Academic literature on the topic 'Carico fisico di lavoro'

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Journal articles on the topic "Carico fisico di lavoro"

1

Antico, Leonardo. "Pastorale della salute ed alcune responsabilità sociali della medicina." Medicina e Morale 39, no. 3 (June 30, 1990): 515–23. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1177.

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Abstract:
Di fronte al diffondersi di un concetto di qualità della vita ristretto alle capacità economiche, alla efficienza fisica e alla godibilità della vita, è necessario che la scienza medica si assuma il compito di proporre una visione globale della persona nella sua unità di mente e di corpo. Da ciò deriva, secondo l'Autore, una "responabilità sociale" della medicina, chiamata a farsi carico del recupero di un equilibrio dinamico tra corpo, psiche e spirito della persona. ln ciò un ruolo determinante possono svolgere le Università, curando una più specifica preparazione dei medici di medicina generale e di veri specialisti, e disponendo lo studio e l'insegnamento circa le cause di morte prematura e inabilità (stupefacenti, fumo, incidenti sul lavoro, ecc.) e circa l'invecchiamento della popolazione, le affezioni croniche, l'assistenza domiciliare.
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Longo, Francesco, Paola Roberta Boscolo, and Claudio Bongiorno Sottoriva. "Un framework per la digitalizzazione del territorio." MECOSAN, no. 122 (December 2022): 105–22. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2022-122oa14872.

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Abstract:
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha previsto lo stanziamento di 191,5 miliardi di euro per l'Italia.Se da un lato si innovano le infrastrutture fisiche, "l'hardware logistico", dall'altro si dovrebbe investire nel ridisegno dei servizi per gli utenti, nella reingegnerizzazione dei processi di lavoro e nel rafforzare e modificare competenze e ruoli professionali, "il software organizzativo". La parte hard è stata ampiamente affrontata con un preciso processo di project management top-down che coinvolge l'intera filiera istituzionale, dal Ministero alle Regioni, e da queste alle aziende sanitarie pubbliche. La dimensione che riguarda la seconda variabile, ovvero la riprogettazione dei servizi, la reingegnerizzazione dei processi e delle competenze di lavoro è stata di fatto delegata alla piena autonomia delle regioni o, qualora queste siano altrettanto silenti, delle aziende sanitarie pubbliche.Il presente articolo presenta al proposito un framework di innovazione disruptive dei servizi territoriali, con un particolare focus sui processi di prevenzione, sui pazienti cronici e fragili e sulle nuove modalità di accesso e fruizione per tutti i pazienti occasionali. In particolare, si ritiene che i macroprocessi che più debbano essere sottoposti a un ridisegno siano i seguenti:" le modalità di accesso e di reclutamento dei pazienti ai servizi e ai programmi di prevenzione;" i modelli di presa in carico e di case management;" i modelli di programmazione e prenotazione delle prestazioni e dei setting di cura;" le modalità di dialogo e scambio di informazioni tra cittadino e SSN.
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Gombi, Diego, Massimo Improta, and Rinaldo Sacchetti. "Le tecnologie che consentono ad una persona diversamente abile la gestione di un personal computer e l'ambiente domestico: l'esperienza del Centro Protesi Inail." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 92 (February 2011): 12–29. http://dx.doi.org/10.3280/sur2010-092002.

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Abstract:
Da oltre dieci anni il Centro Protesi INAIL (di seguito CPI), uno dei maggiori poli italiani per la progettazione, la realizzazione e l'applicazione di protesi, ortesi e ausili, ha inserito tra i suoi servizi quello della consulenza e della fornitura di ausili informatici e domotici. Questo servizio, nato da una sperimentazione in Emilia Romagna poi espanso a tutto il territorio Italiano attraverso l'area Ausili Informatici e domotici (AID), č rivolto principalmente a quegli utenti cui un infortunio sul lavoro ha causato gravi menomazioni fisiche, ed ha lo scopo di consentire all'utenza diversamente abile un completo controllo di un ambiente informatico e dell'ambiente domestico, sopperendo alle limitazioni imposte dall'infortunio con apparecchiature ad elevato contenuto tecnologico, o con l'utilizzo "speciale" di apparecchiature standard. La maggioranza dei casi trattati dall'AID riguarda utenti con limitata o assente mobilitŕ degli arti superiori (lesioni midollari alte parziali o complete, traumi da schiacciamento, lesioni neurologiche, esiti di amputazioni, ecc.); piů di recente la casistica si č arricchita di lesioni sensoriali (principalmente problemi a carico della vista), disturbi post traumatici del linguaggio (afasia, ecc.) e problematiche cognitive (solitamente unite a problematiche motorie in esiti di trauma cranico). Dopo una panoramica dei principali sistemi in commercio e delle procedure utilizzate dall'Inail per la fornitura degli ausili informatici e domotici saranno presentati alcuni casi studio ad esempio delle diverse tipologie di soluzioni per accrescere le potenzialitŕ di comunicazione e di autonomia dei diversi utenti disabili.
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Ciccotti, Anna. "I "bisogni speciali" dei siblings: il vissuto psicologico dei fratelli di ragazzi autistici nel contesto familiare." RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no. 53 (June 2021): 48–74. http://dx.doi.org/10.3280/pr2021-053004.

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Abstract:
La nascita di un figlio è il momento in cui si concretizza il più straordinario progetto d'amore e si sperimenta una condivisione di vi-ta, un'apertura al mondo. È altresì un evento "critico" perché porta la coppia ad affrontare una serie di situazioni nuove, alcune delle quali richiedono una ri-strutturazione del rapporto di coppia, delle consuete routines familiari: il piccolo sistema familiare da diadico diventa triadico (Larcan, 2016). Ma cosa succede quando alla criticità insita nella nascita di un figlio si aggiungono altri e ben più critici elementi, come una disabilità? Si susseguono nei genitori tante forti emozioni come tristezza e dolore, senso di colpa, ansia e paura, rabbia e invidia, che inizialmente sembrano sopraffare i genitori e viene richiesta loro un'enorme quan-tità di risorse per fronteggiare la situazione. Il momento dell'impatto con la diagnosi viene attraversato e percepito da ogni famiglia in maniera diversa in base alle esperienze personali di ognuno, ai valori sociali, al background culturale, ma anche in base alle modalità con cui la diagnosi viene formulata, alla disponibi-lità di adeguati supporti familiari e alle informazioni di cui si dispone. Un peso rilevante è dato infine dalla possibilità di usufruire di un adeguato sostegno sociale in termini di servizi di supporto sanitario e psicologico al bambino e alla famiglia (Cuzzocrea, Larcan, 2011). Non da molto tempo la letteratura ha iniziato a indagare su una tematica molto interessante e complessa che riguarda i fratelli "sani" di ragazzi affetti da problematiche fisiche o mentali: questo filone di ricerca si è dedicato allo studio dei cosiddetti siblings, termine che nel mondo anglosassone indica semplicemente un legame di fraternità, mentre nel panorama italiano, fa riferimento nello specifico a fratelli e sorelle di bambini con disabilità. Se per i genitori l'accudimento verso i figli è un processo naturale, che può diventare più difficoltoso per il disturbo di cui è affetto il figlio, per un fratello non è così scontato pensare di doversi fare carico della patologia e della vita del proprio caro, una volta che i genitori non ci saranno più. I fratelli degli autistici spesso si somigliano: sono silenziosi, pro-fondi, sognatori e diffidenti; per loro è difficile adeguarsi al modo di vivere, di scherzare, di comportarsi dei coetanei. Questo lavoro prende in considerazione il mondo emotivo, spesso ancora poco esplorato di chi vive come "fratello di" - per tutta la vita, analizzando le conseguenze della presenza del bambino con autismo sulla vita del fratello con sviluppo tipico.
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Lasio, Diego. "Differenze di genere e distribuzione del carico familiare nelle famiglie eterosessuali." RICERCA PSICOANALITICA, no. 2 (May 2011): 69–82. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-002006.

