Dissertations / Theses on the topic 'Capitale finanziario'

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1

Baldan, Cinzia <1977&gt. "Il capitale finanziario e il rapporto tra banca e industria: problematiche e ipotesi di approfondimento." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2005. http://hdl.handle.net/10579/867.

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2

Giacomin, Ylenia <1997&gt. "La valutazione delle aziende in crisi: come il dissesto finanziario impatta sul costo del capitale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19495.

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Abstract:
L’elaborato si concentra sulla stima del valore delle aziende che si trovano in uno stato di crisi. In particolare, l’argomento si apre con una parte introduttiva volta alla comprensione delle caratteristiche tipiche delle imprese in dissesto finanziario, degli indicatori utilizzati dal nuovo Codice della crisi e dell’insolvenza e dei motivi per i quali si effettua la valutazione. Si procede con la trattazione dei Principi Italiani di Valutazione focalizzando l’attenzione sul processo e sulle assunzioni stabilite dall’Organismo Italiano di Valutazione. Segue l’illustrazione dei metodi di valutazione proposti dalla dottrina: accanto a quelli tradizionali viene posto il metodo del Valore Attuale Modificato con inclusione dei costi del dissesto di Fernandez. Infine, vi è un focus sulla stima del costo del capitale: si cerca di comprendere quanto premio per il rischio di default carichi la best practice nel WACC utilizzato nella valorizzazione di un campione di aziende in crisi e se esso sia approssimabile a quello ricavabile dai costi del dissesto unitari del modello di Fernandez.
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3

CONTE, VERONICA. "THE GOVERNANCE OF LARGE-SCALE PROJECTS: Local Governments and Finance Capital Interaction in Milan and Brussels." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241971.

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Abstract:
La governance dei mega progetti in Europa sta convergendo verso un unico modello o invece si assiste al consolidamento di modelli diversi? Come possiamo spiegare le differenti relazioni tra governi locali e capitale finanziario? Qual è il ruolo dei primi nei processi di trasformazione urbana di larga scala? La ricerca risponde ai seguenti interrogativi attraverso un’analisi comparativa della governance dei grandi progetti a Milano e a Bruxelles, adottando come casi studio CityLife e Tour and Taxis. A questo scopo, ho costruito il mio impianto teorico riferendomi all’Urban Political Economy e, in particolare, all’Urban Regime Analysis e ai contributi sulla finanziarizzazione della città e della governance urbana. Dopo aver delineato le condizioni per gli investimenti immobiliari nelle due città, ho esaminato i casi studio nel loro sviluppo nel tempo. Nello specifico, ho analizzato gli attori coinvolti e le loro risorse, le strategie d’investimento e le logiche politiche e, infine, il quadro istituzionale e normativo all’interno del quale gli stessi operano. In entrambi i casi, i due mega-progetti sono indicativi di un nuovo regime di governance in cui si consolidano coalizioni di sviluppo finalizzate a promuovere la crescita urbana e a rispondere a interessi immobiliari. Sebbene in entrambi i contesti si assista all’adozione di pratiche imprenditoriali e all’uso strumentale della pianificazione urbanistica, la scala e lo scopo di queste strategie differiscono notevolmente: CityLife è un caso emblematico di governance finanziarizzata a guida privata, il cui scopo ultimo è la creazione di Milano come ‘città internazionale’; Tour and Taxis a Bruxelles, invece, rappresenta un caso emblematico di governance imprenditoriale a guida pubblica e rispecchia il tentativo di consolidamento del ruolo della Regione Capitale in tema di sviluppo urbano.
Is the governance of large-scale projects converging in Europe? How can we explain the different interaction between local governments and finance capital in the making of the city? What role do local governments play in urban transformations? In this dissertation, my purpose is to address the aforementioned questions through a comparative analysis between CityLife in Milan and Tour and Taxis in Brussels. To do so, I draw on the Urban Political Economy literature and, specifically, on Urban Regime Analysis and the accounts on the financialisation of the city and urban governance. Having outlined the development trajectories and the governance architecture of Milan and Brussels, I examine the case studies in their development over time, in terms of actors involved, resources exchanged, investments and political logics, and institutional and regulatory frameworks. I argue that CityLife in Milan and Tour and Taxis in Brussels are indicative of a governance shift sustained by the consolidation of development coalitions oriented to promote urban growth and respond to real estate interests. In both contexts, the governance of large-scale projects is increasingly shaped by the adoption of entrepreneurial practices and an instrumental use of planning. However, such practices differ in terms of scope and scale. CityLife is emblematic of a financialised governance of large-scale projects aimed at promoting the making of Milan as an ‘international city’. In Brussels, instead, Tour and Taxis is an emblematic example of a public-led entrepreneurial governance and is pivotal to the consolidation of the role of the Brussels Capital Region in urban development matters.
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VALZER, AMEDEO. "Gli "ibridi finanziari": critica ad una categoria concettuale." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/92.

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Abstract:
L'autore contesta la classificazione degli strumenti finanziari partecipativi e non partecipativi nella categoria concettuale degli ibridi finanziari (o strumenti finanziari ibridi ). Rimarca le differenze tra l' investimento nella società e il finanziamento della società. dimostra che gli strumenti finanziari partecipativi (art. 2346 ult. comma c.c.) possano esser emessi solo a fronte di apporti di patrimonio non imputati a capitale sociale e che gli strumenti finanziari non partecipativi (quasi obbligazioni ex art. 2411 ult. comma c.c.) non possano esser dotati di diritti amministrativi.
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VALZER, AMEDEO. "Gli "ibridi finanziari": critica ad una categoria concettuale." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/92.

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Abstract:
L'autore contesta la classificazione degli strumenti finanziari partecipativi e non partecipativi nella categoria concettuale degli ibridi finanziari (o strumenti finanziari ibridi ). Rimarca le differenze tra l' investimento nella società e il finanziamento della società. dimostra che gli strumenti finanziari partecipativi (art. 2346 ult. comma c.c.) possano esser emessi solo a fronte di apporti di patrimonio non imputati a capitale sociale e che gli strumenti finanziari non partecipativi (quasi obbligazioni ex art. 2411 ult. comma c.c.) non possano esser dotati di diritti amministrativi.
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CALCE, Anna Maria. "Le relazioni tra struttura finanziaria, costo del capitale e valore." Doctoral thesis, Università degli studi di Cassino, 2020. http://hdl.handle.net/11580/75222.

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Abstract:
This research project aims to test the assumption of Modigliani and Miller Theory according to which the financial structure does not affect the dynamic of value creation. Since the 1960s, the search for the relationship between financial structure and value has been a very debated topic. The studies developed in this area have come to identify controversial results. Some of them have highlighted the existence of a positive relationship, others determine a negative relationship. In other cases, the authors have found a relationship that is not statistically significant. Hence, the research design of the work that intends to contribute to the literature on the subject by trying to estimate the impact that the financial structure has on the ability to generate value. The research also aims to determine a benchmark financial structure that can therefore be considered a reference for the various sectors economic. The analysis carried out in this work is concentrated on the universe of European listed companies, surveyed through the Bureau van Dijk Amadeus database, with turnover greater than one million euros and for which balance sheet data is available for the period 2015-2017. Coherently with the research objectives, a new model for determining the share of equity and debt was identified, represented by the financial benchmark, tested on the various economic sectors defined on the basis of the Ateco 2007 classification, with reference to the listed companies; however, the benchmark financial structure thus identified lends itself to be extended also to unlisted companies that want to adopt a target sector structure. As regards the ability of the financial structure (expressed by the debt / equity ratio) to influence the dynamics of the value (represented by the ROE and ROA and the differentials ROE-ke and ROA-WACC), the research revealed the existence of a relationship very weak between the debt / equity ratio and the value measures given the coefficient of the regression line always close to zero. In conclusion, the financial structure expressed by the debt / equity ratio does not affect the value creation dynamic of European listed companies. This result is in line with the affirmation of Modigliani and Miller (1958) as well as with the results of the studies of Long and Maliz (1986), of Fama and French (1998) and of Walaa Wahid ElKelish (2007).
Il presente progetto di ricerca si propone di testare l’assunto della Teoria di Modigliani e Miller secondo il quale la struttura finanziaria non inficia la dinamica di creazione di valore da parte dell’impresa. Fin dagli anni ’60, la ricerca della relazione tra struttura finanziaria e valore ha rappresentato un tema molto dibattuto. Gli studi sviluppati su tale ambito sono giunti All’identificazione di risultati controversi. Alcuni di essi hanno evidenziato l’esistenza di una relazione positiva, altri determinano una relazione negativa. In altri casi ancora, gli Autori hanno rilevato una relazione non statisticamente significativa. Da qui il research design del lavoro che intende contribuire alla letteratura in materia cercando di stimare l’impatto che ha la struttura finanziaria sulla capacità di generare valore fino a determinare una struttura finanziaria benchmark che possa, quindi, essere considerata di riferimento per i diversi settori economici. L’analisi condotta nel presente lavoro è concentrata sull’universo delle società quotate europee, censite attraverso il database Amadeus di Bureau van Dijk, con fatturato superiore ad un milione di euro e per le quali si abbia disponibilità di dati di bilancio per il periodo 2015 – 2017. Coerentemente agli obiettivi di ricerca è stato individuato un nuovo modello di determinazione della quota di equity e debt, rappresentato dal benchmark finanziario, testato sui diversi settori economici definiti in base alla classificazione Ateco 2007, con riferimento alle listed companies; tuttavia la struttura finanziaria benchmark così individuata si presta ad essere estesa anche alle unlisted companies che vogliono adottare una struttura target di settore. Per quanto concerne la capacità della struttura finanziaria (espressa dal debt/equity ratio) di condizionare la dinamica del valore (rappresentato dal ROE e ROA e dai differenziali ROE-ke e ROA-WACC) , dalla ricerca è emersa l’esistenza di una relazione molto debole tra il debt/equity ratio e le misure del valore dato il coefficiente della retta di regressione sempre prossimo allo zero. In conclusione è possibile, quindi, affermare che la struttura Finanziaria espressa dal debt/equity ratio non condiziona la dinamica di creazione di valore delle società quotate europee. Tale risultato è in linea con l’affermazione di Modigliani e Miller (1958) nonché con i risultati degli studi di Long e Maliz (1986), di Fama e French (1998) e di Walaa Wahid ElKelish (2007).
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7

Bevivino, Vito <1975&gt. "Capitale e struttura finanziaria delle società bancarie europee per azioni." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15007.

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Abstract:
La tesi affronta il tema della capitalizzazione bancaria e degli strumenti per il finanziamento dell’impresa bancaria. A questo fine esamina la normativa europea in materia, il reg. 575/2013 UE e la direttiva 2013/36/UE, applicando una chiave di lettura del fenomeno che integra le ricadute della disciplina prudenziale con il valore dell’impresa bancaria avendo come punto di riferimento la banca e la sua funzione finanziaria e di intermediazione. Il percorso delineato dall’elaborato segue una linea di pensiero che si sviluppa a partire dal tema del finanziamento d’impresa e, quindi, secondo il punto di vista adottato, della disciplina del finanziamento d’impresa. A partire da questa considerazione, che sviluppa l’idea della funzione di intermediazione dell’impresa bancaria, i profili attivo e passivo dell’attività bancaria vengono considerati e analizzati dal punto di vista finanziario. Tutto ciò nella convinzione che questo profilo sia quello che meglio spiega il fenomeno prudenziale. Nella ricostruzione del fenomeno si colgono gli aspetti funzionali del finanziamento e la composizione capitalistica della disciplina prudenziale che non assume definizioni formali degli strumenti finanziari. Nella ricerca sono presenti e vengono utilizzate le fonti europee con perizia e misura, esito apprezzabile anche del periodo di ricerca condotto presso la Banca Centrale Europea.
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8

Cardi, Cristiana. "Il ruolo delle informazioni non finanziarie nei mercati: La performance delle IPO Italiane." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2016. http://hdl.handle.net/11566/243020.

