Academic literature on the topic 'Carta dei diritti della famiglia'

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Journal articles on the topic "Carta dei diritti della famiglia"

1

Micotti, Sara. "Un setting tra diritto ed emozioni: la consulenza tecnica nelle separazioni giudiziali." INTERAZIONI, no. 2 (February 2013): 73–83. http://dx.doi.org/10.3280/int2012-002007.

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Abstract:
In questo articolo l'autrice s'interroga sul lavoro dello psicoterapeuta psicoanalitico della famiglia, quando č chiamato dal giudice a svolgere una consulenza tecnica nelle separazioni giudiziali. Le sedute non si limitano alla registrazione puntuale dei fatti (quale testimonianza), ma diventano un ascolto teso alla ricerca e alla comprensione del significato relazionale degli stessi, nella prospettiva di una mentalizzazione conoscitiva e al tempo stesso trasformativa, obiettivo richiesto dal quesito del Giudice. Viene evidenziato come l'intervento possa aiutare i figli a manifestare i propri bisogni emotivi e i genitori a leggerli. Se il lavoro si svolge sia a livello conoscitivo, sia a livello fantasmatico - anche attraverso i test carta e matita e la tecnica del "disegno congiunto della famiglia" - esso puň attivare nei protagonisti la "capacitŕ di sorprendersi" (Winnicott, 1968; Schacht, 2001; Bolognini, 2001). Le vignette cliniche dell'autrice cercano di mostrare come siano possibili aperture di senso e movimenti verso la consapevolezza delle emozioni in famiglie con figli bambini, preadolescenti, adolescenti.
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2

Apollonio, Maria Grazia. "Alienazione parentale: un concetto scientifico? E come impatta nella tutela dei bambini e delle bambine coinvolti in situazioni di violenza domestica?" QUADERNI ACP 29, no. 5 (2022): 217. http://dx.doi.org/10.53141/qacp.2022.217-219.

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Abstract:
Questo articolo è dedicato con affetto e stima alla dottoressa Carla Berardi, coordinatrice del Gruppo lavoro ACP Maltrattamento all’Infanzia, da sempre attiva nella tutela dei diritti delle bambine e dei bambini, promotrice di tante iniziative di formazione e di sensibilizzazione. Grazie a lei tutte e tutti noi siamo più attenti e sensibili ai bisogni dei più piccoli e delle loro famiglie.
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3

Gambino, Silvio. "I diritti sociali nell'ordinamento multilivello (fra Unione europea e costituzioni nazionali)." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 2 (February 2024): 79–129. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2023-002006.

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Abstract:
Con l'incorporazione della Carta dei diritti fondamentali nei ‘nuovi' trattati dell'Unione si registra una più compiuta positivizzazione dei diritti fondamentali (civili e sociali) ma non può ancora affermarsi che i cataloghi di tali diritti corrispondano ai (più evoluti) cataloghi dei diritti tutelati dalle costituzioni nazionali. La giurisprudenza in tema di rapporti fra diritti sociali e libertà economiche eurounitarie lo chiarisce bene, al contempo sollevando la complessa questione della pretesa primazia generalizzata del diritto primario dell'Unione su quello costituzionale nazionale, che ha già trovato prime risposte nella ‘dottrina dei controlimiti' da parte delle corti costituzionali europee e più di recente una innovativa giurisprudenza del Giudice costituzionale interno volta a valorizzare il giudice nazionale come ‘giudice europeo' nella promozione del ‘dialogo' fra le corti. In tale quadro, non può negarsi che, se la disciplina eurounitaria dei diritti sociali non contrasta, di certo non corrisponde, nel fondo, alla sua concezione negli ordinamenti costituzionali nazionali a base sociale. A fronte di un simile quadro, ora dischiuso dal multilevel constitutionalism ma non ancora pienamente appagante, parrebbe che la natura imprecisa e incerta di talune disposizioni della Carta europea dei diritti fondamentali potrebbe essere superata con una loro innovata positivizzazione in un più compiuto catalogo di diritti sociali, all'interno di una rivisitata Carta dei diritti fondamentali. La ‘circolazione dei diritti' e, più in generale, lo stesso ‘processo di integrazione europeo' ne potrebbero utilmente beneficiare.
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Albano, Filomena. "I bambini e i ragazzi fuori famiglia e il sistema della tutela minorile." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (September 2020): 39–47. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-001004.

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Abstract:
L'articolo prende in considerazione il diritto dei bambini e dei ragazzi a crescere nella propria famiglia correlandolo con gli altri diritti riconosciuti dalla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia al fine di evidenziare le possibili antinomie e le necessità di bilanciamento. Esamina quindi alcuni aspetti del sistema della tutela minorile che necessitano di cambiamenti e di riforme.
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5

Long, Joëlle. "Il contributo della Corte europea dei diritti umani alla definizione dei presupposti per l'adottabilità del minorenne: luci e ombre." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (January 2023): 30–40. http://dx.doi.org/10.3280/mg2022-001003.

