Academic literature on the topic 'Caratterizzazione protocollo'

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Journal articles on the topic "Caratterizzazione protocollo"

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Agoglitta, Rossana, Giusy Badulato, Gaia Galassi, Giada Garaffa Botta, and Mario Zunino. "Caratterizzazione di una taxocenosi a coleotteri Scarabeidi degradatori. Proposte per il monitoraggio degli effetti del cambio climatico tramite l’analisi di un gruppo indicatore (Coleoptera Scarabaeoidea)." Memorie della Società Entomologica Italiana 89, no. 1 (June 30, 2010): 209. http://dx.doi.org/10.4081/memoriesei.2010.209.

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Abstract:
È stata analizzata la biodiversità α, β stagionale e la diversità corologica in una taxocenosi a Coleotteri Scarabaeoidea degradatori. I campionamenti sono stati effettuati in un’area compresa nel territorio del Comune di Isola del Piano (PU) da ottobre 2001 a ottobre 2002. La biodiversità α è stata calcolata con gli indici di Shannon, H’max e J; la biodiversità β totale e stagionale è stata calcolata con la formula di Whittaker modificata da Harrison et al. (1992); la biodiversità β fra coppie di date è stata calcolata con la stessa formula, come riespressa da Koleff et al. (2003). Dai risultati ottenuti è emersa l’ipotesi che un protocollo di monitoraggio dei possibili effetti del cambiamento climatico prenda in considerazione almeno la variazione dell’effetto versante, la biodiversità β temporale, parametri fenologici e corologici.
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Castagnola, M., E. Scarano, G. C. Passali, I. Messana, T. Cabras, F. Iavarone, G. Di Cintio, A. Fiorita, E. De Corso, and G. Paludetti. "Salivary biomarkers and proteomics: future diagnostic and clinical utilities." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 2 (April 2017): 94–101. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1598.

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Abstract:
Lo studio della proteomica salivare, test economico e non invasivo, rappresenta una fonte di numerose informazioni, ed è utile per la diagnosi di svariate malattie. Da quando siamo entrati nell’era della tecnologia genomica e delle scienze “omiche”, la raccolta di campioni salivari è aumentata esponenzialmente. Recenti piattaforme proteomiche hanno analizzato il proteoma salivare umano, caratterizzando circa 3000 peptidi e proteine, espressi in maniera differente: più del 90% in peso deriva dalla secrezione delle tre ghiandole salivari maggiori, mentre la restante parte proviene dalle ghiandole salivari minori, dal fluido crevicolare gengivale, da essudati mucosi e dalla microflora orale. L’obiettivo principale dell’analisi proteomica è discriminare tra condizioni fisiologiche e patologiche. Ad oggi, tuttavia, non esiste un preciso protocollo che permetta di analizzare l’intero proteoma salivare, pertanto sono state realizzate svariate strategie. Innanzitutto, è possibile distinguere due tipologie di piattaforme proteomiche: l’approccio “top-down” prevede l’analisi delle proteine sotto esame come entità intatte; nell’approccio “bottom-up” la caratterizzazione della proteina avviene mediante lo studio dei peptidi ottenuti dopo digestione enzimatica (con tripsina tipicamente). A causa di questa eterogeneità, per una stessa patologia sono stati proposti differenti biomarkers. Il proteoma salivare è stato caratterizzato in numerose malattie: carcinoma squamoso e leucoplachie orali, malattia del trapianto contro l’ospite (GVHD) cronica, sindrome di Sjögren e altri disordini autoimmuni come la sindrome SAPHO (sinovite, acne, pustolosi, iperostosi e osteite), schizofrenia e disordine bipolare, malattie genetiche come la sindrome di Down o la malattia di Wilson. In conclusione, i risultati delle ricerche riportate in questa review suggeriscono che nel prossimo futuro la saliva diverrà un fluido di indubbia rilevanza diagnostica utile per fini clinici, sia diagnostici, sia prognostici.
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Roncallo, F., I. Turtulici, C. Calautti, I. Ferrea, G. Garrone, I. Gorni, A. Ilariucci, M. Zucchini, and A. Bartolini. "Tomografia Computerizzata e Risonanza Magnetica nella patologia del distretto testa-collo." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2 (April 1997): 189–218. http://dx.doi.org/10.1177/197140099701000207.