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Abstract:
La ricerca sulla divisione del carico familiare nelle famiglie eterosessuali evidenzia che sono ancora le donne a farsi maggiormente carico del lavoro domestico e della cura dei figli. Perdura la convinzione che gli uomini e le donne siano essenzialmente differenti rispetto alle loro predisposizioni e, quindi, ai ruoli che possono assumere. I partner distribuiscono il carico familiare sulla base del proprio genere, come se questo fosse un aspetto fisso dell'identitŕ, ancorato al dato biologico, e non suscettibile di cambiare in relazione alle diverse condizioni storiche, sociali e culturali. Il presente lavoro, dopo aver analizzato l'approccio biologico e quello socio culturale, esamina le principali utilizzate per la spiegazione di tale iniqua distribuzione. Comprendere i motivi del forte sbilanciamento tra donne e uomini nella distribuzione del carico familiare č importante per gli effetti che tale iniquitŕ puň avere sul benessere dei partner e sulla qualitŕ della relazione.
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Rita Acone, Maria. "Dal profilo di rischio del lavoratore al profilo di rischio della persona: un metodo per la promozione della salute." PNEI REVIEW, no. 2 (November 2021): 78–97. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2021-002007.

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Abstract:
L'Autrice propone una diversa organizzazione della sanità territoriale con una maggiore attenzione alla prevenzione grazie a una periodica valutazione dello stato di salute psico-fisico delle persone. Trae spunto da due discipline: la medicina del lavoro e la psiconeuroendocrinoimmunologia. Dalla prima estrapola il metodo relativo all'accertamento dei rischi fisici, chimici, biologici, psicologici e le modalità di monitoraggio dell'assistito. Dalla seconda le basi scientifiche per una visione olistica dell'individuo che tenga conto delle interazioni tra i sistemi dell'organismo e di quelle tra persona e ambiente fisico e sociale. La proposta si concretizza in un documento di valutazione del rischio, realizzato con i metodi noti nell'ambito della sicurezza sui luoghi di lavoro e in una cartella clinica della salute elaborata in base ai principi della Pnei caratterizzata, quindi, da un'anamnesi specifica per definire il profilo psico-socio-culturale dell'assistito e le sue relazioni con l'ambiente fisico e sociale in cui vive. L'Autrice, infine, auspica che la necessaria raccolta sistematica dei dati in formato digitale venga realizzata con il Fascicolo Sanitario Elettronico, già utilizzato in Italia anche se in modo disomogeneo tra le regioni.
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Agovino, Massimiliano, and Maria Ferrara. "Disabilità: diseguaglianza sociale ed economica. Un'analisi empirica e teorica." ECONOMIA PUBBLICA, no. 1 (February 2022): 11–42. http://dx.doi.org/10.3280/ep2022-001003.

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Abstract:
La disabilità in Italia è purtroppo fonte di diseguaglianza sociale ed economica. La famiglia è il soggetto che attualmente risulta essere maggiormente coinvolto nella cura della persona disabile. Partendo da tali premesse, questo lavoro dapprima fornisce un'analisi descrittiva e quantitativa della situazione socio-economica che le famiglie con persona disabile a carico vivono. In secondo luogo, il lavoro analizza l'efficacia di un aumento delle pensioni di invalidità civile, quale strumento di policy atto a superare l'attuale discriminazione sociale e ad adeguare l'Italia agli standard Europei. A tal fine l'analisi simula un modello teorico del ciclo reale. I risultati suggeriscono che un aumento delle pensioni di invalidità civile ridistribuisce ricchezza riducendo la diseguaglianza sociale ed economica tra famiglie con e senza persona con disabile a carico.
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Speranza, Mario. "L'organizzazione dei dispositivi terapeutici per gli adolescenti con disturbi psichiatrici gravi in Francia." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (July 2010): 127–43. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-002009.

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Abstract:
L'adolescenza č il periodo d'esordio potenziale dei principali disturbi psichiatrici dell'etŕ adulta. Ma l'adolescenza č anche un periodo di profonde trasformazioni dell'identitŕ che si traducono in manifestazioni sintomatiche piů meno acute non direttamente correlate con la gravitŕ del processo patologico implicato. A questa etŕ la prognosi č spesso una scommessa terapeutica che si propone di incidere sulla traiettoria naturale del disturbo. La profonda embricatura tra divenire clinico e dispositivi di presa in carico dei disturbi psichiatrici dell'adolescenza possiede una forte valenza etica. L'obiettivo di questo articolo č quello di descrivere i dispositivi terapeutici sviluppati in Francia negli ultimi anni per la presa in carico degli adolescenti con disturbi psichiatrici severi. Un'attenzione particolare sarŕ rivolta ai dispositivi di presa in carico in urgenza e a tempo pieno e al problema complesso dell'articolazione e della temporalitŕ degli interventi. Per concludere, verranno proposte alcune ri_ essioni sul lavoro istituzionale con gli adolescenti con disturbi psichiatrici severi, sul lavoro in rete e sulla necessitŕ di mantenere una prospettiva meta-osservativa della psicopatologia dell'adolescente.
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Palomba, Patrizia. "Il ritiro sociale in Italia. Il metodo di lavoro dell'Associazione Hikikomori Italia." PSICOBIETTIVO, no. 2 (June 2022): 87–104. http://dx.doi.org/10.3280/psob2022-002007.

