Journal articles on the topic 'Cambio di parte'

To see the other types of publications on this topic, follow the link: Cambio di parte.

Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles

Select a source type:

Consult the top 50 journal articles for your research on the topic 'Cambio di parte.'

Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.

You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.

Browse journal articles on a wide variety of disciplines and organise your bibliography correctly.

1

Tarini, Federico. "Imposizione ipotecaria e catastale fissa al cambio del trustee (CTR Toscana, 10 maggio 2022)." settembre-ottobre, no. 5 (October 6, 2022): 883–87. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.188.

Full text
Abstract:
Massima La sostituzione del trustee di un trust (mediante dimissioni del trustee in carica e nomina di un nuovo trustee da parte del disponente) sconta le imposte ipotecarie e catastali in misura fissa in quanto fiscalmente irrilevante.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Briata, Paola. "La "normalitŕ perduta" dei luoghi del "commercio etnico". Governo del territorio tra stereotipi e sperimentazioni." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 101 (February 2012): 32–53. http://dx.doi.org/10.3280/asur2011-101003.

Full text
Abstract:
Prendendo le mosse dagli esiti di una ricerca sui luoghi del commercio etnico in alcune cittŕ venete, l'articolo propone una riflessione sulle correlazioni tra i modi piů comuni di osservare gli spazi urbani dell'immigrazione e sulle conseguenti forme di intervento, ipotizzando la necessitŕ di un cambio di sguardo su questi luoghi non solo da parte dei policy maker, ma anche dei ricercatori.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Fourçans, André. "European Monetary Union: Theory and Practice (*)." Journal of Public Finance and Public Choice 9, no. 1 (April 1, 1991): 3–20. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345162.

Full text
Abstract:
Abstract Il tema dell’Unione Monetaria Europea viene analizzato in tutti i suoi risvolti, teorici e pratici.Dal punto di vista teorico, vengono passati in rassegna i vantaggi e gli svantaggi della creazione di una moneta unica, così come gli argomenti favorevoli e contrari alle tesi alternative, quali i tassi di cambio fissi con monete nazionali, i tassi di cambio flessibili e la competizione tra monete private, secondo il modello di Hayek.La seconda parte è dedicata ad un breve esame dell’esperienza dello SME e dei piani proposti per il conseguimento dell’EMU, con le loro implicazioni e possibili conseguenze a livello di politica monetaria, fiscale, di crescita economica e di sviluppo regionale.La conclusione che si trae è che l’EMU, tramite la creazione di una moneta unica e di una banca centrale con poteri ed obiettivi simili a quelli della Bundesbank, effettivamente favorirebbe la crescita economica degli Stati partecipanti. A questo scopo, però, è necessaria la formulazione di una costituzione monetaria che chiarisca le regole e i poteri delle istituzioni realizzate e degli Stati membri.È inoltre indispensabile un certo grado di coordinamento finanziario, prima e dopo la creazione dell’EMU, nonché politiche fiscali volte a limitare dislivelli troppo marcati nella crescita delle varie regioni.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Silvestri, Alessandro. "Pagari certa quantitati secundu la taxa." Studia Historica. Historia Medieval 40, no. 2 (December 21, 2022): 83–116. http://dx.doi.org/10.14201/shhme202240283116.

Full text
Abstract:
Nel corso della lunga campagna militare che Alfonso il Magnanimo condusse per la conquista di Napoli e del Mezzogiorno (1421-23 e 1435-42), la Sicilia svolse un ruolo fondamentale per il finanziamento della guerra, soprattutto grazie alle risorse provenienti dal regio demanio, ovvero quelle frutto delle imposte indirette e del commercio granario. Per vie delle crescenti e urgenti esigenze economiche della Corona, nell’ultima fase del conflitto Alfonso il Magnanimo ricorse in maniera più intensa alla tassazione diretta, promovendo nel contempo diverse altre strategie fiscali alternative. Tale processo, come si discute in questo articolo, emerse con particolare forza nel 1441-42, quando il sovrano elaborò un inedito programma fiscale per fare fronte al pagamento della condotta di Niccolò Piccinino e di diverse lettere di cambio. Da una parte, si richiese alle città demaniali e baronali dell’isola il pagamento di una esosa composizione per i loro supposti crimini di usura, estendendo poi tale richiesta economica a tutti i sudditi del regno nella forma di una subventio generalis; dall’altra parte, si provvide all’imposizione di un prestito forzoso ad alcuni membri delle élite politiche, urbane e religiose dell’isola.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Michetti, Giovanni. "“Il mondo come puzzle”." DigItalia 15, no. 1 (June 2020): 26–42. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00002.

Full text
Abstract:
Le nuove tecnologie offrono nuove e potenti possibilità di descrizione dei beni culturali nel web, contribuendo a rinnovare la natura, le funzioni e gli obiettivi dei tradizionali strumenti per la rappresentazione e la gestione del nostro patrimonio culturale in ambiente digitale. In particolare, il confronto con il catalogo nel web richiede un cambio di prospettiva: il catalogo non è una semplice enumerazione sulla base di modelli convenzionali e regole sintattiche che definiscono un paradigma ove non c‘è alcuno spazio per l‘anomalia, bensì una narrazione che attribuisce un senso ad una molteplicità di singolarità. Occorre cioè bilanciare da una parte il criterio ordinativo e le inevitabili rigidità imposte da linguaggi e modelli formali, dall‘altra l‘esigenza di dare spazio a prospettive e modelli diversi.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Gasparini, Nicolň. "Le Aree tribali amministrate federalmente (Fata), i rifugiati afgani e la pace nell'Afghanistan e nel Pakistan." FUTURIBILI, no. 1 (March 2011): 36–61. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-001004.

Full text
Abstract:
L'Autore tratta di un'area di confine, che č insieme divisione statale e unione etnica e culturale. L'area di confine considerata č quella delle Aree tribali amministrate federalmente ("Federally Administered Tribal Areas - Fata"), che appartengono al Pakistan e sono a ridosso del confine con l'Afghanistan. Vengono descritte le specificitŕ politico-giudiziarie, economiche e produttive e commerciali, ma soprattutto la continuitŕ etnica con la parte afgana dell'oltreconfine. Le Fata hanno giocato sempre un ruolo notevole, ma soprattutto dall'invasione sovietica, con una notevole fuga di afgani, e quindi con la costituzione di campi di profughi nella parte pakistana. Ma soprattutto questa area, con capoluogo Peshawar, č stata il punto di riferimento di nuovi gruppi religiosi/ integralisti islamici formati intorno alle, appoggiati da potenze come Stati Uniti, Arabia Saudita, Pakistan. Questi sono i talebani che poi sconfiggono i sovietici e in seguito assumono le connotazioni Al Qaediste e terroristiche. La dinamica dei relativi rapporti tra profughi e pashtun delle aree tribali viene svolta dall'Autore, mettendo in risalto i tentativi di spingere i tre milioni di profughi al rientro in Afghanistan. In questa logica ruolo fondamentale hanno gli Stati Uniti, il cambio politico del Pakistan, le Ong, l'Unhcr. Vengono altresě messi in risalto i caratteri organizzativi di queste tribů, con la sovrapposizione di tante(da quelle familiari a quella regionale), e i caratteri sociali della popolazione. Si conclude con un riferimento al futuro.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Spataro, Armando. "Otto anni dopo l'11 settembre (Il modello anglosassone e quello europeo nell'azione di contrasto del terrorismo internazionale)." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 5 (November 2009): 151–64. http://dx.doi.org/10.3280/qg2009-005010.

Full text
Abstract:
- La tragedia dell'11 settembre ha drammaticamente posto all'attenzione del mondo il tema del terrorismo internazionale e della modalitŕ con cui contrastarlo. A otto anni di distanza da quei fatti appare possibile interrogarsi sui risultati conseguiti, cercando di verificare se le scelte adottate dalle democrazie occidentali abbiano comportato, e in che misura, strappi insopportabili alle regole su cui esse si reggono. Si sono confrontate-scontrate, in questi anni, diverse filosofie riconducibili a due principali filoni di pensiero: da un lato, quello dei Paesi anglosassoni (Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e, in parte, Australia), dall'altro quello dei Paesi dell'Europa continentale, all'interno dei quali, soprattutto nel periodo immediatamente successivo all'11 settembre, non sono perň mancate le concessioni alle teorizzazioni e alle prassi anglosassoni. Solo recentemente, grazie al cambio dell'amministrazione statunitense, sembra che la comunitŕ internazionale stia recuperando la ragione e tornando a praticare le regole minime di ogni democrazia.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Molteni, Carlo. "Rigenerazione urbana e commercio. Il caso di Birmingham." Ciudades, no. 10 (February 1, 2018): 143. http://dx.doi.org/10.24197/ciudades.10.2007.143-158.