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Abstract:
Scopo del lavoro è quello di descrivere le caratteristiche morfologiche TC ed RM delle patologie espansive benigne nel soggetto adulto, correlando le alterazioni di densità alla TC e segnale alla RM, alle lesioni anatomo-patologiche presenti. Queste lesioni espansive benigne, infatti, rivestono un particolare interesse non solo perchè sono piuttosto rare, ma soprattutto perchè possono mimare patologia di altra natura, specie neoplastica maligna. Viene pertanto proposto uno schema di interpretazione delle immagini sulla base delle nozioni embriologiche e di sviluppo, allo scopo di effettuare una corretta diagnosi differenziale tra le lesioni congenite e quelle acquisite benigne nei confronti di quelle maligne. Sono stati valutati retrospettivamente i quadri morfologici TC e RM, eseguiti negli ultimi due anni ed effettuati secondo protocollo iniziale standardizzato, di 350 pazienti (174 maschi, 126 femmine, di età compresa tra i 16 e i 77 anni), con patologia espansiva del distretto testa-collo, accertata con esame clinico e/o strumentale endoscopico. Nella nostra casistica abbiamo riscontrato anche nell'adulto un discreto numero di soggetti affetti da patologia espansiva benigna nell'ambito delle regioni sopra- e sottoioidea del distretto testa-collo, confermata con la biopsia e/o dopo intervento chirurgico (47 casi). Abbiamo distinto diverse categorie principali di lesioni: Lesioni cistiche congenite: cisti di Tornwaldt (6), del dotto tireoglosso (5), delle tasche branchiali (5); Lesioni cistiche acquisite: laringoceli (2), laringomucopioceli (3); Lesioni Vascolari: malformazioni vascolari venose (3), linfangiomi (4); Lesioni neoplastiche benigne: paragangliomi (4), lipomi (2), tumori ghiandolari misti (3), neurinomi (2); Pseudotumori: vascolari: giugulare ectasica (2) e dissezione della carotide interna (2); ossei: osteofitosi vertebrale somatica ed interapofisaria (4). Non deve essere allora dimenticato che nel soggetto adulto si possano manifestare patologie espansive benigne, anche congenite, a primitiva localizzazione negli spazi fasciali profondi periviscerali, oppure in quelli sede delle principali stazioni linfoghiandolari del distretto testa-collo, il cui aspetto clinico-semeiologico è nella maggioranza dei casi del tutto aspecifico e pertanto pone seri problemi diagnostico-differenziali se non addirittura erronee diagnosi di natura. Viene quindi suggerito un razionale ricorso alla diagnostica per immagini TC e/o RM, tenuto conto che una corretta diagnosi differenziale di queste lesioni con effetto massa non può prescindere da una precisa identificazione dello spazio fasciale primitivo di origine e dall'analisi degli aspetti morfologici caratteristici, uniti a nozioni embriologiche, che possono aiutare ad escludere la natura maligna ed a formulare infine una corretta caratterizzazione etiologica, con ovvie conseguenze sulla prognosi e sulla pianificazione di un'idonea terapia.
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Amendola, G., S. Caprioglio, E. Mantia, S. Spagna, M. Zoppi, S. Mombello, G. Montobbio, A. Pepoli, and M. Palermo. "Studio descrittivo delle evidenze neuropsicologiche in un gruppo di pazienti HIV positivi afferenti al reparto malattie infettive dell’ospedale di Alessandria." Working Paper of Public Health 1, no. 1 (June 15, 2012). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2012.6785.

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Abstract:
Obiettivi: Le ormai note complicanze neurologiche nell’infezione da HIV comportano la necessità di introdurre la figura del neuropsicologo nel team dedicato, con l’obiettivo iniziale di definire un modello di presa in carico per l’utenza e descriverne le caratteristiche e i bisogni rilevati. Metodologia: data la particolare caratterizzazione sottocorticale del danno neuro-cognitivo secondario a HIV, che interessa in modo trasversale un po’ tutti i sistemi neurocognitivi, è stato necessario ricorrere, sul campione iniziale che qui descriviamo, composto da 31 pazienti, ad un’ampia batteria di prove neuropsicologiche, in linea con i protocolli internazionali, completata da un questionario di valutazione dell’umore (Beck Depression Inventory) e un’intervista sulla tipologia, qualità e livelli di soddisfazione all’interno dei principali legami di appartenenza. Risultati: i dati fino oggi raccolti hanno mostrato specifiche difficoltà a livello di funzioni esecutive. Alcuni indici di confronto, che dovranno essere sottoposti a successive conferme e più fini analisi, sono risultati suggestivi per la possibilità di individuare e selezionare, tra quelli comunemente usati in questo campo, alcuni paradigmi neuropsicologici dotati della più alta validità di costrutto e di specificità predittiva. Conclusioni: le azioni neuropsicologiche sembrano poter rappresentare, oltre ché un fattore preventivo per i pazienti con HIV, una verifica ed eventuale adeguamento dei livelli di aderenza alle terapie, utile al fine di ottimizzare le risorse. Garantiscono inoltre, grazie all’offerta di un possibile “contenitore” dato dallo specialista, di ridurre il gravoso carico emotivo della malattia.
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Dissertations / Theses on the topic "Caratterizzazione protocollo"

