Academic literature on the topic 'Causalità (nesso di)'

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Journal articles on the topic "Causalità (nesso di)"

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Bettin, Giulia. "Il valore economico dell'immigrazione." PRISMA Economia - Società - Lavoro, no. 2 (October 2020): 12–30. http://dx.doi.org/10.3280/pri2019-002002.

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Abstract:
L'articolo analizza il contributo economico dell'immigrazione in Italia. La prima parte della trattazione muove dalla percezione generale dell'incidenza del feno-meno e delle sue conseguenze socio-economiche per la società italiana ed europea. Secondo i dati Eurobarometro, per entrambi gli aspetti prevale una percezione di-storta, soprattutto in Italia, con un diffuso atteggiamento negativo nei confronti dell'immigrazione, che avrebbe impatti negativi su criminalità, mercato del lavoro e welfare. L'evidenza fornita dalla letteratura economica tuttavia offre un quadro diverso. Per quanto riguarda la relazione con la criminalità, non si osserva alcun nesso di-retto di causalità dell'intensificarsi dei flussi in ingresso sull'aumento dei tassi di criminalità, né in Italia né a livello internazionale. Nel mercato del lavoro, le con-seguenze per i lavoratori nativi derivanti dall'afflusso di forza lavoro straniera sono per lo più positive, principalmente connesse con i fenomeni di crescente seg-mentazione dell'occupazione. Lavoratori nativi e stranieri tendono infatti a specializzarsi in settori diversi e, all'interno dello stesso settore, in occupazioni diverse, con gli immigrati concentrati nelle mansioni a più bassa qualifica. In termini di im-patto sulle finanze pubbliche, le stime esistenti mostrano come il contributo netto dell'immigrazione sia positivo, nonostante l'aumento dei costi dell'accoglienza dei richiedenti asilo in seguito all'emergenza registrata tra il 2014 e il 2016.
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Bisanti, Filippo. "La responsabilità della società sportiva dilettantistica per l'illecito (doloso) commesso dal proprio atleta in gara." RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no. 20 (October 2018): 329–49. http://dx.doi.org/10.3280/dt2017-020008.

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Abstract:
Nella sentenza in esame, il Tribunale di Bologna individua alcuni principi particolarmente interessanti per quanto riguarda la responsabilità civile nell'ambito delle competizioni sportive (settore questo caratterizzato da un'articolata normativa). Nel caso di specie, durante una partita dilettantistica di rugby, un giocatore colpisce volontariamente con un violento calcio uno degli avversari fuori dalla fase attiva del gioco. A seguito del procedimento l'obbligo di risarcimento non è gravato esclusivamente sul responsabile materiale del fatto (l'atleta), data l'assenza di un collegamento funzionale tra la condotta e il gioco praticato, ma anche sulla società sportiva dilettantistica dell'atleta. Con riferimento a tale ultimo aspetto, il Tribunale sottolinea come il potere di gestione e vigilanza della società sportiva dilettantistica sugli affiliati ed i benefici che la società sportiva trae dalle prestazioni degli atleti debbano portare alla possibilità di stabilire una responsabilità extracontrattuale in capo a quest'ultima di cui all'art. 2049 c.c. Infatti, dopo l'analisi delle posizioni dottrinali e giurisprudenziali in tema di responsabilità dei maestri e degli appaltatori, il Giudice condanna in solido la società sportiva dilettantistica e gli atleti al risarcimento del danno derivante dall'illecito commesso dall'atleta nei confronti dell'avversario, anche se l'atto illecito è stato commesso al di fuori di una fase di gioco attiva ed è stato commesso intenzionalmente, perché tale circostanza non è ritenuta sufficiente a interrompere il nesso diretto di causalità, non essendo una condotta totalmente estranea al rapporto tra le parti
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Buzzoni, Alessandro. "Il medico non incorre in responsabilità penale a fronte del ragionevole dubbio sul nesso di causalità. Commento a Corte di Cassazione - Quarta Sezione Penale, Sentenza 28 novembre 2014, n. 49654." Pratica Medica & Aspetti Legali 9, no. 3 (August 31, 2015): 57–59. http://dx.doi.org/10.7175/pmeal.v9i3.1195.