Full text
Abstract:
En los últimos veinte años, el centro de la ciudad de Birmingham, así como su ambiente urbano se han transformado radicalmente. En los años 90 en Inglaterra se registró un cambio decisivo en el gobierno central, tanto en materia de política comercial como en la de movilidad. Se ha intentado regenerar el centro urbano promoviendo y valorizando las funciones comerciales que posee, poniendo fin al enfoque liberal que en el transcurso de los años ochenta ha alimentado la expansión de las grandes estructuras suburbanas. Se da preferencia al modelo de ciudad compacta, así como a la movilidad y sostenibilidad.La experiencia de Birmingham representa un caso paradigmático, ya que ha tenido un proceso de profunda transformación y recualificación del centro de la ciudad, para intentar convertirse en la “nueva capital europea del comercio” y su centro comercial de Selfridges como el punto de referencia del centro de la ciudad. “Centro de la ciudad compacto y comercial”, donde los coches no están permitidos en los espacios peatonales tradicionales de las calles con edificios comerciales. Estos espacios han sido “privatizados” y controlados como parte de la experiencia comercial.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Filipovic, Aleksandra. "L’ipotesi sulla progettazione dello spazio della chiesa Djurdjevi Stupovi." Starinar, no. 59 (2009): 221–36. http://dx.doi.org/10.2298/sta0959221f.

Full text
Abstract:
(italijanski) Quest?articolo tratta l?analisi del progetto della chiesa monastica dedicata a S. Giorgio (1170/71), situata nei pressi di Novi Pazar, fondazione del gran giuppano Stefan Nemanja. Il metodo dell? autore richiedeva un cambio dei canoni di lettura di quelli applicati a S. Nicola a Toplica, la fondazione precedente della stessa committenza, per poter comprendere l?organizzazione della pianta di S. Giorgio, progettazione del suo spazio interno, modellazione del suo volume e realizzazione da parte dallo stesso costruttore. Secondo l?autore l?interno della chiesa sia stato congeniato attraverso le due assialit? - longitudinale e trasversale configurando una nuova concezione dello spazio, cui contribuisce, anche notevole altezza. La pianta della chiesa presenta una superficie quadrata in cui centro ? posizionata l?aula centrale, coperta da cupola. L?aula centrale ? il luogo che ammetteva due diverse assialit? (per questo volutamente rettangolare in pianta), e aveva perseguito senso della verticalit? che ha dato movimento all?intera volumetria centrale offrendo luogo alla terza asse, quella verticale. Le simili misure di queste tre assi (13.8 m, 14.24 m, 14.3 m) hanno fatto pensare all?autore che la genesi progettuale sottostante sia una forma cubica, la cui base sono tre assi avvalorati dalle prospettive conseguenti: una parte dall?ingresso ad ovest toccando il culmine dell?abside centrale; questo asse ? tagliato ortogonalmente dal secondo che unisce i due portali laterali; il terzo asse parte dal centro geometrico d?incontro delle prospettive a terra salendo al sommo della cupola. L?analisi ha mostrato anche l?ingresso principale era il luogo delle generatrici visive: una ortogonale (l?ase longitudinale) e due oblique (che si creano lungo i fuochi dell?elisse centrale che immettevano nelle abside laterali).
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Cavaliere, Stefania. "Prospettive giuseconomiche dell'orange economy." ECONOMIA PUBBLICA, no. 2 (June 2022): 273–93. http://dx.doi.org/10.3280/ep2022-002004.

Full text
Abstract:
Il lavoro intende approfondire le peculiarità della Orange economy, un nuovo tipo di economia collegata alle imprese operanti nel campo della cultura, dell'arte e della creatività, che sta avendo un importante sviluppo soprattutto negli ultimi anni. Essa postula un radicale cambio di paradigma, non solo e non tanto nel modo di approcciare l'economia stessa, bensì nel modo di considerare i sistemi di produzione e consumo di beni e servizi. Il settore in oggetto, pur dimostrando una crescita sia in termini di valore aggiunto, sia in termini di occupazione, almeno in Italia, non è ancora approdato a una disciplina organica, a causa della difficoltà di inquadrare in maniera esaustiva le attività che ne fanno parte e a causa della sua multidisciplinarietà. I policy makers, tuttavia, consapevoli delle concrete possibilità di sviluppo per il Paese e del contributo alla modernizzazione del sistema produttivo, della società e dell'industria offerte dall'Orange economy hanno sentito il bisogno di mettere a disposizione di questo comparto congrui finanziamenti, soprattutto attraverso le misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ciò evidenzia come questa nuova economia potrebbe trovarsi davanti a una vera e propria svolta e contribuire a realizzare quella "crescita intelligente, sostenibile e inclusiva" voluta dall'Unione europea.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
11

Tammaro, Ciro. "Riflessioni sul senso e l'ambito di applicazione del can. 294 CIC. Un'analisi logica e teleologica della norma." Ius Canonicum 45, no. 90 (December 20, 2017): 667–91. http://dx.doi.org/10.15581/016.45.14652.

Full text
Abstract:
El artículo se encuadra en el contexto del debate doctrinal sobre el papel jurídico de los fieles laicos en las prelaturas personales, y constituye un estudio detenido de tipo monotemático acerca del significado y el ámbito de aplicabilidad del canon 294 del CIC, el cual —como es sabido— disciplina la estructura interna del instituto prelaticio. El análisis de la norma es llevado a cabo en clave lógica y teleológica, es decir, quiere prescindir de cualquier positivismo jurídico y por tanto de la consideración abstracta de la letra de la norma en cuanto tal; y se propone, en cambio, considerar esta última a la luz de las finalidades concretas para las que el legislador ha pretendido instituir la figura prelaticia. El presente trabajo, en definitiva, presupone —como es metodológicamente correcto— la coherencia lógica y la armonía de todo el ordenamiento canónico, evitando plantear, como postulado, la afirmación no demostrada según la cual el legislador habría producido una antinomia en dicho ordenamiento, al crear, por una parte, una estructura como la primera prelatura personal, en la que los laicos constituyen ciertamente parte del tejido constitutivo de la misma, y por otra parte, al privar en principio a los laicos, en sede de régimen normativo general (codicial), de la función jurídica de «pueblo» del instituto prelaticio. La investigación se desarrolla analizando los conceptos de pertenencia «inmediata» y «mediata» a una circunscripción eclesiástica, en el ámbito de la comparación entre estructuras organizativas primarias y secundarias, y examinando en detalle la naturaleza específica y las consecuencias teológico-jurídicas de la pertenencia de los fieles laicos a las prelaturas personales, en referencia a las diversas tipologías de jurisdicción no territorial.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
12

Alguacil, Francisco José. "La eliminación de metales tóxicos presentes en efluentes líquidos mediante resinas de cambio iónico. Parte XIII: Zinc(II)/H+/Lewatit OC-1026." Revista de Metalurgia 56, no. 3 (September 30, 2020): 172. http://dx.doi.org/10.3989/revmetalm.172.

Full text
Abstract:
La resina de intercambio catiónico Lewatit OC-1026 (que tiene como grupo activo al acido di-2-etilhexil fosfórico adsorbido) se ha utilizado para la eliminación de zinc(II) de disoluciones acuosas. Esta eliminación se ha investigado bajo diferentes condiciones experimentales: velocidad de agitación (400-1200 min−1), temperatura (20-60 °C), pH del medio acuoso (1-4) y concentración de la resina (0,05-0,4 g·L−1). La carga de zinc(II) en la resina disminuye con el aumento de la temperatura (reacción exotérmica) en un proceso espontaneo, alcanzándose el equilibrio en tiempos mas cortos al aumentar esta variable. A 20 °C, los datos experimentales se ajustan a la cinética de pseudo-segundo orden, mientras que a 60 °C el modelo cinético que mejor representa la carga del metal en la resina es el de segundo orden. El proceso de cambio iónico depende del valor de pH del medio acuoso, disminuyendo el tanto por ciento de la carga del metal en la resina con la disminución de este valor (de 4 a 1); a pH 4, la carga del metal responde al modelo de difusión en la partícula y a la isoterma tipo-2 de Langmuir. La resina Lewatit OC-1026 presenta mejores características, respecto a la eliminación de zinc(II), que los nanotubos de carbono funcionarizados (grupos carboxílicos) y sin funcionalizar. El zinc(II) cargado en la resina puede ser eluido mediante el uso de disoluciones ácidas.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
13

Meneghello Lupoi, Diletta. "Gli obiettivi ESG nella vita societaria moderna." Trusts, no. 6 (December 1, 2022): 1083–89. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.220.

Full text
Abstract:
Tesi ESG è l’acronimo di «environmental», «social» e «governmental» e si riferisce agli impatti riguardanti l’ambiente e il territorio, la società nel suo complesso e l’azienda nel suo interno, comprendendovi la gestione e l’amministrazione. I criteri ESG e la loro adozione da parte delle aziende sembrano portare benefici significativi, ma allo stesso tempo includere grosse sfide, le quali appaiono cruciali per il raggiungimento di tali benefici. Le aziende devono focalizzarsi, spendere tempo e denaro su temi di diversità, uguaglianza e inclusività, e ciò comporta un cambio progressivo della cultura aziendale, che deve mettere la sostenibilità tra gli obiettivi principali di crescita e di sviluppo. The author’s view ESG is the acronym of «environmental», «social» and «governmental» and refers to impacts on the environment and the territory, society as a whole and the company’s core, including its management and administration. ESG criteria and their adoption by companies seem to bring significant benefits, but at the same time include major challenges, which appear crucial to achieving these benefits. Companies must focus, spend time and money on issues of diversity, equality and inclusiveness, and this involves a progressive change in corporate culture, which must identify sustainability as one of the main objectives for growth and development.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
14

Maccioni, Elena. "Mercato cambiario e uomini d’affari a Barcellona durante la guerra tra Alfonso il Magnanimo e la Repubblica Fiorentina." Anales de la Universidad de Alicante. Historia Medieval, no. 23 (May 26, 2022): 61. http://dx.doi.org/10.14198/medieval.21218.

