Journal articles on the topic 'Caratteristiche cliniche'

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Calcagno, L., A. Casarico, P. Pasquini, L. Gavazzi, and G. Tunesi. "Caratteristiche Morfostrutturali, Cliniche E Radiologiche Dell'Oncocitoma Renale." Urologia Journal 55, no. 3 (June 1988): 342–43. http://dx.doi.org/10.1177/039156038805500326.

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2

Crafa, Pellegrino. "Neoplasie pancreatiche neuroendocrine. Caratteristiche anatomo-cliniche e biomolecolari." L'Endocrinologo 17, no. 3 (June 2016): 131–35. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-016-0198-6.

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3

Boniardi, Laura, Valeria Brazzoduro, and Clara Luraschi. "L'impatto della pandemia da SARS-CoV-2 sui bisogni della fase adolescenziale: riflessioni ed esemplificazioni cliniche." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA 146, no. 3 (December 2022): 125–38. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2022-003007.

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Abstract:
La caratteristica generale che distingue l'adolescenza da ogni altra fase della vita è la discontinuità (M. C. Gislon, [2, 4]). La crisi che sperimenta l'adolescente costituisce un'importante opportunità, unica e non ripetibile in altre epoche di vita e l'ambivalenza è la caratteristica principale di questo periodo. L'attuale generazione di adolescenti si trova ad affrontare una sfida senza precedenti, correlata all'impatto della pandemia da SARS-CoV-2 e delle conseguenti misure di contenimento, che hanno creato condizioni di sviluppo anomale oltre che inaspettate. Questo articolo si propone di illustrare le principali caratteristiche del modello di psicoterapia breve focale integrata con attenzione ai bisogni specifici della fase adolescenziale ed esemplificazione di alcuni casi trattati durante la pandemia.
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Cellerini, M., A. Grasso, and F. Fidecicchi. "Diagnostica radiologica tradizionale delle metastasi vertebrali." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 2 (April 1995): 199–206. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800211.

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Abstract:
Il seguente lavoro consiste in una revisione delle cartelle cliniche e dei radiogrammi convenzionali del rachide di 314 pazienti (149 maschi, 165 femmine, età media: 53,35 anni) con metastasi vertebrali. Il materiale esaminato proviene dall'archivio storico del «Centro Tumori Ossei» del C.T.O. di Firenze ed è relativo ad una casistica raccolta tra il 1940 ed il 1955. I radiogrammi convenzionali della colonna vertebrale sono stati valutati per determinare la presenza, l'estensione e le caratteristiche radiologiche delle lesioni metastatiche vertebrali. In particolare vengono discussi gli aspetti clinici e radiologici caratteristici delle metastasi vertebrali ed il ruolo che attualmente riveste tale metodica nella diagnostica di questa patologia.
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Ferretti, Annalisa, Manuela Tartari, and Magda Viola. "Una lettura complementare di Infant Observation." SETTING, no. 28 (May 2010): 83–113. http://dx.doi.org/10.3280/set2009-028009.

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Abstract:
L'autrice esamina le caratteristiche del controtransfert e gli effetti traumatici sulla coppia analitica nella grave malattia fisica dell'analista. La disamina della letteratura si declina tra prospettive teoriche e cliniche assai discordanti. L'inevitabile intrusione nello spazio analitico di elementi di realtŕ fortemente traumatici concernenti l'analista altera il campo relazionale, mobilitando fantasie, difese ed emozioni nell'analista e nel paziente. L'articolo considera in particolare le caratteristiche del controtransfert che si viene a sviluppare in tale traumatica situazione.
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6

Cervoni, L., S. Carloia, R. Tarantino, and P. Celli. "Cisti epidermoide del cranio." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 4 (August 1995): 569–72. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800411.

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Abstract:
Le cisti epidermoidi sono tumori che raramente interessano le ossa del cranio. Riportiamo 1 paziente affetto da questo inusuale tumore localizzato a livello frontale, intradiploico. In riferimento a quanto riportato in letteratura, abbiamo analizzato le caratteristiche cliniche e radiologiche del tumore.
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7

Chiappelli, Marco, and Sabina Berardi. "Pattern of intervention and patients' satisfaction with Community Mental Health Service in Bologna." Epidemiology and Psychiatric Sciences 9, no. 4 (December 2000): 272–81. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x0000840x.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Verificare se il grado di soddisfazione per i servizi offerti dal CSM sia collegato ad alcune caratteristiche (sociodemografiche, cliniche, assistenziali) dell'utenza, concentrando l'attenzione sulle situazioni più “critiche”, al fine di acquisire elementi per i progetti di miglioramento. Disegno – Studio trasversale con rilevazione delle prestazioni fruite e somministrazione di uno strumento di valutazione ai pazienti con almeno un accesso ogni due mesi nel corso del 1998 e in carico al Centro di Salute Mentale. Setting – Il Centro di Salute Mentale (CSM) del Distretto Saragozza-Porto dell'Azienda USL Città di Bologna. Principali misure utilizzate – Dati del sistema informativo relativi alle caratteristiche sociodemografiche, cliniche, assistenziali di ciascun soggetto e Verona Service Satisfaction Scale (VSSS— 32). Risultati – I risultati relativi a 145 soggetti (24% della popolazione) hanno mostrato come su tre dimensioni principali (soddisfazione globale, professionalità, informazione) e quattro sottodimensioni (colloqui, aiuto economico, aiuto domiciliare, farmacoterapie) oltre il 70% degli intervistati si è dichiarata soddisfatta, giudicando sostanzialmente sufficiente il servizio. L'analisi dei punteggi meno elevati, attraverso il confronto con le variabili sociodemografiche, cliniche ed assistenziali, ha evidenziato quattro aree nelle quali, in modo differenziato, vi sono aspetti suscettibili di miglioramento della qualità del servizio: 1) accessibilità dei servizi: gli assistiti meno soddisfatti lamentano costi assistenziali troppo elevati (spese per i farmaci) e mal tollerano la frequentazione ambulatoriale con persone più gravemente disturbate; 2) coinvolgimento dei familiari: il problema è diffusamente avvertito e la critica sembra vertere sulla scarsa incisività degli interventi presso i familiari; 3) colloqui individuali: l'insoddisfazione sembra derivare dalla scarsa incisività dei trattamenti o dalla “dipendenza” dal CSM che un pattern assistenziale complesso può indurre; 4) contributi economici: gli “insoddisfatti” sono prevalentemente assistiti ai quali il CSM eroga aiuti economici diretti, spesso nell'ambito di programmi che comportano un intenso lavoro di collegamento con altre agenzie sociali e sanitarie. Conclusioni – Il grado di soddisfazione si differenzia significativamente in relazione ad alcune caratteristiche sociodemografiche e cliniche degli assistiti e in funzione a tipo e quantità di assistenza prestata, sebbene emergano aspetti apparentemente incoerenti (ad una maggior assistenza pare corrispondere un diminuzione della soddisfazione) che devono forse far ripensare al tipo di risposta assistenziale fornita a certe categorie di assistiti.
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Balestrieri, Matteo, Sossio Amodeo, and Pierandrea Salvo. "Long-term care. A cohort study using the Portoguaro Case Register." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 3, no. 2 (August 1994): 123–30. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003572.

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Abstract:
RiassuntoScopo - Lo scopo di questo lavoro è di analizzare il fenomeno della lungoassistenza in un'area (Portogruaro) monitorata da un Registro dei Casi. Disegno - È stata studiata una coorte di pazienti composta dall'intera prevalenza annua del 1987, seguita con un follow-up a cinque anni (1992). Operativamente, abbiamo cercato di verificare tre ipotesi riguardanti i pazienti lungoassistiti (LA): a) i LA hanno una prognosi migliore dei lungodegenti; b) i LA presentano caratteristiche cliniche e sociodemografiche significativamente differenti da quelle dei soggetti non LA inclusi nella coorte; c) i LA che sono anche alti utilizzatori presentano caratteristiche diverse dai LA che non sono alti utilizzatori. Principali misure utilizzate - L'analisi è stata effettuta con metodi lineari generalizzati e sono state prese in considerazione alcune variabili sociodemografiche e cliniche. Risultati - I risultati confermano in primo luogo l'ipotesi di una prognosi migliore dei LA rispetto ai lungodegenti. Inoltre, essi indicano che precedenti psichiatrici e stato occupazionale sono variabili associate al pattern dei contatti del 1992. Molto significativa e risultata la correlazione tra patterns di contatto nel 1987 e nel 1992, indicando in particolare che il fatto di essere stato LA o alto utilizzatore tende a essere confermato nel corso del tempo. Conclusioni - Questi risultati evidenziano come i pazienti che formano la «nuova cronicita», pur con caratteristiche prognostiche tendenzialmente sfavorevoli, possiedono un miglior potenziale evolutivo e di affrancamento dai servizi rispetto ai pazienti lungodegenti, che compongono la cronicità «tradizionale». I risultati sottolineano in ogni caso la necessità di un impegno dei servizi psichiatrici nella cura di questi pazienti.
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Mauro, G., A. Di Blasio, C. Di Blasio, and G. M. Macaluso. "Invecchiamento facciale: caratteristiche biologiche e cliniche, opzioni di trattamento medico-estetiche e dentali." Dental Cadmos 84, no. 9 (November 2016): 554. http://dx.doi.org/10.19256/d.cadmos.09.2016.04.