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Abstract:
L'analisi della copiosa giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani sui presupposti per l'adottabilità del minorenne mostra frequenti condanne dell'Italia per rotture infondate e frettolose dei rapporti giuridici e di fatto con la famiglia di origine. Alcune delle censure formulate nei confronti del nostro Paese stigmatizzano cattive prassi e inefficienze gravi del sistema amministrativo e giudiziario. Si pensi, per esempio, a violazioni di diritti processuali dei genitori e, dal punto di vista sostanziale, alla carenza di sufficienti azioni positive da parte dei servizi sociali per rimuovere lo svantaggio sociale derivante dalla situazione di vulnerabilità del genitore (spesso una madre single migrante). Purtuttavia, la Corte europea sembra aver distorto il contenuto dell'obbligazione positiva dello Stato di attivarsi per la tutela della vita familiare degli individui in una logica adultocentrica che enfatizza il legame di sangue e i diritti genitoriali. Negli anni, infatti, i giudici di Strasburgo hanno dato una lettura sempre più restrittiva dei presupposti per una rottura completa e definitiva dei rapporti con la famiglia di origine. Il rischio è di limitare l'uso dell'adozione piena ai soli casi di maltrattamenti genitoriali penalmente rilevanti e di escluderne a priori l'utilizzo per negligenza e rischio psicoevolutivo. Con l'aumento delle adozioni in casi particolari, inoltre, aumenteranno le situazioni ambigue in cui la famiglia di origine è stata valutata inidonea a crescere il figlio, ma ha comunque il diritto di continuare a giocare un ruolo nella vita di questi.
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Repetto, Giorgio. "LA CIVILIZZAZIONE. L’ESPANSIONE DEI DIRITTI NEGLI ANNI ‘60 E ‘70." Il Politico 251, no. 2 (March 3, 2020): 52–76. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.236.

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Abstract:
Sia nell'attività legislativa che nelle decisioni giudiziarie relative alla valorizzazione dei diritti fondamentali, gli anni 1960-1979 coincidono con una fase di grandi innovazioni. Nonostante le fragili maggioranze parlamentari, in quel periodo vengono emanate una lunga serie di disposizioni legislative di ampio respiro nel campo delle libertà civili e dei diritti sociali: lavoratori, donne, malati mentali e altre minoranze trascurate godono di diritti individuali e beneficiano dell'istituzione di un assetto istituzionale più coerente dei servizi pubblici in molti settori. Il saggio indaga queste evoluzioni muovendo dall'analisi di cinque diversi cluster di diritti (lavoratori, famiglia, procedura penale, diritto alla salute e riforme settoriali) e cerca di evidenziare sia le luci che le ombre di tale processo di riforma.
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Ziller, Jacques. "Il nuovo assetto dei Diritti nei trattati Europei dopo Lisbona." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (March 2011): 63–84. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2011-001005.

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Abstract:
La problematica dei diritti č strettamente collegata alla natura pattizia della ‘costituzione' della Comunitŕ - ora Unione - europea come giŕ chiarito dalla Corte di giustizia nella sentenza Van Gend en Loos del 1963. Č su questa base che vanno quindi analizzate le novitŕ del trattato di Lisbona, per quanto riguarda diritti derivanti da obblighi degli Stati membri, che sono nuovi rispetto ai previgenti trattati CE e UE. L'autore esamina come si manifesta il carattere vincolante della Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione europea per tutti gli Stati membri, dato che il Protocollo sulla Polonia e il Regno Unito non rappresenta una deroga al sistema di diritto UE. Infine, l'autore presenta le tre piů importanti conseguenze del carattere ormai vincolante della Carta, cioč la differenziazione tra diritti fondamentali e altri diritti, l'applicabilitŕ di una riserva di legge e la possibilitŕ di ricorso alla procedura di rinvio pregiudiziale per l'interpretazione della Carta.
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Gambino, Silvio. "I diritti fondamentali fra ‘Carta dei diritti UE' e "costituzionalismo multilivello"." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (August 2020): 47–85. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2020-001003.

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Abstract:
L'articolo esamina la protezione dei diritti fondamentali nella prospettiva del processo di in-tegrazione europea e delle sue relazioni con l'ordine costituzionale interno nel quadro del costituzionalismo multilivello. In tale contesto, recenti nuovi indirizzi della giurisprudenza costituzionale sottolineano come il giudice nazionale ordinario sia chiamato a occupare un ruolo di crescente importanza nei rapporti con il Giudice costituzionale e nel dialogo con il Giudice dell'Unione (CGUE). Tali indirizzi restituiscono una nuova centralità alla ‘dottrina dei controlimiti' rispetto alla dottrina della CGUE sul primato del diritto dell'Unione con riguardo alle disposizioni costituzionali in tema di principi e di diritti fondamentali. In tale prospettiva, il testo esamina sia il tema dei rapporti fra libertà fondamentali economiche e processo di integrazione europea sia solleva interrogativi sul livello di protezione giurisdi-zionale di tali libertà fondamentali fra costituzioni nazionali e diritto primario dell'Unione.
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Pennacchini, M., D. Sacchini, and A. G. Spagnolo. "Evoluzione storica delle “Carte dei diritti dei morenti”." Medicina e Morale 50, no. 4 (August 31, 2001): 651–75. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.729.

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Abstract:
L’intento perseguito dagli autori con questo lavoro è stato quello di ripercorrere l’evoluzione negli ultimi decenni delle “carte” in cui vengono indicati i diritti delle persone morenti. Una storia che si va a contrapporre, con una sorprendente coincidenza nella cronologia, ai successivi momenti della depenalizzazione, prima, e della legalizzazione, poi, dell’eutanasia. Tali “carte”, infatti, hanno sostanzialmente inteso contrapporre il right to death with dignity al right to death senza altre specificazioni, rivendicato dai movimenti e dalle società a favore dell’eutanasia volontaria e del suicidio assistito. Questo lavoro, quindi, trova il suo momento iniziale con l’identificazione e l’analisi delle motivazioni socio-culturali oltre che di quelle più propriamente scientifiche che hanno portato all’elaborazione della prima carta dei diritti del morente, capostipite in un certo senso di tutte quelle seguenti. Dopo di che mostra l’evoluzione peculiare che tali carte, c.d. di prima generazione hanno avuto in Europa, e da ultimo illustra come esse si sono evolute, sia in Europa sia negli Usa in anni più recenti. Da ultimo, a conclusione della “review” storica, gli autori hanno voluto presentare la Carta dei diritti del malato cronico in evoluzione di malattia elaborata nel 1999 all’interno del Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” dell’Università Cattolica, esaminandone il contenuto e le ragioni che hanno portato alla sua elaborazione.
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Anderson, Gary M., and William F. Shughart. "Is Breaking up Hard to Do? Legal Institutions and the Rate of Divorce *." Journal of Public Finance and Public Choice 9, no. 2 (October 1, 1991): 133–45. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345315.

