Dissertations / Theses on the topic 'Cellule vive'

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1

Mitri, Elisa. "Fabrication of microfluidic devices for studying living cells responding to external stimuli by FTIR vibrational spectroscopy." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/9971.

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Abstract:
2012/2013
The present PhD Thesis is about the development of new fabricative strategies to obtain microfluidic devices suitable for InfraRed MicroSpectroscopy (IRMS) studies on living cells in physiological environment and the demonstration of the screening and diagnostic capabilities of this technique for bio-medical applications. IRMS detects the vibrational pattern of molecules allowing the label-free characterization of the chemical profile of a biological specimen and its correlation with the sample morphology. Although powerful and versatile, this technique has been limited until recent years to the study of fixed or dried samples, in order to bypass the problem of water absorptions in the infrared spectral region. The use of microfabrication techniques for the production of Visible-Infrared (Vis-IR) transparent devices has recently opened an innovative approach, able to release some of the constrains encountered when dealing with living cells. Moreover, microfabrication is the best option to achieve long-range reproducibility of the optical path, which is mandatory for an accurate water subtraction in order to disclose cellular IR features. At first, we aimed to develop an IR-Vis transparent microfluidic chip with long-time stability in experimental conditions. The optical transparency was granted by the use of CaF2 or BaF2 as substrates, but their low surface energies imposed a challenge in order to establish reliable microfabrication protocols. With the introduction of a new strategy, that we refer to as “silicon-like”, based on the sputtering of a thin silicon layer onto the IR materials, it was possible to modify the surface properties of the substrates without changing their optical properties. These new substrates allowed the use of several common photo-resists as structural materials. The epoxy-based negative tone SU-8 was chosen for its chemical properties (resistance to solvents and watery media) and its long-term stability in experimental conditions. We established a new sealing protocol exploiting the optical properties of SU-8, able to create a chemical bonding between two already patterned layers of the polymer. It was thus possible to produce a new generation of fluidic chips, characterized by broadband transparency from mid-IR to UV and long-term stability in continuous flow conditions. Subsequently, the devices were employed to perform IRMS measurements on both adherent and circulating cells. In particular, we characterize the spectroscopic features associated to each stage of B16 cell cycle, the changes undergone in living MCF-7 upon exposure to hypo-osmotic and thermal stress and the apoptosis progression of U-937 cells, induced by growth factors removal and CCCP (Carbonyl Cyanide m-Chloro Phenylhydrazone) stimulation. All the studies had the intent to further verify the effectiveness of the microfluidic approach for both circulating and adherent living cells analysis and to prove the capabilities of IRMS as tool for the observation of biochemical processes undergone by live beings. For this reason, to validate the achieved results, a parallel analysis with a well established analytical technique such as the flow-cytometry was performed. The present Thesis demonstrates the capabilities of IRMS coupled with microfluidic technologies, as a diagnostic tool for bio-medical investigation of bio-medical applications. Thanks to the precise control of the cellular microenvironment, as well as its flexibility in terms of experimental design, IRMS could be seen as a new promising frontier for modern biology.
La presente tesi di dottorato concerne lo sviluppo di nuove strategie fabricative, volte all’ottenimento di dispositivi microfluidici per lo studio di cellule vive, in condizioni fisiologiche, tramite MicroSpettroscopia InfraRossa (MSIR). Inoltre intende dimostrare le potenzialità di questa tecnica analitica come mezzo di screening diagnostico in ambito bio-medico. La MSIR prevede la caratterizzazione di bio-molecole tramite l’acquisizione del loro spettro vibrazionale. A tale spettro viene poi associata un’immagine ottica, ottenendo quindi la correlazione tra il profilo morfologico di un campione e il suo contenuto chimico. Inoltre, l’uso della spettroscopia infrarossa permette una diretta analisi del campione senza l’uso di marcatori esterni o protocolli di fissazione. L’utilizzo di questa tecnica, sebbene molto potente e versatile, fino a pochi anni fa è stato limitato a campioni fissati o deidratati al fine di aggirare i problemi derivanti dal forte assorbimento delle molecole d’acqua nell’infrarosso, noti come “barriera di assorbimento dell’acqua”. L’utilizzo di tecniche di micro fabbricazione per la realizzazione di dispositivi trasparenti nelle regioni del visibile e dell’infrarosso ha permesso di sviluppare un nuovo e innovativo approccio allo studio di campioni biologici tramite MSIR, superando le limitazioni connesse alla “barriera di assorbimento dell’acqua” e quindi alla manipolazione di sistemi viventi. Inoltre, l’approccio micro fabbricativo è la migliore strategia per ottenere una perfetta riproducibilità del cammino ottico, necessaria per sottrarre dallo spettro vibrazionale il contributo dell’acqua e ricavare quindi le caratteristiche spettrali delle cellule. Nella parte iniziale di questo lavoro di tesi, si è rivolta particolare attenzione allo sviluppo di nuovi dispositivi microfluidici trasparenti nel visibile e nell’infrarosso caratterizzati da una lunga stabilità nelle condizioni di misura. I substrati comunemente usati nella MSIR (fluoruro di calcio o bario, CaF2 e BaF2 rispettivamente) hanno una bassa energia superficiale che richiede lo sviluppo di nuovi protocolli fabbricativi per l’ottenimento dei dispositivi. Durante questo lavoro è stata proposta una nuova strategia operativa, chiamata “silicon-like”, che prevede la modifica delle proprietà superficiali dei materiali tramite la deposizione di un sottile strato di silicio sulle finestre ottiche. Lo strato di silicio provoca un incremento dell’energia superficiale del substrato senza alterarne le proprietà ottiche e permette l’uso dei comuni resist come materiali strutturali. Tra questi, si è deciso di utilizzare l’SU-8 una resina epossidica con tono negativo le cui proprietà chimico-fisiche (resistenza ai solventi e all’ambiente acquoso) e la sua stabilità nel tempo soddisfano i requisiti imposti dalle condizioni di misura. Infine è stato sviluppato un nuovo protocollo di chiusura per i dispositivi, sfruttando le proprietà ottiche dell’SU-8. Grazie a queste innovazioni è stato possibile sviluppare una nuova generazione di dispositivi microfluidici dotati di grande stabilità nel tempo e ottima trasparenza nelle regioni del visibile e infrarosso. Successivamente i dispositivi sono stati impiegati per condurre diversi studi sia su cellule circolanti che in adesione tramite MSIR. Nello specifico, sono state caratterizzate le caratteristiche spettrali che distinguono ciascuna fase del ciclo cellulare per le cellule B16, i cambiamenti nel contenuto chimico di cellule MCF-7 indotte da stress di tipo termico e osmotico e i riarrangiamenti cellulari subiti dai monociti (U937) durante la progressione attraverso l’apoptosi. Tutti questi studi avevano l’intento di dimostrare l’utilità dell’approccio microfluidico allo studio di cellule vive tramite MSIR e validare le potenzialità della MSIR come tecnica di indagine diagnostica per i processi biochimici in vivo. Per questo, parallelamente agli esperimenti MSIR sono stati condotti degli esperimenti di citofluorimetria, una tecnica di routine in ambito biologico. Questa tesi dimostra le potenzialità della MSIR accoppiata alla microfluidica come mezzo di indagine bio-medica. Grazie al preciso controllo dell’ambiente cellulare e alla flessibilità ottenibile in termini di design degli esperimenti MSIR può essere vista come una nuova frontiera per la biologia moderna.
XXVI Ciclo
1986
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El, Ouali Hassan. "Détection immunocytochimique de la laminine in vivo et in vitro au niveau du tube séminifère de rat au cours de l'ontogenèse." Nancy 1, 1990. http://www.theses.fr/1990NAN10545.

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Zucchini, Nicolas. "Etude in vivo des cellules dendritiques plasmacytoïdes murines à l'infection par le cytomégalovirus murin." Aix-Marseille 2, 2009. http://theses.univ-amu.fr.lama.univ-amu.fr/2009AIX22090.pdf.

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Abstract:
Les cellules dendritiques plasmacytoïdes (pDC) sont caractérisés par leur habilité à produire rapidement de forts taux d'interféron de type I (IFN-I) en réponse à de nombreux virus, notamment lors de l'infection in vivo par le cytomégalovirus murin (MCMV). Les pDC contribuent aussi à la production d'autres cytokines. Cependant, leur relative contribution pour ces fonctions comparées à d'autres celliles n'est pas clairement établie. En outre, le rôle global des pDC dnas la réistance de l'hôte à l'infection virale est difficile à étudier avec rigueur, en partie en raison de l'absence d'une méthode permettant la déplétion efficace et spécifique de ces cellules in vivo. Les expressions de l'IFN-I, de l'IL-2 et du TNF-a ont été examinées par cytométrie en flux multiparamétrique permettant d'identifier les sources cellulaires et les mécanismes molléculaires impliqués pour la production de ce cytokines innées dans divers tissus précocement après l'infection par le MCMV. Les pDC spléniques sont la principale source de cytokines innées précocement après l'infection par le MCMV, avec production simultanée de trois cytokines dans des cellules individuelles. De plus, un rôle redondant de TLR-7 et -9 a été identifié pour la régulation de ces fonctions. Dans le but d'obtenir différents modèles murins conçus pour permettre l'étude rigoureuse des fonctions des pDC, nous sommes sur le point de générer des souris qui exprimeront spécifiquement la recombinase CRE dans les pDC
Plasmacytoid dentritic cells (pDC) are characterized by their ability to rapidly produce high levels of type I interferon (IFN-I) in response to many viruses, especially during in vivo infection by murine cytomegalovirus (MCMV). PDC also contribute to the production of other cytokines. However, their relativecontribution to these functions compared to other cells in unclear. In addtition, the overall role of pDC in the host resistance to viral infection is difficult to study rigorously, partly beacause of the lack beacause of a method for the effective and specific depletion of these cells in vivo. The expressions of IFN-I, IL-2 and TNF-a were examined by multiparameter flow cytometry identify the cellular souces and molecular mechanisms involved in the production if innate cytokines in various tissues early after infection by MCMV. Splenic pDC are the main source of innate cytokines early after infection been identified to regulate these functions. In order to obtain different mouse models designed for the rigorous study of pDC functions, we are about to generate mice that express CRE recombinase specifically in pDC
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Kasprzyk, Laetitia. "Caractérisation du facteur de transmission ZBTB4 in vivo & in vitro." Paris 7, 2013. http://www.theses.fr/2013PA077098.

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Abstract:
Les facteurs de transcription de la famille des ZBTBs jouent un rôle important dans l'organisme. Ces facteurs sont en effet impliqués dans le développement, ainsi que dans des processus pouvant conduire à la tumorigenèse. Trois de ces facteurs EBTB, nommés Kaiso, ZBTB4 et ZBTB38, appartiennent également à une famille de protéines capables de lier l'ADN méthylé (MBP) et qui sont de même impliquées dans des mécanismes cellulaires essentiels. Le but de ma thèse était d'initier la caractérisation de l'une de ces protéines ZBTB-MBP, ZBTB4, via la génération d'un modèle murin. Les premiers résultats sur l'étude du phénotype de ces souris, portant une mutation inhibitrice du gène Zbtb4, ont montré que les souris sont viables, fertiles, mais présentent un poids plus faible au niveau global, ainsi qu'au niveau de trois organes : le cerveau, le coeur et les reins. Elles montrent également un trouble du comportement avec une tendance accrue à l'anxiété. En parallèle de cette approche in vivo, l'étude in vitro de ZBTB4 a montré des résultats en faveur d'un rôle suppresseur de tumeur. Ce travail pourrait donc donner des pistes quant au rôle de ZBTB4 dans l'organisme
The ZBTBs transcription factors play an important role in the organism. These factors are indeed involved in development, as well as in several processes that may lead to tumorigenesis. Three of these ZBTB factors, named Kaiso, ZBTB4 and ZBTB38, also belong to a protein family able to bind methylated DNA (MBP) and also implicated in essential cellular mechanisms. The goal of my graduate work was to initiate the characterization of one of these ZBTB-MBP protein, ZBTB4, by generating a mouse model. The preliminary results on the study of the mice phenotype, carrying an inhibitory mutation of the Zbtb4 gene, showed that the mice are viable, fertile, but display an overall lower weight, especially for three organs in particular : the brain, the heart and the kidneys. They also display a behavior trouble, with an increased tendency to anxiety. In parallel of this in vivo approach, an in vitro study of ZBTB4 showed results in favor to a tumor suppressor role. This work could thus give clues concerning the role of ZBTB4 in the organism
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Breart, Béatrice. "Caractérisation du comportement des cellules NK in vivo." Nice, 2005. http://www.theses.fr/2005NICE4042.