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De Brasi, Daniele. "Sindrome infiammatoria multisistemica: caratteristiche genetiche e cliniche in pazienti pediatrici del Medio Oriente." PAGINE ELETTRONICHE DI QUADERNI ACP 29, no. 3 (2022): 1. http://dx.doi.org/10.53141/peqacp.2022.3.am1.

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Abstract:
Multisystem inflammatory syndrome: genetic and clinical characteristics in middle east pediatric patients Clinical, genetic and laboratory characteristics of Middle Eastern patients with Multisystem Inflammatory Syndrome in children (MIS-C) are not yet defined, this cohort study of 45 patients affected by MIS-C, mainly of Arab and of Asian origin, allows to define the genetic contribution to this disease. In the patients analyzed, a concentration of rare and probably pathogenic genetic variants of immune-related genes was found, and a possible association between genetic results, onset of MIS-C and resistance to treatment was also scored. Significant dysregulation of inflammatory markers was found in all patients analyzed, while mucocutaneous and gastrointestinal manifestations were found in 36 patients (80%), cardiac alterations in 22 (48.9%), neurological manifestations in 14 (31.1%). Genetic alterations in immune-related genes, including TLR3, TLR6, IL22RA2, IFNB1, and IFNA6, were identified in 19 patients (42.2%), with a significant difference with the control group (29 vs 3, P = <0.001). Patients with these variants tend to have an earlier onset of disease than controls (7 patients [36.8%] with genetic variants were 3 years younger at onset than 2 patients [7.7%] without genetic variants) and more resistance to treatment (8 patients [42.1%] with genetic variants who received 2 doses of intravenous immunoglobulins, compared to 3 patients [11.5%] with no evidence of genetic variants). The results of the study suggest that rare and probably deleterious genetic variants may play a role in MIS-C. This paves the way for further studies on larger and more diverse populations to fully characterize the contribution of genetics to this novel pathological entity.
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Bartolo, M., A. Armentano, and G. Santoro. "Tumore a mieloplassi (gigantocellulare) a localizzazione orbitaria." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 2 (May 1992): 271–74. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500215.

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Abstract:
Studio TC di un caso clinico di tumore gigantocellulare a localizzazione orbitaria. Il tumore gigantocellulare è una neoplasia ossea generalmente benigna, già di per sè rara, ma assolutamente eccezionale nella localizzazione orbitaria. Gli autori, dopo aver descritto le caratteristiche istologiche e cliniche del tumore, presentano un caso clinico studiato con TC mettendo poi in evidenza i vantaggi offerti dall'esame tomodensitometrico rispetto alla radiologia tradizionale, in questo tipo di lesione.
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Poggi, C., F. Marliani, and N. Acciarri. "Istiocitosi-X vertebrale associata a mielo-radicolopatia." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 1 (February 1993): 91–94. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600116.

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Abstract:
Viene presentato un caso di Istiocitosi-X vertebrale in un paziente con sintomi da compressione mielo-radicolare. La diagnosi fu conseguita dopo biopsia TC-guidata, nonostante indagini condotte con RM spinale. Il paziente fu operato in ambiente neurochirurgico e successivamente fu sottoposto a radioterapia, migliorando nella sintomatologia e stabilizzandosi clinicamente. Vengono riportate le principali caratteristiche istologiche, cliniche e radiologiche dell'Istriocitosi-X vertebrale assieme ad una breve revisione della letteratura concernente i casi spinali con coinvolgimento delle strutture nervose.
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De Pascale, F., R. Muscariello, G. Zampa, G. De Filippo, D. Rendina, and P. Strazzullo. "Caratteristiche cliniche dei pazienti con sindrome metabolica e nefrolitiasi recidivante da ossalato di calcio." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 4 (January 26, 2018): 19–23. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1168.

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Abstract:
La sindrome metabolica è un fattore di rischio per nefrolitiasi. Questo studio è stato effettuato per valutare il profilo clinico e biochimico di pazienti con nefrolitiasi recidivante da ossalato di calcio e sindrome metabolica. Sono stati arruolati un totale di 526 calcolotici, 184 dei quali con sindrome metabolica, e 214 controlli. I calcolotici con sindrome metabolica hanno mostrato un'escrezione di sodio superiore [media (95% intervallo di confidenza), 196 (176-218) vs 160 (150-168) mmol/24h; p
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Rigardetto, Sylvia, Umberto Albert, David de Cori, and Giuseppe Maina. "Caratteristiche sociodemografiche e cliniche del disturbo ossessivo-compulsivo in comorbilità con il disturbo bipolare." Quaderni Italiani di Psichiatria 30, no. 2 (September 2011): 75–82. http://dx.doi.org/10.1016/j.quip.2011.04.002.

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Tajan, Nicolas. "Psicoanalisi e ritiro sociale in Giappone." PSICOBIETTIVO, no. 2 (June 2022): 71–84. http://dx.doi.org/10.3280/psob2022-002006.

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Abstract:
L'autore in questo lavoro originale introduce il lettore alla dimensione complessa di hikikomori. L'articolo traccia innanzi tutto un quadro del contesto storico ed evolutivo dei servizi dedicati alla salute mentale in Giappone, rintracciando il condizionamento americano avvenuto dal secondo dopoguerra, fino alle sollecitazioni di rinnovamento giunte prevalentemente dal contesto universitario. In questa cornice, grazie a diverse vignette cliniche approfondisce le caratteristiche della condizione di hikikomori. Infine, evidenzia le opportunita di cura offerte da una rinnovata psicoanalisi, in cambiamento all'interno del confronto continuo con altre epistemologie ed esperienze.
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De Nardi, F. "Valore terapeutico della chemonucleolisi." Rivista di Neuroradiologia 2, no. 1_suppl (February 1989): 87–91. http://dx.doi.org/10.1177/19714009890020s116.

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Abstract:
Vengono descritti i risultati ottenuti in 123 pazienti sottoposti a chemonucleolisi per una ernia discale lombare, con un follow-up da sei mesi a oltre due anni. Il risultato è stato ottimo o buono nell'82,6% dei casi. Vengono esaminati in maniera analitica i risultati ottenuti in base alle caratteristiche cliniche e neuroradiologiche, soffermandosi in particolare su quelli insoddisfacenti. Si sottolinea la validità di questa tecnica e la possibile estensione delle indicazioni anche alle ernie di volume maggiore sempre se contenute e non frammentate.
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Scaroni, Carla, and Daniela Regazzo. "Caratteristiche cliniche dei pazienti acromegalici con risposta paradossa di GH al carico orale di glucosio." L'Endocrinologo 20, no. 5 (September 24, 2019): 315–16. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-019-00625-x.

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Albert, Umberto, Chiara Picco, Giuseppe Maina, Federica Forner, Eugenio Aguglia, and Filippo Bogetto. "Phenomenology of patients with early- and adult-onset obsessive-compulsive disorder." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 11, no. 2 (June 2002): 116–26. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005571.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Valutare eventuali differenze nelle caratteristiche sociodemografiche e cliniche (sintomatologia ossessivo–compulsiva, la comorbidità di Asse I e la comorbidità di Asse II) in soggetti adulti con disturbo ossessivo–compulsivo ad esordio precoce (>18 anni) e in eta adulta (≤18 anni). Disegno – Studio clinico controllato. Setting – Servizio per i disturbi depressivi e d'ansia, Dipartimento di Neuroscienze, Università di Torino. Metodo – Sono stati inclusi nello studio 149 pazienti adulti con diagnosi di DOC (DSM–IV) e un punteggio Y–BOCS totale <16.1 soggetti sono stati valutati attraverso un'intervista semi–strutturata diretta ad indagare le caratteristiche socio–demografiche é cliniche. La comorbidita longitudinale di Asse I, secondo i criteri del DSM–IV, è stata valutata attraverso un'intervista clinica strutturata diretta secondo le indicazioni di Othmer & Othmer (1994; 1999): particolare attenzione è stata rivolta alia rilevazione dei disturbi dello spettro ossessivo–compulsivo (Hollander et al, 1996; 1997). Per l'analisi della comorbidita con i disturbi di personalitá è stata utilizzata la Structured Clinical Interview for DSM–IV Axis II Disorders (SCID–II). Risultati – 39 pazienti (26.2%) hanno presentato l'esordio del DOC prima dei 18 anni (early–onset) e 110 pazienti (73.8%) hanno presentato l'esordio del DOC dopo i 18 anni (later–onset). Sono state rilevate differenze significative tra i due gruppi di confronto: i soggetti con esordio precoce presentano una predominanza del sesso maschile, un decorso cronico del disturbo e l'associazione con il disturbo schizotipico di personalità. Conclusioni – Suddividendo il campione secondo l'eta di esordio del disturbo abbiamo rilevato alcune differenze significative nell'espressivita del DOC che indicano una possibile eterogeneita del disturbo, meritevole di ulteriori approfondimenti. In particolare, il rilievo nel gruppo ad esordio precoce di un decorso prevalentemente cronico e soprattutto di una specifica associazione con il disturbo schizotipico di personalita appare significativo ai fini dell'impostazione di specifiche strategic terapeutiche.
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Esposito, Giovanni, and Anna Franzone. "The TAVI: Transcatheter Aortic Valve Implantation." Cardiologia Ambulatoriale, no. 1 (January 30, 2020): 49–57. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-1-4.