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Abstract:
Negli ultimi decenni, l’importanza relativa delle informazioni finanziarie contenute nei report e nei prospetti finanziari è diminuita, lasciando spazio all’interesse per gli asset intangibili che stanno crescendo di rilevanza nel processo di creazione del valore di un’impresa. La mentalità del partecipanti al mercato dei capitali continua ad essere dominata dai dati finanziari, anche a causa dei costi di comunicazione e dei rischi connessi ad una potenziale perdita di competitività percepita dalle aziende che forniscono informazioni qualitative, tuttavia, la divulgazione di tali informazioni può aiutare a risolvere il problema dei gap delle asimmetrie informative e facilitare una valutazione più precisa delle società, accrescendo il successo della quotazione. Allo scopo di indagare l’effetto della disclosure delle informazioni di capitale intellettuale sulla performance dell’IPO, si conduce l’analisi dei contenuti di un campione di 74 prospetti IPO di aziende quotate in Borsa Italiana tra il 2004 e il 2014. I dati raccolti sono sintetizzati tramite una analisi delle componenti principali (PCA), applicata ad 87 variabili suggerite da un lavoro di Cordazzo (2007). Le componenti estratte dalla PCA sono successivamente utilizzate come variabili indipendenti in due serie di regressioni allo scopo di studiare gli effetti di tali componenti sulla performance dell’IPO nel mercato primario e nel mercato secondario. I risultati mostrano che gli investitori istituzionali apprezzano le informazioni connesse alle risorse umane, mentre gli investitori del mercato secondario sono interessati, in particolare, alle informazioni concernenti le attività di ricerca e sviluppo. Tali evidenze dovrebbero facilitare le imprese nella compilazione di un prospetto dell’IPO esaustivo e sintetico, in modo da ridurre i costi. Tuttavia, le indicazioni suddette, potrebbero indurre l’emittente ad adottare comportamenti opportunistici, persuadendo gli investitori ad acquistare le azioni a condizioni largamente favorevoli per sé stessa. Ulteriori ricerche potrebbero interessare la performance di medio-lungo periodo delle aziende quotate in Borsa Italiana in relazione con le informazioni di CI, in modo da capire se le informazioni di CI effettivamente premiano gli interessi degli investitori in termini di buona performance di lungo periodo delle azioni che hanno acquistato, o se, al contrario, le informazioni di IC fornite sono usate dall’azienda solo come uno strumento di marketing per il brevissimo periodo.
Despite firm’s evaluation is still largely dominated by quantitative financial data, disclosing qualitative information about intangible assets is expected to enable a more precise evaluation of a company’s business thus reducing the information asymmetry between the firm and its stakeholders. The issue is particularly relevant when companies go public. In fact, IPOs provide a context in which information asymmetry is abnormally high: companies issuing IPOs are less known to investors and analysts because they are still new in the market, leading to greater uncertainty about their prospects. The disclosure of intellectual capital in an IPO prospectus thus provides an important opportunity to close this gap in information asymmetry, potentially lowering the cost of capital. The aim of this study is to investigate the effects produced by the intellectual capital information disclosed in the IPO prospectuses on the IPO performance. Content analysis is conducted on a sample of 74 IPO prospectuses of firms listed on Borsa Italiana between 2004 and 2014. The 87 evaluated variables are processed by principal component analysis, and the component revealed by the PCA are used as independent variables in two series of regressions, in order to study the effects of such elements on the IPO performance in both primary and secondary markets. Results indicate that the behavior of primary market investors is sensible to the information concerning human resources, while secondary market investors are sensitive to the information about research and development. Such empirical evidence provides reliable operative recommendation because the awareness about the IC information that are mostly interesting to investors could help firms to focus their efforts towards a specific disclosure. In fact, it is important for firms to understand that the disclosure of some of their non-financial information is a critical way to communicate their value to investors and often has a direct effect on their shares value. Future developments of this research might interest the long-run performance of the firms listed on the Italian stock exchange in order to examine whether the IC information disclosed actually rewards the interests of market investors in terms of good long-run performance of the shares they bought.
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SAMORI, DOMITILLA FLAVIA. "La Struttura Finanziaria Delle Banche." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1039.

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Abstract:
Questa tesi cerca di analizzare le determinanti della struttura finanziaria delle banche. Si ritiene generalmente che il leverage ratio bancario sia determinato indirettamente tramite l’applicazione di requisiti patrimoniali, in particolare requisiti legati al rischio dell’investimento come nello schema di Basilea II. Molti dei recenti contributi empirici criticano questa tesi ed anzi individuano fattori di mercato come principali variabili nella determinazione del leverage. Una collezione dei recenti studi in materia viene raccolta nel primo capitolo. Nel secondo capitolo, si analizza l’impatto dei requisiti patrimoniali sulla struttura finanziaria delle banche all’interno di un modello di signaling. Viene dimostrata l’esistenza di un equilibrio di separazione, in cui i requisiti patrimoniali non sono vincolanti per ogni tipo di banca; si dimostra inoltre che in equilibrio esiste una relazione negativa tra il leverage bancario e la qualità degli attivi: è infatti la banca di minore qualità ad avere un leverage maggiore. Questo risultato, in contrasto con la tradizionale teoria di finanza aziendale, può aiutare a comprendere alcuni episodi della recente crisi finanziaria ed interroga l’efficacia del sistema di Basilea II. Infine, nell’ultimo capitolo, viene condotta un’analisi empirica sulle determinanti del leverage bancario . Sono identificate relazioni stabili e negative tra il leverage delle banche incluse nel campione e la qualità dei loro attivi. Questo risultato si conferma al variare degli strumenti utilizzati per identificare la qualità degli attivi. Questa relazione negativa ci suggerisce che le banche si pongano l’obiettivo di targettizzare un certo livello di leverage per dare un segnale al mercato circa la loro qualità intrinseca: migliore la qualità degli attivi, minore è il loro utilizzo di leva finanziaria. Queste banche rinunciano ad intraprendere investimenti profittevoli pur lanciare un messaggio al mercato e ridurre il costo del finanziamento.
This thesis analyzes banks’ choices over their leverage ratio targeting. It is commonly believed that the banks’ leverage ratio is implicitly driven by the risk-related regulation set by the Basel Committee. Many recent empirical studies on the subject challenge this presumption and suggest that factors other than regulation drive the banks’ choices on leverage. A review of the recent contributions on the subject is presented in the first chapter. In the second chapter we study how capital requirements affect banks' capital structure within a standard signaling model. We prove the existence of a separating equilibrium in which capital requirements are not binding for every type of bank, and we show that in equilibrium there exists a negative relationship between bank's leverage and its intrinsic quality: it is the low type bank that takes on more debt. This result, in contrast with the traditional theory of corporate finance, sheds some light on some of the recent financial crises episodes and hence questions the effectiveness of the current regulatory environment. Finally, in the last chapter, we conduct an empirical analysis on the cross-sectional determinants of banks' leverage. We find a negative and stable relation between banks leverage and the quality of their assets. This result is proved valid under different definition of assets' quality, based on ex-ante and ex-post expectation of the realization of asset quality. The results suggest that banks might target a certain leverage ratio to reveal their true quality to the market: the higher quality banks signal their private information to the market with a lower level of leverage, passing over some profitable opportunities to gain from a lower cost of funding.
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SAMORI, DOMITILLA FLAVIA. "La Struttura Finanziaria Delle Banche." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1039.

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Abstract:
Questa tesi cerca di analizzare le determinanti della struttura finanziaria delle banche. Si ritiene generalmente che il leverage ratio bancario sia determinato indirettamente tramite l’applicazione di requisiti patrimoniali, in particolare requisiti legati al rischio dell’investimento come nello schema di Basilea II. Molti dei recenti contributi empirici criticano questa tesi ed anzi individuano fattori di mercato come principali variabili nella determinazione del leverage. Una collezione dei recenti studi in materia viene raccolta nel primo capitolo. Nel secondo capitolo, si analizza l’impatto dei requisiti patrimoniali sulla struttura finanziaria delle banche all’interno di un modello di signaling. Viene dimostrata l’esistenza di un equilibrio di separazione, in cui i requisiti patrimoniali non sono vincolanti per ogni tipo di banca; si dimostra inoltre che in equilibrio esiste una relazione negativa tra il leverage bancario e la qualità degli attivi: è infatti la banca di minore qualità ad avere un leverage maggiore. Questo risultato, in contrasto con la tradizionale teoria di finanza aziendale, può aiutare a comprendere alcuni episodi della recente crisi finanziaria ed interroga l’efficacia del sistema di Basilea II. Infine, nell’ultimo capitolo, viene condotta un’analisi empirica sulle determinanti del leverage bancario . Sono identificate relazioni stabili e negative tra il leverage delle banche incluse nel campione e la qualità dei loro attivi. Questo risultato si conferma al variare degli strumenti utilizzati per identificare la qualità degli attivi. Questa relazione negativa ci suggerisce che le banche si pongano l’obiettivo di targettizzare un certo livello di leverage per dare un segnale al mercato circa la loro qualità intrinseca: migliore la qualità degli attivi, minore è il loro utilizzo di leva finanziaria. Queste banche rinunciano ad intraprendere investimenti profittevoli pur lanciare un messaggio al mercato e ridurre il costo del finanziamento.
This thesis analyzes banks’ choices over their leverage ratio targeting. It is commonly believed that the banks’ leverage ratio is implicitly driven by the risk-related regulation set by the Basel Committee. Many recent empirical studies on the subject challenge this presumption and suggest that factors other than regulation drive the banks’ choices on leverage. A review of the recent contributions on the subject is presented in the first chapter. In the second chapter we study how capital requirements affect banks' capital structure within a standard signaling model. We prove the existence of a separating equilibrium in which capital requirements are not binding for every type of bank, and we show that in equilibrium there exists a negative relationship between bank's leverage and its intrinsic quality: it is the low type bank that takes on more debt. This result, in contrast with the traditional theory of corporate finance, sheds some light on some of the recent financial crises episodes and hence questions the effectiveness of the current regulatory environment. Finally, in the last chapter, we conduct an empirical analysis on the cross-sectional determinants of banks' leverage. We find a negative and stable relation between banks leverage and the quality of their assets. This result is proved valid under different definition of assets' quality, based on ex-ante and ex-post expectation of the realization of asset quality. The results suggest that banks might target a certain leverage ratio to reveal their true quality to the market: the higher quality banks signal their private information to the market with a lower level of leverage, passing over some profitable opportunities to gain from a lower cost of funding.
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Madrassi, Giacomo <1990&gt. ""Struttura finanziaria e costo medio ponderato del capitale: un'analisi empirica del FTSE 100"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4961.

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Abstract:
L'elaborato tratta i fattori che influiscono sulle scelte di struttura finanziaria da parte delle imprese, in accordo con le teorie maggiormente accreditate, si analizza inoltre l'effetto del costo medio ponderato del capitale nelle decisioni di raccolta dei fondi.
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Negrisolo, Sarah <1990&gt. "L’influenza del capitale intellettuale sulla performance economico-finanziaria del settore cosmetico in Europa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8453.

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Abstract:
Il capitale intellettuale è l’elemento chiave della nuova economia immateriale basata sulla conoscenza e ha assunto un ruolo fondamentale nella determinazione del valore d’impresa. Si tratta di un’attività strategica essenziale in grado di influenzare significativamente la performance aziendale. Lo scopo di questa tesi consiste nell’analizzare empiricamente il legame tra il capitale intellettuale e la performance economico-finanziaria d’impresa, utilizzando i dati delle società cosmetiche quotate nelle principali borse europee e il coefficiente VAICTM (Value Added Intellectual Coefficient) di Pulic come modello di misurazione del capitale intellettuale. Tra i principali risultati attesi ci si aspetta un impatto positivo del capitale intellettuale d’impresa sulla performance economico-finanziaria, generato principalmente dall’attività di R&S che ricopre un ruolo fondamentale all’interno delle società operanti nel settore cosmetico.
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BOTTA, MARCO. "L'enigma della struttura finanziaria: analisi dell'area euro." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/111.