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Degli Esposti, Isabella. "MindSet Coach: supportare persone e organizzazioni nei cambi di paradigma." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 112 (March 2021): 173–84. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-112011.

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Abstract:
La figura professionale del Coach da alcuni anni è entrata a pieno titolo nelle organizzazioni. La complessità del contesto attuale richiede anche a questo ruolo di assumere una prospettiva più strategica ed in grado di leggere i presupposti, i nessi causali tra l'efficacia, ma anche l'eccellenza, e la mentalità che le rende pos-sibili. L'obiettivo è quindi spostare l'asse dell'azione di coaching dai comporta-menti al mindset della persona al fine di rendere realmente efficace e duraturo il processo di crescita intrapreso. Per questo si parla di Mindset Coach.
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Solinas, Marco. "Vite svuotate. Per una critica dell'impatto psicosociale del capitalismo contemporaneo." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 20 (December 2010): 71–81. http://dx.doi.org/10.3280/cost2010-020005.

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Abstract:
Il saggio mira a individuare e delucidare alcuni nessi causali tra il concomitante incremento dei fenomeni depressivi, non solo in senso strettamente clinico, e l'affermazione del nuovo modello capitalistico avvenuti nei paesi occidentali dai primi anni settanta ad oggi. Oltre che sul meccanismo della flessibilitŕ del mercato del lavoro, si insiste in particolare sulle dinamiche paradossali delle istanze etiche e morali della nuova configurazione ideologica. Ricorrendo anche alla categoria di egemonia, vengono da ultimo approntati degli strumenti teorici finalizzati a riattivare i potenziali emancipativi frustrati nella sofferenza sociale di natura depressiva e regressiva.
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Bosi, Alessandro. "Oltre l'esperienza del leggerescrivere." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 43 (June 2012): 50–54. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-043006.

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Abstract:
L'esperienza del leggerescrivere ci ha guidati oltre i confini della nostra corporeitÀ in una esplorazione che ha riguardato noi stessi e il mondo. Terminato questo esercizio, la pratica dell'ipertestuale ci introduce a un modo di pensare narrativo, sensoriale e ambientale che attraversa le diverse Muse e le unisce nell'idioma col quale ci stiamo confrontando. Dopo il pensiero vettoriale che accumula lettere nelle parole e parole nelle pagine incatenandole in nessi causali, dubiteremo che una ragione abbia mai guidato i nostri passi nei sentieri sempre interrotti del mondo e che una coscienza sia stata la vigile sentinella delle nostre intenzioni?
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Casini, Carlo, and Marina Casini. "Una nuova riflessione sul significato dell’obiezione di coscienza alla luce di una sentenza ingiusta Nota a Cass. n. 14979 del 2 aprile 2013." Medicina e Morale 62, no. 2 (April 30, 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.100.