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Abstract:
L’impianto transcatetere di valvola aortica (Transcatheter Aortic Valve Replacement, TAVI) è una procedura di cardiologia interventistica, introdotta nel 2002, che prevede il posizionamento e l’impianto di una protesi biologica a livello dell’annulus aortico mediante accesso percutaneo, prevalentemente transfemorale. Dopo le prime esperienze cliniche, riservate a pazienti senza altre opzioni terapeutiche, la TAVI si è affermata come alternativa all’intervento chirurgico tradizionale di sostituzione valvolare grazie ad una serie di studi randomizzati che ne hanno dimostrato l’efficacia e la sicurezza in pazienti appartenenti a tutto lo spettro del rischio operatorio (da estremo a basso). L’utilizzo della TAVI è in continua crescita, a livello mondiale, e si assiste ad una progressiva espansione delle sue indicazioni cliniche (stenosi di valvola bicuspide, insufficienza aortica severa). Il presente articolo ha lo scopo di riassumere i recenti progressi nell’ambito del trattamento transcatetere della stenosi valvolare aortica, descrivere le caratteristiche della procedura e analizzare i risultati degli studi che ne hanno favorito la diffusione nella pratica clinica.
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Aucella, F. "L'ipertensione arteriosa nel Rene Policistico Autosomico Dominante (ADPKD)." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 23, no. 1 (January 24, 2018): 50–56. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2011.1464.

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Abstract:
L'ipertensione arteriosa è il sintomo più frequente nei pazienti affetti da ADPKD e uno dei principali fattori che contribuisce alla progressione della malattia renale cronica nonché alla morbilità e mortalità cardiovascolare. Le caratteristiche cliniche più rilevanti dell'IA nella ADPKD sono l'elevata frequenza, la precocità d'esordio, l'associazione con altre patologie cardiovascolari, il riscontro anche in età pediatrica e la familiarità. L'obiettivo della terapia antipertensiva in questi pazienti è rappresentato da valori pressori < 120/80 mmHg e dalla somministrazione precoce di inibitori del RAAS in caso di riscontro microalbuminuria o ipertrofia ventricolare sinistra. Un trattamento precoce ed efficace, preferibilmente con farmaci che bloccano il RAAS, può favorevolmente influire sulla prognosi. (airp)
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Kourelis, K., T. Stergiou, A. Papadas, T. Kourelis, E. Petta, and T. Papadas. "Clinicopathologic idiosyncrasies of nasopharyngeal cancer in a moderate-risk Mediterranean region." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 3 (June 2017): 180–87. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1100.

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Abstract:
Il carcinoma del rinofaringe presenta una notevole eterogeneità per quanto riguarda le caratteristiche epidemiologiche, patogenetiche, cliniche e prognostiche sulla base dell’area geografica considerata. L’incidenza registrata nel Mediterraneo per tale patologia si colloca fra quella delle forme epidemiche e sporadiche registrate rispettivamente nel Sud Est Asiatico e nel Nord America. Il presente studio descrive le caratteristiche di questa patologia per quanto riguarda l’ovest della Grecia. Sono stati analizzati i dati relativi a 70 pazienti affetti da carcinoma del rinofaringe la cui diagnosi è stata posta presso un singolo centro fra il 1994 e il 2014. Il trattamento primario si è basato sulla radioterapia con o senza chemioterapia associata. Sono stati raccolti ai fini dell’analisi statistica i dati demografici, i fattori di rischio, le caratteristiche della neoplasia, la presentazione clinica e l’outcome. Sono state calcolate sia la sopravvivenza globale (OS) che la sopravvivenza specifica per malattia (DSS) a 5 anni. Tutti i fattori potenzialmente predittori di sopravvivenza sono stati testati a un’analisi univariata e multivariata. La variante maggiormente diagnosticata all’analisi istopatologica è stato il tipo 3 secondo la WHO (74,3%) che si è associato in modo significativo con sintomatologia nasale alla presentazione (p = 0,050), linfoadenopatie metastatiche (p = 0,028), stage clinico avanzato (p = 0,009) e risposta completa al trattamento iniziale (p = 0,018). L’analisi univariata ha evidenziato un impatto negativo in termini prognostici per l’età avanzata (OS p = 0,029, DSS p = 0,041), la mancata risposta ai trattamenti (OS & DSS p < 0,001) e la recidiva di malattia (OS p = 0,003, DSS p = 0,001). A un’analisi multivariata la recidiva di malattia ha mantenuto un impatto prognostico negativo (HR 7,442, 95% IC 2,199-25,187, p = 0,001). In conclusione, fra i carcinomi nasofaringei diagnosticati nell’ovest della Grecia, il linfoepitelioma mostra caratteristiche peculiari sotto il profilo clinico, tali per cui la sua inclusione assieme alle neoplasie tipo 2 secondo la WHO nel gruppo di carcinomi rinofaringei “non cheratinizzanti” potrebbe risultare inappropriata. Infine, la recidiva di malattia, indipendentemente dagli altri fattori in gioco, appare essere un evento gravemente avverso.
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De Nardi, F., C. Cecotto, L. Comelli, A. Cramaro, G. Fabris, A. Lavaroni, F. Zappoli, E. Biasizzo, T. Penco, and M. Leonardi. "La chemonucleolisi nell'ernia discale lombare." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 1 (April 1988): 53–61. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100106.

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Abstract:
Gli A.A. descrivono i risultati ottenuti in base alle caratteristiche cliniche di 123 pazienti sottoposti a chemonucleolisi con un follow-up da un minimo di 6 mesi a un massimo di oltre 2 anni. Il risultato è stato ottimo o buono nell '82,1% dei casi. Vengono esaminate in maniera analitica le cause dei risultati insoddisfacenti. Si sottolinea come una rigorosa selezione clinica e neuroradiologica sia basilare per il successo di questa metodica. La Chemonucleolisi è un presidio terapeutico complementare alla discectomia chirurgica costituendo un progresso per la sua semplicità e relativa innocuità, se condotto in centri specializzati. L'applicazione di tale metodica ha notevolmente accresciuto la fattiva collaborazione tra due reparti diversi, ma strettamente complementari.
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MICARELLI, A., A. CHIARAVALLOTI, O. SCHILLACI, F. OTTAVIANI, and M. ALESSANDRINI. "La plasticità cerebrale correlata alle caratteristiche cliniche nella neuronite vestibolare acuta: una revisione della letteratura di neuroimaging." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 2 (April 2016): 75–84. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-642.

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Abstract:
La neuronite vestibolare (NV) rappresenta una delle cause più frequenti di vertigine ed è definita come caratterizzata da una perdita vestibolare monolaterale (UVF) improvvisa. Negli ultimi dieci anni molti studi sono stati condotti al fine di valutare il coinvolgimento cerebrale in corso di deafferentazioni vestibolari improvvise, come quelle in corso di NV. Tuttavia, la maggior parte di essi, anche per le non omogenee possibilità nei vari centri di studio, sono stati eseguiti con diverse tempistiche di acquisizione dall’insorgenza dei sintomi, molteplici tecniche di neuroimmagini, disparate analisi statistiche e correlazioni con i reperti otoneurologici e neuropsicologici. Pertanto nella presente revisione gli autori hanno avuto l’obiettivo di far emergere somiglianze e discrepanze nei lavori che hanno impiegato tecniche di neuroimmagini ed analisi statistica di gruppaggio, con l’intento di approfondire le modalità con cui i cambiamenti cerebrali correlassero con i reperti clinici durante la fase acuta di NV. A tal scopo, sei lavori – selezionati secondo i criteri di inclusione – sono stati analizzati al fine di rivelare quegli aspetti corticali e sottocorticali correlati ai corrispettivi clinici delle fasi acute nella NV. In conclusione la presente revisione mostra chiaramente come una UVF improvvisa sia in grado di generare un’ampia varietà di risposte corticali e sottocorticali – con cambiamenti in differenti moduli sensoriali – come risultato di una plasticità critica del sistema nervoso centrale.
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Cannavò, Salvatore. "Prevalenza, caratteristiche cliniche e biochimiche e risultati del trattamento dell’acromegalia con normali livelli di GH alla diagnosi." L'Endocrinologo 19, no. 6 (December 2018): 330. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-018-00502-z.