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Bandini, Alberto. "Sviluppo ed applicazione di un protocollo per la caratterizzazione meccanica a trazione del tessuto osseo corticale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6237/.

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Abstract:
Nel presente elaborato viene descritta l’attività di tesi da me svolta presso il Laboratorio di Tecnologia Medica presente all’interno dell’Istituto Ortopedico Rizzoli. Nel laboratorio è in corso di svolgimento uno studio mirato a correlare le proprietà meccaniche del tessuto osseo corticale con la qualità e la distribuzione delle fibre di collagene per verificare se tali caratteristiche siano influenzate dal tipo di sollecitazione a cui il tessuto si trova sottoposto fisiologicamente. All’interno di tale studio si inserisce il mio lavoro il cui obiettivo è di progettare ed implementare un protocollo per la caratterizzazione meccanica del tessuto osseo corticale. Il distretto anatomico studiato è il femore prossimale. Infatti è dimostrato come in tale zona il tessuto osseo corticale risulti sollecitato in vivo a compressione in posizione mediale e a trazione in posizione laterale. Per eseguire lo studio è stato deciso di utilizzare una prova di trazione semplice in modo da poter ricavare il contributo del collagene, su provini orientati longitudinalmente all’asse del femore. Nella prima parte del lavoro ho perciò progettato l’esperimento stabilendo la geometria dei provini e la procedura sperimentale necessaria alla loro estrazione. Successivamente ho progettato e realizzato il sistema di applicazione del carico coerentemente con il posizionamento dei sistemi di misura. In particolare per la misura delle deformazioni imposte al provino ho utilizzato sia un sistema meccanico che un sistema ottico basato sulla correlazione digitale di immagine. Quest’ultimo sistema permette di elaborare una mappa degli spostamenti e delle deformazioni su tutta la superficie del provino visibile dalle telecamere, purchè adeguatamente preparata per la misura con sistema ottico. La preparazione prevede la realizzazione di un pattern stocastico ad elevato contrasto sulla superficie. L’analisi dei risultati, oltre a verificare il corretto svolgimento della prova, ha evidenziato come siano presenti differenze significative tra le proprietà meccaniche di ciascun soggetto ad eccezione del tasso di deformazione necessario per imporre al provino una deformazione permanente pari allo 0.2%. Infatti tale parametro risulta invariante. È stato rilevato inoltre come non siano presenti differenze significative tra le proprietà meccaniche del tessuto estratto in zone differenti nonostante sia sollecitato fisiologicamente principalmente con sollecitazioni differenti.
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Falco, Luigi. "Sviluppo di un protocollo per la caratterizzazione meccanica di tessuto osseo trabecolare finalizzata alla validazione di un modello numerico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5302/.

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DI, ROMA ANTONELLA. "Indagini idrogeochimiche per la caratterizzazione degli acquiferi e proposta di un nuovo protocollo di trasmissione per il monitoraggio chimico fisico." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2017. http://hdl.handle.net/11392/2487951.