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Abstract:
Il contributo esamina la sentenza della Corte Suprema di Cassazione n. 14979 del 2013 che ha per tema l’obiezione di coscienza all’aborto. Nella fattispecie, un medico ginecologo viene pesantemente condannato per aver fatto valere il suo diritto di sollevare obiezione di coscienza (previsto dalla legge 194/1978) per attività che secondo i giudici non sono coperte dall’obiezione di coscienza. Nella prima parte dell’articolo, gli Autori muovono osservazioni critiche riguardo alla particolare severità della sentenza e riportano la ricostruzione dei fatti così come emerge dalle indagini giudiziarie. Di seguito concentrano l’attenzione sul significato e l’estensione del concetto di intervento medico- chirugico in generale e abortivo in particolare, osservando che nella misura in cui un’attività, sebbene non rientrante nel “nucleo” dell’intervento, è programmata dall’inizio come fase conclusiva (tanto che se non vi fosse la certezza di effettuarla, non potrebbe neanche iniziarsi l’intervento) tale attività è parte integrante dell’intervento stesso e dunque, trattandosi di aborto, coperta da obiezione di coscienza. Rilevante ai fini di questa valutazione è l’evidente nesso di causalità che tiene in un tutto unitario i vari momenti che si susseguono cronologicamente. La questione squisitamente giuridica della revoca immediata dell’obiezione viene risolta alla luce della differenza tra l’eventuale accettazione preventiva e l’esecuzione dell’ordine imprevisto. L’aspetto comunque più significativo è legato all’interrogativo che fa da cornice a tutto il contributo: perché tanta avversione contro l’obiezione di coscienza sanitaria con riferimento all’aborto? La risposta si trova nella negazione esplicita o implicita, ma anche nella semplice dimenticanza, che il figlio è figlio sin dal momento del concepimento. “Il diritto di aborto – si legge nella sentenza della Cassazione – è stato riconosciuto come ricompreso nella sfera di autodeterminazione della donna”. Questo pensiero, sottolineano gli Autori, è espressione di una deriva che, avviatasi con la sentenza costituzionale del 1975, avanzata con la legge 194/1978 e gravemente consolidatasi con la pretesa del “diritto” di aborto, nasce dal rifiuto di porre lo sguardo sul figlio concepito e, di conseguenza, avversa l’obiezione di coscienza. Per questo c’è ancor più bisogno di ripetere, concludono gi Autori, che il fondamento e la tutela dell’obiezione di coscienza dipendono dal riconoscimento che il concepito è uno di noi. Interessanti anche gli spunti giuridici di livello internazionale. ---------- The article examines the judgement of the Supreme Court of Cassation n. 14979 of 2013 about conscientious objection to abortion. In this case, a gynecologist was heavily condemned for having asserted his right to raise conscientious objection (provided by Law 194/1978) for activities that according to the judges are not covered by the conscientious objection. In the first part of the article, the Authors criticize the particular severity of the sentence and report the reconstruction of the events emerging from the judicial investigations. Afterward they focus attention on the meaning and the extension of the concept of surgical intervention to understand what the boundaries are of an abortion. Whether a final activity is planned from the outset (so that if it were not sure to perform it, the intervention should not be started) this activity is an integral part of the intervention itself and, therefore, in the case of abortion, covered by conscientious objection. For the purposes of this evaluation, the Authors write, it is very important the clear causal link that takes into a unified whole the various moments that follow one other chronologically. The purely legal question of immediate withdrawal of the objection is resolved in the light of the difference between the possible preventive acceptance of the execution and the execution of an unexpected order. The most significant aspect, however, is tied to the question that frames the entire contribution: why so much aversion against conscientious objection with regard to abortion? The answer lies in the express or implied negation – but also in the simple forgetfulness – that the child is a child from the moment of conception. “The right to abortion – it is written in the Supreme Court’s ruling – has been recognized as coming within the sphere of women’s self-determination” This thought, the Authors point out, is an expression of a drift originally triggered by the constitutional ruling of 1975, then advanced with the Law 194/1978 and finally severely consolidated with the claim of “right” to abortion. Since this drift arises from the refusal to look at the child conceived, consequently it adverse conscientious objection. For this there is even more need to repeat, the Authors conclude, that the foundation and the protection of conscientious objection depends on the recognition that the unborn is one of us. The legal references on the international level are also interesting.
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Dissertations / Theses on the topic "Causalità (nesso di)"

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Facciotti, Silvia. "L'onere della prova del nesso di causalità nella responsabilità medica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3424585.

