Academic literature on the topic 'Classicismo letterario'

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Journal articles on the topic "Classicismo letterario"

1

Tognarelli, Chiara. "Sopravvivenze eroi(comi)che: l'edizione Vigo dei "Paralipomeni della Batracomiomachia" di Leopardi." AOQU (Achilles Orlando Quixote Ulysses). Rivista di epica 3, no. 2 (December 31, 2022): 237–65. http://dx.doi.org/10.54103/2724-3346/19521.

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Abstract:
Nel 1869 Giuseppe Chiarini cura i Paralipomeni della Batracomiomachia per le edizioni di Francesco Vigo. Il libro costituisce un caso editoriale che consente di riflettere sulla ricezione del poemetto leopardiano e, più in generale, sulla perdurante vitalità del genere eroico ed eroicomico nella seconda metà dell’Ottocento: negli anni in cui il romanzo guadagna un ruolo egemonico nel sistema letterario italiano, un sodalizio di stampo classicista e ascendenza giordaniana – quello che lega Francesco Ambrosoli, Antonio Gussalli e Giuseppe Chiarini – difende l’epos, anche nella sua declinazione comico-satirica, quale forma illustre e perennemente attuale. Una battaglia ardua, come avrebbe poi messo in luce la critica di fine Novecento.
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2

Morgantini, Filippo. "Torino, piazza dello statuto." STORIA URBANA, no. 132 (February 2012): 203–26. http://dx.doi.org/10.3280/su2011-132007.

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Abstract:
Nota soprattutto per gli aspetti politici, economici e urbanistici, la Piazza Statuto a Torino propone ancora molti quesiti irrisolti circa i riferimenti culturali adottati ed i protagonisti coinvolti nella raffinata configurazione architettonica dell'uniforme complesso di edifici che la caratterizzano. Il nuovo studio evidenzia come, nella piazza edificata fra il 1864 e il 1868 per celebrare lo Statuto Albertino (la costituzione concessa dal re Carlo Alberto), alcune ingegnose proposte indirizzate a definire uno stile architettonico nazionale (Italiano), furono messe in ombra da un piů spettacolare e meglio conosciuto classicismo internazionale. Dalle complesse vicende costruttive emergono, inaspettatamente, figure di tecnici solidi e affidabili ma dalle non troppo spiccate capacitŕ creative, i cui riferimenti, nonostante la diretta partecipazione inglese, portano quasi sempre verso Parigi, sia per continuitŕ con i modelli neoclassici d'inizio secolo, sia per la forte influenza della cultura francese in tutta Europa. Con il trasferimento della capitale, ancor prima del completamento degli edifici, la piazza diviene uno dei luoghi-simbolo della nuova vocazione borghese e industriale della cittŕ, sottolineata dall'erezione del monumento agli uomini che scavarono il tunnel del Frejus; le testimonianze letterarie, pur in modo parziale e soggettivo, testimoniano, tuttavia, la difficoltŕ di assegnare funzioni simboliche a quegli spazi.
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3

Vitale, Maurizio. "LA «DIZIONE» FORMALE DELL’ «ITALO CIGNO» NOTAZIONI DI STILE E DI LINGUA NELLA POESIA E NELLA PROSA DI GIUSEPPE PARINI." Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Memorie, November 20, 2014, 1–496. http://dx.doi.org/10.4081/memo.2014.100.

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Abstract:
Il lavoro illustra l’aspetto linguistico del Parini poeta e prosatore. In esso si esamina la pressoché intera opera poetica (Alcune poesie di Ripano Eupilino, le Odi, Il Giorno nelle parti stampate e nelle revisioni successive, il Vespro, la Notte con i suoi frammenti; un manipolo cospicuo delle Poesie Varie, oltre che le opere drammatiche) e si prendono in considerazione le forme dello stile, il lessico e la grammatica (fonetica, morfologia, sintassi), rilevandone i valori nel quadro della tradizione poetica dal Cinquecento al Settecento, ampiamente citata. E si esamina altresì la prosa pariniana (polemica, critica, giornalistica, retorica), con il proposito non solo di metter in luce i caratteri elaborati da un “letterato” classicista del secondo Settecento, ma altresì di porre a confronto la diversa disposizione del Parini nel suo esercizio poetico e nel suo differenziato esercizio prosastico. Per quanto riguarda la parte poetica, il lavoro è mirato a dimostrare, sul piano formale ed espressivo, l’umanesimo culturale e il razionalismo e sensismo realistico del Parini, che si esprimono, con la coerente adesione al classicismo latino e volgare, nella finissima adozione di figure retoriche, nella assunzione di un lessico insieme elevatissimo e comune, con tratti tecnici, esotici ed idiomatici, e nell’impiego di forme grammaticali e sintattiche di classica e moderna fattura. Per quanto riguarda la parte prosastica, è orientato a mostrare, nella varietà dei modi linguistici, la patina coerentemente tradizionalistica.
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Dissertations / Theses on the topic "Classicismo letterario"

