Dissertations / Theses on the topic 'Capena'

To see the other types of publications on this topic, follow the link: Capena.

Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles

Select a source type:

Consult the top 50 dissertations / theses for your research on the topic 'Capena.'

Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.

You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.

Browse dissertations / theses on a wide variety of disciplines and organise your bibliography correctly.

1

Ferrante, Cristina. "Inventario dei luoghi di culto dell'area falisco-capenate." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2721.

Full text
Abstract:
2006/2007
Inventario dei luoghi di culto della zona falisco-capenate. Sunto. La raccolta delle fonti relative alla vita religiosa della zona falisco-capenate è stata finalizzata, in primo luogo, all’individuazione di luoghi di culto sicuramente identificabili come tali. Dove questo non fosse stato possibile, soprattutto in presenza di documenti epigrafici isolati e di provenienza non sempre determinabile, si è comunque registrata la presenza del culto. Attraverso la documentazione raccolta si intende cercare di delineare una storia dei culti dell’area considerata, a partire dalle prime attestazioni fino all’età imperiale. La zona presa in esame, inserita nella Regio VII Etruria nel quadro dell’organizzazione territoriale dell’Italia augustea, è compresa entro i confini naturali del lago di Bracciano e del lago di Vico a ovest, del corso del Tevere a est, mentre i limiti settentrionale e meridionale possono essere segnati, rispettivamente, dai rilievi dei Monti Cimini e dei Monti Sabatini. I centri esaminati sono quelli di Lucus Feroniae, Capena, Falerii Veteres, Falerii Novi, Narce, Sutri e Nepi. La comunità capenate occupava la parte orientale del territorio, un’area pianeggiante, dominata a nord dal massiccio del monte Soratte, e delimitata a est dall’ansa del Tevere. Il suo fulcro era costituito dall’abitato di Capena, l’odierno colle della Civitucola, cui facevano capo una serie di piccoli insediamenti, ancora poco indagati, dislocati in posizione strategica sul Tevere, o in corrispondenza di assi stradali di collegamento al fiume. Il principale di essi risulta essere localizzabile nel sito della moderna Nazzano, occupato stabilmente a partire dall’VIII sec. a.C., e posto in corrispondenza dell’abitato sabino di Campo del Pozzo, sull’altra sponda del Tevere. Il comparto falisco si articola, invece, attraverso una paesaggio di aspre colline tufacee, incentrato attorno al bacino idrografico del torrente Treia, affluente del Tevere, che percorre il territorio in direzione longitudinale. Lungo il corso del fiume si svilupparono i due più antichi e importanti centri falisci di Falerii Veteres e Narce, un sito nel quale la più recente tradizione di studi tende a riconoscere, sempre più convincentemente, la Fescennium nota dalle fonti, l’altro abitato falisco, oltre a Falerii, di cui sia tramandato il nome; lungo affluenti del Treia sono ubicate Nepi e Falerii Novi. Pur nella specificità culturale progressivamente assunta da Falisci e Capenati, la collocazione geografica del territorio da essi occupato lo rende naturalmente permeabile a influenze etrusche e sabine, rilevabili attraverso la documentazione archeologica, e rintracciabili in alcune notizie delle fonti antiche, rivalutate dalla più recente tradizione di studi. Una posizione differente era, invece, maturata dopo le prime indagini condotte nella regione, tra la fine dell’’800 e l’inizio del ’900, che avevano portato a enfatizzare i caratteri culturali specifici delle popolazioni locali, sottolineando la sostanziale autonomia di queste rispetto agli Etruschi, soprattutto sulla base delle strette analogie tra la lingua falisca e la latina. Tale percezione fu dominante fino alla seconda metà degli anni ’60 del ’900, quando la pubblicazione dei primi dati sulle necropoli veienti mise in luce gli stretti rapporti con le aree falisca e capenate, tra l’VIII e il VII sec. a.C. Gli studi sul popolamento dell’Etruria protostorica condotti a partire dagli anni ’80 del ’900 hanno sempre più focalizzato l’attenzione su un coinvolgimento di Veio nel popolamento dell’area compresa tra i Monti Cimini e Sabatini e il Tevere nella prima età del Ferro, trovando conferma anche dalle recenti analisi dei corredi delle principali necropoli falische, che hanno evidenziato, nell’VIII e all’inizio del VII sec. a.C., importanti parallelismi con usi funerari veienti, ma anche aspetti specifici della cultura locale. Il corpus di iscrizioni etrusche proveniente dalle necropoli di Narce dimostra, per tutto il VII e VI sec. a.C., la continuità stanziale di etruscofoni, che utilizzano un sistema scrittorio di tipo meridionale, riconducibile a Veio, di cui Narce sembra costituire un avamposto in territorio falisco. Già dall’inizio del VII sec. a.C., tuttavia, si fanno evidenti i segni di una più specifica caratterizzazione culturale delle aree falisca e capenate, anche attraverso la diffusione di un idioma falisco, affine a quello latino, documentato epigraficamente per il VII e VI sec. a.C. soprattutto a Falerii Veteres. Un ulteriore elemento di contatto culturale col mondo latino è rappresentato, in questo centro, dal rituale funerario delle inumazioni infantili in area di abitato. Tale uso, che trova numerosi confronti nel Latium vetus, mentre risulta estraneo all’Etruria, è documentato a Civita Castellana, in località lo Scasato, da due sepolture di bambini, databili tra la fine dell’VIII e la prima metà del VII sec. a.C. A Capena sono state rilevate, a partire dal VII sec. a.C., notevoli influenze dall’area sabina, soprattutto attraverso la documentazione archeologica fornita dalle necropoli, mentre, da un punto di vista linguistico, un influsso del versante orientale del Tevere è stato colto, in particolare, attraverso un’analisi del nucleo più nutrito delle iscrizioni epicorie, che risale al IV-III sec. a.C. La ricettività nei confronti degli apporti delle popolazioni limitrofe e la capacità di elaborazioni originali, attestate archeologicamente sin dalle fasi più antiche della storia dei popoli falisco e capenate, possono offrire un supporto documentario alla percezione che già gli scrittori antichi avevano dell’ethnos falisco, trovando riscontro, in particolare, nelle tradizioni che definivano i Falisci come Etruschi, oppure come ethnos particolare, caratterizzato da una propria specificità anche linguistica, un dato, quest’ultimo, che tradisce il ricordo di contatti col mondo latino. Un terzo filone antiquario, che si intreccia a quello dell’origine etrusca, rivendica ai Falisci un’ascendenza ellenica, e più propriamente, argiva, e sembra, invece, frutto di un’elaborazione erudita maturata in un momento successivo. La notizia dell’origine argiva risale, per tradizione indiretta, alle Origines di Catone, e si collega a quella della fondazione di Falerii da parte dell’eroe Halesus, figlio di Agamennone, che avrebbe abbandonato la casa paterna dopo l’uccisione del padre. Ovidio e Dionigi di Alicarnasso attribuiscono all’eroe greco l’istituzione del culto di Giunone a Falerii, il cui originario carattere argivo sarebbe conservato nel rito celebrato in occasione della festa annuale per la dea. L’importanza accordata al culto di Giunone nell’ambito di tale tradizione ha portato a ipotizzare che questa possa essersi sviluppata proprio a partire dal dato religioso della presenza a Falerii di una divinità assimilabile alla Hera di Argo. Dall’esame linguistico del nome del fondatore, il quale non ha combattuto a Troia e non ha avuto alcun ruolo nel mondo ellenico, si è concluso che dovesse trattarsi di un eroe locale, e che la formazione dell’eponimo sia precedente alla metà del IV sec. a.C., quando è documentata l’affermazione del rotacismo in ambiente falisco. L’elaborazione della leggenda di Halesus deve essere collocata, dunque, in un momento precedente a questa data, che, si è pensato, possa coincidere con la presenza a Falerii di maestranze elleniche o ellenizzate, attive nel campo della ceramografia e della coroplastica, a partire dalla fine del V sec. a.C. Questa tradizione si collega a quella sull’origine etrusca attraverso la notizia di Servio, secondo cui Halesus sarebbe il progenitore del re di Veio Morrius. Il ricordo di una discendenza dalla città etrusca è comune anche a Capena, dove, secondo una notizia di Catone, riportata da Servio, i luci Capeni erano stati fondati da giovani veienti, inviati da un re Properzio, nel cui nome, peraltro, è stata ravvisata un’origine non etrusca, ma italico-orientale. A livello storico, l’accostamento tra Veio, Falisci e Capenati sarà documentato dalle fonti attraverso la costante presenza dei due popoli, al fianco della città etrusca, nel corso degli scontri con Roma tra la seconda metà del V e l’inizio del IV sec. a.C. Di tale complesso sistema di influenze partecipa anche la sfera religiosa dell’area in esame. È interessante notare, a questo proposito, che la massima divinità maschile del pantheon falisco-capenate, il dio del Monte Soratte, Soranus Apollo, costituisca l’esatto corrispettivo dell’etrusco Śuri, come da tempo dimostrato da Giovanni Colonna. La particolarità del culto del Soratte, tuttavia, è determinata dalla cerimonia annua degli Hirpi Sorani, che camminavano indenni sui carboni ardenti e il cui nome, nel racconto eziologico sull’origine del rito, tramandato da Servio, è spiegato in relazione a hirpus, il termine sabino per indicare il lupo, in perfetta coerenza col carattere “di frontiera” di questo territorio. Di origine sabina è la divinità venerata nell’unico grande santuario noto nell’agro capenate, il Lucus Feroniae. La diffusione del culto a partire dalla Sabina, già sostenuta da Varrone, è largamente accolta dalla critica recente, sia sulla base dell’analisi linguistica del nome della dea, sia per la presenza, in Sabina, dei centri principali del culto (Trebula Mutuesca, Amiternum), da cui questo si irradia, oltre che presso Capena, in Umbria e in area volsca. Le attestazioni di Feronia in altre zone, come la Sardegna, il territorio lunense, Aquileia, Pesaro sono generalmente da collegare con episodi di colonizzazione romana. Il carattere esplicitamente emporico del Lucus Feroniae, affermato da Dionigi di Alicarnasso e Livio, che lo descrivono come un luogo di mercato frequentato da Sabini, Etruschi e Romani già dall’epoca di Tullo Ostilio, rende perfettamente conto della varietà di frequentazioni e di influenze, che caratterizzano il santuario almeno dall’età arcaica. Pur in assenza di documentazione archeologica relativa alle fasi più antiche, sembra del tutto affidabile la notizia della vitalità del culto capenate già in età regia. Feronia, infatti, a Terracina, risulta associata a Iuppiter Anxur, divinità eponima della città volsca, il che sembra far risalire l’introduzione del suo culto all’inizio della presenza volsca nella Pianura Pontina, cioè ai primi decenni del V sec. a.C., fornendo, inoltre, un possibile indizio di una provenienza settentrionale, da area sabina, dell’ethnos volsco. È ipotizzabile, dunque, che la dea fosse venerata nel santuario tiberino, prospiciente la Sabina, ben avanti il suo arrivo nel Lazio tirrenico. Al di là della semplice frequentazione del luogo di culto e del mercato, un ruolo di primo piano rivestito dalla componente sabina presso il Lucus Feroniae, in epoca arcaica, sembra suggerito dall’episodio del rapimento dei mercanti romani, riferito da Dionigi di Alicarnasso. I rapitori sabini compiono una ritorsione nei confronti dei Romani, che avevano trattenuto alcuni di loro presso l’Asylum, tra il Capitolium e l’Arx, il che fa pensare che i Sabini esercitassero una sorta di protettorato sul santuario tiberino, e avessero, su di esso, una capacità di controllo analoga a quella che i Romani avevano sull’Asylum romuleo. La vocazione emporica del Lucus Feroniae è naturalmente legata alla sua collocazione topografica, nel punto in cui i percorsi sabini di transumanza a breve raggio attraversano il Tevere, tra i due grandi centri sabini di Poggio Sommavilla e Colle del Forno, per dirigersi verso la costa meridionale dell’Etruria. La dislocazione presso il punto di arrivo dei principali tratturi dell’area appenninica, popolata da genti sabelliche, è, peraltro, una caratteristica comune ai più antichi luoghi di culto di Feronia, come Trebula Mutuesca e Terracina, che condividono col Lucus Feroniae capenate anche la collocazione all’estremità di un territorio etnicamente omogeneo. È stato osservato come, in questi santuari, l’attività emporica marittima si intrecciasse con quella legata allo scambio del bestiame, e, nell’ottica di un’apertura verso l’economia pastorale dei Sardi, è stata inquadrata la fondazione romana, nel 386 a.C., di una Pheronia polis in Sardegna, presso Posada. Da questa località proviene, inoltre, una statuetta bronzea, databile tra la fine del V e i primi decenni del IV sec. a.C., raffigurante un Ercole di tipo italico, divinità di cui è noto il legame con la sfera dello scambio, anche in rapporto agli armenti. L’epoca dell’apoikia sarda ha portato a ipotizzare un collegamento col Lucus Feroniae capenate, dato che già tra il 389 e il 387 a.C. nel territorio di Capena erano stanziati coloni romani, misti a disertori Veienti, Capenati e Falisci. La filiazione del culto sardo da quello tiberino sembra, inoltre, perfettamente compatibile con le pur scarne attestazioni relative a una presenza di Ercole nel santuario capenate. A questo proposito è interessante notare che su una Heraklesschale, ancora sostanzialmente inedita, proveniente dalla stipe del santuario, il dio è rappresentato con la leonté e la clava nella mano sinistra, e lo scyphus di legno nella mano destra. Questi due ultimi attributi di Ercole erano conservati nel sacello presso l’Ara Maxima del Foro Boario, a Roma, e lo scyphus, usato dal pretore urbano per libare nel corso del sacrificio annuale presso l’ara, compare anche nella statua di culto di Alba Fucens, nella quale, per vari motivi, si è proposto di riconoscere una replica del simulacro del santuario del Foro Boario. Il richiamo iconografico a questi elementi, in un santuario-mercato ubicato lungo percorsi di transumanza, come era il Lucus Feroniae, non sembra casuale, ma potrebbe, in un certo senso, evocare il culto dell’Ara Maxima, e, in particolare, un aspetto fondamentale di esso, rappresentato dal collegamento con le Salinae ai piedi dell’Aventino. Queste, ubicate presso la porta Trigemina, e dunque prossime all’Ara Maxima, erano il luogo di deposito del sale proveniente dalle saline ostiensi, e destinato alla Sabina, e, in generale, alle popolazioni dell’interno dell’Italia centrale, dedite a un’economia pastorale. L’Ercole del Foro Boario, che tutelava le attività economiche collegate allo scambio del bestiame, sovrintendeva anche all’approvvigionamento del sale, e in questo senso va spiegato anche l’epiteto di Salarius, attestato per il dio ad Alba Fucens, dove, come è stato visto, il santuario di Ercole aveva la funzione di forum pecuarium. La dislocazione di santuari-mercati lungo i tratturi garantiva, dunque, ai pastori, dietro necessario compenso, la possibilità di rifornirsi di sale, e lo stesso doveva verificarsi presso il Lucus Feroniae. Questo sembra confermato dal fatto che, come è stato di recente dimostrato, la via lungo cui sorge il santuario, l’attuale strada provinciale Tiberina, vada, in realtà, identificata con la via Campana in agro falisco, menzionata da Vitruvio, in relazione a una fonte letale per uccelli e piccoli rettili. Il nome della via va spiegato, infatti, in relazione al punto di arrivo, costituito dal Campus Salinarum alla foce del Tevere, dove erano le saline. Nel comparto falisco, l’analisi della documentazione relativa ai luoghi di culto ha evidenziato una più marcata influenza di Veio rispetto all’area capenate. Questa risulta particolarmente rilevante in un centro come Narce, segnato, sin dall’inizio della sua storia, da una netta impronta veiente, e il cui declino coinciderà con gli anni della conquista della città etrusca. Per limitarci alla sfera del sacro, già da un primo esame dei materiali rinvenuti nel santuario suburbano di Monte Li Santi-Le Rote, di cui si attende la pubblicazione integrale, è stata segnalata, dall’inizio del V sec. a.C., epoca in cui comincia la frequentazione dell’area sacra, la presenza di prototipi veienti, che sono all’origine di una produzione locale di piccole terrecotte figurate. A un modello veiente sono riconducibili le cisterne a cielo aperto, che affiancavano l’edificio templare in almeno due dei principali santuari di Falerii Veteres, quello di Vignale e quello dello Scasato I, da identificare entrambi come sedi di un culto di Apollo. Più problematico risulta, invece, l’accostamento ad esse degli apprestamenti idrici rinvenuti presso un’area sacra urbana, recentemente individuata presso la moderna via Gramsci, nella parte meridionale del pianoro di Civita Castellana, e solo da una vecchia notizia d’archivio della Soprintendenza sappiamo di un’analoga cisterna rinvenuta presso Corchiano all’inizio del ’900. Nei casi meglio documentati di Vignale e dello Scasato, tali impianti idrici risultano coevi alla fase più antica del santuario, e rispondono a uno schema che, a Veio, ricorre presso il santuario di Apollo al Portonaccio, presso il tempio a oikos di Piazza d’Armi, nel santuario di Menerva presso Porta Caere, e nel santuario in località Casale Pian Roseto. Non è facile determinare l’esatto valore da attribuire, di volta in volta, a tali cisterne, ma l’enfasi topografica ad esse accordata nell’ambito dei santuari non pare permetta di prescindere da un collegamento con pratiche rituali. Per gli impianti di Falerii si è pensato a un collegamento col santuario del Portonaccio, anche sulla base della corrispondenza cultuale incentrata sulla figura di Apollo, e la piscina è stata spiegata, dunque, in relazione a rituali di purificazione, legati a un culto oracolare. Dopo la sconfitta di Veio Falerii si trovò non solo a tener testa a Roma sul piano militare, ma dovette dimostrarsi non inferiore anche per prestigio e capacità autorappresentativa, essendo l’altro grande centro della basse valle del Tevere. Questo aspetto è stato colto, in particolare, sulla base della decorazione templare della città falisca, che conosce, intorno al secondo-terzo decennio del IV sec. a.C., un rinnovamento generalizzato, dovuto alla nascita di un’importante scuola coroplastica, la cui attività si riconosce anche nel frammento isolato di rilievo fittile rappresentante una Nike, da Fabrica di Roma. Una diversa reazione alla presa di Veio è attestata per l’altro importante centro falisco, quello di Narce, anche attraverso la documentazione fornita dal santuario di Monte Li Santi-Le Rote. Il luogo di culto continua a essere frequentato anche dopo la crisi dell’insediamento urbano, riscontrata attraverso una consistente contrazione delle necropoli a partire dal IV sec. a.C., ma nella prima metà del III sec. a.C. è attestata una contrazione del culto in vari settori del santuario, contestualmente all’introduzione di nuove categorie di ex-voto, quali i votivi anatomici, i bambini in fasce, le terrecotte raffiguranti animali. Questi mutamenti sono stati messi in relazione con la vittoria romana sui Falisci nel 293 a.C., mentre un secondo momento di contrazione del culto sembra coincidere con la definitiva conquista romana del 241 a.C. Dall’inizio del III sec. a.C. anche nei depositi di Falerii vengono introdotti nuovi tipi di votivi, cui si è fatto cenno precedentemente, e, come anche nel santuario di Monte Li Santi-Le Rote, si registra la presenza di monetazione di zecca urbana, che entra a far parte delle offerte. Tale dato diventa ancora più eloquente, se si considera l’assenza di monetazione locale nei contesti di epoca preromana, che sembra tradire l’indifferenza delle popolazioni falische verso tale tipo di offerta. È evidente, dunque, anche per Falerii, un’influenza del mercato romano dopo gli eventi bellici che segnarono la vittoria di Spurio Carvilio sui Falisci. La città, tuttavia, sembra fronteggiare la crisi, tanto da non mettere in pericolo le sue istituzioni, come dimostrano le dediche falische poste, nel Santuario dei Sassi Caduti, a Mercurio, dagli efiles, l’unica carica attestata per la città. Del resto, anche con la costruzione del nuovo centro di Falerii Novi, la documentazione relativa alla sfera religiosa attesta la conservazione, a livello pubblico, della lingua e della grafia falisca, tramite la dedica a Menerva posta dal pretore della città, nella seconda metà del III sec. a.C. (CIL XI 3081). Quanto sappiamo sui culti di età repubblicana di Capena e del suo territorio si limita al santuario di Lucus Feroniae, dove praticamente quasi tutti i materiali e le fonti epigrafiche sono inquadrabili nel corso del III sec. a.C., e a un paio di dediche di III sec. a.C. La capitolazione di Capena subito dopo la presa di Veio (395 a.C.) rende, in questa fase, la presenza romana ormai stabile da circa un secolo, dunque non sorprende che le iscrizioni sacre utilizzino un formulario specificamente latino, anche con attestazioni piuttosto precoci di espressioni che diventeranno correnti nel corso del II sec. a.C. Uno dei primi esempi attestati di abbreviazione alle sole iniziali della formula di dedica d(onum) d(edit) me(rito) è in CIL I², 2435, provenente dalla necropoli capenate delle Saliere. La documentazione archeologica più antica riguardo alla vita religiosa dell’area presa in esame proviene da Falerii Veteres. In ordine cronologico, la prima divinità attestata epigraficamente è Apollo, il cui nome compare inciso in falisco su un frammento di ceramica attica dei primi decenni del V sec. a.C. dal santuario di Vignale. È notevole che si tratti in assoluto della più antica attestazione conosciuta del nome latinizzato del dio, che indica la sua precoce assimilazione nel pantheon falisco, dove, già da quest’epoca, bisogna riconoscere come avvenuta l’identificazione con Apollo del locale Soranus. Il culto del dio del Soratte, attestato per via epigrafica solo in età imperiale, attraverso due dediche a Soranus Apollo, può essere coerentemente collocato tra le più antiche manifestazioni religiose del comprensorio falisco-capenate, e probabilmente la sede cultuale del Monte Soratte doveva fungere da tramite tra le due aree. Nel territorio falisco la presenza del dio lascia tracce più consistenti, attraverso la duplicazione del culto di Apollo a Falerii Veteres, e una dedica di età repubblicana da Falerii Novi, mentre sembra affievolirsi in area capenate, dove ne resta traccia solo in due dediche ad Apollo della prima età imperiale da Civitella S. Paolo, e in una controversa notizia di Strabone, che, apparentemente per errore, ubica al Lucus Feroniae le cerimonie in onore di Sorano, che si svolgevano, invece, sul Soratte. Anche questa notizia, tuttavia, si inserisce in un sistema di corrispondenze cultuali, che associa a una dea ctonia, della fertilità, un paredro di tipo “apollineo”, cioè una divinità maschile, giovanile, con aspetti inferi e mantici. Non sembra casuale, in questo contesto, che il santuario per cui è attestata una più antica frequentazione a Falerii Veteres sia quello di Giunone Curite, una divinità che sembra rispondere allo schema di dea matronale e guerriera (era una Giunone armata, ma anche protettrice delle matrone) per la quale, pure, è attestata l’associazione cultuale con un giovane dio, della stessa tipologia di Sorano. Anche se non sono attestati direttamente rapporti tra Iuno Curitis e Sorano Apollo non sembra da trascurare il dato che l’unica statuetta di Apollo liricine, di IV sec. a.C., rinvenuta a Falerii Veteres provenga proprio dal santuario della dea; inoltre quando essa fu evocata a Roma dopo la presa di Falerii nel 241 a.C., insieme al suo tempio, in Campo, fu costruito quello di Iuppiter Fulgur, una divinità parimenti evocata dal centro falisco, e per la quale, pure, si possono istituire dei parallelismi con Soranus, attraverso l’assimilazione con Veiove. Nell’agro falisco, come in quello capenate, le più antiche attestazioni cultuali si riferiscano, dunque, a una coppia di divinità che, pur nelle differenze maturate in aspetti specifici del culto, sembra rispondere a esigenze cultuali piuttosto omogenee. Con l’età imperiale, infine, il panorama dei culti della zona considerata sembra diventare più omogeneo, inserendosi, peraltro, in una tendenza piuttosto generale. La manifestazione più appariscente è costituita, naturalmente, dal culto imperiale, attestato molto presto in Etruria meridionale. Da Nepi proviene la più antica testimonianza nota in Etruria, costituita da una dedica in onore di Augusto da parte di quattro Magistri Augustales (CIL XI, 3200). L’iscrizione è databile al 12 a.C., anno della fondazione del collegio di Nepi, e dell’istituzione, a Roma, del culto del Genius di Augusto e dei Lares Augusti, venerati nei compita dei vici della città. Altri esempi di una piuttosto precoce diffusione del culto imperiale vengono da Falerii Novi (CIL XI, 3083, databile tra il 2 a.C. e il 14 d.C.; CIL XI, 3076, età augustea); da Lucus Feroniae, dove intorno al 31 d.C. è attestato per la prima volta l’uso della formula in honorem domus divinae (AE 1978, n. 295). Il fatto che la diffusione del culto imperiale in agro falisco-capenate avvenga praticamente negli stessi anni che a Roma, sembra legato anche ai rapporti che legarono Augusto e la dinastia giulio-claudia a questo territorio. Dopo Anzio veterani di Ottaviano ottennero terre nell’Etruria meridionale, lungo il corso del Tevere, e non è un caso che l’Augusteo di Lucus Feroniae, l’unico in Etruria meridionale, che sia noto, oltre che epigraficamente, anche attraverso i suoi resti, sia stato eretto tra il 14 e il 20 d.C. da due membri della gens senatoria, filoagustea, dei Volusii Saturnini. Augusto stesso e membri della dinastia parteciparono direttamente alla vita civile dei centri della regione: Augusto fu pater municipii a Falerii Novi, Tiberio e Druso Maggiore furono patroni della colonia a Lucus Feroniae, tra l’11 e il 9 a.C. Inoltre la presenza, nel territorio capenate, di liberti imperiali incaricati dell’amministrazione del patrimonio dell’imperatore, fa pensare all’esistenza di fundi imperiali. La documentazione di età imperiale è costituita, inoltre, da una serie di iscrizioni che difficilmente possono farci risalire a specifici luoghi di culto, e dalle quali, in molti casi, si evince soprattutto una richiesta di salute e di fertilità alla divinità, come avveniva in età repubblicana, tra il IV e il II sec. a.C., attraverso l’offerta nei santuari di votivi anatomici. Sono note anche alcune attestazioni di culti orientali (Mater Deum e Iside, anche associate, da Falerii Novi e dal suo territorio; una dedica alla Mater Deum da Nazzano, in territorio capenate), che rientrano nell’ambito della devozione privata, tranne nel caso del sacerdozio di Iside a Mater Deum attestato a Falerii Novi.