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Abstract:
Les cellules " natural killer " (nk) sont des acteurs majeurs de l'immunite innee. Toutefois, encore peu de donnees nous permettent de comprendre leur role au sein du systeme immunitaire et notamment leurs mecanismes d'action et les partenaires cellulaires avec lesquels elles interagissent. Au cours de cette these nous avons etudie le comportement des cellules nk in vivo au cours de l'infection par le parasite intracellulaire leishmania major. Dans un premier temps, nous avons montre que les cellules nk sont, en premier lieu, recrutees dans le ganglion drainant ou elles sont activees et produisent de l'interferon-g (ifn-g), par un mecanisme impliquant les cellules cd4+, pour etre ensuite detectees au site de lesion trois jours apres infection. Nous avons aussi montré que les cellules nk, de faible mobilité, sont situees a l'endroit cle d'initiation de la reponse adaptative, au contact des dc, avec lesquelles elles interagissent, et des lymphocytes t, ce qui suggere qu'elles ont un role actif dans le controle des reponses immunitaires. Enfin, nous avons mis en evidence une nouvelle population de cellules exprimant a la fois le marqueur classique des dc, cd11c, et le marqueur des cellules nk, cd49b. Cette population constitue en fait une sous-population de cellules nk qui, par leur recrutement et leur activite, se comporte comme les cellules nk cd11c- au cours de l'infection par l. Major. Pris dans leur ensemble, nos resultats identifient pour la premiere fois une interaction in vivo entre les cellules nk et les dc, et constituent un prerequis necessaire a la poursuite des etudes sur ces cellules in vivo
Natural killer (nk) cells are major actor of innate immunity, however their role in the immune system as their mechanism of activation and their cellular interactions are still poorly understood. During this ph. D, we have studied the nk cell behavior in course of the intracellular parasite leishmania major infection. Primary we have shown that, after parasite inoculation, nk cells are first recruited in the draining lymph node where they are activated and produce ifn-g, by a mechanism involving cd4+ cells, and are then detected in the lesion site three days after infection. We have also schown that nk cells, low motile cells, are localized in a strategic area of the lymph node, where the initiation of adaptativ immune response takes place, in close contact and in interaction with dc and t lymphocytes. These data suggest that nk cells have an activ role in the control of immune response. Finally we caracterize a new cell population which express classical marker of dc, cd11c and the nk cell marker, cd49b. This population is in fact a sub-population of nk cells which, in term of recruitment and activity, behave as nk cd11c-nk cells in course of l. Majors infection. In conclusion, our results identify, for the first time, an interaction in vivo between nk cell and dc and constitute a necessary prelude of further nk cell study in vivo
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Maamar, Hédia. "Etude in vivo du système cellulolytique de Clostridium cellulolyticum : caractérisation du premier mutant d'insertion cipC." Aix-Marseille 1, 2003. http://www.theses.fr/2003AIX11034.

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Abstract:
La bactérie anaérobie Clostridium cellulolyticum, produit des complexes multiprotéiques (cellulosomes) qui dégradent la cellulose. Ces complexes sont composés de plusieurs enzymes ancrées sur une protéine d'assemblage (CipC). La plupart des gènes codant pour les sous unités des cellulosomes sont groupés dans un cluster de 26 kb. Deux mutants spontanés d'insertion du gène cipC (1er gène du cluster) ont été obtenus. CipC est interrompu par une seule séquence d'insertion (IS) (ISCce1) dans un cas ou par deux ISs (ISCce1 interrompue par ISCce2) dans l'autre cas. ISCce2 a été classée dans la famille des IS256, alors que ISCce1 pourrait être le premier membre d'une nouvelle famille d'IS. L'insertion dans cipC affecte la synthèse des cellulosomes et la capacité de la souche à dégrader la cellulose cristalline. Le mutant produit une protéine cipC tronquée et assemble des complexes qui n'incluent aucune des enzymes codées par les gènes du cluster. Ces complexes contiennent au moins 12 protéines à dockérine dont la majorité sont inconnues. Le mutant produit également 3 protéines majoritaires inconnues ne faisant pas partie des cellulosomes. La complémentation d'un mutant par clonage du gène cipC n'a pas permis de restaurer le phénotype sauvage. Les perturbations observées chez le mutant et la souche complémentée sont dues à l'effet polaire puissant de l'interruption de cipC sur l'expression des gènes en aval. L'intégration du plasmide dans le chromosome par recombinaison homologue a seule permis de restaurer le phénotype sauvage en rétablissant la succession des gènes dans le cluster. L'étude du mutant suggère un lien transcriptionnel entre les gènes du cluster.
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Dalle, Prisca. "Système intégré pour l'encapsulation monocouche de cellules." Thesis, Grenoble, 2012. http://www.theses.fr/2012GRENS036/document.

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Abstract:
L'implantation d'îlots de Langerhans microencapsulés est une thérapie prometteuse pour le diabète de type 1. Le concept est de rétablir la fonction de sécrétion d'insuline tout en évitant le rejet de greffe. Les premiers essais cliniques ont reporté des résultats encourageants mais encore peu reproductibles. En effet, les techniques actuelles de production de microcapsules sont manuelles et au sein d'un même lot les capsules ne sont pas homogènes. L'utilisation de la microfluidique offre la possibilité de remédier à ce problème. Ce projet présente les différentes étapes d'optimisation d'un système microfluidique complexe qui automatise le procédé d'encapsulation monocouche de cellules dans des capsules polymériques d'alginate. Ce système comporte trois fonctions principales en série : la formation de gouttes monodisperses d'alginate en flux d'huile par un module MFFD (Micro Flow Focusing Device), le transfert de ces gouttes de la phase huileuse vers une phase aqueuse gélifiante de calcium et enfin un second transfert vers un flux à concentration physiologique. Des capsules monodisperses et sphériques ont été obtenues en sortie de ce système et des premiers tests d'encapsulation de cellules ont été réalisés. Les capsules produites par le système automatisé ont conduit à une première implantation chez le rongeur. Ce système est une première étape clé vers un dispositif instrumenté qui permettrait aux cliniciens d'encapsuler des îlots rapidement et de façon reproductible directement après leur isolement, puis de les implanter chez les patients diabétiques. Mots clés : encapsulation, îlots de Langerhans, alginate, gélification, microfluidique, automatisation, MFFD, transfert de phase
Epileptic seizures arise from pathological synchronization of neuronal ensemble.Seizures originating from primary motor cortex are often pharmacoresistant, and many times unsuitable for respective surgery because of location of epileptic focus in eloquent area. Basal ganglia play important role in seizure propagation. Micro electrode recordings performed during previous studies indicated that input structures of basal ganglia such as GPe, Putamen and Subthalamic nucleus (STN) are strongly modified during seizures. For example the mean firing rate of neurons of the STN and Putamen increased and the percentage of oscillatory neurons synchronized with the ictal EEG was higher during seizures as compared to interictal periods. Pilot studies in humans have shown the possible beneficial effect of chronic DBS applied to STN in treatment of pharmacoresistant motor seizures. Our study was aimed at studying the therapeutic effect of electrical stimulation of input structures of basal ganglia . We first developed a stable, predictable primate model of focal motor epilepsy by intracortical injection of penicillin and we documented it's pharmacoresistence. We then stereotactically implanted DBS electrodes in the STN and Putamen. The stimulator was embedded at the back of the animals. Subthreshold electrical stimulations at 130 Hz were applied to STN. Stimulator was turned ON when penicillin was injected. Sham stimulation at 0 volt was used as a control situation, each monkey being its own control. The time course, number and duration of seizures occurring in each epochs of 1 h were compared during ON and sham stimulation periods. Each experimental session lasted uptoo 6 hours,We also studied preventive high frequency stimulation of STN and subthershold low frequency stimulation of Putamen with 5 Hz and 20 Hz in the same model .Finally we studied combined effects of high frequency STN and low frequency Putamen stimulation in one monkey Results: Data was analysed from 1572 seizures in 30 experiments in three monkeys for chronic STN stimulation , 454 seizures in 10 experiments in one moneky during preventive STN stimulation ,289 seizures from 14 experiments in two monkeys during LFS putamen stimulation and 477 seizures from 10 sessions during combined STN and Putamen stimulation in one monkey The best results were observed during chronic STN stimulation The occurrence of first seizure was significantly delayed as compared to sham situation. Total time spent in focal seizures was significantly reduced by ≥69% on an average (p ≤0.05) after STN stimulation, due to a significant decrease in the number of seizures especially so during the first 3 hours after stimulation. The duration of individual seizures reduced moderately. Bipolar and monopolar stimulation modes were equally effective Preventive HFS STN (in one specimen) was not found to be superior to acute stimulation. LFS Putamen alone was effective but mainly in first two hours of stimulation .In a combined HFS STN and LFS Putamen stimulation the effect of stimulation in terms of seizure control was modest and poor compared to HFS STN alone or LFS Putamen alone. This study provides original data in primates showing the potential therapeutic effect of chronic HFS-STN DBS to treat focal motor seizures . A discussion explaining these
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De, Smedt Thibaut. "Maturation et apoptose des cellules dendritiques in vivo." Doctoral thesis, Universite Libre de Bruxelles, 1998. http://hdl.handle.net/2013/ULB-DIPOT:oai:dipot.ulb.ac.be:2013/212028.

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Pezzella, Francesca Maria. "Studio ex vivo di rigenerazione epatica:valutazione biologico funzionale." Thesis, Università degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/233.

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Abstract:
Le cellule staminali mesenchimali possono essere considerarate una valida alternativa terapeutica al trapianto d'organo nel trattamento delle patologie epatiche. Il nostro studio, su modello animale, si propone di valutare parametri di funzionalita epatica (GOT,GPT,FAL) a diversi timepoints dopo la rigenerazione endogena con MSCs previa necrosi CCL4 indotta, rispetto al gruppo controllo di rigenerazione endogena spontanea. Tutti i ratti recuperano la funzionalita' epatica ma differente e il tempo di recupero che e risultato significativamente piu breve nel gruppo trattato con MSCs. Questi dati dimostrano che il trattamento con le cellule staminali mesenchimali potrebbe essere una efficace e valida terapia per le epatopatie.
Mesenchymal stem cells can represent a therapeutic alternative to organ transplantation in the treatment of liver diseases.This animal model study investigated liver function parameters (GOT, GPT, ALP) at different timepoints after organ regeneration with MSCs after CCL4-induced necrosis compared with normal organ regeneration controls.Hepatic functional recovery was significantively smaller in rats treated with stem cells compared with controls.These data demonstrated that the use of MSCs may ameliorate the treatment of hepatic desease
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Nicolini, Benedetta <1981&gt. "Effetto della combinazione di cellule CD4+CD25+, cellule staminali emopoietiche CD34+e ATG nella prevenzione della risposta alloreattiva delle cellule T in vitro ed in vivo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3557/1/nicolini_benedetta_tesi_dottorato.pdf.

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Abstract:
Il trapianto delle cellule staminali emopoietiche umane CD34+ in combinazione con le cellule T regolatorie CD4+/CD25+ FoxP3+ (Tregs) potrebbe prevenire l'alloreattività verso le cellule staminali emopoietiche e ridurre il rischio di rigetto in trapianti allogenici HLA non correlati. Per dimostrare questa ipotesi abbiamo messo in coltura le cellule CD34+ e le cellule CD4+/CD25+ isolate con metodica immunomagnetica (Miltnyi Biotec)da sangue periferico non manipolato,sangue periferico mobilizzato con G-CSF o da Cordone ombelicale. Gli esperimenti svolti in vitro, hanno evidenziato che le cellule Tregs arricchite, ottenute dalla stessa fonte delle cellule CD34+( autologhe), mostravano un effetto inibitorio maggiore sulle celulle T alloreattive, rispetto alle cellule Tregs ottenute da un donatore terzo(allogenico).Inoltre l'attività immunosoppressoria delle Tregs era mantenuta dopo stimolazione con cellule CD34+ allogeniche e i Tregs non modificavano l'attività clonogenica delle cellule staminali CD34+. Avendo ottenuto questi dati in vitro abbiamo trapiantato in topi NOD/SCID le cellule Tregs e le cellule CD34+ in rapporto 1:1 o 1:2 ed è stato osservato un normale attecchimento delle cellule staminali. Incubando queste cellule con dosi fisiologiche di timoglobulina derivata da coniglio (nota molecola immunosopressoria) non veniva modificato il numero dei Tregs dopo 6 giorni di coltura. Dopo l'esposizione alla Timoglobulina, inoltre, i Tregs mantenevano la loro attività soppressoria, aumentava l'espressione del recettore chemochinico CCR7, e venivano rilasciate diverse citochine principalmente l'interleuchina 10(IL-10). Tali dati dimostrano come sia le cellule tregs autologhe che quelle allogeniche potrebbero essere trapiantate insieme alle cellule staminali CD34+ dopo un regime preparatorio di terapia che include la timoglobulina. A tale scopo sono state eseguite selezioni di Tregs da aferesi di donatori sani mobilizzati con G-CSF su scala clinica utilizzando biglie immunomagnetiche Clinical grade (Miltenyi Biotec) e sono state confrontate 2 modalità di selezione con due o tre passaggi con o senza la deplezione dei monociti CD14+.Si è dimostrato così che è possibile selezionare un numero uguale di CD34+ e Tregs ,che con la metodica che prevede la deplezione dei monociti si ottiene una popolazione di cellule Tregs più pura ( > 80%) e infine le applicazioni possibili di questi risultati includo: trapianto di cellule CD34+ del donatore insieme a cellule Tregs in trapianti aploidentici ; infusione of cellule tregs isolate da PBSC mobilizzati con G-nei casi di pazienti con GVHD steroide-resistente; infusione di G-Tregs del donatore nei casi di rigetto di organo trapiantato da of donatore ancora vivente.
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Nicolini, Benedetta <1981&gt. "Effetto della combinazione di cellule CD4+CD25+, cellule staminali emopoietiche CD34+e ATG nella prevenzione della risposta alloreattiva delle cellule T in vitro ed in vivo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3557/.