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Abstract:
Abstract Alcune teorie economiche hanno tentato di rappresentare la famiglia come una specie di impresa economica, applicando il ragionamento economico al matrimonio ed al divorzio.Non vi è stata, tuttavia, un’analisi altrettanto approfondita dell’influenza del sistema giuridico sulla struttura e la natura dei contratti di matrimonio.Se la famiglia viene configurata come un’impresa, ed il divorzio come una rinegoziazione contrattuale, ci si può attendere che i parametri giuridici dello scambio svolgano un ruolo significativo sui costi e, quindi, sul numero dei divorzi.L’indagine svolta dimostra la correttezza di quest’ipotesi. In particolare, si dimostra che la legislazione che prevede una custodia dei figli congiunta tende ad aumentare il tasso di divorzio, forse perché evita una costosa battaglia per l’attribuzione della custodia dei figli. Al contrario, sistemi che richiedono lunghi periodi di residenza e impongono periodi obbligatori di separazione tendono ad avere un tasso di divorzio più basso.Questi risultati sono conformi all’intuizione e ai recenti contributi della teoria economica dei diritti di proprietà, applicati al modello della famiglia come impresa di carattere economico.
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Dissertations / Theses on the topic "Carta dei diritti della famiglia"

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Marangia, Francesco Giovanni. "La famiglia nella prospettiva della tutela dei diritti fondamentali." Thesis, Universita' degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/396.

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Abstract:
Il presente lavoro prende le mosse dall'analisi del diritto di famiglia nel nostro ordinamento, mettendo opportunamente in rilievo come la Costituzione italiana riconosca e tuteli la famiglia legittima, cioe' fondata sul matrimonio, attribuendole la dignita' di societa' naturale, gruppo intermedio tra lo Stato ed il cittadino, e di formazione sociale ove si sviluppa la personalita' dei suoi membri alla quale riconosce pertanto i diritti inviolabili. Il sistema di garanzia collettiva dei diritti fondamentali creato con la CEDU non dedica alla famiglia uno spazio particolarmente significativo e preferisce parlare di rispetto per la famiglia e per la vita privata. Nonostante un quadro normativo di riferimento in materia di famiglia non molto articolato, la Corte europea, ribadendo la natura di strumento vivente della CEDU, ha piu' volte interpretato ed applicato l'art. 8 in numerose sentenze, dando vita ad un orientamento ormai consolidato. Le decisioni scelte ed esaminate nella tesi sviluppano la tematica delle ingerenze del potere pubblico nella vita familiare e scandiscono uno spazio intangibile riservato alla famiglia, talvolta estremamente compresso, ma, comunque, mai esautorato di tutti i suoi contenuti.
Job anticipates takes the movements from the analysis of the right of family in our ordering, opportunely putting in relief as the Italian Constitution recognizes and protections the legitimate family, that is founded upon the marriage, attributing her dignity of natural society, intermediate group between the State and the citizen, and of social formation where develops the personality of its members to which it recognizes therefore the inviolable rights. The system of collective guarantee of the fundamental rights created with the CEDU doesn't devote a particularly meaningful space to the family and prefers to speak of respect for the family and for the private life. In spite of a normative picture of reference in family matter not much articulate one, the European Court, restating the nature of instrument living of the CEDU, has many times over interpreted and applied the art. 8 in numerous sentences, creating to a guideline by now consolidated. The decisions chosen and examined in the thesis develop the thematic one of the interferences of the public power in the familiar life and spell a classified intangible space to the family, sometimes extremely compressed, but, however, never deprived of authority of all its contents.
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Provenzano, P. "LA DISCIPLINA DEI VIZI PROCEDIMENTALI ALLA LUCE DELL'ART. 41 DELLA CARTA DEI DIRITTI DELL'UNIONE EUROPEA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/171329.

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Abstract:
The aim of this essay is to analyse, in light of the article 41 of the Charter of fundamental rights of the European Union, the italian discipline of procedural deficiencies in administrative law. The first part is devoted to the study of the case law of the European Courts reagarding the right of good administration. In the second part se will focus on the different theories about the importance of formal defects developed in Italy after the adoption of law n. 241/1990. In the final part of the essay we will analyse the art. 21-octies L. n. 241/1990, and we will underline how this provision should be construed to prevent the violation of EU law.
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Cecchetti, Lorenzo <1991&gt. "Il valore precettivo dei diritti sociali fondamentali previsti dal titolo IV della Carta." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9881/1/Cecchetti_Lorenzo_Tesi.pdf.

