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Dissertations / Theses on the topic 'Cancerogenesi'

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Gu, Zu-Wei. "La cancerogenese chimique : aspect methodologique et evaluation du potentiel cancerogene." Paris 7, 1987. http://www.theses.fr/1987PA077051.

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INNAMORATI, Giulio. "Integrazione temporale del segnale mediato da recettori accoppiati a proteine G: il potenziale ruolo di G15 nella cancerogenesi." Doctoral thesis, Università degli Studi di Verona, 2009. http://hdl.handle.net/11562/337361.

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Abstract:
G15 è una proteina G eterotrimerica della famiglia di Gq/11, specifica del sistema ematopoietico, la cui funzione è sostanzialmente ignota. In questo studio si descrive la sua eccezionale resistenza al generale processo di desensibilizzazione che virtualmente regola l’attività di ogni recettore accoppiato a proteine G (GPCR). Il segnale di G15 è infatti risultato refrattario alla desensibilizzazione del recettore β2 adrenergico indotta da sovraespressione di arrestina. Allo stesso modo, il livello d’espressione di arrestina non ha influito sul segnale mediato da G15 in risposta all’attivazione dei recettori V2 per la vasopressina e δ oppioide. Esperimenti di co-immunoprecipitazione hanno dimostrato che la subunità Gα15 dell’eterotrimero (a differenza di Gαq and Gαs) viene stabilmente reclutata da un recettore V2 che una mutazione rende costitutivamente desensibilizzato. L’arrestina oltre a rendere meno efficiente il signalling dei GPCR, ne favorisce l’internalizzazione in compartimenti endosomiali. La co-espressione di Gα15 ha parzialmente ristabilito la presenza sulla membrana plasmatica del mutante costitutivamente desensibilizzato ristabilendone anche parte delle capacità segnalatorie. Tuttavia, confrontando l’effetto dell’agonista sull’attività verso gli effettori di G15, quali PKD1 e PLC, con l’effetto sull’internalizzazione del recettore, sono state osservate alcune peculiarità funzionali che suggeriscono che G15 stabilizzi una struttura conformazionale intermedia al normale processo di attivazione. Nel loro insieme, questi risultati suggeriscono un nuovo meccanismo per cui la regolazione dei GPCR può essere aggirata e G15 può trasdurre segnali estremamente prolungati quando le cellule siano “cronicamente” esposte all’effetto di ormoni, neurotrasmettitori etc. Questo aspetto ci ha portato ad ipotizzare che la presenza di G15 possa essere associata a stati fisiologici caratterizzati da fenomeni di deregolazione, in particolare con la formazione di tumori. Uno screening ha dimostrato la presenza di G15 in 10 fra 40 linee cellulari tumorali analizzate, tutte derivate da tessuti che in origine risultano negativi. Il messaggero di Gα15 e la corrispondente proteina sono anche risultati presenti in biopsie di cancro prostatico e pancreatico. Particolarmente rilevante appare il fatto che Gα15 fosse presente nella frazione proliferante del tumore così come dimostrato con xenotrapianti di tumore in topi nudi.
G15 is a heterotrimeric G protein of the Gq/11 family. In this study, we describe its exceptional poor sensitivity to the general regulatory mechanism of G protein-coupled receptor (GPCR) desensitization. Enhancing β2 adrenergic receptor desensitization by arrestin overexpression, did not affect signalling to G15. Similarly, increased levels of arrestin did not affect G15 signalling triggered by the activation of V2 vasopressin and δ opioid receptors. Furthermore, co-immunoprecipitation experiments showed that G15 α subunit (as opposed to Gαq and Gαs) is recruited to a V2 vasopressin receptor mutant that is constitutively desensitized by β-arrestin. Interestingly, co-expression of G15 partially rescued cell surface localization and signalling capabilities of the same mutant and supported its sustained activity on downstream effectors including PKD1. However, differential modulation by the agonist was observed while comparing effectors activity to receptor internalization. Taken together, these findings provide evidence for a novel mechanism whereby GPCR desensitization can be bypassed and G15 can support sustained signalling in cells chronically exposed to hormones or neurotransmitters. This aspect led us to hypothesize that G15 presence could be associated to poorly regulated physiological states, and in particular with tumor formation. A screening demonstrated Gα15 presence in 10 out of 40 human cancer cell lines analyzed, all derived from a variety of tissues reported as negative. Gα15 mRNA and protein were also found in pancreatic and prostate tumor biopsies. Notably, Gα15 was present in the proliferating fraction of the tumor as demonstrated by xenotransplantation of the tumors in nude mice.
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FOCACCETTI, CHIARA. "Inibizione immunologica del processo di cancerogenesi nei tumori della mammella insorti in topi BALB/c transgenici per il prodotto dell'oncogene ErbB2/neu mediante immunoterapia attiva." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/802.

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Abstract:
Utilizzando il modello tumorale transgenico BALB-NeuT abbiamo analizzato la specifica interferenza, indotta dalla vaccinazione, della carcinogenesi causata in questo modello animale dal prodotto dell’oncogene neu. È stata confrontata l’inibizione della formazione di masse tumorali in seguito alla vaccinazione con neu di ratto normale (ErbB2/Neu) o con i recettori ErbB xenogenici umani (LTR-EGFR, LTR-ErbB2, LTR-ErbB3, LTR-ErbB4), espressi singolarmente in cellule murine NIH3T3, o in seguito alla vaccinazione con poxvirus ricombinante, Vaccinia virus (rV-neu). La vaccinazione precoce, allo stadio di iperplasia atipica con LTR-Neu, inibisce in maniera drastica la carcinogenesi mammaria mediata da neu e inoltre, la vaccinazione con cellule esprimenti i recettori ErbB umani interferisce, significativamente in tutti i casi, con lo sviluppo del tumore nei topi BALB-NeuT. L’aumento relativo nella sopravvivenza libera da tumore e la riduzione dell’incidenza dei tumori corrisponde alla conservazione strutturale condivisa tra i recettori umani e l’oncogene neu, infatti l’immunizzazione con cellule trasfettate con LTR-Neu è quella che ha mostrato la maggiore efficacia antitumorale seguita da LTR-ErbB2 e dagli altri tre recettori ErbB umani. Le vaccinazioni hanno dimostrato di indurre un alto, specifico e comparabile titolo anticorpale e gli effetti antitumorali indotti da questi anticorpi correlano con la cross reattività verso il dominio extracellulare, purificato in vitro, della proteina Neu. Inoltre una specifica risposta T cellulare verso epitopi del Neu di ratto, rilevabile per la reattività di queste cellule alla stimolazione con peptidi specifici, è stata anche stimolata nelle cellule di milza dei topi immunizzati con LTR-Neu e, in misura minore, nelle cellule dei topi immunizzati con LTR-ErbB2 e LTR-EGFR. L’inibizione tumorale più pronunciata in seguito alla vaccinazione con LTR-Neu è stata associata con l’infiltrato leucocitario e la necrosi tumorale in vivo, mentre i sieri immuni specificamente inducono citotossicità cellulo mediata dipendente dagli anticorpi e apoptosi delle cellule tumorali mammarie dei topi BALB-NeuT in vitro. Inoltre, valutando l’efficacia di un vaccino che usa come veicolo il virus vaccinico ricombinante per Neu, si è rilevata la capacità anche di questa immunizzazione di contrastare efficacemente la crescita dei tumori nei topi transgenici con un effetto più marcato per inoculi multipli. L’inibizione risultante è comparabile alla vaccinazione allogenica quando le somministrazioni sono effettuate agli stadi più precoci di sviluppo del tumore mentre induce una protezione superiore ad essa quando l’immunizzazione con il virus ricombinante è eseguita a partire da uno stadio tardivo di sviluppo della malattia.
Employing the transgenic animal model BALB-NeuT, the outcome of neu-mediated tumorigenesis was compared following vaccination with isogenic normal rat ErbB2/Neu (LTR-Neu) or xenogeneic human ErbB receptors (LTR-EGFR, LTR-ErbB2, LTR-ErbB3 and LTR-ErbB4), both recombinantly expressed in an NIH3T3 murine cell background, or following vaccination with neu-recombinant Vaccinia virus (rV-neu). Vaccination using rat LTR-Neu at the stage of atypical hyperplasia potently inhibited neu-mediated mammary tumorigenesis. Moreover, all human ErbB receptors specifically interfered with tumor development in BALB-NeuT mice. Relative increase in tumor-free survival and reduction in tumor incidence corresponded to structural similarity shared with the etiologic neu oncogene. The rat orthologue LTR-Neu proved most effective followed by the human homologue LTR-ErbB2 and then the other three human ErbB receptors. Vaccination resulted in high titer of specific serum antibodies whose tumor-inhibitory effects correlated with cross-reactivity to purified rat Neu extracellular domain in vitro. Furthermore, a T cell response specific for peptide epitopes of rat Neu was elicited in spleen cells of mice immunized with LTR-Neu and was remotely detectable for discrete peptides upon vaccination with LTR-ErbB2 and LTR-EGFR. The most pronounced tumor inhibition by LTR-Neu vaccination was associated with leukocyte infiltrate and tumor necrosis in vivo, while immune sera specifically induced cytotoxicity and apoptosis of BALB-NeuT tumor cells in vitro. Moreover, the multiple vaccination employing the neu-recombinant virus also resulted in a specific inhibition of neu-mediated tumorigenesis. The resulting inhibition was comparable with the allogeneic immunization schedule when started early in tumor development but gave higher protection when the vaccination was started later in tumor onset.
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SERRA, MARIA PAOLA. "Cell senescence and aging in carcinogenesis and liver repopulation." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2012. http://hdl.handle.net/11584/266184.