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Abstract:
Il trapianto delle cellule staminali emopoietiche umane CD34+ in combinazione con le cellule T regolatorie CD4+/CD25+ FoxP3+ (Tregs) potrebbe prevenire l'alloreattività verso le cellule staminali emopoietiche e ridurre il rischio di rigetto in trapianti allogenici HLA non correlati. Per dimostrare questa ipotesi abbiamo messo in coltura le cellule CD34+ e le cellule CD4+/CD25+ isolate con metodica immunomagnetica (Miltnyi Biotec)da sangue periferico non manipolato,sangue periferico mobilizzato con G-CSF o da Cordone ombelicale. Gli esperimenti svolti in vitro, hanno evidenziato che le cellule Tregs arricchite, ottenute dalla stessa fonte delle cellule CD34+( autologhe), mostravano un effetto inibitorio maggiore sulle celulle T alloreattive, rispetto alle cellule Tregs ottenute da un donatore terzo(allogenico).Inoltre l'attività immunosoppressoria delle Tregs era mantenuta dopo stimolazione con cellule CD34+ allogeniche e i Tregs non modificavano l'attività clonogenica delle cellule staminali CD34+. Avendo ottenuto questi dati in vitro abbiamo trapiantato in topi NOD/SCID le cellule Tregs e le cellule CD34+ in rapporto 1:1 o 1:2 ed è stato osservato un normale attecchimento delle cellule staminali. Incubando queste cellule con dosi fisiologiche di timoglobulina derivata da coniglio (nota molecola immunosopressoria) non veniva modificato il numero dei Tregs dopo 6 giorni di coltura. Dopo l'esposizione alla Timoglobulina, inoltre, i Tregs mantenevano la loro attività soppressoria, aumentava l'espressione del recettore chemochinico CCR7, e venivano rilasciate diverse citochine principalmente l'interleuchina 10(IL-10). Tali dati dimostrano come sia le cellule tregs autologhe che quelle allogeniche potrebbero essere trapiantate insieme alle cellule staminali CD34+ dopo un regime preparatorio di terapia che include la timoglobulina. A tale scopo sono state eseguite selezioni di Tregs da aferesi di donatori sani mobilizzati con G-CSF su scala clinica utilizzando biglie immunomagnetiche Clinical grade (Miltenyi Biotec) e sono state confrontate 2 modalità di selezione con due o tre passaggi con o senza la deplezione dei monociti CD14+.Si è dimostrato così che è possibile selezionare un numero uguale di CD34+ e Tregs ,che con la metodica che prevede la deplezione dei monociti si ottiene una popolazione di cellule Tregs più pura ( > 80%) e infine le applicazioni possibili di questi risultati includo: trapianto di cellule CD34+ del donatore insieme a cellule Tregs in trapianti aploidentici ; infusione of cellule tregs isolate da PBSC mobilizzati con G-nei casi di pazienti con GVHD steroide-resistente; infusione di G-Tregs del donatore nei casi di rigetto di organo trapiantato da of donatore ancora vivente.
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Vaillant, Solenne. "Suivi in vivo de cellules immunitaires par imagerie multimodale." Thesis, Université Paris-Saclay (ComUE), 2019. http://www.theses.fr/2019SACLS021/document.

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Abstract:
De récents résultats d’études cliniques ont démontré l’efficacité de l’immunothérapie chez des patients atteints de cancer. Ce type de thérapie consiste à traiter les cellules cancéreuses en stimulant les défenses immunitaires du patient. Le but de ce projet de thèse est de mettre au point un biomarqueur d’efficacité de cette thérapie, afin d’une part de mieux comprendre les mécanismes biologiques mis en jeu, et d’autre part d’avoir un indicateur précoce et non-invasif de réponse du patient à l’immunothérapie. Pour ce faire, deux techniques d’imagerie (IRM et TEP) ont été utilisées comme outils de suivi in vivo de la biodistribution de différentes populations de cellules immunitaires. La première étape de ce travail a été d’établir différents protocoles de marquage des cellules immunitaires. Pour l’approche TEP, les cellules immunitaires ont été marquées avec du Zirconium 89 ; quant à l’IRM, deux techniques de marquage ont été étudiées : la première utilise des nanoparticules de fer, l’autre des micelles chargées en Fluor 19. Après validation de leur non-toxicité, la sensibilité de chaque marquage a été évaluée in vitro dans un premier temps, puis in vivo dans un deuxième temps, permettant ainsi d’étudier la biodistribution des cellules immunitaires après différents types d’injections. Le marquage au Zirconium 89 a ensuite été testé sur différents modèles animaux d’immunothérapies (par exemple PD1/PDL1). Enfin, les marquages directs ne permettant pas un suivi optimal des cellules à long terme, une approche de marquage cellulaire utilisant des gènes rapporteurs a été envisagée. Il s’agissait de modifier le génome des cellules immunitaires afin qu’elles puissent exprimer une enzyme (par exemple la thymidine kinase virale HSV1-TK) ou un transporteur (tel que le transporteur d’iode NIS) permettant l’internalisation d’un traceur radioactif in vivo, et de pouvoir ainsi réaliser un marquage indirect des cellules
Recent clinical trial results have demonstrated the efficacy of immunotherapy in cancer patients. This type of therapy involves treating cancer cells by stimulating the patient's immune defenses. The aim of this thesis project is to develop a biomarker of efficacy for this therapy, in order to better understand the biological mechanisms involved, and to have an early and non-invasive indicator of the patient’s response to immunotherapy. To do this, two imaging techniques (MRI and PET) were used as in vivo monitoring tools for the biodistribution of different populations of immune cells. The first step of this work was to establish different protocols for labeling immune cells. For the PET approach, the immune cells were labeled with Zirconium 89; and for MRI, two labeling techniques were studied: the first uses iron nanoparticles, and the other uses micelles loaded with Fluorine 19. After validation of their non-toxicity, the sensitivity of each labeling was evaluated in vitro, then in vivo in a second step, thus making it possible to study the biodistribution of the immune cells after different types of injections. The labeling with Zirconium 89 was then tested on different animal models of immunotherapies (PD1/PDL1 for example). Finally, since direct markings do not allow optimal cellular monitoring in the long term, a cell labeling approach using reporter genes has been considered. It involved modifying the genome of the immune cells so that they could express an enzyme (for example the viral thymidine kinase HSV1-TK) or a transporter (such as the NIS iodine transporter) allowing the internalization of a radioactive tracer in vivo, and thus be able to carry out indirect labeling of the cells
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Barbosa, De Brito Marina de Lurdes. "Cellular integration of the dopamine signal ex vivo and in vivo." Paris 6, 2011. http://www.theses.fr/2011PA066695.

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Abstract:
La dopamine est un neuromodulateur impliqué dans une grande diversité de fonctions physiologiques et il est étonnant de constater qu'un faible nombre de neurones dopaminergiques puisse encoder une telle richesse d'informations. Ceci s'explique par l'organisation anatomique complexe des projections dopaminergiques, l'encodage temporel de la libération de dopamine et la diversité des récepteurs. La contribution de l'intégration post-synaptique du signal dopaminergique est mal connue. Les récepteurs D1 activent la cascade AMPc/PKA qui, jusqu'à présent, ne pouvait être étudiée qu'en dehors de son contexte spatio-temporel. Les biosenseurs FRET permettent désormais d'accéder à ces dimensions et nous avons utilisé l'imagerie optique pour suivre cette cascade de signalisation dans des neurones. Dans des tranches de cerveau, nous montrons que, par-rapport aux neurones pyramidaux du cortex, les neurones du striatum présentent une activité AC plus forte, pas d'activité PDE4 et une régulation par la DARPP-32. Ces particularités permettent aux neurones striataux de répondre efficacement à des stimulations dopaminergiques de moins d'une seconde, telles celles associées à la récompense. Ces résultats démontrent que deux types de neurones peuvent intégrer différemment un même signal dopaminergique via la même cascade de signalisation, démontrant l'importance du niveau post-synaptique dans l'intégration de l'information véhiculée par la dopamine. Pour analyser l'intégration du signal dopaminergique in vivo, nous avons utilisé la microscopie par fibre optique avec la détection simultanée de fluorescence dans deux longueurs d'onde. Nous avons mis au point et validé un nouveau biosenseur avec GFP/dTomato. Ce biosenseur et l'imagerie par fibre optique nous ont permis de suivre par imagerie in vivo, pour la première fois, l'activation de la PKA dans des neurones de régions profondes du cerveau
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Le, Magueresse-Battistoni Brigitte. "Regulation paracrine des cellules de sertoli par les cellules germinales : etude in vivo chez le rat." Rennes 1, 1987. http://www.theses.fr/1987REN10107.

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Abstract:
Les cellules germinales pourraient influencer le fonctionnement des cellules de sertoli via une relation de cellule a cellule et/ou par un ou des agents paracrines, avant la puberte. Cette influence depend de l'age et de l'action des hormones
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Kassem, Mohamad. "Etude in vivo et in vitro du vieillissement des îlots pancréatiques : impact de la sénescence endothéliale et des microparticules sur la fonction des îlots." Thesis, Strasbourg, 2017. http://www.theses.fr/2017STRAJ007/document.

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Abstract:
Ce travail scientifique a abordé la problématique du vieillissement des îlots pancréatiques et l’effet de la senescence endothéliale et des microparticules (MPs) sur la fonction des îlots. Nous avons exploré l’impact du vieillissement du pancréas sur la morphologie, le devenir et la fonction de l’îlot pancréatique par analyse comparative entre pancréas de rats jeunes et d’âge moyen et le rôle des MPs endothéliales pro-sénescentes sur la fonction des îlots et leur sénescence prématurée. Nos résultats in vivo montrent que le pancréas est un organe précocement sensible au stress oxydant s’accumulant avec l’âge. Il conduit à la surexpression des marqueurs procoagulants et de senescence sans apparition d’apoptose. In vitro, les MPs de cellules endothéliales sénescentes ont un effet pro-sénescent sur les îlots pancréatiques isolés de rats jeunes avec une activité SA-β-galactosidase caractéristique, la surexpression des marqueurs p53, p21 et p16 et la réduction de la capacité de la sécrétion d’insuline en réponse au glucose. L’ensemble de nos résultats in vivo et in vitro désigne la contribution de la sénescence endothéliale comme une cause probable à la dysfonction de greffon
This scientific work has tackled the question of the pancreatic islets aging and the effect of endothelial senescence and microparticles (MPs) on islet function. We investigated the impact of aging on pancreas morphology, fate and on the function of the pancreatic islet by comparative analysis between pancreas in young and middle-aged rats, as well as the role of pro-senescent endothelial MPs on islet function and their premature senescence. Our in vivo data show that the pancreas is an early sensitive organ to oxidative stress accumulating with age and leading to overexpression of the procoagulant and senescence markers without appearance of apoptosis. In vitro, MPs of senescent endothelial cells have a pro-senescent effect on pancreatic islets isolated from young rats with characteristic SA-β-galactosidase activity, overexpression of p53, p21 and p16 markers and reducing the ability of insulin secretion in response to glucose. Altogether, our in vivo and in vitro data indicate the contribution of endothelial senescence as a possible contributor to graft dysfunction
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Jarzebowski, Léonard. "Unraveling variations in ribosome biogenesis activity in the mouse hematopoietic system at homeostasis in vivo." Thesis, Paris 6, 2016. http://www.theses.fr/2016PA066402/document.

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Abstract:
Les cellules souches (CS) se démarquent des progéniteurs et cellules différenciées à de nombreux égards. Notamment, les CS présentent des caractéristiques particulières dans des processus cellulaires fondamentaux, et il a été récemment proposé que la biogenèse des ribosomes (BiRi) participe à la régulation des CS. Pendant ma thèse, j’ai utilisé diverses approches pour étudier le rôle et la régulation de la BiRi dans des populations de CS, in vivo et ex vivo dans des modèles murins.Grâce à un modèle d’inactivation génétique du facteur de BiRi Notchless (Nle), j’ai participé à l’étude de son rôle dans le lignage hématopoïétique et l’épithélium intestinal adultes, et cours du développement embryonnaire précoce. In vivo, la perte constitutive de Nle entraîne une létalité embryonnaire, et j’ai montré ex vivo que l’inactivation de Nle dans des CS embryonnaires induit une réponse au stress ribosomique médiée par le suppresseur de tumeur p53, et des défauts de prolifération/survie. L’induction de la perte de Nle chez l’adulte active également p53 dans les CS hématopoïétiques et intestinale, entraînant leur rapide élimination.En parallèle, j’ai utilisé plusieurs méthodes pour mesurer l’activité de BiRi des progéniteurs immatures et CS hématopoïétiques (CSH) à l’homéostasie, in vivo chez la souris adulte. J’ai ainsi mis en évidence des variations de l’activité de BiRi dans ces populations, révélant notamment une activité de BiRi des CSH jusqu’ici insoupçonnée du fait de leur quiescence.Dans l’ensemble, mon travail renforce l’idée d’un rôle de la BiRi dans la régulation des CS, et apporte une meilleure compréhension de la régulation de ce processus dans le lignage hématopoïétique
Stem cells (SCs) differ from progenitors and differentiated cells on many aspects. Notably, SCs display particular characteristics in fundamental cellular processes, and ribosome biogenesis (RiBi) has recently been proposed to play an important role in the regulation of SCs. During my thesis, I have used various approaches to study the role and regulation of RiBi in SC populations, using in vivo and ex vivo mouse models.Using genetic inactivation of the RiBi factor Notchless (Nle), I have participated to the analysis of its role in the adult hematopoietic system and intestinal epithelium, and in the establishment of the first cell lineages during early embryogenesis. In vivo, constitutive Nle deficiency causes early embryonic lethality, and I showed ex vivo that Nle inactivation in embryonic SCs induces a ribosomal stress response mediated by the tumor suppressor p53, and proliferation/survival defects. Conditional Nle inactivation in the adult mouse also induces activation of p53 in hematopoietic and intestinal SCs in vivo, leading to their rapid elimination.In parallel, I have used different methods to analyze the RiBi activity of hematopoietic SCs (HSCs) and immature progenitors at homeostasis, in vivo in the adult mouse. Thus, I have unraveled variations in the RiBi activity of these populations, and notably uncovered previously unsuspected RiBi activity in HSCs despite their quiescent state.Altogether, my work supports the hypothesis of a role for RiBi in the regulation of SCs and provides better understanding of the activity of this process during hematopoietic differentiation
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Hojeij, Wassim. "Réalisation et caractérisations optoélectroniques de cellules photovoltaïques organiques." Limoges, 2007. https://aurore.unilim.fr/theses/nxfile/default/6e0c9ccc-22d0-4d73-b3b7-e2c9264fa719/blobholder:0/2007LIMO4062.pdf.