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Abstract:
Il dibattito giuridico, politico ed economico in tema di protezione dei diritti sociali nel contesto del processo di integrazione europea risale alle origini stesse di tale processo. A circa dieci anni dall’attribuzione alla Carta dei diritti fondamentali dell’UE dello stesso valore giuridico dei Trattati, sembra possibile tracciare un primo bilancio in termini di aspettative inverate ed aspettative non soddisfatte quanto alla giustiziabilità dei diritti sociali fondamentali contenuti nel Titolo IV direttamente o indirettamente al rapporto di impiego (articoli da 27 a 34). A questo fine, la tesi ha adottato una struttura tripartita capace di coniugare una metodologia di analisi pratica, in relazione alla giurisprudenza della Corte di giustizia UE post Lisbona (Capitolo III), con un’analisi dal carattere maggiormente teorico-ricostruttivo (Capitoli I e II). La ricerca cerca di dimostrare come tanto i più interessanti sviluppi quanto i limiti registratisi nella giurisprudenza della CGUE (rispettivamente, l’efficacia diretta, anche orizzontale, di alcuni di essi negli ordinamenti nazionali, e la determinazione del loro ambito di applicazione e delle modalità di interazione con il diritto secondario e primario) possano essere meglio compresi tenendo in debito conto il percorso ed il significato di ciascuno di tali diritti nel contesto del processo di integrazione europea. In breve, si sostiene che la “costituzionalizzazione” dei diritti sociali in esame abbia certamente un “valore aggiunto” che, tuttavia, riflette la natura sui generis e le finalità dell’Unione, il sistema di riparto di competenze tra Stati membri e Unione, ed il significato ultimo del sistema UE di tutela dei diritti fondamentali. Ciò non toglie che questi caratteri, con il tempo, possano infine mutare.
The legal, political, and economic debate on the protection of social rights in the context of the European integration process dates back to the very origins of this process. The Charter of Fundamental Rights of the EU acquired binding character in December 2009, and most notably it acquired the same legal value as the Treaties. Roughly ten years later, it seems possible to carry out a first assessment draw of the promises kept and the promises broken as for the justiciability of the fundamental social rights enshrined in Title IV which directly or indirectly relating to the employment relationship (Articles 27-34). To this end, the thesis is comprised of three parts. This tripartite structure allows combining two research methods, namely a case law analysis, in relation to the post-Lisbon case law of the Court of Justice of the EU (Chapter III), and a historical and theoretical analysis (Chapters I and II). The major goal of the research is to demonstrate that both the most interesting developments in the CJEU’s case law as well as the most significant open issues can be better understood by taking due account the trajectory and the role of each of these rights within the European integration process. In short, it is argued that the ‘constitutionalisation’ of social rights analysed in this thesis undoubtedly has an ‘added value’. The latter, however, reflects the sui generis nature and goals of the Union, its system of competences, and the ultimate function of the EU system of fundamental rights protection. Despite the fact that these characteristics may eventually change over time.
Le débat juridique, politique et économique sur la protection des droits sociaux dans le contexte du processus d’intégration européenne remonte aux origines mêmes de ce processus. Une dizaine d’années après l’attribution à la Charte des droits fondamentaux de l’UE de la même valeur juridique que les traités, il semble possible de dresser un premier bilan en termes d’attentes avérées et d’attentes non satisfaites en ce qui concerne la justiciabilité des droits sociaux fondamentaux contenus dans son Titre IV et directement ou indirectement liés à la relation de travail (articles 27 à 34). À cette fin, la thèse a adopté une structure tripartite capable de combiner une méthodologie d’analyse pratique, en rapport avec la jurisprudence de la Cour de justice de l’UE post-Lisbonne (Chapitre III), avec une analyse ayant un caractère plus théorique-reconstructif (Chapitres I et II). La recherche vise à montrer comment autant les développements les plus intéressants que les limites relevées dans la jurisprudence de la CJUE peuvent être mieux compris en prenant dûment compte du parcours et de l’importance de chacun de ces droits dans le contexte du processus d’intégration européenne. En somme, il est soutenu que la “constitutionnalisation” des droits sociaux analysés présente certainement une «valeur ajoutée» qui, toutefois, reflète la nature sui generis et les objectifs de l’Union, son système des compétences, et la fonction du système de protection des droits fondamentaux de l’UE. Ce qui précède n’implique pas que ces caractéristiques ne puissent pas éventuellement changer à l’avenir.
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Cappelletti, R. "ANTROPOLOGIE DEI DIRITTI UMANI. PERCORSI AFRICANI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/150178.

