Academic literature on the topic 'Cerimoniale imperiale'

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Journal articles on the topic "Cerimoniale imperiale"

1

McEvoy, Meaghan. "Rome and the transformation of the imperial office in the late fourth–mid-fifth centuries AD." Papers of the British School at Rome 78 (November 2010): 151–92. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200000854.

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Abstract:
Sommarii:Questo articolo identifica una ragione finora non riconosciuta circa la crescente presenza imperiale a Roma dall'ascesa di Onorio nel 395 d.C. fino all'assassinio di Valentiniano III nel 455, nella forma della trasformazione dell'ufficio imperiale stesso, che stava prendendo piede in questo periodo, come risultato della ripetuta ascesa degli imperatori-bambini nel Occidente tardo-romano. Questi prolungati governi dei minori, che si verificano a un certo punto nella storia tardo-romana quando la crescita della cerimonializzazione e owiamente della cristianizzazione andarono a costituire un importante parte del ruolo delrimperatore, portarono con loro anche una piu grande necessita che la citta di Roma agisse come stage politico chiave per l'esposizione del cerimoniale imperiale, in particolare tanto il supporto della ricchezza deH'aristocrazia senatoria fondata a Roma, divenne ancora piu cruciale quanta le fonti delle entrate imperiali andarono perdute all'impero d'Occidente per via delle invasioni barbariche. In aggiunta, la fondazione del mausoleo di Onorio, adiacente alia basilica di San Pietro, e l'estesa costruzione delle chiese e gli sforzi decorativi della famiglia imperiale durante il regno di Valentiniano III, illuminarono le credenziali cristiane dell'imperatore d'Occidente, e contestano la vecchia visione che i vescovi di Roma avevano gia preso il soprawento sul ruolo delrimperatore' all'interno della citta a partire dal V secolo d.C.
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2

Becker, Rotraud. "Das Präzedenzrecht des Praefectus Urbis." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (December 20, 2017): 175–236. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0011.

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Abstract:
Riassunto Nel 1631 papa Urbano VIII conferi al suo nipote Taddeo Barberini il titolo di Praefectus Urbis, di cui erano stati insigniti a partire dal 1435 anche altri nipoti secolari dei papi, elevando percio lui e la sua famiglia al rango principesco. Come segno esteriore della sua posizione di rilievo egli avrebbe dovuto occupare, nel cerimoniale pontificio, il primo posto tra i dignitari secolari, ottenendo in tal modo la precedenza sui rappresentanti delle potenze a Roma. La disposizione provoco l’opposizione nella maggior parte dei principi che ordinarono ai loro diplomatici di non partecipare piu alle cerimonie papali, e in particolare alle processioni solenni e le messe celebrate nella Cappella Sistina. Una via per imporre il nuovo ordine gerarchico sarebbe potuta essere quella di far leva sull’imperatore, il quale si trovava in serie difficolta a causa delle vittorie svedesi, per convincerlo a chiedere al suo ambasciatore di dare la precedenza al prefetto urbano. Se ci si fosse riusciti, tutti gli altri rappresentanti diplomatici sarebbero dovuti adeguarsi. A lungo la casata Barberini tento di indurre Ferdinando II a fare questo passo, ricorrendo all’aiuto dei nunzi, a lettere lusinghiere, promesse, doni dissimulati, all’azione persuasiva di consiglieri imperiali e parenti, ma fin dall’inizio la corte imperiale era decisa di non agire senza prima accordarsi con la Francia e la Spagna. Pertanto il progetto era destinato al fallimento, perche la resistenza francese era scontata e ben nota; si evito pero, sulla base di alterne motivazioni, di dare una risposta negativa definitiva. Dai rapporti dei nunzi emerge inoltre che Ferdinando II, pur non volendo accettare un cerimoniale pontificio in cui i rappresentanti dell’imperatore e dell’Impero sarebbero stati retrocessi, si mostrava comunque attento a non inasprire le tensioni gia esistenti. Si intendeva dunque risolvere il problema rinviando, anzi astenendosi consapevolmente da ogni decisione, ma tale atteggiamento provoco ulteriori malumori e porto alla brusca fine della carriera di un nunzio. E, soprattutto, fini a danneggiare la reputazione del papato anche nei territori cattolici dell’Impero.
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Becker, Rotraud. "Das Präzedenzrecht des Praefectus Urbis." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (March 5, 2018): 175–236. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0011.