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Abstract:
Le développement de cellules photovoltaïques constitue un grand enjeu de la filière électronique organique. Ces cellules photovoltaïques organiques sont prometteuses pour la production d'énergie à bas coût. Elles peuvent être fabriquées sur substrat souple, ce qui leur permettra une intégration facile dans les appareils nomades comme les téléphones portables et les ordinateurs portables. Une étude morphologique des cellules photovoltaïques organiques est réalisée en étudiant les différents paramètres d’élaboration tels que la vitesse de dépôt, le nombre de bicouches dans chaque cellule et l’épaisseur totale de la couche active. Des études réalisées sur l’optimisation de cellules photovoltaïques organiques ont conduit à un rendement de conversion en énergie de 1,9 %. Enfin, une étude est menée sur l’effet de la géométrie de la cellule sur le comportement photovoltaïque en réalisant des dispositifs avec différentes dimensions
The development of efficient and stable organic solar cells constitutes the next major step in the development of organic electronics careers. These organic photovoltaic cells will be used for low cost energy production. They can be manufactured on flexible substrates, which will enable them to be easily integrated in electronics devices such as portable telephones and portable computers. A morphological study of multilayer and bulk heterojunction (BHJ) organic solar cells is carried out by studying the various parameters of realization such as the growth rate, the number of unit cells and the active layer thickness. Other studies are carried out on the optimisation of organic solar cells leading to a power conversion efficiency of 1,9 %. A study is undertaken on organic solar cells dimension effect on their photovoltaic behavior. The electromagnetic study of organic solar cell design shows that the electrical parameters depend on the geometric parameters of the active area
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Rousseau, Laure. "Réponse à l'irradiation in vivo des cellules souches neurales foetales." Thesis, Paris 5, 2012. http://www.theses.fr/2012PA05T009.

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Abstract:
La neurogenèse est un processus très contrôlé qui permet la production de l’ensemble des neurones en un temps limité. Toute perturbation peut alors entraîner un déficit de neurones à l’âge adulte et une instabilité génétique potentiellement oncogénique. Les rayonnements ionisants (RI) induisent, entre autres, des cassures double brin de l’ADN (CDB), un des types de dommages les plus délétères. Les RI sont couramment utilisés lors de diagnostiques médicaux et sont produits lors des catastrophes nucléaires. Le cortex en développement est particulièrement sensible aux RI. Nous avons analysé in vivo les différents aspects de la réponse aux dommages de l’ADN des cellules souches et progéniteurs neuraux (CSPN) de souris. Nous avons montré que les RI induisent des arrêts du cycle cellulaire à la transition G2/M et en intra-S mais pas à la transition G1/S, contrairement à ce qui est observé dans la plupart des lignées cellulaires. Nous avons aussi déterminé l’importance de la recombinaison homologue (RH), la plus fidèle des voies de réparation des CDB, pour la survie des cellules corticales. Ainsi les CSPN irradiés en phase S ou G2 ont besoin de la RH pour survivre à l’irradiation, contrairement à ceux irradiés en phase G1 ou aux neurones post-mitotiques. Nous avons aussi observé la reconstitution du stock de CSPN au détriment de la production de neurones, dans les heures qui suivent l’irradiation. Cette étude a permis une meilleure connaissance des mécanismes de réponse aux dommages à l’ADN des CSPN
Neurogenesis is a highly controlled process that allows the production of all the neurons during a limited time. Any perturbation may induce a loss of neurons and an eventually oncogenic genetic instability. Among various damages, ionizing radiation (IR) induces double strand breaks (DSB), one of the most serious damages. IR is commonly used for medical diagnosis and is produced during nuclear disaster. The developing cortex is particularly sensitive to ionizing radiation. We analyzed in vivo the different mechanisms of the DNA damage response of mouse neural stem cells and progenitors (NSCP). We showed that IR induces cell cycle arrests in G2/M and intra-S but not in G1/S, contrary to what is observed in most of the cell lines. We also determined the importance of homologous recombination (HR), the most accurate of DSB repair pathways for the survival of the cortical cells. So, irradiated in S or G2 phase NSCP need HR to survive, contrary to those irradiated in G1 or to post-mitotic neurons. We also observed the reconstruction of the pool of NSCP to the detriment of the neuron production, in the first hours after irradiation. This study allowed a better understanding of the DNA damage response mechanisms of NSCP
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Durquet-Perelman, Claire. "Repercussions d'un traitement par les oestrogenes sur les fonctions des cellules de kupffer in vivo et in vitro." Université Louis Pasteur (Strasbourg) (1971-2008), 1989. http://www.theses.fr/1989STR1M074.

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Simonato, Enea. "Studio in vitro e in vivo di cellule mesenchimali da sangue cordonale e cellule satellite da fibre muscolari scheletriche nella rigenerazione muscolare." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425210.

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Abstract:
Previous works showed that muscle substitutes composed by acellular matrix and myoblasts may represent a promising approach for the treatment of diseases characterized by congenital absence or loss of large areas of skeletal muscle tissue. Here, the regeneration process occurring in vivo within the prosthetic material has been studied verifying the expression, as mRNA and protein, of some skeletal muscle and nerve tissue markers during three month after reconstructive surgery. The experimental evidences indicate that a progressive muscle remodelling within the implants exists and it is not completed after three months. Indeed, the simultaneous presence of markers belonging to both early and late differentiative stages indicates the presence of activated progenitors towards the myogenic line and cellular elements of advanced stages. Moreover, the involving of circulating precursors, probably of marrow origin, in the regeneration process it is suggested by the following observations: i) persistence of poorly differentiated cells at 3 months after surgery, ii) important cell migration from vessels without inflammatory phenomena, and iii) implanted myoblasts, that are cells already committed toward a specific fate, presumably form multinucleated elements in a short time. Finally, there is a rapid appearence of both vascular network and the nervous component. Although these promising results, in view of medical application a problem arise when the function of muscle satellite cells is impaired or their number inside the muscle fibers is low. To overcome this problem, this research has been addressed to the identification of alternative cell sources. For this reason, it has been evaluated both in vitro and in vivo the myogenic potential of mesenchymal cells (MSCs) obtained from umbilical cord blood (UCB). There is the possibility to withdraw the umbilical cord blood at the birth time and to store it in tissue banks, and having an autologous MSC reserve to use for congenital muscular diseases. Evidence for myogenic differentiation was found when MSCs were seeded on Matrigel® coated plates and cultured with myogenic media. After 4 days Myf-5, detected by immunofluorescence, was expressed by 13% of MSCs increasing to 30% at 8 days. We used quantitative PCR for human MyoD and Myogenin mRNAs to further demonstrate myogenic differentiation of MSCs. To evaluate the regenerative capacity of MSCs we used a skeletal muscle chemical injury model (bupivacaine hydrochloride), resulting in necrosis of muscle fibers in Lewis rat Tibialis Anterior. Undifferentiated green fluorescent protein (GFP)-labeled MSCs were injected into the injured muscle, without immunosuppression. The cells engrafted after 1 week and stained positive for Myf-5 and MyoD. After 2 weeks, we noted striations in fibers containing UCB-MSCs suggesting an organization of cytoskeletal proteins into sarcomeres. The skeletal muscle appeared intact by histological analysis, without signs of significant immunologic response, and the presence of MSCs was detected by immunostaining with a monoclonal antibody against human-Nuclei. In addition, these cells also expressed myosin and sarcomeric tropomyosin, a motor-protein and an actin-binding filament protein, respectively. At both time points we observed fibers with centrally located nuclei, indicating regenerated fibers. Finally, the number of GFP-positive fibers/total fibers counted in several fields was 40% for both time points and the area covered by these fibers was 20% of all fibers at 7 days increasing to 26% at 14 days, indicating a maturation of these myofibers. Our in vitro and in vivo data indicate that human MSCs are able to differentiate towards the myogenic lineage and may be efficiently incorporated into injured skeletal muscle, supporting the muscle regenerative process.
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Alberghi, Ciro. "Trattamento di cellule cancerose mediante plasmi non termici." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11524/.

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Abstract:
Con lo sviluppo di sorgenti capaci di sostenere scariche di non equilibrio a pressione atmosferica è nato un notevole interesse per le applicazioni biomediche del plasma, data la generazione nella scarica di una varietà di agenti efficaci in più ambiti. I plasmi di questo tipo, caratterizzati principalmente da una temperatura macroscopica vicina a quella ambiente, sono infatti già utilizzati, ad esempio, per la sterilizzazione, per il trattamento di polimeri per migliorarne la biocompatibilità, e per l’accelerazione del processo di coagulazione del sangue. In questo lavoro verrà presentata un’altra possibilità applicativa, sempre nel settore della plasma medicine, ovvero l’utilizzo dei plasmi per il trattamento di cellule cancerose, che sta avendo un particolare successo a causa dei risultati ottenuti dai vari gruppi di ricerca che sottintendono un suo possibile futuro nel trattamento di neoplasie. Verrà presentata una breve introduzione alla fisica del plasma, mostrando alcuni parametri che caratterizzano questo stato della materia, concentrandosi in particolare sui plasmi non termici o di non equilibrio, per poi passare al processo di ionizzazione del gas. Nel secondo capitolo sono approfondite due sorgenti per la generazione di plasmi non termici, la scarica a barriera dielettrica e il plasma jet. Il terzo capitolo fornisce una preliminare spiegazione degli agenti generati nella scarica e il rapporto che hanno con la materia con cui interagiscono. L’ultimo capitolo è il fulcro della ricerca, e comprende risultati ottenuti negli ultimi anni da vari gruppi di ricerca di molte nazionalità, e una breve parte riguardante la sperimentazione originale svolta anche in mia presenza dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marconi”, rappresentato principalmente dal professor Carlo Angelo Borghi e dal professor Gabriele Neretti.
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McBerry, Cortez. "Cellular and Molecular Mechanisms of Immunoregulation In Vivo." University of Cincinnati / OhioLINK, 2012. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view?acc_num=ucin1354296472.

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Beauger, Nadine. "Manipulation ex vivo de greffons pour éliminer les cellules malignes et favoriser l'expansion de cellules souches hématopoiétiques normales." [Montréal] : Université de Montréal, 2001. http://wwwlib.umi.com/cr/umontreal/fullcit?pNQ71102.

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Abstract:
Thèse (Ph. D.)--Université de Montréal, 2002.
"NQ-71102." "Thèse présentée à la faculté des études supérieures en vue de l'obtention du grade de philosophiae doctor (Ph. D.) en sciences biomédicales option hématologie." L'annexe 1 comprend le volume intitulé: Monoclonal antibody-based therapy of cancer / edited by Michael L. Grossbard, ([51] p.). Version électronique également disponible sur Internet.
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Filippi, Christophe. "Cellules dentritiques : activation et différenciation des lymphocytes T CD4+ in vivo." Nice, 2003. http://www.theses.fr/2003NICE4028.