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Abstract:
The Human Rights topic is increasing its relevance in the field of legal studies and in the agenda of inter/transnational actors. The Sociology of Law is deeply engaged in this dialogue, but some of its contributions seem to share a common lack of concern about the dimensions of cultural legitimacy and politics of imagination. Refusing the “simplistic” vision of «legal transplants», the approach in term of regionalization and the genealogical theories (i.e. the so called generations of human rights), the thesis aims to outline a multidisciplinary frame, trying to merge the anthropological and the socio-legal knowledge to shed light on the «anthropologies of human rights». The use of the plural suggests several orders of realities: firstly, it reflects the high fragmentation which characterizes the epistemological and methodological debate of contemporary anthropology, as a disciplinary field. An “internal” multiplication of points of view which becomes even more striking in its interactions whit the HR subject and its own kind of internal dissemination. Secondly (and consequently), it enlightens that the “pluralisation” of human rights discourse could be better understood as a proliferation of world-visions and axiologies. In this second meaning, the summoned «anthropologies» have to be intended in term of theories on human beings, on social reality and social order, shaped by cultural assumptions, taken-for-granted and (shared) symbolical repertoires. Deeply merged within every manifestation of the «humanitarian transnational narration», these world-versions need to be studied as sources of influence and inspiration for legal claims, texts and declarations that build the corpus of international humanitarian law. Lastly, this plurality which stems from the relationship between the macro-narrative of the International Bill of Human Rights and its situated appropriations points out the potentiality of a cultural analysis of the social life of (human) rights in avoiding the dichotomist models (universalism versus relativism, global versus local and so on) in favor of a representation in term of narrative encounters between different conceptions of human dignity, human beings, normative orders and social realities. To grasp this mutual and multilayered overlapping, the first part of the thesis builds an analytical framework destined to be applied, in the second part, to the specific context of the «African system of human rights». This choice was dictated by the peculiarities which seem to distinguish it from others regional systems: amongst these features, the African Charter on Human and Peoples’ Rights deserves a special place, considered its aspects of relevant innovation and creativity as well its signs of criticism and its lack of real efficacy. In the first chapter we start from the general liaison between Law and Culture, looking for a «relational paradigm» which rejects determinist or reductionist presentations of this organic link. Adopting a pluralist point of view (centered on the idea of «normative pluralism» preferred to the classical one in term of «legal pluralism»), we borrow some insights from early anthropological researches on «primitive law» and on the co-existence of plural normative orders in colonial settings. The second chapter deals with the concept of «legal culture», trying to discuss a cardinal notion of sociology of law that often pretend to exhaustively grasp the complexity of law/culture nexus. We explore the richness and the pitfalls of influent theorizations about this topic, sorting out three dimensions which seem to require a deeper engagement: the power, the (construction of the) collective identities and the pluralism. In strict dialogue with the studies on «legal consciousness» and «legal socialization», we move towards a textual description of culture. The third chapter sketches a theory of culture in term of cognitive and normative interface between men and the meaningful world they try to create (and to live in). Borrowing from Clifford Geertz the fundamental ideas about the «social traffic of meanings», the textual dimension of cultures and the law as a way of world-making – or better, of imaging the reality –, we keep developing our model in a more comprehensive perspective which dismisses the “literary” constraints entrenched in the idea of «text». The forth chapter deals with some assumptions of the so-called «narrative paradigm», trying to “dissolve” the persisting rigidities of the textual frame into a larger and (more) universal human ability: the narrative competence. We examine the coalescence between narrative attitude and normative attitude, stressing the similarities and the constitutive power of both of them. Starting from narration as a meta-model for the social construction of reality, we move towards the specificities of «legal narration» as expression of the legal construction of social reality. This narrative standpoint can be synthesized as follow: the human skill to produce, to understand and to manipulate tales (and other sources of narrative production) is the key that ensures the transmission and the socializations of cultural meanings, representations and symbols. Trough the narrativization of culture it becomes easier to conceive the narrativization of legal cultures as shared, contested, polyphonic repertories of legal and social ideas. In the fifth chapter we start applying our theoretical framework to the human rights topic. We begin with a preliminary set of issues regrouped under the label of «spatial problematic». It underlines the paradox of the Universalist project, with its claims of cultural independence and planetary applicability on the one hand, and the need of cultural resonance and local relevance on the other. We explore critical contributions about the «globalization talk», which stress some traps of this overriding way of representing social and socio-legal phenomena in the contemporary world. Aiming to reject monodimensional explanations, we merge the «rhetoric of flaws» with the sensibility for «friction events» generated by and trough the encounters between transnational narratives and specific local (and cultural) settings. The concept of «vernacularization» helps us to conceive these interactions/intersections between global flows and punctual frictions. The sixth chapter introduces the main elements of the African context, starting from a sketched portrait of what we define its «radical normative pluralism». In order to cope with the complex reality of the African human rights system, we outline a historical (and political) description of the events that preceded the creation of the Organization for the African Unity, the institutional body which had the main responsibility in the consolidation of the system itself. We also examine various “legal” precedents (the so-called Lagos Law, the Universal Declaration of the Rights of Peoples and so on) which influenced the elaboration of the African Charter with their moral and political authority. Whit the seventh chapter we finally land the heart of our topic: the narrative analysis of the African Charter of Human and Peoples’ Rights. After a quick identification of the focal features of the document, we approach the meaningful core of the Charter: the organic/holistic relationship between individual human rights and collective dimension of peoples’ (human) rights. We split our investigation in two different but related paths: the individual/people pole and the rights/duties pole, assuming they are two dissimilar strategies to arrange this underlying “cohabitation”. We also draw to several pronunciations of the African Commission of human and peoples’ rights exploring the potential meanings of people and peoples’ rights to clarify the official/institutional position on the subject. Anthropological and sociological studies on the ongoing modifications of collective frames of reference (the family, the ethnic group and other strategies of kinship allegiance) in contemporary Africa are employed to complete our inquiry. In the eighth chapter we (temporary) leave the African Charter in favor of other documents and protocols produced by the African system, strictly related to the «culture variable»: the Pan-African Cultural Manifesto, the Cultural Charter for Africa and the Charter for African Cultural Renaissance. After that, we approach three other texts more engaged on the promotion and protection of human rights for specific categories of people: the African Charter on the rights and welfare of the child, the Protocol to the African Charter on human and peoples’ rights on the rights of women in Africa and the African Youth Charter. Our aim is to show how cultural assumptions about the subjects concerned shape or influence the normative prescriptions designed to protect them. The ninth chapter, finally, outlines a general evaluation of our analytical model trough the exploration of its weakness and its points of strength. It shows the hermeneutical advantages provided by the «gius-narrative» key, which enabled us to trace and emphasize the links between myths and foundational narratives of social groups and theirs normative constructions. It also stresses the need for a cultural study of social life of human rights, to (try to) grasp the many faces that the struggle for human rights is showing in its continuous spread around the world.
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LATRONICO, NATALIA. "I DIRITTI DI DIFESA NEL PROCEDIMENTO ANTITRUST DINANZI ALLA COMMISSIONE EUROPEA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/616379.