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Abstract:
Questa tesi presenta i risultati di uno studio idrogeochimico sulla falda acquifera della pianura alluvionale nella provincia di Ferrara, come strumento per una migliore conoscenza del territorio. Le caratteristiche chimiche delle falde acquifere sono state indagare attraverso 343 analisi chimiche dei campioni di acqua (253 dal campionamento delle acque freatiche e 90 dal database regionale raccolti negli anni 2003-2015). La maggior parte delle acque hanno facies Ca-HCO3; pochi sono di tipi di NaCl, CaCl e NaHCO3. L'applicazione di analisi fattoriale alle analisi chimica ha permesso di identificare tre diversi gruppi di fattori che riducono il numero di attributi utili alla definizione dei raggruppamenti. Gruppo 1: comprendono campioni affetti da processi di scambio ionico; Gruppo 2: acque con pH basso e arricchite in metalli pesanti. Gruppo 3: campioni con alta concentrazione di HCO3. I cambiamenti climatici come l'aumento delle temperature e la diminuzione delle precipitazioni sono causate da anomalie climatiche che si riflettono in composizione isotopica di acque sotterranee. Questi cambiamenti climatici possono essere convalidate mediante la presenza di isotopi pesanti nelle acque sotterranee (2H e 18O). L’ interpretazione dei parametri climatici e un approccio statistico-idrogeochimico per lo studio dei dati su acque sotterranee sono i metodi adottati in questa ricerca. Un approccio multidisciplinare è necessario per comprendere le alterazioni alle quali le acque sono sottoposte. La composizione isotopica delle acque è nel range -10,75; -6,03 per Delta-O-18 e, -71 3 - 43, 71 per δ2H. Ciò suggerisce un origine meteorica per l'acqua ricarica. Gli approcci combinati di idrogeochimica e climatologia ci hanno permesso di rilevare i processi climatici che influenzano le risorse idriche del terreno in modo più preciso, e questi approcci rappresenteranno eccellenti strumenti di valutazione necessari per il comando bilancio idrico nella ricerca futura. I modelli geochimici sono stati usati per comprendere meglio le reazioni geochimiche che avvengono e spiegare la composizione delle acque. I maggiori cambiamenti nella composizione geochimica possono essere attribuiti a cambiamenti nella mineralogia e petrografia dei sedimenti: le acque profonde sono caratterizzate da una marcata presenza di HCO3 e basso Mg, l'acqua di superficie da un marcatore di Mg. Le acque freatiche a contatto con minerali argillosi ricevono il magnesio attraverso la lisciviazione di smectite / clorite dei sedimenti i quali hanno una capacità di scambio cationico in rapporto alla loro struttura cristallina (Ca, Na e Mg). Nelle reazioni osservate svolge un ruolo determinante scambio ionico tra Ca e Na e la risalita di acque provenienti da settori profondi le quali risalgono lungo faglie e fratture grazie alla diminuzione di densità dovuta a CH4 in soluzione. Il metano può derivare da fonti profonde e localmente dalla presenza di materiale organico che svolge un ruolo importante nello scambio di cationi da acqua / suolo il quale è stato osservato in un aumento della (capacità di scambio cationico) CEC. Per facilitare le pratiche di acquisizione dei dati di monitoraggio nell’ambito di questo lavoro è stato messo a punto un nuovo sistema di trasmissione basato su ARDUINO. Questa scheda è stata connessa ad un antenna GSM che invia i dati direttamente a un database nel cloud in cui è possibile leggere i dati in tempo reale. Il lavoro geochimici ha rappresentato uno strumento utile alla identificazione dei siti in cui sarà interessante posizionare il sistema di monitoraggio in continuo per espandere quello esistente con l'introduzione di nuove tecnologie. L'uso di questo strumento di gestione a basso costo e di facile utilizzo permetterà di migliorare la gestione delle risorse idriche.
This thesis presents the results of a hydrogeochemical study on the aquifer Po floodplain, as a tool for the knowledge and definition of the best location of the new continuous monitoring system. The chemical characteristics of the aquifers have been investigate through 343 chemical analysis of water samples (253 from phreatic water sampling and 90 from the regional database collected in the years from 2003 to 2015). Most of the waters have Ca-HCO3 facies; few are of NaCl, CaCl and NaHCO3 types. The application of Factorial Analysis to the chemical analysis allowed identifying three different groups of water. Group 1: comprise samples affected by ion exchange processes; Group 2: waters with low pH and enriched in heavy metals. Group 3: samples with high concentration in HCO3. Climate changes such as increasing temperatures and decreasing precipitations are caused by climatic anomalies which are mirrored in groundwater’s isotopic composition. These climatic changes can be validated by means of the presence of heavy isotopes in ground water (2H and 18O) . The heavy isotopes can bring to the enrichment or the impoverishment of waters. A multidisciplinary approach is required to understand the alterations the waters are undergoing. The main effects of the climatic anomalies, which are reflected on ground water resources, are isotopic ratio depletion and increasing evaporation . They can be spotted in the isotopic ratio change and in the grade line comparing it to the North Meteoric Water Line (NMWL). The isotope composition of the waters is in the range -10.75; -6.03 for δ18O and, -71, 3 - 43, 71 for δ2H. This suggest a meteoric origin for the recharging water. The combined approaches of hydrogeochemistry and climatology have enabled us to detect those climatic processes affecting ground water resources in a more accurate way, and these approaches will represent excellent assessment tools required for controlling water balance in future research. Modelling has been use to better understand the geochemical reactions that take place and explain the groundwaters composition. The biggest changes in the geochemical composition can be attributed to changes in mineralogy and petrography of the sediment: deep waters are characterized by a marked presence of HCO3 and low Mg, the phreaticwater from an Mg marker. The phreaticwater being in contact with clays minerals and receive the magnesium through the leaching of smectite/chlorite of the sediments and then characterized in reason of their crystalline structure have a high cation exchange capacity (for Ca, Na and Mg). In the observed reactions play a determinant role ion exchange between Ca and Na and the rise of deep water rich in salt along faults and fractures thanks the decrease of density due to CH4 in solution. The methane may arise from deep sources and by locally presence of organic matter which play an important role in exchange of cations from water/soil as has been observe in an increase of the CEC (cation exchange capacity) A new monitoring transmission protocol have been create using the microcontroller ARDUINO to facilities the monitoring groundwaters practices. This card has been connect to a GSM antenna which sends data directly to a database in the cloud where is possible to read real-time data recorded. The geochemical work have represent a tool to identify sites where will be interesting to place the continuously monitoring system to expand the existing one with the introduction of new technologies. The use of this low cost and easy management tool will allow an improvement in the water resource management.
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Cannata, Emanuela. "Caratterizzazione genomica dell'HLA e del pattern aminoacidico nei bambini affetti da LLa e trattati con l-asparaginasi nel protocollo AIEOP-LL 2009." Doctoral thesis, Università di Catania, 2017. http://hdl.handle.net/10761/3651.