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Boi, Francesco, Maria Letizia Lai, Guido Fadda, and Stefano Mariotti. "Un caso di tiroidite di Hashimoto con caratteristiche cliniche, ecografiche e citologiche simulanti un linfoma primitivo tiroideo." L'Endocrinologo 20, no. 2 (February 28, 2019): 106–7. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-019-00532-1.

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Teggi, R., M. Manfrin, C. Balzanelli, O. Gatti, F. Mura, S. Quaglieri, F. Pilolli, L. O. Redaelli de Zinis, M. Benazzo, and M. Bussi. "Prevalenza dei sintomi vertigine e instabilità in un campione di 2672 soggetti e correlazione con il sintomo cefalea." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 3 (May 2016): 215–19. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-847.

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Abstract:
La vertigine e l’instabilità sono sintomi molto comuni nella popolazione la cui prevalenza è stimata tra il 20 e il 56%. L’obiettivo del nostro lavoro è stato quello di determinare la prevalenza di questi sintomi in una popolazione di 2672 soggetti. È stato somministrato loro loro un questionario; nella prima parte sono stati richiesti i dati demografici e se avessero mai sofferto di vertigine o instabilità nella loro vita. L’età media del campione è stata di 48,3 ± 15 anni, il 46,7% erano maschi. Sul totale della popolazione 1077 (40,3%) hanno riferito di aver sofferto di vertigine o instabilità nella loro vita, con un primo episodio occorso all’età di 39,2 ± 15,4 anni. Nella seconda parte del questionario sono state indagate le caratteristiche delle vertigini (età del primo episodio, il tipo di vertigine, presenza di più episodi, esacerbazione posizionale della vertigine, presenza di sintomi cocleari infine la presenza di cefalea da moderata o severa nel corso della vita e le sue caratteristiche cliniche (riferita a un emicrania, pulsante, associata a fono o fotofobia, peggiore con l’attività fisica). È stata osservata una correlazione della vertigine con l’età e con il sesso, essendo la prima 4,4 volte più frequente nelle donne e 1,8 volte nei soggetti con oltre 50 anni. Sul campione complessivo di 2672 soggetti, 13,7% hanno riferito vertigine rotatoria, 26,3% episodi recidivanti, 12,9% esacerbazione correlata alla posizione e il 4,8% presenza sintomi cocleari; il 34,8% ha lamentato cefalea nel corso della loro vita. I soggetti affetti da cefalea presentavano un’incidenza aumentata di vertigini recidivanti, di esacerbazione correlata alla posizione, di sintomi cocleari e un’età più giovane di comparsa del primo episodio di vertigine/instabilità. Nella discussione i nostri dati sono stati confrontati con quelli di precedenti studi. Gli autori sottolineano la correlazione tra vertigine/instabilità da un lato e cefalea con caratteristiche emicraniche dall’altro.
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Petricciuolo, Serena, and Paolo Caravelli. "Un caso di cardiomiopatia da stress post-partum indotta da feocromocitoma." Cardiologia Ambulatoriale, no. 2 (September 30, 2020): 133–47. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-2-5.

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Abstract:
La cardiomiopatia peripartum e la cardiomiopatia Takotsubo durante il peripartum presentano caratteristiche cliniche simili. Entrambe le patologie si presentano con scompenso cardiaco acuto e disfunzione ventricolare sinistra nel pe-riodo peripartum in donne che non hanno precedenti cardiovascolari. È importante una corretta diagnosi differenziale per migliorarne l’approccio terapeutico e il follow-up. L’imaging cardiovascolare influenza in maniera fondamentale la definizione diagnostica, l’indirizzo terapeutico e il follow-up di tali pazienti. Sono necessari ulteriori studi che de-finiscano meglio l’eziologia e la diagnosi differenziale tra queste due patologie, la cui prognosi è sostanzialmente dif-ferente. In particolare, pazienti che hanno avuto una cardiomiopatia peripartum devono essere messe a conoscenza dei potenziali rischi associati ad una successiva gravidanza. Parole chiave: Cardiomiopatia peripartum; Cardiomiopatia Takotsubo; Imaging cardiaco; Feocromocitoma.
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Burrai, Francesco. "Il reporting di trial randomizzati controllati. Parte 2." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 3 (September 26, 2014): 274–77. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.919.

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Abstract:
Nel precedente articolo pubblicato su questa rivista, abbiamo analizzato la struttura di un RCT nelle sezioni del titolo, dell'abstract, l'introduzione, gli obiettivi o ipotesi, i metodi, il disegno, i pazienti, il setting, gli interventi, gli outcome, la dimensione del campione, la randomizzazione e i metodi statistici. In questo secondo articolo chiuderemo l'analisi di un reporting di RCT nella sezione dei Risultati: la flow chart del flusso dei pazienti, le date e il periodo di reclutamento, le caratteristiche demografiche e cliniche, i risultati per gli outcome, i risultati per gli effetti indesiderati e avversi. Nella sezione Discussione: i limiti di un trial, la generalizzabilità dei risultati, il confronto dei risultati, la registrazione del trial e infine il finanziamento di un trial. (nursing)
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Veltroni, Alessio, Elisa Cosaro, and Maria Vittoria Davì. "Caratteristiche clinico-patologiche, gestione clinica e prognosi dell’insulinoma maligno: studio multicentrico italiano." L'Endocrinologo 22, no. 2 (March 17, 2021): 139–43. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00843-2.

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Abstract:
SommarioL’insulinoma maligno è un tumore neuroendocrino pancreatico estremamente raro ed è associato a una severa sindrome ipoglicemica che impatta negativamente sulla qualità di vita e sulla sopravvivenza dei pazienti affetti. La gestione terapeutica dell’insulinoma maligno è complessa sia per il controllo delle crisi ipoglicemiche, sia per il controllo della crescita tumorale. La sindrome ipoglicemica rappresenta una sfida terapeutica per l’endocrinologo in quanto spesso non è responsiva alla terapia medica sintomatica, in particolare al diazossido utilizzato in monoterapia o associato agli analoghi della somatostatina. Everolimus ha un ruolo nel trattamento delle crisi ipoglicemiche refrattarie da insulinoma maligno sia per l’azione di inibizione del rilascio di insulina che di insulino-resistenza. La chirurgia con approccio curativo dell’insulinoma maligno è raramente perseguibile a causa della diffusione metastatica, mentre la chirurgia a scopo di debulking può essere presa in considerazione in casi selezionati sia per il controllo sintomatico sia perché può aumentare l’efficacia delle terapie sistemiche o locoregionali. La terapia radiometabolica con analoghi caldi della somatostatina rappresenta un’opzione terapeutica nei pazienti con tumori a elevata espressione dei recettori della somatostatina sia per il controllo della sintomatologia che della crescita tumorale, sebbene l’esperienza negli insulinomi maligni sia piuttosto scarsa. Data la rarità della malattia, sono disponibili in letteratura solo descrizioni di singoli casi o studi condotti su casistiche limitate; pertanto, è difficile stabilire la sequenza terapeutica più efficace in questi casi. Recentemente è stato condotto uno studio multicentrico italiano, in 13 centri di riferimento, focalizzato sulle caratteristiche clinico-patologiche, sulle modalità di trattamento e sui fattori prognostici che condizionano decorso ed esito dell’insulinoma maligno allo scopo di individuare una strategia terapeutica mirata basata su criteri razionali ed evidenze cliniche. In questa rassegna verranno descritti i principali risultati dello studio che comprende una casistica tra le più ampie finora pubblicate.
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Fazzini, Ilaria. "Una pluralità di sguardi sulla follia. Storia delle internate cremonesi nella seconda metà dell'ottocento." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (September 2020): 114–32. http://dx.doi.org/10.3280/sil2018-002006.

