Academic literature on the topic 'Chirurgia pediatrica'

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Journal articles on the topic "Chirurgia pediatrica"

1

Capaccio, P., P. Canzi, M. Gaffuri, A. Occhini, M. Benazzo, F. Ottaviani, and L. Pignataro. "Modern management of paediatric obstructive salivary disorders: long-term clinical experience." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 2 (April 2017): 160–67. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1607.

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Abstract:
I disordini ostruttivi salivari sono infrequenti nell’età pediatrica. I recenti progressi tecnologici nel distretto della testa e del collo hanno modificato la strategia diagnostica e terapeutica dei disordini salivari. La diagnosi è oggi basata sull’eco color Doppler, sulla scialo-RMN, sulla cone beam 3D TC, mentre la litotrissia extracorporea ed intracorporea, la scialoendoscopia interventistica, la chirurgia scialoendoscopico- assistita, sono attualmente utilizzati come procedure conservative e mininvasive per la preservazione funzionale della ghiandola affetta. Abbiamo analizzato i risultati dell’esperienza clinica a lungo termine nel trattamento dei disordini ostruttivi dell’età pediatrica. Un gruppo consecutivo di 66 pazienti pediatrici (38 femmine) con sintomi salivari ostruttivi causati da parotite ricorrente pediatrica (32 pazienti), calcoli (20), stenosi duttali (5), e ranule (9) è stato incluso nello studio. 45 pazienti sono stati sottoposti a scialoendoscopia interventistica per parotite ricorrente, calcoli e stenosi, 12 pazienti sono stati sottoposti ad un ciclo di litotrissia extracorporea (ESWL), tre pazienti a chirurgia transorale scialoendoscopico-assistita, un paziente a drenaggio, sei a marsupializzazione e due a sutura della ranula. Nel 90,9% è stato raggiunto un risultato favorevole. L’approccio combinato di litotrissia salivare extracorporea e di scialoendoscopia interventistica è stato utilizzato in tre pazienti ed una procedura secondaria è stata eseguita in sette pazienti. Nessun paziente è stato sottoposto a scialoadenectomia nonostante la persistenza di modesti sintomi ostruttivi in sei pazienti. Non è stata osservata alcuna complicanza maggiore. Adottando un adeguato iter diagnostico mediante eco color Doppler delle ghiandole salivari, scialo-RMN e cone beam 3D TC, i pazienti pediatrici con disordini ostruttivi salivari possono essere efficacemente trattati con un approccio moderno mini-invasivo mediante tecniche di litotrissia extracorporea ed intracorporea, scialoendoscopia interventistica, e chirurgia transorale scialoendoscopico-assistita; questo approccio garantisce un risultato favorevole nella maggior parte dei pazienti evitando così il ricorso alla scialoadenectomia invasiva e mantenendo così la preservazione funzionale della ghiandola coinvolta.
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2

Mossetti, V., and G. Ivani. "Anestesia loco-regionale in chirurgia pediatrica." Archivio di Ortopedia e Reumatologia 123, no. 2 (September 2012): 22–25. http://dx.doi.org/10.1007/s10261-012-0023-0.

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3

Origo, Lorena. "Chirurgia orale pediatrica: un nuovo approccio per il piccolo paziente." Dental Cadmos 90, no. 09 (October 2022): 730. http://dx.doi.org/10.19256/d.cadmos.09.2022.11.

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4

Roggia, A., A. V. Bono, L. Reali, G. L. Fumagalli, G. C. Guarraggi, and E. Pozzi. "Complicanze Nella Chirurgia Del Reflusso Vescico-Ureterale Congenito in ETÀ Pediatrica." Urologia Journal 55, no. 6 (December 1988): 728–31. http://dx.doi.org/10.1177/039156038805500619.

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5

Perini, S., A. Beltramello, C. Mazza, A. Maschio, E. Piovan, P. Zampieri, and A. Benati. "MAV cerebrali in età pediatrica." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 135–40. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s126.

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Abstract:
Sono stati sottoposti a trattamento endo-vascolare 19 pazienti in età pediatrica. L'embolizzazione è stata praticata come metodica pre-operatoria (9 casi); pre-radiochirurgica (2 casi); come singolo atto terapeutico per il trattamento di 1 fistola A-V diretta e di 1 aneursma della vena di Galeno; come terapia palliativa in 6 MAV giganti a sede centrale profonda. In tutti i casi è stata effettuata una embolizzazione particolata utilizzando in 17 casi come agente embolizzante il filo di polylene e in 2 casi particelle di spugna di Silastic. In base ai risultati, alle complicanze, al controllo successivo, sono state tratte le seguenti conclusioni: il trattamento vascolare delle lesioni del bambino rappresenta una efficace metodica prechirurgica soprattutto per le MAV estese e in sede critica. L'efficacia del trattamento come metodica pre-radiochirurgica non è ancora stata ben determinata. L'esiguità dei casi sottoposti non ha permesso una conclusione defmitiva, comunque l'embolizzazione ha permesso la riduzione del nido angiomatoso a dimensioni suscettibili di radio-chirurgia. Utilizzata come unica terapia, in assenza d'intervento, la metodica si è rivelata molto utile nel trattamento delle fistole A-V a linea retta (1 caso guarito definitivamente) e nel trattamento dell'aneurisma della vena di Galeno (1 caso trattato incompletamente e tuttora in osservazione). Non sono stati riscontrati, invece, risultati soddisfacenti nel trattamento palliativo di MAV cerebrali molto estese (sopra i 50 ml). In questi casi l'embolizzazione non ha contribuito ad un miglioramento significativo della recidiva emorragica e della mortalità, stimata sulla base della storia naturale ma, al contrario, ha sottoposto i piccoli pazienti a rischi di ischemia e soprattutto di emorragia. Per questi motivi il nostro orientamento attuale è di non sottoporre a trattamento tali malformazioni in età pedriatrica.
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6

Perini, S., P. Zampieri, L. Rosta, E. Piovan, G. Barone, P. Ruatti, and A. Benati. "MAV cerebrale di tipo piale in età pediatrica." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 6 (December 1996): 743–48. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900619.

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Abstract:
La nostra casistica comprende 29 pazienti sottoposti a trattamento endovascolare per la presenza di una MAV di tipo piale. I pazienti sono stati trattati con varie metodiche (embolizzazione a «flusso libero» 2 casi, embolizzazione particolata con micro-emboli di filo da sutura -17 casi, embolizzazione con colla acrilica- 10 casi). È stato fatto un confronto tra la serie trattata in età pediatrica e quella dei pazienti adulti evidenziando alcune significative differenze di angio-architettura e sede della MAV: in età pediatrica sono risultate più frequenti le MAV mono o pauci- peduncolari, le fistole dirette e quelle a nido plessiforme fistoloso ad alto flusso e le malformazioni giganti a sede sottotentoriale e centrale profonda. Nel primo caso il trattamento di elezione è risultato essere quello con colla acrilica associato a radiochirurgia con guarigione definitiva in 3 casi. Nelle FAV dirette e nelle MAV ad alto flusso abbiamo impiegato come agenti embolizzanti filo da sutura e colla acrilica con risultato definitivo. Il trattamento delle MAV sottotentoriali e a sede centrale profonda rappresenta il problema di più difficile soluzione in età pediatrica. In due pazienti l'embolizzazione con colla ha consentito di effettuare la radio-chirurgia (MAV giganti cerebellari). Non riteniamo che attualmente alcuna tecnica endovascolare consenta un trattamento sicuro delle estese MAV centrali profonde. Ogni trattamento, nei bambini ancor più che nell'adulto, deve richiedere una attenta valutazione del rapporto rischio/ beneficio della metodica con riferimento ai dati della storia naturale.
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7

Ozbay, I., C. Kucur, F. E. Koçak, B. Savran, and F. Oghan. "ACTA OTORHINOLARYNGOLOGICA ITALICA." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 5 (October 2016): 381–85. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-897.