Full text
Abstract:
La metà del secolo XV fu per la Corona d’Aragona e specialmente per Barcellona un periodo complicato: Alfonso V era impegnato nelle guerre italiane, in particolare contro Firenze e Milano, Genova e Venezia; il Regno di Napoli era stato annesso all’Unione, e richiedeva sforzi importanti per il suo mantenimento; allo stesso tempo dalla capitale catalana provenivano richieste di apertura “democratica” del Consiglio dei Cento, che portavano a un’evidente instabilità interna, frutto in parte di una dimostrata crisi monetaria, dovuta anche alla scarsa capacità di governo dell’economia. Nonostante ciò, i mercanti, gli armatori e i banchieri continuarono a cercare di portare avanti i propri interessi economici nel Mediterraneo, anche servendosi delle istituzioni di natura corporativa, come il Consolato del mare. Attraverso l’analisi di alcuni registri di protesti di lettere di cambio gestiti dal notaio del Consolato barcellonese, si cercherà di mettere in luce l’evoluzione delle reti mercantili-finanziarie catalane, in particolare lungo la rotta meridionale italiana. Lo studio non avrà l’obiettivo di analizzare l’uso tecnico dello strumento cambiario, ma quello di portare alla luce strategie e protagonisti del processo di inserimento del capitale mercantile e finanziario in Italia durante il regno di Alfonso il Magnanimo e in special modo durante la guerra contro Firenze. Emergeranno, così, i nomi di quelle persone che furono le protagoniste dei grandi e quotidiani spostamenti di denaro fra i centri politico-commerciali del Commonwealth catalanoaragonese. Si tenterà una prima ricostruzione delle loro attività e dei loro movimenti, nonché delle connessioni con i più importanti operatori del sistema finanziario europeo, ovvero i toscani.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
15

BARBOZA, Vanessa Maria Gomes, and Ana Paula Abrahamian de SOUZA. "Mulheres Negras Evangélicas e o Processo de Autoformação." INTERRITÓRIOS 6, no. 10 (April 14, 2020): 131. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i10.244898.

Full text
Abstract:
RESUMOO presente artigo é parte das análises da pesquisa autobiográfica em educação, movimentos sociais e práticas coletivas, sobre o processo de autoformação das mulheres negras evangélicas ativistas sociais no Brasil. O lócus da investigação é o movimento progressista evangélico, especificamente da recém-criada Rede de Mulheres Negras Evangélicas (2018) das quais fazem parte a pesquisadora as interlocutoras da pesquisa. Por meio do método autobiográfico e das epistemologias feministas construiu-se o caminho metodológico de aproximação e sistematização da realidade, e da analise interpretativa as reflexões das categorias: Experiência, Diálogo e Prática Política sobre as quais se buscou conhecer a importância do movimento social no processo de autoformação das sujeitas da pesquisa. Os resultados indicam uma autoformação comprometida com a mudança social, com a luta antirracista e antissexista, e com a construção de identidades dissidentes em meio ao conservadorismo e fundamentalismo religioso fortemente presente na sociedade brasileira.Autoformação. Negras Evangélicas. Movimento Social. Evangelical Black Women and the Self-Training Process ABSTRACT This article is part of the analysis of autobiographical research on education, social movements and collective practices, about the self-formation process of black evangelical social activists in Brazil. The locus of the investigation is the progressive evangelical movement, specifically the newly created Evangelical Black Women Network (2018) of which the researcher is the interlocutor of the research. Through the autobiographical method and feminist epistemologies, the methodological way of approaching and systematizing reality was constructed, and the interpretative analysis the reflections of the categories: Experience, Dialogue and Political Practice, which sought to know the importance of social movement in the process. self-training of the research subjects. The results indicate a self-formation committed to social change, anti-racist and antisexist struggle, and the construction of dissident identities amidst conservatism and religious fundamentalism strongly present in Brazilian society.Self-training. Black Evangelicals. Social Movement. Mujeres evangélicas negras y el proceso de Auto-FormaciónRESUMENEste artículo es parte del análisis de la investigación autobiográfica en educación, movimientos sociales y prácticas colectivas, sobre el proceso de auto formación de mujeres negras evangélicas activistas sociales en Brasil. El centro de la investigación es el movimiento progresista evangélico, específicamente la Red de Mujeres Negras Evangélicas (2018) recientemente creada, de la cual la investigadora y los interlocutores de investigación forman parte. A través del método autobiográfico y las epistemologías feministas, se construyó el camino metodológico de aproximación y sistematización de la realidad, y se construyeron las interpretaciones de las reflexiones de las categorías: Experiencia, Diálogo y Práctica Política sobre las cuales buscamos conocer la importancia del movimiento social en el proceso de auto-formación de las sujetas de investigación. Los resultados indican una auto-formación comprometida con el cambio social, con la lucha antirracista y antisexualista, y con la construcción de identidades disidentes en medio del conservadurismo y fundamentalismo religioso fuertemente presente en la sociedad brasileña.Autoformación. Negras evangélicas. Movimiento social. Donne evangeliche nere e processo di auto-formazione SINTESEQuesto articolo fa parte dell'analisi della ricerca autobiografica in educazione, movimenti sociali e pratiche collettive, sul processo di auto-formazione delle attiviste sociali delle donne di colore evangeliche in Brasile. Il focus della ricerca è il movimento evangelico progressivo, in particolare la nuova Evangelical Black Women Network (2018), di cui fanno parte il ricercatore e i partner di ricerca. Attraverso il metodo autobiografico e le epistemologie femministe, è stato costruito il percorso metodologico di approssimazione e sistematizzazione della realtà e sono state costruite le interpretazioni delle riflessioni delle categorie: esperienza, dialogo e pratica politica su cui cerchiamo di conoscere l'importanza del movimento sociale nel processo di auto-formazione delle materie di ricerca. I risultati indicano un'auto-formazione impegnata nel cambiamento sociale, con la lotta antirazzista e antisessualista e con la costruzione di identità dissidenti tra conservatorismo e fondamentalismo religioso fortemente presenti nella società brasiliana.Auto-allenamento. Neri evangelici. Movimento sociale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
16

Berkling, Kay, Dirk Saller, and Carmen Winter. "Self-Assessment of Competencies by Bachelor Students in Computer Science." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, no. 3 (December 31, 2021): 11–24. http://dx.doi.org/10.36253/form-12266.

Full text
Abstract:
Competency achievements in a Computer Science Bachelor are studied using self-assessment by graduating students at Baden-Württemberg Cooperative State University. Changes across the two ‘pandemic’ years 2020 and 2021 with respect to subsidiary, satisfaction and competencies are analysed. One goal was to identify which competencies may have suffered due to the different number of online semesters. The data shows very few significant differences by type of competencies. Larger differences may be due to a change in lecturer. Difference in satisfaction in some subsidiaries is found. Students from the 2021 group feel that their grades reflect their actual knowledge less than the 2020 group. The methodology presented here provides a valid tool for long-term quality assessment based on student feedback. There are limitations based on the data elicitation. Students are not required to take the survey. Self-assessment is not considered to be sufficient for a validation of achieved competencies. However, it reflects satisfaction and perceived quality. Autovalutazione delle competenze da parte degli studenti di laurea in informatica. I risultati di apprendimento in un Corso di Laurea di primo livello di informatica sono analizzati nel presente contributo utilizzando l’autovalutazione degli studenti laureati all’Università della Cooperative State University del Baden-Württemberg (Germania). Vengono analizzati i cambiamenti nella progressione di competenze acquisite nei due anni di pandemia (2020 e 2021) in ordine a sede universitaria, livello di soddisfazione e risultati di apprendimento. Un obiettivo era quello di identificare le competenze maggiormente influenzate dall’utilizzo della didattica a distanza. I dati mostrano scarse differenze in ordine al tipo di competenze acquisite. Le differenze più significative sono correlate al cambio di docente. In alcune sedi si rilevano differenze nella soddisfazione degli studenti. Gli studenti del cluster 2021 ritengono che la loro valutazione rifletta le loro conoscenze realmente acquisite, a differenza del cluster di studenti del 2020. La metodologia illustrata nel presente contributo fa riferimento ad uno strumento utile per la valutazione della qualità degli apprendimenti basata sul feedback degli studenti. Le limitazioni connesse allo studio riguardano le modalità di rilevazione dei dati. Gli studenti non sono tenuti a partecipare allo studio. L’autovalutazione non è sufficiente per convalidare le competenze acquisite, consente però di rilevare la soddisfazione e la qualità percepita dagli studenti.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
17

Kalniuk, Jan. "Chrześcijański wymiar czystości przedmałżeńskiej w kontekście daru i zadania." Analecta Cracoviensia 40 (January 4, 2023): 139–51. http://dx.doi.org/10.15633/acr.4009.