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Abstract:
Au cours de ma thèse, j'ai tenté de comprendre pourquoi certains individus sont plus sensibles que d'autres à l'infection par certains pathogènes. Je me suis intéressé à la présentation de l'antigène parasitaire LACK ainsi qu'à l'activation et la différenciation des lymphocytes T (LT) CD4+ spécifiques de cet antigène chez des souris infectées par le parasite Leishmania (L. ) major. Les travaux que nous avons effectués nous ont permis de montrer que les cellules responsables de l'initiation des réponses T CD4 anti-LACK chez les souris sensibles BALB/c comme chez les souris résistantes B10. D2 sont des cellules dendritiques (DC) qui expriment la molécule CD11b. Toutefois, alors que les DC issues de souris B10. D2 infectées induisent préférentiellement des réponses de polarité Th1, les mêmes cellules issues de souris BALB/c induisent des réponses de type Th2, probablement en raison de défaillances dans leur capacité à produire de l'IL-1b. De plus, ce phénomène est une propriété intrinsèque des DC des souris BALB/c et B10. D2, indépendante de l'infection, et pouvant être observée avec d'autres antigènes que LACK indépendament de l'haplotype des souris. Ainsi, la capacité de différents individus à monter des réponses T CD4 de polarité différente serait sous le contrôle de gènes exprimés par les DC. Au cours d'une autre étude, nous avons montré que les cinétiques d'activation et d'expansion des LT CD4+ anti-LACK sélectionnés consécutivement à l'infection chez les souris sensibles et résistantes sont comparables, mais que leurs propriétés phénotypiques sont différentes. Alors que ces cellules sont de type Th1 et expriment des récepteurs T (TCR) de haute affinité chez les souris B10. D2, elles sont de type Th2 et expriment des TCR d'affinité plus faible chez les souris BALB/c. Ces résultats suggèrent l'existence d'un lien entre l'affinité des TCR exprimés par les LT CD4+ et leur capacité à se différencier en effecteurs Th1 ou Th2. Enfin, une troisième étude nous a permis de démontrer que le blocage des signaux de co-stimulation fournis par CD86 permet de renverser la polarité des LT CD4+ anti-LACK des souris BALB/c infectées par L. Major sans pour autant modifier la nature et l'affinité du TCR qu'ils expriment. L'ensemble de nos résultats nous a permis de suggérer l'existence de gènes et mécanismes des compartiments "T" et "non T" modulant de façon indépendante la polarité des réponses T CD4 in vivo
During my Ph. D, I tried to understand why some individuals are more susceptible than others to specific infectious diseases. I focused on the presentation of the Leishmania (L. ) LACK antigen and the activation and differentiation of LACK-specific CD4+ T cells in L. Major-infected mice. The results we obtained indicated that the cells which are responsible for the initiation of LACK-specific CD4 T cell responses in both resistant and susceptible mice are dendritic cells (DCs) which express the surface molecule CD11b. However, while DCs from infected B10. D2 mice preferentially induce Th1 responses, DCs from BALB/c mice induce Th2 responses, probably due to defects in their ability to produce IL-1b. Moreover, this phenomenon is an intrinsic property of BALB/c and B10. D2 DCs, is independant of infection, and can be observed with other antigens than LACK, independently of the haplotype of the mice. Thus, the ability of different individuals to mount Th1 or Th2 responses may be governed by genes which are expressed by DCs. In another study, we showed that the kinetics of activation and expansion of LACK-specific CD4+ T cells from infected resistant and susceptible mice are similar while their phenotypic properties are different. While these cells are high-affinity T cell receptor (TCR)-expressing Th1 cells in B10. D2 mice, they are Th2 cells and express lower affinity TCR in BALB/c mice. These results suggest the existence of a linear relationship between the affinity of the TCR expressed by CD4+ T cells and theire ability to differentiate into Th1 or Th2 effectors. Finally, we showed in a third study that the blockade of the co-stimulatory signals provided by CD86 is able to reverse the polarity of LACK-sepcific CD4+ T cells without modifying the type and affinity of their TCR. The whole of our results enabled us to suggest the existence of genes and mechanisms from both "T" and non "non-T" cell compartments which independently modulate the polarity of CD4 T cell responses in vivo
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Cavallari, Giuseppe <1972&gt. "Capacità immunomodulatoria delle cellule staminali mesenchimali in un modello di trapianto d'organo in vivo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1130/1/Tesi_Cavallari_Giuseppe.pdf.

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Cavallari, Giuseppe <1972&gt. "Capacità immunomodulatoria delle cellule staminali mesenchimali in un modello di trapianto d'organo in vivo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1130/.

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Bellum, Sairam. "Neurotoxic mechanisms of methylmercury: cellular and behavior changes." Texas A&M University, 2005. http://hdl.handle.net/1969.1/4992.

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Abstract:
The organic or methylated form of mercury (Hg), consisting of one methyl group bound to each atom of Hg, (methylmercury; MeHg), accounts for most of the Hg to which humans are exposed. MeHg, by virtue of its lipophilicity is highly neurotoxic to both the developing and mature central nervous system (CNS). Historically, MeHg has been implicated in high morbidity and mortality rates over the last 40 years in Japan, Iraq, Pakistan and Guatemala. The most common symptom exhibited in these exposure episodes was cerebellar ataxia. Recent in vitro studies using cultured granule cells showed that MeHg alters intracellular calcium ion ([Ca2+]i) homeostasis, potentiates reactive oxygen species (ROS) generation and loss of mitochondrial membrane potential leading to apoptotic death of cerebellar granule neurons. To better understand the neurotoxic mechanisms of MeHg on cerebellum, changes with respect to biochemical processes in cerebellar granule cells and associated behavior changes were investigated. The aims of this dissertation were: (1) to assess mercury concentrations in mouse brain using different routes of administration and different tissue preparations, (2) to determine the behavior effects of in vivo MeHg exposure in young adult mice. (3) to understand specific biochemical processes leading to granule cell death/dysfunction due to in vivo MeHg toxicity in mice, and (4) to determine the toxic effects of in vivo MeHg exposure on mice aged between 16-20 months. The present results showed that repeated oral exposure to MeHg results in greater accumulation of Hg in brain tissue when compared to single oral or subcutaneous exposures at the same concentration of MeHg. Behavior analysis revealed that MeHg at the concentrations used in this study had profound effects on motor coordination and balance in young adult and aged mice. Investigation of biochemical processes in cerebellar granule cells of mice exposed to MeHg showed an increase in ROS generation, alteration of ([Ca2+]i (in young adult mice) and loss of MMP in young adult and aged mice. However, these changes did not lead to apoptotic cell death of granule cells at the concentrations of MeHg used and at the specific time point it was investigated in young adult mice.
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Escher, Geraldine. "Cellular delivery using peptoid carriers." Thesis, University of Edinburgh, 2013. http://hdl.handle.net/1842/12260.

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Abstract:
Efficient delivery into cells is essential for many applications. However, cellular access of “cell-impermeable” molecules, such as drugs, sensors, proteins and oligonucleotides, can often be severely limited due to the plasma membrane which protects cells from unregulated influx of hydrophilic materials. In order to solve this issue, several physical techniques and bio-chemical products are today available. One of them is called peptoids (N-alkylglycines). These compounds are peptidomimetics which are resistant to enzymatic degradation, non-immunogenic and are readily prepared by an Fmoc chemical approach. Peptoids based on the "TAT"-peptide (RKKRRQRRR) offer rapid cellular uptake/delivery and low cytotoxicity. In this thesis, based on previous works using fluorescein-cationic peptoids, various fluorescent N-substitued glycines (lysine-like) were prepared by the monomer method followed by solid-phase synthesis. Their cellular uptakes in vitro into several cell lines (such as HeLa, B16F10, HEK293T and primary immune cells) were examined via flow cytometry and microscopy. The cellular delivery of small molecules mediated by the 9mer polymer achieved an efficient and rapid penetration. These results open up a vast number of applications for delivery of macromolecules using nonalysine-like peptoid. In order to demonstrate this ability, the nonalysinelike carrier was used to deliver various biopolymer molecules such as peptides, GFP protein and DNA (in collaboration with Dr. Stefano Caserta). In addition, thanks to the non-cytotoxicity of this cellular transpoter (MTT assays); experiments were carried out in vivo in mice using peptoids labelled near-infrared dyes. The first results have shown that the peptoid is not toxic for the mouse and does not block cell movements. These results allowed the use of 9mer-peptoid as a cellular tracking agent. Based on the development on antimicrobial peptides, the polylysine-like peptoid was also tested as an antibiotic. Recent experiments carried out in collaboration with Dr. Kevin Dhaliwal have revealed a new antimicrobial property of the peptoids. In vitro and in vivo studies have been carried out using both gram positive and negative bacteria. These results present a promising alternative to conventional antibiotics and antimicrobial peptides (AMPs).
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Wright, Teresa Leah 1970. "Nitric oxide : cellular effects in vitro and in vivo." Thesis, Massachusetts Institute of Technology, 2001. http://hdl.handle.net/1721.1/8182.

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Abstract:
Thesis (Ph. D.)--Massachusetts Institute of Technology, Division of Bioengineering and Environmental Health, 2001.
Includes bibliographical references.
The overall aim of this project was to investigate various cellular responses and toxic effects of nitric oxide, NO' and in vitro and in vivo. Nitric oxide gives rise to a complex spectrum of reactive species in oxygenated solution. The complexity of nitric oxide's chemistry is recapitulated in its effects on cells. Exposure to nitric oxide can result in changes on many different levels in cells ranging from protein and DNA damage, to damage to organelles and changes in gene expression, and even in cell death. Many models to study nitric oxide have been developed and will be used to study various responses to nitric oxide and related species. Nitric oxide and peroxynitrite-induced cellular damage has been and continues to be studied extensively using in vitro systems. Two systems have been used in this project, a delivery system for NO' as well as a cell line, which produces NO'. A Silasticʾ membrane delivery system can be used to treat bacteria or cells to mimic in vivo exposure to nitric oxide. Mutations induced by nitric oxide in a set of Salmonella tester strains can be studied utilizing this delivery system. Activated RAW264.7 macrophage cells have been used as an in vitro model of nitric oxide production and cytotoxicity SJL/J mice bearing the transplantable lymphoma RcsX have been established as an in vivo model of nitric oxide production and toxicity.
(cont.) This in vivo mouse model can be used to test results found in vitro. Specifically, the relationship between nitric oxide production and prostaglandin synthesis and glutathione homeostasis can be explored. Glutathione was found to be induced by nitric oxide production in this model, and this increase was due to increases in y-glutamylcysteinyl synthetase activity. This thesis studied both the regulatory and toxic effects of nitric oxide, both endogenously produced and from exogenous sources.
by Teresa Leah Wright.
Ph.D.
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Liu, Erin Heng-Yu. "Tissue and Cellular Responses to Chronic In Vivo Heating." Case Western Reserve University School of Graduate Studies / OhioLINK, 2004. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view?acc_num=case1085468120.

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Michon, Francois-Xavier. "Electrophysiologie de l’hippocampe in vivo pendant le comportement : étude de l'impact de la locomotion sur le potentiel de membrane des cellules pyramidales de CA1 de l'hippocampe chez la souris naviguant dans un environnement virtuel." Thesis, Aix-Marseille, 2018. http://www.theses.fr/2018AIXM0476/document.

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Abstract:
La locomotion spontanée a une forte influence sur l’état du réseau hippocampique et joue un rôle crucial lors de l’intégration de l'information spatiale. Différents états d'attention ou de comportement au cours de l'éveil peuvent modifier la réponse des neurones aux stimuli sensoriels ainsi que les performances dans les tâches associées. Au cours du mouvement (mov.) le potentiel de champ local de l’hippocampe est caractérisé par des oscillations de fréquence thêta et les cellules pyramidales (CPs) présentent une décharge spécifique à la localisation de l'animal dans un environnement donné. Cependant, les déterminants intracellulaires liés à l'activation des cellules pyramidales de CA1 pendant du mov. sont peu connus. Dans ce travail de thèse, nous avons enregistré le potentiel de membrane (Vm) des CPs de CA1 chez des souris qui alternaient spontanément entre des périodes de mov. et des périodes d’immobilité lors d’une tâche de navigation spatiale virtuelle. Nous avons trouvé une modulation opposée du Vm entre les CPs de CA1 qui déchargeaient de manière régulière par rapport à celles qui déchargeaient en bouffées de potentiels d’action. Les cellules qui déchargeaient de manière régulière étaient plus dépolarisées et déchargeaient plus pendant le mov.comparé à l’immobilité. Les cellules déchargeant en bouffées de potentiels d’action, préférentiellement inhibées pendant les sharp wave-ripples, étaient hyperpolarisées de façon dépendante à la vitesse pendant le mov.. Cette inhibition dépendante de la vitesse pourrait permettre d’augmenter le rapport signal sur bruit afin de coder l’information spatiale de manière plus efficace pendant le mov
Spontaneous locomotion strongly influences the state of the hippocampal network and is critically important for spatial information coding. In neocortex, different attentional or behavioral states during arousal can modify neurons responses to sensorial stimuli and associated task performance. During locomotion, the local field potential of the hippocampus is characterized by theta frequency oscillations (5-12 Hz) and the pyramidal neurons present a specific discharge to the localization of the animal in environments. However, the intracellular determinants of CA1 pyramidal cells activation during locomotion are poorly understood. Here we recorded the membrane potential of CA1 pyramidal cells (PCs) while non-overtrained mice spontaneously alternated between periods of movement and immobility during a virtual spatial navigation task. We found opposite membrane polarization between bursting and regular firing CA1 PCs during movement. Regular firing CA1 PCs were more depolarized and fired at higher frequency during movement compared to immobility while bursting CA1 PCs, preferentially inhibited during sharp wave ripples, were hyperpolarized during movement in a speed dependent manner. This speed-dependent suppression of a subpopulation of CA1 PCs could enhance signal to noise ratio for efficient spatial coding during locomotion
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Lemkine, Gregory F. "Transfert de gène in vivo à l'aide de la polyéthylènimine : application à l'étude des cellules souches neurales." Paris, Muséum national d'histoire naturelle, 2005. http://www.theses.fr/2002MNHN0026.