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Abstract:
L'articolo descrive la storia e i principi guida del metodo di intervento dell'Associazione Hikikomori Italia, che opera in quasi tutte le Regioni del Paese, grazie alla collaborazione e al confronto costante di genitori e psicologi, che nella chiarezza e diversificazione dei propri ruoli, attuano costantemente una strategia condivisa per "rompere" il muro di silenzio di ragazzi/e e giovani adulti che vivono ritirati dalla vita sociale. L'approccio sistemico alla problematica e la necessità dell'integrazione di interventi di contesti che interagiscono inevitabilmente tra loro, conducono a un metodo di lavoro "integrato e complesso" che inizia con la presa in carico della famiglia (non del singolo), prosegue con l'inserimento dei genitori nei gruppi di auto-mutuo-aiuto regionali, fino alla presa in carico del ragazzo che esprime il disagio. Il raggiungimento di tale obiettivo richiede spesso interventi psico-educativi domiciliari, il coinvolgimento in piccoli gruppi di supporto tra pari, oltre a un capillare lavoro di sensibilizzazione a partire dalle scuole, ma che può coinvolgere contesti di vario genere affinché si possa svolgere un attento lavoro di prevenzione, la strategia principale su cui investire per evitare la cronicizzazione di una problematica molto complessa da affrontare in una fase più avanzata.
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Taddei, Stefano, Marco Vieri Cenerini, and Duccio Vanni. "Domande, risorse e burnout in emergenza: un'indagine sugli operatori del 118." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (December 2010): 43–58. http://dx.doi.org/10.3280/pds2010-002004.

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Abstract:
Lo studio, facendo riferimento al modello Job Demands - Job Resources (JD-JR) della teoria della Conservazione delle Risorse (COR) esamina le condizioni di lavoro degli operatori del 118. Nella letteratura attenzione č stata data al rapporto tra burnout e JD-JR dove l'esaurimento emotivo č relato con le JD e la depersonalizzazione con le JR. Gli obiettivi dello studio sono di verificare a) il ruolo che la dimensione organizzativa del 118 ha su burnout, JD e JR; b) se il carico lavorativo percepito puň essere predittivo del burnout e c) quali JD-JR possono predire il burnout. Sono stati esaminati 130 operatori afferenti a due gruppi ad alta e bassa richiesta di lavoro. Le analisi riguardano misure di resilienza (CD-RISC), di stress e burnout (OCS-MBI) e informazioni demografiche. Dai risultati emerge un punteggio di resilienza adeguato per i due gruppi e una peggiore condizione lavorativa per quello ad alta richiesta. Il burnout sembra essere influenzato dalla complessitŕ e quantitŕ di richieste. Il carico di lavoro appare predittivo di esaurimento emotivo e depersonalizzazione, la resilienza ha una influenza solo per la realizzazione personale.
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Dissertations / Theses on the topic "Carico fisico di lavoro"

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POLSINELLI, Giovanni. "Stima dell’intensità di esercizio e deriva cardiovascolare: una nuova variabile per i modelli di previsione basati sulla frequenza cardiaca." Doctoral thesis, Università degli studi di Cassino, 2022. https://hdl.handle.net/11580/92118.

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Abstract:
Regularly practicing physical activity and exercise of adequate intensity and duration improves health and fitness. The intensity of aerobic exercise is commonly estimated using heart rate, but in endurance performance the relationship between heart rate and oxygen consumption may be compromised by cardiovascular drift. This physiological phenomenon mainly consists of a time-dependent increase in heart rate and decrease in systolic volume and may lead to overestimation of absolute metabolic intensity in prediction models based on heart rate. Previous research has established that cardiovascular drift is correlated to the increase in core body temperature during prolonged exercise. Therefore, monitoring body temperature during exercise may allow to quantify the increase in heart rate attributable to cardiovascular drift and consequently improve the estimate of muscular work and energy expenditure. Core body temperature measurement is invasive and may be inappropriate, skin temperature is unreliable, oral cavity temperature is influenced by breathing and ingestion of liquids or food, while the external auditory canal is easily accessible and may be suitable for monitoring body temperature during physical activity and exercise. Based on these premises, an experimental protocol was designed to verify whether the increase in heart rate due to cardiovascular drift is associated with the increase in body temperature measured in the external auditory canal. This experimental protocol is composed of a preliminary phase and two submaximal cycling tests and provides monitoring both the tympanic temperature with a professional infrared tympanic thermometer and ear temperature with a wearable device equipped with contact probe. The preliminary phase includes the collection of baseline data for the classification of subjects and the comparison of the tympanic temperature between right and left ear and between closed and open external auditory canal. The first cycling test consists of an incremental exercise followed by a cool down stage and is used to assess the degree of agreement between the two methods of measuring body temperature, while the second cycling test consists of a prolonged exercise in steady state to moderate intensity in a neutral environment and is used to verify the search hypothesis. Due to the SARS-CoV-2 pandemic and the difficulties encountered in recruiting highly trained athletes, a downsized pilot study was carried out which provided encouraging results overall and allowed the optimization of the experimental protocol.
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Rinaldini, Alessandro. "Studio dell'influenza dell'Adaptive Cruise Control sul carico di lavoro e sulla condotta di guida degli utenti." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Il presente elaborato intende valutare l’influenza che i sistemi di assistenza alla guida (ADAS) hanno sul comportamento dei conducenti, con particolare attenzione alla distrazione ed al workload (carico di lavoro fisico e mentale) che essi provocano. Lo studio si concentrerà in particolare sull’analisi del comportamento di guida dei conducenti a bordo di un veicolo dotato di Adaptive Cruise Control.
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Mengoli, Federica. "Razionalizzazione del flusso materiali e del carico di lavoro di un sistema di assemblaggio: il caso Kverneland Group Ravenna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Nell’odierno contesto industriale, in cui la competizione di mercato è in continua crescita, le imprese perseguono l’obiettivo di implementare delle strutture organizzative sempre più efficienti, flessibili e orientate al miglioramento continuo, volto alla creazione di valore per il cliente e all’aumento del profitto aziendale. Pertanto, il presente elaborato è stato sviluppato con lo scopo di studiare un sistema produttivo Just In Time, applicato a un concreto caso pratico aziendale, che supporti l’analisi e l’individuazione di eventuali criticità presenti in un flusso produttivo industriale, per ricercare, di conseguenza, soluzioni sempre più performanti di gestione dell’organizzazione dei processi produttivi e della manodopera, proponendo delle possibili azioni correttive da implementarvi. Al fine di rilevare i punti di criticità e tutte le attività che non apportano valore aggiunto e che devono quindi essere ridefinite, nel corso dell’elaborato si è studiato il flusso produttivo, e nello specifico la linea di assemblaggio, di un’intera famiglia di prodotti core business dell’azienda ravennate, attraverso lo sviluppo di una valutazione accurata dello stato AS-IS del flusso fisico e informativo del flusso produttivo stesso.
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BATTISTA, FRANCESCA. "Pressione arteriosa da sforzo ed indicizzata al carico di lavoro in soggetti con obesità severa valutati prima e dopo chirurgia bariatrica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. http://hdl.handle.net/11577/3459023.