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Abstract:
L’obiettivo del presente studio è stato determinare se i livelli plasmatici dei prodotti avanzati di ossidazione proteica (AOPP) rappresentino dei marker di stress ossidativo nei pazienti pediatrici affetti da tonsillite cronica. Per lo studio sono stati arruolati, presso i Dipartimenti di Otorinolaringoiatria e Chirurgia pediatrica dell’Ospedale Universitario di Dumlupinar, trenta bambini sani e trenta affetti da tonsillite cronica. Il gruppo dei pazienti affetti da malattia è stato sottoposto a un prelievo ematico preoperatorio e ad una biopsia intraoperatoria del tessuto tonsillare. Il gruppo dei pazienti sani è stato sottoposto unicamente al prelievo ematico. I livelli plasmatici e tissutali degli AOPP sono quindi stati misurati mediante spettrofotometria. I livelli sierici degli AOPP sono risultati essere più elevati nel gruppo dei pazienti affetti da tonsillite cronica (13,1 ± 3,3 ng/ml) rispetto al gruppo di controllo (11,6 ± 2,3 ng/ml; P < 0,05). Il livello tissutale medio degli AOPP nei pazienti malati è risultato essere superiore a quello plasmatico medio sia nel gruppo dei pazienti sani che in quello dei pazienti malati (41,9 ± 13,5 ng/mg; P < 0,05). I livelli plasmatici e tissutali degli AOPP sono risultati quindi essere più elevati nei pazienti malati rispetto al gruppo di controllo. Gli AOPP potrebbero quindi rappresentare una nuova classe di molecole pro-infiammatorie coinvolte nello stress ossidativo nella tonsillite cronica e potrebbero avere un ruolo come marker di stress ossidativo nei pazienti pediatrici affetti da tale patologia.
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8

Siaurusaitis, Benjaminas. "Lietuvos vaikų chirurgijos raida, dabartis ir perspektyvos." Lietuvos chirurgija 2, no. 3 (January 1, 2004): 0. http://dx.doi.org/10.15388/lietchirur.2004.3.2356.

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Abstract:
Benjaminas SiaurusaitisVilniaus universiteto Vaikų ligų klinikaSantariškių g. 7, LT-08406, VilniusEl paštas: gintas.posiunas@rvuvl.vu.lt Lietuvos vaikų chirurgijos pradžia reiktų laikyti Jokūbo Šimkevičiaus 1806 m. ir 1810 m. veikalus, kuriuose aprašomos daugelio vaikų ligų chirurginės operacijos, pateikiama duomenų apie vaikų operacijas XIX amžiaus pradžios Vilniuje. Pirmasis vaikų chirurgijos skyrius įkurtas 1895 m. Vilniuje „Raudonojo Kryžiaus“ vaikų ligoninėje. XX a. vaikų chirurgija jau specializavosi. Šiuo metu kaip medicinos praktikos ir mokslo šaka ji plėtojama visose Europos šalyse. Lietuvoje yra 15 vaikų chirurgijos skyrių (382 lovos): bendrosios vaikų chirurgijos ir specializuoti – ortopedijos-traumatologijos, urologijos ir neurochirurgijos. Juose dirba 71 vaikų chirurgas. Pastaraisiais metais 70–75% vaikų operuojama vaikų chirurgijos skyriuose. 2002 m. ligoninėse vaikams buvo atlikta 15 051 operacija. Nuo ūminių chirurginių pilvo ertmės ligų tais metais mirė tik vienas vaikas. Jis sirgo ūminiu apendicitu. Vaikų chirurgų problemos Lietuvoje yra organizacinės, susijusios su vaikų traumatizmo didėjimu, vaikų onkochirurgija, organų transplantacija bei spartesniu naujų gydymo technologijų diegimu. Perspektyvos geros, vaikai yra ir turi būti gydomi pagal vaikų chirurgijos standartus. Reikšminiai žodžiai: vaikų chirurgija Lietuvoje, raida, dabartis, problemos Pediatric surgery in Lithuania: history, today and perspectives Benjaminas Siaurusaitis The first data concerning operations on children in Lithuania come from the beginning of the 19th century in the works of Jokūbas Šimkevičius (1806 and 1810) and in the journals of Vilnius Medical Society. The first department of pediatric surgery was founded in Vilnius Red Cross Children’s Hospital in 1895. Pediatric surgery as a speciality is practiced in all European countries. At present, in Lithuania there are 15 departments of pediatric surgery (382 beds), in which from 10 to 11 thousand operations are performed every year (70–75% of all operations for children). In 2002, in Lithuania in total were performed 15.051 operations. In these departments work 71 pediatric surgeons. One lethal case due to acute appendicitis was recorded in these years among all cases of acute abdominal surgical pathology. The main problems lie in the spheres of neonatal surgery, prophylaxis of children’s traumatism and pediatric oncosurgery. We suppose that children are and should be treated according to pediatric surgery standards. Keywords: pediatric surgery in Lithuania, history, nowadays, problems
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9

Andreoli, A., L. Simonetti, C. Sturiale, R. Agati, and M. Leonardi. "Malformazioni artero-venose del sistema nervoso centrale." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 1 (February 2002): 55–67. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500106.

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Abstract:
Il trattamento delle malformazioni artero-venose (MAV) cerebrali dispone oggi di 3 opzioni terapeutiche: la microchirurgia, l'embolizzazione, la radiochirurgia. Esiste inoltre la possibilità di combinare fra di loro questi vari trattamenti. La scelta della strategia di trattamento preferibile non è sempre semplice, deve essere personalizzata caso per caso e si basa sull'integrazione di dati clinici, epidemiologici e neuroradiologici. Gli esami diagnostici, neuroradiologici e non, che possono entrare in gioco nello studio delle MAV sono numerosi: TC e/o angio-TC, RM, angio-RMN ed RM “funzionale” (RM-f) di attivazione, studio angiografico, ed altri eventuali esami funzionali quali la PET, i potenziali evocati (pazienti pediatrici in anestesia generale o MAV rolandiche); il transcranial doppler. La scelta delle tecniche varia in funzione delle informazioni che si desidera ottenere. Se l'impostazione terapeutica è essenzialmente chirurgica tradizionale e si basa sull'identificazione del “grading” di una MAV secondo la classificazione di Spetzler e Martin, sono sufficienti i dati deducibili da TC/angioTC o da RM/angio-RM. Sono noti, tuttavia i limiti di questo approccio, che tra l'altro è scarsamente utile per la valutazione del rischio del trattamento endovascolare o radiochirurgico Per tali motivi è più opportuno approfondire lo studio angioarchitettonico e fisiopatologico della MAV con l'esame angiografico selettivo e superselettivo. Nel valutare lo studio angiografico è importante sempre analizzare tutte le sue componenti: afferenti arteriosi, nidus, drenaggi venosi. Al termine di tale iter diagnostico avremo tutti gli elementi fisiopatologici che ci consentono di decidere il trattamento più adeguato: chirurgia; radiochirurgia, trattamenti endovascolari; varie associazioni, trattamento conservativo. In conclusione, esistono pazienti in cui ciascuna delle tre metodiche sarebbe di per sé efficace: in questi casi è da preferire la chirurgia in quanto anatomicamente risolutiva. Esistono pazienti in cui le caratteristiche cliniche e le indagini strumentali orientano verso l'utilizzazione di una sola metodica, chirurgia o radiochirurgia oppure embolizzazione. In altri pazienti il trattamento combinato di due o più metodiche in successione appare il più razionale per ottenere il miglior risultato possibile. Esistono infine alcuni pazienti in cui il rischio di qualsiasi tipo di trattamento è maggiore rispetto al rischio legato alla storia naturale, in cui ancora oggi il trattamento conservativo appare la scelta più ragionevole.
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Kampouroglou, Georgios, Venetia-Sofia Velonaki, Ioanna D. Pavlopoulou, Georgios Fildissis, and Konstantinos Tsoumakas. "Parental Health Literacy in the Pediatric Surgical Setting." Chirurgia 114, no. 3 (2019): 326. http://dx.doi.org/10.21614/chirurgia.114.3.326.

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Dissertations / Theses on the topic "Chirurgia pediatrica"

1

D’Acunto, Carmine <1967&gt. "Chirurgia dermatologica pediatrica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4499/1/DACUNTO_CARMINE_TESI.pdf.