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Abstract:
Abstract La L-Asparaginasi è un farmaco cardine nel trattamento della Leucemia Linfoblastica Acuta (LLA). Essa esplica la propria attività antileucemica mediante la deplezione dell asparagina, aminoacido essenziale per i linfoblasti, che non sono capaci di sintetizzarlo. Esistono due forme: una di origine batterica (da Escherichia Coli) e una di origine vegetale (da Erwinia). Tra le complicanze più severe correlate all utilizzo dell asparaginasi vi sono le reazioni allergiche, la pancreatite, la trombosi venosa profonda. Di conseguenza diventa di fondamentale importanza identificare preventivamente i soggetti, geneticamente determinati, a più elevato rischio di eventi collaterali gravi. Obiettivi 1.Identificare i pazienti a più alto rischio d ipersensibilità alla formulazione di L-Asparaginasi attualmente in uso (Forma Peghilata da E. Coli PEG-ASP) 2. Caratterizzare il profilo aminoacidico dei bambini con LLA sottoposti a terapia con L-Asp, durante la fase di esposizione al farmaco. 3. Confermare la correlazione tra il locus HLA-DRB1 e l insorgenza di complicanze post Asparaginasi. Materiali e metodi: Da Dicembre 2010 a Maggio 2016 sono stati arruolati nel Protocollo AIEOP LLA2009, 87 pazienti, 44 maschi (51%) e 43 (49%) femmine. Abbiamo raccolto e analizzato il plasma di questi pazienti in specifici time-points, valutato il profilo aminoacidico e studiato l HLA con particolare riferimento al locus DRB1 mediante sequenziamento. Risultati: Nella popolazione esaminata si sono verificati 18 (20.7%) eventi avversi: 13 reazioni allergiche (15%), 3 casi di Trombosi Venosa Profonda (TVP) (3.4%), 2 casi di Pancreatite (2.3%). Relativamente al profilo aminoacidico, sono state evidenziate basse concentrazioni di asparagina ai time-points +26 e +33. Su 18 pazienti analizzati, 7 hanno presentato iperfenilalaninemia e 15 pazienti presentano un aumento della treonina al giorno + 26. La tipizzazione HLA a bassa risoluzione dei pazienti che hanno presentato una reazione allergica all asparaginasi ha mostrato i seguenti risultati, 4 (30%) su 13 pazienti presentavano l aplotipo DRB1 07. Conclusioni I nostri dati confermano la correlazione tra specifiche variabili, età, sesso, immunofenotipo e il verificarsi di eventi avversi. I profili amminoacidici studiati, per quanto il campione sia esiguo, confermano la riduzione dei livelli di asparagina e in parte anche della glutamina dopo la somministrazione del farmaco ed evidenziano un dato nuovo, cioè che l asparaginasi potrebbe in qualche modo influenzare il pattern di altri importanti aminoacidi (fenilalanina e treonina). Il nostro studio, in linea con la letteratura più recente, conferma inoltre, la correlazione tra la presenza dell aplotipo HLADRB1 07 e le reazioni allergiche ASP-correlate.
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Andreoli, Sara. "Preparazione e caratterizzazione di catalizzatori PdCu/MCM-41 e loro utilizzo nella reazione di idrodeclorurazione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6019/.