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Abstract:
The studies presented in my thesis delve into the complex relationship between cancer and aging using analytical approaches shared with the field of regenerative medicine. We took advantage of a model of orthotopic cell transplantation to explore the basic question as to whether the contribution of aging to the risk of cancer is, at least in part, related to alterations in the tissue microenvironment. Previous investigations conducted by our research group had revealed that isolated normal hepatocytes form larger clones of daughter cells when transplanted into the liver of old animals as compared to those formed in young recipients. In a relatively simple experiment we then utilized a similar approach to transplant preneoplastic cells isolated from hepatic nodules into either young or old animals of a syngeneic strain. Results were striking: very limited expansion of transplanted nodular hepatocytes was observed in the liver of young animals, while the same cell preparations grew significantly upon injection into older hosts, with a few cases of progression to hepatocellular carcinoma (HCC). The relevance of these findings is twofold. Firstly, they clearly indicate that preneoplastic cell populations isolated from hepatic nodules are not endowed with any measurable degree of growth autonomy, in that they were unable to form nodules when transferred into the liver of young hosts. Thus, their focal growth is dependent on stimuli originating from the local microenvironment. In this respect they behave like normal hepatocytes. Secondly, it is evident from these results that the microenvironment of the aged liver is able to foster the growth transplanted syngeneic nodular hepatocytes, again reproducing analogous findings already obtained with normal cells. Having established this fundamental fact, it became important to explore possible biological and underlying molecular mechanisms explaining the growth-promoting nature of the aged liver microenvironment. To this end, intriguing insights came again from the field of regenerative medicine. Our research group is involved in the characterization of an experimental model of massive liver repopulation through hepatocyte transplantation. This approach was set up in our laboratory and is based on the administration of retrorsine (RS), a naturally occurring alkaloid, as a preconditioning treatment. Rat liver exposed to RS and then transplanted with isolated normal hepatocytes is entirely replaced by donor-derived cells within a few months. Importantly, transplanted nodular hepatocytes can also selectively expand in the RS-treated liver, rapidly evolving to HCC. Again, neither normal, nor nodular hepatocytes are able to proliferate when injected into the liver of untreated recipients, as already noted above. This pattern of findings is similar to that observed in the aged liver, although the magnitude of the observed phenomena is far greater following exposure to RS. Moreover, it is apparent from the foregoing discussion that the growth of normal and nodular hepatocytes is controlled by fundamentally similar biological mechanisms, such that carcinogenesis and liver repopulation represent in fact “two sides of the same coin”, as it has been proposed. Given the similarities of biological responses between the RS-treated and the aged liver, we then probed into possible cellular and molecular analogies shared by the two systems. Much to our surprise, it was found that exposure to RS is a powerful inducer of cell senescence in hepatocytes in vivo. As reported in the preceding section of this report, several markers of cell senescence were expressed by RS-exposed hepatocytes, including senescence-associated β-galactosidase (SA-β-gal), cell hypertrophy, a persistent block in the cell cycle coupled with activation of cell growth pathways. The picture emerging from these findings is that RS treatment, which sets the stage for the selective growth of both normal and nodular transplanted hepatocytes, leading to massive liver repopulation and emergence of HCC, respectively, is also associated with the induction of a senescent phenotype in resident hepatocytes. Such a senescence phenotype is commonly found in aged tissues including the liver, as also shown in our studies. This phenotype is likely to explain, at least in part, the similarities observed between the microenvironments of the aged liver and that of RS-exposed liver. The last section of this thesis describes studies aimed at reversing the RS-induced alterations in the liver microenvironment and, in doing so, at verifying whether this would modulate the growth of preneoplastic lesions promoted by RS. Animals given the genotoxic agent diethylnitrosamine (DENA) followed by RS developed large hepatocyte nodules within a few months. However, the growth of preneoplastic nodules was significantly delayed in animals receiving hepatocyte transplantation following the DENA+RS regimen. These results represent a proof of principle that an altered microenvironment is indeed a powerful driving force in neoplastic progression; most importantly, they clearly indicate that strategies aimed at “normalizing” such an altered microenvironment might impact on the rate of progression of the neoplastic process.
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HANSMAENNEL, GERARD. "Exposition au formaldehyde et cancer." Lille 2, 1988. http://www.theses.fr/1988LIL2M258.

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REIBEL, MOSER MARIE-CHRISTINE. "Role de l'alimentation dans la carcinogenese." Strasbourg 1, 1993. http://www.theses.fr/1993STR15064.

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Bois, Frédéric Vasseur Paule. "MODELISATION MATHEMATIQUE DE LA CANCEROGENESE PAR DES PRODUITS CHIMIQUES /." [S.l.] : [s.n.], 1988. ftp://ftp.scd.univ-metz.fr/pub/Theses/1988/Bois.Frederic.SMZ889.pdf.

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Manickan, Lakshmy. "Proteomics of bacteroides fragilis and enterobacter cancerogenus." Thesis, Northumbria University, 2010. http://nrl.northumbria.ac.uk/1253/.

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Abstract:
Bacteroides fragilis NCTC 9343 is a Gram-negative anaerobic bacterium with genomic DNA of 5205 Kb and a GC ratio of 43%. It is a commensal organism that can act as an opportunistic pathogen and is commonly present on the mucous membranes. It causes a variety of infections including intra abdominal infections, perirectal abscesses and decubitus ulcers. Enterotoxigenic forms are capable of causing diarrhoea in children and animals. Enterobacter cancerogenus ATCC 35316 is also a Gram-negative facultatively anaerobic bacterium with genomic DNA of 4602 Kb and a GC ratio of 55%. It is a naturally occurring human gut symbiont known to exhibit resistance to antibiotics like aminopenicillins. It has also been reported in cases of severe osteomyelitis and infections of bones and joints. This study aims to analyse the differential expression of proteins in the presence of mucin since it serves as the first site of adherence for the bacteria. The E. cancerogenus and B. fra gilis proteins were extracted and separated by two dimensional electrophoresis from logarithmic phase cultures grown in semi-defined media enriched with or without porcine gastric mucin Types II and III. The gel images were analysed using Bio-Rad PDQuest, Ludesi Redfin and Nonlinear Dynamics SameSpots softwares. It was observed that the presence of mucin in the media affected the expression of a number of proteins in E. cancerogenus and B. fragilis cells. The protein spots of interest were excised, hydrolysed using trypsin and subjected to electrospray ionisation based LC-MS analysis in order to determine the identity of the digested proteins and obtain a better understanding of the interactions of B. fra gilis and E. cancero genus with mucin. The outer membrane protein surface antigen X was found to be up-regulated in both mucin Type II and III enriched media in E. cancerogenus. Some of the other proteins that were differentially regulated in both E. cancerogenus and B. fra gilis included the elongation factor Ts, malate dehydrogenase, triose phosphate isomerase and thiol peroxidase proteins indicating that these proteins may be associated with the ability of bacteria to grow in mucin and may be potential virulence factors. Genes encoding the proteins CAH06598 and CAH09443 from the glycoside hydrolase families 95 and 97 in B. fra gilis strain NCTC9343 were cloned, overexpressed and purified using nickel affinity and gel filtration chromatography. The enzymes were found to be active by performing fluorimetric assays using methyl-umbelliferyl sugar substrates. Diffracting crystals of CAH09443 were obtained from the PACT ANION screens containing polyethylene glycol and sodium malonate as a precipitant. Structure determination was achieved via molecular replacement using the glycoside hydrolase Family 97 α-galactosidase, BtGH97b, from Bacteroides thetaiotaomicron as a starting model. The structure of CAH09443 was shown to be composed of a N-terminal β-super-sandwich domain and a canonical (β/α)₈ barrel, similar to the two other glycoside hydrolase family 97 enzyme structures reported.
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Bektas, Yasin [Verfasser]. "Role of protein kinase D1 in pancreatic cancerogenesis / Yasin Bektas." Ulm : Universität Ulm, 2021. http://d-nb.info/1235527883/34.