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Abstract:
Le caratteristiche istologiche, immunologiche e fisiologiche della cute in età pediatrica sono responsabili di quadri dermatologici differenti nel bambino rispetto all’adulto, per cui la dermatologia pediatrica sta acquisendo sempre maggiore importanza come branca specifica nell’ambito sia della dermatologia generale che della pediatria. Il problema cruciale che si incontra nel management delle dermatosi pediatriche è legato alle difficoltà diagnostiche incontrate, che comportano spesso la necessità di eseguire una biopsia cutanea. Mentre gli studi epidemiologici relativi alla frequenza delle patologie dermatologiche pediatriche siano ampiamente riportati in letteratura, i dati e le revisioni relative alla chirurgia pediatrica dermatologica, nell’ambito dei servizi di Dermatologia Pediatrica, sono ridotti. Nell’arco dei tre anni di dottorato, la mia attività è stata finalizzata a valutare la possibilità di organizzare un servizio ambulatoriale per i prelievi bioptici in età pediatrica, con il solo ausilio di anestetici topici e locali. Durante i tre anni di Dottorato di Ricerca sono stati eseguiti 296 prelievi. Le biopsie eseguite sono state suddivise in 3 gruppi: biopsie diagnostiche su patologie dermatologiche (108 pz, 36%), biopsie su neoformazioni cutanee (174 pz, 59 %) e biopsie su lesioni follicolari ( 14 pz, 5%). Di ciascun gruppo sono state valutate le patologie riscontrate, l’età, il sesso, l’impiego di anestetico topico associato ad anestetico locale. In 180 (61%) pazienti dopo la biopsia si è proceduto all’applicazione di punti di sutura. Si sono valutati inoltre i vantaggi e gli svantaggi di tale attività ambulatoriale rispetto ai prelievi eseguiti avvalendosi di una sedazione profonda.
The skin of the child has histological, immunological and physiological characteristics responsible for different dermatological manifestations in children than adults, so the pediatric dermatology is gaining increasing importance as a specific branch in the general dermatology and pediatrician. An important problem which is encountered in the management of pediatric dermatosis is related to diagnostic difficulties, which often involve the need to perform a skin biopsy. As epidemiological studies relating to the frequency of pediatric dermatological diseases are widely reported in the literature, the data and revisions to the pediatric dermatological surgery are reduced. During the three years of research, my intent was aimed at assessing the possibility of organizing an outpatient service for biopsies in children, with only the aid of topical and local anesthetics. In particular 296 samples were performed. The biopsies were divided into 3 groups: diagnostic biopsies of skin diseases (108 pcs, 36%), biopsies of skin tumors (174 pcs, 59%) and biopsies of follicular lesions (14 pcs, 5%). Of each group were evaluated pathologies, age, sex, the use of topical anesthetic associated with local anesthetic. In 180 (61%) patients were applied stitches. We have evaluated the advantages and disadvantages of ambulatory activity compared to samples taken using deep sedation / general anesthesia.
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D’Acunto, Carmine <1967&gt. "Chirurgia dermatologica pediatrica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4499/.

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Abstract:
Le caratteristiche istologiche, immunologiche e fisiologiche della cute in età pediatrica sono responsabili di quadri dermatologici differenti nel bambino rispetto all’adulto, per cui la dermatologia pediatrica sta acquisendo sempre maggiore importanza come branca specifica nell’ambito sia della dermatologia generale che della pediatria. Il problema cruciale che si incontra nel management delle dermatosi pediatriche è legato alle difficoltà diagnostiche incontrate, che comportano spesso la necessità di eseguire una biopsia cutanea. Mentre gli studi epidemiologici relativi alla frequenza delle patologie dermatologiche pediatriche siano ampiamente riportati in letteratura, i dati e le revisioni relative alla chirurgia pediatrica dermatologica, nell’ambito dei servizi di Dermatologia Pediatrica, sono ridotti. Nell’arco dei tre anni di dottorato, la mia attività è stata finalizzata a valutare la possibilità di organizzare un servizio ambulatoriale per i prelievi bioptici in età pediatrica, con il solo ausilio di anestetici topici e locali. Durante i tre anni di Dottorato di Ricerca sono stati eseguiti 296 prelievi. Le biopsie eseguite sono state suddivise in 3 gruppi: biopsie diagnostiche su patologie dermatologiche (108 pz, 36%), biopsie su neoformazioni cutanee (174 pz, 59 %) e biopsie su lesioni follicolari ( 14 pz, 5%). Di ciascun gruppo sono state valutate le patologie riscontrate, l’età, il sesso, l’impiego di anestetico topico associato ad anestetico locale. In 180 (61%) pazienti dopo la biopsia si è proceduto all’applicazione di punti di sutura. Si sono valutati inoltre i vantaggi e gli svantaggi di tale attività ambulatoriale rispetto ai prelievi eseguiti avvalendosi di una sedazione profonda.
The skin of the child has histological, immunological and physiological characteristics responsible for different dermatological manifestations in children than adults, so the pediatric dermatology is gaining increasing importance as a specific branch in the general dermatology and pediatrician. An important problem which is encountered in the management of pediatric dermatosis is related to diagnostic difficulties, which often involve the need to perform a skin biopsy. As epidemiological studies relating to the frequency of pediatric dermatological diseases are widely reported in the literature, the data and revisions to the pediatric dermatological surgery are reduced. During the three years of research, my intent was aimed at assessing the possibility of organizing an outpatient service for biopsies in children, with only the aid of topical and local anesthetics. In particular 296 samples were performed. The biopsies were divided into 3 groups: diagnostic biopsies of skin diseases (108 pcs, 36%), biopsies of skin tumors (174 pcs, 59%) and biopsies of follicular lesions (14 pcs, 5%). Of each group were evaluated pathologies, age, sex, the use of topical anesthetic associated with local anesthetic. In 180 (61%) patients were applied stitches. We have evaluated the advantages and disadvantages of ambulatory activity compared to samples taken using deep sedation / general anesthesia.
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Ferrara, Francesco. "Creazione di modelli virtuali 3D da immagini TC e RM per la pianificazione degli interventi chirurgici in Chirurgia Pediatrica." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2017. http://hdl.handle.net/10556/2603.

Full text
Abstract:
2015 - 2016
BACKGROUND. Lo sviluppo di sistemi medicali sempre più avanzati per l’acquisizione delle immagini finalizzati all’estrazione di informazioni tridimensionali sugli organi del corpo umano tramite metodi non invasivi, hanno portato all’affermazione di una nuova disciplina scientifica nota come medical imaging. L’innovazione degli ultimi anni, dalla quale nasce il mio progetto di ricerca, è lo sviluppo di programmi informatici che creano immagini con risoluzione 3D, avendo come substrato le immagini 2D generate con gli esami TC (Tomografia Computerizzata) e RM (Risonanza Magnetica) in pazienti con patologia tumorale o malformativa. Le ricostruzioni 3D trovano la loro applicazione principale nel supporto della diagnosi, considerando che le immagini possono essere trasmesse ad esperti in tutto il mondo per consultazioni in tempo reale (tele-medicina), e nella pianificazione del trattamento chirurgico in termini di tipo di approccio, scelta del materiale, scelta della tecnica più idonea, salvaguardia di strutture vicine. CASISTICA. Durante i 3 anni di dottorato, sono stati inclusi nello studio 40 pazienti, 13 femmine e 27 maschi, con un’età compresa tra 6 mesi e 17 anni. Sono stati suddivisi in 3 gruppi sulla base della patologia: malformativa (29/40), tumorale (7/40) e altro (4/40). Tutti i pazienti hanno eseguito TC o RM dalle cui immagini è stata eseguita la ricostruzione 3D con il programma Vr Render 0.81. Tutti i 40 bambini sono stati sottoposti ad intervento chirurgico. Per ognuno di loro le immagini ricostruite sono state discusse tra il chirurgo pediatrico e il radiologo-per pianificare al meglio la strategia chirurgica. Non riportiamo complicanze intraoperatorie né discrepanze tra la ricostruzione 3D e la reale anatomia del paziente. CONCLUSIONI. Dall’analisi retrospettiva del nostro studio è emerso che la ricostruzione 3D permette una buona e migliore pianificazione chirurgica delle patologie tumorali e malformative. L’immagine sviluppata dal programma Vr Render garantisce una definizione corretta della dimensione della patologia, della sua localizzazione e i suoi rapporti con le strutture circostanti. Importante e necessaria è stata la collaborazione tra il Chirurgo Pediatra e il Radiologo, emblema della multidisciplinarietà, ormai tipica, del management di patologie complesse. Il futuro della renderizzazione 3D è certamente una sempre maggiore applicazione nella pianificazione chirurgica e nel training e formazione dei giovani chirurghi. [a cura dell'autore]
BACKGROUND. The development of advanced medical imaging systems led to a new scientific discipline known as medical imaging. the main gol of this branch is to obtain three-dimensional information on human body organs through non-invasive methods. In tha last 10 years, many programs, that create images with 3D resolution following 2D images obtained by TC (Computer Tomography) and MRI (Magnetic Resonance) in patients with cancer or congenital malformation, have been developed. The 3D reconstructions find their main application in diagnose and plan surgical treatment in terms of approach type, choice of material, choice of the most suitable technique, safeguarding nearby structures. MATERIALS and METHODS. During the 3-year of study, 40 patients, 13 females and 27 males, aged 6 months to 17, were included in the study. They were subdivided into 3 groups based on the pathology: malformative (29/40), tumor (7/40) and others (4/40). All patients underwent TC or MRI. Based on CT or MRI images, 3D reconstruction was carried out with the Vr Render 0.81 program. All 40 children underwent surgery. All imaging have been discussed between pediatric surgeon and radiologist to plan surgical strategy. We do not report intraoperative complications or discrepancies between the 3D reconstruction and the real anatomy of the patient. CONCLUSION. After retrospective analysis of our study, we can conclude that 3D reconstruction allows to better plan surgery of tumor and malformative pathologies. The Vr Render program guarantees to have a correct definition of the size of the pathology, its location and its relationships with nearby structures. The multidisciplinary team (Pediatric Surgeon and the Radiologist) has been Important for the management of complex pathologies. The future of 3D rendering is certainly a major application in surgical planning and training of young surgeons. [edited by author]
XXIX n.s.
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4

Grandi, Francesca. "Short bowel syndrome in età pediatrica: dall'eziopatogenesi al trattamento." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3422276.