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Abstract:
Introduzione: La condizione di obesità severa si accompagna a valori pressori elevati a riposo. Un’esagerata riposta pressoria durante esercizio correla con gli eventi cardiovascolari indipendentemente dai valori pressori basali. Un’elevata pressione indicizzata al carico di lavoro (W-SBP) ed in particolare un valore superiore ai 10 mmHg/METs è significativamente associata al rischio di mortalità. Scopo: Valutare la risposta pressoria all’esercizio e la W-SBP durante test cardiopolmonare (CPET) prima e dopo chirurgia bariatrica (BS). Metodi: 257 pazienti con obesità severa hanno eseguito CPET un mese prima e sei mesi dopo BS utilizzando lo stesso protocollo incrementale. La pressione arteriosa sistolica è stata misurata a riposo (SBPrest), ad un’intensità sottomassimale pari ad un carico di lavoro di 3 METs (SBPsubmax), al picco dell’esercizio (SBPpeak) e nella fase di recupero. La W-SBP durante esercizio sottomassimale (W-SBPsubmax) e al picco dello sforzo (W-SBPpeak) è stata calcolata con una formula dedicata. Risultati: l’età media dei soggetti era di 45.5 ±10.3 anni, il BMI prima della BS era 43.9±6.4 Kg/m2 e il 73.5% era di genere femminile. SBPrest risultava significativamente diminuita dopo BS (DeltaSBP -10.2±15.8 mmHg; p <0.0001), anche considerando il calo percentuale. SBPsubmax e SBPpeak apparivano ridotte dopo BS sia come variazione assoluta (-15.0±19.7 mmHg e -10.3±25.1 mmHg; p<0.0001, rispettivamente), sia come variazione percentuale. Inoltre, W-SBP dopo BS era significativamente inferiore sia durante esercizio sottomassimale (-3.0±12.2 mmHg/METs; p<0.0001) sia durante esercizio massimale (-2.1±4.8 mmHg/METs; p<0.0001), mentre la tolleranza all’esercizio, intesa come carico di lavoro raggiunto al picco dello sforzo era aumentata. Una regressione logistica ha mostrato che i principali determinanti della probabilità di avere una W-SBPpeak ≥10 mmHg dopo BS erano l’età, la W-SBPpeak e la capacità funzionale prima della chirurgia. Conclusioni: Dopo BS si è osservata una marcata riduzione della pressione arteriosa a riposo e durante esercizio. Inoltre, anche le W-SBP massimale e sottomassimale, espressioni della risposta pressoria indipendente dal carico di lavoro, sono risultate significativamente diminuite, a fronte di una maggiore capacità di esercizio. La riduzione della W-SBPpeak dopo BS appare determinata dall’età, dalla W-SBPpeak e dalla capacità funzionale di partenza.
Introduction: Obesity is accompanied by increased resting blood pressure. Exaggerated blood pressure during exercise correlates with cardiovascular events independently from baseline blood pressure levels. High Workload-indexed blood pressure (W-SBP) and particularly a value ≥10 mmHg/METs is significantly associated with the risk of mortality. Aim: to evaluate blood pressure response and W-SBP during a cardio-pulmonary exercise test (CPET) before and after bariatric surgery (BS). Methods: 257 patients with severe obesity performed maximal incremental CPET one month before and six months after BS using the same incremental protocol. Systolic blood pressure was measured at rest (SBPrest), at the same submaximal intensity of 3 METs (SBPsubmax), at peak exercise (SBPpeak) and in the recovery phase. The submaximal and maximal W-SBP (W-SBPsubmax and W-SBPpeak, respectively) were calculated with a dedicated formula. Results: Age was on average 45.5±10.3 years, BMI before BS was 43.9±6.4 Kg/m2 and 73.5% were females. SBPrest decreased significantly after BS (-10.2±15.8 mmHg; p <0.0001), also when considering percentage variation. SBPsubmax and SBPmax showed significant reduction after BS both as absolute change (-15.0±19.7 mmHg and -10.3±25.1mmHg; p<0.0001, respectively) and as percentage change. Furthermore, W-SBP decreased significantly during submaximal exercise (-3.0±12.2 mmHg/METs; p<0.0001) and at peak of exercise (-2.1±4.8 mmHg/METs; p<0.0001), despite a higher exercise tolerance after BS, determined as the workload reached at the peak of exertion. A logistic regression analysis showed that the probability to have W-SBPpeak ≥10 mmHg after BS was independently determined by age, W-SBPpeak and functional capacity before BS. Conclusions: After BS, a marked reduction of resting and exercise blood pressure values was observed. W-SBPsubmax and W-SBPpeak, as an expression of load-independent pressure response, decreased significantly, despite a significant increase in exercise tolerance after BS. Age, W-SBPpeak and functional capacity at baseline significantly determined the probability to have W-SBPpeak post BS.
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Zucca, Francesca. "Valutazione neuroergonomica di cardiologi interventisti in cath-lab mediante applicazione del protocollo di alpha attenuation." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
In questa tesi viene approfondito e studiato l’andamento di uno dei ritmi principali dell’elettroencefalogramma: il ritmo alpha. Nel corso degli anni, col progredire degli studi relativi al ritmo alpha, è emerso come un aumento di tale ritmo in una determinata regione del cervello sia associato ad una ridotta attività o ad una inibizione in tale regione, ad esempio per eliminare distrattori durante compiti di working memory, mentre una riduzione del ritmo alpha denoti concentrazione, attenzione, talvolta stress, e sia comunque collegata al coinvolgimento di quella regione nel task. Inoltre, una delle regioni coinvolte nella generazione del ritmo alpha è il talamo, il quale gioca un ruolo chiave nella regolazione sonno-veglia e nella generazione e modulazione dell'attività alpha. Durante la fase iniziale del sonno si verifica infatti un forte aumento del ritmo alpha, che sembra riflettere una condizione di riduzione dell’attenzione verso l’esterno. La sonnolenza, quale si riscontra nella fase di addormentamento, genera dei cambiamenti nel ritmo alpha che tendono a rappresentare uno stato di riduzione diffusa dell’attenzione. Questo esprime una condizione di “non attenzione”. Una simile condizione avviene alla chiusura degli occhi. Infine, dalla letteratura emerge che una condizione di affaticamento mentale sembra produrre una variazione di alpha simile a quella che si verifica con un calo di attenzione. Questo elaborato, ha lo scopo di esaminare il cambiamento dell’alpha, all’interno di una popolazione di cardiologi interventisti che effettuano interventi in cath-lab presso l’ospedale universitario di Ferrara, per valutare se sia possibile monitorare una condizione di affaticamento mentale o di eccessiva sonnolenza mediante l'applicazione del protocollo di alpha attenuation.
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MAZZOLINI, GABRIELE. "Infortuni sul Lavoro e Rischi nel Mercato del Lavoro: Evidenze Empiriche." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/888.