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Abstract:
Utilizzando un campione di imprese non finanziarie quotate appartenenti all'area euro, analizzo le determinanti della struttura finanziaria aziendale. Coerentemente con il tradizionale approccio teorico, utilizzo una misura dell'indebitamento a valori di mercato, stimato col modello di Black-scholes-merton. alcune variabili analizzate hanno effetti simili nei vari paesi, mentre altre cambiano: il rischio, misurato con la volatilità del valore di mercato dell'attivo, è la variabile più rilevante. Il rischio e l'asimmetria informativa su di esso rendono il debito meno attraente, a causa di maggior costi attesi di fallimento, minore vantaggio fiscale e maggiori costi di agenzia. La nazionalità influenza le scelte finanziarie. l'integrazione dei mercati finanziari nell'area euro cambia significativamente a seconda dei segmenti di mercato considerati: il mercato monetario ed interbancario sono fortemente integrati, il mercato obbligazionario ed azionario mostrano di essere su un percorso di integrazione, il mercato del credito bancario è ancora molto frammentato. le normative fiscali e fallimentari differiscono nei dodici paesi, come anche il contesto economico.
Using a sample of non-financial listed firms located in the Euro area, I investigate the determinants of capital structure choices. In line with the traditional theoretical approach, I use a market-value measure of leverage, estimated with the Black-Scholes-Merton model. I find that some variables have similar effects across countries, while others may play a different role; risk, measured as the volatility of the market enterprise value, is the best predictor of observed leverage ratios. Risk, and asymmetric information about risk, make debt less attractive, because of higher expected bankruptcy costs, lower expected debt tax shield and higher agency costs. National environments are an important determinant of observed ratios. The integration of Euro-area financial markets varies significantly depending on the market segment considered: money and inter-bank markets are highly integrated, corporate bond and equity markets show a clear path of increasing integration, retail banking markets are much less integrated. Fiscal and bankruptcy rules differ across the twelve countries; the economic background varies as well.
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BOTTA, MARCO. "L'enigma della struttura finanziaria: analisi dell'area euro." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/111.

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Abstract:
Utilizzando un campione di imprese non finanziarie quotate appartenenti all'area euro, analizzo le determinanti della struttura finanziaria aziendale. Coerentemente con il tradizionale approccio teorico, utilizzo una misura dell'indebitamento a valori di mercato, stimato col modello di Black-scholes-merton. alcune variabili analizzate hanno effetti simili nei vari paesi, mentre altre cambiano: il rischio, misurato con la volatilità del valore di mercato dell'attivo, è la variabile più rilevante. Il rischio e l'asimmetria informativa su di esso rendono il debito meno attraente, a causa di maggior costi attesi di fallimento, minore vantaggio fiscale e maggiori costi di agenzia. La nazionalità influenza le scelte finanziarie. l'integrazione dei mercati finanziari nell'area euro cambia significativamente a seconda dei segmenti di mercato considerati: il mercato monetario ed interbancario sono fortemente integrati, il mercato obbligazionario ed azionario mostrano di essere su un percorso di integrazione, il mercato del credito bancario è ancora molto frammentato. le normative fiscali e fallimentari differiscono nei dodici paesi, come anche il contesto economico.
Using a sample of non-financial listed firms located in the Euro area, I investigate the determinants of capital structure choices. In line with the traditional theoretical approach, I use a market-value measure of leverage, estimated with the Black-Scholes-Merton model. I find that some variables have similar effects across countries, while others may play a different role; risk, measured as the volatility of the market enterprise value, is the best predictor of observed leverage ratios. Risk, and asymmetric information about risk, make debt less attractive, because of higher expected bankruptcy costs, lower expected debt tax shield and higher agency costs. National environments are an important determinant of observed ratios. The integration of Euro-area financial markets varies significantly depending on the market segment considered: money and inter-bank markets are highly integrated, corporate bond and equity markets show a clear path of increasing integration, retail banking markets are much less integrated. Fiscal and bankruptcy rules differ across the twelve countries; the economic background varies as well.
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MOLINARO, GIUSEPPE. "La tassazione degli impieghi di capitale tra investimenti diretti ed intermediazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1355.

Full text
Abstract:
La tassazione dei redditi di natura finanziaria, tipicamente quelli derivanti dall’impiego del risparmio delle persone fisiche, riveste una fondamentale importanza nella politica tributaria dei Paesi evoluti sia in un’ottica interna (esigenze di gettito, contrasto di fenomeni elusivi, etc.) sia in un’ottica esterna (in primis, con l’attuazione di politiche difensive o aggressive sia per scongiurare il rischio di fughe sia per favorire l’attrazione di capitali). I modelli di tassazione di tali redditi si differenziano tra quelli applicabili al “risparmio diretto” e quelli applicabili al “risparmio intermediato”: i due comparti presentano aspetti e problematiche diverse, ma senza soluzione di continuità, poiché la disciplina fiscale del “risparmio intermediato” non può prescindere in alcun caso dalla ricognizione della disciplina fiscale del “risparmio diretto”. L’obiettivo principale del lavoro svolto è stato quindi quello di analizzare le peculiarità del nostro sistema di tassazione dei redditi finanziari, le attuali criticità, dovute principalmente alla disomogeneità del sistema stesso, e le possibili ipotesi di relativa evoluzione. In particolare, si è provveduto preliminarmente ad una ricognizione delle diverse forme di impiego in attività finanziarie della ricchezza degli italiani analizzando altresì la composizione del gettito erariale derivante dai “redditi finanziari”, che costituiscono un ideale “comparto reddituale” nel cui novero sono riconducibili due delle sei categorie di redditi previste dal Testo Unico: i redditi di capitale ed i redditi diversi di natura finanziaria. Come noto, non esiste una definizione paradigmatica delle menzionate categorie reddituali; per entrambe, infatti, il Testo Unico fornisce un’elencazione casistica, che include fattispecie puntuali e tassative di proventi finanziari rilevanti ai fini impositivi; astrattamente è possibile ricondurre la categoria dei redditi di capitale al concetto di redditi-prodotto (ovvero quei redditi che costituiscono il frutto – civile, come gli interessi o economico, come i dividendi – derivante dall’impiego di capitale) e le plusvalenze di natura finanziaria al concetto di redditi-entrata (ovvero quei proventi, anche differenziali, in cui il negozio di impiego del capitale sussiste ma non si pone come diretta causa produttiva dei proventi medesimi). Con particolare riferimento agli interessi – che costituiscono il reddito di capitale per eccellenza, assieme ai dividendi – si è altresì evidenziato che, da un punto di vista contabile ed in un’ottica di tassazione aziendale, tali proventi sono equiparabili a tutti gli altri costi mentre sotto un profilo più strettamente microeconomico, gli stessi costituiscono di fatto una rendita e, per questo, si differenziano dagli ordinari oneri per fattori della produzione. In un’ottica di teoria economica della remunerazione dei fattori produttivi, infatti, gli interessi sono, in un certo senso, equiparabili ai salari ed ai profitti. Pertanto, anche a livello macro-economico, gli interessi – a differenza dei proventi derivanti dalle attività produttive in senso stretto – non concorrono alla formazione del reddito nazionale (P.I.L.) costituendo una ripartizione, sotto forma di rendita, del valore aggiunto economico nazionale. Altro saliente tema trattato è quello della misura dell’aliquota di imposizione dei redditi finanziari che assume rilevanza centrale nel nostro sistema impositivo, in cui detti redditi percepiti da persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa, di norma, non sono tassati come tutti gli altri proventi attraverso un’imposizione progressiva ma subiscono un prelievo proporzionale sostitutivo. La maggior parte delle fattispecie di redditi finanziari è infatti assoggettata all’aliquota del 12,50%, che potrebbe sembrare piuttosto modesta e, per questo, da più parti se ne prospetta un aumento. Tuttavia, si deve considerare che buona parte del rendimento finanziario non è reddito ma ricostituzione del capitale eroso dall’inflazione. In altri termini, il rendimento derivante dagli strumenti finanziari serve, in primo luogo, a salvaguardare il potere d’acquisto del capitale investito, nel senso che si può parlare di un provento vero e proprio solo se si riesce a coprire l’inflazione, altrimenti si determina una perdita di capitale reale. Pertanto, la decisione di attestarsi su una aliquota di livello piuttosto modesto, tenuto conto del criterio nominalistico del nostro regime impositivo che non prevede indicizzazioni, consente di favorire una sorta di compensazione per controbilanciare lo svantaggio derivante dall’erosione inflattiva. Si è altresì evidenziato che il “successo della tassazione” dei redditi finanziari è attribuibile in buona parte al modesto livello di aliquota fiscale ma anche al ruolo determinante degli intermediari che assumono in carico tutti (o quasi) gli obblighi strumentali e procedurali finalizzati all’assolvimento degli obblighi impositivi. E’ evidente, infatti, il ruolo centrale rivestito dagli intermediari-“grandi esattori” nel sistema di tassazione dei redditi finanziari, sia in sede di applicazione delle ritenute alla fonte o dell’imposta sostitutiva sui redditi di capitale sia nell’ambito dei regimi del risparmio amministrato e gestito per la tassazione dei redditi diversi di natura finanziaria (regimi a cui si è dato ampio risalto nell’ambito della trattazione). Come correttamente rilevato in dottrina, gli intermediari “garantiscono una certa sicurezza dell’investimento, ma ne tassano i redditi in una specie di apoteosi della tassazione aziendale, che vede un intervento veramente sporadico di un fisco che si fida totalmente degli intermediari, in genere con ragione. Al contrario, i redditi conseguiti fuori da queste strutture, tra privati e privati o aziende non strutturate, vengono di solito nascosti al fisco”. Gli intermediari finanziari che intervengono nella tassazione dei redditi finanziari – erogando direttamente o indirettamente redditi a diversi stakeholders (i.e. i dipendenti, i consulenti, gli azionisti, i clienti, etc.) e, in veste di sostituto d’imposta, operando le ritenute alla fonte a titolo di acconto o d’imposta e le imposte sostitutive sui redditi finanziari, nonché tutti i conseguenti onerosi adempimenti strumentali correlati – rappresentano la fattispecie di più rigida organizzazione amministrativo-aziendale; si tratta, infatti, di operatori economici di grandi o grandissime dimensioni, che si avvalgono di procedure standardizzate, complesse ed articolate, e sono soggetti ad una serie di controlli interni ed esterni . Si è quindi evidenziato che la tassazione delle rendite finanziarie, effettuata per il tramite dei c.d. “grandi contribuenti”, costituisce la massima espressione della tassazione aziendale, in quanto la “ricchezza finanziaria” viene canalizzata e tassata attraverso le imprese bancarie e finanziarie. Tuttavia, l’attuale sistema di tassazione dei redditi finanziari, per quanto discretamente efficiente risulta non omogeneo e, talvolta, non neutrale, evidenziando quindi dei margini di miglioramento. Ci si riferisce, tra gli altri, ai “disallineamenti” rappresentati dall’esistenza di un doppio (triplo, in realtà) livello di aliquote impositive, dalla disparità di timing della tassazione degli OICR italiani (tassati in base al risultato maturato) e degli OICR comunitari armonizzati (tassati al realizzo), nonché dalle differenti caratteristiche proprie dei diversi regimi di tassazione del risparmio (dichiarativo, amministrato e gestito). Attesa la sempre maggiore rilevanza della mobilità internazionale dei capitali, si è ritenuto opportuno, inoltre, analizzare brevemente il trattamento dei redditi finanziari transnazionali sia in uscita (c.d. outbound incomes) sia in entrata (c.d. inbound incomes).
The taxation of financial income, typically those arising from the investment of the savings of individuals, is of fundamental importance in tax policy of advanced countries in both domestic perspective (requirements of revenue, contrast elusive phenomena, etc..) and external perspective (especially with the implementation of defensive or aggressive policies to avoid the risk of escape and to facilitate the attraction of capital.) The models of taxation of such income are different from those applicable to "direct savings" and those applicable to "savings intermediated": the two sectors have different issues and aspects, but without interruption since the tax discipline of the "savings intermediated" cannot ignore in any case the recognition of the tax provisions of the "direct savings." The main objective of the work was made therefore to analyze the peculiarities of our system of taxation of financial income, current problems, mainly due to the discontinuity of the system, and any possible changes therein. In particular, it was done previously to recognition of different forms of employment in financial activities of the wealth of Italians also analyzing the composition of tax revenue derived from "investment income", which are an ideal "income fund" in that group are due two of the six categories of incomes provided by the Italian “TUIR”: capital gains and other income of financial nature. As known, there is not a paradigmatic definition of the mentioned income categories, for both, in fact, the Italian “TUIR” provides a list , which includes precise and stringent cases of financial incomes relevant for tax purposes ; abstractly, you can bring the abstract category of income the concept of capital-income products (ie those revenues which were the result - civil or economic interests as such as dividends - resulting from the capital) and capital gains of a financial nature to the concept of income-entry (ie those income, also differential, where the shop exists but use of capital does not arise as a direct result of the production proceeds thereof). With particular reference to the interests - that constitute the income of capital for excellence, together with dividends - has also shown that, from an accounting point of view and in a perspective of corporate taxation, these proceeds are comparable to all other costs while under a more strictly microeconomic, the same are in fact an income and, therefore, differ from ordinary charges for factors of production. From the perspective of economic theory of the remuneration of production factors, in fact, the interest is, in a sense, comparable to wages and profits. Therefore, even if at the macro-economic interests - unlike income from production activities in the strict sense - not contribute to the formation of national income (GDP) being a breakdown in the form of annuity, the national economic value added. Another salient theme is that the measure in the rate of taxation of financial income that assumes central importance in our tax system, where such income received by individuals outside the exercise of business activities, usually are not taxed as other income through progressive taxation but undergo a proportional levy replacement. Most of the cases in financial income is in fact assessed at 12.50%, which may seem rather modest and, therefore, from many it expects a rise. However, one must consider that much of the financial performance of the recovery is not income but capital eroded by inflation. In other words, the yield from the securities is, first, to preserve the purchasing power of invested capital in the sense that one can speak of a real income only if it manages to cover inflation, otherwise determines a loss of real capital. Therefore, the decision remained at a relatively low rate, given the nominalistic criterion of our tax system that provides indexing, grants a kind of compensation to offset the disadvantage of inflationary erosion. It was also revealed that the "success tax" of financial income is largely attributable to the low level of tax rate but also the role of intermediaries will be responsible for all (or almost) instrumental and procedural requirements intended for the performance tax obligations. It 's obvious fact, the central role of intermediaries-"great debt" in the system for taxation of financial income, both in the application of withholding tax or capital gains tax replacement under both regimes of savings managed and operated for the taxation of income, other financial in nature (schemes to which you have given wide coverage in the discussion). As correctly noted in the literature, the broker "provide a certain security of investment, but tax the income in a kind of apotheosis of corporate taxation, which sees very occasional action of a fiscal intermediaries who trusts completely, usually with reason. In contrast, income earned outside of these structures, private companies and private or unstructured, are usually hidden from the tax. " Financial intermediaries involved in the taxation of investment income – paying directly or indirectly income to various stakeholders (ie employees, consultants, shareholders, customers, etc..) and, as a tax substitute, making withholding source as an advance od'imposta and substitute taxes on investment income and all consequences arising from compliance-related equipment - represent the case of more rigid corporate-administrative organization; they are, in fact, operators of large or very large sizes, making use of standardized procedures, complex and are subject to a number of internal and external controls. It is therefore clear that the taxation of capital gains, made through CDs "Large taxpayers", is the excellence of corporate taxation, as the "financial wealth" is channeled and taxed through banking and other financial firms. However, the current system of taxation of financial income, as fairly efficient is not uniform and sometimes is not neutral, thus highlighting the scope for improvement. This refers, among others, the "mismatch" represented by the existence of a double (triple, actually) the level of tax rates, the difference in timing of the taxation of Italian investment funds (taxed under the income accruing) and of investment funds harmonized Community (taxed at realization) and the different characteristics of different systems of taxation of savings. Pending the increasing importance of international capital mobility, it was decided to also analyze briefly the treatment of transnational financial income and outgoing (outbound incomes) and incoming (inbound incomes).
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Pattitoni, Pierpaolo <1981&gt. "Finanza Imprenditoriale: Teoria del Portafoglio e Costo del Capitale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1227/1/pattitoni_pierpaolo_tesi.pdf.