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Chaudoreille, Marie-Madeleine. "Contribution a l'etude de l'interaction des oestrogenes de synthese avec la tubuline." Aix-Marseille 2, 1991. http://www.theses.fr/1991AIX22951.

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Pelloux, Nadia. "Mécanisme de fixation d'amines aromatiques cancérogènes sur l'ADN : étude à l'aide de systèmes modèles." Grenoble 1, 1992. http://www.theses.fr/1992GRE10167.

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Abstract:
Le n-acetyl-2-aminofluorene et le 2-aminofluorene sont des cancerogenes, qui apres activation metabolique, reagissent avec les nucleophiles de l'adn, et plus particulierement sur l'atome de carbone c-8 de la guanine. Nous avons etudie le mecanisme de fixation de ces cancerogenes sur la desoxyguanosine en utilisant une approche intramoleculaire qui permet de modeliser le complexe d'intercalation cancerogene-base forme dans la phase initiale qui precede la reaction de fixation covalente du cancerogene sur l'adn. Une etude solvolytique de ces composes en milieu aqueux a montre que l'adduit forme majoritairement resultait de la fixation des cancerogenes sur le carbone 8 de la guanine. Lors de cette reaction, nous avons mis en evidence le passage par union nitrenium. Nous avons demontre que la selectivite de la reaction en c-8 etait controlee par la geometrie du complexe d'intercalation. Nous avons ensuite realise une etude r. P. E. De ces composes modeles, en milieu aprotique. Dans de telles conditions, les cancerogenes ultimes conduisent a la formation de produits de rearrangement consideres in vivo comme des produits de detoxication. Nous avons mis en evidence que ces derniers pouvaient resulter d'un mecanisme radicalaire. Finalement, nous avons realise une etude mecanistique visant a demontrer le processus de formation des adduits resultant de l'ouverture du cycle imidazole de la guanine, apres fixation du cancerogene sur celle-ci
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Weber, Achim. "DNA conformation and DNA topology in gene regulation : physiology and cancerogenesis /." Zürich, 2008. http://opac.nebis.ch/cgi-bin/showAbstract.pl?sys=000259471.

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Lu, Yao-Ping. "Application d'une méthode orthogonale à l'étude de la cancérogénèse chimique en deux phases sur cellules "in vitro"." Paris 5, 1988. http://www.theses.fr/1988PA05P605.

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Lazaruk, О. V. "Cancerogenesis investigation of mammary duct carcenoma by protein modification in the tissue." Thesis, БДМУ, 2020. http://dspace.bsmu.edu.ua:8080/xmlui/handle/123456789/17576.

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Levacher, Geraldine. "Implication de l'adhérence intercellulaire cadherine-dépendante dans la cancerogenèse vésicale." Université Joseph Fourier (Grenoble), 2002. http://www.theses.fr/2002GRE10152.

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Abstract:
Il est connu que l'adhérence intercellulaire est perturbée dans les pathologies tumorales. La Ecadhérine est une molécule d'adhérence intercellulaire calcium-dépendante dont la fonction est essentielle pour la formation des jonctions adhérentes; elle joue un rôle dans la mise en place et le maintien de la morphologie et de le différenciation épithéliales. Au cours de ce travail nous avons focalisé notre étude sur le système d'adhérence homophilique cadhérine-dépendante dans les carcinomes de la vessie. Les tumeurs vésicales sont un modèle d'étude intéressant; certaines tumeurs sont bénignes alors que d'autres progressent rapidement vers une forme agressive et entraînent le développement de métastases voire le décès du patient. Nous avons observé une diminution d'expression de la E-cadhérine dans des lignées cellulaires tumorales peu différenciées, ce qui est due probablement à une régulation (post)transcriptionnelle. De façon intéressante, la N-cadhérine est exprimée par les cellules invasives, déficietes en E-cadhérine, au niveau des régions de contacts intercellulaires. L'expression de la N-cadhérine pourrait servir de marqueur d'invasion tumorale. Nous montrons qu'elle pourrait participer à des interactions hétérotypiques avec des cellules N-cadhérine-positives des tissus sous-jacents l'urothélium. Dans des tumeurs vésicales humaines, la réduction d'expression des E-cadhérine et P-cadhérine, toutes deux membranaires dans l'urothélium normal, est associée à un fort potentiel de malignité et leur expression a une valeur pronostique ce qui renforce l'intérêt clinique de l'étude de ces molécules. Dans certaines tumeurs infiltrantes, l'expression de la N-cadhérine est détectée au niveau des jonctions intercellulaires et cette expression anormale est corrélée à un stade et grade élevé des tumeurs. Ainsi, l'expression de N-cadhérine de la N-cadhérine par les cellules urothéliales pourrait être un bon indicateur du potentiel agressif des tumeurs.
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Dorn, Christoph Michael. "Analysis of the effects of xanthohumol on hepatic homeostasis, inflammation, fibrosis and cancerogenesis." kostenfrei, 2009. http://www.opus-bayern.de/uni-regensburg/volltexte/2009/1361/.

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Bouhnik, Yoram. "Peut-on modifier la flore bactérienne colique de l'homme ? Cas des bifidobactéries." Paris 11, 1995. http://www.theses.fr/1995PA114835.

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Le, Faouder Julie. "Recherche de biomarqueurs tissulaires de la cancerogenèse hépatique par imagerie Maldi." Paris 7, 2012. http://www.theses.fr/2012PA077002.

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Abstract:
Le carcinome hépatocellulaire (CHC) représente le 6eme cancer le plus fréquent dans le monde et la 3eme cause de décès par cancer. Plus de 80% des CHC se développent à partir d'une cirrhose souvent d'étiologie virale. Le pronostic du CHC est mauvais en raison de sa détection à un état avancé, non résécable. Aussi de nouveaux biomarqueurs permettant un diagnostic précoce sont requis. L'imagerie par spectrométrie de masse MALDI (MALDI IMS) permet la visualisation de la distribution différentielle de marqueurs potentiels au sein des tissus. L'analyse MALDI IMS du protéome in situ de tissus CHC versus celui des tissus cirrhotiques péritumoraux, a permis la mise en évidence d'un ensemble de peptides/protéines pour lesquels l'expression permettait de différencier la cirrhose du CHC. De plus, nous avons établi un modèle de classification permettant de classifier correctement la plupart des spectres issus de régions tumorales et cirrhotiques. Le marqueur le plus différentiel m/z 8565 surexprimé dans le CHC a été identifié comme l'ubiquitine monomérique et validé par immunohistochimie. Le marqueur m/z 3195 surexprimé dans la cirrhose a été identifié comme un fragment de l'α -globine tandis que m/z 2753, surexprimé dans le CHC, correspondait à un fragment de l'albumine. Ce travail fournit des marqueurs diagnostiques qui pourraient être complémentaires des méthodes actuelles. Les biomarqueurs identifiés ouvrent des perspectives biologiquement intéressantes, en particulier dans l'étude du rôle du système protéasome au cours de la cancérogenèse hépatique. De plus, les méthodes d'imagerie MALDI et d'identification mises au point sont applicables à d'autres projets
Hepatocellular carcinoma (HCC) represents the sixth most common cancer in the world, and the third most frequent oncological cause of death. Over 80% of HCC develop from cirrhosis, mainly related to viral etiology. The prognosis of HCC is mostly poor, because of its late detection at an advanced stage. Thus, new effective biomarkers are needed. MALDI imaging mass spectrometry (MALDI IMS) allows differential distribution visualization of potential markers within tissue. The aim of the present project was to investigate, using MALDI IMS, the proteome of HCC and to compare it with peritumoral cirrhosis so as to characterize new biomarkers of HCC. We found a set of proteins/peptides with a differential intensity level that most accurately delineated cancer from adjacent cirrhotic tissue. We generated a classification model enabling correct classification of most spectra present in cirrhosis or tumor areas from the independent validation group. The most discriminating marker (m/z 8,565) increased in HCC was characterized as the monomeric ubiquitin and further validated by immunohistochemistry. Marker m/z 2,753 was a peptidic fragment of albumin and was overexpressed in HCC while m/z 3,195, identified as a fragment of the alpha chain of hemoglobin, was specifically more intense in cirrhosis. This work provides complementary tools that could be useful in the early diagnosis of HCC. Identified biomarkers will gain further insights in the role of proteasome in the liver cancerogenesis. MALDI IMS and identification developed methods will be useful for other projects
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Janel-Bintz, Régine. "Genetique de la mutagenese induite par des cancerogenes de la famille des amines aromatiques." Université Louis Pasteur (Strasbourg) (1971-2008), 1993. http://www.theses.fr/1993STR13035.