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Abstract:
This dissertation deals with the complex and delicate issue of allocation of the burden of proof of causation in medical liability. The research has followed two lines of investigation, functional between them. First of all, it shows the different jurisprudential approaches to this topic, paying particular attention to the orientation that has prevailed (and summarized in the Corte di Cassazione’s judgement n. 577/2008), whilst trying to highlight the conflicts with the general principles of contractual liability. Secondly, a reconstructive proposal has been presented to shoulder a uniform solution in terms of allocating the burden of proof, suitable on one side to overcome the prevailing jurisprudence’s criticality and on the other to recover consistency with the law, and furthermore, with the general principles of allocation of the burden of proof. This study is divided in three parts. The first one, an introduction, offers a survey of the state of the art of medical liability, with particular consideration to the nature of this liability, in order to identify the relevant legal category (art. 1218 Civil Code) and the reasons that make it systematically consistent on the one hand, and appropriate on the other. In this context, an account of the recent legislative amendment introduced by Decreto Balduzzi has been given. Its reference in the article 2043 of the Civil Code has been interpreted by the prevailing jurisprudence as irrelevant to the nature of medical liability, which therefore, continues to be related to the contractual paradigm. The second part deals with the analysis of the responses offered by doctrine and jurisprudence to the specific problem of allocating the burden of proof of a causal link between the damage alleged by the patient and doctor’s non-fulfilment. In particular the traditional approach and the one anointed by Cass., sez. un., n. 577/2008 («it is sufficient that the patient adduces a qualified non-fulfilment, or theoretically apt to produce the damage») were compared. The orientation introduced by this judgment has been analysed in detail: in particular, the impact of this new case-law with the current law. Assumed the principle of proof’s proximity, the question asked was how this principle can be placed in our system and what are its relations with law. The third part of the research wants to be a reconstructive hypothesis. First of all, the reasons that justify the existence of a crossroads of applied solutions as numerous as different from each other has been researched. The cause was identified in the peculiar features that characterize the health-care obligation. These characters were found: in the object, consisting in the activity adequate not in meeting the ultimate interest of the patient (healing), but the intermediate interest (performance’s accuracy) only teleologically directed to that aim (the reference is to the traditional distinction between means and result obligations); in the peculiar structure of the damage, which due to its similarity, in some ways, to the damage in tort law, has led the jurisprudence, and the doctrine, to borrow the distinction between natural and legal causation, creating many problems of coordination; and last in the hybrid nature of the required behaviour of the debtor, consisting of a "performance" and/or "protection" duty. It is through the analysis of these unique profiles, their "variables", and the relationship between them and the current law, that it seemed possible to reach the formulation of a clear answer, suitable as a general solution to the problem relating to the allocation of the burden of proof: the restoration of the rule which places the burden of proof on causation to the patient. The role of «loss of chance» damage and hypothesis of a liability’s apportionment have also been taken into consideration with the caveat, however, these are institutions capable of influencing not the an of causation’s proof but only the quantum, which remains therefore set on the patient. Finally, act of plausible need for adjustments or corrections to the current law has been acknowledged. Such are likely to meet the perceived needs of social nature related to the particular quality of the interest, which embodies the doctor-patient relationship, as well as the natural asymmetry between the positions of the parties. However, on the assumption of no possibility for a path-oriented jurisprudence in this direction, forcing the inevitable penalty of the law, a prospect legislative guide (de iure condendo) has opened, taking the health care liability reform recently implemented in Germany as example