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Abstract:
This thesis focuses on the limits that may prevent an entrepreneur from maximizing her value, and the benefits of diversification in reducing her cost of capital. After reviewing all relevant literature dealing with the differences between traditional corporate finance and entrepreneurial finance, we focus on the biases occurring when traditional finance techniques are applied to the entrepreneurial context. In particular, using the portfolio theory framework, we determine the degree of under-diversification of entrepreneurs. Borrowing the methodology developed by Kerins et al. (2004), we test a model for the cost of capital according to the firms' industry and the entrepreneur's wealth commitment to the firm. This model takes three market inputs (standard deviation of market returns, expected return of the market, and risk-free rate), and two firm-specific inputs (standard deviation of the firm returns and correlation between firm and market returns) as parameters, and returns an appropriate cost of capital as an output. We determine the expected market return and the risk-free rate according to the huge literature on the market risk premium. As for the market return volatility, it is estimated considering a GARCH specification for the market index returns. Furthermore, we assume that the firm-specific inputs can be obtained considering new-listed firms similar in risk to the firm we are evaluating. After we form a database including all the data needed for our analysis, we perform an empirical investigation to understand how much of the firm's total risk depends on market risk, and which explanatory variables can explain it. Our results show that cost of capital declines as the level of entrepreneur's commitment decreases. Therefore, maximizing the value for the entrepreneur depends on the fraction of entrepreneur's wealth invested in the firm and the fraction she sells to outside investors. These results are interesting both for entrepreneurs and policy makers: the former can benefit from an unbiased model for their valuation; the latter can obtain some guidelines to overcome the recent financial market crisis.
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Pattitoni, Pierpaolo <1981&gt. "Finanza Imprenditoriale: Teoria del Portafoglio e Costo del Capitale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1227/.

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Abstract:
This thesis focuses on the limits that may prevent an entrepreneur from maximizing her value, and the benefits of diversification in reducing her cost of capital. After reviewing all relevant literature dealing with the differences between traditional corporate finance and entrepreneurial finance, we focus on the biases occurring when traditional finance techniques are applied to the entrepreneurial context. In particular, using the portfolio theory framework, we determine the degree of under-diversification of entrepreneurs. Borrowing the methodology developed by Kerins et al. (2004), we test a model for the cost of capital according to the firms' industry and the entrepreneur's wealth commitment to the firm. This model takes three market inputs (standard deviation of market returns, expected return of the market, and risk-free rate), and two firm-specific inputs (standard deviation of the firm returns and correlation between firm and market returns) as parameters, and returns an appropriate cost of capital as an output. We determine the expected market return and the risk-free rate according to the huge literature on the market risk premium. As for the market return volatility, it is estimated considering a GARCH specification for the market index returns. Furthermore, we assume that the firm-specific inputs can be obtained considering new-listed firms similar in risk to the firm we are evaluating. After we form a database including all the data needed for our analysis, we perform an empirical investigation to understand how much of the firm's total risk depends on market risk, and which explanatory variables can explain it. Our results show that cost of capital declines as the level of entrepreneur's commitment decreases. Therefore, maximizing the value for the entrepreneur depends on the fraction of entrepreneur's wealth invested in the firm and the fraction she sells to outside investors. These results are interesting both for entrepreneurs and policy makers: the former can benefit from an unbiased model for their valuation; the latter can obtain some guidelines to overcome the recent financial market crisis.
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Baldassin, Riccardo <1988&gt. "Bank capital adequacy e prociclicità." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3363.

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Abstract:
La tesi affronta il tema del potenziale carattere prociclico della bank capital adequacy, sulla base delle disposizioni di Basilea. In presenza di una normativa che preveda in maniera inderogabile l’obbligo di un patrimonio minimo di vigilanza, qualunque sistema di adeguatezza tenderebbe a essere strutturalmente prociclico e quindi in grado di accentuare le fluttuazioni del ciclo economico. In fase di recessione, il profilo di rischio degli impieghi bancari aumenta, richiedendo maggiori requisiti patrimoniali. Tale situazione potrebbe condurre una banca a rivedere la propria offerta di credito al fine di rispettare il rapporto minimo fra capitale e attivo ponderato, o evitare condizioni di rigidità. Una diffusa riduzione dell’offerta di finanziamenti bancari aggraverebbe così la congiuntura in corso: la stabilità del sistema finanziario verrebbe minacciata e la ripresa dell’economia subirebbe rallentamenti. Il primo Capitolo descrive le problematiche generali della prociclicità, facendo un confronto fra il Primo Accordo sul Capitale (Basilea 1), in cui il fenomeno era limitato ai soli crediti in sofferenza, e il Nuovo Accordo (Basilea 2), dove si passa a una regolamentazione risk-sensitive attraverso il meccanismo dei rating. Nel secondo Capitolo si entra maggiormente nel dettaglio, fornendo una valutazione accurata dei possibili effetti prociclici dei fattori di ponderazione del rischio di credito nell’ambito sia del metodo standard, sia del metodo dei rating interni. Una parte importante è dedicata alla ciclicità delle politiche di provisioning e allo standard contabile internazionale IAS 39, che non riconosce la registrazione prudenziale in bilancio delle perdite attese collegate a eventi futuri, indipendentemente dalla loro probabilità di accadimento. Infine, nel terzo Capitolo si riepilogano le misure anticicliche più rilevanti adottate dal Comitato di Basilea e dall’International Accounting Standards Board, in risposta alla crisi finanziaria iniziata nel 2007.
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Furlanetto, Nicole <1989&gt. "L'Enterprise Risk Management e l'impatto sulla struttura di capitale delle imprese non finanziarie: un'analisi empirica." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/5905.

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Abstract:
Alla luce dei recenti cambiamenti nello scenario economico globale, complice anche la crisi finanziaria del 2008, sta assumendo un'importanza sempre maggiore il tema della gestione del rischio da parte delle imprese. I primi tentativi di gestione del rischio risalgono agli anni '70, con la diffusione di alcuni modelli (Traditional Risk Management ed approcci alternativi) basati sull'identificazione e valutazione delle diverse tipologie di rischi alle quali l'impresa è esposta. Con il tempo, a seguito dell'evoluzione e della nascita di nuove forme di rischio, i modelli sviluppati divengono incompleti ed obsoleti ed emerge l'esigenza di un approccio alla gestione del rischio di tipo integrato: l'Enterprise Risk Management (ERM). A differenza dei modelli adottati in precedenza l'attività di ERM si basa su una costante cooperazione e collaborazione tra i diversi livelli dell'impresa nella gestione delle varie categorie di rischi, il cui fine ultimo è rappresentato dal perseguimento degli obiettivi aziendali e dalla creazione di valore per l'impresa. L'elaborato risulta composto da due parti, una teorica ed una empirica. Nel primo capitolo, dopo aver analizzato i concetti di incertezza e rischio e l'evoluzione che essi hanno subito nel corso del tempo, sono approfondite le principali classificazioni del rischi aziendali. Il secondo capitolo si propone di descrivere ed analizzare in tutte le sue fasi il processo di gestione integrata del rischio posto in essere dalle imprese, evidenziando benefici e limiti da esso derivanti. Ci si chiede inoltre se un'attività importante come la gestione integrata del rischio, oltre a rappresentare un vantaggio per l'impresa in termini di creazione di valore, possa anche influenzare la struttura di capitale di quest'ultima. A tale proposito, dopo aver illustrato brevemente il concetto di ”capital structure” e le determinanti che concorrono ad influenzare la scelta delle imprese nella diversificazione del capitale, mediante un'analisi empirica svolta su un campione di oltre 150 società quotate europee, si andrà a verificare se l'adozione del processo di ERM produca o meno un impatto sulla struttura finanziaria delle imprese.
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Lanzoni, Lorenzo <1994&gt. "IL VENTURE CAPITAL : ORIGINI E SVILUPPI." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16061.

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Abstract:
La presente tesi di laurea si pone come obbiettivo lo studio dei fondi di venture capital partendo dalle origini, analizzandone la struttura e le fasi di investimento nelle aziende. Viene altresì analizzate le differenze i venture capital statunitensi e quelli europei e, con riferimento all'Italia, gli investimenti in Pmi innovative.
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GRANATO, MICHELANGELO. "NUOVE FORME DI PATRIMONIALIZZAZIONE DELLE S.R.L. E FUNZIONE DEL CAPITALE SOCIALE NELLE SOCIETA' DI CAPITALI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/11451.