Full text
Abstract:
La castità prematrimoniale oggi tanto negata e coperta di ridicolo come un relitto del passato, porta in se una grande importanza per lo sviluppo personale d’ogni uomo. Lo scopo di presentata ellaborazione intitolata: La dimensione cristiana della castità prematrimoniale nel contesto del dono ed impegno è mostrare che la castità non è un relitto del passato ma un belissimo dono esistente nell’uomo e contemporaneamente un’impegno eccezionale. L’impegno ch’è da realizzare e da compiere „oggi” et „adesso”.Tutto il processo dell’educazione alla castità prematrimoniale è un compito. In prima parte è un compito per l’uomo che era stato arricchito da Dio Creatore con il dono della castità. È proprio lui che deve questo dono salvaguardare e curare per se stesso, come anche per la persona che incontrera nel cammino della propria vita per metterlo nelle sue mani.Anche i genitori obbligati dal impegno dell educazione propri figli devono aiutare i loro figli di comprendere in modo giusto et accettare la castità prematrimoniale. Per genitori quest’educazione crea un compito eccezionalmente responsabile, perchè dai loro comportamenti e testimonianze della vita in una misura notevole dipendera la crescità e maturità dei figli.Anche la Chiesa e la scuola compie nel questo processo dell’educazione alla castità prematrimoniale un ruolo eccezionale. Un giovane uomo che sta cercando una giusta risposta sulle sue travagliate domande, deve trovare in queste istituzioni un forte appoggio.Solo una completa visione dell’educazione alla castità prematrimoniale porta in se una speranza di sucesso e puo diventare reale nella vita d’ogni giovane l’uomo.L’essaminato problema è veramente largo e deve essere continuamente discusso. Il suo contenuto si trova sotto l’incessante influsso dello sviluppo dell’uomo, sotto cambiamenti nella vita delle società e nel cambio della mentalità d’uomo d’oggi. Da qui la necessità della nuova argomentazione che dovrà essere convincente per odierno giovane uomo attacato e circondato delle diverse ideologie e nuove opinioni.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
18

Favaro, Alice. "Relatos desde el confinamiento." Ars & Humanitas 15, no. 1 (July 20, 2021): 139–53. http://dx.doi.org/10.4312/ars.15.1.139-153.

Full text
Abstract:
El mundo de las artes y de la literatura ha respondido a la tragedia debida a la difusión del virus con distintos relatos desde el confinamiento. Aunque sea prematuro desarrollar una teoría que tenga sentido sobre las expresiones artísticas procedentes de la pandemia, es evidente que empiezan a desarrollarse, en la literatura, unas formas narrativas híbridas, que mezclan el relato autobiográfico con la ficción y el ensayo. En el ámbito artístico, en cambio, la expresión del malestar debido a la pandemia se difunde con más rapidez y de manera más explícita. A este propósito se realizará un recorrido entre las obras literarias publicadas recientemente entre Latinoamérica y Europa y se pondrá brevemente la atención sobre el relato emblemático “Me olvido de todo menos de mi cuerpo” de Alia Trabucco Zerán. Se tomarán también dos cómics como ejemplos de lenguajes visuales que surgen del confinamiento: el video cómic, Rebibbia Quarantine. Drammatico reportage dalla quarantena di Roma Nord Est, de Zerocalcare y “Più forte di carta e inchiostro” que forma parte de la novela gráfica Alack Sinner firmada por José Muñoz y Carlos Sampayo. Se ha elegido el cómic porque se demuestra un lenguaje extremadamente eficaz debido a su inmediatez y capacidad de alcanzar un público amplio, y es un ejemplo de producto artístico que puede suscitar reflexiones imprescindibles en el lector sobre la crisis actual. En estas obras destaca la posición del intelectual y del artista que, en el aislamiento y en la reclusión, convierten la escritura y el arte en un espacio de resistencia.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
19

Conti, Sergio. "Didattica delle lingue a distanza durante l’emergenza Covid-19: il quadro generale." Ripensare l’insegnamento delle lingue straniere a partire dall’esperienza della didattica a distanza 8, no. 2 (November 30, 2021): 9–52. http://dx.doi.org/10.21283/2376905x.14.245.

Full text
Abstract:
IT In seguito allo spostamento delle attività didattiche online al fine di contenere la diffusione della malattia da nuovo Coronavirus, il Gruppo di Ricerca e azione sull’Apprendimento delle Lingue ha diffuso un questionario volto a valutare l’impatto della didattica a distanza sull’insegnamento delle lingue straniere durante. All’indagine hanno partecipato 136 docenti e 241 studenti, sia universitari che di scuola secondaria. Scopo del presente contributo è quello di descrivere la composizione del questionario e del campione dei rispondenti, e di riportare i principali risultati. In particolare, dall’indagine sono emersi: (i) una mancanza di chiare direttive da parte delle istituzioni scolastiche, sintomo del carattere emergenziale delle misure intraprese; (ii) una generale resistenza a sperimentare formati didattici inediti e più adeguati al mezzo digitale; (iii) il maggiore svantaggio nello sviluppo delle abilità interazionali e di produzione orale; (iv) un alto grado di criticità nel garantire l’affidabilità e l’integrità delle prove di valutazione. Parole chiave: DIDATTICA A DISTANZA; COVID-19; DIDATTICA DELLE LINGUE STRANIERE EN The shift to online teaching aimed at containing the spread of Coronavirus has led the group of Research and Action on Foreign Language Teaching to release a survey with the purpose of assessing the impact of remote instruction on foreign language teaching. 136 teachers and 241 students at both the university and secondary level have participated in this survey. The aim of this article is to describe the content of the survey and the make-up of the participants and to present the main findings. Of particular note from this survey is (i) the lack of clear directives from their educational institutions, which is a symptom of the immediate nature of the measures put into place; (ii) a generalized resistance to experiment with new pedagogical resources that are better suited for the digital format; (iii) the greatest challenge in developing the ability to interact and to communicate orally; (iv) a high level of difficulty in guaranteeing the trustworthiness and the integrity of the assessments. Key words: REMOTE TEACHING; COVID-19; FOREIGN LANGUAGE TEACHING ES El cambio a la enseñanza en línea que se ha producido para contener la propagación del Coronavirus ha llevado al Grupo de Investigación y Acción sobre la Enseñanza de Lenguas Extranjeras a publicar una encuesta con el objetivo de evaluar el impacto de la instrucción a distancia en la enseñanza de lenguas extranjeras. En dicha encuesta participaron 136 profesores y 241 estudiantes de nivel universitario y secundario. El objetivo de este artículo es describir el contenido de la encuesta y la composición de la muestra, así como presentar los principales hallazgos. De esta encuesta cabe destacar (i) la falta de directrices claras por parte de las instituciones educativas, lo que es un síntoma del carácter contingente de las medidas implementadas; (ii) una resistencia generalizada a experimentar con nuevos recursos pedagógicos mejor adaptados al formato digital; (iii) una gran desventaja en el desarrollo de la capacidad de interacción y comunicación orales; (iv) un alto nivel de dificultad para garantizar la fiabilidad y la integridad de las evaluaciones. Palabras clave: ENSEÑANZA A DISTANCIA; COVID-19; ENSEÑANZA DE LENGUAS EXTRANJERAS
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
20

Rubio Morales, Ricardo A. "CONCURSO DE ENSAYOS." Revista EDUCA UMCH 8 (December 26, 2016): 173–77. http://dx.doi.org/10.35756/educaumch.v8i0.49.