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Abstract:
La storia delle donne internate in manicomio, della loro vita dentro e fuori gli istituti psichiatrici, è divenuta negli ultimi decenni oggetto di grande interesse e studio. La presente ricerca, condotta a partire dallo studio e dall'analisi delle cartelle cliniche e dei fascicoli personali delle donne internate nel Manicomio di Cremona dal 1868 al 1904, ha lo scopo di indagare l'internamento della follia femminile nella seconda metà dell'Ottocento e di farne emergere le caratteristiche e le peculiarità. Le cartelle cliniche delle pazienti cremonesi si sono rivelate una fonte utile e preziosa che ha fatto emergere chiaramente come l'internamento delle donne in manicomio fosse un processo "corale". Al suo interno infatti si intrecciava una pluralità di voci e di "sguardi" che "costruivano" e definivano la follia femminile: dallo "sguardo" dei familiari e dei rappresentanti delle istituzioni religiose e politiche coinvolti nelle procedure di ammissione, alla "voce" inascoltata delle internate portatrici di una propria soggettività, fino alle diagnosi e alle cure degli alienisti. L'autrice analizza e indaga questi soggetti, mostrandone il ruolo nelle diverse fasi del processo di internamento e rintracciando i differenti riferimenti culturali e i diversi linguaggi da loro utilizzati per individuare, comprendere, descrivere e, nel caso delle internate, manifestare e narrare la follia.
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Gallo, A., S. Martellucci, M. Fusconi, G. Pagliuca, A. Greco, A. De Virgilio, and M. De Vincentiis. "Sialendoscopic management of autoimmune sialadenitis: a review of literature." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 2 (April 2017): 148–54. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1605.

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Abstract:
Le patologie autoimmuni delle ghiandole salivari maggiori comprendono la sindrome di Sjögren e l’insieme di condizioni morbose raccolte sotto il nome di patologie IgG4-correlate. Tanto la sindrome di Sjögren quanto le patologie IgG4-correlate sono caratterizzate da una reazione autoimmune mediata dai linfociti T-Helper il cui bersaglio è rappresentato dai dotti delle ghiandole esocrine nella sindrome di Sjögren e dal parenchima ghiandolare nelle malattie IgG4-correlate. Queste ultime, di introduzione relativamente recente, coinvolgono solitamente molti organi tra cui le ghiandole salivari. Negli ultimi anni patologie un tempo note come malattia di Mikulicz e tumore di Kuttner sono state classificate come le patologie IgG4-correlate limitate alle ghiandole salivari maggiori e denominate scialoadeniti IgG4-correlate. Questa breve revisione riassume la patogenesi e le principali caratteristiche cliniche delle ghiandole salivari maggiori sottolineando il potenziale ruolo diagnostico e terapeutico delle scialoendoscopia.
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Trevisan, C. P., C. Carollo, F. Martinello, E. Ferruzza, M. R. Stabile, C. Angelini, P. A. Battistella, et al. "Le alterazioni neuroradiologiche della forma tipica di distrofia muscolare congenita." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 39–42. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s107.

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Abstract:
La forma tipica di distrofia muscolare congenita (DMC) è ritenuta priva di alterazioni cerebrali, a differenza della sua variante giapponese che oltre all'interessamento muscolare presenta un imponente coinvolgimento del sistema nervoso centrale con evidenza clinica di insufficienza mentale ed epilessia. In letteratura esistono varie segnalazioni di casi occidentali di DMC con alterazioni cerebrali. Al fine di verificare la frequenza di queste anomalie nella forma tipica di DMC abbiamo valutato le caratteristiche cliniche e radiologiche (TC e RM) del SNC di tutti i casi affetti da DMC giunti alla nostra osservazione. I dati relativi a 21 di questi pazienti, a conferma di quanto gia evidenziato in un lavoro preliminare 15, evidenziano un'alta frequenza di alterazioni neuroradiologiche cerebrali (71% dei casi), indicando che la forma occidentale e la forma giapponese di DMC potrebbero essere la stessa encefalomiopatia pur con diversa intensita nell'interessamento del SNC.
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Guido, Giuliana, Roberta Talarico, Maria Elena Donadio, Santina Castellino, Rosanna Coppo, and Alessandro Amore. "Gravidanza e stress ossidativo." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 3 (June 13, 2013): 191–96. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1035.

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Abstract:
La pre-eclampsia è una complicanza relativamente comune della gravidanza, che interessa circa il 3% delle gravidanze. Attualmente, la patogenesi non è stata ancora completamente chiarita. Comunque, la disfunzione endoteliale materna, specialmente a livello della placenta, sembra essere il fattore chiave per lo sviluppo di questa malattia che clinicamente coinvolge molti organi, come reni, cervello e fegato, e che è caratterizzata da ipertensione, proteinuria ed edema. Lavori recenti suggeriscono il ruolo patogenetico di un'alterata espressione di fattori anti-angiogenici placentari con conseguenti modifiche dello stato redox che provocano stress ossidativo. La risposta all'azione dei fattori anti-angiogenetici produce una disfunzione endoteliale sistemica con ipertensione, proteinuria e altre manifestazioni sistemiche, come, per esempio, l'encefalopatia. In questo articolo verranno descritte le conoscenze più recenti nella fisiopatologia della pre-eclampsia, cercando di dare un'ipotesi patogenetica comune per conciliare le ano-malie a livello feto-placentare e le caratteristiche cliniche della sindrome materna e fornire una spiegazione logica per i potenziali futuri interventi profilattici e terapeutici di questa complicanza della gravidanza.
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Dattolo, Pietro, Piercarlo Ballo, Stefano Michelassi, Giulia Sansavini, Giuseppe Ferro, Francesca Fusco, Alam Mehmetaj, Giuseppe Mangialavori, Leandro Chiodi, and Francesco Pizzarelli. "Un caso di malattia infiammatoria acuta intestinale da etilismo che mima una sindrome da carcinoide." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 1 (August 3, 2013): 48–51. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1002.

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Abstract:
Descriviamo il caso di malattia infiammatoria acuta dell'intestino insorta in una donna di 65 anni, etilista e obesa. La paziente è stata ricoverata per diarrea refrattaria ed ipopotassiemia severa (1.7 mEq/L). Una TC dell'addome, con mdc (con doppia fase arteriosa e portale), mostrava un'infiammazione diffusa di tutto il colon con severo ispessimento della parete e stratificazione murale, reperto suggestivo per malattia infiammatoria intestinale aspecifica. Non era documentabile alcun coinvolgimento dell'intestino tenue e non erano presenti segni suggestivi per carcinoide o per malattie inflammatorie croniche intestinali specifiche. La colonscopia mostrava edema diffuso ed iperemia della mucosa colica, in assenza di lesioni ulcerative; biopsie multiple della mucosa colica hanno confermato la presenza di una malattia infiammatoria intestinale aspecifica, senza evidenza di cellule da carcinoide. Concludendo, questo report suggerisce come l'abuso cronico di alcol possa condurre a una malattia infiammatoria intestinale acuta reversibile con diarrea refrattaria e severa ipopotassiemia, le cui caratteristiche cliniche ed i rilievi laboratoristici possono mimare una sindrome da carcinoide.
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De Girolamo, Giovanni, Valentina Candini, Laura Iozzino, and Cristina Zarbo. "Ricerca in salute mentale: un decennio di progetti all'IRCSS Fatebenefratelli." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (September 2020): 83–113. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2020-002006.

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Abstract:
In Italia il sistema degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) rappresenta, da decenni, il pilastro fondamentale della ricerca condotta all'interno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). L'IRCCS Fatebenefratelli di Brescia è l'unico in Italia ad avere come area ufficiale di riconoscimento la psichiatria. L'obiettivo di questo capitolo è di descrivere e discutere le attività di ricerca condotte dall'Unità Operativa di Psichiatria Epidemiologica e Valutativa (UOPEV) dell'IRCCS Fatebenefratelli in oltre un decennio (2009-2020). Tali attività di ricerca si collocano all'interno di tre grandi aree: la ricerca epidemiologica, la ricerca clinica e la health services research. I progetti relativi alla ricerca epidemiologica presentati riguardano lo studio della prevalenza dei disturbi mentali e da uso di sostanze nella popolazione generale (WMHSI), le caratteristiche dei pazienti trattati nelle strutture residenziali (PERDOVE), i fattori prognostici di esito di pazienti anziani ospedalizzati (PERDOVE-anziani), la prevalenza e l'incidenza dei disturbi depressivi in persone affette da diabete di tipo 2 (INTERPRET-DD), le caratteristiche socio-demografiche, cliniche ed assistenziali di pazienti con una storia grave di violenza (VIORMED ed EU-VIORMED), e l'impiego di dispositivi di telemedicina per la gestione dei pazienti con depressione, sclerosi multipla o epilessia (RADAR-CNS). Tra i progetti di ricerca clinica verranno discussi in particolare un trial sull'impiego della ossitocina intranasale per il trattamento di pazienti con diagnosi di schizofrenia (OXIS), la psicoeducazione per pazienti con disturbo bipolare, e il progetto DIAPASON. Infine, nell'ambito del macro-settore di ricerca dei servizi di salute mentale sarà presentato il progetto MILESTONE. Tale excursus consentirà di intrecciare e discutere criticamente lo stato della pratica clinica e della ricerca in psichiatria, e consentirà di formulare delle proposte su aree di ricerca innovative nel prossimo decennio.
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BERRETTINI, S., A. DE VITO, L. BRUSCHINI, S. FORTUNATO, and F. FORLI. "Ipoacusia neurosensoriale idiopatica nell’unico orecchio udente." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 2 (April 2016): 119–26. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-587.