Full text
Abstract:
Short Bowel Syndrome (SBS) in children is a condition of intestinal malabsorption and dysmotility, caused by rare congenital malformations or acquired diseases, requiring extensive bowel surgical resection which in severe cases can lead to irreversible intestinal failure. Nowadays, the management of pediatric patients affected by SBS is multidisciplinary, involving different possible strategies of treatment: total parenteral nutrition, surgical intestinal lengthening up to intestinal transplantation. The main aim of all these approaches is to promote bowel absorption, but none of them is free from complications that may impair children quality of life. Based on these considerations, this Research Project aims to identify new options to manage and treat SBS. Hence, two aspects were considered: a clinical and an experimental one. As known, the management of SBS patients requires a careful follow-up by a multispecialistic team, able to survey their possible short- and long-term complications and their progressive weaning from parenteral support. Considered this, the clinical part of this Research Project focused on the evaluation of citrulline as a reliable serum marker of residual bowel function. The goal was to verify the possibility of suggesting it for routine dosage in case of intestinal failure, similarly to creatinine in renal impairment and for transaminases in hepatic failure. Briefly, we identified a sample population consisting of 10 SBS patients, age ≤ 5 years and residual bowel length (after surgery) ≤ 100 cm. Patients followed-up with parenteral and enteral nutrition programs and were subjected to citrulline dosages at least 6 weeks after surgery. At the end of the clinical evaluation, we highlighted that serum values of citrulline are strongly related with both the residual intestinal length and the duration of their dependence on parenteral support (p < 0.01). Likewise, the experimental research turned its attention to Tissue Engineering that is a new medical science which aims to achieve functionally active tissue substitutes by scaffolds, cells and growth factors. The second part of the Research Project focused on the possibility to develop a bio-synthetic scaffold for tissue engineering applications in SBS. We manufactured, according to a protocol we patented, new hydrogels based on polyvinyl alcohol with a degree of oxidation of 1% and 2% respectively. The purpose of the chemical oxidation was to confer to the derived biomaterial a certain biodegradation rate. Hence, oxidized hydrogels obtained via physical cross-linking (freezing-thawing) were compared to native PVA hydrogels for their morpho-mechanical and biological properties by means of ultrastructural analysis with scanning electron microscopy, tensile tests, swelling index analysis, and in vivo biodegradation studies. These investigations showed that the strength and the stiffness of the polymer are significantly related to the chemical modification as they decrease along with the oxidation degree; conversely, the swelling and the biodegradation rate increase along with it. The obtained results led us to identify in scaffolds prepared by using 1% Oxidized PVA the supports with the most adequate morpho-mechanical and biodegradation properties to our purposes. Hereafter, it was set up a composite scaffold in 1% Oxidized PVA cross-linked with decellularized intestinal extracellular matrix (ECM). The combination of the polymer with the bioactive matrix allowed us to obtain a support with good mechanical properties and able to promote cell growth and proliferation. Briefly, the small intestine of adult rats was removed and decellularized according to the detergent-enzymatic protocol by Meezan. After having assessed the effectiveness of the procedure (DAPI staining) the acellular matrix was characterized by histological staining (hemotoxylin/eosin). Thereafter, the extracellular matrix (intact and homogenized) was crosslinked with 1% Oxidized PVA and the ability of the composite scaffold to support cell adhesion and proliferation was investigated using a primary culture of adipose mesenchymal stem cells. After 7 days from seeding, a significant cell growth on the composite scaffolds was observed in comparison with the nude polymeric support. Finally, based on of the TESI (Small Intestine Tissue Engineering) model, the scaffold was implanted in the omentum of adult rats; after 4-weeks, composite scaffolds demonstrated their ability to induce the formation of a composite pseudoepithelial tissue with intestinal-like features.
La sindrome dell'intestino corto o Short Bowel Syndrome (SBS) in età pediatrica è una condizione di malassorbimento e dismotilità intestinali, conseguenza di rare malformazioni congenite o patologie acquisite, che comportino resezioni chirurgiche più o meno estese dell'intestino sino, nei casi più gravi, ad insufficienza intestinale. Allo stato attuale, la gestione dei pazienti affetti da SBS è multidisciplinare; varie le possibili strategie terapeutiche: la nutrizione parenterale totale, la chirurgia di "allungamento intestinale" e, nelle fasi più avanzate della patologia, il trapianto di intestino. L'obiettivo primario di tutti questi approcci è quello di promuovere l'assorbimento intestinale, tuttavia nessuno di essi è scevro da complicanze capaci di inficiare la qualità della vita dei pazienti. Sulla base delle precedenti considerazioni, questo Progetto di Ricerca si propone di identificare nuovi approcci per il management ed il trattamento della SBS. A tal fine, la ricerca si è sviluppata su due versanti: uno clinico e l’altro sperimentale. Come noto, la gestione della SBS necessita di un attento follow-up dei pazienti da parte di un'equipe multispecialistica che sia in grado di monitorare, nel breve e nel lungo termine, le possibili complicanze nonché la svezzabilità del paziente dal supporto parenterale. In tale senso, nella parte di ricerca clinica è stata studiata e valutata l'attendibilità della citrullina come marker sierico della funzionalità intestinale residua; l’obiettivo è di proporne un impiego routinario esattamente come avviene per la creatinina nell'insufficienza renale e per le transaminasi nell'insufficienza epatica. A tale scopo, all’interno del nostro campione di pazienti affetti da SBS e seguiti in follow-up, è stata individuata una sottopopolazione campionaria costituita da 10 pazienti inseriti in un programma di nutrizione parenterale ed enterale domiciliare, con età ≤ 5 anni e lunghezza intestinale residua (dopo chirurgia) ≤ 100 cm, che sono stati sottoposti a dosaggio della citrullinemia ad almeno 6 settimane di distanza dalla chirurgia. I valori della citrullinemia sierica sono risultati essere correlati in maniera statisticamente significativa (p < 0,01) sia con la lunghezza intestinale residua di tali pazienti, che con la durata della loro dipendenza dal supporto parenterale. In parallelo, la Ricerca Sperimentale ha rivolto l’attenzione verso una nuova disciplina medica: l’Ingegneria Tissutale. Quest’ultima è una scienza multidisciplinare che si propone di realizzare in laboratorio sostituti tissutali funzionalmente attivi attraverso l’impiego di scaffold, cellule e fattori di crescita. In particolare, in questa seconda parte del progetto di ricerca è stata investigata la possibilità di sviluppare uno scaffold bio-sintetico per applicazioni di ingegneria tissutale intestinale. Brevemente, sono stati realizzati, secondo un protocollo brevettato dal nostro gruppo di ricerca, dei nuovi idrogeli a base di polivinil alcol con un grado di ossidazione dell’1% e del 2%. L'obiettivo dell’ossidazione chimica è stato quello di conferire al biomateriale caratteristiche di biodegradabilità in confronto alla sua forma non ossidata. Dopo cross-linking fisico mediante freezing-thawing, idrogeli in PVA nativo e PVA ossidato sono stati caratterizzati per le loro proprietà morfo-meccaniche e biologiche, tramite analisi ultrastrutturali di microscopia elettronica a scansione, test di trazione, valutazione dell’indice di rigonfiamento e studio di biodegradazione in vivo. Queste indagini hanno dimostrato che la resistenza meccanica e la rigidità del polimero vengono modulate dalla modifica chimica, diminuendo all’aumentare del grado di ossidazione. Diversamente, l’indice di rigonfiamento e il tasso di biodegradazione sono tanto più elevati quanto più aumenta la percentuale dei gruppi carbonilici derivati dall’ossidazione. I risultati ottenuti hanno consentito di identificare nel PVA ossidato all’1% il polimero con caratteristiche morfo-meccaniche e di biodegradazione congeniali ai nostri scopi. Sulla base di questo, è stato allestito uno scaffold composito, costituito da PVA ossidato all’1% cross-linkato con matrice extracellulare intestinale decellularizzata (intera e omogenizzata): la combinazione del polimero (avente proprietà meccaniche e di biocompatibilità/biodegradazione ottimali) con la matrice bioattiva ha consentito di ottenere un supporto capace di favorire la crescita e la proliferazione cellulare. Brevemente, la realizzazione dello scaffold composito ha previsto l'espianto di intestino tenue da ratto adulto e la successiva decellularizzazione del tessuto con metodo detergente-enzimatico secondo Meezan. Dopo aver valutato l'efficacia della procedura di decellularizzazione (marcatura con DAPI) la matrice acellulare è stata caratterizzata tramite colorazione con ematossilina/eosina. A seguito del cross-linking della matrice extracellulare (intera e liofilizzata) con l’idrogelo in PVA ossidato all’1%, la capacità dello scaffold composito nel sostenere l'adesione e la proliferazione cellulare è stata indagata utilizzando cellule staminali mesenchimali da tessuto adiposo umano. A 7 gg dalla semina è stato possibile riscontrare una crescita cellulare significativa sugli scaffold compositi in confronto al solo supporto polimerico. Infine, sulla scorta del modello TESI (Tissue Engineering Small Intestine), tali scaffold sono stati impiantati in omento di ratti adulti, dimostrando, ad un end-point di 4 settimane, la capacità di generare uno pseudoepitelio composito con caratteristiche di tipo intestinale.
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ZAMBAITI, ELISA. "Organoidi gastrointestinali pediatrici e fetali: modello di cultura tridimensionale in vitro." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. http://hdl.handle.net/11577/3447317.