Full text
Abstract:
Algunos años atrás, cuando caminaba por las calles del Centro de Lima, me topé con un vagabundo que parecía estar medio loco por la forma cómo vestía. Andaba gritando por las calles su inmenso amor por Dios. En ese momento me quedé mudo, no podía creer lo que veía. Le gritaba al mundo, a sus hermanos, que se amaran y que no se dejaran llevar por el supuesto “dios dinero”. Me acerqué para escuchar más lo que decía: “Algún día todos tendrán que morir, dejarán este mundo plagado placeres y de injusticas, y no se llevarán ni sus autos, ni sus lujos, ni sus joyas; tal vez muera mañana, tal vez ustedes lo hagan también, es hora de arrepentirse y regresar con Dios, porque él los ama de verdad y siempre estará dispuesto a perdonarnos”. Ese día, aquel vagabundo alzó su voz por muchos, aquellos que son explotados, aquellos que mueren de hambre, aquellos que sufren en silencio en este mundo lleno de dolor y angustia, aquellos que ya no tienen ni fuerza para llorar. Gritaba al mundo un cambio, nos invitaba a ser parte de ello, nos invitaba a ser compasivos y solidarios, pero nadie lo escuchaba… solo lo ignoraban y seguían caminado. Los verdaderos locos aquel día fuimos nosotros, los que pasamos frente a él, lo escuchamos y sabiendo que tenía razón, no hicimos nada. Ese día callamos las injusticas que vive nuestra sociedad. Lo que más me duele al recordar aquel suceso, es que en aquel entonces estaba totalmente desequilibrado, pues vi a muchos de mis hermanos sufrir por hambre, por frio, vi a muchos apuñalarse entre sí por dinero, me alejé de todos ellos, dejé que muriesen, los dejé sufrir solos, ¡Y solo seguía caminado!, no quería ver ni oír, estaba bien y eso fue lo único que me importó. Aquel día frente al altar de Dios, caí de rodillas y comencé a llorar, lloré por todo lo que callé, por negarme a estar con él, por aprovecharme de los demás. En aquel momento en mi cabeza solo aparecieron personas que sufrían por hambre, los explotados, sentí tanto dolor, que creo que nunca podré olvidarlo. Ese día lloré por mis hermanos que sufrían, y en mi interior me preguntaba cómo era posible de que Dios pudiese soportar ver a sus hijos sufrir, llorar sangre, no lo entendía, estaba adolorido, como era posible que no hiciera nada. Si ellos lloran tu nombre - finalmente le reclame - ¡Porque no haces algo! De repente en un instante lo entendí, no sé cómo llegué ahí, pero estaba frente a él arrepentido, buscando respuestas para que no sufran mis hermanos. Me di cuenta que él me llamó para alzar la voz por los que sufren y lloran. Aquella tarde salió de mi ser la siguiente oración: “Señor Dios, que tu espada corte mi alma en dos si es necesario, pero no me dejes caer en la indiferencia; no me dejes solo, guíame en este camino lleno de oscuridad, de dolor y de sufrimiento, porque tú eres amor y misericordia” y por fin logré entender a aquel vagabundo, tenía que actuar, ya no podía hacerme el ciego y sordo otra vez. Aquel día sentí que Dios tocó mi corazón con la punta de su espada. No sé por qué me llamó, pero me siento feliz de haberlo podido escuchar, me mostró la realidad tal y como es, no para llenarme de miedo sino para ser su soldado en esta lucha. Hoy oro para que ustedes, mis hermanos luchen a mi lado, por un mundo solidario, por un mundo diferente, por un mundo mejor. Para que el oprimido se libere y haya justicia, para que el que llora sea consolado, para que el huérfano y la viuda sean atendidos. A todos mis hermanos les pido, unámonos y hagamos de este mundo un lugar mejor, porque nadie lo hará si nosotros no tenemos el valor de atrevernos ahora. Les pregunto, ¿somos conscientes que vivimos en un país en decadencia moral?, donde a pesar del crecimiento económico, los campesinos no tienen tierras, millones de familias carecen de techo, muchos trabajadores no tienen derechos y tantas personas están heridas en su dignidad. Muchos vemos sin mirar y oímos sin escuchar… No somos totalmente conscientes y muchas veces, me incluyo, no queremos darnos cuenta de que nuestro país está en problemas, y que la respuesta está en la solidaridad. Queremos hacernos los locos y dejar que todo siga su marcha, tal vez porque este sistema ahora no nos afecta directamente; pero no olvidemos que Dios espera nuestra ayuda al prójimo. Tenemos que darnos cuenta de una vez que necesitamos un cambio y este no se dará si primero no somos conscientes de que se necesita uno. Quiero reflexionar con ustedes un poco más sobre el cambio que creo necesitamos. Actualmente sé que ustedes se han percatado que vivimos en un mundo controlado por el dinero, lo idolatramos y pensamos que es lo único que importa, cuando en realidad es solo una artimaña del diablo para generar conflictos, daños y caos entre los hombres. Estamos siendo engañados. Por ejemplo se dice que se ha disminuido la pobreza, pero ello no es suficiente, pues hay miles de personas que se mueren de hambre cada día, mientras que a muchos limeños les sobra el pan, lo he visto con mis propios ojos, les cuesta compartir un plato de comida y dárselo al que lo necesita. Vivimos engañándonos con la idea de que ese no es nuestro problema y por lo tanto no debemos hacer nada Hace algunas semanas, en la universidad, nos pidieron crear una idea para solucionar un problema actual en la sociedad. Lo que hicimos fue simple: identificamos problemas había en nuestra realidad, -lamentablemente sobraron-, luego necesitábamos buscarle una solución creativa y para ello decimos crear una máquina en donde ricos y pobres salgan beneficiados. ¿A qué quiero llegar con esto? Primero, este proyecto no solo buscaba acabar con el problema de los pobres, que es el hambre, la explotación, etc., sino también acabar con el gran problema que tienen muchas de las personas adineradas, el espiritual. Segundo, quiero hacerles entender de que no es difícil generar cambios, simplemente se necesita la voluntad y una buena actitud. No entraré en detalle con respecto al proyecto porque me desviaría del tema, pero lo que deben saber es que no es difícil mejorar nuestra sociedad si todos ponemos de nuestra parte. No hay que buscar solo el beneficio propio, ni ser egoístas. El problema está en que una minoría, cada vez más reducida, cree beneficiarse con este sistema, pero les aseguro que no, porque las apariencias engañan y a pesar de que piensen tenerlo todo, dentro de ellos reina la insatisfacción, la angustia y la tristeza, frutos de la “Cultura de muerte” que hablaba San Juan Pablo II. Por eso no debemos permitir que el capital se convierta en un dios y dirija nuestro comportamiento. No le echemos la culpa a nuestros gobernantes, porque la culpa la tenemos todos al no pensar en nuestros hermanos que sufren de hambre y no tienen donde dormir. Todos somos parte de un mismo país y como tal debemos procurar el bienestar total de este; no esperemos que un nuevo gobernante lo haga, no reneguemos de nuestro país, no le echemos la culpa al de a lado, ni dejemos que el dinero tutele todo el sistema socioeconómico, pues este solo arruina nuestra sociedad, condena al hermano convirtiéndolo en su esclavo, destruye la fraternidad logrando que nos enfrentemos interponiendo nuestros intereses. Entonces, todo aquel que esté sufriendo por causa de este sistema promueva creativamente alternativas, busquemos solucionar el problema con las “Tres T” trabajo, techo y tierra con el fin de construir un país mejor. Recalco la frase “proceso de cambio” que en Bolivia emocionó al Papa Francisco, pues la considero muy interesante, y mucho más en nuestro contexto, donde creemos que con el cambio de presidente, todos los problemas sociales se van a solucionar de un día para otro, de manera radical como si fuera un acto de magia. Dejemos de pensar que nuestros representantes en el gobierno van a realizar un cambio, dejemos de pensar que si se impone una opción política o una estructura social gracias al nuevo gobierno vamos a solucionar todos estos problemas que tenemos en nuestra sociedad. Tal vez mejoren un poco, porque se han comprometido a ello, pero no existirá un verdadero cambio si este no viene acompañado de una sincera conversión de actitudes. Por eso, no esperemos resultados inmediatos y tampoco le dejemos todo el trabajo a nuestros gobernantes, pues el “proceso de cambio” al que se refiere el Santo Padre, requiere esfuerzo y dedicación, desprendimiento y solidaridad como una base sólida para un cambio sostenido, entonces conscientes de ello, busquemos juntos dar paso a paso, para lograr el tan esperado cambio en la sociedad. Otra pregunta me mantiene inquieto ¿cómo cambiar los corazones? En la historia contada al principio, yo cambie por el dolor que sentí al ver a mis hermanos sufrir, por ponerme en el lugar de ellos. Por eso los invito a ponerse en el lugar del otro, a mirar el rostro de nuestros hermanos que sufren: el rostro del campesino amenazado, del trabajador excluido, de la familia sin techo, del joven desocupado, del niño explotado; ya que cuando miramos y pensamos en estos rostros, sufrimos por ver tanto dolor y nos conmovemos, porque solo mirando las heridas de nuestro hermano y tomándolas como propias, podremos sentir lo que sienten, podremos entender y cambiar nuestros corazones. Esto nos conmueve y nos mueve, impulsándonos a buscar al que sufre para caminar juntos, consolarlo y sanar sus heridas, esa es la clave para cambiar los corazones. Necesitamos poner en práctica esa Cultura de Encuentro, porque como dice el Santo Padre “ni las ideas ni los conceptos se aman, se aman a las personas” y de esta actitud surge la esperanza, que es lo único que necesitamos para no rendirnos y poner en marcha este proyecto transformacional. Entonces, ¿Que tenemos que hacer? La primera tarea consiste en poner la economía al servicio de nuestra comunidad. Los hombres y la tierra no deben estar al servicio del dinero, esta no debe reinar, puesto que si dejamos que el dinero gobierne no solo destruirá la tierra como ya lo ha probado varias veces, si no que destruirá por completo al mismo hombre que habita en ella. Entonces repito la pregunta, ¿Qué tenemos que hacer? Primero no debemos dejar que la economía sea un mecanismo de acumulación, segundo tenemos que conseguir que esta economía sea distribuida adecuadamente entre todos de manera equitativa, no de manera igualitaria, -términos muy diferentes-. Tenemos que tener muy claro que el objetivo de esta no es solo asegurar la comida o garantizar el acceso a las Tres “T”, el verdadero objetivo debe consistir en garantizar la dignidad de cada uno de nuestros hermanos. En conclusión, tenemos que alcanzar una economía justa, en donde se creen las condiciones para que cada niño pueda gozar de una infancia sin sufrimiento y carencias, una juventud en donde puedan desarrollarse los talentos de manera plena, una adultez libre de explotaciones en la que se respeten los derechos y por último se pueda acceder a una digna jubilación en la ancianidad. Esta economía que se busca no es utópica sino posible, el problema entonces es que el sistema actual tiene otros objetivos y por lo tanto atenta contra el proyecto divino de Jesús, que nos manda a distribuir de manera justa los frutos de la tierra. Lo que tenemos que hacer entonces es cambiar primero nuestros paradigmas, dejar de echarle la culpa a los que nos representan y cambiar nuestros corazones, con el fin de cambiar los objetivos de este sistema. Quiero terminar diciendo que soy consciente que “algún día moriremos, pero los demás días no”, por ello y los desafío en este reto, quiero que mi vida valga la pena ser vivida, no quiero irme de este mundo sin haber hecho nada en la realidad que me tocó vivir, quiero ser consciente que di todo lo que pude dar antes de morir.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
21

Palumbo, Mauro. "La partecipazione che cambia la valutazione (e forse anche i valutatori?)." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 4 (January 2011): 29–44. http://dx.doi.org/10.3280/sa2010-004003.