Inventaire des lieux de culte de la zone falisco-capenate. Résumé. Le recueil des sources historiques relatives à la vie religieuse de la zone falisco-capenate a eut comme but, tout d’abord, la localisation des lieux de culte identifiables avec certitude comme tels. Lorsque cela s’est avéré impossible, particulièrement en présence de documents épigraphiques isolés et d’origine incertaine, on a tout de même enregistré l’existence du culte. On veut reconstruire, au moyen de la documentation récoltée, une histoire des cultes de la zone considérée depuis les premières apparitions jusqu’à l’âge impérial. La zone considérée, insérée dans la Regio VII Etruria dans le cadre de l’organisation territoriale de l’Italie augustéenne, est comprise dans les limites naturelles du lac de Bracciano et du lac de Vico à l’ouest, du cours du Tibre à l’est, tandis que les limites septentrionale et méridionale sont délimitées, respectivement, par les reliefs des Monts Cimini et des Monts Sabatini. Les centres examinés sont ceux de Lucus Feroniae, Capena, Falerii Veteres, Falerii Novi, Narce, Sutri et Nepi. La communauté capenate occupait la partie orientale du territoire, un zone de plaine, dominée au nord par le massif du Mont Soratte, et délimitée à l’est par l’anse du Tibre. Son centre était constitué par l’habitat de Capena, l’actuel Col de la Civitucola, dont dépendaient une série de petits sites, encore peu étudiés, disséminés en position stratégique sur le Tibre, ou en correspondance d’axes routiers de liaison au fleuve. Le principal de ces derniers est localisé sur le site de l’actuelle Nazzano, occupé de manière permanente à partir du VIIIème siècle av. J.-C., et situé en correspondance de l’habitat sabin de Campo del Pozzo, sur l’autre rive du Tibre. La zone falisque s’articule, par contre, sur un paysage d’âpres collines de tuf, disposées autour du bassin hydrographique du torrent Treia, affluent du Tibre, qui parcourt le territoire en direction longitudinale. Le long du cours d’eau se développèrent les deux plus antiques et importants centres falisques de Falerii Veteres et Narce, un site que les plus récentes recherches tendent à reconnaître, et de manière toujours plus convaincante, comme la Fescennium connue dans les sources historiques, le deuxième habitat falisque, outre à Falerii, dont on reporte le nom; le long d’affluents du Treia sont situées Nepi et Falerii Novi. Malgré la spécificité culturelle progressivement développée par falisques et capenates, la situation géographique du territoire occupé le rend naturellement perméable aux influences étrusques et sabines, aspect relevé par la documentation archéologique et par quelques informations dans les sources antiques, réévaluée par les plus récentes études. Une position différente s’était par contre imposée après les premières recherches effectuées dans la région entre la fin du XIXème et le début du XXème siècle : celles-ci avaient mis l’accent sur les caractères culturels spécifiques des populations locales, en soulignant la substantielle autonomie de ces populations par rapport aux Etrusques, surtout sur la base des grandes similitudes entre les langues falisque et latine. Une telle perception fut dominante jusqu’à la deuxième moitié des années Soixante du Vingtième siècle, lorsque la publication des premières données sur les nécropoles de Véies mirent en lumière les rapports étroits avec les zones falisque et capenate entre le VIIIème et le VIIème siècle av. J.-C. Les études sur le peuplement de l’Etrurie protohistorique, conduites à partir des années ’80 du XXème siècle ont focalisé l’attention sur une implication de Véies dans le peuplement de la zone comprise entre les Monts Cimini et Sabatini d’une part et le Tibre d’autre part, et cela au début de l’Âge du Fer, études confirmées par les récentes analyses des trousseaux des principales nécropoles falisques, qui ont prouvé qu’il existait au VIIIème et au début du VIIème siècle av. J.-C. d’importants parallèles avec les habitudes funéraires de Véies, bien que certains aspects spécifiques de la culture locale y fussent conservés. Le corpus d’inscriptions étrusques provenant de la nécropole de Narce démontre, pour tout le VII et le VIème siècle ac. J.-C., la présence continue de populations parlant la langue étrusque, qui utilisent un système d’écriture de type méridional, reconductible à Véies, dont Narce semble avoir constitué un avant-poste en territoire falisque. Déjà au début du VIIème siècle av. J.-C. cependant, on remarque les signes évidents d’une plus spécifique caractérisation culturelle des zones falisques et capenates, et cela au travers, entre autre, de la diffusion d’un idiome falisque, semblable au latin, documenté par des épigraphes au VIIème et au VIème siècle av. J.-C., surtout à Falerii Veteres. Ultérieur élément de contact culturel avec le monde latin est représenté, dans ce centre, par le rituel funéraire des inhumations infantiles dans la zone habitée. Une telle habitude, qui trouve de nombreuses comparaisons dans le Latium vetus, est étrangère à l’Etrurie, alors qu’elle est documentée à Cività Castellana, en localité «lo Scasato», par deux sépultures d’enfants datables entre la fin du VIIIème siècle et la première moitié du VIIème siècle av. J.-C. A Capena a été remarqué, à partir du VIIème siècle av. J.-C., une grande influence provenant de l’aire sabine, surtout à travers la documentation archéologique fournie par les nécropoles, tandis que du point de vue linguistique un influence du versant oriental du Tibre a été remarquée, en particulier par une analyse du noyau plus consistant des inscriptions relatifs aux nouveaux-nés, qui remonte au IV – IIIème siècle av. J.-C. La réceptivité vis-à-vis des nouveautés des populations limitrophes et la capacité d’élaborations originales, prouvées archéologiquement déjà depuis les phases les plus antiques de l’histoire des peuples falisques et capenates, peuvent offrir une aide documentaire à la perception que les écrivains antiques avaient de l’ethnos falisque, en trouvant un équivalent dans les traditions qui définissaient les Falisques comme des Etrusques, ou bien comme un peuple à soi, caractérisé par une spécificité propre, aussi linguistique. Cette dernière donnée trahit la mémoire de contacts avec le monde latin. Un troisième filon antique, qui se mêle à celui d’origine étrusque, revendique pour les falisques une ascendance grecque, plus précisément de l’Argolide et semble le fruit d’une construction d’érudits élaborée successivement. L’information de l’origine argolide remonte, par tradition indirecte, aux Origines de Caton, et se relie à celle de la fondation de Falerii de la part du héros Halesus, fils d’Agamemnon, qui aurait abandonné la maison paternelle après l’assassinat de son père. Ovide et Denys d’Halicarnasse attribuent au héros grec l’institution du culte de Junon à Falerii, dont le caractère originel argolide serait conservé dans le rite célébré en occasion de la fête annuelle de la déesse. L’importance accordée au culte de Junon au sein d’une telle tradition a amené à supposer que celui-ci se soit développé précisément à partir de la donnée religieuse de la présence à Falerii d’une divinité semblable à Héra d’Argos. Grâce à l’examen linguistique du nom du fondateur, qui n’a pas combattu à Troie et qui n’a eut aucun rôle dans le monde grec, on a conclu qu’il devait s’agir d’un héros local, et que la formation de l’éponyme ait été précédent à la moitié du IVème siècle av. J.-C., lorsque l’affirmation du rhotacisme est documenté dans la culture falisque. L’élaboration de la légende de Halesus doit donc être située à un moment précédent cette date qui, comme on l’a pensé, puisse coïncider avec la présence à Falerii d’artistes grecs ou hellénisés, actifs dans la céramographie et dans la choroplastique, à partir de la fin du Vème siècle av. J.-C. Cette tradition se relie à celle sur l’origine étrusque, par l’information de Servius, selon lequel Halesus serait le grand-père du roi de Véies Morrius. Le souvenir d’une descendance de la ville étrusque est commune aussi a Capena où, d’après une nouvelle de Caton, rapportée par Servius, les luci Capeni avaient été fondés par des jeunes de Véies, envoyés par un roi Properce, dans le nom duquel a été identifié une origine non étrusque, mais bien italico-orientale. Du point de vue historique, le rapprochement entre Véies, falisques et capenates sera documenté dans les sources par la présence constante des deux peuples au flanc de la ville étrusque au cours des luttes contre Rome entre la deuxième moitié du Vème et le début du IVème siècle av. J.-C. D’un tel système complexe d’influences participe aussi la sphère religieuse de la zone en question. Il est intéressant de noter, à ce propos, que la principale divinité masculine du panthéon falisco-capenate, le dieu du Mont Soratte, Soranus Apollon, constitue le correspondant exact de l’étrusque Śuri, comme l’a démontré Giovanni Colonna. La particularité du culte de Soratte, toutefois, est déterminée par la cérémonie annuelle des Hirpi Sorani, qui marchaient indemnes sur des charbons ardents et dont le nom, dans le récit étiologique sur l’origine du rite transmis par Servius, est expliqué en relation à hirpus, le nom sabin pour «loup», parfaitement cohérent avec la caractéristique frontalière de ce territoire. D’origine sabine est aussi la divinité vénérée dans le seul grand sanctuaire connu dans le territoire capenate, le Lucus Feroniae. La diffusion du culte à partir de la Sabine, version soutenue déjà par Varron, est largement acceptée par la critique récente, sur la base d’une part de l’analyse linguistique du nom de la déesse et d’autre part vu la présence sur le territoire sabin des principaux centres de culte (Trebula Mutuesca, Aminternum), d’où ceux-ci se diffusent, outre à Capena, vers l’Ombrie et le territoire volsque. Les attestations de Feronia dans d’autres zones, comme en Sardaigne, en territoire de Luni, à Aquilée et à Pesaro sont généralement à mettre en relation avec des épisodes de colonisation romaine. Le caractère explicitement commercial du Lucus Feroniae, affirmé par Denys d’Halicarnasse et par Tite-Live, qui le décrivent comme un lieu de marché fréquenté par les sabins, les étrusques et les romains déjà à l’époque de Tullius Ostilius, rend parfaitement compte de la variété des fréquentations et des influences qui caractérisent le sanctuaire à partir de l’Âge archaïque. Bien que n’ayant pas de documentation archéologique relative aux phases les plus antiques, l’information sur la vitalité du culte capenate déjà à l’époque royale semble fiable. Feronia, en effet, est couplée, à Terracina, à Iuppiter Anxur, divinité éponyme de la ville volsque, ce qui semble faire remonter l’introduction de son culte au début de la présence volsque dans la plaine pontine, c’est-à-dire vers les premières décennies du Vème siècle av. J.-C. Cela fournit, en plus, un indice possible d’une provenance septentrionale de l’ethnos volsque depuis la zone sabine. Il est donc envisageable que la déesse ait été adorée dans le sanctuaire tibérien, en face de la Sabine, bien avant son arrivée dans le Latium tyrrhénien. Au-delà de la simple fréquentation du lieu de culte et du marché, un rôle de premier plan joué par l’élément sabin pour le Lucus Feroniae en époque archaïque semble suggéré par l’épisode de l’enlèvement de marchants romains relaté par Denys d’Halicarnasse. Les ravisseurs sabins effectuent une rétorsion contre les romains, qui avaient enfermé certains des leurs sur l’Asylum, entre le Capitole et l’Arx, ce qui fait penser que les sabins exerçaient une sorte de protectorat sur le sanctuaire tibérien et qu’ils avaient sur celui-ci une capacité de contrôle semblable à celui que les romains avaient sur l’Asylum romuléen. La vocation commerciale du Lucus Feroniae est naturellement liée à son emplacement topographique, à l’endroit où les parcours sabins de transhumance à courte distance traversent le Tibre, entre les deux grands centres sabins de Poggio Sommavilla et Colle del Forno, pour se diriger vers la côte méridionale de l’Etrurie. La dislocation près du lieu d’arrivée des principaux sentiers de la zone apennine, habitée de peuplades sabelliques, est, en outre, une caractéristique commune aux plus anciens lieux de culte de Feronia, comme par exemple Trebula Mutuesca et Terracina, qui partagent avec le Lucus Feroniae capenate l’emplacement à l’extrémité d’un territoire ethniquement homogène. Il a été observé combien, dans ces sanctuaires, l’activité commerciale maritime était liée à l’échange du bétail et il faut prendre en compte l’ouverture à l’économie pastorale sarde pour comprendre la fondation romaine en 386 av. J.-C. d’une Pheronia polis en Sardaigne, près de Posada. De cette localité provient, en outre, une statuette en bronze, datable entre la fin du Vème et les premières décennies du IVème siècle av. J.-C., qui représente un Hercule de type italique, divinité dont on connaît le lien avec la sphère de l’échange, et surtout son rapport avec les troupeaux. L’époque de l’apoikia sarde a amené à envisager une relation avec le Lucus Feroniae capenate, vu que déjà entre 389 et le 387 av. J.-C. dans le territoire de Capena des colons romains s’étaient établis, unis à des déserteurs provenant de Véies, Capena et Falerii. La filiation du culte sarde à partir du culte tibérien semble, en outre, parfaitement compatible avec les rares attestations relatives à une présence d’Hercule dans le sanctuaire capenate. A ce sujet il est intéressant de remarquer que sur une Heraklesschale, encore inédite, provenant du dépôt votif du sanctuaire, le dieu est représenté avec la leonté et la massue dans la main gauche, et le skyphos en bois dans la main droite. Ces deux derniers attributs d’Hercule étaient conservés dans le sacellum près de l’Ara Maxima du Forum boarium, à Rome, et le skyphos, utilisé par le préteur urbain pour faire les libations au cours du sacrifice annuel auprès de l’Ara, apparaît aussi dans la statue de culte d’Alba Fucens, dans laquelle, en raison de nombreuses similitudes, on a proposé de reconnaître une réplique du simulacre du sanctuaire du Forum boarium. La répétition iconographique de ces éléments dans un sanctuaire-marché situé le long des voies de la transhumance, comme était le Lucus Feroniae, ne semble pas un hasard et pourrait d’ailleurs, dans un certain sens, évoquer le culte de l’Ara Maxima et en particulier un aspect fondamental de celui-ci, représenté par la liaison avec les Salinae aux pieds de l’Aventin. Celles-ci, situées près de la porta Trigemina, et donc proches de l’Ara Maxima, étaient le lieu de dépôt du sel provenant des salines d’Ostie destiné à la Sabine, et en général aux populations établies à l’intérieur de l’Italie centrale et vouées à l’économie pastorale. L’Hercule du Forum boarium, qui protégeait les activités économiques liées aux échanges de bétail, gouvernait aussi à l’approvisionnement du sel, et c’est en ce sens que doit aussi s’expliquer l’épithète de Salarius, attesté pour le dieu à Alba Fucens où, comme on l’a vu, le sanctuaire d’Hercule avait la fonction de forum pecuarium. La dislocation de sanctuaires-marchés le long des voies de transhumance garantissait donc aux pasteurs, après compensation nécessaire, la possibilité de se pourvoir en sel, et la même chose devait advenir au Lucus Feroniae. Ceci semble confirmé par le fait que, comme il a été démontré récemment, la route le long de laquelle se dresse le sanctuaire, l’actuelle route provinciale Tiberina, doive en réalité être identifiée comme la via Campana en territoire falisque, mentionné par Vitruve, en relation avec une source mortelle pour les oiseaux et les petits reptiles. Le nom de la route s’explique, en effet, en relation à son point d’arrivée, le Campus Salinarum situé à l’embouchure du Tibre, où se trouvaient les salines. Dans la zone falisque, l’analyse de la documentation relative aux lieux de culte a mis en évidence une influence majeure de Véies par rapport à la zone capenate. Cela résulte particulièrement important dans un centre comme Narce, marqué, depuis le début de son histoire, par une nette influence de Véies, et dont le déclin coïncidera avec les années de la conquête de la ville étrusque. Pour nous limiter à la sphère du sacré, déjà à partir d’un premier examen du matériel retrouvé dans le sanctuaire suburbain de Monte Li Santi – Le Rote, dont on attend la publication intégrale, on a signalé, à partir du Vème siècle av. J.-C., époque à laquelle commence la fréquentation de l’aire sacrée, la présence de prototypes provenant de Véies, qui sont à l’origine d’une production locale de petites terre cuites figurées. A un modèle de Véies sont reconductibles les citernes à ciel ouvert, qui flanquaient l’édifice templier dans au moins deux des principaux sanctuaires de Falerii Veteres, celui de Vignale et celui de Scasato I, tous deux à identifier comme lieux de culte dédiés à Apollon. Plus difficile est par contre le rapprochement de celles-ci aux citernes fermées retrouvées proche d’une aire sacré urbaine, récemment identifiée dans la moderne rue Gramsci, dans la partie méridionale du plateau de Civita Castellana, tandis que c’est seulement grâce à une vieille note des archives de la Surintendance que nous savons de l'existence d'une citerne semblable retrouvée près de Corchiano au début du Vingtième siècle. Dans les cas mieux documentés de Vignale et de Scasato, de tels systèmes hydrauliques résultent contemporains à la phase la plus antique du sanctuaire, et correspondent à un schéma qui revient à Véies dans le sanctuaire d’Apollon au Portonaccio, proche du temple à oikos de la Piazza d’Armi, dans le sanctuaire de Menerva près de la Porta Caere, ainsi que dans le sanctuaire situé en localité Casale Pian Roseto. Il n’est pas facile de déterminer la valeur exacte à attribuer, selon les cas, à de telles citernes, mais l’emphase topographique qu’on leur accorde dans le cadre des sanctuaires ne semble pas permettre de pouvoir exclure une relation avec les pratiques rituelles. Pour le site de Falerii on a pensé à une relation avec le sanctuaire de Portonaccio, entre autre sur la base d’une correspondance des cultes centrée sur la figure d’Apollon, et la piscine a ainsi été expliquée en relation à des rituels de purification liés à un culte oraculaire. Après la défaite de Véies, Falerii dut faire face non seulement à Rome du point de vue militaire, mais elle dut aussi se montrer non inférieure par prestige et capacité d’autoreprésentation, étant l’autre grand centre de la basse vallée du Tibre. Cet aspect a été noté, en particulier, sur la base de la décoration des temples de la ville falisque, qui connaît vers la deuxième – troisième décennie du IVème siècle av. J.-C. un renouveau général dû à la naissance d’une importante école choroplastique, dont l’activité se reconnaît aussi dans le fragment isolé de relief d’argile représentant une Nike, provenant de Fabrica di Roma. Une autre réaction à la prise de Véies est attestée dans l’autre important centre falisque, celui de Narce, aussi grâce à la documentation fournie par le sanctuaire de Monte Li Santi – Le Rote. Le lieu de culte continue à être fréquenté après la crise de la ville, comme le démontre une consistante contraction des nécropoles à partir du IVème siècle av. J.-C., mais dans la première moitié du IIIème siècle une ultérieure réduction du culte est prouvée dans de nombreux secteurs du sanctuaire, en parallèle à l’introduction de nouvelles catégories d’ex-voto, comme les ex-voto anatomiques, les nouveaux-nés enveloppés dans des bandes, les terre cuites représentant des animaux. Ces changements ont été mis en relation avec la victoire romaine sur les Falisques en 293 av. J.-C., alors qu’un deuxième moment de contraction du culte semble coïncider avec la définitive conquête romaine de 241 av. J.-C. Depuis le début du IIIème siècle av. J.-C., on assiste aussi dans les dépôts votifs de Falerii à l’introduction de nouveaux types d’ex-voto, dont on a parlé précédemment, et, comme pour le sanctuaire de Monte Li Santi – Le Rote, on enregistre la présence de pièces de monnaie romaines, qui commencent à constituer des offrandes. Une telle donnée devient encore plus éloquente lorsqu’on considère l’absence de monnaies locales dans les contextes préromains, qui semble trahir l’indifférence des populations falisques envers un tel type d’offrande. Il est donc évident aussi pour Falerii une influence du marché romain après les évènements belliqueux qui marquèrent la victoire de Spurius Carvilius sur les Falisques. La ville semble toutefois réussir à affronter la crise, au point de ne pas mettre en danger ses institutions, comme le démontrent les dédicaces falisques adressées à Mercure, dans le Sanctuaire dei Sassi Caduti, par les efiles, seuls magistrats attestés en ville. Par ailleurs, aussi avec la construction du nouveau centre de Falerii Novi, la documentation relative à la sphère religieuse prouve la conservation, au niveau public, de la langue et de la graphie falisque, par exemple dans la dédicace à Menerva effectuée par le préteur de la ville, pendant la deuxième moitié du IIIème siècle av. J.-C. (CIL XI 3081). Ce que nous savons sur les cultes de l’époque républicaine se limite au sanctuaire de Lucus Feroniae, où pratiquement tout le matériel et les sources épigraphiques peuvent être situés durant le IIIème siècle av. J.-C., et à deux dédicaces du IIIème siècle av. J.-C. La capitulation de Capena immédiatement après la chute de Véies (395 av. J.-C.) rend, à cette période, la présence romaine stable depuis environ déjà un siècle, et on ne se surprend donc pas du fait que les inscriptions sacrées utilisent un formulaire spécifiquement latin, avec même une présence plutôt précoce d’expressions qui deviendront courante au cours du IIème siècle av. J.-C. Un des premiers exemples attestés d’abréviations aux seules initiales de la formule de dédicace d(onum) d(edit) me(rito) se trouve dans CIL I, 2435, et provient de la nécropole capenate de Saliere. La plus antique documentation archéologique sur la vie religieuse de la zone prise en examen provient de Falerii Veteres. En ordre chronologique, la première divinité présente épigraphiquement est Apollon, dont le nom apparaît gravé en langue falisque sur un fragment de céramique attique remontant aux premières décennies du Vème siècle av. J.-C., qui provient du sanctuaire de Vignale. Il est intéressant de noter qu’il s’agit dans l’absolu de la plus antique attestation connue du nom latinisé du dieu, ce qui indique son assimilation précoce dans le pantheon falisque où, déjà à partir de cette époque, il faut reconnaître comme déjà effectuée l’identification entre Apollon et le dieu local Soranus. Le culte du dieu de Soratte, attesté épigraphiquement seulement à l’époque impériale, à travers deux dédicaces à Soranus Apollo, peut être situé de manière cohérente parmi les plus antiques manifestations religieuses du territoire falisco-capenate, et probablement le centre du culte du Mont Soratte devait servir de point de jonction entre les deux zones. Dans le territoire falisque la présence du dieu laisse des traces plus consistantes, à travers la duplication du culte d’Apollon à Falerii Veteres et une dédicace d’époque républicaine venant de Falerii Novi, tandis qu’elle semble s’affaiblir dans l’aire capenate, où on en trouve trace seulement dans deux dédicaces à Apollon, datant de la première époque impériale à Civitella S. Paolo, et dans un passage controversé de Strabon qui, apparemment par erreur, situe au Lucus Feroniae les cérémonies en l’honneur de Sorano, qui étaient au contraire célébrées sur le Mont Soratte. Cette information toutefois s’insère dans un système de correspondances cultuelles qui, associées à une déesse chtonienne, de la fertilité, et à un parèdre de type « apollinien », c’est-à-dire une divinité masculine, jeune, d’aspect infernal et mantique. Ce n’est pas un hasard, dans ce contexte, que le sanctuaire pour lequel est attestée une plus antique fréquentation à Falerii Veteres soit celui de Iuno Curitis, une divinité qui semble répondre au schéma de déesse matronale et guerrière (il s’agissait d’une Junon armée, mais aussi protectrice des matrones) pour laquelle, en outre, on a la preuve de l’association cultuelle avec un jeune dieu, de la même typologie que celle présente à Sorano. Même si on n’a pas d’attestations directes de l’existence de rapports entre Iuno Curitis et Sorano Apollo, il semble qu’il ne faille pas délaisser le fait que l’unique statuette d’Apollon jouant de la lyre, du IVème siècle av. J.-C., retrouvée à Falerii Veteres provienne justement du sanctuaire de la déesse; en outre lorsqu’elle fut évoquée à Rome après la prise de Falerii en 241 av. J.-C., en même temps que son temple situé in Campo, un autre temple fut construit, celui de Iuppiter Fulgur, une divinité du centre falisque pareillement évoquée, et pour laquelle on peut établir des parallèles avec Soranus, au travers de l’assimilation avec Veiove. Dans le territoire falisque comme dans celui capenate, les plus anciennes attestations cultuelles se réfèrent donc à un couple de divinités qui, tout en ayant des différences dans des aspects spécifiques du culte, semblent répondre à des exigences cultuelles plutôt homogènes. Durant l’époque impériale, enfin, le panorama des cultes de la zone considérée semble devenir plus homogène, en suivant par ailleurs une tendance générale. La manifestation plus évidente est formée, naturellement, par le culte impérial, présent très tôt en Etrurie méridionale. Le plus antique témoignage du culte impérial connu en Etrurie provient de Nepi, et il est constitué d’une dédicace en l’honneur d’Auguste de la part de quatre Magistri Augustales (CIL XI, 3200). L’inscription est datable à 12 av. J.-C., année de la fondation du collège de Nepi et de l’institution à Rome du culte du Genius d’Auguste ainsi que des Lares Augusti, vénérés dans les compita des vici de la ville. D’autres exemples d’une diffusion plutôt précoce du culte impérial viennent de Falerii Novi (CIL XI, 3083, datable entre 2 av. J.-C. et l’an 14 ; CIL XI, 3076, époque augustéenne); de Lucus Feroniae, où vers 31 av. J.-C. l’usage de la formule in honorem domus divinae (AE 1978, n. 295) est documenté pour la première fois. Le fait que la diffusion du culte impérial dans le territoire falisco-capenate ait commencé pratiquement dans les mêmes années qu’à Rome semble aussi lié aux rapports qu’eurent Auguste et la dynastie julio-claudienne avec ce territoire. Après Anzio les vétérans d’Octave obtinrent des terres en Etrurie méridionale, le long du cours du Tibre, et ce n’est pas un hasard si l’Augusteum de Lucus Feroniae, le seul en Etrurie méridionale connu outre que de manière épigraphique aussi grâce à ses vestiges, ait été érigé entre 14 et 20 apr. J.-C. par deux membres de la gens sénatoriale, filo-augustéenne, des Volusii Saturnini. Auguste lui-même et des membres de la dynastie participèrent directement à la vie civile des centres de la région: Auguste fut pater municipii à Falerii Novi, Tibère et Druse Majeur furent les patrons de la colonie à Lucus Feroniae, entre 11 et 9 av. J.-C. La présence, en outre, d’affranchis impériaux sur le territoire capenate, chargés de l’administration du patrimoine de l’empereur, fait penser à l’existence de fundi impériaux. La documentation d’époque impériale est formée d’une série d’inscriptions qui difficilement peuvent nous faire remonter à des lieux de cultes bien précis, et desquelles dans de nombreux cas, on déduit surtout une demande de santé et de fertilité à la divinité, comme il était fréquent à l’époque républicaine, entre le IV et le IIème siècle av- J.-C., qui s’exprime au moyen d’offrandes d’ex-voto anatomiques dans les sanctuaires. On connaît aussi quelques attestations de cultes orientaux (Mater Deum et Isis, parfois associées, provenant de Falerii Novi et de son territoire ; une dédicace à la Mater Deum de Nazzano, en territoire capenate), qui entrent dans le cadre d’une dévotion privée, sauf dans le cas du sacerdoce d’Isis à Mater Deum présent à Falerii Novi.
The list of documentary sources concerning the religious life of the falisco-capenate area aim at findings the places of worship that can be identified with certainty. Whenever this has not been possible we have signalled the worship anyway. Through these documents we intend to reconstruct the history of the cults of the area examined, from its beginning to imperial age. The examined area, included in the Regio VII Etruria of the territorial organisation of Augustean Italy, is enclosed within the natural limits of the Bracciano lake and Vico lake at west, of the Tiber at east; the northern and southern limits are marked, respectively, by the Cimini mounts and Sabatini mounts. The sites considered are Lucus Feroniae, Capena, Falerii Veteres, Falerii Novi, Narce, Sutrium et Nepet.
XIX Ciclo
1977
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Barros, Antônio Leandro Gomes de Souza. "Chapingo: Capela." Universidade do Estado do Rio de Janeiro, 2011. http://www.bdtd.uerj.br/tde_busca/arquivo.php?codArquivo=3316.