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Abstract:
Riassunto Nel 1631 papa Urbano VIII conferì al suo nipote Taddeo Barberini il titolo di Praefectus Urbis, di cui erano stati insigniti a partire dal 1435 anche altri nipoti secolari dei papi, elevando perciò lui e la sua famiglia al rango principesco. Come segno esteriore della sua posizione di rilievo egli avrebbe dovuto occupare, nel cerimoniale pontificio, il primo posto tra i dignitari secolari, ottenendo in tal modo la precedenza sui rappresentanti delle potenze a Roma. La disposizione provocò l’opposizione nella maggior parte dei principi che ordinarono ai loro diplomatici di non partecipare più alle cerimonie papali, e in particolare alle processioni solenni e le messe celebrate nella Cappella Sistina. Una via per imporre il nuovo ordine gerarchico sarebbe potuta essere quella di far leva sull’imperatore, il quale si trovava in serie difficoltà a causa delle vittorie svedesi, per convincerlo a chiedere al suo ambasciatore di dare la precedenza al prefetto urbano. Se ci si fosse riusciti, tutti gli altri rappresentanti diplomatici sarebbero dovuti adeguarsi. A lungo la casata Barberini tentò di indurre Ferdinando II a fare questo passo, ricorrendo all’aiuto dei nunzi, a lettere lusinghiere, promesse, doni dissimulati, all’azione persuasiva di consiglieri imperiali e parenti, ma fin dall’inizio la corte imperiale era decisa di non agire senza prima accordarsi con la Francia e la Spagna. Pertanto il progetto era destinato al fallimento, perché la resistenza francese era scontata e ben nota; si evitò però, sulla base di alterne motivazioni, di dare una risposta negativa definitiva. Dai rapporti dei nunzi emerge inoltre che Ferdinando II, pur non volendo accettare un cerimoniale pontificio in cui i rappresentanti dell’imperatore e dell’Impero sarebbero stati retrocessi, si mostrava comunque attento a non inasprire le tensioni già esistenti. Si intendeva dunque risolvere il problema rinviando, anzi astenendosi consapevolmente da ogni decisione, ma tale atteggiamento provocò ulteriori malumori e portò alla brusca fine della carriera di un nunzio. E, soprattutto, finì a danneggiare la reputazione del papato anche nei territori cattolici dell’Impero.
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Di Cosmo, Antonio Pio. "Le insegne ed i riti d’ascesa degli imperatori. Senso e significatività dei segni dell’eccellenza da Costantino a Valentiniano I." Anales de Historia Antigua, Medieval y Moderna 53 (May 20, 2020): 33–51. http://dx.doi.org/10.34096/ahamm.v53.7413.

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Abstract:
Il presente contributo analizza il ruolo giocato dai segni del potere imperiale ed in particolare delle insegne nei riti di elezione. Questa ricerca applica le conoscenze in materia archeologica, antropologica e storica. Si racconta il rituale di elezione e si risolvono le questioni circa i problemi di rappresentazione dell’augusto nelle cerimonie d’ascesa. In questo modo si vagliano le strategie di comunicazione che modellano i protocolli di creazione degli augusti.
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5

Zardini, Thiago Brandão. "Entre panegíricos e moedas: um estudo da cultura política através da retórica e das imagens divinas na Tetrarquia." Romanitas - Revista de Estudos Grecolatinos, no. 4 (March 2, 2015): 120. http://dx.doi.org/10.17648/rom.v0i4.9206.

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Abstract:
As reformas da Tetrarquia e, sobretudo, a sistemática reordenação do culto imperial sob a égide de Diocleciano e Maximiano podem ser analisadas a partir do estudo das moedas e dos Panegíricos Latinos. O objetivo deste artigo consiste em compreender qual o papel político desses dois elementos, que a priori consideramos como instrumentos de louvor no cerimonial da basileia. Como estudo de caso, selecionamos as imagens de Júpiter e, principalmente, de Hércules, que aparecem nas emissões monetárias e nas passagens dos discursos. O enlace que ocorre entre o basileus e os súditos por ocasião dos rituais públicos, bem como as relações de poder que decorrem do processo de legitimação do governo, foram pensados à luz dos pressupostos teóricos da cultura política.
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D’Amico, Stefano. "An Ephemeral King: Political Power and Urban Space in Spanish Milan." CHEIRON, no. 1 (February 2022): 13–38. http://dx.doi.org/10.3280/che2021-001002.