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Abstract:
Le cancerogene n-acetoxy-n-2-acetylaminofluorene (n-aco-aaf) induit des mutations par decalage du cadre de lecture au niveau de deux types de sequences: des deletions d'une paire de bases g:c au sein de sequences repetitives et des deletions de deux paires de bases g:c au sein de sequences gc alternees. Dans le but de determiner les mecanismes moleculaires de la mutagenese induite au niveau des sequences portant une alternance gc, j'en ai etudie le controle genetique. Les resultats montrent que cette voie de mutagenese est stimulee par l'induction du systeme sos, systeme regule par les proteines reca et lexa. La fonction inductible n'est toutefois pas assuree par le produit des genes umudc, mais par une autre proteine controlee par le represseur des genes sos, la proteine lexa. Pour la recherche de cette fonction, j'ai poursuivi deux approches independantes: recherche directe par criblage d'une collection de mutants et recherche du mutant potentiel parmi les mutants din. A la suite d'une etude comparative du pouvoir mutagene de differents composes vis-a-vis de cette mutagenese, j'ai egalement etudie la mutagenese induite par le mutagene et cancerogene nitro-iq|2-nitro-3-methylimidazo(4,5,f)quinoline|. Les resultats montrent que meme si les deux cancerogenes, n-aco-aaf et nitro-iq, induisent des deletions -2 au sein de sequences gc alternees, (gc)#3, les mecanismes moleculaires et le controle genetique sont toutefois differents
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Nguyen, Van Jean-Claude. "Oncogènes : implication dans certaines hémopathies." Paris 5, 1988. http://www.theses.fr/1988PA05P203.

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ABALEA, VALERIE. "Etude des dommages oxydatifs de l'adn et de leur reparation dans les hepatocytes en culture traites par le fer : effet chimioprotecteur du flavonoide myricetine (doctorat : sciences biologiques et sante)." Rennes 1, 1999. http://www.theses.fr/1999REN1BO49.

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Anton, K. A. "Molecular analysis of interactions between normal and transformed epithelial cells at early stages of cancerogenesis." Thesis, University College London (University of London), 2013. http://discovery.ucl.ac.uk/1390697/.

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Abstract:
Carcinomas begin with a single transformed cell in an otherwise normal epithelial monolayer. To study the nature of interactions between a transformed cell and its neighbours at this initial stage of tumourigenesis a tetracycline-inducible system driving expression of a constitutively active form of oncogenic Ras (RasV12) was established in MDCK epithelial cells by the Fujita laboratory. Upon interaction with normal cells, RasV12 cells most commonly undergo apical extrusion from an epithelial monolayer. In order to identify proteins and pathways involved in interactions between normal and transformed cells, I have performed several biochemical screens described in this thesis. Firstly, I have shown that Hsp90β, identified previously in a 2D gel screen, is increased in RasV12 cells surrounded by normal neighbours in a non-cell-autonomous fashion. By using inhibitors and a dominant negative form of Hsp90, I have shown that upregulation of this chaperone is most likely a part of a stress response delaying extrusion of transformed cells. Secondly, I have performed a screen for tyrosine phosphorylated proteins and identified myosin IE and plectin as modified in mixed cultures of normal and transformed cells. Finally, I have undertaken quantitative mass spectrometry of phosphorylated peptides using SILAC labelling to assess changes in RasV12 cells upon their interaction with normal cells. In this screen I have found that an actin anticapping protein, VASP, is phosphorylated on serine 239 in RasV12 cells interacting with normal cells. This modification is known to inhibits its related to actin function. I have shown that depletion of VASP in RasV12 cells results in their enhanced extrusion from normal monolayers, most likely due to their compromised attachment. The phosphorylation on serine 239 may be an early step in extrusion, contributing to disassembly of focal adhesions and stress fibres in transformed cells. I have also studied the role of another protein identified in the SILAC screen, MRCKβ, and shown that its depletion results in enhanced extrusion of RasV12 cells from normal monolayers.
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Boutron-Ruault, Marie-Christine. "Facteurs de rosique de la cancerogenese colorectale : etude epidemiologique en suivant la filiation adenome-cancer." Paris 7, 1995. http://www.theses.fr/1995PA077168.

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Abstract:
Une etude epidemiologique de type cas-temoin, sur les facteurs de risque de tumeurs colorectales en suivant la filiation adenome-cancer nous a permis de distinguer les facteurs intervenant aux differentes etapes de la cancerogenese colorectale. De nombreux facteurs influencent le risque de genese d'un adenome, notamment le tabagisme, l'insuffisance d'apports en folates, et la consommation de pates, de pain, de pates ou de riz, et de chocolat ; une consommation elevee de viandes maigres aurait un effet protecteur. La croissance d'un adenome semble essentiellement liee a la consommation d'alcool, ainsi qu'aux antecedents familiaux de cancer colorectal, tandis que la consommation de yaourts et celle de fruits jouerait un role protecteur. Enfin, l'etape de transformation maligne serait influencee par les antecedents familiaux de cancer, par la consommation excessive de charcuteries, d'abats et de matieres grasses animales, ainsi que celle de produits cerealiers raffines. Le seul facteur significativement protecteur etait une consommation elevee de legumes, pour le cancer du colon gauche. L'absence d'effet protecteur du calcium dans cette etude epidemiologique, a l'inverse de notre etude experimentale, suggere que le type de produit laitier consomme joue un role majeur dans la prevention liee au calcium. Ces resultats sont discutes a la lumiere des donnees epidemiologiques et experimentales de la litterature, et des principales hypotheses mecanistiques. Ils apportent des arguments importants pour distinguer ces differentes etapes dans les etudes epidemiologiques, notamment pour les etudes d'intervention. En effet les resultats des etudes publiees a ce jour, basees sur la recidive des adenomes, soit la premiere etape de la cancerogenese, sont decevants, et doivent inciter a focaliser les efforts sur l'etape de croissance de l'adenome qui nous parait l'etape cle dans la prevention de la cancerogenese colorectale
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LORENTZ, OLIVIER. "Les genes homeotiques cdx-1 et cdx-2 dans l'intestin : developpement, differenciation cellulaire et cancerogenese." Université Louis Pasteur (Strasbourg) (1971-2008), 1997. http://www.theses.fr/1997STR13259.

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Abstract:
Les genes homeotiques cdx-1 et cdx-2, homologues au gene caudal de drosophile, presentent un gradient croissant d'expression le long de l'axe antero-posterieur de l'intestin, et sont respectivement exprime dans les cellules epitheliales proliferatives des cryptes et dans les cellules differenciees des villosites. Au cours de ce travail, nous avons montre : ? que le gradient d'expression des genes cdx-1 et cdx-2 est correle a la regionalisation fonctionnelle le long de l'axe antero-posterieur de l'intestin (intestin grele/colon) ; ? que les genes cdx-1 et cdx-2 assurent des fonctions differentes dans la regulation de la proliferation et de la differenciation cellulaire intestinale, et notamment que cdx-2 joue le role de coordinateur de la differenciation epitheliale ; ? que l'expression du gene cdx-2 est controlee par des signaux emis par un constituent de la matrice extracellulaire : la laminine-1 ; ? que cdx-1, en tant que proto-oncogene, et cdx-2, en tant que gene suppresseur des tumeurs coliques, constituent des cibles nucleaires de l'activation oncogenique de ras. Ces resultats (a) mettent en evidence le role cle joue par les genes homeotiques cdx-1 et cdx-2 dans le developpement et le maintien de la fonction intestinale, et (b) montrent comment, au travers de l'alteration de l'expression de ces genes, le processus tumoral interfere avec la regulation normale de la proliferation et d ela differentiation cellulaire.
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BONVALOT, YVETTE. "Evaluation quantitative des risques cancerogenes lies a l'exposition de substances chimiques : methodes et applications decisionnelles." Paris 7, 1993. http://www.theses.fr/1993PA077232.