Full text
Abstract:
Essa dissertação é uma proposta de releitura do conjunto de murais no interior da Capela de Chapingo, México. Tal releitura de crítica artística relaciona-se à apropriação de uma metodologia derivada da própria noção de capela, metodologia essa que compactua com o ambiente artístico em questão e com a fenomenologia do contemplador desse conjunto. O objetivo dessa proposta é apresentar as nuances envolvidas no conceito-chave, por parte da historiografia artístico-religiosa, de suporte-capela, isto é, a capela não apenas como ambiente religioso, mas como ocasião artística
This paper is a re-reading proposal for the set murals inside the Chapingos Chapel, Mexico. Such critice of art are related to appropiation of a methodology derived from the own notion of chapel. The objetive of this proposal and methodology is to present the details involved in the key-concept of support-chapel not only as a religius espace, but as artistic medium too
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Pucariço, Filipa Matos Novo. "Estudo do impacto socioeconómico da Capeia Arraiana." Master's thesis, Universidade de Lisboa. Faculdade de Medicina Veterinária, 2015. http://hdl.handle.net/10400.5/8443.

Full text
Abstract:
Dissertação de Mestrado Integrado em Medicina Veterinária
A Capeia Arraiana é uma manifestação tauromáquica de cariz popular de algumas freguesias do concelho do Sabugal. É única no mundo, sendo caracterizada pelo uso de um objeto de madeira – forcão – com o qual um grupo de trinta homens espera as investidas dos toiros. As suas origens não são completamente conhecidas, mas sabe-se que existe pelo menos desde o séc. XIX. Com uma aceitação crescente na região, foi recentemente classificada como Património Cultural Imaterial. Tem lugar maioritariamente no mês de agosto, aumentando a população em cerca de 10 vezes neste mês, nas aldeias onde se realiza. Atendendo à crescente desertificação e ao envelhecimento da população, justificase conhecer os impactos desta manifestação a diferentes níveis. Este trabalho pretendeu caracterizar os vários agentes económicos a montante e a jusante da Capeia Arraiana. Para tal, procedeu-se ao levantamento de dados relativos ao período 2009-2013 e à implementação de inquéritos aos vários agentes identificados. O presente trabalho confirma que, na região em estudo, a Capeia Arraiana tem um impacto socioeconómico relevante. Para a população residente, a Capeia Arraiana parece caracterizar-se essencialmente como um inquestionável fator identitário e um importante legado cultural, para além de gerar diversos benefícios na região.
ABSTRACT - SOCIO-ECONOMICAL IMPACT OF CAPEIA ARRAIANA - The Capeia Arraiana is a popular tauromachy manifestation of some parishes of the region of Sabugal. It is unique in the world and it is characterized by the use of a wooden pitchfork – forcão – with which a group of thirty men waits for the charges of the bulls. Its origins are not completely understood, but it is known that the Capeia Arraiana exists since the 19th century. With a growing acceptance in the region, it was recently classified as Intangible Cultural Heritage. It takes place mostly in August, and the population multiplies tenfold during this period. Considering the growing depopulation and the ageing of the inhabitants, this work aims to characterize the various upstream and downstream players of this manifestation. For that, data from the period between 2009 and 2013 were collected and questionnaires were implemented to samples of the different players. Multivariate analysis, namely factor analysis, and test hypotheses were undertaken. The relevant socio-economic impact of this event can be confirmed over this work. For the resident population, Capeia Arraiana is characterized as an unquestionable identity factor and a cultural legacy, recognizing several benefits to the region.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Robinson, Kristina K. "Per Capita." ScholarWorks@UNO, 2015. http://scholarworks.uno.edu/td/2023.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Bonneau, Paul G. (Paul Gregory). "A Capella Eletronnica." Thesis, University of North Texas, 1995. https://digital.library.unt.edu/ark:/67531/metadc279371/.

Full text
Abstract:
The intent of A capella Eletronnica is to explore the possibility of the human voice as the most versatile of musical instruments. The voice, capable of melodic, harmonic, percussive and rhythmic effects, is also employed for spoken text and conversational elements as musical sources. My aim was to enlarge this array of vocal techniques with the use of electronic processing and amplification.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Cavender, Jennifer J. "Capers Island a novel /." Huntington, WV : [Marshall University Libraries], 2005. http://www.marshall.edu/etd/descript.asp?ref=552.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Lôbo, Tereza Caroline. "Capela do Rio do Peixe em Pirenópolis/Goiás: lugar de festa." Universidade Federal de Goiás, 2011. http://repositorio.bc.ufg.br/tede/handle/tede/3562.

Full text
Abstract:
Submitted by Luciana Ferreira (lucgeral@gmail.com) on 2014-11-06T14:30:01Z No. of bitstreams: 2 Tese - Tereza Caroline Lôbo - 2011.pdf: 15972991 bytes, checksum: 11b61c7ad2bda8188186e775bcd47201 (MD5) license_rdf: 23148 bytes, checksum: 9da0b6dfac957114c6a7714714b86306 (MD5)
Approved for entry into archive by Luciana Ferreira (lucgeral@gmail.com) on 2014-11-06T14:41:17Z (GMT) No. of bitstreams: 2 Tese - Tereza Caroline Lôbo - 2011.pdf: 15972991 bytes, checksum: 11b61c7ad2bda8188186e775bcd47201 (MD5) license_rdf: 23148 bytes, checksum: 9da0b6dfac957114c6a7714714b86306 (MD5)
Made available in DSpace on 2014-11-06T14:41:17Z (GMT). No. of bitstreams: 2 Tese - Tereza Caroline Lôbo - 2011.pdf: 15972991 bytes, checksum: 11b61c7ad2bda8188186e775bcd47201 (MD5) license_rdf: 23148 bytes, checksum: 9da0b6dfac957114c6a7714714b86306 (MD5) Previous issue date: 2011-04-01
The celebration in honor of Our Lady of St. Ana which occurs since the eighteenth century, in July, in the Capela do Rio do Peixe in Pirenópolis/GO, constitutes a phenomenon characteristic of the community who have experienced it, implying as a process that involves action and production of a place clearly buoyed by moments of sharing and solidarity. This "meeting place" is tied to space and landscape, and these shares are essential in the formation of identities and manifestations of the place. It is proposed in this paper a research focus, through symbols and rituals at the party-place, the meanings of this phenomenon festive. The research aims to highlight that more than an ancient religious tradition, festive resistant to change and the party conflict is revealed as a phenomenon based on an intense self-managed process, the original party disappeared and transcended the religious aspect, and now presents different uses and meanings. Thus, we sought the possible answers to the problem proposed in this study, namely: how the conflicts arising from the encounter of several trajectories during the time of the party appear in our present and guide the senses of place given to them (the participants ) to the feast of Our Lady at St. Ana's Capela do Rio do Peixe, Pirenópolis/GO? In conducting the research at the present time (2007 to 2010) and live with / in their area of occurrence is proposed to submit more than one outside world in importance and power that provides a simple environment of human action, but an inner world, feelings and desires that impresses by the complexity of their reality.
O festejo em louvor a Nossa Senhora Sant’Ana, o qual ocorre desde a metade do século XVIII, em julho, no povoado da Capela do Rio do Peixe em Pirenópolis/GO, constitui-se fenômeno próprio da comunidade que o vivencia, implicando um processo que envolve ação e produção de um lugar nitidamente balizado por momentos partilhados e solidários. Esse “lugar de encontros” está atrelado ao espaço e à paisagem, sendo estes partes imprescindíveis na constituição das identidades e nas manifestações do lugar. Propõe-se, neste trabalho, uma investigação que destaque, por via dos símbolos e rituais presentes na festa-lugar, os significados de tal fenômeno festivo. A pesquisa visa ressaltar que, mais do que uma antiga tradição religioso-festiva resistente às transformações e conflitos, a festa revela-se como um fenômeno fundado num intenso processo autogerativo, posto que a festa original desapareceu e transcendeu o aspecto religioso, aduzindo agora usos e significados diversos. Dessa forma, buscaram-se as respostas possíveis para o problema proposto nesta pesquisa: de que modo os conflitos originados do encontro de várias trajetórias durante o momento da festa apresentam-se na atualidade e orientam os sentidos de lugar dados por eles (os participantes) à festa de Nossa Senhora Sant’Ana na Capela do Rio do Peixe em Pirenópolis/GO? Ao realizar a pesquisa no tempo atual (2007 a 2010) e viver com/no seu espaço de ocorrência, dispomo-nos a apresentar mais do que um mundo exterior em importância e poderes que fornecem um simples ambiente da ação humana, mas sim um mundo interior, dos sentimentos e desejos que impressionam pela complexidade de sua realidade.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Belinha, Bárbara Sofia Alves. "Modelos de gestão e reforma educativa: estágio na Escola Domingos Capela." Master's thesis, Universidade de Aveiro, 2013. http://hdl.handle.net/10773/12334.

Full text
Abstract:
Mestrado em Administração e Gestão Pública
O presente trabalho propõe-se divulgar as transformações mais significativas e mais recentes da legislação portuguesa respeitante à matéria da educação. Neste trabalho pretende-se analisar a existência, ou não, de reformas descentralizadoras na educação portuguesa, bem como a coerência da legislação face ao modelo de governação e gestão vigente (Nova Gestão Pública). Por fim realiza-se uma análise do impacto do novo decreto-lei nº 137/2012 na Escola Domingos Capela.
The main focus of this study is analyze the most recent and significant transformations of the Portuguese Education Legislation and compare those changes with the characteristics of New Public Management. Finally, it will be present a brief reflection about the impact of the new Decree-Law nº 137/2012 in the Domingos Capela School.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Rosa, Carlos José Garcia. "Sargento Getúlio, capanga-da-lei." reponame:Biblioteca Digital de Teses e Dissertações da UFRGS, 2015. http://hdl.handle.net/10183/131773.

Full text
Abstract:
Sargento Getúlio, de João Ubaldo Ribeiro, foi publicado em 1971, no entanto é ambientado no sertão de Sergipe da década de 1950. Getúlio tem a missão de levar um prisioneiro do interior da Bahia até a capital de Sergipe, Aracaju. No entanto, no meio da travessia, recebe uma contraordem para abortar a missão. Ocupando papéis sociais distintos, e talvez antagônicos (capanga e policial militar), vê seu mundo sendo colocado em xeque: é a chegada da lógica do mundo moderno que irá desencadear uma série de transformações sociais, políticas e econômicas, no Brasil, objetivando retirá-lo da condição de subdesenvolvimento. Emparedado entre sua formação sertaneja e a chegada desta nova ordem que rechaça velhas práticas, como o uso da violência, acaba por descobrir sua real condição de dominado. Parte da literatura regionalista, bem como algumas produções do Cinema Novo, buscaram representar, cada um com suas estratégias narrativas e fins, esse período de transição e as problemáticas geradas a partir disso.
Sargento Getúlio, de João Ubaldo Ribeiro, fue publicado en 1971, sin embargo fue ambientado en el interior de Sergipe de la década de 1950. La misión de Getúlio es llevar un prisionero del interior de Bahia a la capital de Sergipe, Aracaju. Sin embargo, en el medio de la travesía, recibe una contraorden para abortar la misión. Ocupando diferentes roles sociales, y tal vez antagónicos (hombre de confianza y policía militar) ve su mundo ser puesto en tela de juicio: es la llegada de la lógica del mundo moderno que dará inicio a una serie de transformaciones sociales, políticas y económicas, en nuestro país, con el objetivo de sacarlo de su condición de subdesarrollo. Encerrado entre su formación de interior y la llegada de este nuevo orden que rechaza las viejas prácticas, como el uso de la violencia, con el tiempo descubre su verdadera condición de dominado. Parte de la literatura regionalista, así como algunas de las nuevas producciones del Cine Nuevo, trató de representar, cada un con sus estrategias narrativas y fines, ese periodo de transición y las problemáticas generadas a partir de eso.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Frödin, Ellen. "Hatten, dockan, capen, byrån : ting och tinglighet hos Djuna Barnes." Thesis, Stockholms universitet, Avdelningen för litteraturvetenskap, 2013. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:su:diva-96807.