Full text
Abstract:
This thesis is aimed at assessing, through an in-depth analysis of the case law of the Court of Justice of the European Union, the current status of the rights of defence enjoyed by companies which are parties to proceedings before the European Commission for the enforcement of Articles 101 and 102 TFEU. Against this background, this thesis purports to suggest some proposals to reform the current design of EU antitrust proceedings, with a view to improving the procedural guarantees granted to the parties and, ultimately, the legitimacy of the whole system of EU antitrust enforcement. This topic, which has been for a long time the object of a heated academic debate, is relevant for a number of reasons. First, the functioning and organization of EU antitrust proceedings, in which the European Commission acts at the same time as investigator, prosecutor and decision-maker. Second – and more recently – the fact that the Charter of Fundamental Rights of the European Union now ranks as EU primary law. As a consequence, the role of the European Convention of Human Rights within the EU legal order has become more significant. With respect to this last point (and particularly in light of Article 6 ECHR), it must also be noted that antitrust fines are now largely acknowledged as having a criminal nature. Accordingly, it is even more important to ensure the respect of the rights of defence in the context of such proceedings. In light of the above, this thesis first provides an overview of the process through which the respect of the rights of defence has been gradually established at EU level, by analyzing its different stages, the role of the case law and the impact of the relevant legislative instruments providing for the protection of fundamental rights. The second chapter of this thesis examines some preliminary and cross-cutting issues, such as the applicability of fundamental rights to legal entities, the rationale (and limits) of granting rights to the parties of antitrust proceedings, and the issue of the criminal nature of antitrust fines in light of Article 6 ECHR. The core of this research is the assessment of the current status of the rights of defence in EU antitrust proceedings, through an analysis of the case law of the EU courts (as compared with the case law of the Strasbourg Court) as well as of the relevant legislation. Accordingly, the assessment focuses on the privilege against self-incrimination, the legal professional privilege, the right to be heard and the right to access the case file. Finally, a few conclusive remarks are drawn on the compatibility between the case law of the EU courts and of the Court of Strasbourg, on the one hand, and on the current level of protection of the rights of defence in EU antitrust proceedings, on the other hand. Against this background, an assessment is carried out with respect to the possible reforms that might be enacted in the context of EU antitrust proceedings, with a view to improving the role and impact of the parties’ procedural guarantees, with a particular focus on the role of the Hearing Officer and on the oral hearing.
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CHIODAROLI, BENEDETTA. "IL DIRITTO FONDAMENTALE ALLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI NELL'UNIONE EUROPEA E I TERRITORI DI CONFINE: RIFLESSIONI CRITICHE SULLA TUTELA DEI NON-EU CITIZENS." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/127987.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca approfondisce il tema del diritto alla protezione dei dati personali nell’Unione europea dei non-EU citizens, nell’ambito delle politiche UE di gestione dell’immigrazione e controllo delle frontiere. Muovendo dall’esame del quadro giuridico di riferimento, si evidenzia la natura di diritto fondamentale sancita dall’art. 8 Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e meglio precisata dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'UE. La ricerca illustra, in seguito, l’applicazione del diritto in questione nel contesto settoriale prescelto ed approfondisce, in particolare, due principali tematiche: l’ampio e controverso utilizzo dei large-scale databases previsti dalla disciplina UE in tali ambiti – dal sistema Schengen, istitutivo del SIS, ai più recenti VIS, EURODAC, EES, ETIAS; il tema della prevista interoperabilità dei databases, la cui realizzazione, anche alla luce del Nuovo Patto UE sulla Migrazione e l’Asilo, sembra porre in discussione l’effettiva tutela dell’art. 8 Carta per i non-EU citizens. Infine, si propongono alcune riflessioni critiche sul bilanciamento degli interessi in gioco (tutela dei dati personali vs. gestione efficace del fenomeno migratorio, tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico), attraverso l’analisi di alcune pronunce della Corte di giustizia e dell’esempio concreto dei sistemi di riconoscimento facciale automatico.
The research focuses on the EU right to data protection of non-EU citizens in the fields of migration and borders control. Once outlined the current legal framework of such right in the EU, it is highlighted the nature of fundamental right enshrined by Article 8 of the EU Charter of Fundamental Rights and better defined by the EU Court of justice case law. The application of right to data protection in the mentioned fields is scrutinized from two different perspectives: the use of sectoral large-scale databases (SIS, VIS, EURODAC, EES, ETIAS); the controversial interoperability of such databases, which appears extremely challenging for the actual respect of Article 8 also within the framework of the EU New Pact on Migration and Asylum. Finally, some critical remarks on the balancing between data protection and other general interests of the EU (efficient management of migration and borders control) are offered, through the analysis of certain EU Court of Justice rulings and the case of automatic facial recognition techniques.
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Magli, Mia. "Giustizia penale e protezione dei minori nell’Unione europea." Thesis, Strasbourg, 2017. http://www.theses.fr/2017STRAA005/document.

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Abstract:
Aujourd'hui les droits des mineurs occupent une place de plus en plus importante dans l'agenda juridique et politique de l'UE. La promotion des droits de l'enfant représente maintenant un objectif de l'UE, consacré dans l'article 3, paragr. 3, du Traité sur l'Union européenne. Les droits de l'enfant sont également cristallisés dans l'article 24 de la Charte des droits fondamentaux de l'Union européenne. Actuellement l'Union européenne dispose de nombreux actes législatifs et de documents non législatifs relatifs aux droits des mineurs ou qui peuvent avoir des répercussions indirectes sur la vie des enfants. Ce travail analyse la nature, la portée et la valeur des mesures de l'UE dans deux domaines principaux : la protection des enfants et de leurs droits et la justice pénale des mineurs. Le but de la recherche a été d’examiner jusqu'à quel point on peut parler d’une valeur ajoutée de la promotion des droits des enfants au niveau de l'UE, par rapport au niveau national et international et également celui de proposer de nouvelles solutions pour améliorer la promotion et la protection des droits des enfants dans l’Union européenne
Today children’s rights occupy an increasingly prominent place on the EU legal and policy agenda. The promotion and protection of the rights of the child is now an objective of the EU as set out in Article 3.3 of the Treaty on European Union. The rights of the child are also enshrined in the article 24 of the Charter of Fundamental Rights of the European Union. The EU has now many legislative documents and non-legislative acts related to children’s rights or that may have the potential to impact on children’s life. This Phd thesis analyzes the nature, scope and value of EU measures in relation to children in two main areas : child protection and juvenile criminal justice. It investigates if there is an added value of children’s rights at EU level and it also makes some suggestions to improve the promotion and protection of children’s rights in the EU
Al giorno d’oggi, i diritti dei minori occupano uno spazio sempre più importante nell’agenda giuridica e politica dell’Unione europea. Attualmente, infatti, la promozione dei diritti dei minori rappresenta un obiettivo dell’Unione, consacrato nell’articolo 3, par. 3, del Trattato sull’Unione europea. I diritti fondamentali dei minori sono poi sanciti esplicitamente nell’articolo 24 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Oggi, l’Unione europea può disporre di numerosi strumenti normativi (e non) dedicati espressamente ai diritti dei fanciulli e tanti altri possono avere delle ripercussioni indirette sulla loro vita. La presente ricerca analizza, pertanto, la natura, la portata e il valore delle misure intraprese dall’UE in due settori principali : la protezione dei minori e la giustizia penale. Lo scopo della tesi è esaminare in che termini si possa parlare di un valore aggiunto della promozione dei diritti dei minori a livello UE, rispetto alle normative già in vigore a livello nazionale e internazionale. A partire da tale analisi, essa cerca di proporre nuove soluzioni per migliorare la promozione e la protezione dei diritti dei minori nell’Unione europea
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Fornaciari, B. "LA DIRETTIVA 2012/13/UE SUL DIRITTO ALL'INFORMAZIONE.LA CONOSCENZA NEL PROCESSO PENALE FRA UNIONE EUROPEA E ORDINAMENTO INTERNO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/369477.