Full text
Abstract:
Il riferimento alla partecipazione mostra una crescente importanza tanto nella ricerca sociale quanto nei processi valutativi. Nella ricerca sociale la distanza tra "osservatore" ed "osservato" č sempre piů esile, e la partecipazione al processo di ricerca cresce cosě come l'uso dei metodi qualitativi. D'altra parte, i politici hanno bisogno di una ampia partecipazione per fronteggiare la riduzione di legittimazione delle istituzioni pubbliche cosě come il crescente ruolo svolto dalle politiche che per essere efficaci hanno bisogno di un consenso attivo da parte della popolazione coinvolta. L'articolo sottolinea i rischi implicati da una mera sovrapposizione tra processi valutativi e di ricerca e sottolinea le ragioni e le modalitŕ attraverso le quali mantenere coordinate, e tuttavia differenziate, le due attivitŕ.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
22

Mondanaro, John F., Mark Ettenberger, and Laurie Park. "Mars Rising: Music Therapy and the Increasing Presence of Fathers in the NICU." Music and Medicine 8, no. 3 (July 31, 2016): 96. http://dx.doi.org/10.47513/mmd.v8i3.440.

Full text
Abstract:
Fathers of premature infants have been primarily marginalized caregivers up until the last 20 years, but change in both the societal definition and expectation of fathers as well as tremendous evolution in the Neonatal Intensive Care Unit (NICU) and neonatal care toward integrative practice inclusive of music therapy has rendered a unique time in history. Fathers, now viewed as integral to optimal parenting and outcomes, are well matched to the unique therapeutic offering of music therapy. In this article, three music psychotherapists have provided literature review across the helping professions as well as case studies to bring the complex role of NICU fathers into much greater salience.Keywords: NICU, Fathers, Music TherapySpanishMusicoterapia y la creciente de la presencia de los Padres en las Unidades de Cuidados Intensivos NeonatalesResumen:Los padres de infantes prematuros han sido primeramente marginalizados como cuidadores hasta los últimos 20 años, pero el cambio en la definición de la sociedad y en las expectativas de los padres, así como también la tremenda evolución de las Unidades de Cuidados Intensivos Neonatales (UCIN) y del cuidado neonatal que como práctica integrativa incluye a la musicoterapia ha alcanzado un momento único en la historia. Los padres, ahora vistos como parte integral de los resultados óptimos de crianza, se emparejan bien con la propuesta terapéutica única que brinda la musicoterapia. En este artículo, tres músico-psicoterapeutas proveen una revisión de la literatura a través de profesiones de asistencia así como estudios de casos para mostrar, con mayor predominancia, el complejo rol de los padres en UCIN.Palabras clave: UCIN, Padres, MusicoterapiaGermanMusiktherapie und die zunehmende Präsenz der Väter in der NICUAbstract: Väter frühgeborener Kinder wurden bis in die Zeit vor 20 Jahren vorwiegend als Versorger an den Rand gedrängt, aber sowohl die soziale Definition und die Erwartungen der Väter als auch die gewaltige Evolution in der neonatologischen Intensivstation (NICU) und die neonatale Versorgung in Richtung auf integrative Praxis einschließlich Musiktherapie, hat sich in einzigartiger historischer Weise geändert. Väter werden nun als integraler Bestandteil optimaler elterlicher Ergebnisse angesehen, sie werden in das einzigartige musiktherapeutische Angebot einbezogen. In diesem Artikel geben drei Musikpsychotherapeuten eine Literaturübersicht der gesamten helfenden Berufe und Fallstudien, um die größere Bedeutung der komplexen Rolle der NICU-Väter zu verdeutlichen.Keywords: NICU, Väter, MusiktherapieItalianMusicoterapia e la Crescente Presenza dei Padri nella NICU Terapia Intensiva NeonataleNegli ultimi 20 anni I Padri di neonati prematuri sono stati esclusi dall’aiuto sanitario dei propri figli, ma il cambio della definizione sociale, delle aspettative dei padri ed anche la tremenda evoluzione nell’ Unitá di Teapia Itensiva Neonatale e la cura neonatale verso una pratica integrativa della musicoterapia rappresenta un tempo unico nella storia. I padri ora sono visti come parte integrante dei risultati ottimali dell’ opera dei genitori, sono ben combinati con la terapia offerta dalla musicoterapia. In questo articolo tre psicoterapisti musicoterapeuti hanno fornito una revisione della letteratura attraverso le professioni d’aiuto ed anche studi per portare il complesso ruolo dei padri nella NICU in maggior rilievoJapaneseマルスの上昇:音楽療法とNICUにおける父親参加の増加要旨:過去20年間、音楽療法を含む包括的な臨床に向けての新生児集中治療室(NICU) と新生児ケアの大きな進化のみでなく、かつてケアギバーとして軽視されていた新生児の父親達への社会的定義と期待は変化し、歴史上類を見ない時間となった。父親は最適な子育てに不可欠と考えられ、音楽療法の独特な療法的提供とよく調和する。本論文では、3人の音楽心理療法士が、NICUにおける父親達の複雑な役割のより大きな要点を提起するために、広範囲に専門家の役に立つ事例研究と文献調査を提供している。キーワード:NICU, 父親、音楽療法
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
23

Bernard, Enrico. "1927–1932 Il lustro che cambiò la letteratura italiana." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, no. 2 (April 22, 2018): 282–300. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818757479.

Full text
Abstract:
Il neorealismo viene comunemente datato, ma è una concezione alquanto approssimativa, a partire dal secondo dopoguerra. Si è naturalmente tenuto conto dei vari “laboratori” e delle fermentazioni letterarie del primo ‘900, in particolare gli anni Venti e Trenta, che hanno gettato le basi del “nuovo” realismo successivamente affermatosi nel cinema e nella narrativa. Tuttavia, l’approfondimento di questa determinante “eredità”, sia pur individuata, è stata scandagliata solo in parte. Esempio delle lacune nella ricerca è rappresentato dall’attività del giovane Carlo Bernari tra il 1927 e il 1932, un quinquennio preparatorio non solo del suo capolavoro—nel senso letterale di “origine” di una nuova concezione artistica— Tre operai (Rizzoli, 1934), ma da riconsiderare, sulla scia delle interpretazioni di Remo Cantoni e Eugenio Montale, come fulcro dei successivi sviluppi della letteratura italiana. Con le lettere manoscritte inedite di Breton e Ribemont Dessaignes a Carlo Bernari (pseudonimo di Carlo Bernard dal 1938).
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
24

Valentini, Vincenzo, Elisa Marconi, Loredana Dinapoli, and Calogero Casà. "Come cambia la percezione della professione medica di fronte alla richiesta di morte." Medicina e Morale 71, no. 4 (December 22, 2022): 413–23. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1218.

Full text
Abstract:
Nel contesto di una società in continua e rapida evoluzione, la morte si ripresenta come una ineludibile tematica di peculiare urgenza esistenziale. Sebbene, infatti, il progresso tecnologico e delle scienze mediche abbia facilitato una risposta tecnica alla domanda di salute che sempre di più incontra metodiche multimodali e multidisciplinari di terapia, la tecnologia di cura relega spesso il paziente ad una solitudine esistenziale dove, pur in presenza di una terapia per la sua malattia, non trova spazio una relazione di cura per la sua sofferenza. Questa dicotomia della cura, che si suddivide da una parte nel “trattare” dall’altra nell’“essere presente”, porta, soprattutto nel contesto del fine vita, al rischio di attestare la cura al solo livello tecnico, rendendo ‘giustificata’ la richiesta del paziente al medico di ‘somministrare il fine vita’, sopprimendo l’eco relazionale di ritorno del medico di fronte al bisogno umano del paziente. Lo scopo di questo articolo è di recuperare le riflessioni legate all’esperienza clinica ed umana propedeutiche ad accompagnare il paziente in un percorso relazionale offrendogli, nelle varie fasi della cura, una “eco di ritorno”, utili a non comprimere la percezione del medico a livello di somministratore automatico.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
25

Morozzo della Roca, Paolo. "Gli effetti collaterali del reato di presenza irregolare." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 4 (November 2009): 129–42. http://dx.doi.org/10.3280/diri2009-004008.

Full text
Abstract:
1. Una riforma dannosa2. Ospedali e ambulatori: tutto come prima, ma con piů timore3. Gravidanze e atti di stato civile: non cambia nulla (a parte il matrimonio) ma attorno tutto č diverso4. L'utilizzo dei servizi pubblici5. Considerazioni sul trattamento penale del rapporto di lavoro con uno straniero irregolarmente soggiornante6. Un mondo di paure nel quale le istituzioni di "protezione" diventano nemiche
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
26

RINCÓN, Jorge Enrique García. "De Estero en Estero : Construcciones Educativas de las Comunidades Negras del Pacífico Sur Colombiano en Medio del Conflicto Armado." INTERRITÓRIOS 6, no. 12 (December 7, 2020): 244. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i12.248999.