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Abstract:
La presente tesi si focalizza sullo studio delle determinanti e delle conseguenze del rischio sul lavoro e degli incidenti occupazionali nel mercato del lavoro. Il primo contributo (Capitolo 1) fornisce una rassegna critica all'interno di un quadro di analisi armonizzato allo scopo di evidenziare le debolezze della letteratura teorica ed empirica, che si occupa di rischio sul lavoro e dei incidenti occupazionali. Nell’ indagare le determinanti degli incidenti sul lavoro (Capitolo 2), si analizza il ruolo delle condizioni di lavoro e della sicurezza sul posto di lavoro nel ridurre la probabilità di un infortunio e la durata della relativa assenza, tema inesplorato nella limitata letteratura empirica. I nostri risultati forniscono evidenze cross-country che una maggiore sicurezza contribuisce a ridurre la probabilità che un incidente si verifichi e le corrispondenti conseguenze, in termini di giorni di assenza per infortunio. Particolare attenzione viene posta nel considerare il ruolo delle regolamentazioni sulla sicurezza e delle pratiche di organizzazione del lavoro. Il Capitolo 3 studia le conseguenze degli infortuni. Ci si concentra a determinare come un incidente possa influenzare i costi sostenuti dal lavoratori, vale a dire una riduzione delle probabilità di occupazione e perdite salariali, sia nel breve sia lungo periodo. Utilizzando i dati BHPS, si trova che, nel breve periodo, uno stato di infortunio, in seguito ad un incidente occupazionale, porta ad una maggiore probabilità di perdere il lavoro; nel lungo periodo, i lavoratori infortunati possono subire consistenti perdite salariali che possono essere evitate se il lavoratore è occupato nel settore pubblico o in imprese sindacalizzate.
This dissertation focuses on investigating the determinants and the consequences of risk at work and occupational accidents in the labour market. The first contribution (Chapter 1) provides a critical survey within an harmonized framework of analysis to highlight the weaknesses of the theoretical and empirical literature. In investigating the determinants of accidents at work (Chapter 2), we analyze the role of working conditions and safety at work in reducing the probability of accidents at work and the corresponding duration of absence, which is an unexplored issue in the limited empirically literature on risk at work and occupational accidents. Our findings provide cross-country evidence that more safety at work contributes to reduce the probability that an accident occurs and its consequences, in terms of days off from work. Particular attention is used in considering the role of safety at work regulations and of work organization practices. Chapter 3 studies the consequences of occupational injuries. We focus in determining how an accident may affect workers’ costs, namely a decline of employment probabilities and earning losses, either in the short or in the long term. Using the BHPS data, we find that, in the short term, a state of injury, following an occupational accident, leads to a higher probability of losing job; in the long term, injured workers may support significant earning losses that may vanish if they are employed in the public sector or in unionized firms.
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MAZZOLINI, GABRIELE. "Infortuni sul Lavoro e Rischi nel Mercato del Lavoro: Evidenze Empiriche." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/888.

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La presente tesi si focalizza sullo studio delle determinanti e delle conseguenze del rischio sul lavoro e degli incidenti occupazionali nel mercato del lavoro. Il primo contributo (Capitolo 1) fornisce una rassegna critica all'interno di un quadro di analisi armonizzato allo scopo di evidenziare le debolezze della letteratura teorica ed empirica, che si occupa di rischio sul lavoro e dei incidenti occupazionali. Nell’ indagare le determinanti degli incidenti sul lavoro (Capitolo 2), si analizza il ruolo delle condizioni di lavoro e della sicurezza sul posto di lavoro nel ridurre la probabilità di un infortunio e la durata della relativa assenza, tema inesplorato nella limitata letteratura empirica. I nostri risultati forniscono evidenze cross-country che una maggiore sicurezza contribuisce a ridurre la probabilità che un incidente si verifichi e le corrispondenti conseguenze, in termini di giorni di assenza per infortunio. Particolare attenzione viene posta nel considerare il ruolo delle regolamentazioni sulla sicurezza e delle pratiche di organizzazione del lavoro. Il Capitolo 3 studia le conseguenze degli infortuni. Ci si concentra a determinare come un incidente possa influenzare i costi sostenuti dal lavoratori, vale a dire una riduzione delle probabilità di occupazione e perdite salariali, sia nel breve sia lungo periodo. Utilizzando i dati BHPS, si trova che, nel breve periodo, uno stato di infortunio, in seguito ad un incidente occupazionale, porta ad una maggiore probabilità di perdere il lavoro; nel lungo periodo, i lavoratori infortunati possono subire consistenti perdite salariali che possono essere evitate se il lavoratore è occupato nel settore pubblico o in imprese sindacalizzate.
This dissertation focuses on investigating the determinants and the consequences of risk at work and occupational accidents in the labour market. The first contribution (Chapter 1) provides a critical survey within an harmonized framework of analysis to highlight the weaknesses of the theoretical and empirical literature. In investigating the determinants of accidents at work (Chapter 2), we analyze the role of working conditions and safety at work in reducing the probability of accidents at work and the corresponding duration of absence, which is an unexplored issue in the limited empirically literature on risk at work and occupational accidents. Our findings provide cross-country evidence that more safety at work contributes to reduce the probability that an accident occurs and its consequences, in terms of days off from work. Particular attention is used in considering the role of safety at work regulations and of work organization practices. Chapter 3 studies the consequences of occupational injuries. We focus in determining how an accident may affect workers’ costs, namely a decline of employment probabilities and earning losses, either in the short or in the long term. Using the BHPS data, we find that, in the short term, a state of injury, following an occupational accident, leads to a higher probability of losing job; in the long term, injured workers may support significant earning losses that may vanish if they are employed in the public sector or in unionized firms.
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Bettini, Marco. "Ottimizzazione della material presentation dei materiali in una cella di produzione. Il caso Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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La tesi presenta il lavoro di ottimizzazione della material presentation svolto presso l'affiliata bolognese del gruppo Philip Morris International. Obiettivo del progetto è l'efficientamento del processo logistico del flusso dei materiali in una cella di produzione, derivante dall'introduzione di una flotta di carrelli AGV. Nel corso della tesi vengono trattati i temi del calcolo dei flussi di materiale, dell'analisi del carico di lavoro per gli operatori di produzione e della riduzione degli sprechi.
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Bellini, Diego. "JOB DEMANDS, PHYSICAL AND SOCIAL ENVIRONMENT: THE POSITIVE EFFECT OF RESTORATIVE QUALITY OF THE WORK ENVIRONMENT ON PEOPLE’S WORKING LIFE, AND ITS RELATIONSHIP WITH WORK ENGAGEMENT, ORGANIZATIONAL SUPPORT, ORGANIZATIONAL CYNICISM AND JOB SATISFACTION. RICHIESTE LAVORATIVE, AMBIENTE FISICO E SOCIALE: L’EFFETTO POSITIVO DELLE QUALITA’ RIGENERATIVE DELL’AMBIENTE DI LAVORO SULLA VITA LAVORATIVA DELLE PERSONE, E LA SUA RELAZIONE CON IL WORK ENGAGEMENT, IL SUPPORTO ORGANIZZATIVO, IL CINISMO ORGANIZZATIVO E LA SODDISFAZIONE LAVORATIVA." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11562/904982.