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Abstract:
La tesi affronta il tema del capitale sociale e della sua funzione all’interno del sistema delle società di capitali partendo dalle innovazioni legislative che hanno interessato la disciplina della s.r.l. in Europa. Nel primo capitolo vengono dipanate alcune questioni teoriche e applicative che hanno afflitto la prima esegesi delle nuove forme di patrimonializzazione delle s.r.l. Nel secondo capitolo sono discusse le tesi tradizionali sul capitale sociale e sono esposte le ragioni per cui esse non paiono idonee a risolvere le questioni organizzative e capitalistiche poste dall’istituto. Nel terzo capitolo è esposta la tesi centrale: il capitale sociale esprime un concetto normativo che svolge una funzione di governo societario, volto a risolvere la questione organizzativo-corporativa (rapporti interorganici in materia di scelte finanziarie) e riafferma l’impostazione proprietaria degli ordinamenti continentali. Si illustra una lettura unitaria interna alla classe delle società di capitali e il collegamento con la limitazione di responsabilità. Sono esaminati gli istituti del diritto societario finalizzati ad assicurare garanzia ed efficienza, profili non sempre convergenti. Si sostiene la necessità di una rule, ex ante, ad effetto reale, rispetto ai rimedi basati sugli standard e di carattere obbligatorio, individuando un possibile strumento di composizione degli interessi in gioco nelle nuove tutele.
The dissertation deals with legal capital and its function within the system of the Italian civil code rules for corporations. These rules have been recently amended both in Italy and in other European Countries, in particular with respect to the non-stock company forms (limited liability company, Italian s.r.l.). The first Chapter addresses some theoretical and practical issues raised by the early scholarly works that have analyzed the new financing schemes for the Italian s.r.l. The second Chapter discusses the traditional approaches to legal capital and provides evidence that such approaches prove inadequate to resolve the corporate and capitalistic questions that legal capital poses. The third Chapter draws the key argument of the dissertation: legal capital is a rule that fulfills corporate governance goals. It allocates powers and responsibilities regarding the financial structure of the firm and reaffirms the proprietary, shareholder oriented, European approach. This is a typical feature of all corporations, public stock corporations and private close corporations, and stems from limited liability. Further, the dissertation compares the creditor protection rules against the value maximization principle. A rule-based, ex ante approach appears more desirable and a potentially effective and flexible legal strategy can be found in the new legal reserve.
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GRANATO, MICHELANGELO. "NUOVE FORME DI PATRIMONIALIZZAZIONE DELLE S.R.L. E FUNZIONE DEL CAPITALE SOCIALE NELLE SOCIETA' DI CAPITALI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/11451.

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Abstract:
La tesi affronta il tema del capitale sociale e della sua funzione all’interno del sistema delle società di capitali partendo dalle innovazioni legislative che hanno interessato la disciplina della s.r.l. in Europa. Nel primo capitolo vengono dipanate alcune questioni teoriche e applicative che hanno afflitto la prima esegesi delle nuove forme di patrimonializzazione delle s.r.l. Nel secondo capitolo sono discusse le tesi tradizionali sul capitale sociale e sono esposte le ragioni per cui esse non paiono idonee a risolvere le questioni organizzative e capitalistiche poste dall’istituto. Nel terzo capitolo è esposta la tesi centrale: il capitale sociale esprime un concetto normativo che svolge una funzione di governo societario, volto a risolvere la questione organizzativo-corporativa (rapporti interorganici in materia di scelte finanziarie) e riafferma l’impostazione proprietaria degli ordinamenti continentali. Si illustra una lettura unitaria interna alla classe delle società di capitali e il collegamento con la limitazione di responsabilità. Sono esaminati gli istituti del diritto societario finalizzati ad assicurare garanzia ed efficienza, profili non sempre convergenti. Si sostiene la necessità di una rule, ex ante, ad effetto reale, rispetto ai rimedi basati sugli standard e di carattere obbligatorio, individuando un possibile strumento di composizione degli interessi in gioco nelle nuove tutele.
The dissertation deals with legal capital and its function within the system of the Italian civil code rules for corporations. These rules have been recently amended both in Italy and in other European Countries, in particular with respect to the non-stock company forms (limited liability company, Italian s.r.l.). The first Chapter addresses some theoretical and practical issues raised by the early scholarly works that have analyzed the new financing schemes for the Italian s.r.l. The second Chapter discusses the traditional approaches to legal capital and provides evidence that such approaches prove inadequate to resolve the corporate and capitalistic questions that legal capital poses. The third Chapter draws the key argument of the dissertation: legal capital is a rule that fulfills corporate governance goals. It allocates powers and responsibilities regarding the financial structure of the firm and reaffirms the proprietary, shareholder oriented, European approach. This is a typical feature of all corporations, public stock corporations and private close corporations, and stems from limited liability. Further, the dissertation compares the creditor protection rules against the value maximization principle. A rule-based, ex ante approach appears more desirable and a potentially effective and flexible legal strategy can be found in the new legal reserve.
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Zanatta, Alessandro <1990&gt. "Crisi economica e ripresa: il ruolo del Venture Capital in Italia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5335.

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Abstract:
La recente crisi finanziaria ha causato importanti conseguenze. Dal lato delle imprese, si avverte una forte restrizione di credito. Dal lato degli intermediari finanziari, l'utilizzo della leva è profondamente calato e la solidità degli istituti bancari è minata da un’ingente mole di sofferenze. Nell’intento di individuare dei soggetti in grado di apportare capitali in azienda e favorire progetti di sviluppo, l’attenzione è stata rivolta agli operatori di Venture Capital. Con riferimento a questi ultimi, il presente scritto indaga il ruolo che possono avere nell'affrontare la crisi e agevolare la successiva ripresa economica iniziale delle imprese partecipate.
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Rossi, Michele <1990&gt. "Le cartolarizzazioni nel nuovo mercato europeo dei capitali. Dalla crisi finanziaria al Reg. (UE) n. 2402/2017." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9689/1/michele_rossi_tesi.pdf.

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Abstract:
Il saggio esamina il nuovo Reg. (UE) n. 2402/2017, in vigore dal 1° Gennaio 2019, che istituisce un quadro generale per le operazioni di cartolarizzazione e, al tempo stesso, un quadro specifico per le cartolarizzazioni semplici, trasparenti e standardizzate (s.t.s.). Unitamente al Reg. (UE) n. 2401/2017 (in materia di requisiti prudenziali per enti creditizi e imprese di investimento), il Regolamento raccoglie larga parte della disciplina unionale in materia di cartolarizzazioni (Securitisation framework). L’analisi, che prende avvio da una preliminare descrizione dell’architettura essenziale di un’operazione di cartolarizzazione (Cap. 1), muove, in primo luogo, da un’indagine di tipo ricognitivo e funzionale all’individuazione dei fallimenti di mercato e della regolamentazione osservati nel settore dei prodotti cartolarizzati durante la crisi finanziaria 2007-2008 (Cap. 2). A seguire viene ricostruito il dibattito sulle linee di politica legislativa di settore sviluppatosi, a livello internazionale, attraverso i lavori, fra gli altri, dell’International Organization of Securities Commissions (IOSCO) e, a livello europeo, nell’ambito dei lavori sull’Unione dei mercati dei capitali (Cap. 3). Infine, il lavoro si concentra sull’analisi del nuovo Regolamento e, in particolare, sugli obblighi di dovuta diligenza, di mantenimento del rischio e di trasparenza (Cap. 4), nonché sul nuovo quadro normativo delle cartolarizzazioni s.t.s. (Cap. 5), con l’obiettivo di fornire una prima valutazione in ordine ai risultati raggiunti dal Legislatore europeo nell’ambito della reform agenda del mercato dei prodotti cartolarizzati.
The essay examines the new Regulation (EU) 2017/2402, in force since 1 January 2019, which establishes a general framework for securitisation transactions and, at the same time, a specific framework for simple, transparent and standardised securitisations (s.t.s.). Along with Regulation (EU) 2017/2401 (on prudential requirements for credit institutions and investment firms), the Regulation collects a large part of the Union’s securitisation framework (Securitisation framework). The analysis, which starts from a preliminary description of the essential architecture of a securitisation operation (chap. 1), moves, first, an investigation of a reconnaissance and functional type to identify the market failures and regulation observed in the sector of securitised products during the financial crisis 2007-2008 (chap. 2). Following this, the debate on the legislative policy lines of the sector developed at international level through the work of, among others, the International Organization of Securities Commissions (IOSCO) and, at European level, in the context of the work on the Capital Markets Union (chap. 3). Finally, the essay focuses on the analysis of the new Regulation and, in particular, on the obligations of due diligence, maintenance of risk (risk retention rule) and transparency (chap. 4), as well as on the new regulatory framework of securitisations s.t.s. (chap. 5) with the aim of providing an initial assessment of the results achieved by the European legislator in the context of the reform of the market agenda for securitised products.
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Montagnani, Riccardo <1994&gt. "Il rischio operativo secondo il framework di Basilea IV: impatti strategici e a livello di requisiti di capitale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16169.

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Abstract:
Con la presente tesi si vuole affrontare il problema relativo alle conseguenze a livello organizzativo e l'impatto in termini di requisiti patrimoniali, secondo la definizione di rischio operativo data dalla nuova regolamentazione di Basilea IV. I principali elementi del nuovo rischio operativo sono: Il Business Indicator (BI), il Business Indicator Component, la Loss Component e l’Internal Loss Multiplier. Il nuovo framework sembra agevolare dal punto di vista organizzativo le grandi banche, che hanno già struttura e processi interni in grado di sostenere la maggiore complessità del calcolo; tuttavia tali tipologie di banche risentiranno in misura maggiore degli aumenti dei requisiti patrimoniali rispetto alle piccole banche, e, per questo motivo, dovranno mettere in atto nuove strategie per far fronte a questo bisogno di capitale addizionale. E’, dunque, una revisione che può portare benefici e semplicità, oppure si sta ulteriormente complicando il quadro normativo e mettendo sempre più in difficoltà le banche, di qualsiasi dimensione esse siano?
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Giacomin, Eleonora <1993&gt. "IL CREDIT REAL ESTATE LOAN RISK MODEL – Analisi del rischio immobiliare nel calcolo dei requisiti di capitale delle banche." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12770.

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Abstract:
Il settore creditizio negli ultimi anni ha subito un’evoluzione della regolamentazione sotto il profilo del rischio, che ha portato ad una maggior attenzione in particolar modo a seguito della crisi finanziaria del 2008. Uno dei rischi che - alla luce dei fatti accaduti - occorre tenere in considerazione è il rischio immobiliare, seppur continuino a sussistere elementi di criticità, assieme ad alcune lacune regolamentari in materia. L’elaborato apre con un’introduzione al mercato abitativo, sotto il profilo connesso al mercato creditizio destinato ad un approfondimento dei mutui immobiliari e della relazione che si instaura tra banche e immobili posti a garanzia. Data la commistione tra i due settori, capace di creare un potenziale rischio nel recupero degli insoluti, si propone di valutare il modo in cui il rischio immobiliare, all’interno del rischio di credito, impatti a catena sulla rischiosità degli enti creditizi. Sono quindi approfondite le normative cui sono sottoposti gli istituti di credito ed i modelli di gestione del rischio imposti dall’architettura di Basilea III, regolazione vigente in materia. A tale scopo viene infine analizzato il modello empirico sul Credit Real Estate Loan Risk (RER), sviluppato dall’agenzia Moody’s, sotto scenari di mercato alternativi, in modo tale da valutarne i possibili sviluppi e la coerenza delle indicazioni normative con i riscontri rilevati.
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Caruso, Annalisa <1978&gt. "Il finanziamento a titolo di capitale di debito e il rapporto banca impresa: un'indagine sulle micro e piccole-medie imprese italiane." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/593/1/Tesi_Dottorato_Caruso.pdf.

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Caruso, Annalisa <1978&gt. "Il finanziamento a titolo di capitale di debito e il rapporto banca impresa: un'indagine sulle micro e piccole-medie imprese italiane." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/593/.

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Enciu, Victor <1988&gt. "Success Factors for Venture Investments Private Equity and Venture Capital A case study in US Fintech industry." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16344.

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Abstract:
Table of contents Introduction 1. Literature review and synthesis 1.1 Performance of Venture Capital and Private Equity 1.2 Factors driving PE returns 1.3 Performance assessment 1.4 Drivers of success of early stage companies 2. Market overview 2.1 Lifecycle of companies and venture capital fund 2.2 Global venture capital industry overview 2.3 Analysis of the US venture capital industry 2.4 Fintech industry overview 3. Empirical study of Venture Capital investments in US Fintech industry 3.1. Sample construction of data 3.2 Methodology and descriptive statistics 3.3 Results and explanation Conclusion References Appendix
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Giuliani, Francesco <1976&gt. "A journey through the capital structure of the banking sector: Empirical evidence for Europe from 2008 to 2012." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6294/1/Tesi_v7.pdf.