Full text
Abstract:
RESUMENEste artículo se ocupará de los procesos académicos, sociales, culturales y políticos que dieron origen a un movimiento intelectual y pedagógico del Pacifico Sur colombiano, con especial énfasis en los territorios afronariñenses. Vale aclarar que en materia de obras escritas se destacan los pensadores negros del departamento del Chocó quienes, incursionaron en el siglo XX en variados campos del conocimiento y desarrollaron una crítica fuerte al sistema de enseñanza nacional. En cambio, las experiencias educativas surgidas en la cotidianidad de los pueblos negros del suroccidente colombiano, se incubaron y consolidaron en los valles interandinos (norte del Cauca y sur del Valle), así como en Buenaventura y la Costa de Nariño. Estas subregiones, especialmente la costa del departamento de Nariño, asumieron la escuela como escenario para la eclosión del pensamiento ancestral afrocolombiano y las tradiciones culturales de sus pueblos en un intento por concretar en la práctica una ecuación política que involucra la Territorialidad como práctica de la educación.Costa de Nariño. Etnoeducación. Sistema de educación propia. comunidades afronariñenses. Territorialidad. Conflicto armado. ABSTRACTThis article will deal with the academic, social, cultural and political processes that gave rise to an intellectual and pedagogical movement in the Colombian South Pacific, with special emphasis on the Afro-Afro territories. It is worth clarifying that in terms of written works, the black thinkers of the department of Chocó stand out, who ventured into various fields of knowledge in the 20th century and developed a strong criticism of the national education system. On the other hand, the educational experiences that emerged in the daily life of the black peoples of southwestern Colombia were incubated and consolidated in the inter-Andean valleys (north of Cauca and south of the Valley), as well as in Buenaventura and the Costa de Nariño. These subregions, especially the coast of the department of Nariño, assumed the school as the setting for the emergence of Afro-Colombian ancestral thought and the cultural traditions of their peoples in an attempt to put into practice a political equation that involves Territoriality as a practice of education.Costa de Nariño. ethno-education. self-education system. afronariñenses communities. Territoriality. Armed conflict. RESUMOEste artigo discutirá aspectos acadêmicos, sociais, culturais e políticos que deram origem a um movimento intelectual e pedagógico no Pacífico Sul colombiano, com especial ênfase para os territórios de afronariñenses. Vale ressaltar que, em termos de obras escritas se destacam os pensadores negros do departamento de Chocó, que influenciaram no século XX, em diferentes áreas do conhecimento e desenvolveram uma forte crítica do sistema de educação nacional. Por outro lado, as experiências educativas que surgiram da cotidianidade dos povos negros do sudoeste colombiano, incubaram e se consolidaram nos vales interandinos (norte de Cauca e sul do Valle), bem como em Buenaventura e a costa de Nariño. Estas sub-regiões, especialmente a costa do departamento de Nariño, assumiram a escola como cenário para o surgimento do pensamento ancestral afro-colombiano e das tradições culturais de seus povos na tentativa de concretizar na prática, uma educação política que envolve a Territorialidade como prática de educação.Costa de Nariño. Etno-educação. Educação Própria. Comunidades afronarinenses. Territorialidade. Conflito armado.SOMMARIOQuesto articolo tratterà dei processi accademici, sociali, culturali e politici che hanno dato origine a un movimento intellettuale e pedagogico nel Sud Pacifico colombiano, con un'enfasi speciale sui territori afro-afro. Vale la pena chiarire che in termini di opere scritte, spiccano i pensatori neri del dipartimento di Chocó, che si sono avventurati in vari campi del sapere nel XX secolo e hanno sviluppato una forte critica al sistema educativo nazionale. D'altra parte, le esperienze educative emerse nella vita quotidiana dei popoli neri della Colombia sud-occidentale sono state incubate e consolidate nelle valli interandine (a nord di Cauca ea sud della valle), così come a Buenaventura e la Costa de Nariño. Queste sottoregioni, in particolare la costa del dipartimento di Nariño, hanno assunto la scuola come scenario per l'emergere del pensiero ancestrale afro-colombiano e delle tradizioni culturali dei loro popoli nel tentativo di mettere in pratica un'equazione politica che coinvolge la territorialità come pratica educativa.Costa di Nariño. Etnoeducazione. Sistema educativo proprio. Comunità africane. Territorialità. Conflitto armato.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
27

Manfrida, Gianmarco, Valentina Albertini, and Erica Eisenberg. "Un mondo che cambia: l'influenza dell'epidemia di Covid-19 sulle modalità comunicative cliniche e didattiche in psicoterapia." TERAPIA FAMILIARE, no. 128 (May 2022): 75–93. http://dx.doi.org/10.3280/tf2022-128005.

Full text
Abstract:
Ormai dal 2020 la pandemia di Covid-19 ha modificato bruscamente e brutalmente gran parte delle consuetudini sociali e dei modelli relazionali che sembravano stabili e soggetti a sviluppi progressivi. Tra questi ha avuto enorme sviluppo in psicoterapia la pratica della comunicazione online, attraverso app di messaggistica, videochiamate, gruppi social, piattaforme digitali e altre risorse sfruttate dai professionisti per continuare a prestare la loro opera a individui ma anche coppie e famiglie in difficoltà. Nel corso di tutte le varie fasi di lockdown da marzo 2020 a oggi abbiamo seguito questi cambiamenti attraverso questionari specifici diffusi e raccolti attraverso le risorse social: in particolare sono state indagate le modalità con cui i terapeuti sono passati a lavorare con videosedute e non più prevalentemente in presenza, le loro impressioni sul coinvolgimento dei pazienti e sulla pratica clini ca orientata decisamente in questa nuova forma, la loro soddisfazione. Un'altra indagine ha coinvolto allievi psicoterapeuti al primo anno di specializzazione di tutta Italia per indagare le reazioni e opinioni rispetto al cambiamento sopraggiunto nei training con l'introduzione obbligata della didattica a distanza, proprio agli inizi del percorso formativo; una terza ricerca ha riguardato la comparsa di app nelle terapie e il loro impiego anche da parte degli psicoterapeuti. Tutti questi livelli di indagine dimostrano che la struttura tradizionale dei setting terapeutici e formativi è stata sconvolta dall'accelerazione che la pandemia ha imposto all'impiego delle risorse online, avviando un processo di cambiamento che ancora non si è concluso ma da cui già emerge l'impossibilità di tornare allo stato di fatto anteriore. Anche se le indagini non possono essere indicative dell'esito di un cambiamento ancora in atto, esse seguono in itinere il percorso di una rivoluzione epocale e possono ispirarci alcune previsioni sulla pratica e la didattica della psicoterapia in un mondo post-Covid che ancora al momento attuale deve arrivare.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
28

Crisci, Massimiliano. "Popolazione e territorio: sistemi urbani della mobilità pendolare e domiciliare come spazi di vita quotidiana." ARGOMENTI, no. 34 (June 2012): 81–102. http://dx.doi.org/10.3280/arg2012-034004.

Full text
Abstract:
Il contributo propone un accostamento tra le traiettorie territoriali sviluppate dai cambiamenti di domicilio e dal pendolarismo all'interno di una metropoli come Roma. La cadenza con cui si cambia abitazione è ovviamente più ampia rispetto alla frequenza giornaliera dello spostamento casa-lavoro. Tuttavia, è ipotizzabile che il gigantismo del territorio romano, lo squilibrio nella distribuzione territoriale delle residenze e delle unità produttive e la forte dipendenza della mobilità cittadina da infrastrutture di comunicazione inadeguate, rappresentino dei vincoli agli spostamenti, tali da incanalare buona parte delle traiettorie lungo percorsi circoscritti all'interno di analoghe porzioni di città, sia nel caso della mobilità quotidiana per lavoro, che dei trasferimenti di abitazione.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
29

Petruccioli, Rubina. "Ricerche empiriche sulla percezione di insegnanti di sostegno nei confronti dell'educazione inclusiva: una review sistematica." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 2 (December 2021): 121–37. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-special-2021oa12917.

Full text
Abstract:
Il contributo riporta i primi risultati di una review sistematica in corso che fa parte di uno studio più ampio che indaga come e a quali condizioni cambia il senso di autoefficacia professionale di insegnanti di sostegno dopo aver partecipato ad un corso di specializzazione. L'indagine si inserisce all'interno di un filone di studi internazionale che ritiene rilevante indagare le percezioni, le rappresentazioni e gli atteggiamenti di insegnanti di sostegno verso l'inclusione quali condizioni che possono facilitare o meno l'inclusione scolastica (solo a titolo esemplificativo e non esaustivo: Aiello et al., 2019; Forlin, Earle, Loreman, & Sharma, 2011; Sharma, Loreman & Forlin, 2012; Sharma, Aiello, Pace, Round, & Subban, 2018). È stata condotta una review sistematica che intercetti gli studi empirici nazionali e internazionali che indagano gli atteggiamenti, le percezioni, le rappresentazioni di docenti nei confronti dell'inclusione. Viene, qui, descritta la procedura utilizzata per la revisione e presentati i risultati del primo step di analisi di 99 articoli empirici nazionali e internazionali.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
30

Jacobs, Marjorie Lee. "Violins of Hope." Music and Medicine 8, no. 3 (July 31, 2016): 139. http://dx.doi.org/10.47513/mmd.v8i3.462.