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Abstract:
Obiettivi Il COVID-19 è una malattia principalmente respiratoria nell’età adulta; nei bambini, al contrario, i sintomi gastrointestinali sono più frequenti. Inoltre, non si conoscono i meccanismi di infezione in epoca fetale, epoca in cui i pazienti sono raramente colpiti da COVID-19. Gli organoidi sono uno strumento relativamente nuovo per stabilire in vitro colture di lunga durata che assomigliano tridimensionalmente al tessuto di origine e possono sia mantenere la staminalità che differenziarsi completamente in tutti i tipi di cellule. Abbiamo quindi mirato a sviluppare un sistema di coltura per organoidi gastrointestinali (GIO) per studiare l'infezione da SARS-CoV-2 nell'epitelio gastrico lungo tutta la durata della vita. Metodi I GIO sono stati derivati da feti di 8-21 settimane e da tessuti pediatrici e adulti. Sono stati coltivati utilizzando un terreno chimicamente definito, per testare la loro capacità di mantenere la forma e di differenziarsi completamente. GIO sono stati analizzati in correlazione all'ECM circostante. Gli organoidi sono stati quindi indotti a differenziarsi nella forma a polarità cellulare inversa (RP-GO) e quindi incubati con SARS-CoV-2. Tutti gli esperimenti sono stati analizzati mediante qPCR, immunofluorescenza e analisi qualitativa a seconda dei casi. Risultati Gli organoidi gastrointestinali possono essere isolati da tutte le età gestazionali, dimostrando la normale morfologia dell'epitelio gastrico ed esprimendo tipi di cellule mature, comprese le cellule della nicchia, del villo/ghiandola e di tipo enteroendocrino. Queste colture possono essere mantenute indefinitamente in vitro e coltivate in condizioni conformi alle indicazioni GMP. Gli RP-GO mostrano polarità apicale, esponendo ACE2 sulla superficie esterna, ottimizzando le condizioni per l'infezione virale. La nucleoproteina virale è stata dimostrata nelle cellule in fase di apoptosi, con gli RP-GO pediatrici più suscettibili ed infettati in modo efficiente rispetto agli organoidi fetali e adulti. Conclusioni Abbiamo stabilito con successo un efficiente sistema di coltura di organoidi gastrointestinali per tutte le età, dalla vita fetale all'età adulta. La tecnologia basata sugli organoidi può essere utilizzata per modelli di malattie in vitro, test sui farmaci o terapia cellulare. L'applicazione di regole conformi alle GMP rende la traduzione clinica più vicina.
Aims Adult COVID-19 is mainly respiratory illness, but in children GI symptoms are more frequent. Furthermore, fetuses are rarely affected by COVID-19. Organoids are a relatively new tool to in vitro establish long-living culture that three-dimensionally resemble the tissue of origin and may both maintain the stemness and fully differentiate in all cell types. As a proof of concept, we aimed to develop a culture system for gastrointestinal organoids (GIOs) to investigate SARS-CoV-2 infection in gastric epithelium across the lifespan. Methods GIO were derived from 8-21 week fetuses and from pediatric and adult tissues. They were cultured using chemically-defined medium, to test their ability to maintain stemness and to fully differentiate. GIO were analyzed in correlation to the surrounding ECM. Reverse cellular polarity Organoids (RP-GOs) were induced and incubated with SARS-CoV-2. All experiments were analyzed by qPCR, immunofluorescence and qualitative analysis as appropriate. Results Gastrointestinal organoids can be isolated from all gestational ages, demonstrating normal gastric epithelial morphology and expressing mature gastric cell types including, the niche, secretive, and enteroendocrine cells. These cultures may be maintained indefinitely in vitro and cultured in GMP-compliant conditions. RP-GOs exhibit apical-out polarity, exposing ACE2 on the external surface, optimizing conditions for viral infection. Viral nucleoprotein was demonstrated in cells undergoing apoptosis, with pediatric RP-GOs most susceptible and efficiently infected compared to fetal and adult organoids. Conclusions We have successfully established an efficient gastrointestinal organoid culture systems for all ages, from fetal life to adulthood. Organoid-based technology can be used for in vitro disease modelling, drug testing or cell therapy. The application of GMP compliant rules makes the clinical translation closer.
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BERTAMINO, MARTA. "NEXT GENERATION SEQUENCING FOR DIAGNOSIS IN MONOGENIC PEDIATRIC STROKE .. from NGS panel to Whole Exome Sequencing." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2019. http://hdl.handle.net/11567/945076.

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Abstract:
Background and Purpose: Pediatric arterial ischemic stroke (AIS) may underlie an as yet undiagnosed syndrome often characterized by simple Mendelian inheritance. We aimed to establish and validate a targeted gene panel for AIS associated with monogenic disorders, and to determine its diagnostic yield and clinical utility. Methods: Clinical and neuro-radiological data were collected for every patient enrolled in the study. DNA samples were tested by means of a customized gene panel including 15 genes associated with known genetic diseases related with AIS. Results: Thirty-eight patients (23 males, mean age 6.5 years) were selected with heterogeneous AIS phenotypes, mostly multiple and asynchronous and secondary to vasculopathy. Ten out of 38 resulted to carry rare potentially causative mutations in at least one of the 15 genes analyzed. In 4 cases the analyses led to a definite genetic diagnosis while results were either controversial or null in the remaining patients. Conclusions: While the complexity of the different clinical phenotypes associated with AIS is not fully accounted for by the genes tested in the present study, the achieved diagnoses had a great beneficial impact on patient management. A wider gene panel or an unbiased genome wide approach would be better suited to explain a greater proportion of pediatric stroke events.
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Gasparella, Paolo. "Trapianto di rene in età pediatrica. Effetto della rianimazione del donatore in morte cerebrale sull'outcome dell'organo trapiantato." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423377.