1

Russo, Teresa Maria Letizia. "Giovanni Battista Quagliata (1603 ca.-1673). Un artista del barocco siciliano fra tardo caravaggismo e classicismo." Doctoral thesis, Università di Catania, 2017. http://hdl.handle.net/10761/4033.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca ricostruisce l'itinerario biografico ed artistico di un pittore siciliano del Seicento, Giovanni Battista Quagliata, e parallellamente il contesto in cui egli ha operato attraverso svariati tipi di fonti.
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2

Perotti, Diego. "La Sophonisba di Giovan Giorgio Trissino. Edizione critica e introduzione storico-letteraria." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11562/1067925.

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Abstract:
Il lavoro di tesi, incentrato sulla tragedia Sofonisba del Trissino, si suddivide in tre parti principali: 1. una Nota introduttiva nella quale si contestualizza l’opera nel più ampio panorama storico-letterario in cui si colloca per poi darne una lettura critica; 2. una Nota filologica comprensiva di una parte di recensio e storia editoriale, l’altra dedicata a stabilire principî e criterî del lavoro ecdotico; 3. il testo critico. Nella Nota introduttiva, a partire da un breve excursus sulla storia del teatro italiano si delineano quei tratti che portarono, con la fine dell’Umanesimo e l’inizio del Rinascimento, all’avvento del teatro regolare cinquecentesco. Individuata così la relazione tra il potere politico della Corte e l’arte drammatica, gli albori del teatro comico regolare sono fatti convenzionalmente risalire ai volgarizzamenti delle commedie erudite plautino-terenziane commissionati dal duca Ercole I nella Ferrara del tardo Quattrocento, i quali gettarono le basi per un confronto con la tradizione del teatro latino che di lì a poco avrebbe coinvolto anche la produzione di opere nuove in volgare da parte di autori come l’Ariosto. Così, esaminando la rielaborazione dei modelli classici e riflettendo sulle modalità del loro reimpiego letterario attraverso l’analisi dei prologhi dei testi più importanti  fra gli altri la Cassaria e i Suppositi  si delinea un quadro del debito complessivo fra il teatro comico regolare e la tradizione classica contraddistinto dall’adesione alla struttura dei modelli latini, particolarmente negli elementi costitutivi del testo (metrica, temi, personaggi, schemi narrativi) e il loro conformarsi alla lingua e alla letteratura in volgare. Constatato che per il genere comico tale processo imitativo si era già innescato nel secondo quarto del XV secolo con le commedie umanistiche, si sottolinea come al contrario il genere tragico non vide l’affermarsi di una precedente tradizione di opere volgarizzate che portò a interrogarsi sul reimpiego dei rispettivi modelli letterarî greci, bensì una produzione di tragedie, tutte in lingua latina, ispirate perlopiù a episodi di storia o cronaca contemporanea. Pertanto, il passaggio diretto da queste opere alla Sofonisba (Roma: Arrighi 1524), prima tragedia regolare della letteratura italiana, diventa ancora più significativo e per comprendere la portata dell’esperimento trissiniano si imposta l’analisi letteraria a partire dalla dedicatoria dell’opera, incentrandola sul rapporto che intercorre tra il genere tragico e il suo testo normativo, la Poetica di Aristotele; il tentativo è quello di dimostrare attraverso l’esame delle componenti strutturali della tragedia come a quell’altezza cronologica il dettato aristotelico fosse già noto non solo nei punti principali, ma anche nelle sue parti specifiche, la cui conoscenza è invece comunemente fatta risalire all’ultimo quarto del secolo. Grazie alla disamina della dedicatoria e dell’interpretazione trissiniana della Poetica contenuta nella Quinta e Sesta divisione della Poetica (Venezia: Arrivabene 1562) si arriva infine a proporre una lettura della Sofonisba che tenta di mettere in luce le ragioni del suo parziale insuccesso, sottolineandone al contempo l’importanza nel panorama storico-letterario italiano per essere la prima lettura del dettato aristotelico che, pur con minime varianti, rimarrà stabile per tutto il Cinquecento fornendo le basi al classicismo letterario che di lì a poco si affermerà attraverso le opere fondanti di Pietro Bembo (le Rime e le Prose). Dato l’inquadramento della Sofonisba nelle sue coordinate storiche e letterarie, la Nota filologica parte dalla recensio dei testimoni che tramandano l’opera stabilendo l’importanza di due nuclei principali di edizioni a stampa d’autore, quelle uscite rispettivamente dall’officina di Ludovico degli Arrighi (Roma 1524) e Tolomeo Ianiuclo (Vicenza 1529). La successiva indagine bibliologica risolve l’enigma dello pseudonimo che copre l’operato dello stampatore vicentino, per il quale in passato era stata avanzata la proposta di identificazione col tipografo bresciano Bartolomeo Zanetti, proposta che questo lavoro di tesi rifiuta per sostenere quella di un altro bresciano, Valerio Dorico. Individuate quindi le due edizioni più autorevoli si passa all’analisi dell’evoluzione della volontà d’autore nel passaggio Arrighi Ianiculo e particolarmente delle idee linguistiche del Trissino grazie al confronto con le opere normative uscite sempre nel '29 per i tipi dello Ianiculo (in particolare La Grammatichetta e i Dubbi grammaticali); in questo modo si stabilisce che l’edizione vicentina della Sofonisba rappresenta l’ultima volontà trissiniana sia in termini sostanziali che formali, costituendo pertanto la base del testo critico. In conclusione, viene individuata la sequenza degli stati di stampa attraverso la collazione di ventidue copie Ianiculo al fine di ricostruire l’esemplare ideale; a partire da quest’ultimo sono quindi fissati i complessi criterî editoriali che tengono in debito conto delle specifiche difficoltà del lavoro tipografico nell’impiego dell’alfabeto trissiniano e delle idee linguistiche dell’autore. Segue il testo critico.
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Books on the topic "Classicismo letterario"