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Abstract:
Uno studio retrospettivo è stato condotto su 31 pazienti, giunti all’osservazione della cinica ORL Audiologia e Foniatria dell’Università di Pisa dal 2007 al 2013, affetti da ipoacusia neurosensoriale improvvisa, fluttuante o progressiva nell’unico orecchio udente. L’intero gruppo di pazienti è stato valutato con una adeguata anamnesi, otomicroscopia, esami di imaging (TC RMN), test audiologici (audiometria tonale e vocale, impedenziometria, potenziali evocati uditivi e otoemissioni acustiche). Questo gruppo di pazienti è stato sottoposto anche a una valutazione genetica (ricerca mutazioni CX 26, CX 30 e DNA mitocondriale A1555G) e a test di laboratorio. I pazienti con ipoacusia improvvisa o rapidamente progressiva sono stati trattati con diuretici osmotici e corticosteroidi (endovena o intratimpanici). I pazienti che non hanno recuperato in maniera adeguata dopo il trattamento sono stati avviati a un percorso di protesizzazione. Nei pazienti con insufficiente resa protesica sono stati sottoposti ad impianto cocleare. Lo scopo di questo studio è quello di discutere l’epidemiologia, l’eziopatogenesi e le caratteristiche cliniche di pazienti affetti da ipoacusia neurosensoriale nell’unico orecchio udente e inoltre discutere le indicazioni e la scelta dell’orecchio da impiantare in questa categoria di pazienti.
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Corsano, Barbara, Dario Sacchini, and Antonio Gioacchino Spagnolo. "Il Documento Condiviso di Orientamento Etico Assistenziale nella Consulenza di Etica Clinica." Medicina e Morale 70, no. 3 (November 8, 2021): 275–89. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2021.941.

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Abstract:
L’articolo presenta il Documento Condiviso di Orientamento Etico Assistenziale, quale strumento di supporto decisionale – utilizzato dal Servizio di Consulenza di Etica Clinica (SCEC) della Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS (FPG) di Roma – in grado di rispondere alle esigenze della relazione clinica medico-paziente/famiglia da un lato e all’appropriato rispetto dell’autonomia dei soggetti coinvolti dall’altro. Dopo aver richiamato i concetti ispiratori di advance care planning e shared decision-making, l’articolo prende in esame le caratteristiche peculiari del Documento Condiviso, in particolare l’analisi del contesto, la metodologia relazionale, la personalizzazione del caso, la valutazione interdisciplinare, l’impatto sul paziente e la famiglia, il tempo di elaborazione, i benefici ad esso connessi. In ultimo, l’articolo si sofferma a presentare la casistica relativa all’elaborazione di questa forma peculiare di consulenza di Etica clinica da parte del SCEC-FPG. A tal fine, attraverso un’indagine retrospettiva, sono stati presi in esame i Documenti Condivisi elaborati dall’inizio dell’attività del Servizio, dal 1992 ad oggi, mettendoli in relazione con il numero delle consulenze complessive richieste ed effettuate, oltre che individuando le aree cliniche per le quali sono stati elaborati.
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Carollo, C., L. Rigobello, and A. Della Puppa. "Cisti liquorali endocraniche: Basi anatomo-patologiche e neuroradiologiche per un moderno inquadramento." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 2 (April 1994): 221–29. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700210.

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Abstract:
Dopo aver passato in rassegna le diverse classificazioni cliniche, anatomo-patologiche e radiologiche ritrovabili in letteratura, gli autori propongono una nuova classificazione neuroradiologica di tipo semeiologico delle raccolte liquorali intracraniche. Essa è basata essenzialmente sull'analisi della situazione encefalica nel suo complesso, con particolare riferimento al parenchima cerebrale, identificando 5 gruppi di patologie: a) raccolte liquorali da variante di sviluppo di strutture parenchimali; b) raccolte liquorali da malformazione primitiva del parenchima cerebrale; c) raccolte liquorali da perdita di tessuto parenchimale già formato; d) raccolte liquorali da anomalie neuroepiteliali; e) raccolte liquorali da malformazione primitiva delle membrane meningee. Sull'inquadramento generale cosi effettuato si inseriscono poi i segni diretti e indiretti derivati dalla semeiotica tradizionale, riconoscibili per tutti i tipi di lesione, che tengono conto sia delle caratteristiche di segnale (RM) o densità (TC) inerenti alla tecnica usata, sia della situazione di riequilibrio o scompenso della raccolta liquida in rapporto con le altre strutture: scatola cranica, parenchima cerebrale, comparto ventricolo-cisterno-sulcale. L'analisi cosi effettuata dovrebbe meglio mettere in sintonia il quadro neuroradiologico con quello clinico e anatomo-patologico.
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Roncaroli, Federico, and Carmine Antonio Donofrio. "Classificazione e nomenclatura dei tumori neuroendocrini dell’ipofisi anteriore." L'Endocrinologo 23, no. 2 (February 23, 2022): 133–41. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-022-01039-y.

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Abstract:
SommarioI tumori neuroendocrini dell’ipofisi anteriore rappresentano un gruppo eterogeneo di neoplasie con distinte caratteristiche cliniche, microscopiche e immunofenotipiche. La classificazione codificata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è basata sull’espressione degli ormoni e dei fattori di trascrizione adenoipofisari analizzati sul tessuto patologico con metodiche di immunoistochimica. Tuttavia, recenti studi molecolari hanno portato alla luce i limiti dell’utilizzo di tali fattori di trascrizione per la classificazione di questi tumori. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una controversia sulla nomenclatura dei tumori endocrini dell’adenoipofisi. Il club internazionale di patologia ipofisaria ha proposto di sostituire il termine “adenoma” con tumore neuroendocrino dell’ipofisi anteriore. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha successivamente suggerito un modello classificativo che include i tumori dell’ipofisi anteriore nello spettro delle neoplasie neuroendocrine sistemiche. Queste proposte hanno condotto a una posizione della Pituitary Society culminata in un forum internazionale e in una posizione che raccomanda di mantenere il termine adenoma. La presente rassegna riassume i criteri di classificazione istopatologica dei tumori neuroendocrini dell’ipofisi anteriore, discute criticamente la diagnosi di alcuni tipi e sottotipi di tumore e presenta le controversie sulla definizione di tumore aggressivo e sulla scelta della nomenclatura.
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Erlicher, Arcadio, and Antonio Lora. "Conclusioni." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 11, S6 (December 2002): 74–75. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000253.

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Abstract:
Il progetto ha rappresentato un notevole sforzo organizzativo, che ha coinvolto per un anno un ampio numero di DSM/UOP, di operatori e di pazienti.La ricerca ha dimostrato che, all'interno e tra i Dipartimenti di Salute Mentale:possibile costruire un network di ricerca,che possono essere utilizzati nella routine strumenti per la valutazione della gravità e dell'esito,possibile raccogliere ampi campioni di pazienti rappresentativi della realtà clinica dei servizi,gruppi di clinici possono collaborare tra loro per raccogliere dati sull'effective-ness e sui costi dei trattamenti.La possibilità di costruire un network di ricerca nei servizi clinici richiede uno sforzo organizzativo e ha un costo. Per fare questo sono necessari una struttura centrale in grado di dare supporto formativo, epidemiologico, informatico e di analisi, un sistema strutturato di incentivi scientifici e la restituzione agli operatori “in tempo reale” delle informazioni ricavate dalla ricerca.Questa ricerca ha portato ad una estesa conoscenza sulle caratteristiche sociodemografiche e cliniche (diagnosi e gravità) dei pazienti in trattamento nei servizi di salute mentale: il campione indagato è il più ampio oggi raccolto in Italia. La ricerca è anche stata la prima esperienza nazionale di stima dei costi per 50 strutture, con analisi dei costi standard delle singole prestazioni e del pattern di trattamento annuo e relativi costi.
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D’Urso, Nazario, Federica Cicolari, Valentina Elena Cimolai, Sara Tremolizzo, Filippo Castellano, Milena Provenzi, Maria R. Sergio, and Massimo Clerici. "Caratteristiche cliniche, sociodemografiche e criticità nella cura del paziente affetto da patologia mentale detenuto in Italia: studio osservazionale di casi consecutivi della durata di sei mesi." Quaderni Italiani di Psichiatria 31, no. 3 (September 2012): 92–111. http://dx.doi.org/10.1016/j.quip.2012.07.002.

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Nocelli, Marta, and Angela Di Tuccio. "Clinica nel Terzo settore: l'intervento domiciliare con gli adolescenti." GRUPPI, no. 1 (July 2022): 175–89. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa1-2021oa14032.