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Abstract:
Cette these porte sur les methodes et applications de procedures d'evaluation quantitative du risque cancerogene lie a l'exposition de substances chimiques, et inclue une revue de la litterature sur l'analyse de risques. Deux travaux methodologiques originaux, s'interessant de maniere analytique a la selection des donnees et a l'extrapolation hautes doses - faibles doses, sont presentes. Sur la selection des donnees, on discute des effets (reponses) consideres et du choix d'un test statistique adequat. Des analyses portant sur les methodologies d'application, les concordances et divergences de conclusion de trois tests statistiques ont ete realisees sur les donnees de 233 substances chimiques extraites du carcinogenic bioassays database system (cbds) du national toxicology program des etats-unis. Elles montrent les limites de certains resultats rapportes dans la litterature, et de faire des recommandations. Sur l'extrapolation hautes doses - faibles doses, on modelise des donnees issues de la cbds selon la procedure multistage-linearise de l'us. Environmental protection agency, et selon une nouvelle procedure, basee sur un modele logistique multivarie, dont l'objectif est de remedier a certains choix arbitraires. L'approche developpee conduirait des estimations de risque tres comparables a celles obtenues avec la procedure de l'us. Epa, mais aussi a des estimes plus, ou moins, conservateurs. L'application de telles methodes dans un contexte decisionnel ou normatif est ensuite abordee. On presente une etude de cas sur le para-dichlorobenzene dans un contexte de pollution a l'interieur des locaux. Les resultats sont presentes selon les quatre etapes fondamentales d'une analyse de risque. Enfin, on presente une etude relative aux normes d'exposition professionnelles promulguees par l'american conference of governmental hygienists (acgih), ou l'accent est mis quantitativement sur l'incertitude entourant ces normes. Trois procedures d'estimation de valeurs limites d'exposition sont appliquees aux donnees de 23 substances. Cette etude montre empiriquement que l'une des trois procedures envisagees, s'avere tres bien expliquer les normes de l'acgih, et tend a mettre en evidence le peu de valeur de ces normes utilisees dans de nombreux pays, dont la france
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Sulmanas, Stéphanie. "Les nitrosamines dans l'alimentation : de leur origine à leur rôle dans les cancers." Paris 5, 1997. http://www.theses.fr/1997PA05P154.

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Huynh, Aline. "Les effets toxiques et immunoallergiques du formaldéhyde chez l'homme." Paris 5, 1996. http://www.theses.fr/1996PA05P059.

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Ciroussel, Françoise. "La cancerogenèse par le chlorure de vinyle : modification de l'ADN et dosimétrie moléculaire." Lyon 1, 1990. http://www.theses.fr/1990LYO10057.

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Abstract:
Les effets biologiques du chlorure de vinyle (cvm), cancerogene chez l'homme, sont dependants de son activaton metabolique par les monooxygenases a cytochrome p450. Il en resulte la formation d'un epoxyde reactif: l'oxyde de chlorethylene qui se rearrange rapidement en chloracetaldehyde. Ces metabolites electrophiles peuvent alcoyler les bases des acides nucleiques pour former la n2-etheno-3 guanine la n6-etheno-1 adenine et la n4-etheno-3 cytosine. Des anticorps specifiques diriges contre l'etheno-dado et l'etheno-dcyd ont ete etablis. Ils onot servi de base a la mise au point d'une methode d'analyse ultrasensible, et ont permis de detecter et de quantifier ces adduits dans l'adn suite a l'exposition de rongeurs au cvm. Il a ensuite ete demontre que ces lesions persistent au moins 14 jours apres la fin de l'exposition. De plus, il n'a pas ete possible de mettre en evidence in vitro un systeme enzymatique de type n-glycosidase capable de les reparer. Ces ehenoadduits etant des lesions potentiellement promutagenes, leur stabilite dans l'adn in vitro et in vivo suggere leur importance dans la phase d'initiation de la cancerogenese induite par le cvm. Par contre, ce resultat ne permet pas leur detectin dans l'urine en vue d'une surveillance biologique des personnes exposees au cvm. L'excretion urinaire de n-acetyl-s-(hydroxy-e ethyl) cysteine et l'apparition dans le serum d'anticorps circulants diriges contre les adduits proteiques ont donc ete etudies chez des ouvriers exposes au cvm durant leur travail
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Veaute, Xavier. "Etude de la replication d'un adn endommage par une amine aromatique cancerogene." Université Louis Pasteur (Strasbourg) (1971-2008), 1994. http://www.theses.fr/1994STR13042.

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Abstract:
L'adduit d-guo-(c8)-aaf induit principalement chez escherichia coli des mutations par decalage du cadre de lecture. Afin d'etudier les mecanismes moleculaires de fixation des mutations induites par l'aaf, nous avons developpe une strategie de mutagenese site unique au niveau de deux sequences particulierement mutagenes: les repetitions de guanines au niveau desquelles la fixation d'un aaf induit des deletions d'une base et les sequences gc alternees dont le prototype est la sequence #5#g1g2cg3cc (sequence nari). Au niveau de ce site, seule la fixation d'un aaf sur le g3 entraine la perte d'un dinucleotide cg. Les donnees obtenues suggerent que les deux types de mutations sont produites par un mecanisme de glissement au cours de la replication. Nous montrons par ailleurs qu'une lesion positionnee proche de l'origine de replication sur la matrice du brin tardif induit 20 fois plus de mutations que la meme lesion positionnee sur la matrice du brin precoce. Cette asymetrie pourrait resulter de la presence de deux polymerases differentes, poli et poliii. En utilisant un test de replication in vitro avec des extraits de cellules humaines nous avons montre qu'un adduit unique aaf inhibe fortement la synthese d'adn. De plus, tout comme chez escherichia coli, seule la fixation d'un aaf sur le g3 du site nari entraine des deletions d'un dinucleotide. L'installation des mutations est directement reliee a la replication. Ce resultat a permis de mettre en evidence une certaine universalite des mecanismes de mutagenese
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BEX, VALERIE. "Actions de divers agents modulateurs de la cancerogenese sur les jonctions communicantes de systemes cellulaires hepatiques." Paris 6, 1995. http://www.theses.fr/1995PA066792.