Full text
Abstract:
The inhuman element in Djuna Barnes’s works has been widely acknowledged. So far the research has, however, concerned itself primarily with animality, thus neglecting the importance of things and thingliness in her texts. In this essay I outline a new way of approaching Barnes were things are taken into account as a vital element in her literary world, using theories on prostheses, fetishes and souvenirs. In Nightwood and four of the short stories, ”A Night Among the Horses”, ”Aller et Retour”, ”Cassation”, and ”The Grande Malade”, I examine clothing, interiors, collections, statues and dolls as objects that in different ways harbour meaning, dream, riddle, memory, history, longing and desire. The aim is not at translating these objects; my concern is not so much with what they mean, as how they mean; how they are used and thus how they interact with the characters.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
11

Basile, Daniel Raul Santurio. "AVALIAÇÃO DA INCIDÊNCIA DE LOMBALGIA NOS TRABALHADORES ENVOLVIDOS NA ATIVIDADE DE CAPINA NA CULTURA DO CAFÉ." Centro Universitário de Caratinga, 2004. http://bibliotecadigital.unec.edu.br/bdtdunec/tde_busca/arquivo.php?codArquivo=165.

Full text
Abstract:
Este estudo teve como objetivo detectar os fatores de risco na temática da incidência da lombalgia na capina na cultura do café, particularizando a realidade do município de Caratinga, em Minas Gerais. Foi investigada em dois momentos; no primeiro foram realizadas filmagens e entrevistas individuais com 14 trabalhadores, em quatro áreas rurais deste município, enquanto tentativa de acesso a informações sobre as características do espaço produtivo e dos trabalhadores, bem como das relações produtivas. E no segundo, foi aplicado o Questionário Nórdico e utilizado o LMM, como instrumentos para desvendar além de caracteres de 21 trabalhadores rurais, a retratação dos riscos e da incidência desta doença em nível ocupacional. Os resultados obtidos possibilitam evidenciar que estas tarefas são executadas por indivíduos na sua idade produtiva; de ambos os sexos com predomínio do masculino; destacando-se que as mulheres se dedicam a dupla jornada e existem trabalhadores jovens. A incidência de distúrbios músculo-esqueléticos entre os trabalhadores foi de 42,8 % sendo o mais acometido dor nas costas inferior. Os fatores de risco identificados podem ser divididos em relação a vida diária, como atividade monótona; fatores psicossociais; fumo; alcoolismo; longas jornadas com mais de 40 h/semana ; posto de trabalho sem exigências de qualificação e despreocupação com riscos individuais. Reforça-se que o ambiente de trabalho apresenta possibilidades de fatores de risco físico, como o uso de técnicas manuais aleatórias sendo utilizado como instrumento de trabalho a enxada , inexistindo projeto ergonômico. A realização das tarefas cotidianas no espaço produtivo implica em atividade postural com predomínio em flexão (100% ) e desvios do tronco lateral em rotação, repetitividade do movimento com ciclos de 5 minutos ininterruptos em posição estática e dinâmica conjugadas. Assim, pode-se evidenciar que existe possibilidade de lesão não imediata para o iniciante, entretanto latente para o trabalhador que vem dedicando a este serviço a longo tempo. Reforça-se também que estas situações revelam que uma possível explicação para a origem desta queixa de lombalgia deve estar relacionada à alta repetitividade de movimentos de flexão e extensão com o tronco e a manutenção da postura encurvada por longos períodos de tempo. A postura encurvada para ser mantida requer uma contração levando à fadiga muscular que ao se tornar crônica leva a dor.Acredita-se que os resultados deste estudo são relevantes e demonstrativos da necessidade de estudos futuros, reconhecendo-se que o desconforto das dores lombares não é só física, mas também psicossocial.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
12

Malta, Judson Augusto Oliveira. "Dinâmica fitogeográfica do Refúgio de Vida Silvestre Mata do Junco Capela/SE." Universidade Federal de Sergipe, 2012. https://ri.ufs.br/handle/riufs/5500.

Full text
Abstract:
Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico
In the present study has aimed to analyse the phytogeographic dynamic in The Refúgio de Vida Silvestre Mata do Junco (RVSMJ), located in Capela/Se district, with the main hypothesis that the current configuration of remnant forest comes from the historical construction of the society-nature relationship. For this, diverse methods and approaches was used as field studies, surveys, semi-structured interviews, and techniques of geoprocessing such as, photo-interpretation, terrain numerical model, thematic mapping, profiles of phytogeographic and using of soil, etc. The results allowed us to get the analysis correlating the phytogeographic dynamic with the geomorphology, topography and fragmentation. In this process, which we has mapped and characterized four tipologies of phytophysionomic platforms, namely, herbaceous, shrubby, arborescent and arboreal. It was also elaborated, a study of the landscapes units of RVSMJ based on correlation of the diverse thematic maps presented: soils, slope, hypsometric, climate, water resources, and specially the using of soil, geomorphology, and phytophysionomy and paths. The results show that RVSMJ is not a continuous forest along its entire length. He has different compositions phytogeographic with the presence of landscape units weakened due to the degradation and ownership of natural systems: at the top of the trays, the construction of roads, agriculture and housing; in part, by the development of erosion processes, and in the valley, by human interference that changed the characteristics of phytophysionomic composition.
No presente estudo teve-se por objetivo analisar a dinâmica fitogeográfica no Refúgio de Vida Silvestre Mata do Junco (RVSMJ), Capela/SE, tendo como hipótese que a atual configuração do remanescente florestal provém da construção histórica da relação sociedade-natureza. Para tanto, diversos métodos e abordagens foram utilizadas na pesquisa de campo, nos mapeamentos e em entrevistas semi-estruturadas. Além de técnicas de geoprocessamento, como: fotointerpretação, modelo numérico de terreno, mapeamentos temáticos, perfis fitogeográficos e de uso do solo etc. Os resultados nos permitiram chegar a análises correlacionando a dinâmica fitogeográfica com a geomorfologia, a topografia e a fragmentação florestal. Neste processo, foram mapeadas e caracterizadas quatro tipologias de estratos fitofisionômicos, a saber, herbáceo, arbustivo, arborescente e arbóreo. Foi elaborado, também, um estudo acerca das unidades de paisagens do RVSMJ, baseado na correlação dos diversos mapas temáticos apresentados: solos, declividade, hipsometria, clima, recursos hídricos e, principalmente, uso do solo, geomorfologia e fitofisionomias e caminhos. Os resultados demonstram que o RVSMJ não é uma floresta contínua ao longo de toda a sua extensão. Ele possui diferentes composições fitogeográficas com a presença de unidades de paisagem fragilizadas por conta da degradação e apropriação dos sistemas naturais: no topo dos tabuleiros, pela construção de estradas, agricultura e habitações; na vertente, pelo desenvolvimento de processos erosivos; e no vale, pelas derivações antropogênicas que modificaram as características da composição fitofisionômica.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
13

FEDERICO, LUCA. "L'apprendistato letterario di Raffaele La Capria." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1005664.

Full text
Abstract:
Superati «novant’anni d’impazienza» e dopo un lungo periodo votato all’autocommento e all’esplorazione delle proprie intenzioni, Raffaele La Capria ha raccolto le sue opere in due Meridiani curati da Silvio Perrella. La Capria ne ha celebrato l’uscita nella prolusione inaugurale di Salerno Letteratura, poi confluita nel breve autoritratto narrativo "Introduzione a me stesso" (2014). In questa sede, l’autore è tornato su alcuni punti essenziali della sua riflessione sulla scrittura, come la relazione, reciproca e ineludibile, fra tradizione e contemporaneità. All’epilogo del «romanzo involontario» di una vita, La Capria guarda retrospettivamente alla propria esperienza come ad un’autentica educazione intellettuale. Perciò, muovendo da un’intervista inedita del 2015, riportata integralmente in appendice, la tesi ha l’obiettivo di ricostruire l’apprendistato letterario di La Capria dai primi anni Trenta, quando l’autore ancora frequentava il ginnasio, fino all’inizio dei Sessanta, quando ottenne il premio che ne avrebbe assicurato il successo. Il percorso, che riesamina l’intera bibliografia lacapriana nella sua varietà e nella sua stratificazione, si articola in una serie di fasi interdipendenti: la partecipazione indiretta alle iniziative dei GUF (intorno alle riviste «IX maggio» e «Pattuglia»); l’incursione nel giornalismo e l’impegno culturale nell’immediato dopoguerra (sulle pagine di «Latitudine» e di «SUD»); l’attività di traduttore dal francese e dall’inglese (da André Gide a T.S. Eliot); l’impiego alla RAI come autore e conduttore radiofonico (con trasmissioni dedicate a Orwell, Stevenson, Saroyan e Faulkner); la collaborazione con «Il Gatto Selvatico», la rivista dell’ENI voluta da Enrico Mattei e diretta da Attilio Bertolucci; e le vicende editoriali dei suoi primi due romanzi, “Un giorno d’impazienza” (1952) e “Ferito a morte” (1961), fino alla conquista dello Strega. La rilettura dell’opera di uno scrittore semi-autobiografico come La Capria, attraverso il costante riscontro di fonti giornalistiche, testimonianze epistolari e documenti d’archivio che avvalorano e occasionalmente smentiscono la sua versione dei fatti, diventa allora un’occasione per immergersi nella sua mitografia personale e avventurarsi in territori finora poco esplorati: come la ricostruzione del suo profilo culturale, a partire dal milieu in cui La Capria vive e opera, o l’incidenza delle letture e delle esperienze giovanili sulla sua prassi letteraria.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
14

NASCIMENTO, Sérgio Alves do. "Células de córnea fetal caprina naturalmente imortalizada para produção de antígenos do vírus da artrite encefalite caprina." Universidade Federal Rural de Pernambuco, 2012. http://www.tede2.ufrpe.br:8080/tede2/handle/tede2/5860.

Full text
Abstract:
Submitted by (edna.saturno@ufrpe.br) on 2016-11-04T16:22:18Z No. of bitstreams: 1 Sergio Alves do Nascimento.pdf: 768542 bytes, checksum: b909fa47d18e5a1f4cc1dfdb90c42f7d (MD5)
Made available in DSpace on 2016-11-04T16:22:18Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Sergio Alves do Nascimento.pdf: 768542 bytes, checksum: b909fa47d18e5a1f4cc1dfdb90c42f7d (MD5) Previous issue date: 2012-02-28
Cells which grow in vitro culture is divided into three categories: primary, secondary or crop finite line and continuous line, that can be grown indefinitely. These tumors derived from transformed cells or artificially or naturally. This work describes a cell line of fetal goat cornea (CorFC) and its growth in media supplemented with low FBS aimed at producing virus antigens caprine arthritis-encephalitis for antibodies by agar gel immunodiffusion. The cell line has CorFC fibroblastic appearance and has been cultivated for more than two years, more than 40 passages without noticeable change in the morphology or the rate of cell multiplication. Of the 163 serum samples tested by micro-AGID with antigen (Ag) commercial (Biovetech, Brazil), 29 (17.79%) were positive, of these, 28 were also positive for micro-AGID-MEM with Ag and Ag -DMEM/12 Ag and 29 with RPMI-1640. We observed excellent agreement adjusted kappa (k) between the micro-AGID tests employing the commercial Ag, Ag-MEM and Ag-DMEM/F12 (k = 0.98) between the antigen and perfect commercial and Ag-RPMI 1640 (k = 1,00). Due to their growth characteristics of cells CorFC have behaved as a continuous lineage, which can only be definitively confirmed with continued passages. The studied cell culture media (MEM, DMEM/F12 and RPMI 1640) showed to be adequate to nourish the cell lineage CorFC. However, considering jointly the medium RPMI 1640 was the most recommended for cultivation, in supplementation of 2% FBS for scheduling and 0.1% to manutenção.As CorFC cell line grown in MEM, and DMEM/F12 RPMI 1640 proved to be highly permissive to CAEV replication of the virus in medium with low FBS, with production of higher quality antigens, reducing input costs and simplify the processes of purification of proteins, especially when the RPMI 1640 is used.
As células que crescem em cultivo in vitro estão divididas em três classes: primárias, de linhagem finita ou cultivos secundários e de linhagem contínua, que podem ser multiplicadas indefinidamente. Estas derivam de tumores ou células transformadas artificial ou naturalmente. Neste trabalho é descrita uma linhagem de células de córnea de feto caprino (CorFC) e seu cultivo em meios suplementados com baixo teor de SFB visando à produção de antígenos do vírus da artrite-encefalite caprina para pesquisa de anticorpos pela imunodifusão em gel de Agar. A linhagem celular CorFC apresenta aparência fibroblástica e vem sendo cultivada há mais de 2 anos, por mais de 40 passagens, sem alteração perceptível na morfologia ou na taxa de multiplicação celular. Das 163 amostras de soros testados pela micro-IDGA, com antígeno (Ag) comercial (Biovetech, Brasil), 29 (17,79%) apresentaram resultado positivo; dessas, 28 também foram positivas à micro-IDGA com Ag-MEM e Ag-DMEM/12 e 29 com o Ag-RPMI 1640. Foi observada ótima concordância ajustada de kappa (k) entre os testes de micro-IDGA empregando-se o Ag comercial, Ag-MEM e Ag-DMEM/F12 (k = 0,98) e perfeita entre o antígeno comercial e Ag-RPMI 1640 (k = 1,00). Devido às suas características de crescimento as células CorFC têm se comportado como de linhagem contínua, o que só poderá ser definitivamente comprovado com a continuação das passagens. Os meios de cultivo celular estudados (MEM, DMEM/F12 e RPMI 1640) demonstraram-se adequados para nutrir as células de linhagem CorFC. Entretanto, considerando em conjunto, o meio RPMI 1640 seria o mais recomendado para seu cultivo, nas suplementações de 2% de SFB para escalonamento e de 0,1% para manutenção.As células da linhagem CorFC cultivadas em MEM, DMEM/F12 e RPMI 1640 mostraram-se altamente permissíveis à replicação do vírus CAEV em meio com baixo teor de SFB, com produção de antígenos de melhor qualidade, redução de custos com insumos e simplificação no processos de purificação de proteínas, sobretudo quando o meio RPMI 1640 é usado.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
15

Santos, Marta Aline. "Ações de educação ambiental Refúgio de Vida Silvestre Mata do Junco, Capela/SE." Pós-Graduação em Desenvolvimento e Meio Ambiente, 2014. https://ri.ufs.br/handle/riufs/4098.

Full text
Abstract:
The Conservation Unit (CU) of the Wildlife Refuge Mata do Junco is located on the outskirts of the city of Capela, Sergipe, Brazil . Home to endangered species, like the monkey guigó for example, fragments of Atlantic forest and headwaters of several rivers, most notably the source of the River Lagartixo responsible for the water supply of the city of Capela. Like other CU in the country, the WR Mata do Junco suffers from a lack of respect to their goals and values, especially the extractive use of natural resources. These difficulties have been addressed with actions of the Environmental Education in Unit of Conservation. Environmental Education (EE) is an important instrument of legitimation and consolidation of Environmental Conservation and Sustainable Development . Thus this research aims to analyze the characteristics of the results of Environmental Education that were developed in the Wildlife Refuge (WR) Mata do Junco in Capela city - Sergipe in the years 2012 and 2013 . To that end, data with the technical coordination of the WR and with the locals, especially from its surroundings and visitors to the CU through semi - structured interviews were collected . The procedure for the analysis of the interview with the technical coordination of WR Mata do Junco was discourse analysis, merging it with the standards set out in the Management Plan for the CU. In interviews with the community the content analysis method, which seems appropriate when applied to extremely diverse discourses was used. After this analysis, the WR Mata do Junco was classified according to the regularity of actions implemented of the EE in spot . The results point to the awareness of most respondents , confirming the performance of the shares of EE by CU, according to current legislation, being considered as a conservation with active behavior.
A Unidade de Conservação Refúgio da Vida Silvestre Mata do Junco localiza-se nos limites do município de Capela, Sergipe, Brasil. Abriga espécies ameaçadas de extinção como o macaco-guigó, fragmentos de mata atlântica e nascentes de vários rios, se destacando a nascente do Rio Lagartixo, responsável pelo abastecimento de água da cidade de Capela. Assim como as demais UCs do país, o RVS Mata do Junco sofre com a falta de respeito aos seus objetivos e valores, em especial pelo uso extrativista dos recursos naturais. Tais dificuldades tem sido combatidas com ações de Educação Ambiental pela referida Unidade de Conservação. A Educação Ambiental é um importante instrumento de legitimação e consolidação da conservação ambiental e do desenvolvimento sustentável. Assim a presente pesquisa objetiva analisar as características dos resultados das Ações de Educação Ambiental que foram desenvolvidas no Refúgio de Vida Silvestre Mata do Junco em Capela Sergipe nos anos 2012 e 2013. Para tanto, foram coletados dados com a coordenação técnica do RVS e com os moradores da região, sobretudo do seu entorno e visitantes da UC através de entrevistas semi-estruturadas. O procedimento para a análise da entrevista com a coordenação técnica do RVS Mata do Junco foi análise do discurso, intercalando-a com as normas estabelecidas no Plano de Manejo da UC. Para as entrevistas com a comunidade foi utilizada a análise de conteúdo, método que se mostra apropriado quando aplicado a discursos extremamente diversificados. Após essa análise, o RVS Mata do Junco foi classificada segundo a regularidade das ações de EA implementadas in locus. Os resultados apontam para a sensibilização da maioria dos entrevistados, confirmando a atuação das ações de EA pela UC, seguindo a legislação vigente, sendo considerada como uma Unidade de Conservação com comportamento ativo.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
16

Ianni, Aurea Maria Zöllner. "Meio ambiente e saúde na periferia da metrópole. Capela do Socorro, São Paulo." Universidade de São Paulo, 1999. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/90/90131/tde-26022008-161403/.

Full text
Abstract:
Este trabalho teve por objetivo analisar a percepção sobre saúde e meio ambiente de moradores do município de São Paulo. A pesquisa foi desenvolvida na região da Capela do Socorro, bairro da periferia da zona sul da cidade, emarcada pela Lei de Proteção aos Mananciais em virtude da localização, na área, dos reservatórios Billings e Guarapiranga, que abastecem a região metropolitana de São Paulo. A metodologia utilizada foi qualitativa, baseada na coleta de entrevistas junto aos moradores da Capela do Socorro, tendo em vista captar as suas percepções sobre o tema. As categorias de análise, que aparecem nos resultados deste trabalho, foram estabelecidas a partir dos estudos previamente desenvolvidos e das diversas referências contidas nos depoimentos. Os resultados indicaram, também, que esses moradores apresentam uma concepção própria, coletiva, sobre as questões de saúde e ambiente, referenciadas em suas condições concretas de vida. A pesquisa buscou captar o quê pensa o morador da periferia da região metropolitana de São Paulo a respeito da produção social da saúde e do meio ambiente.
This master dissertation has the aim of analysing the self-perception over health and environment relationship by the inhabitants from Capela do Socorro neighborhood, São Paulo, Brazil. The region is protected by Water Source Protection Law, due the location of both Billings and Guarapiranga reservoirs. The research was done using qualitative methods throughout the answers given to the researcher by the area residents. The results have appointed a very unique perception over the teme based on their own way of life, showing an overview about the thoughts of the area residents regarding social production of health and environment.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
17

Lopes, Rui Miguel Cabral. "O vilâncico na capela real portuguesa (1640-1716): o testemunho das fontes textuais." Doctoral thesis, Universidade de Évora, 2006. http://hdl.handle.net/10174/11656.