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Abstract:
Lo scritto prende avvio da una riflessione sulle caratteristiche del lavoro domiciliare con adolescenti, un lavoro di cura che si realizza fuori dalla stanza di analisi.Il contributo, in accordo con la prospettiva gruppoanalitica, intende evidenziare i caratteri di complessit&agrave; dell'intervento: uno sguardo volto a cogliere pi&ugrave; livelli, che si dimostra indispensabile nel lavoro in ambito sociale. Il clima dell'intervento psicosociale con adolescenti &egrave; introdotto da due vignette cliniche. L'elaborazione narrativa prende avvio da due sogni, che danno forma e rappresentazione all'incontro, e dallo sguardo clinico delle terapeute che hanno condotto gli interventi, e che hanno condiviso – nel corso del lavoro – un campo di esperienze professionali e personali, reperendone punti di assonanza e continuit&agrave;. Tale condivisione &egrave; stata successivamente ripresa in altri dispositivi gruppali, in un gioco di risonanze e associazioni che hanno ampliato la matrice del campo: dal piccolo gruppo della rubrica Terzo settore, al gruppo mediano-istituzionale dell'Osservatorio. Il testo si presta a diverse letture e mette in luce la possibilit&agrave;, attraverso i successivi transiti nei differenti contenitori, di espansione della pensabilit&agrave; sull'oggetto di riflessione, ovvero il gruppo. Attraverso un doppio vertice osservativo, tale riflessione si rivolge, quindi, sia al gruppo degli adolescenti che a quello dei professionisti che operano in tali contesti.
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Campo, S. "La malattia policistica renale autosomica dominante dell'adulto: tributo alla sua identità." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 2 (January 26, 2018): 100–108. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1149.

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Abstract:
La malattia policistica renale autosomica dominante dell'adulto (ADPKD) è una delle malattie genetiche più comuni, con un'incidenza di 1 su 1000, ed è la principale causa genetica di insufficienza renale dell'adulto. Se ne distinguono due tipi; il tipo I, causato da mutazioni del gene PKD1, e il tipo II, causato da mutazioni del gene PKD2. La malattia ha un esordio tra i 40 e i 50 anni, ma può manifestarsi anche prima, e ha un'impronta sistemica. La diagnosi è spesso casuale, nel corso di indagini motivate da altri quesiti clinici, oppure promossa dalla presenza di segni clinici correlati. Nelle procedure diagnostiche, l'ADPKD deve essere distinta dalle cisti renali semplici, uniche o multiple, che interessano parzialmente i reni e che generalmente non presentano un'evoluzione critica. È possibile che nell'attività clinica possano essere diagnosticate erroneamente le condizioni che comportano la presenza di cisti renali, rischiando di sottovalutare il rilievo clinico dell'ADPKD. Per verificare tale ipotesi, è stato condotto uno studio epidemiologico nel setting della Medicina Generale italiana e da cui è emersa una prevalenza (1.9‰) quasi quattro volte superiore rispetto a quella registrata (0.5‰) prima della informazione fornita al medico di medicina generale sulle caratteristiche cliniche e diagnostiche dell'ADPKD. È auspicabile l'impegno della Medicina Generale, assieme alle Associazioni dei Pazienti a alle Società Scientifiche nefrologiche, al fine di contribuire a una ottimale gestione clinica della condizione, finalizzata al benessere ottimale del paziente.
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de Girolamo, Giovanni, Angelo Picardi, Giovanni Santone, Domenico Semisa, Pierluigi Morosini, and Rocco Micciolo. "1. Metodologia." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 13, S7 (September 2004): 5–6. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000058.

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Abstract:
Il progetto è stato articolato in due fasi. Nella prima, definita di censimento, dopo aver stabilito una intensa rete di contatti con gli Assessorati Regionali competenti, le ASL ed i DSM, è stata somministrata a tutti i responsabili delle SR con almeno 4 posti residenziali una scheda apposita. Attraverso l'elaborazione dei risultati così ottenuti si è ottenuta una ‘fotografia’ complessiva delle SR in Italia: sono state censite, alla data del 30 giugno 2000, 1.370 SR con 17.138 posti residenziali ed un tasso di 2,9 letti per 10.000 abitanti (de Girolamo et al., 2002). La prima fase di questo studio ha anche documentato notevoli variazioni interregionali sia nel tasso di posti-letto che nel numero degli operatori, un'elevata proporzione (circa il 40%) di pazienti dimessi dagli Ospedali Psichiatrici (O.P.) ed un basso turnover dei residenti.Alla fase 2 hanno preso parte tutte le regioni italiane ad eccezione dell'Abruzzo, in cui problemi di carattere organizzativo hanno reso impossibile la valutazione dettagliata delle SR; in fase 1 erano state censite in questa regione 64 SR con 856 ospiti. Sulla base dei risultati della fase 1, si è calcolato che una proporzione pari al 20% circa delle SR avrebbe consentito di selezionare un campione finale comprendente circa 3.000 pazienti, sufficientemente ampio da permettere di comparare sottogruppi differenziati rispetto a caratteristiche sociodemografiche, cliniche ed assistenziali.
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Lattanzi, Fabio, Erica Michelotti, and Laura Meola. "Scompenso cardiaco acuto: inquadramento clinico, trattamento e prevenzione." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 4 (March 22, 2022): 222–37. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-4-3.

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Abstract:
Gli episodi di scompenso cardiaco acuto sono conseguenti ad un rapido deterioramento delle funzioni cardiache, rappresentano una delle maggior cause di ricoveri ospedalieri e comportano una elevata mortalità intraospedaliera e nel medio termine dopo la dimissione. L’inquadramento clinico ed il conseguente trattamento sono resi difficoltosi dalle caratteristiche di eterogeneità di queste sindromi. Molteplici possono essere le cardiopatie basali, le cause scatenanti, le presentazioni cliniche, gli stati emodinamici, le risposte alla terapia. Un episodio di scompenso cardiaco può rappresentare il sintomo di esordio di una cardiopatia misconosciuta o la recidiva di instabilizzazione di cardiopatia cronica; le cause scatenati più frequenti possono essere individuate nelle sindromi coronariche acute, nelle tachiaritmie, negli squilibri ipertensivi ed idrici, nelle infezioni sistemiche. La presentazione clinica è diversa a seconda dello stato emodinamico, e valutare la presenza di congestione e di perfusione sistemica risulta di fondamentale ausilio per individuare diverse situazioni cliniche, che vanno dall’edema polmonare acuto allo shock cardiogeno, che richiedono trattamenti diversificati, con implicazioni prognostiche differenti. Il trattamento ha lo scopo di ristabilire lo stato emodinamico e le funzioni vitali, oltre migliorare i sintomi del paziente. I supporti respiratori in generale e i diuretici dell’ansa, nel paziente congesto sono quasi sempre necessari ed utili. Farmaci vasodilatatori, inotropi e vasopressori sono usati dipendentemente dai dati emodinamici e funzionali. Tutti questi farmaci, seppur utili nel contesto acuto, non hanno dimostrato un beneficio nella prognosi del paziente e devono essere usati con cautela perché gravati da effetti collaterali pericolosi. Per questo motivo il miglior trattamento dello scompenso cardiaco acuto è la prevenzione di episodi di instabilizzazione in pazienti con cardiopatia cronica. Correzione dei fattori di rischio, trattamento completo della cardiopatia strutturale, comprese procedure interventistiche ed elettrofisiologiche, terapia medica ottimale dello scompenso cronico basata sulle evidenze scientifiche, predisposizione di percorsi dedicati alla gestione ambulatoriale o domiciliare, sono i presidi che possono ridurre le recidive di scompenso ed il carico sociale ed economico correlato.
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Nocchi, Fabio. "Dèttore D., Giaquinta N., Pozza A., I disturbi da comportamenti focalizzati sul corpo. Caratteristiche cliniche e strategie di intervento nella terapia cognitivocomportamentale, Giunti, Firenze, 2019." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 47 (February 2021): 161–63. http://dx.doi.org/10.3280/qpc47-2020oa11211.