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Abstract:
INTRODUCTION Kidney transplantation has progressively established as the treatment of choice for end stage renal disease (ESRD). The progressive loss of function of the transplanted organ is the leading cause of graft failure. The outcome of graft is influenced by many parameters: one of them is the "delayed graft function" (DGF). Graft damage can be influenced by events occurred during donor reanimation or at the time of brain death. The more recent available studies on this subject are almost exclusively based on an adult population. Assuming that some variables concerning donor resuscitation can influence DGF development and transplant outcome, the main purpose of this project was to understand whether this correlation also exists in the pediatric renal transplantation. MATERIALS AND METHODS We reviewed the data of all patients (<15 years) who underwent a kidney transplantion from 26/12/2003 to 18/04/2011. Donor data were extracted from observations of the intensive care units (ICU) after diagnosis of brain death. We considered: type and volume of plasma expander, transfusions, inotropic drugs, shock episodes, episodes of cardiac arrest, time of stay in ICU , serum creatinine, blood urea and urine output. the recipients data were obtained through the systematic review of medical records. Patients were divided into two Groups: Group 1 (DGF positive) and group 2 (DGF negative). Endpoints of the study were: DGF incidence, graft function and patient survival at 6,12,24 months after transplantation. RESULTS In this period were performed 141 kidney transplants of which 116 with complete donation data. Univariate analysis of donor’s parameters has shown that age, cause of death and donor sex are risk factors for development of DGF. The multivariate logistic regression model confirmed age of the donor as independent risk factor for DGF. CONCLUSIONS Donor age has been revealed as an important independent risk factor for development of DGF. DGF is also an important risk factor for long term loss of graft function, but has no effect on patient’s survival
INTRODUZIONE ED OBIETTIVI Da quando è stato introdotto 40 anni fa, il trapianto di rene si è progressivamente affermato come la terapia di scelta dell'insufficienza renale terminale. La progressiva perdita di funzione dell'organo trapiantato rimane, tuttavia, la principale causa di fallimento del trapianto. L'outcome del graft è influenzato da molteplici parametri: uno di questi è la €"delayed graft function"€ (DGF), ovvero la ritardata ripresa funzionale dell'organo trapiantato. C'è crescente evidenza che il grado di danno dell'organo da trapiantare possa essere influenzato da eventi intercorsi in terapia intensiva o durante il periodo di morte cerebrale. Un punto chiave, quindi, per capire la qualità dell'organo da trapiantare, sembrerebbe essere la gestione rianimatoria del donatore in morte cerebrale. Gli studi disponibili in letteratura sull'argomento sono quasi esclusivamente basati su una popolazione adulta oppure prendono in considerazione un numero ristretto di parametri. Non ci risulta che esistano attualmente studi simili condotti su pazienti pediatrici. Partendo quindi dall'ipotesi, dimostrata nell'adulto, che alcune variabili riguardanti la rianimazione del donatore possano influenzare la DGF e quindi l'outcome del trapianto, scopo principale del presente progetto di ricerca è stato capire se esista questa correlazione anche nell'ambito del trapianto renale pediatrico. SCOPI Analisi della prevalenza di DGF e i suoi fattori di rischio in una popolazione selezionata. Valutazione dell'impatto della DGF sulla funzionalità del trapianto e sulla sopravvivenza del paziente e del graft a 24 mesi dopo il trapianto. MATERIALI E METODI Sono stati presi in considerazione i dati di tutti i pazienti con età inferiore ai 15 anni sottoposti a trapianto di rene presso il nostro Dipartimento di Pediatria (Chirurgia Pediatrica e Nefrologia Pediatrica- Azienda Ospedaliera e Università degli Studi di Padova) ed è quindi stato condotto uno studio retrospettivo su tutti i casi di trapianto di rene da donatore non vivente eseguiti dal 26/12/2003 al 18/04/2011. E'stato escluso il periodo antecedente per la sostanziale differenza nella terapia immunosoppressiva, fatto che avrebbe costituito una notevole fonte di errore nell'analisi dei dati. I dati dei donatori sono stati estratti dalle osservazioni delle unità di terapia intensiva dalla diagnosi di morte cerebrale al prelievo dell'organo. Sono state considerate: tipo e volume di Plasma Expander, trasfusioni, utilizzo di inotropi, episodi di shock ipotensivo, episodi di arresto cardiocircolatorio, ermanenza in terapia intensiva, creatininemia, uremia e diuresi. I dati dei riceventi sono stati ottenuti attraverso la revisione sistematica delle cartelle cliniche dei reparti di Chirurgia Pediatrica e Nefrologia Pediatrica del nostro centro. I criteri di inclusione sono stati:età inferiore ai 18 anni, donatore cadavere in morte cerebrale, follow-up di almeno un anno. I pazienti sono stati divisi in gruppo 1 (11 pz.) con Delayed Graft Function (DGF) e gruppo 2 (105 pz.) senza DGF. Gli endpoints dello studio sono stati: DGF, funzione dell‘organo trapiantato a 6-12-24 mesi dal trapianto e sopravvivenza del paziente a 6-12-24 mesi. RISULTATI Nel periodo di tempo considerato sono stati eseguiti un totale di 141 trapianti di rene, 126 da donatore cadavere, dei quali in 116 bambini i dati relativi alla donazione erano completi. L'analisi univariata dei parametri del donatore in morte cerebrale ha mostrato che l'età , la morte da accidente cerebrovascolare e dil sesso del donatore sono fattori di rischio per lo sviluppo di DGF. Il modello di regressione logistica multivariata haconfermato come fattore di rischio indipendente per DGF l'età del donatore. A 6 mesi di follow-up, il gruppo con DGF ha mostrato una funzionalità renale e un quadro istologico bioptico peggiori rispetto al gruppo senza DGF, ma non abbastanza da raggiungere la significatività . CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE L'età del donatore si è rivelata un importante fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di DGF, a sottolineare quanto già presente in letteratura di come reni provenienti da donatori pi๠“anziani” siano pi๠suscettibili ad esaurire prima la loro funzionalità . La DGF è risultato inoltre un importante fattore di rischio la perdita di funzione del graft a lungo termine , ma non ha alcun effetto sulla sopravvivenza del paziente
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La, Pergola Enrico. "L'espressione della Citocheratina 20 (CK20) nell'atresia delle vie biliari: un nuovo possibile marker di prognosi." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2020. http://hdl.handle.net/11577/3425803.

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Abstract:
Background The aetiology and the prognostic factors of biliary atresia (BA), a progressive obstructive cholangiopathy of infants, are still not well known. Four different subtypes of BA have been described in relation to the age of the developmental failure during gestational age (i.e. Biliary Atresia Splenic Malformation (BASM), Cystic BA, CMV IgM +ve BA and Isolated BA). We aimed to investigate the relation between the bile duct damage in the porta hepatis and liver and cells with an intestinal phenotype (expressing Cytokeratin 20 (CK-20)) in order to establish if this could be considered a prognostic marker of BA. Methods Samples were orientated intra-operatively then immunostained with anti-cytokeratin 20 (CK20). Sections were then digitised and analysed. Clinical and immunohistochemical data were compared. Data are quoted as median (range). Non-parametric statistical comparisons were made as appropriate. P < 0.05 was regarded as significant. Results 48 consecutive infants were treated with Kasai Portoenterostomy (KPE) or primary liver transplantation in a single-centre between 1999 and 2017. CK20 expression in the liver was not associated with a successful KPE (P = 0.69) or native liver survival (P = 0.91). By contrast, remnant porta hepatis CK20 expression was associated with a successful KPE (P=0.04, HR: 0.49). Diffuse expression (distribution > 50% of slide) was associated with a longer period of native live survival (P=0.01; HR: 0.29). Conclusions CK20 diffuse expression in the porta hepatis is associated with a successful KPE and it is a predictor of native liver survival.
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Virgone, Calogero. "Il ruolo dell'analisi morfologica del reticolo intercellulare (the "reticulin algorithm") nel distinguere le forme benigne dalle forme maligne di tumore adrenocorticale in età pediatrica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3422270.