Full text
Abstract:
O vilancico religioso conheceu em Portugal, tal como em Espanha, uma vasta disseminação nos séculos XVII e XVIII, impulsionada não apenas pelo seu cultivo intensivo em centros musicais de primeiro plano, como o Mosteiro de Santa Cruz de Coimbra, como também por um interessante fenómeno de divulgação que resultou da edição regular de folhetos por parte das oficinas tipográficas de Lisboa, Coimbra e Évora, até ao início da terceira década de setecentos, altura em que o vilancico foi definitivamente afastado da vida musical portuguesa. A forte presença do vilancico na prática musical seiscentista é também sublinhada pelos mais de dois mil títulos descritos no catálogo da Biblioteca de Música de D. João IV (1604-1656), fonte inestimável para o conhecimento da música deste período. Perante uma tão grande diversidade de evidências documentais deste repertório, no qual se insere toda uma miríade de subgéneros como os bailes, as jácaras, os negros ou as gitanillas, torna-se, de algum modo, desanimadora a circunstância de se conhecer actualmente apenas uma pequena parcela da música que lhe esteve associada. Para além de partituras dispersas por acervos alemães e espanhóis, subsistem em Portugal apenas duas colecções de vilancicos com música, a primeira, e mais numerosa, na Biblioteca Geral da Universidade de Coimbra e a segunda na Biblioteca Pública de Évora, as quais foram já, em parte, objecto de edições modernas a que se juntaram estudos introdutórios. Para além da música manuscrita, qualquer esforço de compreensão da prática do vilancico barroco em Portugal e do seu papel na vida musical e nos costumes da época passa, necessariamente, pelo estudo das fontes impressas que nos chegaram em quantidade muito mais avultada, maioritariamente sob a forma de folhetos encadernados em séries cronológicas, contendo alinhamentos de textos de vilancicos que foram cantados nas sés e igrejas paroquiais de Lisboa, Porto e Coimbra por altura das festas de maior solenidade do calendário litúrgico, como o Natal e a Epifania, bem como na comemoração de santos e patronos locais. Mas os fundos documentais mais relevantes neste domínio são, sem dúvida, as colecções de folhetos que atestam a participação continuada e sistemática do vilancico nas cerimónias religiosas da Capela Real de Lisboa a partir de 1640, ano em que o herdeiro da coroa portuguesa, D. João IV, foi aclamado Rei de Portugal, após seis décadas de domínio espanhol. Foi sob a égide do monarca que se estabeleceu a tradição de se cantarem vilancicos na Capela Real, primeiramente no Natal e, poucos anos depois, na subsequente Festa dos Reis (6 de Janeiro) e na anterior Festa da Imaculada Conceição de Maria (8 de Dezembro), de acordo com um costume que já existia na Capela privativa dos Duques de Bragança, situada em Vila Viçosa, e que foi, de resto, perpetuado mesmo após a centralização da corte em Lisboa. Ano após ano, os vilancicos foram cantados durante os ofícios de Matinas daquelas festividades e também, por vezes, na Missa de Natal, numa prática quase ininterrupta que atravessou as sucessivas gerações da monarquia portuguesa até ao momento em que a execução destas obras foi abandonada em 1716, em pleno reinado de D. João V, por motivo da adopção do cerimonial litúrgico romano, um objectivo desde há muito ambicionado pelo monarca. A presente dissertação incide sobre as fontes textuais que testemunham o cultivo do vilancico religioso na Capela dos Reis de Portugal: um conjunto de duzentos e quatro folhetos, impressos entre o Natal de 1640 e a Festa de Reis de 1716. Por extensão, foram englobados na investigação os folhetos que contêm vilancicos que se cantaram na Capela Ducal de Vila Viçosa — um total de nove itens cuja natureza bibliográfica é em tudo idêntica à dos folhetos da Capela Real de Lisboa. 0 repertório integral de vilancicos e respectivas secções internas foi descrito no Catálogo final da presente dissertação, constituído por seis mil quatrocentas e trinta e sete entradas. Para efeitos comparativos foi ainda descrito em Adenda um corpus adicional de oitenta e quatro folhetos de vilancicos associados a diferentes centros de culto do país, entre os quais a Sé de Lisboa e a Sé de Coimbra. Este corpus suplementar ocupa um âmbito cronológico situado entre o Natal de 1644 e a Festa de São Vicente de 1723, data após a qual não se conhecem quaisquer outros folhetos de vilancicos que atestem o prosseguimento da tradição no país. Actualmente, as fontes mais importantes relativas à Capela Real portuguesa estão localizadas em duas instituições patrimoniais de relevo internacional: A Biblioteca Nacional de Portugal e a Fundação Biblioteca Nacional do Rio de Janeiro, no Brasil. Na Divisão de Reservados da Biblioteca Nacional podem ser consultadas duas colecções distintas de folhetos, a segunda das quais é constituída, basicamente, por duplicados da primeira colecção. Os folhetos da Biblioteca Nacional têm formato in oitavo e encontram-se encadernados em volumes factícios, organizados de acordo com um critério cronológico que agrupa sucessivamente os folhetos do mesmo ano reservados aos Reis, à Imaculada Conceição e ao Natal. Em cada festa são distribuídos entre cinco a dez vilancicos que começam, quase sempre, com o texto «Villancicos que se cantaram na Capela Real...» , logo seguido da menção elogiosa ao soberano, da festa celebrada e eventual data de execução. A informação é depois complementada com as referências ao local de impressão, às autorizações eclesiásticas, ao editor e, por fim, à data de impressão, no que se aparentam em absoluto com os folhetos congéneres do repertório espanhol. Uma característica comum a todos os folhetos da Capela Real é a inexistência de quaisquer referências à autoria da música ou dos textos literários, o que pressupôs, para este efeito, uma pesquisa suplementar em fontes alternativas, como, por exemplo, o Index da Livraria de Música de D. João IV e outros arquivos portugueses e espanhóis.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
18

Rosberg, Caitlin. "Capers: Would you rather we wear spandex?" Miami University Honors Theses / OhioLINK, 2005. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view?acc_num=muhonors1178290210.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
19

Glauch, Sonja. "Die Martianus-Capella-Bearbeitung Notkers des Deutschen /." Tübingen : M. Niemeyer, 2000. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb37733474j.

Full text
Abstract:
Texte remanié de: Diss.--Philosophische Fakultät--Erlangen-Nürnberg--Friedrich-Alexander-Universität, 1997.
Contient la trad. en allemand moderne du Livre I des "Noces de Mercure et de Philologie" Bibliogr. p. [605]-633. Index.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
20

COELHO, João Bosco de Macedo. "Elaboração de carne caprina maturada para churrasco." Universidade Federal de Pernambuco, 2004. https://repositorio.ufpe.br/handle/123456789/9001.

Full text
Abstract:
Made available in DSpace on 2014-06-12T23:03:55Z (GMT). No. of bitstreams: 2 arquivo8833_1.pdf: 285800 bytes, checksum: 71a634cb8e1bdee37c95319cde7750af (MD5) license.txt: 1748 bytes, checksum: 8a4605be74aa9ea9d79846c1fba20a33 (MD5) Previous issue date: 2004
Com o propósito de melhorar as características organolépticas da carne caprina quando preparada sob a forma de churrasco e torna-la competitiva, a carne foi maturada em pré-rigor à quente com e sem tripolifosfato de sódio, e comparadas, através de análise sensorial Teste de Ordenação, com as carnes caprina e ovina preparadas pelo método tradicional da região. Os efeitos dos tratamentos foram avaliados por meio da determinação dos teores de umidade, capacidade de retenção de água (CRA) e pH das amostras prontas para assar. Os valores obtidos para umidade e CRA não apresentaram diferenças significativas entre os tratamentos, contudo o pH da carne ovina foi inferior, (p<0,05), aos demais. O teste sensorial revelou uma superioridade da carne ovina em relação à carne caprina maturada e tradicional (p<0,05). Quando comparada a carne caprina maturada com tripolifosfato com a carne caprina preparada pelo método tradicional e sem a participação da carne ovina, esta foi significativamente superior (p<0,01). Conclui-se que o processo de maturação da carne caprina adicionada de 0,5% de tripolifosfato de sódio deixou a carne caprina em igualdade de condições de competir com a carne ovina
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
21

Louženský, Petr. "Světská sborová tvorba a capella Francise Poulenca." Master's thesis, Akademie múzických umění v Praze.Hudební a taneční fakulta. Knihovna, 2013. http://www.nusl.cz/ntk/nusl-177880.

Full text
Abstract:
This thesis is a brief study of profane a capella works for mixed chorus by Francis Poulenc, the well known componist of the first half of twentieth century. On one hand the work descriebes his basic living moments important for his life and artistic work. On the other it analyze his profane works which was written for the mixed chorus a capella, i.e. without any instrumental accompaniment, reflecting mainly its musical form, harmonical structure and his technigue of composition.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
22

Silva, Bruno Emmanuel Santana da. "Capoeira de Capelo e os intelectuais maloqueiros." reponame:Repositório Institucional da UFSC, 2012. http://repositorio.ufsc.br/handle/123456789/103386.

Full text
Abstract:
Tese (doutorado) - Universidade Federal de Santa Catarina, Centro de Ciências da Educação, Programa de Pós-Graduação em Educação, Florianópolis, 2012
Made available in DSpace on 2013-07-16T04:25:59Z (GMT). No. of bitstreams: 1 318233.pdf: 1458351 bytes, checksum: 8092e8bcbe991457ce7fdecd29d56a93 (MD5)
Esta tese analisou as contradições emergentes entre os saberes populares e o conhecimento científico no âmbito das contradições pertinentes ao ensino e à formação de educadores populares de capoeira do Núcleo de estudos de movimentos sociais e relações interculturais (Núcleo MOVER). Essas contradições foram concretamente materializadas no campo empírico das práticas educativas das duas edições do Curso de Formação de Educadores de Capoeira na Perspectiva Intercultural - denominado de PERI-Capoeira - na perspectiva de contribuir para a elaboração de referenciais epistemológicos, teóricos e pedagógicos, visando à construção da cidadania e emancipação humana socialmente referenciada à luz do Materialismo Histórico Dialético, tendo como princípio da pesquisa a prática como critério da verdade. Dessa maneira, nossa proposta se caracterizou pela possibilidade do PERI-Capoeira servir de referência - a partir da reflexão e estudo do contexto histórico e das condições dadas e construídas - para a articulação entre o saber popular da prática social da/na capoeira e o conhecimento cientificamente sistematizado referente à prática social da capoeira e à constituição da categoria do Intelectual Maloqueiro como o intelectual orgânico forjado na prática social da capoeira, em articulação com outros setores e parcelas da sociedade, para a mudança e a superação das dificuldades e limitações da nossa realidade concreta. Assim, contribuiu-se para a discussão e a produção científica referente à educação popular para as áreas da Educação e da Educação Física.

Abstract : This doctoral research examined the contradictions emerging between popular knowledge and scientific knowledge in the context of discussions relevant to education and formation of popular educators capoeira. These contradictions were actually substantiated and had the empirical field of reflection on the educational practices of the two editions of the Capoeira Teachers Training Course in Intercultural Perspective - Capoeira-PERI, in order to contribute to the elaboration of reference epistemological, theoretical and pedagogical order the construction of citizenship and human emancipation socially relevant of Dialectical Historical Materialism. Thus, our proposal is characterized in the possibility of PERI-Capoeira serve as a reference, from a reflection and study the historical context and given conditions and constructed for the relationship between popular knowledge of the social practice of capoeira and systematized scientific knowledge and the constitution the category of intellectual Maloqueiro as organic intellectual forged in the social practice of capoeira in conjunction with other sectors and segments of society to change and overcome the difficulties and limitations of our reality. It is the innovative research needed to achieve a doctoral thesis as a contribution to the field of Education and Physical Education.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
23

Hannafi, Cyrine. "The poverty-GDP per capita-health triangle." Thesis, Aix-Marseille, 2018. http://www.theses.fr/2018AIXM0573.

Full text
Abstract:
Dans le premier chapitre de thèse, nous estimons un système dynamique d’équations simultanées à l’aide de données de panel de pays en développement pour identifier les relations structurelles dynamiques entre la pauvreté, le PIB par habitant et la santé. Pour ce faire, nous utilisons des méthodes économétriques innovantes des données de panel incomplet pour corriger les problèmes d'endogénéité et de sélectivité liés aux données manquantes sur la pauvreté. Dans le deuxième chapitre, nous estimons plutôt les relations de cointégration entre ces trois facteurs, en utilisant des données de panel de pays en développement. Nous effectuons une analyse de cointégration des données de panel afin d'estimer les relations et les tests de causalité de long terme, ainsi qu'un modèle VECM et les fonctions de réponse impulsionnelle (IRFs). Dans le troisième chapitre de thèse, nous étudions les déterminants socio-économiques et religieux / ethniques locaux du conflit syrien actuel. Pour cela, nous fusionnons les données mensuelles de la base de données du panel de martyrs Syriens, à partir de Mars 2011 jusqu'en Avril 2016 au niveau commune, avec des facteurs socio-économiques du Recensement de 2004 et avec les données de lumière géo-localisées depuis l'espace. Nous construisons également des indicateurs ethniques/religieux détaillés par commune. Nous utilisons l'intensité lumineuse nocturne comme proxy pour la population pendant le conflit et examinons la dynamique du conflit en incluant les niveaux passés de la variable dépendante
In the first chapter, a dynamic system of simultaneous equations is estimated using country-level panel data from developing countries to identify the dynamic causal structural relationships between Poverty, GDP per capita and Health. For this, innovative econometric methods for incomplete panel data are used to correct for endogeneity and the selectivity issues coming from missing data on poverty. In the second chapter, we estimate rather the cointegration relationships between the three factors, using country-level panel data from developing countries. We conduct a panel data cointegration in order to estimate long run relationships and causality tests. We estimate also a VECM model and we compute Impulse response functions. In the third chapter, we investigate socioeconomic and religious/ethnic local determinants of the current Syrian conflict. For this, we match monthly data from the Syrian Martyr panel database from March 2011 to April 2016 at community level with socioeconomic factors from the 2004 Census and with geolocalised luminosity from space. We also construct detailed ethnic/religious indicators. We use nighttime light intensity as a proxy for the population during the conflict and investigate the dynamics of the conflict with including past levels of the dependent variable
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
24

Albuquerque, Maria Beatriz Correia de. "A visitação da Capela de Santana-Cepões (Lamego) na pintura maneirista da Beira Alta." Master's thesis, Instituições portuguesas -- UL-Universidade de Lisboa -- -Faculdade de Letras, 2001. http://dited.bn.pt:80/29573.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
25

Ribeiro, Júnior Antonio Eduardo Prado. "Assentados e não assentados no povoado Boa Vista, Capela/SE : sustentabilidade e pequena propriedade." Universidade Federal de Sergipe, 2010. https://ri.ufs.br/handle/riufs/4178.

Full text
Abstract:
Faced with the challenge of environmental sustainability of the planet, which requires, in addition to changes in the course of development, changes in the functioning of society and its various activities, it is important for this research to analyze the current situation of sugar cane in small farm settlers and not the village of Boa Vista, in the town of Capela. An activity that is linked to factors not always resulting in good outcomes, such as the subordination that small farmers suffer from the sugarcane industry where they are required to provide their small sugarcane production and the low prices that are not always reliable. The paper analyzes the effects of the constant growth of this activity and its influence on the environment and socio-economic aspect: trying to show the reality of a region Sergipe that has been marked by such activity, and which has stood out increasingly in recent years (re) configuration of the geographical area where this activity creates conflicts between environmental issues and the agrarian question. The aim is to analyze the various relationships between small farmers and settlers, not settlers. That is, to what extent the sugar cane interfere in the dynamics of relationships between small farmers, squatters, and not the settlers, and the power of cane sugar, still thinking of the similarities and differences of the relations of the settlers and not sitting in the relationship these two actors have with the environment in which they give. Small farms that once lived on subsistence agriculture are now also being influenced by this activity, whether it represents an alternative form of income for small farmers, or representing an activity which is unsustainable in the social and environmental. The various relationships presented in this study demonstrate the difficulties faced by small farmers in the villages Boa Vista, to maintain their cultures, mainly from cane sugar, while many small farmers reported some satisfaction in the results of their crops.
Frente ao grande desafio da sustentabilidade ambiental do planeta, que requer, além de mudanças nos rumos do desenvolvimento, mudanças no funcionamento da sociedade, e de suas diversas atividades, tornou-se importante para esta pesquisa analisar qual a situação atual da atividade canavieira em pequenas propriedades de agricultores assentados e não assentados do Povoado Boa Vista, no município de Capela. Uma atividade que está ligada a fatores que nem sempre resultam em bons resultados, como por exemplo, a subordinação que os pequenos agricultores sofrem pela indústria canavieira onde são obrigado a fornecer a sua pequena produção de cana à preços baixos e que nem sempre são confiáveis. O trabalho procura analisar os efeitos do crescimento constante desta atividade e sua influência no meio ambiente e no aspecto sócio-econômico, buscando mostrar a realidade de uma região sergipana que sempre foi marcada por tal atividade e que vem se destacando cada vez mais nos últimos anos na (re)configuração do espaço geográfico, onde essa atividade cria conflitos entre a questão ambiental e a questão agrária. Procura-se analisar as distintas relações entre pequenos agricultores assentados e não assentados. Ou seja, até que ponto a atividade canavieira interfere na dinâmica das relações entre os pequenos agricultores, assentados e não assentados, e as usinas de cana-de-açúcar, pensando ainda nas semelhanças e diferenças das relações de assentados e não assentados na relação que estes dois atores têm com o meio ambiente em que estas se dão. As pequenas propriedades que antes viviam da agricultura de subsistência passam agora também a serem influenciadas por essa atividade, seja ela representando uma forma alternativa de renda para o pequeno agricultor, ou representando uma atividade insustentável do ponto de vista sócio-ambiental. As distintas relações apresentadas neste trabalho reforçam as dificuldades enfrentadas pelos pequenos agricultores do povoado Boa Vista, em manter suas culturas, principalmente da cana-de-açúcar, apesar de muitos dos pequenos agricultores relataram alguma satisfação nos resultados de suas colheitas.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
26

Corrêa, Marcus Vinicius de Miranda. "Da Capela Carmelita a Catedral Metropolitana de Manaus (AM) $$b uma arqueologia da arquitetura." Universidade de São Paulo, 2005. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/71/71131/tde-24102006-155152/.

Full text
Abstract:
A Catedral Metropolitana de Manaus - Igreja Nossa Senhora da Conceição surgiu de uma capela carmelita construída no século XVII e depois de várias reconstruções, recebeu vários acréscimos durante os anos até atingir a dimensão atual. A pesquisa arqueológica na Catedral Metropolitana de Manaus ocorreu entre os dias 15 de abril e 06 de outubro de 2002. Neste período foram realizados trabalhos no edifício, concentrados na sacristia oeste da igreja, nave central e varanda oeste. Nos jardins foram encontrados uma diversidade de materiais como, louça, vidro, ferro, provenientes em sua maioria do aterro realizado pelo prefeito Jorge Teixeira com material proveniente do, então, lixão da cidade. Já no aterro realizado no séc. XIX foram encontrados basicamente material argiloso. As evidências biológicas aparecem em todos os aterros, algumas são inerentes aos aterros, outras são resultado de atividades de insetos. O ciclo econômico da borracha contribuiu fortemente para o desenvolvimento da região e Manaus. Tanto que suas principais obras arquitetônicas e de infra-estrutura foram efetuadas durante o apogeu do ciclo da borracha. Se por um lado Manaus tinha recursos para obras como o Teatro Amazonas, por outro, faltava mão-de-obra, tanto pela pequena população como pelo atrativo dos seringais
The Cathedral of Manaus, started as a Carmelite chapel constructed in century XVII and after some reconstructions, it received some additions during the years until reaching the current dimension. The archaeological research in the Cathedral Metropolitan of Manaus occurred enters days 2002 15 and 06 of October. In this period works in the building had been carried through, concentrated in the sacristy west of the church, central ship and veranda west. In the gardens they had been found a diversity of materials as, ware, glass, iron, proceeding in its majority from I fill with earth it carried through for mayor Jorge Teixeira with material proceeding from, then, earth sanitary of the city. No longer I fill with earth carried through in XIX century had been found basically material argillaceous. The biological evidences appear in all the earth earth, some are inherent to the earth and others are resulted of activities of insects. The rubber economic cycle contributed to the development in that all region and Manaus. The city of Manaus changed, not only in this architectonic aspect, but in all segments. The progress of Manaus had a dramatic effect on the public administration
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
27

Morais, Isabel Rodrigues de. "São Miguel Paulista Capela de São Miguel Arcanjo interfaces das memórias do patrimônio cultural." Pontifícia Universidade Católica de São Paulo, 2007. https://tede2.pucsp.br/handle/handle/13033.

Full text
Abstract:
Made available in DSpace on 2016-04-27T19:31:40Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Isabel Rodrigues de Morais.pdf: 6167943 bytes, checksum: edbf4b483f85654ba6e2a4543c4fc514 (MD5) Previous issue date: 2007-11-12
Secretaria da Educação do Estado de São Paulo
In this research, I long to reflect about São Miguel Paulista district and its everyday happenings, especially those related to the presence of São Miguel Arcanjo chapel. This religious temple is considered one of the oldest of its type in the city of São Paulo, that preserves its original state. The São Miguel Paulista district, located in east side of town, was, in the early years of colony settlement, an indigenous site called Ururaí. The district occupation process is, therefore, linked to the foundation of São Paulo city, due to being a strategically well located place, favorable to Christian faith consolidation on Piratininga plateau, being for that, necessary the construction of a Chapel that would serve as an agglutination point for these Indians. The objective of this research is to analyze the social dynamism that were established and are still established around this cultural heritage and the actions that make possible its preservation, focusing especially the timing that comprehend the registration as listed building and the first restoration made by IPHAN (1939) and the registration as listed building made by Condephaat (1974), until the present days. Thus, public power actions were analyzed, mainly, those related to the registrations as listed building, restoration, and measures aimed to its protection and, yet, the participation of social individuals that interact with this heritage and that have experienced and still experience this moments and that have actions directed towards its preservation. On this way, I pursue to recognize the São Miguel Arcanjo Chapel as part of a social experience that involve interests and relations of power that give different meanings to this patrimony, analyzing the stress of those that perceive it as a heritage and fight for its preservation and, on the other hand, of those who see it as an old thing and, therefore, non-aligned with the progress . Served as source of research the documents produced by official government agencies and oral testimony of people having relations with the Chapel and São Miguel district, as well as the different outputs of these individuals, pursuing to understand the historical role of this cultural heritage
Nesta pesquisa, procuro refletir sobre o bairro de São Miguel Paulista e o seu cotidiano, especialmente ligado à presença da Capela de São Miguel Arcanjo. Este templo religioso é considerado um dos exemplares mais antigos da cidade de São Paulo, que conserva sua originalidade. O bairro de São Miguel Paulista, situado na zona leste da cidade, foi nos primeiros anos de sua colonização um aldeamento indígena chamado Ururaí. O processo de ocupação do bairro está, portanto, ligado à fundação da cidade de São Paulo, por ser um local estrategicamente situado, favorável à efetivação da fé cristã no Planalto Piratininga, tendo sido para isso, necessária a construção de uma Capela que serviria de ponto de aglutinação desses índios. O objetivo da pesquisa é analisar as dinâmicas sociais que se estabeleceram e se estabelecem em torno desse bem cultural e as ações que viabilizam sua preservação, enfocando especialmente os períodos que compreendem o tombamento e primeira restauração pelo IPHAN (1939) e tombamento pelo Condephaat (1974), até os dias atuais. Assim, foram analisadas as ações do poder público, principalmente as relativas aos tombamentos, restauração e medidas que visam sua proteção e, ainda, a participação ativa dos sujeitos sociais que se relacionam com esse bem e que vivenciaram e vivenciam esses momentos e que têm ações voltadas para sua preservação. Busco perceber a Capela de São Miguel Arcanjo como parte de uma experiência social que envolve interesses e relações de poder que dão significados diferentes a esse patrimônio, trabalhando as tensões daqueles que a significam como patrimônio do passado e lutam pela sua preservação e, por vezes, daqueles que a vêem como coisa velha e, portanto, não afinada com o progresso . Serviram como fonte de pesquisa os documentos produzidos pelos órgãos oficiais e os depoimentos orais de pessoas relacionadas à capela e ao bairro de São Miguel Paulista, bem como as diferentes produções desses sujeitos. Da interlocução destas ações e produções procuro entender o sentido histórico deste patrimônio cultural
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
28

Rodrigues, Cíntia Leci. "Mortalidade infantil tardia na região da Capela do Socorro, São Paulo, 2007 a 2009." Universidade de São Paulo, 2010. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/6/6136/tde-14122010-163938/.