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Saraceno, Benedetto, Corrado Barbui, Alessandra Bedoni, Graziella Civenti, and Lucilla Frattura. "Evaluation of dehospitalization policies of the former psychiatric hospitals of Regione Lombardia. QUALYOP study results. I: Structural resources, organizational procedures and activities." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 5, no. 1 (April 1996): 59–71. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003948.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo — Lo studio QUALYOP si prefigge tre obiettivi: 1) descrivere la situazione dei 12 ex ospedali psichiatrici lombardi in relazione a caratteristiche strutturali e organizzative e all'andamento di ammisioni/dimissioni e decessi dei pazienti ricoverati; 2) descrivere la qualita di strutture, organizzazione e attivita dei reparti; 3) descrivere le caratteristiche socio-demografiche, cliniche e le potenzialita riabilitative della popolazione ricoverata. I dati presentati in questo articolo si riferiscono ai primi due obiettivi. Disegno - Studio descrittivo-valutativo. Gli ospedali sono stati vistitati nell'arco di sei mesi (luglio-novembre 1994) da un gruppo di ricercatori-rilevatori in una data concordata con i rispettivi direttori. Sono state utilizzate quattro fonti di informazione e documentazione: scheda ospedale, scheda reparto, scheda paziente, documentazione fotografica delle strutture. Setting - I 12 ex-ospedali psichiatrici pubblici della Regione Lombardia in funzione alia data della rilevazione (Bergamo, Brescia, Castiglione delle Stiviere, Codogno, Como, Cremona, Limbiate, Mantova, Milano, Sondrio, Varese, Voghera). Principali misure utilizzate - È stato utilizzato un gruppo di indicatori che forniva informazioni sulle strutture, sull'organizzazione della vita di reparto e sulle attività svolte. I giudizi di qualita sono stato espressi in relazione a criteri espicitati a priori. I reparti sono stati quindi raggruppati in tre tipologie a seconda del livello di adeguatezza delle strutture, dell'organizzazione e delle attività. Risultati - I 12 ospedali psichiatrici pubblici della Lombardia risultano costituiti da 63 reparti che accolgono complessivamente 2752 ricoverati. La situazione risulta estremamente eterogenea nei diversi ospedali che si differenziano per affollamento dei reparti, rapporto operatori-pazienti, decremento negli anni della popolazione ricoverata e numero di nuove ammissioni. La valutazione della qualita strutturale, organizzativa e delle attivita evidenzia che il 70% dei reparti e inadeguato o gravemente inadeguato dal punto di vista strutturale, mentre più del 70% è inadeguato o gravemente inadeguato dal punto di vista organizzativo e delle attività che vi si svolgono. Conclusioni - Lo studio dimostra la fattibilita di valutazioni di programmi di sanita pubblica utilizzando criteri non riferiti a dati di efficacia ma formulati a partire da valori etici, senso comune, eventi non ammissibili, risultati di studi quasi-sperimentali ed esperienza. I dati cosi raccolti permettono di concludere che le politiche di superamento dell'ospedale psichiatrico sono estremamente carenti nella maggior parte dei casi e che la ricoversione esclusivamente strutturale degli immobili, in molti casi assolutamente necessaria, non è tuttavia sufficiente a garantire un reale superamento. Molto più urgente sembra essere la necessita di formare e motivare il personale di assistenza e amministrativo.
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Trimarchi, M., S. Bondi, E. Della Torre, M. R. Terreni, and M. Bussi. "Palate perforation differentiates cocaine-induced midline destructive lesions from granulomatosis with polyangiitis." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 4 (August 2017): 281–85. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1586.

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Abstract:
L’ abuso di cocaina può talvolta causare lesioni destruenti della struttura osteocartilaginea del naso, dei seni paranasali, del palato, con caratteristiche cliniche che ricordano altre patologie sistemiche associate a lesioni necrotizzanti centrofacciali. La diagnosi differenziale tra lesioni destruenti della linea mediana indotte da cocaina (CIMDL) e granulomatosi associata a poliangioite (GPA) può essere complessa, in particolare se il paziente non ammette l’abuso di sostanze. 10 pazienti con CIMDL e perforazione palatale sono stati trattati presso la nostra Unità Operativa tra il 2002 ed il 2015. Tutti i casi sono stati sottoposti ad endoscopia nasale, TC o RMN del massiccio facciale ed Anca test. In 8 casi è stata effettuata anche la biopsia nasale. Contestualmente è stata eseguita una revisione della letteratura presente su PubMed riguardante i casi di perforazione palatale in pazienti affetti da CIMDL e GPA. Tutti i 10 pazienti oggetto dello studio presentavano perforazione palatale e distruzione dei turbinati inferiori; inoltre 7 pazienti presentavano perforazione del palato duro , 2 pazienti perforazione del palato molle ed 1 paziente perforazione di entrambi. Gli Anca test erano negativi in 8 pazienti e positivi in 2, sia per C-Anca sia per P-Anca. La revisione della letteratura edita in lingua inglese ha evidenziato perforazioni palatali in 5 pazienti affetti da GPA e in 73 pazienti affetti da CIMDL. La presenza di perforazione palatale in pazienti con lesioni destruenti della linea mediana può rappresentare un nuovo marker clinico a favore delle CIMDL nella diagnosi differenziale con GPA.
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Magliano, Lorenza, Andrea Fiorillo, Claudio Malangone, Adriano Aletti, Giosue Belotti, Paola Bevilacqua, Anna Luisa Delle Femine, et al. "Family burden in schizophrenia: effects of socio-environmental and clinical variables and family intervention." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 7, no. 3 (December 1998): 178–87. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00007375.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo - Descrizione del carico, degli atteggiamenti e degli interventi ricevuti da un campione di familiari di pazienti con schizofrenia reclutati in otto DSM stratificati per area geografica e per densità di popolazione. Disegno - Studio trasversale di familiari-chiave di pazienti con diagnosi DSM-IV di schizofrenia in fase di compenso clinico. Valutazione delle: a) relazioni tra carico e caratteristiche cliniche del paziente, socio-demografiche del nucleo familiare, atteggiamenti del familiare nei confronti del paziente, sostegno professionale e sociale ricevuto dalla famiglia; b) differenze nei carico, negli atteggiamenti e nell'aiuto professionale in relazione all'area geografica e alia densità di popolazione. Setting - 8 DSM stratificati per area geografica (Nord, Centro, Sud) e densità di popolazione (urbana vs. rurale).Principali misure - a) dello stato clinico e del funzionamento sociale del paziente: BPRS e ADC; b) del carico, degli atteggiamenti e del sostegno ricevuto: QPF.Risultati - Sono stati raccolti dati relativi a 144 pazienti con schizofrenia e altrettanti familiari. Il carico è risultato correlato positivamente con i livelli di disabilita e di sintomi BPRS positivi e di mania/ostilita, e con il numero di ore trascorse dal familiare a contatto quotidiano col paziente, e negativamente con il livello di aiuto professionale ricevuto dalla famiglia. Il carico è risultato maggiore tra i familiari reclutati nei due centri meridionaii. Gli interventi offerti ai familiari dei pazienti sono piu frequenti e differenziati al Nord e al Centro rispetto al Sud. Solo una minima parte dei familiari ha ricevuto interventi psicoeducativi.Conclusioni - 1 risultati di questo studio sottolineano la necessita di assicurare un'assistenza psichiatrica integrata per i pazienti con schizofrenia che comprenda sia programmi riabilitativi per gli utenti sia interventi informativi e psicoeducativi per le loro famiglie.
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Muraccini, Renzo. "Come il sale, le azioni "fuori dall'ordinario" sono ingredienti indispensabili nel trattamento dei pazienti borderline." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (April 2011): 103–21. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-001008.

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Abstract:
L'autore focalizza l'attenzione sulla particolare modalitŕ di presa in carico di pazienti con disturbo borderline di personalitŕ in un Centro di Salute Mentale. A partire da tre diverse storie cliniche viene sottolineata l'importanza di alcune "azioni" che spesso possono apparire come una "fuoriuscita dal setting istituzionale" ma che si rendono necessarie per la presa in carico di questi pazienti: portatori di storie "traumatiche" nelle loro relazioni primarie, instancabili, faticosi, in una parola "stabili nella loro instabilitŕ". Queste azioni costituiscono il sale - inteso come ingrediente necessario nella relazione terapeutica - e rispondono alla necessitŕ, insita nell'organizzazione borderline, di sperimentare sia in modo ambivalente e contradditorio la "presenza concreta e agita" del terapeuta e la "prova" della fiducia nei suoi confronti. Questa particolare modalitŕ di relazione richiama il concetto di "now moment" che Stern individua come "elementi" indispensabili di "svolta" nella relazione terapeutica, co-creati e co-vissuti e che aprono ad un nuovo orizzonte terapeutico perché contengono implicitamente l'esperienza della "fiducia" e della "comprensione empatica" da parte del terapeuta. Questa modalitŕ di presa in carico che pone al centro la "ricerca attiva di questo tipo di esperienza" si realizza non solo attraverso una relazione individuale ma richiede un Gruppo multidisciplinare che operi pur nelle diversi funzioni in modo analogo e condivida una idea comune del paziente e del modo di prenderlo in cura: il "sale" viene contenuto in ogni tipo di relazione e pone l'operatore e i servizi davanti al problema sia delle caratteristiche della sua persona che dell'organizzazione dei Servizi come elementi indispensabili per poter realizzare una siffatta presa in carico.
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