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Abstract:
L’obiettivo principale di questa tesi di dottorato è investigare, all’interno del modello Job Demand Resource (JD-R; Demerouti, Bakker, Nachreiner e Schaufeli, 2001), la possibilità che le qualità rigenerative dell’ambiente di lavoro possano esercitare un effetto positivo sulla vita lavorativa delle persone. A tal fine sono stati realizzati tre studi: - Il primo studio indaga la relazione tra la restorativeness (le qualità rigenerative dell’ambiente) e la soddisfazione lavorativa (estrinseca ed intrinseca) mediata dal supporto organizzativo percepito e dal work engagement. Un questionario anonimo è stato completato da 123 impiegati che lavorano in ufficio all’interno di un comune di una città Italiana. Un Modello di equazioni strutturali, tra le variabili indagate dalla ricerca, indica una relazione positiva tra restorativeness, il supporto organizzativo, il work engagement e la soddisfazione lavorativa. Inoltre, è stata verificata sia una mediazione completa del work engagement tra la restorativeness e la soddisfazione instrinseca, sia una mediazione parziale del work engagement tra la restorativeness e la soddisfazione estrinseca. Il secondo studio esplora l’effetto della restorativeness sul cinismo organizzativo (definito come un atteggiamento negativo sviluppato dalla persona verso un’organizzazione) e sul work engagement. Un questionario anonimo è stato compilato da 247 impiegati. I risultati supportano, nei luoghi di lavoro, l’effetto positivo della restorativeness nel ridurre il cinismo organizzativo e l’effetto positivo della restorativeness nel promuovere il work engagement. - Infine, il terzo studio affronta la possibilità che il contesto di una mensa aziendale, ovvero le sue qualità rigenerative misurate tramite il costrutto della restorativeness, moderi la relazione tra le richieste del lavoro, operativamente definite come carico di lavoro cognitivo e fisico, e la fatica (o esaurimento delle proprie risorse durante il lavoro), nella misura in cui gli operai percepiscono le qualità rigenerative della mensa. Inoltre, si considera che le qualità rigenerative della mensa correlino positivamente con il supporto organizzativo e indichino un apporto del supporto organizzativo, un’altra risorsa del lavoro che si ipotizza in grado di modererare la relazione tra richieste del lavoro e fatica. Un questionario anonimo è stato completato da 121 operai durante la pausa pranzo all’interno di una mensa di una azienda industriale. Un’analisi di regressione lineare multivariata indica che la relazione tra le richieste lavorative e la fatica era debole quando la mensa era percepita come un contesto “rigenerante”. Le caratteristiche rigenerative, nell’analisi bivariata, erano associate positivamente con il supporto organizzativo, e l’analisi multivariata indica che l’effetto di moderazione del supporto organizzativo, nella relazione tra richeste lavorative e fatica potrebbe essere in grado di favorire l’effetto di moderazione delle qualità rigenerative della mensa. Per concludere, i risultati all’interno di un approccio psicologico positivo al lavoro, sottolineano l’importanza dell’ambiente fisico e delle relazioni sociali nel favorire il benessere e nel ridurre lo stress nei luoghi di lavoro. Inoltre le qualità rigenerative del contesto di lavoro possono fungere da risorse del lavoro fornendo un immediato recupero dalla richieste del lavoro.
The main aim of this doctoral thesis is to investigate, within the Job Demand Resource model (JD-R; Demerouti, Bakker, Nachreiner e Schaufeli, 2001) the possibility that the restorative quality of work environment can exert significant positive effects on people's working life. For this purpouse, three studies within the workplace were carried out. - The first study addressed a positive relationship between restorativeness (restorative quality of work environment) and job satisfaction (estrinsic and intrinsic) via perceived organizational support and work engagement. An anonymous self-report questionnaire was completed by 123 office employees in the municipality of an Italian town. Structural Equation Modelling (SEM) analyses showed a multivariate positive relationship between restorativeness, social support, work engagement, and job satisfaction. Further, both a full mediation effect of work engagement between restorativeness and intrinsic job satisfaction, and a partial mediating effect of work engagement between restorativeness and extrinsic job satisfaction were found. - The second study explored the effect of restorativeness on organizational cynicism (it is defined as negative attitude developed by a person to his organization) and work engagement. An anonymous self-report questionnaire was filled out by 247 employees. Results supported a positive effect of restorativeness in reducing the organizational cynicism and, in the same direction, on work engagement within the organization. - Finally, the third study addressed the possibility that the company canteen, (or its restorative quality, measured by using restorativeness construct), buffers the relationship between work demands, it is defined as cognitive demands and workoverload and fatigue or depletion of own resource during work, to the extent that workers perceive it to hold restorative quality. Further, we considered how the restorative quality of the canteen positively correlated with organizational support and signals the provision of organizational support, another job resource thought to buffer the demands-fatigue relationship. An anonymous self-report questionnaire was completed by 141 blue collar workers during their lunch break in the factory canteen of an Italian industrial organization. Multivariate regression analyses indicated that the relationship between job demands and fatigue was indeed weaker when the canteen was perceived as “restorative” setting. Restorative quality was positively associated with organizational support in a bivariate analysis, and multivariate analyses indicated that the buffering effect of organizational support on the demands-fatigue relationship could be taken into account for the buffering effect of the restorative quality of the canteen. In conclusion, the present results, inside a positive psychological approach at work, underline the importance of the physical environment and the social relations to improve well-being and reduce stress within workplace. Furthermore the restorative quality of rest settings in the workplace may function as a job resource serving the immediate needs of workers for recovery from work demands.
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Cavallo, Daniela. "Computational models for the dynamic assessment of operator’s mental fatigue and the human error probability in production processes." Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/11589/245804.