La tesi affronta il complesso e delicato tema della ripartizione dell’onere probatorio del nesso di causalità nella responsabilità civile del professionista sanitario. La ricerca si è mossa lungo due direttrici di indagine, tra loro funzionali. Anzitutto si sono illustrati i diversi approcci giurisprudenziali al tema in discussione, dedicando particolare attenzione all’orientamento fino ad oggi dominante (e condensato nella pronuncia delle sezioni unite n. 577/2008), cercando di porre in luce i profili di collisione con i principi generali in tema di responsabilità c.d. contrattuale. In secondo luogo si è avanzata una proposta ricostruttiva orientata ad ipotizzare una soluzione unitaria in tema di ripartizione dell’onere probatorio, idonea da un lato a superare le criticità evidenziate nelle risposte fornite dalla giurisprudenza prevalente e dall’altro a recuperare coerenza con il dato positivo oggi esistente, nonché con i principi generali di riparto dell’onere della prova. La struttura del lavoro si articola in tre parti. La prima, introduttiva, offre una ricognizione dello stato dell’arte in materia di responsabilità civile del medico, specie con riguardo alla natura, contrattuale, di tale responsabilità. In questo contesto si è dato conto della recente modifica legislativa introdotta con il cd. decreto Balduzzi, il cui richiamo espresso all’art. 2043 cod. civ. è stato interpretato dalla giurisprudenza prevalente come ininfluente sulla natura della responsabilità da ascrivere al medico, che quindi, ad oggi, sembra potersi ricondurre ancora al paradigma contrattuale. La seconda parte della tesi è dedicata all’analisi delle risposte che dottrina e giurisprudenza hanno offerto nel tempo allo specifico problema del riparto dell’onere probatorio del nesso di causalità tra danno lamentato dal paziente ed inadempimento del sanitario. In particolare, si sono raffrontati l’approccio tradizionale e quello consacrato dalle sezioni unite del 2008, secondo cui: «è sufficiente che il paziente alleghi un inadempimento qualificato, ovvero astrattamente idoneo alla produzione del danno». L’orientamento inaugurato dalle sezioni unite, e non ancora sconfessato (quantomeno da un’autorità giudiziaria di pari rango), è stato analizzato nel dettaglio: in particolare, ci si è interrogati intorno all’impatto di questo nuovo indirizzo giurisprudenziale rispetto alle regole ordinarie in tema di riparto probatorio. Individuato il fondamento nel principio di vicinanza della prova, ci si è chiesti poi come si collochi tale principio nel nostro ordinamento e quali ne siano i rapporti con il dato positivo. La terza parte della ricerca vorrebbe proporsi come ipotesi ricostruttiva. Anzitutto si è cercato di individuare la ragione dell’esistenza, sul tema, di un crocevia di soluzioni applicative tanto numerose quanto diverse tra loro. La causa è stata individuata nel particolare atteggiarsi della responsabilità da inadempimento al cospetto di un rapporto obbligatorio, quale quello di cura, che presenta tratti peculiari rispetto ai vincoli obbligatori tradizionalmente intesi. Tali caratteri si sono riscontrati: nell’oggetto, consistente nell’attività idonea a soddisfare non l’interesse ultimo del paziente (guarigione), bensì in un interesse per così dire intermedio (attività corretta) solo teleologicamente indirizzato a quello finale (il riferimento è alla tradizionale distinzione tra obbligazioni di mezzo e di risultato); nella peculiare struttura del danno, che in quanto molto simile, per certi versi, al danno aquiliano, ha indotto la giurisprudenza, e parte della dottrina, a mutuarne la distinzione tra causalità materiale e causalità giuridica, creando non pochi problemi di coordinamento con la particolare struttura del rapporto obbligatorio; infine, nel carattere ibrido del comportamento richiesto al debitore, consistente in un dovere «di prestazione» e/o «di protezione». Ed è proprio scorta dell’analisi di tali peculiari profili, delle rispettive «variabili», e del rapporto tra questi e il dato normativo esistente, che è parso possibile giungere alla formulazione di una risposta univoca, e idonea in via generale alla soluzione del problema relativo alla ripartizione dell’onere probatorio: il ripristino della regola che pone l’onere probatorio sul nesso di causalità in capo al paziente-creditore. L’indagine si è estesa a configurare anche la figura del danno da perdita di chance e l’ipotesi, prospettata da attenta dottrina, di una causalità c.d. «proporzionale», con l’avvertimento, però, che trattasi di istituti idonei ad influire esclusivamente sul quantum e non sull’an della prova della causalità, che rimane a carico del paziente. Si è dato infine atto della plausibile necessità di adattamenti o correttivi alla disciplina ricostruita, che siano idonei a soddisfare le avvertite esigenze di policy legate al particolare carattere degli interessi cui il rapporto medico-paziente è informato, nonché alla naturale asimmetria tra le rispettive posizioni delle parti. Tuttavia, sul presupposto della non praticabilità di un percorso giurisprudenziale orientato in tal senso, pena l’inevitabile forzatura del dato normativo, si è suggerita l’apertura di una prospettiva de iure condendo, prendendo a modello la sapiente riforma in tema di responsabilità sanitaria di recente attuata nell’ordinamento tedesco
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CALLEGARI, Silvia. "L’accertamento del nesso causale nelle malattie professionali." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2012. http://hdl.handle.net/11392/2388777.