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Abstract:
ABSTRACT Background. The diagnosis of pediatric adrenocortical tumors (ACT) is sometimes difficult and it does not always allow to distingush beteween benigna and malignant tumors. Wieneke’s score is useful to classify ACT in benign, indeterminate and malignant tumors but it is based on the evaluation of nine different histological features. The Reticulin Algorithm (RA) has been proved to be reliable and easily reproducible in the classification of adult adrenocortical tumors. Aim of this study is to retrospectively validate the use of RA in a series of pediatric ACT. Materials e methods. Thirty-seven pediatric ACT treated in 3 different european centers were evaluated: according the Wieneke’s score, they were classified as benign in 46% of cases (17), indeterminate in 22% (8) e malignant 32% (12). All cases were reclassified according the RA (malignant if necrosis, vascular invasion and high mitotic count were found associate to an altered reticulin framework). The mitotic index considered was both the adult one (>5/50 HPF; aRA) and the pediatric one (>15/20 HPF; pRA). The reticulin was considered altered with both qualitative and quantitative alterations. Five pathologists revised independently the sections stained for the reticulin framework and a second round was performed in order to obtain a consensus on discordant cases. Results. Reticulin framework was intact in 8 cases (22%), all benign according Wieneke’s score as well. The remaining 29 cases (78%) showed an alteration (quantitative in 16 cases, qualitative in 9 and both in 4). Both Wieneke’s score (p<0.0001) and RA (pRA p=0.0005 e aRA p=0.015) showed an association with the overall outcome. All indeterminate cases according to Wieneke had a favourable clinical course, except for 2 who are alive with disease. aRA distributed these case as follows: 4 in the benign group e 4 in the malignant group; pRA classified 5 as benign and 3 as malignant. Conclusions. RA is a reliable prognostic algorithm to diagnose and stratify pediatric ACT both in its version already described for adult ACT and in the version, described for the first time, here adapted for pediatric ACT.
ABSTRACT Background e obiettivi. La diagnosi istologica dei tumori adrenocorticali (ACT) in età pediatrica è difficoltosa in alcuni casi e non permette sempre agevolmente la distinzione tra forme benigne e forme maligne. Lo score di Wieneke, che permette di classificarli in tumori benigni, tumori indeterminate e tumori maligni, prevede però la valutazione di ben nove parametri istopatologicici. Nei tumori corticosurrenalici dell'adulto, l'algoritmo della reticolino è stato dimostrato essere un metodo affidabile e facilmente riproducibile per la classificazione dei tumori adrenocorticali. Lo scopo di questo studio è di validare retrospettivamente l'applicazione dell'algoritmo della reticolina (RA) ad una casistica di ACT pediatrici. Materiali e metodi. Sono stati analizzati 37 casi di ACT pediatrici trattati da 3 diversi centri europei: questi erano stati classificati come benigni nel 46% (17 casi), indeterminati 22% (8) e maligni 32% (12) secondo lo score di Wieneke. Tutti i casi sono stati riclassificati con il RA (maligni se all'alterazione del reticolo si associava necrosi, invasione vascolare o un'alta conta mitotica). Si è provveduto a considerare sia il cut-off degli adulti (>5/50 HPF; aRA) sia quello pediatrico (>15/20 HPF; pRA). L'alterazione del reticolo considerata era sia qualitativa sia quantitativa. Cinque patologi hanno rivisto le sezioni colorate per il reticolo ed un secondo round di revisione è stato effettuato per raggiungere un consensus sui casi discordanti. Risultati. Il reticolo è risultato intatti in 8 casi (22%) tutti benigni anche secondo il Wieneke index. Gli altri 29 casi (78%) hanno mostrato un'alterazione del network intercellulare (quantitativi in 16 casi, qualitativi in 9 e misti in 4). Sia il Wieneke index (p<0.0001) sia il RA (pRA p=0.0005 e aRA p=0.015) hanno mostrato di associarsi all'outcome clinico. Tutti i casi indeterminati secondo Wieneke sono andati incontro ad un outcome favorevole, tranne 2 casi che risultano vivi con malattia. Il aRA distribuisce questi casi: 4 nel gruppo dei tumori benigni e 4 nel gruppo dei maligni; il pRA li classifica 5 come benigni e 3 come maligni. Conclusioni. Il RA è un valido algoritmo prognostico per diagnosticare e stratificare gli ACT pediatrici sia nella sua versione descritta per i casi dell'adulto sia nella versione, descritta qui per la prima volta, adattata per i casi pedatrici.
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Milan, Anna. "L'ingegneria tissutale e l'uso delle matrici decellularizzate nella terapia sostitutiva." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424477.

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Abstract:
ABSTRACT BACKGROUND: Oesophageal Atresia (OA) is a congenital defect that occurs during gestation and prevents the correct oesophagus development in 1 every 3000-4500 ¬births. Tissue Engineering could represent a therapeutic alternative for the most severe cases, where oesophageal replacement becomes necessary. Decellularised matrices are the ideal option because they are derived from tissue-specific extracellular-matrix (ECM) after removing all the cells therefore avoiding the risk of incompatibility and rejection. However, appropriate preservation may significantly affect scaffold behaviour. AIM: here we aim to create a decellularised oesophageal scaffold in a large animal and to establish an innovative method of scaffold storing. METHODS: rabbit oesophagi were decellularised using a detergent-enzymatic treatment (DET) and evaluated at 2 and 4 weeks, 3 and 6 months of storage. Four storage methods were compared: SCM (slow cooling in medium with 10% DMSO at -1°C/min, then stored in liquid nitrogen), SF (snap-freezing in liquid nitrogen, then stored in -80°C), FD (freeze-drying, then stored in -20°C) and 4C (phosphate-buffered saline solution at 4°C). Structural and functional analyses were performed prior to and after each storage condition. RESULTS: efficient decellularisation with preservation of the ECM was achieved after 2 DET cycles as evidenced by histology and DNA quantification. Only the SCM method maintained the architecture and biomechanical properties of the scaffold up to 6 months. On the contrary, all other methodologies failed long-term preservation of the original structure. In particular, SF-oesophagi displayed irreversible tissue collapse, FD-samples were impossible to rehydrate 3 and 6 months post-storage and the 4C option led to a progressive distortion of the tissue architecture. DISCUSSION: scaffolds for oesophageal tissue engineering can be obtained in a large animal using a combination of detergent and enzymatic agents. Efficient storage allows a timely use of decellularised oesophagi, essential for clinical translation. Here we describe for the first time that slow cooling in a DMSO/medium solution and liquid nitrogen leads to reliable long-term storage of decellularised scaffolds.
RIASSUNTO INTRODUZIONE: vi sono patologie nelle quali è necessario procedere a sostituzione totale o parziale dell'esofago. Tra di esse vi è l'atresia esofagea, una malattia dello sviluppo esofageo che colpisce 1 ogni 3000-4500 neonati. Tra le terapie emergenti ed innovative per il trattamento delle forme più gravi si propone l'uso di matrici decellularizzate create mediante tecniche di Tissue Engineering. Queste strutture rappresenterebbero la scelta ideale, in quanto esse mantengono le caratteristiche della matrice extracellulare (ECM) dell'esofago nativo, ma sono private della componente cellulare abbattendo il rischio di incompatibilità e di rigetto. Tuttavia va identificata un'adeguata strategia di conservazione delle matrici prodotte in laboratorio per garantirne la preservazione in modo da renderle disponibili e utilizzabili nella pratica clinica. SCOPI: identificare un metodo efficace di produzione e conservazione delle matrici esofagee decellularizzate in un modello di grande animale. MATERIALI E METODI: esofagi di coniglio sono stati prelevati e decellularizzati utilizzando un metodo che combina l'uso di detergenti ed enzimi (DET). Le matrici sono state analizzare dopo 2-4 settimane e 3-6 mesi dopo averle conservate in 4 modi differenti: SCM (congelate lentamente in medium e conservate in azoto liquido); SF (snap-frozen in azoto liquido e conservate a -80°C), FD (freeze-dryed e poi conservate a -20°C); 4C (in PBS a 4°C). Analisi di struttura e meccanica sono state effettuate ad ognuno dei 4 time-points. RISULTATI: abbiamo raggiunto una decellularizzazione efficace con preservazione dell'ECM dopo 2 cicli DET (come mostrato dalla quantificazione del DNA e dall'istologia). Solo il metodo SCM preserva le caratteristiche strutturali e meccaniche della matrice fino all'ultimo time point dei 6 mesi. Gli altri metodi non sono efficaci, in particolar modo SF porta a collasso della micro-architettura tissutale, i campioni in FD non possono essere reidratati dopo 3 o 6 mesi e la conservazione a 4°C porta a progressiva distorsione delle strutture. DISCUSSIONE: è possibile creare matrici esofagee decellularizzate utilizzando la combinazione di detergenti ed agenti enzimatici. Un metodo di conservazione efficace permette di preservare la matrice esofagea decellularizzata rendendola uno strumento concretamente utilizzabile nella terapia sostitutiva dell'esofago. Abbiamo illustrato come il metodo SCM sia il migliore a tale scopo.
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Books on the topic "Chirurgia pediatrica"

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L, Bentz Michael, ed. Pediatric plastic surgery. Stamford, Conn: Appleton & Lange, 1997.

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Scott, Adzick N., ed. Pediatric surgery. 7th ed. Philadelphia, PA: Elsevier Mosby, 2012.

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3

1935-, Ashcraft Keith W., and Holder Thomas M. 1926-, eds. Pediatric surgery. 2nd ed. Philadelphia: Saunders, 1993.

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4

Lewis, Spitz, and Coran Arnold G. 1938-, eds. Operative pediatric surgery. 6th ed. London: Hodder Arnold, 2006.