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Abstract:
La necessità di raggiungere la sostenibilità ambientale delle produzioni industriali rappresenta un motore di sviluppo per tecnologie impiantistiche innovative e nuove filosofie produttive. Ad esempio, la necessità di promuovere lo smaltimento dei clorofluorocarburi, causa i loro dimostrati effetti dannosi sullo strato di ozono stratosferico, ha promosso lo sviluppo di nuovi processi industriali[1]. In questo ambito ha acquisito sempre maggior importanza la reazione di idrodeclorurazione, in particolare, rivolta alla produzione di idrocarburi fluorurati insaturi che mostrino caratteristiche interessanti per la produzione di polimeri con specifiche proprietà di resistenza meccanica, termica e chimica[2]. In questo lavoro di tesi sono stati studiati catalizzatori innovativi per la reazione di idrodeclorurazione in presenza di H2 di un etere clorofluorurato prodotto dalla Solvay Specialty Polymers Italy (1,2dicloro 1,2,2-trifluoro-1-trifluorometossi etano - AM) per la produzione di perfluorometilviniletere (MVE).
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Parel, Ilaria. "Validation and application of a shoulder ambulatory motion analysis protocol." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8530.

Full text
Abstract:
2011/2012
Le principali attività di ricerca svolte durante il dottorato hanno riguardano la validazione e caratterizzazione dell’applicabilità di un protocollo per l’analisi della cinematica di spalla in ambito clinico (ISEO - INAIL Shoulder and Elbow Outpatient protocol). Lo scopo principale era quello di creare uno strumento che fornisse al personale sanitario informazioni sulla performance motoria dei pazienti, supportando, con informazioni di tipo quantitativo, la valutazione ambulatoriale delle patologie della spalla. E’ possibile suddividere l’attività di ricerca in tre temi principali: caratterizzazione e validazione di ISEO; applicazione di ISEO per valutazioni di tipo clinico; applicazione di ISEO per valutazione di performance motoria in ambito sportivo. Grazie ai processi di validazione e caratterizzazione svolti e alle applicazioni di ISEO, ad oggi il protocollo può essere utilizzato in studi clinici e sportivi riguardanti la cinematica di spalla (coordinazione scapolo-omerale), per i quali la sensibilità dello strumento può essere considerata adatta alle esigenze valutative.
The main research activities carried out during the PhD were related to the validation and characterization of the applicability of a protocol for the analysis of the kinematics of the shoulder in a clinical setting (ISEO - Shoulder and Elbow INAIL Outpatient protocol). The main purpose was to create a tool that provides quantitative information about the motor performance of patients, supporting clinicians for the assessment of ambulatory shoulder disorders. The research activity can be split in three main themes: characterization and validation od ISEO; application of ISEO for clinical assessments; application of ISEO for sport performance assessments. Thanks to the validation and characterization of the protocol and its application in several contests, it can be concluded that ISEO can be used to evaluate the kinematics of the shoulder (in particular the scapulohumeral coordination) in clinical and sport performance studies, for which the sensitivity of the protocol can be considered appropriate.
XXV Ciclo
1983
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Prati, Luca. "Sintesi e caratterizzazione di sistemi catalitici a base di pd-cu e loro utilizzo nella reazione di idrodeclorurazione di molecole clorofluorurate." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7317/.

