ignorato anche dagli operatori, che nel loro corso di studi non vengono solitamente formati sul lutto, e dunque l'assistenza psicologica offerta č spesso insufficiente, o lasciata alla volontŕ del singolo operatore: studi condotti in proposito evidenziano come una cattiva o inadeguata assistenza sia responsabile di traumatizzazione secondaria nei genitori e possa ostacolare una buona elaborazione del lutto. Per questi motivi, l'associazione CiaoLapo ONLUS ha avviato nel 2007 una collaborazione con l'Azienda Ospedaliera Careggi, per lavorare sulla formazione degli operatori e sul sostegno ai genitori. Da questa esperienza sono nate alcune linee guida che descrivono i momenti salienti dell'assistenza alla coppia colpita da morte in utero e gli accorgimenti da adottare per migliorare la pratica clinica. Scopo di questo lavoro č presentare questa esperienza e descrivere le linee guida alla luce della piů recente letteratura sugli aspetti psicologici del lutto perinatale.
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Baraldi, Luciana Duarte. "O método de instrução ao sósia como subsídio para intervenção e formação de professores no Circolo Italiano San Paolo: uma pesquisa exploratória." Revista Italiano UERJ 12, no. 1 (September 5, 2021): 24. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.62090.

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Abstract:
RESUMO: Este artigo tem por objetivo apresentar uma experiência de intervenção em situação de trabalho docente baseada no método de instrução ao sósia, elaborado por Ivar Oddone – médico, psicólogo e militante político italiano que figurou como um dos líderes do Modelo Operário Italiano (MOI) de luta para a saúde do trabalhador nos locais de trabalho – e seu grupo (1981, 1986) no contexto de formação continuada dos trabalhadores da Fiat nos anos 1970, tendo inspirado empreendimentos no campo da saúde do trabalhador no Brasil a partir da década de 1980. Esse método foi reinterpretado por Clot na Clínica da Atividade (1999, 2001, 2006, 2017) com o intento de produzir conhecimentos para a ação e promover transformações em outros contextos laborais. A intervenção foi realizada com duas docentes de língua italiana do Circolo Italiano San Paolo e, posteriormente, transformada em uma pesquisa exploratória (GIL, 2008). Nossa proposta é comentar os referenciais teóricos, descrever o contexto de intervenção e as etapas a partir das quais os dados coletados foram analisados à luz das teorias que fundamentam a pesquisa derivada da intervenção e, por fim, apresentar as conclusões acerca da importância da instrução ao sósia, no referido contexto, para a formação de um coletivo e a ampliação do poder de agir (CLOT, 2010) das docentes.Palavras-chave: Instrução ao sósia. Intervenção. Trabalho docente. Formação de professores. Italiano como língua estrangeira. ABSTRACT: Questo articolo si propone di presentare un’esperienza di intervento in una situazione lavorativa didattica basata sul metodo di istruzioni al sosia, elaborata da Ivar Oddone – medico, psicologo e attivista politico italiano che figurava come uno dei leader del Modello Operativo Italiano (MOI) di lotta per la salute dei lavoratori sul luogo di lavoro – e il suo gruppo (1981, 1986) nell’ambito della formazione continua per i lavoratori Fiat negli anni '70, avendo ispirato iniziative nel campo della salute dei lavoratori in Brasile sin dagli anni '80. Questo metodo è stato reinterpretato da Clot presso la Clinica dell’Attività (1999, 2001, 2006, 2017) con l’intenzione di produrre conoscenza per l'azione e promuovere cambiamenti in altri contesti di lavoro. L’intervento è stato realizzato con due insegnanti di lingua italiana del Circolo Italiano San Paolo e, successivamente, si è trasformato in una ricerca esplorativa (GIL, 2008). La nostra proposta è di commentare il quadro teorico, descrivere il contesto dell’intervento e le fasi a partire dalle quali sono stati analizzati i dati raccolti alla luce delle teorie che stanno alla base della ricerca derivata dall’intervento e, infine, presentare le conclusioni sull’importanza delle istruzioni al sosia, nel contesto della ricerca, per la formazione di un collettivo e l’espansione del potere di azione (CLOT, 2010) delle docenti.Parole chiavi: Istruzioni al sosia. Intervento. Lavoro docente. Formazione di insegnanti. Italiano lingua straniera. ABSTRACT: This article aims to present an intervention experience in a teaching work situation based on the method of instruction to the double, elaborated by Ivar Oddone – doctor, psychologist and Italian political activist who figured as one of the leaders of the Italian Operative Model (IOM) of struggle for worker's health in the workplace – and his group (1981, 1986) in the context of continuing training for Fiat workers in the 1970s, having inspired ventures in the field of worker health in Brazil since the 1980s. This method was reinterpreted by Clot at Clinic of Activity (1999, 2001, 2006, 2017) with the intention of producing knowledge for action and promoting changes in other work contexts. The intervention was carried out with two Italian language Italian teachers from the Circolo Italiano San Paolo and, later, transformed into an exploratory research (GIL, 2008). Our proposal is to comment on the theoretical frameworks, describe the context of intervention and the steps from which the data collected were analyzed in the light of the theories that underlie the research derived from the intervention and, finally, present the conclusions about the importance of instruction to the double, in that context, for the formation of a collective and the expansion of the power of action (CLOT, 2010) of teachers.Keywords: Instruction to the double. Intervention. Teaching work. Teacher training. Italian as a foreign language.
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Maffi, Paola. "L'estetica della relazione di cura. Riflessioni tra clinica, formazione e società. Convegno internazionale con Jean-Marie Robine (Milano, 23 novembre 2018)." QUADERNI DI GESTALT, no. 1 (June 2019): 119–21. http://dx.doi.org/10.3280/gest2019-001009.

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