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Abstract:
L'existence de cellules souches neurales dans le cerveau mammifère adulte revêt un vif intérêt aussi bien en recherche fondamentale que du point de vue des possibles applications thérapeutiques qu'elles pourraient représenter. Ainsi, il persiste dans la zone sub-ventriculaire (ZSV) des cellules capables de s'auto renouveler et de donner naissance à différents types cellulaires. Afin de comprendre la biologie de ces cellules, il est nécessaire de pouvoir les modifier génétiquement in vivo, au sein de la niche neurogénique où elles conservent leur nature souche. La polyethylènimine sous sa forme linéaire, est un polymère polycationique qui associe les avantages d'un vecteur synthétique de transfert de gène (faiblement toxique ou immunogène, souple d'utilisation, facile d'emploi. . . ) à l'efficacité in vivo. Son utilisation dans le cerveau de souris nouveau-né ou adulte donne des niveaux importants d'expression du transgène. Une analyse plus précise par immuno-histochimie et microscopie éléctronique de la nature des cellules transfectées chez la souris adulte révèle que les complexes ADN/PEI ciblent préférentiellement les cellules souches neurales et les cellules progénitrices de la ZSV. L'introduction intraventriculaire de ces complexes permet de marquer génétiquement ces cellules et de suivre les précurseurs émergeant de la ZSV au cours de leur processus migratoire vers les bulbes olfactifs. De plus, nous démontrons qu'il est possible grâce à cette méthode modifier le devenir des cellules progénitrices de la ZSV. La surexpression du facteur anti-apoptotique Bcl-XL, permet de bloquer le phénomène d'apotose qui constitue le destin majeur des cellules issues de la niche neurogénique. Enfin, la possibilité d'introduire un matériel génétique de façon privilégiée dans cette population cellulaire peut être mise à profit pour suivre l'influence de l'état thyroïdien sur la biologie des cellules souches neurales. Il est ainsi démontré que l'hormone thyroïdienne est un élément endocrinien essentiel qui active la croissance cellulaire, la différenciation et l'apoptose des cellules souches neurales du cerveau mammifère adulte
The subventricular zone (SVZ) of the adult mammalian brain harbors the neural stem cell population with potential neural regeneration and repair capacity. We describe a nonviral technique to preferentially transfect in vivo the adult neural stem cell population and its immediate progeny based on intraventricular injection of polyethyelenimines (PEl)/DNA complexes. Linear PEI is proving to be efficient, non-toxic and versatile agent for in vivo gene delivery by a number of routes. The transfected population was identified by cellular and ultra-structural evidence showing their proliferating status and expression of the specific markers GFAP and nestin. Stable activation of the lacZ reporter by cre-recombinase transfection in R26R mice demonstrated survival and migration of stem cell derivatives three months after injection. Apoptosis is thought to be the most common fate of the stem cell progeny. Introduction of a neuroprotective, antiapoptotic gene Bcl-XL can augment the number and change the histological profile of transgene-expressing cells in the SVZ. This opens up the possibility of enhancing in situ the regenerative potential of this population of cells. As well as confirming the importance of apoptosis in neural stem cell physiology, our results pave the way for further investigations of this phenomenon. This method thus provides selective targeting of the stem cell population and should allow an in-depth understanding of their biology. We thus investigated the effects of thyroid hormones on proliferation and apoptosis of stem cells in the subventricular zone as well as on migration of transgene-tagged neuroblasts out of the stem cell niche. Hypothyroidism significantly reduced all three of these processes, inhibiting generation of new cells. These data suggest that, besides the well established multiple roles of TH in early neurogenesis, TH is an essential component of the endocrine environment that activates neural stem cell growth, migration, and apoptosis. Further, the results demonstrate that the negative effects of TH on mitotic capacity have repercussion on the number of cells migrating through the RMS. Endocrine factors such as TH could be key factors to reveal regenerative potential of endogenous or grafted stem cells
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Jobin, Christine. "Expansion ex vivo des cellules CD34+ du sang adulte : étude du microenvironnement et caractérisation des cellules générées en condition d'hypoxie." Master's thesis, Université Laval, 2016. http://hdl.handle.net/20.500.11794/27068.

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Abstract:
Les transplanteurs ont actuellement trois options lorsqu'ils doivent choisir une source de cellules pour la greffe de cellules souches hématopoïétiques soit le sang de cordon, la moelle osseuse ou le sang périphérique mobilisé. Les cellules souches hématopoïétiques retrouvées dans le sang des adultes sains pourraient toutefois être une autre option intéressante pour la transplantation. Les résultats de cette présente étude, récemment publié dans la revue Cytotherapy, montrent le potentiel des cellules CD34+ trappées dans les chambres de leucoréduction à générer les différentes lignées cellulaires retrouvées dans le sang. Un système de culture in vitro en milieu sans sérum et en condition hypoxique a été mis a point. La différenciation des cellules dans l'hématopoïèse durant la culture a été caractérisée par analyse multiparamétrique du phénotype avec SPADE. L'expansion a généré une grande hétérogénéité populationnelle mais principalement des progéniteurs engagés vers l'érythropoïèse et la mégacaryopoïèse.
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Sibon, David. "Étude comparative de l'infection des lymphocytes T CD4+ et T CD8+ par HTLV-1 in vivo et ex vivo, et implication dans la genèse de la leucémie/lymphome T de l'adulte." Lyon 1, 2005. http://www.theses.fr/2005LYO10295.

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Abstract:
HTLV-1 est l'agent étiologique de la leucémie/lymphome T de l'adulte (ATLL). In vivo, ce rétrovirus infecte les lymphocytes T CD4+ et CD8+. Cependant, l'ATLL est toujours de phénotype CD4+. Nous montrons qu'in vivo, chez les sujets infectés sans ATLL, les lymphocytes infectés T CD4+ et CD8+ sont en expansion clonale, le degré d'expansion étant significativement plus important pour les T CD4+. Les lymphocytes T clonés à partir des PBMCs de ces sujets sont caractérisés par une intense prolifération spontanée, prédominant sur les T CD8+ et corrélée à l'expression de tax. L'expansion clonale des cellules infectées repose sur deux mécanismes distincts : la prolifération des CD4+ et l'accumulation des CD8+. Cette prolifération dépend de l'expression de tax. Les lymphocytes T CD4+ exprimant tax présentent des anomalies cytologiques caractéristiques d'une instabilité génétique. Ainsi, l'infection par HTLV-1 établit un phénotype préleucémique restreint aux clones T CD4+ infectés
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Dumortier, Jérôme. "Interactions épithélio-mésenchymateuses au cours du développement des tumeurs malignes digestives : étude expérimentale in vivo et in vitro." Lyon 1, 2000. http://www.theses.fr/2000LYO1T152.

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Malezieux, Meryl. "Dynamique intracellulaire des cellules pyramidales de CA3 dans l'hippocampe pendant les états de veille." Thesis, Bordeaux, 2018. http://www.theses.fr/2018BORD0317/document.

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Abstract:
Les états de veille sont composés d’états cérébraux distincts, corrélés avec différents comportements et caractérisés par des oscillations spécifiques observables dans le potentiel de champ local (Local Field Potential, LFP). Bien que les différents états cérébraux et leur signature dans le LFP aient été caractérisés, les mécanismes cellulaires sous-jacents restent à ce jour peu connus. Des changements des propriétés de neurones uniques seraient corrélés avec, et pourraient participer à la génération de ces changements d’états cérébraux. L’activité coordonnée et synchronisée de neurones facilite certains processus cognitifs tels que la mémoire. L’hippocampe joue un rôle essentiel dans les mémoires spatiale et épisodique, et dans l’hippocampe, CA3 est important pour la formation d’associations facilitant l’encodage rapide de la mémoire. De plus, les informations provenant du cortex entorhinal, du gyrus denté, et de CA3 même sont comparées et intégrées dans CA3 avant d’être transmises à CA1. Lors de périodes de repos, le LFP hippocampique présente une activité large et irrégulière (Large Irregular Activity, LIA), ponctuée par des oscillations plus rapides, les sharp-wave ripples, jouant un rôle dans la consolidation de la mémoire. Lors de périodes exploratoires, le LFP hippocampique oscille aux fréquences theta (6-12 Hz) et gamma (30-100 Hz). Les cellules pyramidales (CP) de CA3 jouent un rôle important dans chacun de ces états ; elles sont nécessaires pour les sharp wave lors de périodes de repos, et les oscillations gamma lors de comportements exploratoires. Dans le but d’étudier les modulations intracellulaires des CP de CA3, nous avons réalisé des enregistrements de patch-clamp en configuration cellule entière chez l’animal éveillé. Nous avons associé ces enregistrements avec des mesures du diamètre pupillaire et de la vitesse de locomotion de l’animal, ainsi qu’avec l’enregistrement de l’activité oscillatoire du LFP dans l’hippocampe. Nos résultats montrent que certaines CP de CA3 sont sensibles à la modulation intracellulaire lors de différents rythmes hippocampiques, et ont tendance à diminuer leur potentiel de membrane moyen, leur excitabilité, leur variance et leur décharge de potentiel d’action lors des oscillations theta par rapport aux périodes de LIA. De futures études permettront de déterminer si ces changements sont dus à des changements d’entrées synaptiques et/ou de neuromodulateurs. Ces modulations pourraient jouer un rôle dans l’émergence des rythmes oscillatoires du LFP, et permettre à CA3 de réaliser différentes fonctions mnésiques à différents moments
Wakefulness is comprised of distinct brain states, correlated with different behaviors and characterized by specific oscillatory patterns in the local field potential (LFP). While much work has characterized different brain states and their LFP signatures, the underlying cellular mechanisms are less known. Changes in single cell properties are thought to correlate with and possibly result in these changes in brain state. Synchronized and coordinated activity among distributed neurons supports cognitive processes such as memory. The hippocampus is essential for spatial and episodic memory, and within the hippocampus, area CA3 is important for rapid encoding of one-trial memory. Additionally, CA3 is the site where information from the entorhinal cortex, dentate gyrus, and CA3 itself is compared and integrated before output to CA1. During quiet wakefulness, the hippocampal LFP displays large irregular activity (LIA) punctuated by sharp-wave ripples, which play a role in memory consolidation. During exploratory behaviors, hippocampal LFP oscillates at both theta and gamma frequencies. CA3 pyramidal cells (PCs) play an important role in each of these brain states; they are necessary for both sharp waves during quiet wakefulness and for gamma oscillations during exploratory behavior. We explored the changes that occur in the intracellular dynamics of CA3 PCs during changes in brain state, by using whole-cell patch-clamp recordings from CA3 PCs in awake head-fixed mice. We combined those recordings with measurements of pupil diameter, treadmill running speed and LFP recordings of oscillatory activity. Our findings show that some CA3 PCs are prone to intracellular modulation during brain rhythms, and tend to decrease their average membrane potential, excitability, variance and output firing during theta as compared to LIA. Future studies will demonstrate whether these effects are due to changes in synaptic and/or neuromodulatory inputs. This modulation at the single-cell level in CA3 could play a role in the emergence of oscillations, and underlie the ability of CA3 to perform different memory functions during different brain states
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Zekri, Latifa. "Contribution de l'endoribonucléase G3BP dans le remodelage des particules ribonucléoprotéiques, ex vivo et in vivo, au cours du développement chez la souris." Montpellier 2, 2006. http://www.theses.fr/2006MON20222.

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Abstract:
Les mRNP subissent divers remodelages dans la cellule nécessaires à leur localisation, traduction et dégradation. Parmi les composantes de certaines mRNP cellulaire, G3BP est une endoribonucléase capable de cliver spécifiquement les ARNm. Les travaux réalisés au cours de cette thèse ont permis d’établir que cette protéine est impliquée dans la régulation de la traduction de façon dépendante de son état de phosphorylation. Cette phosphorylation contrôle également sa localisation en réponse à un stress oxydatif. En effet, nos travaux montrent que G3BP, est une composante majeure des granules de stress (SG) induites par l’arsenite. Afin d’appréhender le rôle de G3BP in vivo, nous avons réalisé l’invalidation du gène G3BP par recombinaison homologue chez la souris et analysé ses conséquences phénotypiques sur deux fonds génétiques différents (129Sv et 129Sv/Balb-C). Nous avons, ainsi, pu démontré que G3BP est un gène important pour la prolifération cellulaire et la survie des neurones. Deux phénotypes sont, en effet, associés à l’absence de G3BP quelque soit le fond génétique: 1) un retard de croissance de toutes les souris G3BP-/-, 2) une mortalité neuronale massive par apoptose dans les diverses régions du système nerveux central (CNS). L’analyse du transcriptome des fibroblastes sauvages et KO par des puces Affymetrix, a révélé que l’absence de G3BP se traduit par une altération de l’expression de 53 gènes. Parmi ces gènes, deux groupes de gènes ont attiré notre attention : des gènes soumis à l’empreinte génomique et des gènes appelés growth arrest specific genes dont l’expression est souvent corrélée à un arrêt de prolifération
From sites of transcription in the nucleus to of the cytoplasm, messenger RNAs are associated with RNA-binding proteins (RBP). These proteins influence pre-mRNA processing as well as the transport, localization, translation and stability of mRNAs. In our lab, we are interested in an RBP, G3BP, which behaves as an endoribonuclease responsible for mRNA degradation. During my thesis, we have demonstrated that phosphorylation of G3BP regulates its localisation and its function in translation. G3BP is hypo-phosphorylated in cells exposed to arsenite and is recruited to stress granules (SGs). Therefore, G3BP is likely to control the fate of mRNPs after recovery from stress. In order to determine the function(s) of G3BP in vivo, we have employed a gene deletion strategy in mice. All G3BP-/- mice show growth retardation and massive apoptosis of neurons in the central nervous system. Monitoring the global expression pattern, using Affymetrix oligonucleotide arrays, in isolated wild-type (WT) and G3BP knockout (KO) fibroblasts, we show that the expression of the growth arrest specific genes and imprinted genes was specifically increased in the absence of G3BP. The results demonstrate that G3BP is essential for proper embryonic growth and development by mediating the coordinate expression of multiple imprinted growth-regulatory transcripts
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Smith, Andrew Michael. "Engineering semiconductor nanocrystals for molecular, cellular, and in vivo imaging." Diss., Georgia Institute of Technology, 2008. http://hdl.handle.net/1853/37124.