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Abstract:
The thesis aims to analyze the major issues related to the establishment of a causal link in the trials for occupational diseases, in order to verify if the use of criminal law still represents a viable option. The difficulties on the evidence related to the establishment of causation in occupational diseases are closely related to the role of scientific evidence in criminal proceedings. When the science can not provide clear answers to the questions asked by the judge he will be unable to reach a verdict. Therefore, this context of scientific uncertainty has led the Italian case law to the definitive renunciation of criminal prosecution. However, this renunciation would have serious consequences as criminal law has an important function in the prevention system. There are two possible ways: on the one hand, there is the solution proposed by the Public Prosecutor of Turin, based on the enhancement of the cases of danger existing in our system and configuration of a "harm to the people". Second, the evidentiary difficulties in establishing the causal link could be overcome by using an alternative establishment of the victim. By using this institution, it is possible to convict the employer without a complete identification of each victim. In other words, the numerical proportion of sick workers epidemiologically identified would be attributed to the employer, without specifying each victim’s identity.
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MARIOTTI, MARCO. ""Responsabilità colposa 'per fatto altrui"." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/630694.

Full text
Abstract:
Il lavoro ha ad oggetto i casi in cui l’agente che ha tenuto una condotta colposa risponde penalmente anche se la lesione del bene giuridico protetto non sia stata da lui direttamente provocata, ma sia piuttosto immediatamente riconducibile alla condotta eterolesiva o al comportamento autolesivo di un altro soggetto. Tale forma di responsabilità “in relazione ad un fatto altrui”, lungi dall’essere del tutto eccezionale, si presenta in numerosi casi di omesso controllo, di inadempiuto obbligo di impedimento del reato altrui, di lavoro in équipe o all’interno di organizzazioni complesse quali grandi realtà produttive. La tesi esplora le problematiche strutturali di questa forma di responsabilità, individuando alcune “note relazionali”, elementi che fanno dipendere la definizione e la misura della responsabilità di chi è meno prossimo alla lesione del bene giuridico anche dalla condotta altrui. L’analisi, che interessa diversi elementi del reato, mira a valutare se a questi tratti di relazionalità corrispondano altrettanti istituti giuridici adeguatamente sviluppati, o se le incertezze dogmatiche e applicative impediscano una chiara ripartizione delle responsabilità tra i vari soggetti coinvolti nella realizzazione del reato. Nell’ambito del fatto tipico, viene analizzato il problema della sovrapposizione ed interruzione del nesso causale tra le diverse condotte e l’evento del reato, e ribadita la validità del paradigma condizionalistico, anche per accertare l’influenza del comportamento di un soggetto sulle deliberazioni prese da un altro (c.d. causalità psichica). Vengono poi criticamente analizzate le diverse teorie sulle fonti delle posizioni di garanzia, in cui la responsabilità del garante esiste e si manifesta necessariamente in dipendenza del comportamento di un altro soggetto. Sul punto, viene svolta una comparazione con l’ordinamento tedesco, che in tempi recenti ha optato per un approccio tassonomico dei singoli casi di omesso impedimento del fatto altrui, in chiave espansiva rispetto al riferimento alle sole fonti legali e negoziali, con il rischio, tuttavia, di aggirare il canone di tipicità. Con riguardo alla colpevolezza, il tema è la dimensione “relazionale” della colpa, che si declina in vari istituti: nella formulazione stessa di alcune regole cautelari che impongono di tener conto della condotta altrui; nel principio di affidamento, che limita la responsabilità dei singoli coinvolti in un’azione plurisoggettiva, e richiede un delicata individuazione dei suoi confini per non generare vuoti di tutela; nell’annoso tema della c.d. “causalità della colpa”, in particolare poiché l’interposizione della condotta di un altro soggetto rende quantomai incerta la verifica dell’evitabilità dell’evento. Infine, vengono esplorati i travagliati istituti concorsuali colposi. Dopo aver evidenziato le incertezze strutturali e la limitata funzione incriminatrice della cooperazione colposa, viene affermata la sostanziale inutilità dell’istituto: proprio grazie alle numerose “note relazionali” presenti nella struttura del reato, la parametrazione della responsabilità del singolo può tenere conto dell’interazione con un altro soggetto anche nella forma monosoggettiva. Ancora più significativi i dubbi concernenti il concorso colposo in reato doloso. Da ultimo, viene sostenuta l’autonomia dell’imputazione ex art. 40, comma 2 c.p. rispetto alle figure concorsuali, dal momento che anch’essa esprime una responsabilità monosoggettiva, anche se in un contesto plurisoggettivo.