1

Vento, Christian Del. Un allievo della rivoluzione: Ugo Foscolo dal noviziato letterario al nuovo classicismo (1795-1806). Bologna: CLUEB, 2003.

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2

Un allievo della rivoluzione: Ugo Foscolo dal noviziato letterario al nuovo classicismo (1795-1806). Bologna: CLUEB, 2003.

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3

Emanuela, Ettorre, Gasparro Rosalba, and Micks Gabriella, eds. Il corpo del mostro: Metamorfosi letterarie tra classicismo e modernità. Napoli: Liguori, 2002.

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4

Paolo, Procaccioli, and Romano Angelo, eds. Cinquecento capriccioso e irregolare: Eresie letterarie nell'Italia del classicismo : seminario di letteratura italiana, Viterbo, 6 febbraio 1998. Manziana (Roma): Vecchiarelli, 1999.

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5

Filipponi, Fernando. Souvenir d'Arcadia: Ispirazione letteraria, classicismo e nuovi modelli per le arti decorative alla corte di Clemente XI. Torino: Allemandi, 2020.

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6

Antonio, Corsaro, Hendrix Harald, and Procaccioli Paolo, eds. Autorità, modelli e antimodelli nella cultura artistica e letteraria tra Riforma e Controriforma : atti del seminario internazionale di studi : Urbino-Sassocorvaro, 9-11 novembre 2006. Manziana (Roma): Vecchiarelli, 2007.

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7

Innocenti, Barbara, ed. La fortuna del 'Secolo d'Oro'. Florence: Firenze University Press, 2018. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-743-6.

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Abstract:
Il Seicento è stato per l’Europa il “secolo del teatro”, per la quantità e qualità delle opere drammatiche e per la ricchezza delle invenzioni sceniche. Studiarlo, in particolare in area francese e spagnola alla luce della compenetrazione tra Classicismo, Manierismo e Barocco, significa discutere e approfondire alcuni nodi tematici essenziali non solo alla conoscenza di un’epoca storico-letteraria ma alla stessa modernità. Questo volume, curato da Barbara Innocenti (cui si deve anche la trascrizione di un originale documento sulla morte di Luigi XIV rinvenuto negli archivi pistoiesi), grazie alla partecipazione di noti specialisti che si sono cimentati nella lettura di testi esemplari nel quadro della complessiva storiografi a teatrale e di un ricco apparato iconografico si presenta dunque con il respiro comparatistico necessario. Gli approfondimenti su grandissimi autori (in particolare Molière, Tirso de Molina, l’‘effetto Tasso’ nella letteratura francese…) favoriscono confronti e intersezioni che consentono di delineare un orizzonte di cultura “europea”, arricchito, sul piano delle traduzioni e delle messe in scena, da un creativo dialogo con la contemporaneità. Il “Secolo d’Oro” oltrepassa insomma i propri confini, attraversando tempi, aree geografi che, letterature.
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