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Abstract:
Le developpement de cancers resulte de l'intervention de multiples facteurs endogenes ou environnementaux agissant par voie genetique ou epigenetique. La prevention du cancer passe en partie par l'identification de ces facteurs et la connaissance de leurs mecanismes d'action. Pour l'instant, aucun test ne permet de detecter les modulateurs de la cancerogenese qui interviennent par voie epigenetique. Pourtant, ces dernieres annees, il est apparu que les modulateurs (promoteurs de tumeurs) auraient une cible d'action commune: les jonctions communicantes (jc). Les jc sont des canaux membranaires etablis entre deux cellules, assurant une communication intercellulaire (ci) directe, materialisee par l'echange de diverses molecules cytoplasmiques de petite taille (signaux intracellulaires des voies de signalisation notamment). Elles jouent donc un role important dans le controle de l'homeostasie tissulaire. Elles sont constituees par l'association de deux connexons, eux-memes composes de six proteines, les connexines (cx). Les cx sont une famille de proteines exprimees (voire coexprimees) dans certains tissus, et elles sont l'objet de regulations transcriptionnelles et post-traductionnelles (phosphorylations). Le but de ce travail a ete d'etudier l'effet et les mecanismes d'action de divers modulateurs presents dans l'alimentation (derives des vitamines a et e, flavonoides: apigenine et tangeretine ; antioxygenes de synthese: bha et bht ; contaminant alimentaire: ddt ; et de modulateurs de reference: phenobarbital et tpa) sur les jc de modeles cellulaires hepatiques. Ce travail s'integre dans un programme de recherche europeen dans lequel est engage notre equipe, et qui a pour but la mise au point et la validation d'un test base sur l'alteration des jc pour la detection de modulateurs de la cancerogenese. La premiere partie de ce travail a consiste a caracteriser les jc (etat fonctionnel ; cx exprimee) de divers systemes cellulaires hepatiques: lignees epitheliales hepat iques de rat normales (iar 20, iar 203, rel), ou transfectees par les adnc codant pour les oncoproteines nucleaires cfos (clone 43c) et cjun (clone cj-a) ; hybrides somatiques wif (wif12-1 et wif-b) tres differencies ; lignees embryonnaires (fo), adulte (f292) et ft (tumorale) provenant de souris transgeniques. Dans la deuxieme partie, les effets des molecules selectionnees ont ete etudies (de maniere non exhaustive) sur les jc des lignees iar20, iar203, rel, 43c, cj-a qui sont peu differenciees et expriment la cx 43, et de la lignee wif12-1 qui est differenciee et qui exprime la cx 32. Le bha, le bht, le ddt, et le tpa inhibent rapidement les ci des differentes lignees exprimant la cx43 ou la cx32, le phenobarbital par contre n'a un effet inhibiteur que sur les cellules wif12-1. La perte des capacites de ci induite dans la lignee rel n'est pas due a une diminution de la quantite de cx 43, elle est associee a l'hyperphosphorylation de la cx 43 et dans certains cas (bht, tpa) a l'endocytose des jc. Par ailleurs, le succinate de tocopherol inhibe les ci des cellules iar 203 sans modifier la synthese ni l'etat de phosphorylation de la cx 43 (l'-tocopherol, lui, est neutre). Les cellules transfectees par cfos ou cjun repondent globalement de la meme maniere aux modulateurs que les cellules parentales sauf dans le cas des cellules surexprimant cfos qui repondent plus durablement au tpa. L'acide retinoique (modulateur negatif) provoque une stimulation de la ci en augmentant la quantite de cx 43 par un mecanisme post-transcriptionnel dans les cellules iar 203 (bex et al. , 1995). L'apigenine et la tangeretine sont egalement capables d'augmenter la quantite de cx 43 des cellules rel, et de reserver en partie l'effet inhibiteur du tpa (chaumontet et al. , 1994) en empechant l'endocytose des jc. En conclusion, cette etude a permis de detecter differentes activites modulatrices des ci (inhibition, stimulation, antagonisme). Certains mecanismes d'action ont pu etre analyses et apportent de nombreuses informations sur le fonctionnement des jc
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Rio, Pascale. "Role du polymorphisme de l'adn en cancerogenese chimique : modification de l'adn par deux derives de l'acetylaminofluorene." Orléans, 1989. http://www.theses.fr/1989ORLE2027.

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Abstract:
Deux amines aromatiques voisines, le n-acetoxy-acetylaminofluorene (n-aco-aaf) et le n-hydroxy-aminofluorene (n-oh-af), derivees du cancerogene chimique acetylaminofluorene, ont pour cible principale l'atome c8 des guanines de l'adn. La substitution des oligonucleotides d(cgcg), d(cgtacg) et d(aattgcaatt) par ces deux composes empeche la formation de doubles helices. Mais ces trois oligonucleotides, non modifies, peuvent exister en doubles helices de la famille b. La reactivite du n-aco-aaf et du n-oh-af vis-a-vis de polynucleotides modeles de sequence alternee purine-pyrimidine est liee a leur conformation. Le n-aco-aaf reagit avec les polymeres en conformation b et z; le n-oh-af ne reagit qu'avec les polymeres en conformation b. Dans le cas de plasmides contenant des regions susceptibles de transiter vers la conformation z sous l'influence de contraintes topologiques, la reactivite de ces regions vis-a-vis des cancerogenes depend de leur sequence. De plus, la conformation des jonctions adn b-adn z peut evoluer, selon la sequence et les contraintes topologiques. Les cancerogenes utilises comme sondes nous ont ainsi permis de mettre en evidence l'existence d'un polymorphisme dans la conformation z. Celui-ci peut dependre des facteurs de stabilisation (hydratation, contraintes topologiques, force ionique. . . ) mais aussi de la sequence. Un tel phenomene peut avoir une importance dans les mecanismes biologiques au niveau de la regulation des genes, des interactions adn-proteines etc. . .
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LE, ROY HENRI. "Modeles de cancerogenese chez la souris wapras et l'hybride fi (c57bl6mus. Spretus) : etude cytogenetique et moleculaire." Paris 6, 1992. http://www.theses.fr/1992PA066543.

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Abstract:
La souris transgenique wapras exprime de maniere selective l'oncogene haras humain normal pendant la lactation et developpe des tumeurs mammaires dans les 100 jours suivant la mise bas. Une etude cytogenetique de 17 tumeurs a montre que les gains des chromosomes mmu 1, 15, 19 etaient recurrents. La cartographie comparative montre qu'ils correspondent essentiellement aux chromosomes hsa1q, 8q et 11q13, qui sont les chromosomes les plus souvent surnumeraires dans le cancer du sein humain. Dans le but de detecter toute perte de polymorphisme dans des tumeurs experimentales, nous avons voulu elaborer un modele de souris heterosygote de cancerogenese. Pour detecter ces pertes, nous avons constitue une banque de sondes de polymorphisme. 150 d'entre elles ont ete caracterisees et 33 localisees au sein du genome de la souris. Toutefois, au cours de notre travail, nous avons observe que la souris hybride f1 (c57bl6mus. Spretus) presente les signes d'une pathologie auto-immune. On ne peut donc pas l'utiliser comme modele de cancerogenese. Nous avons caracterise certains des principaux aspects de cette pathologie
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MA, LIN. "Role du recepteur de l'egf et de ses ligands, tgf et l'amphireguline dans la cancerogenese mammaire." Paris 7, 1998. http://www.theses.fr/1998PA077096.

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Abstract:
Le cancer du sein est la tumeur maligne ayant la plus forte incidence chez la femme en france. Une grande variete de recepteurs a des facteurs de croissance a ete mise en evidence dans les tumeurs du sein ainssi que l'expression de leurs ligands, suggerant le role des interactions autocrines et paracrines dans le developpement et la progression des tumeurs. Nous avons etabli un modele experimental de cancer du sein comportant trois lignees cellulaires, s2t2, ns2t2a et ns2t2a1, d'agressivite croissante in vivo. Ces lignees, derivees de cellules epitheliales mammaires humaines normales transformees par l'antigene t de sv40, ont ete obtenues par passage successif chez la souris nude. Nous avons mis en evidence dans ce systeme experimental une expression croissante du recepteur de l'egf (egfr), du tgf et de l'amphireguline (ar) parallele a l'augmentation du potentiel tumoral. La technique de double marquage demontre l'expression dans les meme cellules de l'egfr et de l'ar, et de l'egfr et du tgf. Un anticorps monoclonal anti-egfr, le mab 425 reduit de plus de 90% la croissance en agarose de la lignee la plus tumorigene, ns2t2a1. Un autre anticorps anti-egfr, le mab 528 administre in vivo inhibe de plus de 80% la croissance de cette lignee chez la souris nude. De meme, l'expression de l'arn antisens de l'egfr dans la lignee ns2t2a1 apres transfection stable d'un vecteur contenant un fragment antisens de l'adnc de ce gene, inhibe de plus de 80% la croissance des tumeurs in vivo. La transfection stable de la lignee ns2t2a1 par un vecteur contenant l'adnc de l'ar en orientation antisens a permis d'obtenir un clone cellulaire ar as dont la croissance en agar est reduite de plus de 80%, et le potentiel tumorigene est completement aboli. La croissance in vivo de la lignee ns2t2a1 est liee en partie a l'angiogenese favorisee par l'expression de l'ar, et nous avons mis en evidence un effet bystander, inhibiteur, des cellules ar as sur les cellules controles avec une diminution significative de la vascularisation tumorale. Ces resultats mettent en evidence le role tres important de l'egfr et de l'ar dans la progression tumorale dans un modele experimental de cancer du sein developpe a partir de cellules mammaires normales. De nouvelles approches therapeutiques ciblant conjointement l'egfr et ses ligands (ar et tgf) pourraient etre envisagees.
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Parnaud, Géraldine. "Prevention de la cancerogenese colorectale par l'alimentation : effet des viandes et des polyethylene-glycols chez le rat." Toulouse 3, 1999. http://www.theses.fr/1999TOU30192.