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Abstract:
Systemic risk is the protagonist of the recent financial crisis. This thesis proposes a definition and a propagation mechanism for systemic risk. Risk management has a direct linkage with capital management, when addressing the question that the risk handled by a financial institution is compatible with the amount of equity available. This thesis proposes a risk management of liquid market variables, which compose the assets of a bank, based on the statistical tool of PCA. The principal component analysis will define the PCR, or Principal Components of Risk. Such definition of Risk will be adopted to test if the risk represented by PCR is explanatory of the movements of equity and/or debt for the banks included in the in the index Itraxx financial senior: the results of these regressions will be compared with a formal Capital Adequacy test in order to assess the financial soundness of the main financial European institutions.
This thesis also proposes a reading of financial CDS as influenced by the variables explanatory of liquidity existing in a financial system: the first part of the thesis explores such linkage in the period 2008-2012.
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Giuliani, Francesco <1976&gt. "A journey through the capital structure of the banking sector: Empirical evidence for Europe from 2008 to 2012." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6294/.

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Abstract:
Systemic risk is the protagonist of the recent financial crisis. This thesis proposes a definition and a propagation mechanism for systemic risk. Risk management has a direct linkage with capital management, when addressing the question that the risk handled by a financial institution is compatible with the amount of equity available. This thesis proposes a risk management of liquid market variables, which compose the assets of a bank, based on the statistical tool of PCA. The principal component analysis will define the PCR, or Principal Components of Risk. Such definition of Risk will be adopted to test if the risk represented by PCR is explanatory of the movements of equity and/or debt for the banks included in the in the index Itraxx financial senior: the results of these regressions will be compared with a formal Capital Adequacy test in order to assess the financial soundness of the main financial European institutions.
This thesis also proposes a reading of financial CDS as influenced by the variables explanatory of liquidity existing in a financial system: the first part of the thesis explores such linkage in the period 2008-2012.
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GIGANTE, GIMEDE. "Intellectual capital and banking's performance: some empirical evidences from the Italian banking system." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1074.

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Abstract:
Purposes of this doctoral thesis are: • Obtaining measures of Intellectual Capital (IC) performance for quoted banks on the Milan Stock Exchange Market during the period 2003-2007.Empirically investigating the relationship between the value creation efficiency and firms’ market valuation and financial performances. • Testing the effects of IC performance on profitability and evaluating whether the IC can be considered a decision-making factor for investors or not. In order to have a wider prospective of analysis and for a better interpretation of the evidence obtained at local level (Italian Banking Market), a cross analysis investigation has been conducted on the listed banks operating in the United States and in the rest of Europe. Methodology. Using data drawn from public annual reports and Pulic’s Value Added Intellectual Coefficient (VAIC) as an efficiency measure of Capital Employed and Intellectual Capital, the study engages regression models to examine the relationship between corporate value creation efficiency and firms’ market to book value ratios to explore the relationship between IC and firms’ financial performances. The research also uses Calculated Intangible Value (CIV) as a different measure of the IC within a Company. Using the CIV we give an estimate of the monetary value of IC. Lastly, the effects of IC performance on profitability are tested using Data Envelopment Analysis (DEA). Expected Findings. The correlation analysis shows that the market to book value ratios (MV/BV) is positively correlated to VAIC. The results of regression models supports the hypothesis that investors place higher value on firms with greater intellectual capital ability. Considering a descriptive analysis, the Italian Banks are generally less efficient in the use of IC when compared to Spanish competitors and to the North European Banks. Considering the DEA analysis, the effect on profitability for Italian banks is calculated through three different portfolios. Using Portfolio 1 (Intangible Asset Effects with VAIC as an input value), the intellectual capital effect on profitability is calculated as 0.236 on average. Research Limitations/Implications: For the purposes of this Doctoral Thesis, we have primarily measured the intellectual capital performance of over 60 Italian banks, and of over 300 banks operating in other countries, by using the VAIC. This study fails to consider all the banks operating in Italy (for data insufficiency, in particular for those not listed) and, moreover, it includes only 3 years worth of analysis. In performing the DEA, all input and output values for the numeric data had to be available and positive. Practical Implications. Our results can assist the management of the respective banks in benchmarking their positions regarding intellectual capital. The study might also assist policy makers in formulating and implementing policy regarding intellectual capital development and aid investors in modifying investment strategies. Originality/Value: Our study may be considered an experiment in the literature of intellectual capital, because it investigates the effects of intellectual capital performance on profitability in the banking sector using both VAIC and DEA, with the CIV model as a control check tool of evaluation.
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Lasta, Alessio <1985&gt. "Modelli della capital growth e della growth security nella gestione di portafoglio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3688.

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Abstract:
In questo lavoro si analizzeranno i modelli della capital growth e growth security nella gestione di un portafoglio nel lungo periodo. I modelli si basano sulla strategia di Kelly, che prevede di determinare la quantità ottimale di capitale da investire nei titoli in modo da ottenere il maggior tasso possibile di crescita del portafoglio nel lungo periodo.
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Barison, Andrea <1994&gt. "IAG Company's Optimal Capital Structure reached through a Multi-objective Genetic Algorithm." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16536.

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Abstract:
The thesis consists of three phases. First phase is the theoretical explanation of the two main themes: firstly, the theory of the firm's value maximization through the optimal adjustment of the proportion of its capital structure's components (debt and equity) and, secondly, the Genetic Algorithm (GA) method, which is a trial-and-error stochastic research technique inspired by Charles Darwin’s theory of natural evolution, together with its operators usage, their effect and GA-implementation advantages. Phase two is performing the analysis on the specific case study of International Consolidated Airlines Group (IAG) Company, through the computation of its Weighted Average Cost of Capital (WACC). IAG’s different components of the Cost of Capital, calculated in phase two, are then used as model’s inputs for phase three. Since several capital structure theories have been provided over the years and the results between each other are often controversial, in order to provide a real optimized model, Phase three is bringing a Multi-objective Genetic Algorithm in application, combining two different functions: the minimization of the WACC and the maximization of the Interest Coverage Ratio. This model works on the proper mix of debt and equity such that it is possible to reach the optimal capital structure under specific conditions (considering the profitability maximization from the equity holder’s point of view, meanwhile keeping a proper level of debt repayment ability).
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MASCIA, DANILO VALERIO. "The design of the risk-sensitivity of capital requirements: does it matter for bank business choices?" Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2015. http://hdl.handle.net/11584/266823.

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Abstract:
By employing cross-country variations in the adoption of the Basel I and II capital Accords, we examine how different designs of the risk-sensitivity of capital requirements influence bank business choices. We show that the move to the Basel II regime has not amplified the trends found for the Basel I Accord in the form of a reduction in total lending growth (asset substitution), and increases in lending risk (cherry picking) and noninterest income activities (activity substitution). In fact, Basel II has led to a reduction in bank exposure to non-interest income and, at least in the case of banks opting for the high risk-sensitive Internal Rating Based (IRB) option within Basel II, decreased lending risk. Nevertheless, the adoption of the IRB approach has had the negative consequence of lowering the growth rate of loans to the corporate sector and amplifying its procyclicality.
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Beltrami, Chiara. "Verso l’equilibrio di genere nel private equity e venture capital: traduzione dall’inglese all’italiano di un report della Società finanziaria internazionale (IFC)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
The aim of this dissertation is to provide a translation from English to Italian of selected chapters of a report published by the International Finance Corporation (IFC) in March 2019. The key objective of this report is to explore gender gaps in private equity and venture capital, focusing especially on the link between financial returns and gender diversity, the lack of women in the industry and the steps needed to achieve gender balance. This dissertation is comprised of six chapters. The first chapter provides an overview of the IFC and a description of the main topics addressed by the report, such as the hurdles women face within the labor market and the role of gender diversity as one of the main drivers of Corporate Social Responsibility (CSR) and sustainable development. The second chapter explores the lexical, syntactical and textual features of specialized languages, as well as the main aspects of the language of economics. The third chapter focuses on the identification and the description of the textual genre and provides a detailed source text analysis. The fourth chapter offers an overview of corpus linguistics and its application in translation, as well as the description of the ad hoc corpora created for this specific translation project. The fifth chapter contains the source text, followed by its translation in Italian. Lastly, the sixth chapter describes the methodology and the resources used in the translation process and presents a commentary on the main translation difficulties and strategies.
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SIMONETTA, ALESSANDRO. "L'impatto della tassazione sulle scelte finanziarie delle imprese: un'analisi empirica su dati dell'area-euro." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/194.

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Abstract:
La tesi si focalizza sull'analisi dell'impatto della tassazione sulle scelte finanziarie delle imprese. nella prima parte dal lavoro viene presentata una review della letteratura teorica di riferimento. Successivamente vengono effettuate due diverse analisi empiriche finalizzate a spiegare quali siano le determinanti della politica di indebitamento e dei dividendi di imprese quotate dell'Area Euro e come esse si siano modificate dopo l'introduzione della moneta unica.
This research is implemented to investigate on the impact of taxation on corporate financial decisions. In particular two main financial policies are considered: the capital structure policy and the payout policy. This corporate dimensions are investigated making use of empirical approaches on Euro-firms data to investigate also on the impact of the introduction of the Euro on the same issues.
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SIMONETTA, ALESSANDRO. "L'impatto della tassazione sulle scelte finanziarie delle imprese: un'analisi empirica su dati dell'area-euro." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/194.

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Abstract:
La tesi si focalizza sull'analisi dell'impatto della tassazione sulle scelte finanziarie delle imprese. nella prima parte dal lavoro viene presentata una review della letteratura teorica di riferimento. Successivamente vengono effettuate due diverse analisi empiriche finalizzate a spiegare quali siano le determinanti della politica di indebitamento e dei dividendi di imprese quotate dell'Area Euro e come esse si siano modificate dopo l'introduzione della moneta unica.
This research is implemented to investigate on the impact of taxation on corporate financial decisions. In particular two main financial policies are considered: the capital structure policy and the payout policy. This corporate dimensions are investigated making use of empirical approaches on Euro-firms data to investigate also on the impact of the introduction of the Euro on the same issues.
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Visintin, Isotta <1991&gt. "Il tema della trasparenza e della fruizione dei dati economico - finanziari nel settore museale: il caso dei musei d’arte pubblici delle capitali europee." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7765.

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Abstract:
Il concetto di Trasparenza e la filosofia Open Data si configurano come elementi essenziali, nel contesto delle pubbliche amministrazioni, nel favorire la fiducia del pubblico nei confronti dell’istituzione. L’elaborato intende presentare tali concetti, e la relativa normativa di settore, al fine di indagarne l’applicazione in ambito museale. Per i musei difatti la trasparenza assume rilevanza strategica nel determinare la soddisfazione degli stakeholders, il controllo e la gestione dell’ente. Specificatamente viene indagata la trasparenza economico – finanziaria e, tramite il reperimento e l’analisi dei dati contabili propri di una selezione di musei pubblici europei, si intende verificarne l’effettiva accessibilità da parte del pubblico, la comunicazione degli stessi da parte dell’ente ed i vantaggi di politiche trasparenti. Si analizzano dunque gli strumenti che consentono l’effettiva applicazione di comportamenti trasparenti, e si discutono le ricadute positive che questi presentano tanto internamente quanto esternamente rispetto all’ente museale, anche grazie a sistemi propri del settore privato, la cui adozione ha portato a parlare di “aziendalizzazione del museo”. Viene trattato, infine, il tema delle statistiche culturali per individuarne le problematiche connesse al settore museale: la disponibilità e la standardizzazione dei dati, economico –finanziari e non solo, consentirebbero la realizzazione di statistiche su scala internazionale che, permettendo la comparabilità dei dati, sarebbero uno stimolo positivo per la gestione e la valutazione della performance museale.
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Rossi, Edoardo <1996&gt. "Sustainability and ESG. Optimization of portfolio capital allocation through ε-dominance and multi objective evolutionary genetic algorithm." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19264.

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Abstract:
In recent years, a new wave of sustainability has spread through the financial world and an increasing demand for virtuous investment have been raised to wealth managers, private equity and venture capitalist. After reviewing scientific literature and a brief introduction of ESG and sustainability factor into finance, the thesis explores the methodologies applied to efficiency optimization and portfolio capital allocation in MATLAB, 2020a. The aim of this research is to improve an existing algorithm, called ε-dominance, using parallelization and to introduce a third dimensional criteria into portfolio allocation, namely ESG, to align investors preferences and environmental, social and governance issues reduction.
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CHIODI, Simonetta. "La gestione dei rischi nei Paesi in via di sviluppo: il ruolo del capitale sociale e della microfinanza." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2014. http://hdl.handle.net/10446/30374.