This thesis provides a critical analysis of the circumstances in which an agent, who performs a negligent act, is held criminally liable for damage which was however not directly caused by his or her negligent act, but rather was caused by the act of another (with the view of causing damage either to another or to itself). This form of criminal liability “in relation to the conduct of another”, far from being exceptional, is common in many cases of failure to control or failure to prevent the commission of criminal offences by others, particularly in the context of team-working, and even more so within complex organisations having large corporate structures. The thesis examines the structural problems with this form of criminal liability. It identifies “relational elements”, the elements which enable the creation of a link between the responsibility of the agent whose conduct was the furthest to the damage, and the conduct of those having directly caused the damage. These relational elements impact both the basis on which liability attaches to the negligent agent, and the extent to which this liability exists. This analysis will cover both elements of a criminal offence, that is both the actus reus and the mens rea, with the aim of evaluating whether the legal framework at its current state effectively deals with “relational elements” as grounds for attaching liability, or whether too many uncertainties subsist when making this link– in both theoretical and practical terms– which prevent the clear and effective allocation of criminal liability among the different agents involved. First of all, with regards to the actus reus, this paper addresses the issue of concurring and intervening causes which may break the chain of causality between the agent’s action and the consequence of the actus reus, reaffirming the “sine qua non” paradigm. Furthermore, the research assesses the relevance in this context of the influence which one agent’s behaviour can have on the decisions subsequently taken by others, (known as a “psychological cause” of an action). The paper also critically analyses different theories regarding the basis of guarantees, whereby the guarantor’s liability only exists in relation to the act of another. On this point, a comparative analysis has highlighted how German case law has developed in such a way as to allow guarantees to arise from a factual basis, as opposed to solely through contract or other legally binding instruments, thus running the risk of violating the rule of law. Secondly, with regard to the mens rea element of an offence, the research examines three different examples of “relational elements”, by which another’s conduct needs to be taken into consideration, therefore entering into the mens rea element: (i) precautionary rules which can require the agent to observe another subject’s behaviour and to act accordingly; (ii) the expectation that other subjects involved will act lawfully, which needs to be accurately evaluated in order not to leave any gaps in the prevention of crime; (iii) the complex issue of foreseeability and avoidability of the consequences of one’s conduct, becomes even more intricate with the interposition of another’s conduct. Lastly, the paper will focus on joint enterprise in negligence cases. Having first of all stressed the structural uncertainties and the limited prosecutorial use of the concept of joint enterprise in the context of negligence offences, the thesis argues that through the different “relational elements” present in an offence, each agent’s liability can be independently determined by taking into account the interactions with others. It is worth noting that in the case where the mens rea element of an offence requires intentional participation to another’s negligent behaviour, these uncertainties appear to be even greater. In conclusion, the paper will point out that the liability of guarantors is independent from their participation in the joint criminal enterprise, as this type of liability arises from the guarantee itself.
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BIGNAZZI, SARAH. "IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE FRA "DIRITTO EMOTIVO" E "RIGORE SCIENTIFICO"." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/681.