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5

T, Canale S., and Beaty James H, eds. Operative pediatric orthopaedics. 2nd ed. St. Louis: Mosby, 1995.

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6

1930-, Epps Charles H., and Bowen J. Richard, eds. Complications in pediatric orthopaedic surgery. Philadelphia: Lippincott, 1995.

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7

Schmittenbecher, Peter P., and Guido Fitze. Pädiatrische Chirurgie: Lehrbuch der Kinderchirurgie - kurz und kompakt. München: Elsevier, Urban & Fischer, 2010.

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8

Color atlas of pediatric surgery. 2nd ed. Philadelphia: Saunders, 1996.

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9

Color atlas of pediatric surgery. New York: Elsevier, 1989.

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10

T, Albanese Craig, Esposito Ciro, Fujioka Masayuki, MacKinlay Gordon A, Rollins Nancy, Schier F, and SpringerLink (Online service), eds. Pediatric Surgical Diseases: A Radiologic Surgical Case Study Approach. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2009.

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Book chapters on the topic "Chirurgia pediatrica"

1

Rinaldi, A., M. Catti, M. D. Leclair, Y. Héloury, and G. Podevin. "Chirurgia laparoscopica epatica." In Videochirurgia pediatrica, 331–37. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1797-9_39.

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2

Hollands, C. "La robotica in chirurgia pediatrica." In Videochirurgia pediatrica, 499–515. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1797-9_58.

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3

Diefenbach, K. A., and M. A. McKee. "Prevenzione delle complicanze in chirurgia mininvasiva." In Videochirurgia pediatrica, 531–39. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1797-9_61.

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4

Soler, L., F. Becmeur, and J. Marescaux. "Nuove tecnologie per il futuro della chirurgia." In Videochirurgia pediatrica, 575–80. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1797-9_66.

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5

Catti, M., Y. Héloury, N. Corradini, A. Rinaldi, and M. D. Leclair. "La chirurgia mininvasiva per i tumori solidi dell’infanzia." In Videochirurgia pediatrica, 517–21. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1797-9_59.

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6

Savanelli, A., C. Esposito, C. Imbimbo, A. Settimi, and J. S. Valla. "Calcolosi renale in età pediatrica: ruolo della chirurgia mininvasiva." In Videochirurgia pediatrica, 377–85. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1797-9_44.

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7

Al-Qahtani, A. R. "Approcci chirurgici all’obesità in pediatria." In Videochirurgia pediatrica, 339–51. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1797-9_40.

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8

Pancani, Simone, and Enrico Pinzauti. "Ustioni: trattamento chirurgico." In Rianimazione in età pediatrica, 495–99. Milano: Springer Milan, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2059-7_44.

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9

Lima, Mario, Giovanni Ruggeri, Stefano Tursini, and Stefania Pavia. "Enterocolite necrotizzante. Approccio chirurgico." In Rianimazione in età pediatrica, 755–60. Milano: Springer Milan, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2059-7_78.

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10

Kaye, A. J., and D. J. Ostlie. "Trattamento chirurgico delle masse ovariche nelle “teenager”." In Videochirurgia pediatrica, 415–22. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1797-9_48.

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Conference papers on the topic "Chirurgia pediatrica"

1

Federspil, P., P. Falla, J. Westhoff, N. Bosch, and P. Plinkert. "Time-dependent decannulation rate after pediatric tracheostomy." In Abstract- und Posterband – 91. Jahresversammlung der Deutschen Gesellschaft für HNO-Heilkunde, Kopf- und Hals-Chirurgie e.V., Bonn – Welche Qualität macht den Unterschied. © Georg Thieme Verlag KG, 2020. http://dx.doi.org/10.1055/s-0040-1711311.

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2

Vees, T., C. Schwemmle, and C. Arens. "Presentation of a treatment concept in pediatric multiple laryngeal malformation." In Abstract- und Posterband – 91. Jahresversammlung der Deutschen Gesellschaft für HNO-Heilkunde, Kopf- und Hals-Chirurgie e.V., Bonn – Welche Qualität macht den Unterschied. © Georg Thieme Verlag KG, 2020. http://dx.doi.org/10.1055/s-0040-1710822.

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3

Riepl, R., TK Hoffmann, and J. Greve. "Management of pediatric patients with foreign bodies in the ENT area." In Abstract- und Posterband – 89. Jahresversammlung der Deutschen Gesellschaft für HNO-Heilkunde, Kopf- und Hals-Chirurgie e.V., Bonn – Forschung heute – Zukunft morgen. Georg Thieme Verlag KG, 2018. http://dx.doi.org/10.1055/s-0038-1640731.

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4

Nikiforova, L., N. Sapundzhiev, G. Stoyanov, I. Valkadinov, and V. Platikanov. "Different laryngeal dimensions and proportions in normal pediatric larynxes and laryngomalacia." In Abstract- und Posterband – 90. Jahresversammlung der Deutschen Gesellschaft für HNO-Heilkunde, Kopf- und Hals-Chirurgie e.V., Bonn – Digitalisierung in der HNO-Heilkunde. Georg Thieme Verlag KG, 2019. http://dx.doi.org/10.1055/s-0039-1686580.

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5

Giourgas, A., B. Eßer-Leyding, A. Illg, and T. Lenarz. "Results of the lexical development in pediatric cochlear implantation using the FRAKIS." In Abstract- und Posterband – 89. Jahresversammlung der Deutschen Gesellschaft für HNO-Heilkunde, Kopf- und Hals-Chirurgie e.V., Bonn – Forschung heute – Zukunft morgen. Georg Thieme Verlag KG, 2018. http://dx.doi.org/10.1055/s-0038-1640325.

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6

Silu, M., G. Gupta, D. Sarowa, and V. Samor. "A study revealing the challenges and management of airway foreign bodies in pediatric patients." In Abstract- und Posterband – 91. Jahresversammlung der Deutschen Gesellschaft für HNO-Heilkunde, Kopf- und Hals-Chirurgie e.V., Bonn – Welche Qualität macht den Unterschied. © Georg Thieme Verlag KG, 2020. http://dx.doi.org/10.1055/s-0040-1710795.

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7

Sitaru, AM, M. Poenaru, C. Doros, D. Horhat, ER Boia, and NC Balica. "Pediatric tracheostomy – A 3 year retrospective study - Timisoara „Louis Turcanu” Emergency Hospital for Children experience." In Abstract- und Posterband – 91. Jahresversammlung der Deutschen Gesellschaft für HNO-Heilkunde, Kopf- und Hals-Chirurgie e.V., Bonn – Welche Qualität macht den Unterschied. © Georg Thieme Verlag KG, 2020. http://dx.doi.org/10.1055/s-0040-1711320.

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8

Eismann, S., I. Fiz, JC Kölmel, C. Sittel, D. Di Dio, V. Goetz, J. Steimer, and F. Fiz. "Outcome prediction of laryngotracheal reconstruction with costal graft in pediatric patients: Role of European Laryngological Society Score (ELS-SCORE)." In Abstract- und Posterband – 90. Jahresversammlung der Deutschen Gesellschaft für HNO-Heilkunde, Kopf- und Hals-Chirurgie e.V., Bonn – Digitalisierung in der HNO-Heilkunde. Georg Thieme Verlag KG, 2019. http://dx.doi.org/10.1055/s-0039-1685591.

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9

Berger, T., M. Fuchs, Karl-Titus Hoffmann, and A. Dietz. "The standardized case demonstration in the neuro und pediatric radiology board leads to a relevant improvement of preoperative CI diagnostics." In Abstract- und Posterband – 91. Jahresversammlung der Deutschen Gesellschaft für HNO-Heilkunde, Kopf- und Hals-Chirurgie e.V., Bonn – Welche Qualität macht den Unterschied. © Georg Thieme Verlag KG, 2020. http://dx.doi.org/10.1055/s-0040-1711081.

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10

Heimann, L., N. Oberkircher, D. Hecker, G. Wenzel, N. Graf, A. Simon, and B. Schick. "Monitoring the Hair Cell Function in Pediatric-Oncologic Patients during Gentamicin Application Using Distortion-Product Otoacoustic Emissions up to 16 kHz." In Abstract- und Posterband – 90. Jahresversammlung der Deutschen Gesellschaft für HNO-Heilkunde, Kopf- und Hals-Chirurgie e.V., Bonn – Digitalisierung in der HNO-Heilkunde. Georg Thieme Verlag KG, 2019. http://dx.doi.org/10.1055/s-0039-1686394.

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