Full text
Abstract:
Introdução: Um dos índices mais utilizados como indicador das condições de saúde de uma determinada área é o Coeficiente de Mortalidade Infantil (CMI). A mortalidade é condicionada por diversos fatores, como, os fatores biológicos, políticos e sociais, bem como por comportamentos culturalmente definidos e atitudes que historicamente caracterizam o estágio de desenvolvimento de um país ou de uma região. Objetivo: Analisar as causas de mortalidade infantil tardia, com ênfase nas causas básica de óbito e fatores a ela relacionados na Subprefeitura da Capela do Socorro, região sul do município de São Paulo, Brasil nos anos de 2007, 2008 e 2009. Métodos: Estudo observacional, descritivo do universo de óbitos de crianças com idade de 28 dias a 364 dias, ocorridos de janeiro a outubro dos anos de 2007, 2008 e 2009, na Subprefeitura da Capela do Socorro, do Município de São Paulo. Os óbitos ocorridos na região nos períodos de estudo escolhidos foram identificados a partir do SIM, Foram analisados 113 óbitos. As variáveis das características de pré-natal, parto, nascimento, maternas e de assistência foram levantadas a partir do SINASC e da Declaração de Óbito. Resultados: O CMI na Subprefeitura da Capela do Socorro no ano de 2007 foi 17,1 por cento, tendo uma diminuição do CMI para os anos de 2008 e 2009, ficando em torno de 12 por cento. O coeficiente de mortalidade pós-neonatal no mesmo período, nos anos de 2007, 2008 e 2009 foi respectivamente de 4,9 por cento, 4,0 por cento e 4,6 por cento. As causas de óbitos pós-neonatais mais freqüentes foram: as Malformações Congênitas, as Afecções do Período Perinatal e as Doenças do Aparelho respiratório. Conclusão: Apesar do Coeficiente de mortalidade infantil e seus componentes (neonatal e pós-neonatal) evidenciarem uma tendência de redução durante os períodos analisados, a região apresenta sempre coeficientes mais elevados do que os do Município de São Paulo.
ntroduction: One of the most widely used index as an indicator of the health status of a given area is the Infant mortality rate (IMR). The mortality is conditioned by several factors, such as biological factors, political and social as well as culturally defined behaviors and attitudes that have historically characterized the stage of development of a country or a region. Objective: analyze the causes of late mortality, with emphasis on basic causes of death and related factors in the region of Capela do Socorro, south of São Paulo city, Brazil in 2007, 2008 and 2009. Methods: Descriptive study of the universe of deaths of children aged 28 to 364 days, which occurred from January to October of the years 2007, 2008 and 2009 in the Chapel of the Municipality of Socorro, the city of São Paulo. The deaths occurred in the region during the study periods chosen were identified from the SIM, 113 deaths were analyzed. The variables of the characteristics of prenatal care, childbirth, birth and care received were taken from SINASC and Death Certificates. Results: The Municipality of CMI in Capela do Socorro in 2007 was 17.1 per cent, with a decrease in the CMI for the years 2008 and 2009 and stayng around 12 per cent. Post-neonatal mortality coefficient of the same period in the years 2007, 2008 and 2009 was respectively 4.9 per cent, 4.0 per cent and 4.6 per cent. The most frequent causes of post-neonatal deaths were: congenital malformations, disorders of the Perinatal Period and Respiratory Diseases. Conclusion: Although the infant mortality rate and its components (neonatal and postneonatal) revealed a declining trend during the periods examined, the region always showed higher coefficients than those of São Paulo.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
29

Cabral, Lorena de Paula. "Propagação de Piper Marginatum Jacq.: qualidade de luz na germinação in vitro de sementes e níveis de iluminação na estaquia." Instituto Nacional de Pesquisas da Amazônia, 2017. http://bdtd.inpa.gov.br/handle/tede/2471.

Full text
Abstract:
Submitted by Gizele Lima (gizele.lima@inpa.gov.br) on 2018-03-01T18:15:56Z No. of bitstreams: 2 Dissertação_Lorena_Cabral.pdf: 2339464 bytes, checksum: ba0ffd6e0c5f0459cac86239348138df (MD5) license_rdf: 0 bytes, checksum: d41d8cd98f00b204e9800998ecf8427e (MD5)
Made available in DSpace on 2018-03-01T18:15:56Z (GMT). No. of bitstreams: 2 Dissertação_Lorena_Cabral.pdf: 2339464 bytes, checksum: ba0ffd6e0c5f0459cac86239348138df (MD5) license_rdf: 0 bytes, checksum: d41d8cd98f00b204e9800998ecf8427e (MD5) Previous issue date: 2017-03-02
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior - CAPES
Piper marginatum Jacq. is an Amazonian Piperaceae, popularly known as capeba, malvarisco, pimenta-do-mato, capeba-cheirosa and nhandi. It is used mainly in the region as a remedy against liver diseases, vesicular diseases, muscular spasms, snake and insect bites and for the relief of intestinal gases; in cooking is used to replace the black pepper; and there are scientific reports that leaf extract and essential oil have biological activities such as cercaricida, insecticide, acaricide and fungicide. Its collection is done indiscriminately through the ripening of its vegetative and reproductive parts, which in the long run can exert negative effects on the natural populations. In the literature, there are reports that the propagation of this species has some limitations. In general, seeds have low germination rates, both in the field and in vitro, and low rooting rates in vegetative propagation, via cuttings. Therefore, this work aimed to investigate more efficient methods of reproduction. The influence of the light quality on germination in vitro was evaluated through a DIC experiment, using five light filters: red, far-red, green, blue and transparent and evaluated the germination (%), germination speed index (GSI) and mean germination time (MGT). The germination was not significantly influenced by the light filters, unlike the GSI and MGT that presented the best performances under the red light. In the vegetative propagation, the experiment was installed in DIC, with a factorial scheme of 2 x 3, two types of shading of the mother plant (full sun and shaded to 50%) and three types of cuttings (apical, median and basal). The variables analyzed were: survival (%), rooting (%), number of shoots, number of leaves, length of the highest root, root dry mass and shoot dry mass. The apical cuttings of Piper marginatum presented better performance in the propagation by cutting, followed by the basal and, finally, medium, which, in general, are independent of the shading of the matrix plant.
Piper marginatum Jacq. é uma Piperaceae amazônica, popularmente conhecida por capeba, malvarisco, pimenta-do-mato, capeba-cheirosa e nhandi. É utilizada na região principalmente como fitoterápico contra doenças hepáticas, vesiculares, espasmos musculares, picadas de cobras e de insetos e para alívio de gases intestinais; na culinária é utilizada para substituir a pimenta-do-reino; e há relatos científicos de que o extrato da folha e o óleo essencial possuem atividades biológicas como cercaricida, inseticida, acaricida e fungicida. Sua coleta é feita indiscriminadamente através do arranquio de suas partes vegetativas e reprodutivas, o que, a longo prazo, pode exercer efeitos negativos sobre as populações naturais. Na literatura, há relatos de que a propagação dessa espécie possui algumas limitações. Em geral, as sementes apresentam baixa taxa de germinação, tanto no campo quanto in vitro e baixas taxas de enraizamento na propagação vegetativa, via estaquia. Sendo assim, este trabalho objetivou investigar métodos mais eficientes de reprodução. Na propagação sexuada, avaliou-se a influência na qualidade de luz sobre a germinação in vitro, através de um experimento em DIC, sendo utilizados cinco filtros de luz: vermelho, vermelhoextremo, verde, azul e transparente, e avaliados a germinação, índice de velocidade de germinação (IVG) e tempo médio de germinação (TMG). A germinação não foi influenciada significativamente pelos filtros de luz, ao contrário do IVG e TMG que apresentaram os melhores desempenhos sob a luz vermelha. Na propagação vegetativa, o experimento foi instalado em DIC, com esquema fatorial de 2 x 3, sendo dois tipos de sombreamento da planta matriz (a pleno sol e sombreadas a 50%) e três tipos de estacas (apicais, medianas e basais). As variáveis analisadas foram: sobrevivência (%), enraizamento (%), número de brotações, número de folhas, comprimento da maior raiz, massa seca das raízes e massa seca das brotações. As estacas apicais de Piper marginatum apresentaram melhor desempenho na propagação por estaquia, seguidas das basais e, por fim, medianas, as quais, em geral, independem do sombreamento da planta matriz.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
30

Jonsson, Sara. "Gender Inequality, GDP per capita and Economic Growth." Thesis, Internationella Handelshögskolan, Högskolan i Jönköping, IHH, Nationalekonomi, 2011. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:hj:diva-15339.

Full text
Abstract:
The purpose of this thesis is to investigate the effects of gender inequality on GDP and GDP per capita. A cross sectional analysis of 177 countries over the time period 1998 to 2008 is undertaken with the use of linear regressions. There are several different factors that contribute to the gender inequality within a country and several ways to measure that disparity. The most well known measurement is the Gender-related Development Index and the components within this composite index have been studied thoroughly, although the index as a whole has not. This thesis then contributes with an overall view of how the gender inequality is important for the GDP and GDP per capita. The findings illustrate how significant equality between the genders is for the economy, irrespective of the human development level within the countries. The implication of this is that gender equality is important for the GDP and GDP per capita, which is in accordance with the theories. One large issue is that there is no way of confirming the way of causality between gender equality and GDP or GDP per capita.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
31

Gomes, Jose Euripedes. "Metodologia para otimização e controle de processos-CAPDCA." [s.n.], 2000. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/305795.

Full text
Abstract:
Orientador: Ademir Jose Petenate
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Matematica, Estatistica e Computação Cientifica
Made available in DSpace on 2018-07-26T23:56:06Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Gomes_JoseEuripedes_M.pdf: 12489138 bytes, checksum: c951869c48bb36fa795c96e4779d2f2d (MD5) Previous issue date: 2000
Resumo: Neste trabalho, procura-se entender primeiramente o mundo atual dos negócios, através das principais obras disponíveis. Logicamente, levando-se em consideração também, os dezoito anos de experiência do autor trabalhando em organizações multinacionais. Dentro do mundo atual dos negócios, procura-se ver como uma organização pode ser competitiva. Percebe-se então, que para classificar uma organização como competitiva, é preciso analisar o país em que a mesma encontra-se instalada. Enfim, é praticamente imprescindível entender-se o processo que torna uma nação competitiva e, sendo esta nação competitiva, deve-se procurar saber quais os mercados que deverão ser atingidos pela organização e qual a maneira dos produtos chegarem aos consumidores. Neste aspecto, acredíta-se ser a obra de PORTER extremamente valiosa, principalmente "Estratégia Competitiva" (1991), "A Vantagem Competitiva das Nações" (1992) e "Vantagem Competitiva" (1993). Outro autor considerado muito importante neste trabalho é Peter SENGE, pois, tanto na parte teórica de "Quinta Disciplina..." (1990), como no "Manual da Quinta Disciplina" (1992), ele defende a idéia de sistemas e, sobretudo como os fatos, no dia-a-dia, estão mais entranhados do que se imagina. Da mesma forma, o autor expressa sua admiração pela obra de SCHOENBERGER, principalmente em "Construindo uma Cadeia de Clientes" (1992), que mostra como o produto chega ao mercado consumidor. Curiosa ainda é a menção do famoso "Triângulo do Terror", pois apesar de vivenciado diariamente, muitos executivos não conseguem deixar de cair neste tipo de cilada. Todavia, supondo-se que o mundo seja perfeito, que se esteja num país competitivo e que se tenha uma organização muito bem posicionada e com produtos bem segmentados no mercado. Pergunta-se; como manter este produto competitivo? Diria-se que são exatamente para esses casos que se aplica a Metodologia para Administração de Processos CAPDCA, onde enxergando-se uma organização como um sistema, pode-se dominar os processos críticos de forma a torná-la mais atrativa para os clientes. Assim, neste trabalho, é mostrado em que ambiente, cultura e enfoque deve-se dar a definição da Qualidade, de forma que isto seja possível. Para tanto, o trabalho está dividido em três grandes blocos. Primeiramente, tratando da filosofia e cultura que uma organização visionária deve ter. Em segundo lugar, discutindo a metodologia em si, como deve ser analisada e aplicada. E, em terceiro lugar, apresentando um exemplo de aplicação desta metodologia, no processo que mundialmente se conhece como Order Fulfillment, sendo um pouco mais abrangente do que a Supply Chain, conhecida e muito discutida por Schoenberger
Abstract: This work is intended to understand firstly the business world nowadays through the main works available. Obviously taking into consideration as well, the eighteen-year experience of the author working for multinational organizations. In the present business world the search is for how an organization can be competitive. One then realizes that in order to label an organization as competitive, it is necessary to analyse the country in which this organization is settled. Being so it is practically vital to understand the process that turns a nation into a competitive one. And being this nation competitive, one must look for which markets shall be targeted by this organization and the way through which the products will get to the consumers. Thus, it is believed that the work of PORTER is extremely worthy specially "Competitive Strategy" (1991), "The Competitive Advantage of Nations" (1992) and "Competitive Advantage"(1993). Another relevant author in this work is Peter SENGE, who in the theoretics of "The Fifth Discipline..." (1990) as well as in 'The Manual of The Fifth Discipline" (1992) supports the idea of the systems and above all of how the facts on a daily basis are more ingrained than one might wonder. Also, the author expresses his admiration for the work of SCHOENBERGER, mainly in "Building a Customer Chain" (1992), which shows how the product gets to the consumer market. What is also curious is the author's mentioning to the notorious 'Triangle of Terror", which in spite of the fact of being experienced daily it still traps many executives. However, considering that the world is perfect, that you are in a competitive country and that you have a very well established organization and with well segmented products in the market one can ask: how can we keep this product competitive? Specifically for these cases is the CAPDCA best for. When, seeing an organization as a system, one can harness the critic processes in order to make the organization more attractive for the clients. Thus, it is shown on this work in which environment, culture and focus the definition of Quality must be given, in a possible way. For this reason, the work is divided in three long blocks. First talking about the philosophy and culture that a visionary organization shall have. Secondly dealing with the methodology itself, how it shall be analysed and put into practice. And third, showing an example of implementation of this methodology, through the world famous process called Order Fulfillment, which is a little bit more comprehensive than the Supply Chain, also famous and widely discussed by Schoenberger
Mestrado
Mestre em Qualidade
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
32

Galeazzi, Gilberto. "Spirit of Caprera : an ethnographic analysis of sailing." Thesis, University of Edinburgh, 2018. http://hdl.handle.net/1842/31556.

Full text
Abstract:
The research investigates the Centro Velico Caprera (CVC), a sailing school located in the Mediterrean Sea, whose purpose is to replicate the lifestyle of a ship on land. This ambition creates an isolated environment in which the frequenters are completely immersed and the life is heavily controlled through different spatial and temporal means. The people who attend the school and become part of its community refer to its characteristics and to the collective essence they experience as 'the Spirit of Caprera'. Using an ethnographic approach and in particular participant observation as a primary source of data, and formal semi-structured interviews, the research investigated the internal dynamics of the school and the nature of the 'spirit' by looking at the setting from the insiders' point of view. The investigation aspired to gain a better understanding of the setting as a sailing community and of the relationships that are created that appear to make this environment unique. The research used sociological concepts as 'benchmarks', such as total institution, status and roles, routine and rituals, subculture and power, to guide the data collection and the analysis. Moreover, it made use of key thinkers such as Goffman and Foucault. The analysis has revealed that in the Centro Velico Caprera the 'spirit' can be considered as the consequence and result of more specific dynamics. In particular, the school's organisational and institutional structure, the time management, the role and functioning of authority and finally the rules and norms that derive from the idea of being part of a unique crew. The research engaged also in the analysis of social class and gender discrimination that characterise the school. The study of this school contributes to the study of sport and in particular sailing, which has often been ignored, by adding a new perspective and analysis to its study. The main contributions surround the comparison with other similar sailing subcultures and realities, such as ocean cruising, the development of the concept of the sport panopticon related to authority and its functioning, the notion of spirit, its meaning and significance, and the particular structure of the institution with its consequence for the frequenters. Moreover, the study also aimed to contribute to the narrower debates surrounding the 'benchmark' concepts, their use and their understanding in social theory and for sport studies.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
33

Narrea, Huamaní Juan Manuel Dionisio. "Situación de la brucelosis caprina en el Perú." Bachelor's thesis, Universidad Nacional Mayor de San Marcos, 2009. https://hdl.handle.net/20.500.12672/14968.

Full text
Abstract:
La brucelosis es una de las más importantes zoonosis bacterianas a nivel mundial. El agente etiológico son cocobacilos gramnegativos que pertenecen al género Brucella. B. melitensis tiene a los pequeños rumiantes como sus principales hospedadores. La transmisión desde el rebaño infectado hacia el hombre puede ser a través del contacto directo con material infectado o indirecto a través del consumo de productos animales. La epidemiología de la brucelosis es compleja. Importantes factores contribuyen a la prevalencia y diseminación de la enfermedad en los rebaños incluyendo el sistema y prácticas de manejo, el estado sanitario, el movimiento del rebaño, la mezcla y comercialización de animales, y el compartir suelos de pastoreo. Brucella tiene una dosis infecciosa baja, haciendo de la infección un riesgo para aquellos individuos expuestos ocupacionalmente tales como criadores, veterinarios y matarifes, y hacia el público a través del consumo de leche no procesada, productos lácteos y carnes contaminadas. Similarmente, la contaminación ambiental contribuye a la diseminación hacia los animales. El control de la brucelosis ha destacado la importancia de conocer detalladamente la epidemiología local contar con el apoyo de la comunidad para un efectivo control. Por ser una zoonosis, la vacunación en el rebaño es importante para el control de la enfermedad. En nuestro país se están llevando a cabo medidas para controlar la enfermedad, aunque tal vez sin mucho éxito pues cada año la brucelosis se reporta en departamentos como Lima e Ica y además se ha demostrado que hay una correlación positiva entre la prevalencia de brucelosis caprina y la incidencia de casos de brucelosis humana.
Trabajo de suficiencia profesional
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
34

Bentley, Joanne. "A preliminary study of Gelidium capense in culture." Bachelor's thesis, University of Cape Town, 2010. http://hdl.handle.net/11427/24853.

Full text
Abstract:
Some preliminary investigations of the effects of temperature, light intensity, salinity and to a lesser extent, water movement, were performed under controlled laboratory culture conditions on the subtidal red alga Gelidium capense, with regards to its potential for aquaculture for its use in the agar and paper-making industries. Agar was also extracted from a wild population and its concentration measured. Four temperature conditions {l0°C, 15°C, 20°c and 25°C) and three salinities (35ppt, 18ppt and 9ppt) were tested as well as four irradiances (120-140 μmol photons m⁻²s⁻¹ , 80-100 μmol photons m⁻²s⁻¹, 60-70 μmol photons m⁻²s⁻¹ and 30-50 μmol photons m⁻²s⁻¹). Water movement was achieved either through aeration or using a flask shaker. A combination of full salinity {35ppt) and 15°C temperature with a light intensity of 80- 100 μmol photons m⁻²s⁻¹ yielded the most optimal growth rates (5 .07% day⁻¹) while poor growth rates (- 1.61% day⁻¹) were observed for the 18ppt and 9ppt salinities and the lowest light intensities. Interestingly, G. capense did not thrive at 20°c or 25°C and instead discoloured rapidly, showed necrosis within a few days, which is in contrast to the findings of most studies focussed on other species of Gelidium under similar conditions. Slow growth rates were achieved at 10°c. The mean agar yield measured ten percent (9.66% ± 1.81) of dry algal weight which is less than a third of the agar yields of some other species of Gelidium and Graci/aria. This suggests that this species may not be as valuable as other Gelidium species in terms of its agar content. It does, however, have high rhizine content and this may lend it to be beneficial in the papermaking industry.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
35

Marques, Neto Raul. "Monopolização do território pelo capital agroenergético em Capela-SE, subordinação e resistência da classe camponesa." Universidade Federal de Sergipe, 2014. https://ri.ufs.br/handle/riufs/5576.

Full text
Abstract:
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior
La estructura agraria brasileña, que se configuró con la invasión de los portugueses, se caracteriza como concentradora de tierras, de renta y beneficios y por se mantener inalterada con el tiempo, causando impactos negativos en lo espacio rural brasileño, la reproducción o el aumento de la pobreza de la población del campo, principalmente campesinos que buscan estrategias de supervivencia en cada momento. Teniendo en cuenta los cambios en la cuestión agraria brasileña y las políticas públicas dirigidas al campo, entre ellos, el incentivo a los biocombustibles, buscamos en este trabajo, a través del método dialéctico, analizar el proceso de subordinación campesina en el campo de Capela (SE), delante del movimiento contradictorio del desarrollo de las fuerzas productivas del capital, de la industria de la caña de azúcar. Dos procesos se producen en este espacio, la territorialización del capital agro energético y de la monopolización del territorio campesino por el capital monopolista, siendo este último visto en el Proyecto de Asentamiento José Emídio dos Santos, ubicado en el municipio. Campesinos que se subordinan y resisten produciendo el monocultivo de la caña de azúcar, contra la corriente del policultivo de alimentos, causando inseguridad alimentaria y alejándose de la soberanía alimentaria.
A estrutura agrária brasileira, que se configurou a partir da invasão dos portugueses, caracteriza-se por ser concentradora de terras, de renda e de benefícios e por se manter inalterada ao longo do tempo, causando impactos negativos no espaço rural brasileiro, reproduzindo ou aumentando a pobreza da população do campo, principalmente dos camponeses que buscam a todo o momento estratégias de sobrevivência. Diante das transformações na questão agrária brasileira e das políticas públicas direcionadas ao campo, entre elas a de incentivo aos agrocombustíveis, buscamos neste trabalho, através do método dialético, analisar o processo de subordinação camponesa no município de Capela (SE), diante do movimento contraditório do desenvolvimento das forças produtivas do capital, a partir do setor sucroalcooleiro. Neste espaço ocorrem dois processos, o de territorialização do capital agroenergético e o de monopolização do território camponês pelo capital monopolista, este último sendo verificado no Projeto de Assentamento José Emídio dos Santos, localizado no referido município. Camponeses que se subordinam e resistem produzindo a monocultura da cana em detrimento da policultura de alimentos, provocando insegurança alimentar e distanciando-se da soberania alimentar.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
36

Correia, Fernanda Bezerra de Aragão. "Dispersão de sementes por guigós (Callicebus coimbrai) e conservação da Mata do Junco, Capela - SE." Pós-Graduação em Desenvolvimento e Meio Ambiente, 2014. https://ri.ufs.br/handle/riufs/4120.