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Abstract:
Developing countries are characterized by vulnerability: instable, social, economic, political and environmental conditions, expose these countries to several risks. Among them, natural shocks are very significant, since the agricultural activity is often the most important one and it is mainly rain-fed. The population in developing countries has its own strategies to face, adapt to and mitigate exposure to natural risks, based on traditional tools, coming from long experiences, and help received from government and international institutions. Poor families living in rural areas, however, don’t have adequate assets to absorb natural shocks and they risk to fall into poverty trap. So, local social capital is considered a form of insurance against climatic risks, because the networks of relations among families and groups can help to prevent and afford natural shocks. Social capital is defined by relations and interactions among individuals, families, groups, and can assume different forms, can be regulated or informal. Another possible strategy to mitigate risk exposure is access to microfinance, i.e. the financial system alternative and parallel to traditional banking which offers financial services (credit, savings, money transfer) to people usually excluded from the traditional banking system, for lack of the requested features. This research aims to analyze the presence social capital in three rural Ethiopian villages, in terms of relations among families and participation to groups, trust among villagers and group members, and circulation of information. A focus is devoted to the analysis of willingness to buy microinsurance products. Finally, a model analyzing the relation between variation in consumption and social capital is developed, to understand if consumption smoothing can be positively influenced by social capital.
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CANNA, GABRIELE. "Capital allocation: standard and beyond." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/307648.

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Abstract:
La tesi affronta il problema dell'allocazione del capitale. Dopo una breve rassegna della letteratura e dei metodi standard, vengono considerati i problemi di allocazione del capitale rispetto ad una particolare classe di misure di rischio, ovvero quelle di Haezendonck-Goovaerts (HG) [13, 46]. Per prima cosa, generalizziamo la regola di allocazione del capitale (CAR) introdotta da Xun et al. [66] per i premi al rischio di Orlicz [47], utilizzando due diversi approcci, al fine di coprire le misure di rischio di HG. Forniamo poi versioni robuste delle CAR introdotte, sia considerando il caso dell’ambiguità sul modello probabilistico che quello di una molteplicità di funzioni di Young, seguendo lo schema di [12]. Successivamente, introduciamo un nuovo approccio per affrontare i problemi di allocazione del capitale dal punto di vista degli insiemi di accettazione, definendo il concetto di famiglia di insiemi di sotto-accettazione. Studiamo le relazioni tra le nozioni di sotto-accettabilità e accettabilità di una posizione rischiosa e il loro impatto sull'allocazione del capitale. Definiamo la nozione di regola di contributo al rischio e mostriamo come in questo contesto sia interpretabile come uno strumento per valutare il contributo di un sotto-portafoglio a un dato portafoglio, in termini di accettabilità, senza necessariamente coinvolgere una misura di rischio. Inoltre, indaghiamo per quali condizioni, su una regola di contributo al rischio, vale una rappresentazione in termini di insiemi di accettazione della regola di contributo al rischio stessa, estendendo così a questa contesto l'interpretazione, classica nella teoria delle misure di rischio, di importo monetario minimo richiesto per rendere una posizione accettabile. Infine, discutiamo alcune ulteriori estensioni del problema dell'allocazione del capitale. In particolare, discutiamo la possibilità di estendere quest'ultimo al contesto delle misure di rischio intrinseco [36]. In primo luogo, rivediamo brevemente le nozioni e i risultati principali sulle misure di rischio intrinseco, fornendo un confronto con quelle tradizionali. Successivamente, discutiamo l'idoneità del problema dell'allocazione del capitale in questo contesto, così come quello delle proprietà da richiedere alle regole di allocazione del capitale, considerando sia l’approccio standard che quello basato sugli insiemi di accettazione. Deriviamo risultati simili al caso delle misure di rischio tradizionali.
The thesis deals with the problem of capital allocation. After a brief review of the literature and of the standard methods, capital allocation problems with respect to a particular class of risk measures, namely the Haezendonck-Goovaerts (HG) ones [13, 46], are considered. We first generalize the capital allocation rule (CAR) introduced by Xun et al. [66] for Orlicz risk premia [47], using two different approaches, in order to cover HG risk measures. We then provide robust versions of the introduced CARs, both considering the case of ambiguity over the probabilistic model and the one of multiple Young functions, following the scheme of [12]. Further on, we introduce a new approach to face capital allocation problems from the perspective of acceptance sets, by defining the family of sub-acceptance sets. We study the relations between the notions of sub-acceptability and acceptability of a risky position and their impact on the allocation of risk. We define the notion of risk contribution rule and show how in this context it is interpretable as a tool for assessing the contribution of a sub-portfolio to a given portfolio, in terms of acceptability, without necessarily involving a risk measure. Furthermore, we investigate under which conditions on a risk contribution rule a representation of an acceptance set holds in terms of the risk contribution rule itself, thus extending to this setting the interpretation, classical in risk measures theory, of minimal amount required to hedge a risky position. Finally, we provide a discussion on some possible further extensions of the capital allocation problem. In particular, we discuss the possibility of extending the latter to the framework of intrinsic risk measures [36]. We briefly review the notions and results on intrinsic risk measures, providing a comparison with traditional ones. We later discuss the suitability of the capital allocation problem in this context, as well as that of the properties related to capital allocation rules, considering both the standard setting and the one based on acceptance sets. We derive some results similar to the case of traditional risk measures.
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LOCCI, CLAUDIO. "Le novità di Basilea III e le implicazioni per le banche italiane." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266546.

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Abstract:
Basel III rules have been under a review process in the last years and the recent international crises has further slowed down the implementation of the new banking regulation. In this paper, we first present the reasons that have brought to the Basel III framework – development of the previous Basel I and Basel II Accords – and the possible operational and strategic consequences for the banks. The new rules derive from critical issues arisen within the previous regulation, namely:  Most of the banks that faced losses during the crises, or that received State aid, had an equity ratio highly above the minimum Basel II threshold. It follows that not only a minimum capital ratio matters, but also its quality does.  Many international banking groups that were in line with the minimum capital ratio requirements usually exhibited a high leverage ratio.  The need to comply to the capital adequacy requirements could potentially be able to intensify both positive and negative phases of the economic cycle (procyclicality).  A large number of big banks, that usually relied upon interbank liquidity, have been able to face the crises only thanks to the long term refinancing operations put in place by the Central Banks.  During the last financial crises, various systemically important banks have been saved by national Governments in order to avoid bankruptcies and systemic crises (too big to fail). Given this, the main changes introduced by the Basel Committee to face the above mentioned weaknesses are:  Quantitative and qualitative redefinition of the regulatory capital.  Introduction of the capital buffers in order to shrink the procyclicality issue.  Supervision concerning the national implementation of the new rules and the related implications, also pertaining the local banks.  Constant check concerning the amplitude of the improved conditions in terms of lending supply, as a consequence of the tougher regulation.  Tools to control for the size of the risks in case of global crises. The second part of this paper (chapter 3) empirically analyses the implications, to Italian banks, of the new rules with a main focus to the basic regulatory capital requirements
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GRASSO, ALESSANDRO GIOVANNI. "Classificazione, misurazione e comunicazione degli intangibili nelle banche. Una verifica empirica in tema di disclosure." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/133.

Full text
Abstract:
Il presente lavoro di ricerca si propone di indagare il tema degli intangibili, ed in particolare del capitale intellettuale, nell'industria bancaria. Decisamente poco numerosi sono i contributi sul tema che analizzano questo settore. Ciò non appare dovuto tanto alla mancanza di interesse, quanto probabilmente alle specificità che caratterizzano le attività delle banche e che le rendono meno adatte allo sviluppo di confronti con altri settori. In particolare, l'obiettivo dell'analisi è di inquadrare la comunicazione del fenomeno "intangibles" che si caratterizza per l'elevata componente di volontarietà, osservandone il livello di ampiezza e profondità all'interno del campione, anche in considerazione delle esigenze informative richieste dai diversi stakeholder aziendali. Ai fini dell'analisi vengono presi in considerazione i bilanci di esercizio, i bilanci consolidati, i bilanci sociali/ambientali pubblicati relativi al periodo 2003-2005. Il campione considerato fa riferimento a 21 gruppi bancari quotati sul listino italiano.
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GRASSO, ALESSANDRO GIOVANNI. "Classificazione, misurazione e comunicazione degli intangibili nelle banche. Una verifica empirica in tema di disclosure." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/133.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca si propone di indagare il tema degli intangibili, ed in particolare del capitale intellettuale, nell'industria bancaria. Decisamente poco numerosi sono i contributi sul tema che analizzano questo settore. Ciò non appare dovuto tanto alla mancanza di interesse, quanto probabilmente alle specificità che caratterizzano le attività delle banche e che le rendono meno adatte allo sviluppo di confronti con altri settori. In particolare, l'obiettivo dell'analisi è di inquadrare la comunicazione del fenomeno "intangibles" che si caratterizza per l'elevata componente di volontarietà, osservandone il livello di ampiezza e profondità all'interno del campione, anche in considerazione delle esigenze informative richieste dai diversi stakeholder aziendali. Ai fini dell'analisi vengono presi in considerazione i bilanci di esercizio, i bilanci consolidati, i bilanci sociali/ambientali pubblicati relativi al periodo 2003-2005. Il campione considerato fa riferimento a 21 gruppi bancari quotati sul listino italiano.
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SALTINI, TOMMASO. "Lo sviluppo dell'industria del venture capital in mercati emergenti." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/754.

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Abstract:
Questo studio vuole illustrare le possibilità di sviluppo dell’industria del venture capital nei mercati emergenti. Il venture capital rappresenta un’alternativa importante per le imprese emergenti dei paesi in via di sviluppo, contribuendo a rafforzare uno sviluppo integrato di tutto il sistema finanziario e dei suoi attori principali quali le istituzioni bancarie tradizionali, i fondi d’investimento ed il mercato dei capitali. L’obiettivo principale del progetto consiste nell’identificare gli attori principali, e gli investimenti target, così come le esperienze più significative, analizzando i fattori critici e mettendo a fuco azioni e programmi utili per attirare investitori di venture capital, accrescere la conoscenza di questi strumenti e superare i maggiori ostacoli al fine di massimizzare l’impatto che l’industria del venture capital può avere nel rafforzare la crescita industriale a livello paese. Il lavoro comprende alcune analisi empiriche nell’ambito dell’area arabo-mediterranea, svolte con l’obiettivo di facilitare partnership ed accrescere investimenti tra i paesi scelti ed i paesi europei. Commenti, spunti e proposte presentate nella parte finale del lavoro sono il frutto di un attento studio degli attori e fattori chiave che contraddistinguono le operazioni di venture capital. Le proposte ed i programmi suggeriti cercano di rispondere alle esigenze e necessità individuate nel corso delle analisi empiriche che sono state svolte trascorrendo lunghi periodi a contatto con gli imprenditori, investitori e funzionari locali. Le analisi empiriche sullo sviluppo dell’industria del venture capital a livello paese sono state svolte in: Giordania, Palestina, Egitto, Israele e Tunisia.
This research aims to verify development of venture capital in emerging markets. Venture capital represents an important alternative to emerging businesses in developing countries by increasing the strength of the entire financial system and its key players, from traditional banking institutions and investment funds, to stock market capital. The project’s main goal is to identify key actors, investment targets, and experiences as well as aiming at analyzing critical factors and conceptualizing related actions pertinent to becoming more competitive in attracting venture capital investors, developing know-how, overcoming barriers, and maximizing the impact venture capital industry may have on industrial growth. The project is focused on the Arab-Mediterranean region seeking to foster partnership and facilitate investment among European and Arab-Mediterranean countries. The comments, ideas, and proposals presented in the final part of the work come from a careful study of the key issues and players exemplified by the operation of venture capital. The findings are also the result of observations made at the end of country-level empirical analyses where much time has been spent in contact with entrepreneurs, investors, and local officials. Country Empirical Analyses on Venture Capital industry development are being carried out in Egypt, Jordan, Palestine, Tunis and Israel.
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SALTINI, TOMMASO. "Lo sviluppo dell'industria del venture capital in mercati emergenti." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/754.