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Abstract:
Questo lavoro di tesi ha avuto come obiettivo quello di individuare e studiare diverse strategie di sintesi per la preparazione di catalizzatori a base di Pd-Cu supportati su materiali mesoporosi a basi di SiO2. Queste strategie sono state mirate a migliorare: -Distribuzione della fase metallica attiva e la sua accessibilità; -Formazione della fase mista Pd-Cu; -Dimensione delle specie metalliche sulla superficie; -Differenti caratteristiche morfologiche del supporto. I diversi catalizzatori preparati sono stati poi testati sulla reazione di idrodeclorurazione del 1,2-dicloro-1,1,2-trifluoro-2-(triflurometossi)etano (AM), svolta in fase gas con idrogeno a pressione atmosferica, con lo scopo di ottenere il composto insaturo corrispondente 1,1,2-trifluoro-2-(trifluorometossi)etene (MVE). Attualmente, il processo industriale per la produzione di MVE, è condotto con l’utilizzo di quantità stechiometriche di Zn in dimetilformammide; questo processo a causa delle quantità stechiometriche di ZnCl2 prodotto e dell'elevato consumo di solvente tossico risulta assai dispendioso dal punto di vista economico ed ambientale. La tipologia di materiali microporosi, già investigata, può limitare l'efficienza verso substrati ingombranti, è quindi interessante investigare catalizzatori con dimensione dei pori mesoporosi a base di silice; in particolare sono stati analizzati MCM-41 e silice amorfa GRACE® DAVICAT - 1401. In particolare, durante il lavoro di tesi sono stati sviluppati i seguenti argomenti: 1.Studio degli effetti della metodologia di sintesi e del contenuto metallico sui parametri chimico-fisici e catalitici dei sistemi a base di Pd-Cu supportati su MCM-41 e GRACE® DAVICAT - 1401; 2.Ottimizzazione del processo di sintesi dei supporti di MCM-41, ponendo attenzione alle quantità dei reagenti utilizzati, alla metodologia di eliminazione del templante e al tempo di trattamento idrotermale; 3.Ottimizzazione del processo di sintesi dei sistemi catalitici a base di Pd-Cu, al fine di ottenere una fase attiva costituita da particelle con dimensioni ridotte composte da una fase mista Pd-Cu.
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Berti, Federico. "Implementazione di protocolli automatici per la caratterizzazione di microchip mediante interfaccia labview." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6372/.

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Abstract:
Uno dei principali passi della catena di produzione di circuiti integrati è quello di testare e valutare una serie di chip campione per verificare che essi rientrino nei valori e nelle specifiche scelte. Si tratta di un passaggio molto importante che determina le caratteristiche del prodotto nella realtà, mostrando le proprie capacità o i propri limiti, permettendo così di valutare un’eventuale produzione su larga scala. Ci permette inoltre di stimare quali dei chip rispetto agli altri presi in esame è migliore in alcuni aspetti, oppure quale risulta più lontano dalle specifiche volute. Il lavoro alle spalle di questa tesi è proprio questo: si è cercato di caratterizzare un microchip chiamato Carbonio, nato nei laboratori della II Facoltà di Ingegneria di Cesena, creando un banco di misura automatico, tramite l’ausilio del software Labview e di una scheda hardware realizzata ad hoc, che desse la possibilità di eseguire alcuni test consecutivi su ogni singolo circuito integrato in modo da caratterizzarlo estrapolando tutte le informazioni cercate e verificandone il funzionamento. Tutti i valori estratti sono stati poi sottoposti a una breve analisi statistica per stabilire per esempio quale circuito integrato fosse meno immune ai disturbi dovuti al rumore elettrico oppure per eseguire un’indagine al fine di vedere come i valori dei parametri scelti si disponessero rispetto ai lori rispettivi valori medi.
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Ancarani, Valentina <1978&gt. "Marcatura di molecole biologiche a funzione antigenica per lo studio e la caratterizzazione di protocolli di vaccinoterapia in oncologia medica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/692/1/Tesi_Ancarani_Valentina.pdf.