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Abstract:
Nell’ultimo decennio è incrementato l’utilizzo delle tecnologie nelle attività quotidiane e negli ambienti di lavoro in cui il fabbisogno di risorse cognitive sembra aumentare mentre il livello di sforzo fisico sembra diminuire. I rapidi sviluppi della cosiddetta “Internet delle cose” (Internet of Things - IoT) e dei suoi nuovi archetipi di automazione nei sistemi cyber-fisici, nonché l'aumento dei requisiti analitici derivanti dalla necessità di analizzare una grande quantità di dati sono alcuni esempi di elementi alla base che segnano una maggiore richiesta cognitiva degli individui di svolgere compiti di controllo e ottenere una panoramica dei sistemi distribuiti che siamo tenuti a monitorare. Il motivo principale per misurare il carico di lavoro mentale o cognitivo è quantificare lo sforzo mentale nello svolgere determinate attività e valutare le sue implicazioni sulle prestazioni umane. La modellazione del carico di lavoro mentale umano (Mental Workload - MWL) può essere utilizzata per supportare la progettazione di interfacce, tecnologie e attività di elaborazione delle informazioni meglio allineate con le capacità mentali di ciascun individuo. La presente tesi di dottorato è focalizzata sullo sviluppo di modelli computazionali per la valutazione dinamica della fatica mentale dell'operatore (individuati come carico di lavoro mentale e/o carico di lavoro cognitivo) e della probabilità di errore umano nell’esecuzione di attività legate ai processi produttivi. Viene affrontata la fatica mentale, le sue misure, dimensioni, modelli, applicazioni e conseguenze. Questa tesi segue un approccio multidisciplinare, e non solo confinato al campo dell'ergonomia industriale. Vengono presentati i recenti sviluppi nel contesto dei modelli teorici di MWL e applicazioni pratiche finalizzate al supporto delle attività e alla gestione di MWL nelle operazioni. Pertanto, i contributi sono stati organizzati in sezioni dove si indagano la fatica mentale e la probabilità di errore umano nell'ambito dei processi produttivi; qui i modelli sviluppati si basano sulla teoria dell'informazione presentata da Shannon. Il lavoro di tesi è stato organizzato come segue: a) Analisi dello stato dell'arte sull’importanza crescente del fattore umano nei sistemi di produzione intelligente, prestando particolare attenzione all’importanza della fatica mentale umana nello svolgimento di attività con prevalente parte cognitiva piuttosto che fisica. b) Analisi dello stato dell'arte sulle metodologie esistenti, applicate in diversi settori e per diversi scopi, utilizzate per valutare il carico di lavoro mentale umano nell'esecuzione di un compito specifico. c) Formulazione di proposte innovative per la modellizzazione del carico di lavoro mentale dell'operatore e per la valutazione della relativa prestazione, focalizzando l'attenzione sui fattori fisiologici e sulle differenti tipologie di attività da svolgere. L'analisi dello stato dell'arte delle metodologie esistenti utilizzate per la valutazione del MWL, affrontata nel Capitolo 1, ha aiutato a comprendere le carenze nell'analisi dei fattori umani legati alla fatica mentale nei processi di produzione. Al fine di superare tali limiti, nel Capitolo 2 viene presentato il test “n-back”, uno strumento standardizzato per simulare compiti con diverse complessità cognitive. Qui vengono utilizzate metodologie sia oggettive che soggettive per valutare il carico di lavoro mentale durante le sessioni sperimentali. Il caso di studio presentato nel Capitolo 2 è utilizzato per simulare un reale contesto industriale che evidenzia come gli operatori, a causa dell'aumento dei compiti cognitivi nell’ambito della propria attività lavorativa, debbano prendere un numero sempre più elevato di decisioni. Inoltre, nel Capitolo 3, i dati del test n-back e i dati di letteratura sono utilizzati per creare una nuova formulazione per la quantificazione del carico di lavoro mentale e della prestazione degli operatori. Le formulazioni presentate tengono conto sia di parametri soggettivi degli operatori sia di parametri oggettivi; inoltre è investigato il fenomeno dell'invecchiamento della forza lavoro nelle economie di mercato avanzate e dell’impatto sulla valutazione dei fattori umani nei processi produttivi nell'era della digitalizzazione. Nel Capitolo 4 è esaminata la complessità delle attività di riconoscimento degli oggetti bidimensionali (2D). La formulazione presentata permette di modellare la difficoltà del compito e il relativo carico di lavoro mentale. Infine, nel Capitolo 5, è studiata la performance umana nei compiti ripetitivi. Qui è valutata la prestazione dell'operatore nell’eseguire un'attività di assemblaggio manuale. La modellizzazione del carico di lavoro mentale, la valutazione della difficoltà del compito e della prestazione degli operatori presentate in questa tesi possono dare al progettista un suggerimento sul miglioramento che si può ottenere se l’assegnazione dell’attività è ottimizzata considerando i diversi tipi di compiti e operatori. Il benessere dell'operatore giocherà un ruolo cruciale nell'assegnazione del compito. La valutazione del carico di lavoro mentale può essere applicata nei programmi di rotazione del lavoro (job rotation) al fine di minimizzare il carico di lavoro mentale. Come spiegato nell'Introduzione, le formulazioni dei modelli proposti possono colmare le lacune della letteratura scientifica esistente relativa ai fattori umani nella fabbrica digitale.
The past decade has seen an increase in the use of technologies in everyday activities and work environments in which the need for cognitive resources seems to increase. In contrast, the level of physical exertion seems to decrease. The rapid developments of the so-called "Internet of Things" (IoT) and its new automation archetypes in cyber-physical systems, as well as the increased analytical requirements arising from the need to analyze large amounts of data, are some examples of underlying elements that mark an increased cognitive demand of individuals to perform control tasks and get an overview of the distributed systems we are required to monitor. The main reason for measuring mental or cognitive workload is to quantify mental effort in performing specific tasks and assess its implications on human performance. Human Mental Workload (MWL) modeling can be used to support the design of interfaces, technologies and information-processing activities that are better aligned with each individual's mental capabilities. This doctoral dissertation focuses on developing computational models for the dynamic assessment of operator mental fatigue (which is identified as mental workload and/or cognitive workload) and the probability of human error in executing production process-related tasks. Mental fatigue, its measures, dimensions, models, applications and consequences are addressed. This thesis follows a multidisciplinary approach and is not only confined to the field of industrial ergonomics. Recent developments in the context of theoretical models of MWL and practical applications aimed at business support and management of MWL in operations are presented. Therefore, the contributions have been organized into sections where mental fatigue and the probability of human error in the context of production processes are investigated; here, the models developed are based on the information theory presented by Shannon. The thesis work was organized as follows: (a) State-of-the-art analysis of the increasing importance of the human factor in intelligent production systems, paying particular attention to the importance of human mental fatigue in performing tasks with predominantly cognitive rather than physical parts. (b) State-of-the-art analysis of existing methodologies, applied in different fields and for different purposes, used to assess human mental workload in performing a specific task. (c) Innovative proposals for modeling the operator's mental workload and evaluating the related performance, focusing on physiological factors and different types of tasks to be performed. The state-of-the-art analysis of existing methodologies used for MWL assessment, addressed in Chapter 1, helps to understand the shortcomings in analysing human factors related to mental fatigue in production processes. To overcome these limitations, the "n-back" test, a standardised tool for simulating tasks with different cognitive complexities, is presented in Chapter 2. Both objective and subjective methodologies are used here to assess mental workload during experimental sessions. The case study presented in Chapter 2 is used to simulate a real industrial setting that highlights how operators, due to the increase of cognitive tasks within their work activities, must make an increasing number of decisions. Chapter 3 uses the n-back test and literature data to create a new formulation for quantifying operators' mental workload and performance. The formulations presented consider both subjective and objective parameters of operators; in addition, the ageing workforce in advanced market economies and the impact on the evaluation of human factors in production processes in the era of digitalisation are investigated. Chapter 4 examines the complexity of two-dimensional (2D) object recognition tasks. The presented formulation allows modeling the difficulty of the task and the associated mental workload. Finally, in Chapter 5, human performance in repetitive tasks is studied. Here the operator's performance in performing a manual assembly task is evaluated. The modeling of mental workload, assessment of task difficulty and operator performance presented in this thesis can give the designer a hint about the improvement that can be achieved if the task assignment is optimised by considering different types of tasks and operators. Operator well-being will play a crucial role in task assignment. Mental workload assessment can be applied in job rotation programs to minimise mental workload. As explained in the Introduction, the proposed model formulations can fill the gaps in the existing scientific literature related to human factors in the digital factory.
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Books on the topic "Carico fisico di lavoro"