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Abstract:
Biomedicine has recently exploited many nanotechnology platforms for the detection and treatment of disease as well as for the fundamental study of cellular biology. A prime example of these successes is the implementation of semiconductor quantum dots in a wide range of biological and medical applications, from in vitro biosensing to in vivo cancer imaging. Quantum dots are nearly spherical nanocrystals composed of semiconductor materials that can emit fluorescent light with high intensity and a strong resistance to degradation. The aim of this thesis is to understand the fundamental physics of colloidal quantum dots, to engineer their optical and structural properties for applications in biology and medicine, and to examine the interaction of these particles with biomolecules and living cells. Toward these goals, new synthetic strategies for colloidal nanocrystals have been developed, implementing a cation exchange method for independent tuning of size and fluorescence, and a bandgap engineering technique that utilizes mechanical strain imposed by coherent shell growth. In addition, stable nanocrystals have been prepared with ultrathin coatings (< 2 nm), 'amphibious' solubility, and broadly tunable bioaffinity, induced by self-assembly with polyhistidine-sequences on recombinant proteins. Finally, colloidal quantum dots have been studied in biological fluids and living cells in order to elucidate their interactions with biological systems. It was found that these interactions are strongly dependent on the size of the nanocrystal, and cytotoxic effects of these particles are largely independent of their composition of heavy metal atoms, demonstrating that the rule book for toxicology must be rewritten for nanomaterials.
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Garcia-Tamisier, Martine. "Etude de la biogénèse de la membrane plasmique apicale des cellules épithéliales in vivo et in vitro." Aix-Marseille 3, 1992. http://www.theses.fr/1992AIX30088.

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Dormishian, Mojdeh. "Rôle de récepteur 1 des prokinéticines dans les cellules endothéliales : étude in vivo." Thesis, Strasbourg, 2012. http://www.theses.fr/2012STRAJ072.

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Abstract:
L’endothélium est considéré comme le plus grand organe endocrine, et est impliqué dans plusieurs processus physiologiques tels que l’inflammation et l’angiogenèse. Toute altération fonctionnelle/structurale peut induire de nombreuses maladies (des maladies cardiovasculaires jusqu’aux maladies métaboliques). L’identification de nouveaux facteurs moléculaires permettant de faire un lien entre les maladies cardiaques et les désordres métaboliques est de grande importance. Les prokinéticines sont des hormones peptidiques largement distribuées dans les tissus des mammifères. Elles agissent comme des facteurs de survie/mitogéniques dans plusieurs types cellulaires, notamment les cellules endothéliales, et sont impliquées dans la régulation des activités biologiques tels que l’angiogenèse et la physiopathologie cardiaque et rénale. Les prokinéticines agissent via deux récepteurs couplés aux protéines G: PKR1 et PKR2. Récemment il a été montré que l’activation de PKR1 induit l’angiogenèse tandis que l’activation de PKR2 induit la fenestration des cellules endothéliales, et que l’inactivation de PKR1 entraîne des anomalies cardiaques et rénales.Le but de cette étude est de comprendre à quel point la signalisation endothéliale de PKR1 peut affecter la fonction des organes adultes in vivo. Pour cela, nous avons généré une lignée de souris dans laquelle le PKR1 est spécifiquement inactivé dans les cellules endothéliales. Les souris mutantes présentent des dysfonctionnements endothéliaux avec des anomalies cardiaques, rénales et métaboliques. Les résultats montrent que PKR1 pourrait être considéré comme une cible pour le traitement des maladies cardiaques, rénales et métaboliques
Endothelium is the largest living organ which has important role in many biological functions such as maintaining vascular smooth muscle tone, angiogenesis, cell proliferation, tissue growth and regulating lipid oxidation. Abnormalities in endothelium cause a large wide range of diseases from cardiovascular diseases to metabolic disorders. This emphasizes the important need for in-depth study of molecular and cellular mechanisms involved in endothelial dysfunction. Prokineticins are peptidic hormones widely distributed in peripheral and various endocrine mammalian tissues. Prokineticins are involved in many biological functions including angiogenesis, gastro-intestinal motility and regulation of heart and kidney physiopathology. These regulatory peptides act via two G protein couple receptor, PKR1 and PKR1. Recent studies show that PKR1 is involved in angiogenesis however PKR2 induces fenestration in coronary endothelial cells. However the role of PKR1 regulation in endothelial cells in vivo has not been studied yet.The aim of this study is to understand to what extent endothelial-prokineticin signaling affect adult organ functions in vivo. We had generated mutant mice lacking PKR1 in endothelium, by Cre-loxP technology, and studied how inactivation of PKR1 in endothelial cells affects different peripheral organ functions. These mice exhibit endothelial dysfunction as observed by abnormal endothelial cell proliferation and endothelial dependent relaxations. Moreover these mice exhibit cardiac, renal and metabolic disorders. Results indicate that PKR1 can be target for treatment of cardiovascular and metabolic disorders
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Abbas, Abdenour. "Etude de l'hétérogénéité des cellules dendritiques plasmacytoïdes au cours d'une infection in vivo." Thesis, Aix-Marseille, 2019. http://theses.univ-amu.fr.lama.univ-amu.fr/190917_ABBAS_686bi458tqaudt885g269pqon_TH.pdf.

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Abstract:
Les cellules dendritiques plasmacytoïdes (pDC) sont spécialisées dans la production d'interférons de type I et III (IFN), des molécules critiques pour la défense de l’organisme contre les infections virales. La capacité des pDC à exercer d’autres fonctions, dont l’activation des lymphocytes T, est controversée. Au cours de ma thèse, j'ai caractérisé l'hétérogénéité des pDC, en examinant dans des cellules individuelles isolées de souris infectées la production d’IFN ainsi que la modulation de l’expression du génome et de marqueurs de surface. J’ai ainsi déterminé la trajectoire d'activation des pDC et montré que les mêmes cellules produisaient des IFN puis acquéraient la capacité à activer des lymphocytes T tout en changeant de localisation. Nous avons aussi identifié de nouveaux signaux promouvant la production d’IFN par les pDC. Ces résultats permettent de mieux comprendre les fonctions antivirales des pDC, leur régulation moléculaire et leur orchestration spatiotemporelle
Plasmacytoid dendritic cells (pDC) are specialized in the production of the cytokines type I and III interferons type I and III (IFN), which are molecules critical for the body's host defense against viral infections. The ability of pDC to perform other functions, including T cell activation, is controversial. During my thesis, I characterized the heterogeneity of pDC in infected mice by examining at the single cell level their production of IFN and the modulation of the expression of their genome expression and of cell surface markers in isolated individual cells of infected mice. I determined the trajectory of pDC activation and showed that the same cells produced IFN and then acquired the ability to activate T lymphocytes while changing micro-anatomical location. We have also identified new signals promoting the pDC production of IFN by pDC. These results provide a better understanding of the antiviral functions of pDC, their molecular regulation and their spatiotemporal orchestration
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Parbaile, Emilien. "Contribution à l'optimisation des techniques de dépôts sous vide de cellules solaires organiques." Limoges, 2009. https://aurore.unilim.fr/theses/nxfile/default/e6a50ed2-0fc2-4a6e-abd4-d838a9507b10/blobholder:0/2009LIMO4061.pdf.

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Abstract:
Les cellules organiques sont légères et particulièrement résistantes aux chocs (couche active et substrat en plastique). Elles conviendraient à des environnements difficiles tel que l’environnement militaire. De plus, la conformabilité de ces cellules permettrait de les intégrer à des téléphones portables et à d’autres appareils portables nécessitant de fortes autonomies. Les travaux de cette thèse ont consistés à étudier différentes structures de cellules, à améliorer la reproductibilité, à réaliser des cellules avec des matériaux purifiés et à réaliser des cellules sur des substrats souples notamment. La réalisation de cellules sur de tels substrats a permis de montrer que le passage d’un substrat rigide à un substrat souple ne modifie que faiblement les performances. Les cellules réalisées et caractérisées ont été principalement des cellules à base de CuPc et de C60. Les techniques de dépôt utilisées ont été la technique de dépôt par centrifugation et la technique de dépôt par évaporation thermique sous vide. En outre, des mesures de rendements quantiques externes (IPCE en anglais) ont permis de mettre en évidence que ceux-ci dépendent de la puissance lumineuse incidente. D’autres mesures d’IPCE ont permis d’estimer la durée de phosphorescence du C60 et de déterminer la mobilité des charges dans la CuPc. Le simulateur solaire a fait l’objet d’une étude de radiométrie qui avait pour but de pouvoir comparer les rendements des cellules avec ceux d’autres laboratoires. Une des méthodes mise en place permet d’approcher au maximum la norme d’éclairement AM1. 5G avec le simulateur
Organic solar cells are low weight and particularly resistant to shocks (active layer and substrate in plastic). They are suitable for harsh environments such as military environment. Furthermore, conformability of these cells would permit to integrate them in mobile phones and other portable devices requiring high autonomies. The works of this thesis consisted to study different cell structures, improve reproducibility, realize cells with purified materials and make cells on flexible substrates in particular. The realization of cells on such substrates showed that the transition from a rigid substrate to a flexible substrate modifies only slightly the performance. The cells produced and characterized were mainly cells based on CuPc and C60. The deposition techniques used were spin coating and thermal vacuum sublimation. In addition, measurements of incident photon to current conversion efficiency (IPCE) showed that they depend on the incident light power. Other IPCE measurements permitted to estimate the phosphorescence time of C60 and determine the charge mobility in the CuPc. A radiometry study on the solar simulator was led in order to allow compare cell efficiencies with those of other laboratories. A method established permits to approach as close as possible the standard of illumination AM1. 5G with the simulator
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Lorant, Judith. "Cellules souches adultes MuStem : phénotype, myogénicité, immunomodulation et contexte immunologique d'administration in vivo." Thesis, Nantes, Ecole nationale vétérinaire, 2016. http://www.theses.fr/2016ONIR090F/document.

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Abstract:
La dystrophie musculaire de Duchenne (DMD) est une pathologie récessive liée au chromosome X qui résulte d’une mutation sur le gène de la dystrophine aboutissant à l’absence complète de la protéine. Elle correspond à la plus fréquente des dystrophies musculaires et reste aujourd’hui sans traitement curatif. L’UMR a fait la preuve de concept de l’administration systémique d’une population de cellules souches adultes résidentes du muscle, les cellules MuStem canines chez le chien dystrophinopathe, modèle cliniquement pertinent de la DMD. L’objectif de la thèse a consisté à caractériser la population humaine (hMuStem) en terme de phénotype, myogénicité, immunomodulation et de contexte immunologique d’administration in vivo. La population hMuStem se compose de progéniteurs myogéniques précoces d’origine mésenchymateuse-périvasculaire. Elle se définit par une forte capacité proliférative, une oligopotence et une participation à la régénération musculaire après administration dans un muscle lésé. Elles présentent des propriétés immunomodulatrices en interagissant avec l’immunité adaptative et innée par inhibition de la prolifération lymphocytaire et du complément via un ensemble de molécules de surface et/ou de facteurs sécrétés. Enfin, un traitement immunosuppressif restreint à la période d’injection in vivo de la population allogénique s’avère nécessaire mais suffisant pour éviter une réaction immune de l’hôte. L’ensemble de ces résultats aboutit à une meilleure compréhension de l’identité et des modalités d’action de la population MuStem
Duchenne Muscular Dystrophy is a X-linked recessive disorder that results from mutation in the dystrophin gene leading to a total lack of the protein. It is the most frequent muscular dystrophy with no curative treatment. The lab made a proof of concept of the systemic delivery of a muscle-derived adult stem cell population called MuStem cells in dystrophic dog, the clinically relevant DMD model. The aim of my Ph.D. was to characterize the human population (hMuStem) in terms of phenotype, myogenicity, immunomodulation and immunological context of in vivo delivery. hMuStem cell population is composed of myogenic progenitors with mesenchymal/perivascular imprint. It exhibits a high proliferative capacity, an oligopotency and a participation to muscle regeneration after transplantation into injured muscle. It displays immunomodulatory properties by interacting with adaptive and innate immunity with inhibition of lymphocyte proliferation and complement thanks to expression of surface molecules and/or secreted factors. At last, an immunosuppressive regimen restricted to the allogeneic injection period is necessary but sufficient to avoid host immune response. Collectively, these results allow a better understanding of identity and action modalities of MuStem cell population
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PALOMBI, CECILIA. "Ruolo delle cellule T regolatorie in vitro e in vivo in un modello di colite autoimmune." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/876.