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Abstract:
Questo studio vuole illustrare le possibilità di sviluppo dell’industria del venture capital nei mercati emergenti. Il venture capital rappresenta un’alternativa importante per le imprese emergenti dei paesi in via di sviluppo, contribuendo a rafforzare uno sviluppo integrato di tutto il sistema finanziario e dei suoi attori principali quali le istituzioni bancarie tradizionali, i fondi d’investimento ed il mercato dei capitali. L’obiettivo principale del progetto consiste nell’identificare gli attori principali, e gli investimenti target, così come le esperienze più significative, analizzando i fattori critici e mettendo a fuco azioni e programmi utili per attirare investitori di venture capital, accrescere la conoscenza di questi strumenti e superare i maggiori ostacoli al fine di massimizzare l’impatto che l’industria del venture capital può avere nel rafforzare la crescita industriale a livello paese. Il lavoro comprende alcune analisi empiriche nell’ambito dell’area arabo-mediterranea, svolte con l’obiettivo di facilitare partnership ed accrescere investimenti tra i paesi scelti ed i paesi europei. Commenti, spunti e proposte presentate nella parte finale del lavoro sono il frutto di un attento studio degli attori e fattori chiave che contraddistinguono le operazioni di venture capital. Le proposte ed i programmi suggeriti cercano di rispondere alle esigenze e necessità individuate nel corso delle analisi empiriche che sono state svolte trascorrendo lunghi periodi a contatto con gli imprenditori, investitori e funzionari locali. Le analisi empiriche sullo sviluppo dell’industria del venture capital a livello paese sono state svolte in: Giordania, Palestina, Egitto, Israele e Tunisia.
This research aims to verify development of venture capital in emerging markets. Venture capital represents an important alternative to emerging businesses in developing countries by increasing the strength of the entire financial system and its key players, from traditional banking institutions and investment funds, to stock market capital. The project’s main goal is to identify key actors, investment targets, and experiences as well as aiming at analyzing critical factors and conceptualizing related actions pertinent to becoming more competitive in attracting venture capital investors, developing know-how, overcoming barriers, and maximizing the impact venture capital industry may have on industrial growth. The project is focused on the Arab-Mediterranean region seeking to foster partnership and facilitate investment among European and Arab-Mediterranean countries. The comments, ideas, and proposals presented in the final part of the work come from a careful study of the key issues and players exemplified by the operation of venture capital. The findings are also the result of observations made at the end of country-level empirical analyses where much time has been spent in contact with entrepreneurs, investors, and local officials. Country Empirical Analyses on Venture Capital industry development are being carried out in Egypt, Jordan, Palestine, Tunis and Israel.
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ARDUCA, MARIA. "Measures of Risk: valuation and capital adequacy in illiquid markets, and systemic risk." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/307643.

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Abstract:
In questa tesi studiamo problemi di pricing e misure di rischio in mercati con frizioni, e misure di rischio sistemico. Il contesto è quello di mercati uniperiodali. Nel primo capitolo consideriamo un modello con costi di transazione convessi all'istante iniziale, vincoli convessi sui portafogli, e insieme di accettazione convesso che riflette le preferenze di un agente che agisce da compratore sul mercato. Definiamo l'insieme dei "prezzi consistenti" per ogni possbile payoff, dove con consistenti intendiamo sia rispetto al mercato, sia rispetto alle preferenze dell'agente. Mostriamo che l'estremo superiore di questo insieme coincide con il noto prezzo di superreplicazione, e in questo modo diamo un'interpretazione a quest ultimo al di là di quella classica nei problemi di hedging. Estendiamo il Teorema Fondamentale dell'Asset Pricing a un contesto dove gli "accordi accettabili" sostituiscono gli arbitraggi (cioè l'insieme di accettazione sostituisce il cono positivo), e i prezzi non sono lineari. Questo consente, sotto opportune ipotesi, di caratterizzare l'insieme dei prezzi consistenti di un payoff. Nel secondo capitolo, consideriamo un'economia astratta con costi di transazione sia all'istante iniziale sia a scadenza, e vincoli sui portafogli. Non assumiamo convessità a priori, anche se alcuni risultati valgono solo sotto opportune ipotesi di convessità. Un regolatore esterno fissa l'insieme di accettazione, cioè l'insieme delle possibili posizioni a scadenza di un agente che lui ritiene accettabili dal punto di vista della rischiosità. Definiamo requisiti di capitale che generalizzano le misure di rischio coerenti di Artzner, Delbaen, Eber e Heath (1999) in quanto rappresentano il minimo importo di capitale che l'agente deve investire sul mercato per reggiungere i requisiti di accettabilità. Il capitolo si propone di studiare le proprietà di queste misure di rischio generalizzate. In particolare, stabiliamo delle condizioni sui portafogli che assicurano che la misura di rischio sia semicontinua dal basso, e confrontiamo queste condizioni con le assunzioni del tipo "no accordi accettabili". Nel caso convesso e quasi convesso, forniamo anche una rappresentazione duale di questi funzionali. Nel terzo capitolo stabiliamo rappresentazioni duali di misure di rischio sistemico. Modelliamo le interazioni tra un numero finito di istituzioni attraverso una funzione di aggegazione, e assumiamo che un regolatore decida l'insieme di posizioni aggregate accettabili. Il rischio sistemico è misurato come il minimo quantitativo di capitale che deve essere inserito nel sistema (prima o dopo l'aggregazione) per far sì che la posizione aggregata sia accettabile. Lavoriamo dunque con misure di rischio sistemico sia del tipo "prima allocare, poi aggregare", sia "prima aggregare, poi allocare". In entrambi i casi forniamo un'analisi dettagliata del corrispondente insieme di accettazione sistemico e della sua funzione di supporto. Lo stesso approccio fornisce una semplice dimostrazione della rappresentazione duale di misure di rischio per posizioni univariate indotte da funzioni di utilità.
In this thesis, we study pricing and risk measures in markets with frictions, and systemic risk measures. All along the thesis, we focus on uniperiodal market models. In the first chapter, we consider a model with convex transaction costs at initial time, convex portfolio constraints and convex acceptance set that reflects the preferences of an agent who acts as a buyer in the market. We define the set of market consistent prices for every conceivable payoff, where consistent is meant with respect to the market and the preferences of the buyer. We show that the supremum of this set coincides with the well-known superreplication price, this giving to this functional an interpretation that goes beyond the classical hedging explanation. We develop an extension of the Fundamental Theorem of Asset Pricing in a context where arbitrages are replaced by acceptable deals (i.e. the positive cone is replaced by the acceptance set) and prices are not linear. This allows to characterize, under suitable assumptions, the set of market consistent prices of any payoff. In the second chapter, we consider an abstract economy with transaction costs both at initial time and at maturity, and portfolio constraints. We do not assume convexity a priori, tough some results hold only under convexity assumptions. An external regulator fixes the acceptance set, that is the set of possible agent's capital positions that he deems acceptable from a risk perspective. We define capital adequacy rules that generalize the coherent risk measures of Artzner, Delbaen, Eber and Heath (1999) in that they represent the minimum amount that the agent has to invest in the market in order to reach the acceptability requirements. The chapter aims to study the properties of these generalized risk measures. In particular, we establish conditions on the portfolios ensuring that they are lower semicontinuous, and we compare these conditions with no-acceptable deal type assumptions. In convex and quasi convex case, we also provide a dual representation of the functionals of interest. In the third chapter we establish dual representations of systemic risk measures. We model interactions among a finite number of institutions through an aggregation function, and we assume that a regulator fixes a set of acceptable aggregated positions. Systemic risk is estimated as the minimum amount of capital that has to be injected in the system (before or after aggregation) in order to make the aggregated position acceptable. Hence, we deal with systemic risk measures of both ``first allocate, then aggregate'' and ``first aggregate, then allocate'' type. In both cases, we provide a detailed analysis of the corresponding systemic acceptance sets and their support functions. Our general results cover some specific cases already studied in literature. The same approach delivers a simple and self-contained proof of the dual representation of utility-based risk measures for univariate positions.
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TANDA, ALESSANDRA. "Le decisioni di capitale delle banche: il ruolo del quadro regolamentare e dei meccanismi di corporate governance in Europa (2006-2010)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1692.

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Abstract:
La tesi esamina il tema del capital management nelle banche, con particolare riferimento all’impatto della regolamentazione e della corporate governance sulle decisioni in tema di patrimonializzazione ed esposizione al rischio. La letteratura evidenzia come l’attuale framework regolamentare possa produrre effetti indesiderati, inducendo le banche ad assumere un livello di rischio non coerente con il patrimonio disponibile; anche con riferimento alla corporate governance i contributi empirici evidenziano risultati contrastanti. Partendo dai risultati di tale review, nella tesi si analizza il comportamento di un vasto campione di banche europee tra il 2006 e il 2010, tenendo conto delle variabili principali che determinano le scelte sul livello di patrimonializzazione e di rischio. In particolare, nel primo capitolo si valuta l’impatto della pressione regolamentare sulle variazioni di capital ratio ed esposizione al rischio in un vasto campione di banche europee. I risultati suggeriscono che il comportamento delle banche sembra dipendere dalla definizione di patrimonio utilizzata, ossia dalla qualità degli strumenti ricompresi nei coefficienti di solvibilità. Il secondo capitolo si concentra su un campione di grandi banche europee: tale analisi consente di rilevare come la regolamentazione e i meccanismi di corporate governance costituiscano fattori rilevanti e complementari nel determinare alla relazione tra patrimonializzazione e rischio.
This thesis examines capital management in banks, with special reference to the impact of regulation and corporate governance on the decisions on capital and risk exposure. Past literature highlights how the present regulatory framework might produce unwanted effects, inducing banks to take a level of risks not consistent with their capital base; also with reference to corporate governance, past empirical contributions present controversial results. On the basis of the review of the literature, this study analyses the behaviour of a wide sample of European banks between 2006 and 2010, taking into consideration the main variables that influence the decisions on capital and risk. In particular, the first chapter evaluates the impact of regulatory pressure on changes in capital ratio and risk for a wide sample of European banks. Results suggest that banks behaviour depends on the capital ratio considered, i.e. on the quality of the instruments included in the capital base. The second chapter focuses on a sample of large European banks: such analysis suggests that regulation and corporate governance mechanisms are crucial and act complementarily in determining the relationship between capital and risk.
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TANDA, ALESSANDRA. "Le decisioni di capitale delle banche: il ruolo del quadro regolamentare e dei meccanismi di corporate governance in Europa (2006-2010)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1692.

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Abstract:
La tesi esamina il tema del capital management nelle banche, con particolare riferimento all’impatto della regolamentazione e della corporate governance sulle decisioni in tema di patrimonializzazione ed esposizione al rischio. La letteratura evidenzia come l’attuale framework regolamentare possa produrre effetti indesiderati, inducendo le banche ad assumere un livello di rischio non coerente con il patrimonio disponibile; anche con riferimento alla corporate governance i contributi empirici evidenziano risultati contrastanti. Partendo dai risultati di tale review, nella tesi si analizza il comportamento di un vasto campione di banche europee tra il 2006 e il 2010, tenendo conto delle variabili principali che determinano le scelte sul livello di patrimonializzazione e di rischio. In particolare, nel primo capitolo si valuta l’impatto della pressione regolamentare sulle variazioni di capital ratio ed esposizione al rischio in un vasto campione di banche europee. I risultati suggeriscono che il comportamento delle banche sembra dipendere dalla definizione di patrimonio utilizzata, ossia dalla qualità degli strumenti ricompresi nei coefficienti di solvibilità. Il secondo capitolo si concentra su un campione di grandi banche europee: tale analisi consente di rilevare come la regolamentazione e i meccanismi di corporate governance costituiscano fattori rilevanti e complementari nel determinare alla relazione tra patrimonializzazione e rischio.
This thesis examines capital management in banks, with special reference to the impact of regulation and corporate governance on the decisions on capital and risk exposure. Past literature highlights how the present regulatory framework might produce unwanted effects, inducing banks to take a level of risks not consistent with their capital base; also with reference to corporate governance, past empirical contributions present controversial results. On the basis of the review of the literature, this study analyses the behaviour of a wide sample of European banks between 2006 and 2010, taking into consideration the main variables that influence the decisions on capital and risk. In particular, the first chapter evaluates the impact of regulatory pressure on changes in capital ratio and risk for a wide sample of European banks. Results suggest that banks behaviour depends on the capital ratio considered, i.e. on the quality of the instruments included in the capital base. The second chapter focuses on a sample of large European banks: such analysis suggests that regulation and corporate governance mechanisms are crucial and act complementarily in determining the relationship between capital and risk.
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