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Curi, Francesca. Profili penali dello stress lavoro-correlato. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg270.

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Abstract:
La storia del lavoro è sin dalle sue origini intrecciata con la storia della sua liberazione dalla fatica. Il modello tayloristico dell’operaio come “gorilla ammaestrato” ha ceduto il posto, a seguito di un lento processo evolutivo, a un’organizzazione produttiva nella quale, oltre alla salute, viene assicurato anche il “benessere” psico-fisico del lavoratore. In base al d.lgs. n. 81/2008, tra gli obblighi non delegabili del datore di lavoro, rientra la previsione del rischio stress lavoro-correlato. Dilatare la posizione di garanzia fino a farvi rientrare forme di “malessere” che non assurgono al rango di malattia, arrestandosi al livello di un più generico disagio, può alterare la proporzione tra offesa al bene giuridico e mezzi di difesa, con conseguente violazione di alcuni fondamentali principi di ordine costituzionale. A ciò va aggiunto il costo di una intrinseca inefficacia della formulazione punitiva applicata. In una prospettiva necessariamente de iure condendo si può quindi pensare di valorizzare la “novità” del sistema introdotta dal d.lgs. n. 231/2001. Dotata di un più penetrante effetto dissuasivo, la previsione di una responsabilità diretta della societas – secondo quanto già sperimentato nei paesi di common law – potrebbe favorire la realizzazione dei necessari adeguamenti organizzativi, volti a garantire un livello quantomeno standardizzato di benessere, salute e sicurezza sul posto di lavoro
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Conference papers on the topic "Carico fisico di lavoro"

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Fava, Federica. "Il progetto intermedio come luogo dell’empowerment: esempi di nuove pratiche nelle città europee." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7904.

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Abstract:
‘Città in attesa’ sono il risultato fisico e concettuale dei profondi cambiamenti che coinvolgono la nostra società. Nel secolo dell’urbanità, lo spopolamento di molte città occidentali la mancanza delle risorse necessarie al completamento di grandi piani urbani producono un numero crescente di spazi vacanti. Rimandando la sua trasformazione ad un futuro indefinito, la città viene quindi ridotta a un paesaggio amorfo, riflesso dell’altrettanto disagio sociale che investe un’ampia fascia della cittadinanza media. In questo scenario di incertezza il progetto temporaneo diviene strumento efficace ad abilitare lo spazio urbano al suo uso evitandone un ulteriore degrado. Attraverso pratiche intermedie le ‘pause temporali’ in cui è costretta la città possono essere trasformate in momenti di sperimentazione diventando inoltre opportunità di riflessione sui mezzi e sulle modalità del progetto stesso. Questo lavoro propone dunque una riflessione sul concetto di tempo basata sull’idea di durata reale introdotta da Bergson. ‘Attivando’ sequenze temporali solitamente inutilizzate, il progetto intermedio diventa mezzo dinamico di riqualificazione urbana basato sull’’empowerment delle comunità locali. Obiettivo di questo scritto è infine sintetizzare le caratteristiche che rendono il progetto intermedio capace di innescare una trasformazione della città basata su un modo nuovo di partecipare, orientato al rafforzamento delle capacità resilienti degli abitanti coinvolti. A questo scopo vengono raccolti e classificati in quattro categorie dimensionali diversi progetti realizzati in ambito europeo dimostrandone l’adattabilità a tutti i livelli della pianificazione. The physical and conceptual result of the great changes which affect our society is a city in ‘stand-by’. Even if the XXI century is considered to be an ‘urban century’, many Western cities are shrinking and lack the resources which are necessary to complete planned masterplans. By postponing the transformation of the city to an indefinite future, the number of vacant spaces is increasing. This situation reduces the city into an amorphous landscape that also reflects the social problems concerning a wide number of citizens. In this uncertain scenario, the temporary project becomes an effective tool to open the urban space toward its use as well as to avoid a further degradation of the landscape. Through interim practices the 'forced breaks', to which the city is constrained, can be transformed into moments of experimentation, becoming an opportunity to reflect on the means and methods of the project itself. This work proposes a reflection on the concept of time based on the idea of real duration introduced by Bergson. 'Activating' usually unused sequences of time, the interim project works as a dynamic means of urban regeneration based on the empowerment of local communities. Finally, the aim of this paper is to summarize the features that make the intermediate project able to trigger a transformation of the city based on a new way to participate, attempting to strengthen the resilient capacity of the people involved. For this purpose several European projects are collected and classified into four dimensional categories, showing the adaptability of the temporary project at all scales and levels of planning.
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