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Abstract:
La presente ricerca si propone di analizzare la Direttiva 2012/13/UE sul diritto all'informazione nei procedimenti penali ed il suo impatto sul sistema processuale italiano. L'analisi prende le mosse da un primo capitolo dedicato al sistema multilivello delle fonti: sul panorama nazionale e sovranazionale, infatti, la direttiva è solo l'ultima norma, in ordine di tempo, a disciplinare il diritto fondamentale alla conoscenza dell'indagato e dell'imputato. Necessario quindi apprestare una panoramica delle fonti che garantiscono la protezione multilevel dei diritti, e descrivere le loro reciproche interazioni. Imprescindibile, poi, un approfondimento sulla tutela dei diritti nello Spazio di Libertà Sicurezza e Giustizia dell'UE, con un'attenzione particolare all'era post-Lisbona ed al valore aggiunto che le direttive ex art. 82 co. 2 TFUE possono portare sul sistema multilevel. Il secondo ed il terzo capitolo sono dedicati all'analisi normativa della fonte europea. La trattazione si muove lungo le tre visuali prospettiche che la norma europea attribuisce al diritto all'informazione: diritto alla conoscenza dei propri diritti; diritto alla conoscenza dell'accusa; diritto alla conoscenza degli atti di indagine. Le disposizioni europee vengono continuamente integrate con la giurisprudenza della Corte EDU, che inietta di significato le norme della direttiva e fornisce gli standards di tutela laddove non specificati. Vengono messe in rilievo le disposizioni più innovative, che consentono alla direttiva di non essere solo “codificazione” del case law di Strasburgo, ma fonte autonoma e progredita di diritti. Il capitolo finale è infine focalizzato sull'impatto che la direttiva ha prodotto sul sistema processuale interno. La trattazione è suddivisa tra l'analisi delle modifiche apportate dalla normativa di attuazione italiana, d. lgs. 101/2014, e la disamina delle sue lacune: il legislatore ha dato luogo ad un intervento minimalista, omettendo di dare esecuzione proprio alle disposizioni europee più innovative che avrebbero permesso al nostro sistema di essere in linea con i dettami sovranazionali. Particolare attenzione è data al tema delle modifiche all'imputazione e al principio Iura novit curia, sulla scorta dei punti saldi elaborati dalla Corte EDU nel noto caso Drassich. In conclusione, vengono proposti gli scenari futuri che potrebbero conseguire all'efficacia diretta della direttiva e alla penetrazione, per il suo tramite, delle norme CEDU nell'ordinamento giuridico nazionale.
The present research examines the European Directive on the right to information in criminal proceedings (Directive 2012/13/EU, hereinafter ‘the Directive’), assessing the impact that it is likely to have on the Italian legal system. Before analyzing the legislation, the thesis provides an historical overview of the status of human rights safeguards in the EU and a description of its multi-layered system of protection. Starting from the early ECJ case law setting out a ‘human rights theory’, the research moves on to consider the Charter of Nice and the development of a European Area of Criminal Justice, until the Stockholm Program and the entry into force of the Lisbon Treaty. In addition, it addresses the question as to whether and to what extent the directives ‘of new generation’ based on art. 82 par. 2 TFEU bring an added value to the aforementioned human rights protection system. Chapters 2 and 3 of the research focus on the analysis of the legislation and on the three meanings that the Directive attaches to the right to information in criminal proceedings, namely, the right to information about rights, the right to information about accusation, and the right to information about case file. The effort is shedding some light on the most innovative prescriptions, while at the same time highlighting how much the EU legislation owes to the ECtHR case law, which is used as a yardstick for the evaluation and interpretation of the Directive. Finally, Chapter 4 addresses the Italian implementing legislation (d. lgs. 101/2014) and the impact of the Directive on our legal system. It finds that the NIM is highly unsatisfactory, as the Italian legislator has failed to comply with the most innovative EU standards. In this regard, the research illustrates the impact of EU prescriptions on the jurisdiction of national judges, in particular, the impact of the ‘new’ right to information about accusation. It concludes that Italian judges can (in)directly apply ECtHR case law standards due the direct effect of the Directive (which can be regarded as an ‘ECtHR case-law codification’).
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DI, SALVO FEDERICO. "La difficile distinzione tra "diritti" e "principi" nella carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea. Teorie, storia, argomenti." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/2158/567712.

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Maltseva, Polina. "CIRCOLAZIONE BIDIREZIONALE DEI MODELLI GIURIDICI TRA DIRITTI EUROPEI E DIRITTO RUSSO. IL CASO DEL DIRITTO DI FAMIGLIA." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/94680.