Full text
Abstract:
The present study, part of the Guigó Project , was based on the continuation of the analysis of the role of Callicebus coimbrai in the seed dispersal and regeneration of habitats in the fragmented landscape of the Atlantic Forest of Sergipe, Brazil. A group of C. coimbrai with six members (a breeding pair, two subadults, one juvenile, and one infant) was monitored between December, 2012, and October, 2013, in the Mata do Junco State Wildlife Refuge in the municipality of Capela, Sergipe. During five days per month, the study group was monitored continuously throughout the daily activity period. Data were collected in feeding-tree focal samples for the analysis of feeding behavior, with fecal samples being collected for the verification of the ingestion of seeds by the animals. Focal-animal samples were also collected, in which group members were monitored continuously during the daily activity period for the recording of feeding and defecation events (with the same set of data being collected for each event). Specimens of dung beetles (Scarabaeidae) were also collected, whenever they were found in association with the feces. During each feeding event, the time, source, number of individuals visiting the source, and the number of fruits ingested were recorded, as well as the geographic coordinates, using a GPS. Details of the feeding behavior were also recorded, in relation to the parts of the fruit consumed and the ingestion of seeds. For each observed defecation event, the time, individual, and location (GPS) were recorded, and whenever possible, a sample of the feces was collected (together with specimens of dung beetles) for analysis. Seed dispersal was evaluated by measuring the distance (in ArcGis) between the sites at which the seeds were found in the feces and the probable source of the seeds. The members of the Junco group fed primarily on fruit, with a smaller contribution of leaves, flowers, seeds, and insects. A total of 488 defecation events were observed, resulting in the collection of 359 fecal samples (73.6% of the total) for analysis. In approximately 10% of these events (n = 46), scarabaeid specimens were collected for identification. Analysis of the fecal samples indicated that just over half the feces (56.5%) contained the seeds of at least 11 different plants species (with one to 26 seeds being found in a sample). In the focal-animal samples, between one and 15 events were recorded in a single day. Dispersal distances were generally between 100 m and 200 m, with a maximum distance of 211 m being recorded. Systematic variation was found in all parameters, related primarily to the seasonal variation in the availability of fruit. Longitudinal variation was also found in the plant species exploited by the group in the same period of 2012. Overall, the results of the study emphasize the importance of C. coimbrai as a seed disperser, and in particular, its role in the regeneration of the fragmented habitats that are typical of the Atlantic Forest of Sergipe.
O presente trabalho, integrante do Projeto Guigó , dá continuidade às análises do papel de Callicebus coimbrai na dispersão de sementes e regeneração de habitats na paisagem fragmentada da Mata Atlântica de Sergipe. Um grupo de C. coimbrai com seis integrantes (um casal reprodutor, dois subadultos, um juvenil e um infante) foi monitorado de dezembro de 2012 a outubro de 2013, no Refúgio de Vida Silvestre Mata do Junco, localizado no município sergipano de Capela. Durante cinco dias por mês, o grupo foi monitorado continuamente ao longo do período diurno de atividade. Os dados foram coletados através da amostragem de fonte-focal para a análise do comportamento alimentar e a coleta de amostras de fezes para a verificação da ingestão e dispersão de sementes pelos animais. Amostras de animal-focal também foram realizadas, onde membros do grupo foram monitorados continuamente ao longo do período de atividade, para o registro de todos os eventos de alimentação e defecação (com o mesmo conjunto de dados sendo coletado para cada evento). Foram coletados também espécimes de besouros coprófagos (Scarabaeidae) quando encontrados associados às fezes. Para cada evento de alimentação, registrava-se o horário, a fonte, o número de indivíduos que visitou a fonte e o número de frutos consumidos, além das coordenadas geográficas, registradas com um aparelho de GPS. O comportamento alimentar também foi registrado em relação às partes do fruto consumidas e a ingestão de sementes. Para cada evento de defecação observado, foi registrado o horário, o indivíduo envolvido e o local (GPS), e quando possível, uma amostra das fezes foi coletada (além de espécimes de escarabeídeos) para posterior análise. A dispersão de sementes foi avaliada medindo a distância entre o local onde sementes foram encontradas nas fezes e a provável fonte das mesmas em ArcGis. Os membros do grupo Junco se alimentavam essencialmente de frutos, com menor contribuição de folhas, flores, sementes e insetos. Um total de 488 eventos de defecação foi observado, onde 359 amostras de fezes (73,6% do total) foram coletadas para análise. Em aproximadamente 10% destes eventos (n = 46), foram coletados espécimes de escarabeídeos, para identificação. A análise das amostras indicou que um pouco mais da metade das amostras de fezes (56,5%) continham sementes de pelo menos onze espécies de plantas (de uma a 26 sementes por amostra). Na amostragem animal-focal, entre um e 15 eventos de defecação foram registrados em um único dia. Distâncias de dispersão de sementes foram geralmente entre 100 m e 200 m, sendo registrado um valor máximo de 211 m. Variações sistemáticas foram encontradas em todos os parâmetros, relacionadas principalmente à variação sazonal na disponibilidade de fruto. Variações longitudinais também foram encontradas em relação às espécies de plantas exploradas pelo grupo no mesmo período de 2012. De um modo geral, os resultados do estudo enfatizaram a importância de C. coimbrai como dispersor de sementes e principalmente seu papel na regeneração de habitats fragmentados, que são típicos da Mata Atlântica de Sergipe.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
37

Souza, Heloísa Thaís Rodrigues de. "Zoneamento geoambiental da Unidade de Conservação Refúgio de Vida Silvestre Mata do Junco (Capela SE)." Universidade Federal de Sergipe, 2011. https://ri.ufs.br/handle/riufs/4092.

Full text
Abstract:
From the earliest days of colonization of Brazil, the exploitation of the Atlantic Forest has been exercised in a predatory way in the social, economic and ecological points of view. Due to the unsustainable management practices, this biome is very fragmented. Given these problems, this research aimed to perform the Diagnostic and Geoenvironmental Zoning of the Conservation Unit Refúgio de Vida Silvestre Mata Junco (Capela - SE), the second largest remnant of Atlantic Forest of the state. From the proposition of biotic (species richness, epiphytes, lianas, litter and human action in the middle) and abiotic indicators (environment temperature, Relative Humidity, Atmospheric Pressure and Wind Speed) the stages of natural regeneration of the Forest Refuge were assessed. The study area was divided into two transects established in the dimension of 50 X 50 m, where the proposed biotic indicators were analyzed by collecting materials in loco, and with the aid of portable mini-weather station there was a cumulative climatology of the study area was verified. Soil samples were collected in two different areas in order to check the organic matter, granulometry, essential elements and texture / soil classification of the Conservation Unit as a whole, and in loco observations of the headwater of Lagartixo River, beyond data collection, in order to check the water quality of this main source area. Another procedure was the introduction of semistructured interviews with the community, which analyze the human action and socioeconomic aspects in this forest remnant as well as its local importance. In addition to the georeferencing of the area thus creating the image of Zoning Letter. In its floristic composition, this remnant has a prominent presence of pioneer species, large amounts of lianas, the presence of ferns, and dominance of epiphytic and litter. Regarding temperatures, there was a gradual decrease between January and July because of the rainy season, increasing again in the months thereafter and behaving inversely proportional to moisture. Wind speeds are low because of the crowns, and atmospheric pressure remains almost constant having an increase between the months of May through August. The Soil of the Unit behaves differently according to different strata of vegetation, and water quality from the source is considered excellent. We defined seven zones for RVSJMJ: Wild Zone, Protection Zone, Zone for Academic Visiting, Administration Zone, Transition Zone, Buffer Zone and Zone of Recovery. We can prove from the Diagnostic and Zoning that the Junco Forest is fragmented with composition of different strata, possessing good levels of natural regeneration in its different fragments, even with human intervention occurring at the site. Therefore, the early stages of succession are strongly influenced by abiotic factors, decreasing its intensity as succession advances. These indicators are very important for the classification of the zones, pointing to the ways of sustainable use and also helping to define the legal status of preservation of the area.
Desde os primeiros tempos de colonização do Brasil, a exploração dos recursos da Mata Atlântica tem-se exercido de forma predatória do ponto de vista social, econômica e ecológica. Em virtude dos manejos insustentáveis, esse Bioma encontra-se bastante fragmentado. Tendo em vista esta problemática, a presente pesquisa objetivou realizar o Diagnóstico e o Zoneamento Geoambiental da Unidade de Conservação Refúgio de Vida Silvestre Mata do Junco (Capela - SE), segundo maior remanescente de Mata Atlântica do Estado. A partir da proposição de indicadores ambientais bióticos (riqueza florística, epífitos, lianas, serapilheira e ação antrópica no meio) e abióticos (Temperatura do ambiente, Umidade Relativa do Ar, Pressão Atmosférica e Velocidade do Vento) avaliou-se os estágios de regeneração natural da mesma. A área de estudo foi dividida em dois transectos estabelecidos na dimensão de 50 X 50 m, onde foram analisados os indicadores bióticos propostos a partir de coletas dos materiais in loco, e com o auxílio da mini-estação metereológica portátil verificou-se a climatologia acumulada da área de estudo. Foram coletadas amostras de solo em duas áreas distintas, afim de verificar o pH,matéria orgânica, granulometria, elementos essenciais e textura/classificação do solo da Unidade como um todo, e observações in locu da nascente do Rio Lagartixo além de coleta de dados, com o intuito de verificar a qualidade da água dessa principal nascente da área. Outro procedimento foi à aplicação de entrevistas semiestruturadas com a comunidade municipal, no qual se analisou a ação antrópica e os aspectos sócio-econômicos nesse remanescente, bem com sua importância local. Além do georeferenciamento da área criando assim a Carta Imagem do Zoneamento. Em sua composição florística, este remanescente possui uma presença destacada de espécies pioneiras, grande quantidade de lianas, presença de samambaias, e dominância de epífitos e serapilheiras. Com relação às temperaturas houve uma diminuição gradual entre os meses de Janeiro a Julho em virtude do período chuvoso, voltando a elevar-se nos meses posteriores, e inversamente proporcionais comporta-se a umidade. A velocidade do vento são baixas em virtude da copagem, e a pressão atmosférica mantém-se praticamente constante havendo um acréscimo entre os meses de Maio a Agosto. O solo da Unidade comporta-se de maneira distinta de acordo com os diferentes estratos vegetacionais, e a qualidade da água da nascente é considerada ótima. Foram definidas sete zonas para o RVSJMJ: Zona Silvestre, Zona de Proteção, Zona de Visitação Acadêmica, Zona de Administração, Zona de Transição, Zona de Amortecimento e Zona de Recuperação. Podemos comprovar a partir do Diagnóstico e Zoneamento que a Mata do Junco encontra-se fragmentada com composição de estratos diferenciados, possuindo bons níveis de regeneração natural nos seus diferentes fragmentos, mesmo com a intervenção humana ocorrida no local. Porquanto, nos estágios sucessionais iniciais há forte influência dos fatores abióticos, diminuindo sua intensidade á medida que avança a sucessão. Estes indicadores são de suma importância para a classificação das zonas, apontando para as formas de uso sustentáveis e ainda, contribuindo para a definição do estatuto legal de preservação da área.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
38

Proença-Junqueira, Vanessa Aparecida Teixeira. "Capela da Ordem Terceira de São Francisco de Assis de Ouro Preto : um guia comentado." [s.n.], 2006. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/278950.

Full text
Abstract:
Orientador: Marcos Tognon
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Filosofia e Ciencias Humanas
Made available in DSpace on 2018-08-06T15:48:50Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Proenca-Junqueira_VanessaAparecidaTeixeira_M.pdf: 3917331 bytes, checksum: 135ff94f32fb936abf69fe2782d32233 (MD5) Previous issue date: 2006
Resumo: A Capela da Ordem Terceira de São Francisco de Assis, considerada por diversos historiadores da arte colonial brasileira como um dos mais importantes monumentos do Brasil, recebeu poucos estudos até hoje, sendo encontrado, apenas, um quadro difuso de publicações. Dentre estas, merece destaque a obra escrita em 1951, pelo Cônego Raimundo Trindade, São Francisco de Assis de Ouro Preto. Crônica Narrada pelos Documentos da Ordem , que traz a história da Irmandade e da construção da igreja sem, contudo, se preocupar com a análise da arquitetura. Esta Dissertação de Mestrado contempla este importante edifício com um levantamento dos documentos e da fortuna crítica relacionados à esta capela, bem como com a elaboração de um atlas visual que apresenta o templo a partir de um levantamento fotográfico exaustivo acompanhado de um levantamento gráfico que, juntos, apresentam os detalhes arquitetônicos e artísticos
Abstract: The chapel of the Third Order of São Francisco de Assis, considered by many historians of the Brazilian colonial art as one of the most important monuments of our history, received so few studies until now; except for a group of sparse publications. Specifically, one publication can be put on the spotlight: São Francisco de Assis de Ouro Preto, written in 1951 by Canon Raimundo Trindade. This chronicle, based on the records of the Order , describes the history of the brotherhood and the construction of the chapel (with no focus on architectural aspects). This Dissertation describes in detail this building using a collection of the records and all the critique related. A visual atlas presenting the temple with great photographic inspiration and a collection of blueprints altogether presents all the architectural and artistic features of this building
Mestrado
Historia da Arte
Mestre em História
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
39

Canaveira, Sara Isabel Martins. "A Capela de S. João Baptista: o esplendor do mosaico vítreo - Caracterização dos elementos colorantes." Master's thesis, Faculdade de Ciências e Tecnologia, 2012. http://hdl.handle.net/10362/9627.

Full text
Abstract:
Dissertação para obtenção do Grau de Mestre em Conservação e Restauro
Estudou-se um conjunto de fragmentos de tesselas de vidro, do século XVIII, de produção italiana, retiradas dos painéis e pavimento da capela de S. João Baptista, na Igreja de S. Roque em Lisboa. Esta obra não encontra paralelo no território nacional e apresenta poucos exemplares em Itália, terra natal do vidreiro responsável pelo fabrico dos mosaicos, Alessio Matiolli. Este estudo surgiu devido à integração da autora na equipa italiana de restauro dos painéis de mosaicos, onde surgiu também a necessidade de uma caracterização morfológica e química destes materiais, especialmente dos elementos colorantes. A caracterização analítica pretendeu não só averiguar a técnica de produção, visto que este tipo de mosaico apenas teve um estudo preliminar em 2008, mas também investigar a corrosão que algumas cores em particular exibiam. A abordagem utilizada foi de natureza multi-analítica, incluindo a espectroscopia de fluorescência de raios X dispersiva de energias (μ-EDXRF), a microscopia de Raman, a microscopia electrónica de varrimento com microanálise de raios X (SEM-EDS), e a microscopia óptica.Os resultados analíticos indicaram que todas as amostras retiradas são constituídas por um vidro essencialmente plúmbico e que na maioria das cores analisadas existe um vidro base branco, cuja cor é conferida pelo antimoniato de cálcio (Ca2Sb2O7). Os principais colorantes identificados são o cobre na forma de cuprite (Cu2O) para os vidros vermelhos, laranjas, rosas e castanhos, o óxido de cobre na cor verde, o óxido de cobalto na cor azul e o óxido de manganês na cor roxa. A cor amarela é obtida através de um óxido ternário cuja estrutura molecular é similar ao pigmento amarelo de Nápoles (antimoniato de chumbo, Pb2Sb2O7) mas apresenta-se numa estrutura designada como óxido ternário (Pb2Sb2-xSnxO7-x/2). O terceiro elemento constituinte não foi inequivocamente identificado mas existem algumas evidências que possa ser o estanho. Este pigmento amarelo foi responsável também pela coloração nas cores laranja, castanho e rosa, juntamente com a cuprite. As cores laranja, castanho e rosa apresentavam uma camada negra lateral designada na literatura como “scorzetta”. E este trabalho visou também caracterizar a natureza desta camada. Verificou-se que a camada negra é constituída essencialmente por tenorite (CuO), formada pelo contacto do vidro com o ar durante a sua produção. A corrosão observada nas amostras de cor vermelha, rosa e laranja deve-se a processos de lixiviação do vidro e à formação de uma camada cinzenta, devido à reacção entre os iões de chumbo extraídos.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
40

Tomé, David Antunes. "Intervenção no antigo Asilo de Torre de Moncorvo e na Capela do Convento de São Francisco." Master's thesis, Universidade de Lisboa. Faculdade de Arquitetura, 2016. http://hdl.handle.net/10400.5/13496.

Full text
Abstract:
Dissertação de Mestrado Integrado em Arquitetura, com a especialização em Interiores e Reabilitação do Edificado, apresentada na Faculdade de Arquitetura da Universidade de Lisboa para obtenção do grau de Mestre.
Integrada no âmbito do protocolo de prestação de serviços de Investigação Aplicada assinado entre as instituições da Câmara Municipal de Torre de Moncorvo, Fundação Francisco António Meireles e Faculdade de Arquitetura da Universidade de Lisboa, a presente dissertação de Projeto Final de Mestrado pretende abordar determinadas temáticas da área da reabilitação que nos parecem relevantes para a prática de uma arquitetura mais sustentada na preservação da identidade e da memória para as gerações futuras. Temas como a reversibilidade e o estudo das pré-existências têm cada vez mais destaque na forma de pensar e projetar em arquitetura, particularmente quando se trata de intervir em edifícios ou espaços reconhecidamente qualificados, tais como o objeto de estudo. Posteriormente, iremos proceder à formulação de uma proposta de intervenção com o objetivo da sua futura implementação em obra, onde aplicaremos os princípios estabelecidos no decorrer desta investigação. Tomámos como objeto de estudo o edifício do antigo Asilo da Fundação Francisco António Meireles e a capela do Convento de São Francisco da Câmara Municipal de Torre de Moncorvo, situados em Torre de Moncorvo no distrito de Bragança, Portugal. Tendo ficado acordado entre os vários intervenientes a redefinição programática de ambos os edifícios e consequente reformulação em Enotel e Spa, revitalizando estes espaços e devolvendo-os novamente ao serviço da comunidade, tirando proveito dos produtos produzidos na região e da sua localização privilegiada no Vale da Vilariça - Alto Douro Vinhateiro. Entendidas as principais características dos edifícios e apoiado nos princípios retirados da análise dos conceitos e casos de estudo apresentados, pretende-se através de uma abordagem projetual reversível, explorar soluções que lhes permitam incorporar um novo conteúdo programático, mantendo a identidade e garantindo a preservação e valorização das pré-existências, bem como a sua sustentabilidade para possíveis futuras reconversões.
ABSTRACT: Integrated within the Applied Research protocol signed between the institutions of Câmara Municipal de Torre de Moncorvo, Fundação Francisco António Meireles and Faculdade de Arquitetura da Universidade de Lisboa, this Final Master Project dissertation intends to address some issues in the area of rehabilitation which seems relevant to us for the practice of an architecture more focused in the preservation of the identity and memory of buildings for the future generations. Subjects like reversibility and the study of the pre-existences are playing an ever more important role in the way of thinking and designing in architecture, especially when intervening in qualified spaces or buildings, such as the case study. Later, we will proceed to the formulation of an intervention proposal for its implementation in site, where we will apply the principles set out in the course of this research. We took as a case study the former asylum of Fundação Francisco António Meireles and the chapel of Convento de São Francisco of the Câmara Municipal de Torre de Moncorvo, located in Torre de Moncorvo in the district of Bragança, Portugal. A programmatic redefinition of both buildings and consequent reformulation into a Wine Hotel and Spa was agreed between the various parties, revitalizing the area and returning it to the service of the community, by taking advantage of the products produced in the region and its prime location in Vale da Vilariça - Alto Douro Wine Region. Understood the main features of the buildings and supported by the principles drawn from the analysis of the concepts and case studies presented, and due to a reversible project-centered approach, we intend to explore solutions to enable them to incorporate a new program, while maintaining the identity and ensuring the preservation and enhancement of the pre-existences and their sustainability for possible future reconversions.
N/A
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
41

Rosa, Miguel Alexandre Duarte. "Intervenção no antigo asilo de Torre de Moncorvo e na Capela do Convento de São Francisco." Master's thesis, Universidade de Lisboa, Faculdade de Arquitetura, 2017. http://hdl.handle.net/10400.5/13909.

Full text
Abstract:
Dissertação de Mestrado Integrado em Arquitetura, com a especialização em Interiores e Reabilitação do Edificado, apresentada na Faculdade de Arquitetura da Universidade de Lisboa para obtenção do grau de Mestre.
N/A
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
42

Toivonen, Göran. "Konvergerar BNP per capita-utvecklingen för länderna i Östeuropa?" Thesis, Uppsala University, Department of Economics, 2006. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:uu:diva-7059.

Full text
Abstract:

Detta är en empirisk studie om konvergerande BNP per capita-utveckling i Östeuropa. Både absolut och betingad konvergens har undersökts. Absolut konvergens innebär att fattigare ekonomier har högre tillväxt än rikare ekonomier. Betingad konvergens innebär att ekonomierna konvergerar mot sin egen jämviktsbana. Resultaten i denna uppsats tyder på att absolut konvergens inte förekommer i Östeuropa under tidsperioden 1990 till 2003. Förklaringen utifrån Solow-modellen är att länderna har olika jämviktsbanor. Resultaten tyder dock på betingad konvergens och att hastigheten som produktionsgapet minskar med är 28 procent per år.

APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
43

Neumann, Andrea. "GDP per Capita Differentials between Nations: Patterns and Models." Doctoral thesis, Technische Universitaet Bergakademie Freiberg Universitaetsbibliothek "Georgius Agricola", 2015. http://nbn-resolving.de/urn:nbn:de:bsz:105-qucosa-173281.

Full text
Abstract:
Seit den 70er Jahren erscheint die Welteinkommensverteilung zwischen den Nationen polarisiert in arm und reich. Dieses Phänomen kann theoretisch mithilfe des Solow Wachstumsmodells erklärt werden. Der Nachweis wurde auf drei Arten geführt. Als erstes wurde graphisch gezeigt, dass Änderungen der Annahmen bezüglich der Sparquote, des Bevölkerungswachstums sowie der Sparquote des Humankapital im erweiterten Solow Wachstumsmodell zu Bipolarität führen können. Die zweite Vorgehensweise war analytisch: eine endogene Sparquote wurde in das Solow Wachstumsmodell eingefügt, für welches dann die Gleichgewichte bestimmt wurden. Es konnte gezeigt werden, dass es zur Polarisierung kommt. Schließlich wurde ein empirisch determiniertes Solow Wachstumsmodell formuliert. Die Sparquote sowie die Bevölkerungswachstumsrate wurden mithilfe von Regressionen geschätzt und in das Modell integriert. Hieraus wurden anschließend die Gleichgewichte bestimmt.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
44

Capela, Luís Rafael Guerreiro. "Caracterização da produção caprina leiteira em São Miguel, Açores." Master's thesis, Universidade de Lisboa, Faculdade de Medicina Veterinária, 2017. http://hdl.handle.net/10400.5/14345.