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Abstract:
Nell’odierna società postmoderna la percezione di insicurezza ha condotto l’opinione pubblica a manifestare pressanti esigenze di maggior tutela rispetto a potenziali fonti di rischio, la cui effettiva pericolosità non è ancora stata oggetto di accertamento. A tal fine è stato elaborato a partire dagli anni Sessanta il principio di precauzione che è stato progressivamente recepito sia a livello internazionale, sia (successivamente) a livello nazionale, con particolare riferimento alla tutela dei beni giuridici ambiente e salute. Oggetto di valutazione nella presente tesi è innanzitutto l’eventuale base scientifica dello stesso principio di precauzione e la necessaria valutazione del rischio, prodromica alla sua applicazione. Dopo di che è stata esaminata la compatibilità del principio di precauzione con l’attuale sistema penale italiano, ed in particolare con i criteri di accertamento richiesti per la sussistenza del nesso di causalità, con gli elementi che compongono la struttura dei reati di pericolo (astratto e concreto) ed infine con l’elemento soggettivo colposo. Si è inoltre esaminato un caso paradigmatico di applicazione del principio di precauzione nel diritto penale, con riguardo alla fattispecie codicistica del getto pericoloso di cose ex art. 674 c.p. Un caso «esemplare» di applicazione del principio di precauzione è poi rintracciabile nella disciplina in materia di sicurezza alimentare ed in particolare in quella (sia comunitaria che italiana) relativa all’impiego di organismi geneticamente modificati.
In today's postmodern society's perception of insecurity has led the public to demonstrate the pressing need for better protection against potential sources of risk, the actual risk which has not yet been investigated. To this goal, from the Sixties the precautionary principle has been progressively implemented both internationally, and (later) at the national level, with particular reference to the protection of environment and health. Evaluated in this thesis is first of all the possible scientific basis of the same principle of precaution and the necessary assessment of risk, prodromal to its application. After that has been considered the compatibility of the precautionary principle with the current Italian criminal law, particularly with the assessment criteria required for the existence of a causal link, with the elements that make up the structure of the offenses of danger (abstract and concrete) and finally with the element of subjective fault. It was also considered a paradigmatic case of application of the precautionary principle in criminal law, with regard to jet dangerous things according to the art. 674 Italian criminal code. An “exemplary” case of the application of the precautionary principle is also detectable in the discipline in terms of food safety and in particular in that (both Community and Italian) on the use of genetically modified organisms.
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Books on the topic "Causalità (nesso di)"

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Capecchi, Marco. Il nesso di causalità: Dalla condicio sine qua non alla responsabilità proporzionale. [Padova]: CEDAM, 2012.

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Berti, Ludovico. Il nesso di causalità in responsabilità civile: Nozione, onere di allegazione e onere della prova. Milano: Giuffrè editore, 2013.

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3

Capecchi, Marco. Il nesso di causalità: Da elemento della fattispecie fatto illecito a criterio di limitazione del risarcimento del danno. Padova: CEDAM, 2002.

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4

Il nesso di causalità: Profili giuridici e scientifici. Padova: CEDAM, 2007.

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