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Books on the topic "Carta dei diritti della famiglia"

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Gabriella, Ottonelli, ed. I diritti della famiglia: Solo sulla Carta? Milano: Paoline, 2013.

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Bifulco, Raffaele, Alfonso Celotto, and Marta Cartabia. L'Europa dei diritti: Commento alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. [Bologna]: Il mulino, 2001.

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1933-, Manzella Andrea, ed. Riscrivere i diritti in Europa: La carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Bologna: Il mulino, 2001.

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4

Centro interuniversitario di ricerca sui diritti umani e sul diritto dell'immigrazione e degli stranieri, ed. Diritti umani degli immigrati: Tutela della famiglia e dei minori. Napoli: Editoriale scientifica, 2010.

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5

Giovanni, Conso, and Saccucci Andrea, eds. Codice dei diritti umani: Nazioni Unite, Consiglio d'Europa : in appendice la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Padova: CEDAM, 2001.

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6

Stefania, Negri, ed. Spazio europeo e diritti di giustizia: Il capo VI della carta dei diritti fondamentali nell'applicazione giurisprudenziale. [Padova]: CEDAM, 2014.

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Vesperini, Giulio. La carta dei servizi pubblici: Erogazione delle prestazioni e diritti degli utenti. Rimini: Maggioli, 1997.

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8

Trione, Filiberto. La tutela dei diritti fondamentali in ambito comunitario: Dal silenzio dei trattati istitutivi alla Carta di Nizza. Napoli: Editoriale scientifica, 2004.

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9

Franco, Ferrari Giuseppe, ed. I diritti fondamentali dopo la carta di Nizza: Il costituzionalismo dei diritti : AIDC Taormina, giugno 2001, Sezione pubblicistica : estratto. Milano: Giuffrè, 2001.

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10

Antonio, Tizzano, ed. Codice dell'Unione europea: Con la Carta dei diritti fondamentali e il Trattato di Nizza. 3rd ed. Padova: CEDAM, 2002.

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Book chapters on the topic "Carta dei diritti della famiglia"

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D’Attoma, Sara. "2 • Divorzio e mediazione." In Sinica venetiana. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-602-2/002.

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Abstract:
La libertà di divorzio, più di ogni altro diritto nell’ambito della disciplina giuridica sulla famiglia, è l’espressione di una volontà individuale. Essa può essere interpretata come complementare alla libertà di matrimonio, con la differenza che quest’ultima è stata riconosciuta dallo Stato come elemento primario e fondante della famiglia in largo anticipo rispetto alla libertà di divorzio. Nella storia del diritto di famiglia il nucleo famigliare è sempre stato considerato quale bene giuridico primario, da tutelare anche a scapito dell’esercizio dei diritti dei suoi singoli componenti. Il divorzio è stato relegato per molto tempo fra i fattori sociali destabilizzanti, per la sua espressione spiccatamente individualistica, e perciò non ammesso.
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di Barbaro, Sergio, and Elisabetta Scomazzon. "TRA ACCOUNTABILTY E SUISTAINABILITY. IMPRESE, RESPONSABILITÀ, DIRITTI UMANI E BENE COMUNE NEL NUOVO QUADRO NORMATIVO DEL DIRITTO PRIVATO EUROPEO." In Direitos Sociais: Diálogos Transdisciplinares, vol. II, 28–43. Iberojur Science Press, 2024. http://dx.doi.org/10.62140/sbes282024.

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Abstract:
Abstract: Occorre un cambio di prospettiva da cui guardare diritto ed economia. Da dove partire? L’espressione “famiglia umana” non è solo categoria del pensiero, ma è “testo” scritto nel Preambolo della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo. Il diritto è racchiuso nelle relazioni, oggetto di norme e di regole, di cui la stessa “famiglia umana” come tale vive. L’Unione Europea ha sviluppato alcuni nuovi principi giuridici che provano a conciliare sviluppo economico e tecnologico e diritti umani. Due di questi nuovi paradigmi meritano di essere approfonditi da una parte il concetto di accountability che emerge nel regolamento europeo sulla privacy del 2016/679 e dall’altra il modello di Sustainable corporate governance, oggetto della proposta di Direttiva sulla Corporate Suistainability due diligence adottata dalla Commissione europea il 23 febbraio 2022. Nel sistema normativo sulla privacy, superando l’idea che la giustizia possa risultare da una meccanica applicazione di norme e recuperando la dimensione relazionale del diritto attraverso i rapporti giuridici, che ne costituiscono l’oggetto della disciplina, si può arrivare a prendere in considerazione quella che può dirsi la relazione prima, ossia tra la singola persona e la normativa. Occorre, naturalmente, accogliere una visione indefettibile dell’”interessato”: persona umana, sede di relazioni. L’approccio del legislatore è quello della responsabilizzazione dei soggetti obbligati, il termine tecnico accountability, definisce giuridicamente questo principio. Il modello di Sustainable corporate governance postula, a sua volta, che le imprese pongano a fondamento del proprio agire una maggiore responsabilità nei confronti dei lavoratori, dell’ambiente, dei consumatori e della società in generale. Con il concetto di Sustainable corporate governance si intende un nuovo modello di governo delle imprese in cui la sostenibilità deve essere integrata in modo più sistematico nella governance societaria. Tale nuovo approccio comporta, quindi, che le imprese finalizzino la propria attività anche a scopi diversi da quelli del mero profitto, quali il benessere dei propri skateholders, della comunità di riferimento, la tutela dei diritti umani e in definitiva il bene comune della società. A prescindere dal dibattito dottrinale in corso, l’emergere nel quadro normativo europeo dei principi sopra evidenziati dimostra che l’era del monoteismo del profitto è finita e che alle imprese è richiesto un approccio che sia più rispettoso di interessi ulteriori extra proprietari e dei diritti umani. Parole chiave: Accountability; responsabilità; privacy; impresa, sostenibilità; diritti umani; bene comune.
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