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Abstract:
Nous avons etudie l'effet de la consommation de viandes sur la promotion de la cancerogenese colique chez le rat. Parmi les mecanismes par lesquels les viandes peuvent exercer leurs effets nous avons explore la formation de composes n-nitroses (cno). Chez le rat la consommation de buf ou de poulet n'augmente pas la concentration fecale en cno et n'a aucun effet sur la croissance des foyers de cryptes aberrantes (fca) induits par un cancerogene chimique, l'azoxymethane. Une alimentation riche en bacon multiplie par 10 le taux fecal de cno sans toutefois initier ni promouvoir la cancerogenese colique. Au contraire la consommation de bacon qui double la consommation d'eau des rats, les protege nettement contre la cancerogenese colorectale. En etudiant le mecanisme de l'effet preventif du bacon, nous avons decouvert un nouvel agent de chimioprevention du cancer du colon : le polyethylene-glycol, un polymere non toxique, ni absorbe, ni fermente, ni metabolise, utilise chez l'homme comme laxatif. Les experimentations in vivo ont montre que le peg 8000 inhibe tres fortement le developpement des fca induits par differents initiateurs chimiques et l'apparition d'adenocarcinomes colorectaux chez le rat. L'effet preventif du peg est reversible, est observe lors de traitements de courte duree et permet la regression de fca etablis. L'inhibition des fca qui est dose-dependante, ne se produit que pendant la phase de promotion et independamment du regime alimentaire. L'etude du mecanisme d'action a montre que l'effet du peg ne serait pas du a son effet laxatif, et a permis de decouvrir un autre produit protecteur : le pluronic f68. In vitro le peg arrete la croissance des cellules cancereuses ht29 en les bloquant en phase g0/g1. L'hyperosmolarite chronique du milieu exterieur induite par le peg pourrait etre responsable de cet effet antiproliferateur. Le peg et le pluronic semblent donc etre des molecules prometteuses pour la prevention du cancer colique chez l'homme.
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Lemonnier, Loïc. "Caractérisation moléculaire et fonctionnelle des canaux chlorure volume-dépendants : implication dans la cancerogenèse prostatique." Lille 1, 2004. http://www.theses.fr/2004LIL10012.

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Abstract:
Le cancer de la prostate est la seconde cause de mortalité par cancer chez l'homme. Ce cancer est dépendant des androgènes dans les premiers stades de la maladie,puis évolue vers un stade androgéno-indépendant caractérisé par l'apparition de cellules neuroendocrines, par la surexpression de l'oncoprotéine Bel-2, ainsi que par une plus forte résistance à l'apoptose. Nous avons montré que les canaux chlorure volume-dépendants (VRAC) sont présents dans les cellules cancéreuses de la prostate humaine. De plus, la surexpression de Bel-2, tout comme la différenciation neuroendocrine, provoquent d'après nos résultats une forte augmentation de l'activité des VRAC. Enfin, nous avons montré au cours de cette thèse qu'il existe un couplage fonctionnel entre les VRAC et des canaux intervenant dans l'apoptose prostatique (les SOC: storeoperated channels), et que ce couplage tend à disparaître dans les cellules surexprimant Bcl-2 ou. Différenciées.
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Lallet-Daher, Hélène. "Implication du canal potassique calcium dépendant à conductance intermédiaire IKca1 dans la cancerogenèse humaine." Thesis, Lille 1, 2008. http://www.theses.fr/2008LIL10135/document.

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Abstract:
Des études récentes montrent que l'homéostasie calcique intracellulaire, ainsi que l'expression et l'activité de canaux ioniques jouent un rôle essentiel dans le contrôle de la prolifération cellulaire aussi bien dans un contexte physiologique que dans certains cancers. Cependant, aucune approche proposant les canaux ioniques comme cible thérapeutique n'est actuellement envisagée dans le cadre des traitements des cancers de la prostate. Dans ce travail nous avons mis en évidence l'expression, la fonctionnalité et l'implication des canaux potassiques calcium-activés (IKca1) dans la prolifération des lignées cellulaires cancéreuses de la prostate humaine. Ces études ont également montré que l'activation du canal lKca1 favorise l'entrée de calcium via un canal calcique de la famille des TRP, le canal TRPV6, impliqué dans l'entrée passive de calcium dans les cellules cancéreuses prostatiques. De plus, par des études de co-immunoprécipitations, nous avons montré que le canal IKca1 et le canal calcique TRPV6 sont associés formant ainsi un complexe moléculaire fonctionnel permettant l'entrée de calcium et la prolifération des cellules cancéreuses prostatiques humaines. Par ailleurs, une suppression du canal IKcat induit la différenciation neuroendocrine des cellules cancéreuses prostatiques humaines. Ceci suggère un rôle essentiel joué par le canal IKca1 pour favoriser la croissance ou induire la différenciation cellulaire. Nos études ont également mis en évidence une surexpression de l'ARNm et de la protéine d'IKca1 dans les tissus prostatiques atteints d'un cancer de la prostate humaine. Ces données permettraient de proposer ces canaux ioniques comme marqueurs de cancer et/ou comme cibles thérapeutiques potentielles dans le traitement des cancers de la prostate humaine
Recent studies show that the intracellular calcium homeostasis, as well as expression and the activity of ionic channels play an essential role in the control of cell proliferation as weIl in a physiological context as in certain cancers. However, no approaches offering ionic channels as therapeutic target is nowadays envisaged as part of the treatments of the cancers of the prostate. ln the present work, we showed the expression, functionality and involvement of calcium-activated potassium channels (IKCa1) in the proliferation of the human prostate cancer cells. These studies also showed that the activation of the IKca1 channel favours the calcium entry via a member of the TRP family of calcium channels, TRPV6, in the prostate cancer cells. Besides, by studies of co-immunoprécipitations, we showed that the IKca1 potassium channel and the TRPV6 calcium channel form a functional molecular complex allowing the calcium entry and the proliferation of the prostate cancer cells. Moreover, a down-regulation of the 1Kca1 channel leads to the neuroendocrine differentiation of the human prostate cancer cells. This suggests an essential role played by the 1Kca1 channel to favour growth or lead to cell differentiation. Our immunohistotluorescence studies also showed an overexpression of IKca1 mRNA and protein in human prostate cancer compared to non-tumor tissues. These data would allow to propose these ion channels as markers and/or as potential therapeutic targets in the treatment of the human prostate cancers
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BICHARA, MARC. "Mutagenese induite par une amine aromatique cancerogene et sa reparation chez e. Coli." Université Louis Pasteur (Strasbourg) (1971-2008), 1986. http://www.theses.fr/1986STR13157.

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VIALLE, JEAN-MICHEL. "P53 et les anomalies chromosomiques de la tumorogenese : l'exemple du syndrome de li et fraumeni." Lyon 1, 1994. http://www.theses.fr/1994LYO1M178.

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Zalma, Roger. "Contribution a l'etude de la reactivite de surface des fibres minerales : relations possibles avec leurs proprietes cancerogenes." Paris 6, 1988. http://www.theses.fr/1988PA066611.

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Abstract:
Les amiantes presentent un caractere basique et reducteur. Les sites actifs en surface, a caractere reducteur induisent en milieu aqueux la formation de radicaux oh a partir de l'oxygene. Mise en evidence du parallelisme entre l'activite reductrice et la genotoxicite
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Dantal, Jacques. "Role des immunoglobulines dans le syndrome nephrotique idiopathique : partie iCyclosporine a et cancerogenese en transplantation renale : partie ii." Nantes, 1996. http://www.theses.fr/1996NANT05VS.

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Costa, Dominique. "Proprietes redox de surface de poussieres inorganiques en milieu aqueux, relations avec leurs proprietes cancerogenes et/ou fibrosantes." Paris 6, 1989. http://www.theses.fr/1989PA066116.