Full text
Abstract:
Dissertação de Mestrado Integrado em Medicina Veterinária
O presente trabalho teve como objetivo a caracterização da produção caprina leiteira na ilha de São Miguel, Açores. Para isso foram analisados diversos parâmetros e fatores que influenciam e definem essa produção, nomeadamente, a localização das explorações, a área, o efetivo e a sua genética, os sistemas produtivos utilizados, as instalações, a ordenha, o controlo sanitário existente nas instalações, a alimentação, diversas operações de maneio e o destino do leite produzido, foi ainda realizada uma breve análise à rentabilidade nos diferentes sistemas. Os dados foram colhidos sob a forma de um inquérito implementado em 40 explorações caprinas com mais de 10 fêmeas adultas, e que representavam à altura do estudo 80 % das explorações de São Miguel que cumprem esse requisito. Observou-se que as explorações se encontram dispersas por toda a ilha, existindo duas concentrações, respetivamente na freguesia de Água de Alto e Água de Pau, sendo a área média das explorações de 14 ha +/- 24,1 com uma mediana de apenas 1,4 ha. Apesar de maioritariamente cruzado, o efetivo apresentou forte expressão das raças Saanen e Alpina, tendo em média 46 +/- 76 animais por exploração. O maneio nutricional não contempla as fases produtivas em 85% das explorações, o maneio reprodutivo revelou-se quase inexistente e a ordenha manual ainda é uma realidade em aproximadamente 70 % das explorações. As instalações pouco evoluídas, apresentaram baixas condições sanitárias, sendo a mortalidade nos cabritos superior a 50% em 42,5 % das explorações, constituindo o maior problema atualmente. A produção média diária do efetivo é aproximadamente de 2 +/- 0,9 L e a duração da lactação de 300 dias em 38 das 40 explorações. A vida produtiva dos animais revelou-se de 6,1 lactações por animal, no entanto algumas explorações atingem as 8 lactações, um claro sinal de problemas na reposição do efetivo. O principal destino do leite é o fabrico de queijos para venda. Os resultados alcançados demostram que o setor ainda se apresenta pouco profissionalizado e com reduzido carácter empresarial, apesar de existirem nos Açores condições edafoclimaticas apropriadas para esta produção.
ABSTRACT - The aim of the present work was to characterize the dairy goat production on São Miguel Island, (SMI) Azores. For this reason, a wide number of parameters and factors that influence and define this production were analyzed, namely the location of the farms, the area, the herd and their genetics, the production systems used, the facilities, the milking, the feeding, various operations and the destination of the milk produced. A brief analysis of the different production systems profitability was also performed. Data were collected through a survey conducted on 40 goat farms with more than 10 adult females and 80% of SMI farms fulfilled this requirement. It was observed that the farms were dispersed throughout the island, concentrating mainly in two areas: the parish of Água de Alto and Água de Pau, with a mean area of 14 +/- 24.11 with a median of 1,4 ha. Although mostly crossbred, the herd presented a strong expression of the Saanen and Alpina races, with a mean of 46 +/- 76 animals in the herds. 85% of farms did not show any different nutritional management according to the different phases of production, reproductive management was almost non-existent and manual milking was still a reality in 70% of farms. The poorly developed facilities had low sanitary conditions, and the mortality in kid goats was superior to 50% in 42,5 % of the farms, being the major issue currently. The average daily production of the herd was 2 +/- 0.9 L and the lactation duration of 300 days in 38 of the 40 farms. The average of the productive life was 6,1 lactations per animal, however, some farms reach 8 lactations, a clear sign of efective replacement problems. The main destination of milk was the manufacture of cheese. The results showed that this market is still not very professionalized and it has a small entrepreneurial nature, although Azores has suitable soil and climatic conditions appropriate for this production.
N/A
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
45

Karahgili, Oscar, and Paul Gorgis. "The relationship between equatorial distance and GDP per capita." Thesis, Mälardalens högskola, Akademin för ekonomi, samhälle och teknik, 2020. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:mdh:diva-49523.

Full text
Abstract:
The purpose of this thesis is to first determine if there is a relationship between GDP per capita and equatorial distance. The scientific method being used is multiple linear regression with GDP per capita as the dependent variable and latitude as the primary independent variable. Furthermore, additional explanatory variables are included because of their importance to GDP per capita and connection to latitude. This is done by using a sample of 99 countries during the time period 1991-2006. The results show that there is a strong relationship between distance from the equator and GDP per capita with some explanation being provided with the help of empirical studies.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
46

Neto, José Mauricio Ferreira. "Fatores ambientais associados a um surto de toxoplasmose caprina." Universidade Estadual de Londrina. Centro de Ciências Agrárias. Programa de Pós-Graduação em Ciência Animal, 2015. http://www.bibliotecadigital.uel.br/document/?code=vtls000201975.

Full text
Abstract:
O presente trabalho teve como objetivo pesquisar a ocorrência da toxoplasmose em um surto de abortamento e sinais clínicos específicos ocorridos em um rebanho caprino leiteiro do município de Arapoti, Paraná. Para esse estudo foram coletadas amostras de sangue de 33 caprinos com sinais clínicos e posteriormente, sangue de 179 caprinos, dois gatos e dois cães; e amostras de leite de 78 cabras lactantes. Adicionalmente, foram coletadas quatro amostras de solo do ambiente onde viviam filhotes de gatos e quatro amostras de resíduo de alimentos dos comedouros dos caprinos. Foi realizada a Reação de Imunofluorescência Indireta (RIFI) para o sorodiagnóstico nas amostras coletadas e dos soros de camundongos inoculados para o bioensaio. O bioensaio foi realizado em camundongos que foram inoculados com leite e camada leucocitária dos caprinos. Realizou-se também análise molecular, através da PCR (Reação em Cadeia pela Enzima Polimerase) de leite e sangue caprino, órgãos de camundongos do bioensaio, solo do local de permanência dos gatos e resíduos de alimentos dos comedouros. O resultado da RIFI foi de 76,53% (137/179) de sororreagentes nos caprinos e todos os cães e gatos também foram sororreagentes ao T. gondii. Houve aumento significativo de titulações ≥4096 entre os animais com sinais clínicos. No bioensaio, realizado nos camundongos do material de 38 fêmeas caprinas que apresentaram título acima de 4096, observou-se positividade em pelo menos uma amostra de camada leucocitária na RIFI e uma de leite na RIFI e PCR. Foram positivas na PCR para DNA de T. gondii 11 amostras de sangue total, oito de leite, três de resíduos dos cochos, e as quatro amostras de solo. Os caprinos machos jovens apresentaram menores soroprevalência quando comparados ao restante do rebanho e às fêmeas jovens. Os resultados permitem concluir que o T. gondii estava presente nos animais estudados, no leite e no ambiente que habitavam, e foi a causa dos abortamentos e sinais clínicos ocorridos neste rebanho.
TThis study aimed to investigate the occurrence of toxoplasmosis in an abortion outbreak and specific clinical signs occurred in a dairy goat herd in the municipality of Arapoti, Parana, Brazil. For this study were collected blood samples from 33 goats with clinical signs and later, 179 goats, two kitten and two dogs; and milk samples of 78 lactating goats. In addition, were collected four environmental soil samples where kittens lived and four samples of food residue from feeders goats. It was made Immunofluorescence Antibody Test (IFAT) for the serodiagnosis in the samples collected and in inoculated mice sera for bioassay. The bioassay was performed in mice that were inoculated with milk and goat’s buffy coat. It was also conducted molecular analysis by PCR (Polymerase chain reaction) of goat’s milk and blood, organs of mice bioassay, soil local’s kitten and waste trough. The result of the IFAT was 76.53% (137/179) of seropositive goats and all dogs and cats were also seropositive to T. gondii. There was significant increase titers ≥4096 among animals with clinical signs. In the bioassay conducted in mice from material of 38 female goats that had titer ≥4096, was observed positivity in at least one buffy coat sample in the IFAT; and positivity in IFAT and PCR in one milk sample. Were positive by PCR for T. gondii DNA 11 whole blood samples, 8 milk, 3 waste troughs, and all 4 soil samples. The young male goats showed significant lower prevalence by the parasite when compared with the other goats of the herd and with young females too. The results suggest that T. gondii was present in the animals studied, milk and the environment in which the animals lived, and was the cause of abortions and clinical signs occurred in this flock.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
47

BIANCHINI, Samy. "Etiologia da mastite caprina na região do Cariri paraibano." Universidade Federal Rural de Pernambuco, 2008. http://www.tede2.ufrpe.br:8080/tede2/handle/tede2/5857.

Full text
Abstract:
Submitted by (edna.saturno@ufrpe.br) on 2016-11-04T13:34:35Z No. of bitstreams: 1 Samy Bianchini.pdf: 197593 bytes, checksum: 4d8c4b374f72b81d597269947cfc5cb0 (MD5)
Made available in DSpace on 2016-11-04T13:34:35Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Samy Bianchini.pdf: 197593 bytes, checksum: 4d8c4b374f72b81d597269947cfc5cb0 (MD5) Previous issue date: 2008-02-28
The mastitis is the main disease in milk flocks of the whole world for consisting in a problem of public health, besides causing great economic losses, becoming necessary to know the etiology agents of the clinical and subclinical mastitis of each region for adoption of hygienically measures adjusted and control of the illness. With the aim of esteem the frequency of the goat mastitis and to identify the main involved etiology agents in the infection of the mammary gland of milk goats on the Region of the Cariri Paraibano, 654 mammary halves of 327 goats was examined, from 15 properties. The mammary gland of the goats in lactation was examined and the milk submitted to the tild mug test and CMT test. Of the 654 samples, only one (0,15%) showed alteration in the tild mug test, indicating clinical mastitis, and 201 (30,70%) samples had positive (1+, 2+ or 3+) to the CMT test, being proceeded to the collection for lacto culture. Of the 201 cultivated samples, 45 (22,39%) showed bacterial growth. 6,88% (45/654) of the mammary gland examined had sub clinical mastitis. In the lacto culture, was isolated Staphylococcus spp (84,44%), Streptococcus spp (4,44%), Bacillus spp. (4,44%), Micrococcus spp. (4,44%) e Bastonete Gram negative (2,22%). It is concluding that goat mastitis on the region of the Cariri has the same characteristics of other regions of Brazil and world, been Staphylococcus spp. as the principal agent; and the CMT can be used as triage test, but the lacto culture is the most indicated method to diagnostic of milk goat sub clinical mastitis.
A mastite é a principal enfermidade em rebanhos leiteiros de todo o mundo por constituir-se em um problema de saúde pública, além de acarretar grandes perdas econômicas, fazendo-se necessário conhecer os agentes etiológicos das mastites clínicas e subclínicas de cada região para adoção de medidas higiênicas adequadas e controle da doença. Com o objetivo de estimar a freqüência da mastite caprina e de identificar os principais agentes etiológicos envolvidos na infecção da glândula mamária de cabras leiteiras na Região do Cariri Paraibano, foram examinadas 654 metades mamárias de 327 cabras, provenientes de 15 propriedades. A glândula mamária das cabras em lactação foi examinada e o leite submetido aos testes da caneca telada e do CMT. Nenhuma metade mamária apresentou alteração no exame clínico. Das 654 amostras de leite analisadas, uma (0,15%) apresentou alteração no teste da caneca telada, indicando mastite clínica, e 201 (30,70%) apresentaram algum grau de gelificação (1+, 2+ ou 3+) no teste do CMT, sendo procedida à coleta para lactocultura. Das 201 amostras cultivadas, 45 (22,39%) apresentaram crescimento bacteriano. 6,88% (45/654) das glândulas mamárias examinadas apresentavam mastite subclínica. Na lactocultura, isolou-se Staphylococcus spp (84,44%), Streptococcus spp (4,44%), Bacillus spp. (4,44%), Micrococcus spp. (4,44%) e Bastonete Gram negativo (2,22%). Conclui-se que a mastite caprina na região do Cariri Paraibano apresenta o mesmo padrão de outras regiões do Brasil e do mundo, tendo o Staphylococcus spp. como principal agente causal; e que o CMT pode ser utilizado como teste de triagem da saúde da glândula mamária caprina, mas a lactocultura é o método mais indicado para o diagnóstico da mastite subclínica em cabras leiteiras.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
48

Burlin, Sr Thomas B. "High School Contemporary a Cappella: a Descriptive Phenomenology." Thesis, University of North Texas, 2015. https://digital.library.unt.edu/ark:/67531/metadc822787/.

Full text
Abstract:
This study examines the phenomenon of contemporary a cappella music making found in high school settings as curricular and extra-curricular offerings. Past music and music education literature has focused exclusively on contemporary a cappella at the collegiate level. Through application of a descriptive phenomenological method and incorporation an educational-sociological lens, this study advances an understanding of the educational benefit and social value of membership in contemporary a cappella at the high school level. Six recent members from three regions of the United States provided data through individual open-form interviews in which questions were derived from the participants’ own speech. I incorporated phenomenological reductions and processes to negate researcher bias during data collection, analysis, and the formation of a general structure and constituent meanings of membership in high school contemporary a cappella. Participants utilized traditional music skills, individual talents, conceptions of popular culture and music, and in-group socialization to facilitate music making and reify membership. Expressing the value of group membership, individuals acted to benefit the group by cultivating social bonds, developing and fostering personal/shared connections to songs, identifying and purposing individual talents and skills, and gaining an understanding of each members’ unique contribution to membership. Discussion includes implications for music education and suggestions for future research.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
49

Silva, Júnior Eurípedes [UNESP]. "Estudo da mobilidade do glifosato utilizado como capina química em um programa de recuperação de mata ciliar." Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2010. http://hdl.handle.net/11449/97801.

Full text
Abstract:
Made available in DSpace on 2014-06-11T19:29:07Z (GMT). No. of bitstreams: 0 Previous issue date: 2010-12-03Bitstream added on 2014-06-13T18:58:32Z : No. of bitstreams: 1 silvajunior_e_me_araiq.pdf: 14955551 bytes, checksum: cea7b2ac8ad7ad4d11de9133f1268d56 (MD5)
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
A prática da utilização de pesticidas para controle ou eliminação de pragas é uma atividade de grande ocorrência e um dos fatores de elevado potencial de contaminação de ambientes naturais. Os herbicidas, um tipo particular de pesticidas, são utilizados principalmente em práticas agronômicas como por exemplo, a capina química, a fim de eliminar e ou controlar certas espécies de plantas as quais prejudicam o desenvolvimento e cultivo de culturas. A capina química é um método rápido, economicamente viável e ideal para ser utilizado em locais de relevo acidentado, onde a supressão mecânica ou manual é dificultada. Atualmente, o glifosato é o herbicida mais empregado mundialmente, para o controle e eliminação de plantas daninhas. Quando metabolizado por microrganismos origina, por uma de suas rotas de degradação o ácido aminometilfosfônico (AMPA), metabólito mais persistente no ambiente e em alguns animais do que o glifosato, entretanto, apresenta toxicidade aguda (LD50 = 8.300 kg mg-1) mais baixa do que o glifosato (LD50 = 4.230 kg mg-1). O presente trabalho teve como objetivo avaliar o comportamento de glifosato no ambiente mediante estudo de mobilidade após utilização do glifosato como capina química em um Programa de Recuperação de Mata Ciliar (PRMC). Para isso, concentrações de glifosato e AMPA foram determinadas, bem como parâmetros físico químicos que poderiam influenciar a mobilidade dos mesmos, nas matrizes de solo, sedimento e água superficial. O PRMC é composto de vários projetos de caráter ambiental e tem como objetivo recuperar a maior área possível de mata ciliar no Estado de São Paulo. Este trabalho foi realizado no município de Paraibuna – SP na microbacia do Ribeirão Fartura sendo utilizado como estudo preliminar a fim de garantir a utilização ambientalmente segura de glifosato. O estudo verificou que as características...
The use of pesticides for controlling or pests elimination is a very common practice and one factor of high potential for contamination of natural environments. Herbicides are a particular type of pesticides that are used mainly in agronomic practices in order to eliminate or control certain plant species which affect the development and cultivation of crops.The chemical weeding control is a method in which an herbicide is used in areas of rugged terrain that makes difficult the elimination of weed by mechanical or manual procedure. Currently, the Glyphosate, N-(phosphonomethyl) glycine, is the herbicide most used worldwide to control and eliminate weeds. When metabolized by microorganisms leads by one of its routes degradation aminomethylphosphonic acid (AMPA), a metabolite more persistent in the environment and in some animals than glyphosate, however, acute toxicity (LD50 = 8.300 kg mg-1) lower than glyphosate (LD50 = 4.230 kg mg-1). This work intends to evaluate the performance of glyphosate on the environment through the study of mobility after use of chemical weed control in glyphosate as a Recovery Program Riparian Forest (PRMC). For this purpose, concentrations of glyphosate and AMPA were determined, as well as physical and chemical parameters that could influence the mobility of these volumes in arrays of soil, sediment and surface water. The PRMC program is composed of several environmental projects that aim to recover the largest possible area of riparian vegetation at São Paulo state. This work was conducted at Paraibuna city - SP in the Ribeirão Fartura catchment as a preliminary study to ensure the environmentally safe use of glyphosate. This work concluded that the physico-chemical properties of soil influence in the availability of the herbicide and its metabolite in the environment. During all the monitoring period, no residues of glyphosate were detected in any sample... (Complete abstract click electronic access below)
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
50

Santana, Filho Arlindo Batista de. "Saberes e práticas em ciências naturais : um estudo no 5º ano do ensino fundamental, em Capela/SE." Universidade Federal de Sergipe, 2015. https://ri.ufs.br/handle/riufs/5185.

Full text
Abstract:
The teaching of natural sciences in the early years of elementary school presents incessantly guided by various historical trends that reflect to the present day in the classroom. As these trends processes that rely heavily on involved, who today seek an apprenticeship that actually happens, significant and transformative way. This research assumes that the everyday knowledge of pupils, students and teachers should be used in classes, triggering an interaction and systematization of knowledge that gives the condition that students need to understand the world and its transformations, standing them, in a participatory manner, as part of that. Thus, the aim of this study is to analyze the perceptions of students, the students and teachers of two classes of the 5th year of primary education on knowledge and practices in natural sciences present in these classes. It is a Case Study, with qualitative and quantitative approaches, using as main methodological procedure of data collection questionnaires with pupils, students and teachers; and semi-structured interviews with teachers, seeking to portray the object of study in the trajectory of the researcher, the study and its methodological procedures, the field and the subjects that are students, students and two teachers of the 5th year of elementary school. The theoretical framework presents some Natural Science Teaching notes in Brazil in the early years of elementary school, highlighting the importance of training of teachers in the early years, the didactic and pedagogical aspects of teaching practice and knowledge in Natural Sciences. The data show that: the students have a simplistic view of the initial knowledge of Natural Sciences; teachers also feature views of the difficulty in dealing with important content related to natural sciences, especially content related to the body, sexuality and relations between scientific and everyday theories. Furthermore, we realize that this difficulty developing practices articulated with the perspective of scientific literacy is also true because of conflicts with moral values developed in their training in other social spaces, such as the family; Also the gap between teaching practice and the research approach and the pedagogical praxis element is a factor that contributes to this difficulty. Continuing education as a practice incorporated into the teaching profession can be seen as a factor of possibility to advance the issue of qualitative improvement of teaching practice and, consequently, the formation of the students and the students.
O ensino de Ciências Naturais nos anos iniciais do Ensino Fundamental se apresenta, incessantemente, orientado por diversas tendências históricas que refletem até os dias atuais nas salas de aula. Sendo essas tendências processos que dependem bastante dos envolvidos, que hoje buscam uma aprendizagem, que de fato aconteça, de forma significativa e transformadora. Esta pesquisa parte do pressuposto de que os saberes do cotidiano dos alunos, alunas e das professoras devem ser utilizados nas aulas, desencadeando uma interação e sistematização para um conhecimento que dê a condição que os discentes necessitam para compreender o mundo e suas transformações, situando-os, de forma participativa, como parte integrante desse. Sendo assim, o objetivo deste estudo é analisar as percepções dos alunos, das alunas e das professoras de duas turmas do 5º ano do Ensino Fundamental sobre saberes e práticas em Ciências Naturais presentes nas referidas turmas. Trata-se de um Estudo de Caso, com abordagens qualitativa e quantitativa, utilizando como principal procedimento metodológico de coleta de dados a aplicação de questionários com alunos, alunas e professoras; e entrevista semiestruturada com as professoras, buscando retratar o objeto de estudo na trajetória do pesquisador, o estudo e seus procedimentos metodológicos, o campo e os sujeitos da pesquisa que são os alunos, alunas e duas professoras do 5º ano do Ensino Fundamental. O referencial teórico apresenta alguns apontamentos do Ensino de Ciências Naturais no Brasil, nos anos iniciais do Ensino Fundamental, destacando a importância da formação das professoras nos anos iniciais, os aspectos didático-pedagógicos da prática docente e os saberes em Ciências Naturais. Os dados evidenciam que: os alunos possuem uma visão inicial simplista sobre os saberes das Ciências Naturais; as professoras apresentam também visões da própria dificuldade em lidar com conteúdos importantes relacionados às Ciências Naturais, principalmente conteúdos relacionados ao corpo, à sexualidade e às relações entre teorias científicas e cotidiano. Outrossim, percebemos que esta dificuldade em desenvolver práticas articuladas com a perspectiva da alfabetização científica se dá também em virtude de conflitos com os valores morais desenvolvidos na sua formação em outros espaços sociais, tais como na família; também o distanciamento entre a prática pedagógica e a perspectiva de pesquisa como elemento da práxis pedagógica é um fator que contribui para esta dificuldade. A formação continuada como uma prática incorporada à função docente pode ser vista como um fator de possibilidade para o avanço na questão da melhoria qualitativa da prática docente e, consequentemente, da formação dos alunos e das alunas.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
We offer discounts on all premium plans for authors whose works are included in thematic literature selections. Contact us to get a unique promo code!

To the bibliography