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Abstract:
Nel XVI e XVII secolo, mentre ambiziose riorganizzazioni principesche del tessuto urbano trasformarono la maggior parte delle città italiane, Milano rimase sostanzialmente invariata. Nel tentativo di assicurarsi pace e stabillità in una regione essenziale dal punto di vista strategico per il sistema imperiale, la corte di Madrid abdicò a buona parte del potere locale a favore del patriziato e della Chiesa. Questo articolo suggerisce che i sovrani spagnoli, in uno sforzo volto a non inimicarsi le elites urbane, si astennero anche dall'esibire il loro potere nella fabbrica cittadina attraverso nuovi sviluppi urbanistici, la costruzione di edifici maestosi o semplicemente l'esibizione di loro ritratti, e limitarono la loro presenza simbolica alle periodiche cerimonie reali e ad architetture effimere.
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Omena, Luciane Munhoz de, and Erick Messias Costa Otto Gomes. "Materialidade e comemoração da morte no Principado romano: uma leitura dos Funera de Druso e Germânico em Tácito (séculos I-II d. C.)." Revista M. Estudos sobre a morte, os mortos e o morrer 2, no. 4 (February 25, 2019): 339. http://dx.doi.org/10.9789/2525-3050.2017.v2i4.339-360.

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Abstract:
Este artigo tem como objetivo compreender as representações da morte e suas relações com a memória, a partir das procissões funerárias nos Anais de Tácito, em diálogo com os vestígios materiais. Traçaremos algumas reflexões críticas acerca dos rituais mortuários, já que os funerais se transformavam em espetáculos de poder em todo o império. Torna-se, então, relevante analisar a procissão funerária e seu desenrolar no espaço urbano, pois, juntamente com seus integrantes, os símbolos e as insígnias, incorporavam um cerimonial teatralizado, que colocava em cena o morto na estrutura de poder e sua posição nas gerações da família. Para tanto, devemos nos concentrar nos funerais de Germânico e Druso e, a partir daí, compreender as dimensões simbólicas da morte para a manutenção e legitimação da domus de Tibério na aula imperial.
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Avelar, Lucas Endrigo Brunozi. "Aspectos da cultura de consumo de álcool dos grupos escravizados." Revista Ingesta 1, no. 2 (November 30, 2019): 137. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2596-3147.v1i2p137.

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Abstract:
No século XVIII a ideologia religiosa associava a ingestão de álcool pelos escravizados com a fonte dos pecados e no século XIX com a origem de males morais. Exemplo desta ideologia aparece quando, ao descrever as senzalas que observou, o viajante Ribeyrolles refere-se a elas como sendo “antros, onde reinam às vezes as distrações e prazeres bestiais da embriaguez, em que jamais se fala do passado, porque é a dor, nem do futuro porque está cerrado”. A senzala então seria o espaço dominado pelo prazer bestial da embriaguez escrava, por sua vez, momento de negação completa (“jamais”) do trabalho de memória marcado pelo sofrimento e negação completa do planejamento do porvir. Ademais, o consumo de álcool parecia apenas acontecer em excesso, como se não houvesse uso regulado e socialmente aceito entre os grupos escravizados. Estudando a “macumba paulista”, Roger Bastide encontra relato de que naquele ritual faziam “‘um feitiço’ diante da imagem de Cristo, ao pé do qual puseram pinga e mandioca”. Câmara Cascudo informa que a aguardente penetrou o cerimonial religioso e se integrou ao “patrimônio oblacional africano”. Uma série de outras referências dão notícia da presença do álcool destilado presente nas experiências religiosas dos grupos escravizados. Nas festividades do cachambu e do jongo, por exemplo, a pinga é usada para molhar o couro dos tambores e afiná-los na fogueira, não apenas para ingestão. Por sua vez, ao estudar a vida cotidiana dos escravizados no Rio de Janeiro do século XIX, Mary Karash acrescentou outras razões do lugar da cachaça entre os africanos e seus descendentes: baixo preço, gênero básico da dieta, complemento alimentar (carência de alimentos nutritivos), socialmente aceitável entre os próprios escravizados e provoca embriaguez. Tomando como horizonte conceitual as noções de gramática profunda (Mintz e Price) e memória subterrânea (Michael Pollak), pretendo nesta apresentação expor os resultados parciais do significado do consumo do álcool destilado durante a escravidão brasileira do período imperial, com destaque para a dimensão religiosa e embriagante da ingestão alcoólica. A proposta é fazer a crítica desta ideologia racista da embriaguez escrava identificando traços de uma cultura etílica afro-orientada, forjada no Sudeste escravista e que ainda guarda reminiscências nas práticas contemporâneas. Deste modo pretendemos investigar em que medida esta cultura de consumo alcoólico foi elemento de resistência ao cativeiro.
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Dissertations / Theses on the topic "Cerimoniale imperiale"

1

VALLI, BARBARA. "I funerali imperiali dai precedenti tardo-repubblicani a Settimio Severo: aspetti topografici e rituali." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/2158/558342.

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