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Abstract:
Ce travail concerne l'etude d'un mecanisme de genotoxicite relevant d'un phenomene de stress oxydant, pour des composes inorganiques insolubles presents dans les atmospheres inhalees dans certains sites du travail, miniers et autres. Deux optiques sont abordees: cancerogenese et fibrogenese. De nombreux composes ont ete etudies: minerais et mineraux de fer, arseniures et sulfures de fer et nickel, composes du nickel (cancerogenese), et enfin des silices cristallines (fibrogenese). Un test d'activite redox de surface en milieu aqueux a ete mis au point pour identifier et mesurer les radicaux oxygenes proiduits a l'interface solide/liquide par spectroscopie rpe, a l'aide d'un piegeur de spin, le dmpo. Les sites actifs de surface, dans le cas cancerogenese, se revelent etre des sites reducteurs qui interagissent avec l'oxygene pour former des especes activees de l'oxygene liees a un cation. Les sites actifs de surface dans le cas fibrinogenese sont des sites siliciques qui interagissent avec l'eau oxygenee dans une reaction catalytique avec production de radicaux oh#. . Ces sites sont vraisemblablement des sites radicalaires de surface. Une etude rpe les met en evidence. Dans les deux cas, les phenomenes d'activation/passivation des surfaces sont etudiees, le role de la structure, composition chimique, defauts discutes. Les resultats trouves sont compares aux enquetes epidemiologiques et aux tests biologiques in vivo et in vitro
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Bessi, Hlima Vasseur Paule. "TRANSFORMATION MORPHOLOGIQUE DES CELLULES SSHE ET COMMUNICATION INTERCELLULAIRE DES V79 APPLIQUEES A LA DETECTION DE CANCEROGENES NON GENOTOXIQUES /." [S.l.] : [s.n.], 1993. ftp://ftp.scd.univ-metz.fr/pub/Theses/1993/Bessi.Halima.SMZ9312.pdf.

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Lieubray, Jean Pierre. "Toxicologie du péroxyde de benzoyle." Paris 5, 1988. http://www.theses.fr/1988PA05P013.

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Koch, Isabelle. "Tabac et cancer broncho-pulmonaire : une relation de cause à effet, notion de dépendance tabagique et principes de traitement." Paris 5, 1993. http://www.theses.fr/1993PA05P021.

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KHETTAB, EN-NASSIRI. "Interet des marqueurs biologiques tumoraux (polyamines, radicaux libres et keratines) dans la photocarcinogenese cutanee experimentale." Nantes, 1988. http://www.theses.fr/1988NANT07VS.

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DE, ARCANGELIS DIEBOLD ADELE. "Definition du role de la chaine 1 de la laminine-1 dans la differenciation intestinale et la cancerogenese colique." Université Louis Pasteur (Strasbourg) (1971-2008), 1997. http://www.theses.fr/1997STR13252.

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Abstract:
Le developpement et la differenciation intestinale dependent d'interactions etroites entre cellules epitheliales et mesenchymateuses (stromales) mediees par les elements de la lame basale. Cette structure hautement organisee est constituee essentiellement de collagene de type iv, de laminine-1, de nidogene et de perlecan. Dans le present travail, l'implication de la laminine-1 et plus particulierement de la chaine 1 constitutive a ete analysee afin de determiner son role dans la differenciation et dans la tumorigenese intestinale. Les points essentiels qui se degagent de ce travail sont les suivants : 1) l'expression de la chaine 1 est determinante pour la production endogene de laminine-1 et la formation d'une lame basale. Ces donnees sont issues de l'analyse : a) de lignees cancereuses coliques humaines presentant des caracteres phenotypiques differents en coculture, et b) de cellules epitheliales caco-2 dans lesquelles la chaine 1 a ete inhibee de maniere endogene par une strategie antisens. 2) l'absence de toute structure organisee de type lame basale suite a l'inhibition specifique de la chaine 1 conduit a des alterations de certains aspects de la differenciation epitheliale (desorganisation structurale des microvillosites, absence d'une enzyme digestive : la saccharase). 3) l'absence de chaine 1 dans les cellules cancereuses coliques entraine une diminution de la tumorigenicite des cellules apres injection sous-cutanee a la souris nude. Parallelement, la lame basale a l'interface cellules cancereuses/stroma est fortement perturbee conjointement a des modifications des recepteurs de type integrine (64 essentiellement). Les caracteres d'agressivite de ces cellules testes par greffe orthotopique ne sont, par contre, que faiblement modifies. 4) l'utilisation d'une autre lignee cellulaire, les cellules ht29, suggere une regulation propre a chaque modele liee vraisemblablement a l'existence d'isoformes de laminine. En effet, la reintroduction de la chaine 1 de la laminine dans ces cellules n'a pas permis a elle seule de modifier ni la synthese globale de laminine ni la differenciation epitheliale.
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OBRECHT, PFLUMIO SOPHIE. "Determination des mecanismes de la genotoxicite et du metabolisme de l'ochratoxine a, une mycotoxine cancerogene." Université Louis Pasteur (Strasbourg) (1971-2008), 1998. http://www.theses.fr/1998STR13082.

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Abstract:
L'ochratoxine a (ota) est une mycotoxine ubiquitaire ayant notamment des effets nephrotoxiques, immunosupresseurs, teratogenes, genotoxiques et cancerogenes. Nous avons etudie la formation de nucleotides hypermodifies de l'adn (ou adduits) sous l'influence de l'ota. Suite a son administration a des souris, l'ota provoque la formation d'adduits a l'adn surtout dans les reins et la vessie, le foie etant moins touche. Nous avons montre, in vivo et in vitro, que la formation de derives conjugues au glutathion et celle d'especes actives de l'oxygene jouent un role important dans la genotoxicite de l'ota. Le pretraitement des souris par l'indomethacine, un inhibiteur de la prostaglandine-h-synthetase (pghs), reduit la formation d'adduits dans les reins et la vessie. Cette enzyme, par son activite peroxydasique, est donc impliquee dans la genotoxicite de l'ota. Nous avons effectue des incubations d'adn, en presence de microsomes de reins de souris, d'ota et d'acide arachidonique (substrat de la pghs) ou de nadph (substrat des monooxygenases a cytochromes p450), qui ont conduit a la formation d'adduits a l'adn, in vitro, surtout en presence d'acide arachidonique. Par contre, l'utilisation de microsomes de foies de souris, pauvres en pghs, n'a pas conduit a la formation d'adduits. En remplacant l'adn par des poly- ou des mononucleotides, nous avons montre pour la premiere fois, que l'ota donnait des adduits sur les residus guanyliques de l'adn. En outre, l'utilisation de la peroxydase de raifort, dont l'activite peroxydasique est proche de celle de la pghs a aussi conduit a l'obtention d'adduits en presence d'ota. Ces resultats confirment le role important de la pghs dans la formation de metabolites genotoxiques de l'ota. D'ailleurs, l'utilisation des microsomes de reins a la place du s9 de foie dans le test d'ames, a mis en evidence le pouvoir mutagene de l'ota. Nos recherches permettent donc de mieux comprendre les mecanismes de la genotoxicite de l'ota.
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KOFFEL-SCHWARTZ, NICOLE. "Mecanismes moleculaires de la mutagenese induite par un cancerigene." Strasbourg 1, 1990. http://www.theses.fr/1990STR13026.

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Abstract:
Au cours de ce travail, nous avons aborde l'etude des mecanismes moleculaires de mutagenese chez la bacterie escherichia coli permettant de convertir une lesion premutagene donnee (adduit-aaf) situee au niveau de l'adn en mutation stable. Pour cela, nous avons mis au point un systeme de mutagenese en avant au niveau du gene de resistance a la tetracycline porte par le plasmide pbr322, permettant d'analyser toute mutation inactivant ce gene. Nous avons etabli les spectres de mutation induits par le n-acetoxy-n-2-acetylaminofluorene dans differentes souches mutantes pour des genes de reparation ou intervenant dans une voie de mutagenese. Les resultats obtenus nous ont permis de constater que l'aaf induisait principalement des mutations par decalage du cadre de lecture au niveau de sites particuliers que nous avons appeles points chauds de mutation. Ces derniers ont pu etre repartis en deux classes d'apres leur sequence environnante: a) mutations induites au niveau des sequences repetitives, b) mutations induites au niveau de sequences gc alternees. Cette voie de mutagenese est sous controle d'au moins un gene du systeme sos. La proteine reca n'a pas de role direct dans l'installation de la mutation mais plutot une fonction de controle. La mutagenese au niveau de sequences gc alternees a egalement ete entreprise dans un autre systeme, a savoir au niveau du gene laci, porte par un episome f. La encore, les sequences gc alternees sont des points chauds de mutation. L'observation de ces points chauds n'est donc pas liee au systeme de mutagenese employe, mais est specifique du cancerogene employe, a savoir le n-aco-aaf
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Canever, Alessandra <1977&gt. "Valutazione del rischio di alcuni contaminanti cancerogeni nel latte alimentare in Italia: aflatossine e PCBs." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/213/1/Tesi_dottorato_canever.pdf.

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Canever, Alessandra <1977&gt. "Valutazione del rischio di alcuni contaminanti cancerogeni nel latte alimentare in Italia: aflatossine e PCBs." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/213/.

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