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Abstract:
Dendritic Cells (DCs) derived from human blood monocytes that have been nurtured in GM-CSF and IL-4, followed by maturation in a monocyte-conditioned medium, are the most potent APCs known. These DCs have many features of primary DCs, including the expression of molecules that enhance antigen capture and selective receptors that guide DCs to and from several sites in the body, where they elicit the T cell mediated immune response. For these features, immature DCs (iDC) loaded with tumor antigen and matured (mDC) with a standard cytokine cocktail, are used for therapeutic vaccination in clinical trials of different cancers. However, the efficacy of DCs in the development of immunocompetence is critically influenced by the type (whole lysate, proteins, peptides, mRNA), the amount and the time of exposure of the tumor antigens used for loading in the presentation phase. The aim of the present study was to create instruments to acquire more information about DC antigen uptake and presentation mechanisms to improve the clinical efficacy of DCbased vaccine. In particular, two different tumor antigen were studied: the monoclonal immunoglobulin (IgG or IgA) produced in Myeloma Multiple, and the whole lysate obtained from melanoma tissues. These proteins were conjugated with fluorescent probe (FITC) to evaluate the kinetic of tumor antigen capturing process and its localization into DCs, by cytofluorimetric and fluorescence microscopy analysis, respectively. iDC pulsed with 100μg of IgG-FITC/106 cells were monitored from 2 to 22 hours after loading. By the cytofluorimetric analysis it was observed that the monoclonal antibody was completely captured after 2 hours from pulsing, and was decreased into mDC in 5 hours after maturation stimulus. To monitor the lysate uptake, iDC were pulsed with 80μg of tumor lysate/106 cells, then were monitored in the 2h to 22 hours interval time after loading. Then, to reveal difference between increasing lysate concentration, iDC were loaded with 20-40-80-100-200-400μg of tumor lysate/106 cells and monitored at 2-4-8-13h from pulsing. By the cytofluorimetric analysis, it was observed that, the 20-40-80-100μg uptake, after 8 hours loading was completed reaching a plateau phase. For 200 and 400μg the mean fluorescence of cells increased until 13h from pulsing. The lysate localization into iDC was evaluated with conventional and confocal fluorescence microscopy analysis. In the 2h to 8h time interval from loading an intensive and diffuse fluorescence was observed within the cytoplasmic compartment. Moreover, after 8h, the lysate fluorescence appeared to be organized in a restricted cloudy-shaded area with a typical polarized aspect. In addition, small fluorescent spots clearly appeared with an increment in the number and fluorescence intensity. The nature of these spot-like formations and cloudy area is now being investigated detecting the colocalization of the fluorescence lysate and specific markers for lysosomes, autophagosomes, endoplasmic reticulum and MHCII positive vesicles.
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Ancarani, Valentina <1978&gt. "Marcatura di molecole biologiche a funzione antigenica per lo studio e la caratterizzazione di protocolli di vaccinoterapia in oncologia medica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/692/.

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Dendritic Cells (DCs) derived from human blood monocytes that have been nurtured in GM-CSF and IL-4, followed by maturation in a monocyte-conditioned medium, are the most potent APCs known. These DCs have many features of primary DCs, including the expression of molecules that enhance antigen capture and selective receptors that guide DCs to and from several sites in the body, where they elicit the T cell mediated immune response. For these features, immature DCs (iDC) loaded with tumor antigen and matured (mDC) with a standard cytokine cocktail, are used for therapeutic vaccination in clinical trials of different cancers. However, the efficacy of DCs in the development of immunocompetence is critically influenced by the type (whole lysate, proteins, peptides, mRNA), the amount and the time of exposure of the tumor antigens used for loading in the presentation phase. The aim of the present study was to create instruments to acquire more information about DC antigen uptake and presentation mechanisms to improve the clinical efficacy of DCbased vaccine. In particular, two different tumor antigen were studied: the monoclonal immunoglobulin (IgG or IgA) produced in Myeloma Multiple, and the whole lysate obtained from melanoma tissues. These proteins were conjugated with fluorescent probe (FITC) to evaluate the kinetic of tumor antigen capturing process and its localization into DCs, by cytofluorimetric and fluorescence microscopy analysis, respectively. iDC pulsed with 100μg of IgG-FITC/106 cells were monitored from 2 to 22 hours after loading. By the cytofluorimetric analysis it was observed that the monoclonal antibody was completely captured after 2 hours from pulsing, and was decreased into mDC in 5 hours after maturation stimulus. To monitor the lysate uptake, iDC were pulsed with 80μg of tumor lysate/106 cells, then were monitored in the 2h to 22 hours interval time after loading. Then, to reveal difference between increasing lysate concentration, iDC were loaded with 20-40-80-100-200-400μg of tumor lysate/106 cells and monitored at 2-4-8-13h from pulsing. By the cytofluorimetric analysis, it was observed that, the 20-40-80-100μg uptake, after 8 hours loading was completed reaching a plateau phase. For 200 and 400μg the mean fluorescence of cells increased until 13h from pulsing. The lysate localization into iDC was evaluated with conventional and confocal fluorescence microscopy analysis. In the 2h to 8h time interval from loading an intensive and diffuse fluorescence was observed within the cytoplasmic compartment. Moreover, after 8h, the lysate fluorescence appeared to be organized in a restricted cloudy-shaded area with a typical polarized aspect. In addition, small fluorescent spots clearly appeared with an increment in the number and fluorescence intensity. The nature of these spot-like formations and cloudy area is now being investigated detecting the colocalization of the fluorescence lysate and specific markers for lysosomes, autophagosomes, endoplasmic reticulum and MHCII positive vesicles.
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