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Abstract:
Le cellule CD4(+)CD25(+) T regulatorie (Treg) sono una sottopopolazione delle cellule T CD4(+) coinvolte nel controllo della risposta immunitaria. In vitro, le cellule CD4(+)CD25(+) Treg inibiscono la proliferazione delle cellule CD4(+)CD25(-) Th indotta mediante lo stimolo policlonale anti-CD3 mAb in presenza di APC. L’aggiunta di IL-4 alla coltura cellulare inibisce la soppressione mediata dalle cellule CD4(+)CD25(+) Treg. Partendo dal presupposto che tutti i tipi cellulari usati nella cotura esprimono la catena alpha del recettore per IL-4, noi abbiamo usato diverse combinazioni di cellule CD4(+)CD25(-) Th , cellule CD4(+)CD25(+) Treg, e APC da topi wild-type IL-4Ralpha(+/+) o topi knockout IL-4Ralpha(-/-). I risultati mostrano che la presenza della catena IL-4Ralpha sulle celluleCD4(+)CD25(-) Th le rende resistenti alla soppressione. In più, l’aggiunta di IL-4 alla coltura promuove la proliferazione delle cellule IL-4Ralpha(+/+)CD4(+)CD25(+) Treg , che comunque mantengono a pieno la capacità di sopprimere. Questi dati indicano che IL-4 è fondamentale per l’attiazione delle cellule CD4(+)CD25(-) Th e indicano che che la proliferazione delle cellule CD4(+)CD25(+) Treg indotta da IL-4 è compatibile con la loro attività soppressoria. Il trasferimento di cellule CD4(+)CD45RB(high) T cells da milze di topi normali a topi SCID recipienti induce lo sviluppo di una forma di colite Th1-mediata. E’ dimostrato che le cellule CD4(+)CD45RB(low) Treg prevengono lo sviluppo della colite. Il trasferimento di cellule CD4(+)CD45RB(high) T da milze di topi IL-4Ralfa-/-inducono lo sviluppo della colite in modo meno drammatico rispetto a quella indotta da cellule CD4(+)CD45RB(high) T provenienti da topi IL-4Ralfa+/+.
CD4(+)CD25(+) T regulatory (Treg) cells are a CD4(+) T cell subset involved in the control of the immune response. In vitro, murine CD4(+)CD25(+) Treg cells inhibit CD4(+)CD25(-) Th cell proliferation induced by anti-CD3 mAb in the presence of APCs. The addition of IL-4 to cocultured cells inhibits CD4(+)CD25(+) Treg cell-mediated suppression. Since all cell types used in the coculture express the IL-4Ralpha chain, we used different combinations of CD4(+)CD25(-) Th cells, CD4(+)CD25(+) Treg cells, and APCs from wild-type IL-4Ralpha(+/+) or knockout IL-4Ralpha(-/-) mice. Results show that the engagement of the IL-4Ralpha chain on CD4(+)CD25(-) Th cells renders these cells resistant to suppression. Moreover, the addition of IL-4 promotes proliferation of IL-4Ralpha(+/+)CD4(+)CD25(+) Treg cells, which preserve full suppressive competence. These findings support an essential role of IL-4 signaling for CD4(+)CD25(-) Th cell activation and indicate that IL-4-induced proliferation of CD4(+)CD25(+) Treg cells is compatible with their suppressive activity. The transfert of CD4(+)CD45RB(high) T cells from the spleen of normal mice to SCID recipient leads to the development of Th1-mediated colitis. CD4(+)CD45RB(low) Treg cells show to prevent the development of colitis. The transfert of CD4(+)CD45RB(high) T cells from spleen of IL-4Ralpha-/-mice leads to the development colitis less seriously than CD4(+)CD45RB(high) T cells from spleen of IL-4Ralpha+/+ mice.
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Caccianini, Laura. "Imagerie de l'architecture dynamique de la chromatine dans la cellule unique." Thesis, Paris Sciences et Lettres (ComUE), 2019. https://tel.archives-ouvertes.fr/tel-02896692.

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Abstract:
La structure de la chromatine joue un rôle crucial dans la régulation de plusieurs fonctions cellulaires chez les cellules de mammifères. Perturber l’organisation spatiale de la chromatine peut avoir des conséquences dramatiques sur la vie d’une cellule et peut amener`des pathologies graves chez les organismes. Deux facteurs nucléaires, CTCF et Cohesine, sont parmi les principaux acteurs dans la régulation et le maintien de l’architecture de l’ADN. Des avancements importants ont révélé ́la complexité ́des mécanismes qui régulent l’organisation de la chromatine, mais le domaine manque encore d’une description dynamique à l’échelle de la cellule et de la molécule unique. Cette étude est centrée sur la description de la dynamique de CTCF et Cohesin réalisé ́avec de méthodes de suivi de la molécule unique dans des cellules souche embryonnaires vivantes de souris. L’interaction entre ces deux facteurs a été étudiée à travers la caractérisation de la dynamique de Cohesin en absence de CTCF et dans le contexte d’autres altérations biologiques
Chromatin structure and cellular function are tightly linked in the nucleus of mammalian cells. Disruption of chromatin spatial organisation dramatically affects the life of a cell and eventually leads to severe pathologies in entire organisms. Two nuclear factors, CTCF and Cohesin, have been found to play a crucial role in the regulation and maintenance of DNA architecture. Huge advancements have been made in the understanding of the mechanisms behind chromatin arrangement but the field is still lacking a dynamic picture at the single cell and single molecule level. This study provide this study provides insight into the dynamics of CTCF and Cohesin through single particle tracking of CTCF and Cohesin dynamics achieved with single molecule tracking in living mouse embryonic stem cells. The interplay between these two factors was studied by looking at Cohesin’s behaviour in the absence of CTCF and in the context of other biological alterations
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Deschaseaux, Frédéric. "Etude du microenvironnement medullaire humain : expression des molecules d'adherence et analyse des processus adhesifs (doctorat : sciences de la nature et de la vie)." Besançon, 2000. http://www.theses.fr/2000BESA3706.

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Bonnefoy, Jean-Yves. "Contribution à l'étude des glycoprotéines épidermiques humaines in vivo et in vitro." Lyon 1, 1985. http://www.theses.fr/1985LYO11640.

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Abstract:
Ce travail rapporte la caracterisation biochimique des glycoproteines epidermiques humaines normales et psoriasiques reconnues par les lectines cona et pna iodinees. Une proetine de pm 37000 a ete localisee dans la couche granuleuse de l'epithelium essentiellement. On peut la considerer comme un marqueur de la differenciation epidermique
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Cussat-Blanc, Sylvain. "Créatures Artificielles : Développement d'Organismes à partir d'une Cellule Unique." Phd thesis, Université des Sciences Sociales - Toulouse I, 2009. http://tel.archives-ouvertes.fr/tel-00449673.

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Abstract:
Le développement de créatures artificielles est un domaine de recherche en plein essor. Depuis plus de vingt ans maintenant, de nombreuses techniques sont apparues afin de simuler à plusieurs niveaux des êtres artificiels : en commençant par la simulation de leur comportement au début des années 90, on a ensuite continué en modifiant leur morphologie pour qu'elle soit adaptée à leur environnement. Plus récemment, l'embryogenèse artificielle s'inspire des mécanismes de développement du vivant afin de générer de petites créatures de quelques dizaines à plusieurs centaines de cellules. Le but de ces systèmes est d'une part de mieux comprendre le vivant mais aussi de produire des modèles comportementaux pour les futurs robots modulaires. Après avoir étudié ces différents niveaux de simulation, nous nous sommes aperçus qu'il n'existait pas de modèle transversal permettant une simulation à plusieurs échelles des créatures. Le but de ces travaux est de développer une créature complète en partant d'une cellule unique, possédant différents organes et des fonctionnalités haut niveau. Le but de cette thèse est de construire le modèle chimique de cet ensemble de simulateurs. Nous avons ainsi proposé un modèle basé sur une forte simplification du modèle de développement naturel. Les créatures devront de plus intégrer un métabolisme afin de pouvoir extraire de l'énergie des différents constituants de son environnement. Ce métabolisme est trop souvent oublié dans les modèles de développement de la littérature bien qu'il soit à la base de la vie de tous les êtres vivants. A travers différentes expérimentations que nous avons effectuées, nous avons prouvé que ce modèle est capable de produire différents organes et de les assembler afin de créer un organisme plus complexe. Nous avons aussi montré la possibilité à produire une forme particulière. Enfin, nous avons observé d'importantes capacités d'auto-réparation inhérentes au modèle. Ce modèle de développement est un premier simulateur qui sera inclu dans un ensemble de simulateurs agissants à différentes échelles de la créature. Comme nous le verrons dans les perspectives de ces travaux, nous avons commencé à imaginer un simulateur physique et un simulateur hydrodynamique permettant de plonger une créature en train de se développer dans un monde physique aux lois newtoniennes et un monde hydrodynamique répondant aux équations de Navier et Stokes.
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Faivre, Lionel. "Amplification ex vivo et greffe des cellules souches hématopoïétiques du sang de cordon ombilical : Rôle des glycosaminoglycannes." Sorbonne Paris Cité, 2015. http://www.theses.fr/2015USPCC237.

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Abstract:
Le microenvironnement a une place centrale dans le bon déroulement de l'hématopoïèse. Les glycosaminoglycannes (GAG) sont nécessaires au bon fonctionnement de ce tissu en raison de leurs interactions avec les cytokines hématopoïétiques. En parallèle, lors de greffe de cellules souches et progénitrices hématopoïétiques (CSPH) du sang de cordon ombilical, il apparait clairement que des améliorations sont nécessaires. De nombreuses solutions ont été proposées, certaines semblent prometteuses mais nécessitent des progrès. Objectifs : Améliorer les protocoles d'amplification en utilisant des GAG mimétiques. Développer une thérapie matricielle de la moelle osseuse lors de la greffe de CSPH. Les résultats d'amplification avec les GAG mimétiques ont pu mettre en évidence une diminution de la migration des CSPH à de fortes concentrations associée à une meilleure viabilité des CSPH. Après greffe dans des souris NOD-SCID/yc-/-, aucune différence n'a été observée. L'irradiation induirait une diminution de la quantité de GAG présent dans les moelles osseuses mais nos tentatives de thérapie matricielles lors de greffe de CSPH n'ont pas montré de résultats probants. En parallèle, une technique de radiomarquage des CSPH au '8F-FDG, a permis de visualiser et de quantifier leur homing en imagerie TEP/CT durant 2,5h après l'injection malgré une forte toxicité cellulaire du radiomarquage. Dans nos conditions, les GAG mimétiques ne présentent pas d'intérêts majeurs dans les protocoles d'amplification ou de greffe des CSPH en remplacement de la matrice dégradée. La biodistribution précoce des CSPH en imagerie TEP/CT z été possible mais nécessite des ajustements techniques
The microenvironment has a central place in the smooth running of hematopoiesis. Glycosaminoglycans (GAG) are necessary for the proper functioning of this tissue due to their interactions with hematopoietic cytokines. In parallel, in hematopoietic stem and progenitor cells (HSPC) from umbilical cord blood graft, it is clear that improvements are needed. Many solutions have been proposed, some show promise but require progress. Objective: Improve amplification protocols using GAG mimetics. Developing a matrix therapy of bone marrow during transplantation HSPC. The amplification results with GAG mimetics have been able to demonstrate a reduction in the migration of HSPC with high concentrations associated with better viability of HSPC. After transplantation into SCID-NOD yc , no difference was observed. Irradiation would lead to a decrease of GAG present in bone marrow but the matrix therapy attempts for transplant HSPC showed no conclusive results. In parallel, an 18F-FDG radiolabeling technique of HSPC, helped to visualize and quantify their imaging homing with PET/CT for 2. 5 h after injection despite strong cell toxicity of radiolabeling. In our conditions, the GAG mimetics show no major interests in the amplification protocols or HSPC transplantation. Early biodistribution with HSPC PET/CT imaging was possible but requires technical adjustments
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Hammoud, Mohammad. "Effet de l’association des basses concentrations d’O2 et des cellules stromales mésenchymateuses sur l’expansion ex vivo des cellules souches et progénitrices hématopoïétiques." Thesis, Besançon, 2012. http://www.theses.fr/2012BESA3008/document.

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Abstract:
Afin d’améliorer au mieux le greffon placentaire, nous suggérons de réaliser sa culture d’expansion ex vivo dans des conditions proches de l’environnement des cellules souches hématopoïétiques in vivo. Ainsi, nous proposons que la co-culture de cellules CD34+ placentaires avec des cellules stromales mésenchymateuses (CSM) à basses concentrations d’O2 (BC-O2) pourrait contribuer à équilibrer les processus d’autorenouvellement et de différenciation afin d’obtenir un greffon optimisé. Sur le plan fonctionnel, nos résultats confirment un effet bénéfique de notre modèle expérimental par rapport aux conditions où figure la culture simple et/ou l’oxygénation atmosphérique (20%) en termes du maintien de progéniteurs (PH) primitifs (pré-CFC) et de cellules souches Scid-Repopulating Cells (SRC). Sur le plan quantitatif, l’amplification des cellules CD34+ et des PH engagés, bien qu’elle soit en retrait dans nos conditions de référence par rapport à la condition de 20% d’O2, elle demeure néanmoins importante. Par ailleurs, le rôle de l’IL-3 exogène se montre crucial à BC-O2 notamment en co-culture à 1,5% d’O2 où elle permet non seulement de préserver mais aussi d’amplifier le taux de SRC par rapport au témoin de cellules CD34+ de J0. Enfin, l’étude de la sécrétion des facteurs solubles et l’expression des marqueurs phénotypiques sur les CSM montre que l’IL-6, le VEGF et l’IL-8 sont plus sécrétés et les CD146, CD49a, CD54, CD200 et CD105 sont plus exprimés après incubation à 5% d’O2. Cependant, l’implication réelle de ces facteurs et antigènes dans l’effet paracrine et/ou de contact cellulaire direct menés par les CSM dans notre protocole requiert de nouvelles investigations
To optimize at best the hematopoietic engraftment, we suggest in this work to improve the ex vivo expansion conditions by moving them closer to physiology. Indeed, we propose to culture placental CD34+ (HSC/PH) on MSC layer in combination with LO2-C to ensure the amplification of HP together with the maintenance/expansion of HSC. Compared to the single culture and/or atmospheric oxygenation, our experimental model allows a better maintenance of primitive HP (Pre-CFC) and HSC together with a quite good amplification of total cells, CD34+ cells and committed HP despite of lower than control condition. Moreover, exogenous IL-3 shows crucial effect in co-culture at LO2-C (1.5% O2) since its addition better preserves and even increases the number of HSC compared to the CD34+ cells control from D0. We then studied the secretion of soluble factors in culture supernatants and found that IL-6, VEGF and IL-8 were present in larger quantities at LO2-C in both co-culture and MSC culture. Finally, the CD146, CD49a, CD54, CD200 and CD105 membrane antigens appear to be up-regulated in MSCs when incubated at 5% O2. However, the involvement of these factors and antigens in paracrine effect and/or direct cell to cell contact mechanisms at LO2-C requires further investigations. In conclusion, the combination of LO2-C and MSC would be promising in the field of HSC/PH grafts expansion to achieve its main objective of reducing the post-transplant cytopenia period together with maintaining the long-term graft potential
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