Full text
Abstract:
Violins of Hope was inspired by a confluence of factors: (1) my recovery-oriented psychiatric rehabilitation work with adults and young adults, the majority of whom have been diagnosed with trauma- and stressor-related disorders, depression, anxiety, and/or psychotic disorders, (2) the Violins of Hope-Cleveland educational and music collaboration and (3) the research of Daniel Levitin (Behavioural Neuroscience Department of Psychology, McGill) and Anthony Jack (the Brain, Mind and Consciousness Laboratory, Case Western Reserve). The poem reflects my understanding of how music can trigger both unpleasant/pleasant memories and emotions and how mindfulness practice can facilitate the switching between social-empathic and analytic networks of the brain and activate the parasympathetic nervous system response. Mindfulness practice develops the mind of the curious and non-judgmental observer who can notice when he/she is getting emotional. Then with acceptance and self-compassion, he/she acts to focus on a slow, repetitive, rhythmic activity like breathing, singing, or mantra recitation in order to bring his/her body/mind back to calm, clarity, and harmony (homeostasis).*Download file to play mp3 filesSpanishViolines de Esperanza – Comunicación Personal Violines de Esperanza estuvo inspirado por una confluencia de factores: (1) mi trabajo en rehabilitación psiquiátrica orientada en recuperación de adultos y adultos jóvenes , la mayoría de los cuales habían sido diagnosticados con desordenes relacionados al trauma y stress , depresión , ansiedad y/o desordenes psiquiátricos , (2) la colaboración educacional y musical de Violines de Esperanza – Cleveland y (3) la investigación de Daniel Levitin ( Departamento de Psicología de Neurociencia Comportamental, McGill) y Anthony Jack (El cerebro, Laboratorio de Mente y Conciencia, Case Western Reserve). El poema refleja mi entendimiento sobre como la música puede desencadenar tanto recuerdos agradables/desagradables como emociones y que la práctica de mindfullness puede facilitar el cambio entre la empatía social y las redes analíticas del cerebro y activar la respuesta del sistema nervioso parasimpático.La práctica de Mindfullness desarrolla una mente curiosa y un observador que no juzga y que puede reconocer cuando él/ella se está emocionando. Luego con la aceptación y la autocompasión él/ella actúa para atender a actividades rítmicas, repetitivas y lentas como la respiración, el canto o el recitado de mantras a fin de llevar su cuerpo/mente de nuevo a la calma , la claridad y la armonía (homeóstasis) Palabras clave: recuperación, rehabilitación, desordenes relacionados al trauma y al stress , depresión , ansiedad , musicoterapia , practica de mindfullness , canto , recitado de mantrasGermanViolins of Hope – persönliche KommunikationAbstract: Das Programm Violins of Hope wurde durch eine Reihe von Faktoren beeinflusst: (1) meine genesungsorientierte Arbeit in der psychiatrischen Rehabilitation mit Erwachsenen und Jugendlichen, in der Mehrzahl mit trauma- und stressbedingten Störungen, Depression, Angststörungen u/o psychiatrischen Erkrankungen, (2) die Violins of Hope-Cleveland Unterrichts-und Musik-orientierte Zusammenarbeit und (3) die Forschung von Daniel Levitin (Behavioural Neuroscience Department of Psychology, McGill) und Anthony Jack (the Brain, Mind and Consciousness Laboratory, Case Western Reserve). Das Gedicht spiegelt mein Verständnins wieder, wie Musik beides, unschöne und schöne Erinnerungen und Emotionen triggern kann, und wie achtsame Praxis das Wechseln zwischen den sozial-empathischen und dem analytischen Netzwerken des Gehirns erleichtern und die Reaktionen des parasympathischen Nervensystem aktivieren kann. Achtsame Praxis entwickelt den Sinn des neugierigen und nicht-wertenden Beobachters, der dadurch merken kann, wenn er/sie emotional wird. Dann kann er /sie sich mit Aktzeptanz und Selbstmitleid auf eine langsame, repetitive, rhythmische Aktivität konzentrieren – wie atmen, singen oder Mantra rezitieren – um damit sein/ihren Körpter/ Geist zu Ruhe, Klareit und Harmonie (Homöostase). Keywords: Gesundung, Rehabilitation, trauma- und stressbedingte Störungen, Depression, Angststörung, Musiktherapie, achtsame Praxis, singen, Mantra rezitierenItalianViolins of Hope – Personal communicationViolins of Hope è stato ispirato da una cofluenza di fattori: (1) il mio lavoro di riabilitazione psichiatrica con adulti e adolescenti, la quale maggioranza di loro è stata diagnosticata con traumi e disordini dovuti dallo stress, depressione, anzia e/o disturbi psicotici, (2) collaborazioni con i Violins of Hope-Cleveland e (3) la ricerca di Daniel Levitin (Behavioural Neuroscience Department of Psychology, McGill) e di Anthony Jack (the Brain, Mind and Consciousness Laboratory, Case Western Reserve). Il poema riflette il mio modo di comprendere come la musica possa innescare in noi sia i brutti che i bei ricordi, lo stesso per le emozioni, e come la pratica coscente puo facilitare lo switch tra parte socio-empatica e parte analitica del cervello ed attivare la risposta del sistema parasimpatico. La pratica coscente sviluppa la mente dell’osservatore il quale curioso e senza giudizio può notare quando lui/lei sta diventando emotivo/a. Poi con accettazione e auto-compassione lui/lei può agire e concentrarsi su una attività ritmica più lenta e ripetitiva come ad esempio la respirazione, il canto o la recitazione di mantra, al fine di riportare la mente e il corpo del paziente in armonia (omeostasi).Parole chiave: riabilitazione, trauma, disordini dovuti dallo stress, depressione, anzia, musicoterapia, pratica coscente, mantraJapanese希望のバイオリン- 個人的コニュニケーション希望のバイオリンは、複数の要因の合流点からインスパイアされたものである:(1) その過半数がトラウマとストレス関連の障害、鬱、不安障害、そして/もしくは精神障害と診断された人達である、大人と若年成人を対象とした回復重視型の社会復帰療法という私の仕事、 (2)クリーブランド希望のバイオリンの教育的かつ音楽のコラボレーション、そして、(3)Daniel Levitin氏 (Behavioural Neuroscience Department of Psychology, McGill) とAnthony Jack 氏(the Brain, Mind and Consciousness Laboratory, Case Western Reserve)。その詩は 、音楽がどのように不愉快な/快適な記憶と感情の両方を誘因できるのか、マインドフルネスの実践がどのように社会的共感と脳の分析的ネットワークの間を切り替えできるのか、そして副交感神経系の反応を活性化できるのか、私の理解を反映している。マインドフルネスの実践は、好奇心の強い心、自身がいつ感情的なるかの気づき、偏った判断をしない観察者を育成する。そして、セルフ・コンパッションを受け入れと共に、自身の体と心が落ち着き、明瞭さ、調和を取り戻すためにゆっくりすることに集中し、繰り返し、呼吸などのリズム活動を行い、歌唱もしくはマントラ朗唱を行う(ホメオスタシス)。 キーワード:回復、リハビリテーション、トラウマとストレス関連障害、鬱、不安、音楽療法、マインドフルネス、歌唱、マントラ朗唱
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
31

Visconti, Agnese. "La fondazione dell’Orto botanico di Brera e gli anni della direzione dell’abate vallombrosano Fulgenzio Vitman (1728-1806) tra assolutismo asburgico ed età napoleonica." Natural History Sciences 153, no. 1 (January 1, 2012): 27. http://dx.doi.org/10.4081/nhs.2012.27.

Full text
Abstract:
Il saggio ricostruisce, sulla base di documenti per la massima parte inediti raccolti nell’Archivio di Stato di Milano, nella Biblioteca di Brera di Milano, nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, nel Museo di Storia Naturale di Milano e nell’Accademia delle Scienze di Torino, la storia della fondazione e dei primi decenni di attività dell’Orto, annesso alla cattedra di Botanica del Ginnasio di Brera, alla quale venne chiamato nel 1774 il padre vallombrosano Fulgenzio Vitman. La prima parte del lavoro descrive le operazioni materiali compiute per l’allestimento dell’Orto. Segue la descrizione dello svolgimento annuo dei lavori consistenti perlopiù nell’acquisizione e nei cambi di semi e piante, nell’adozione per la disposizione delle piante del metodo di classificazione di Linneo, nell’utilizzo delle piante per le lezioni. Si passa quindi all’analisi dei modi che Vitman adottò per arricchire l’Orto, sottolineando la sua convinzione dell’opportunità di privilegiare le piante necessarie alla didattica e alla ricerca scientifica. Purtroppo, mancando l’Orto di un proprio archivio e di raccolte di lettere, molte questioni restano ancora non risolte. Appaiono comunque evidenti sia l’appartenenza di Vitman alla fitta rete di scambi tra i botanici dell’epoca, sia l’utilizzo di canali diplomatici, in particolare per gli scambi con Francia, Olanda e Spagna. Il contributo si conclude con la descrizione dell’attività didattica e scientifica di Vitman, autore di un fortunato libro di testo, <em>De medicatis herbarum facultatibius liber</em>, Faventiae 1770, e di una importante <em>Summa plantarum</em>, Mediolani 1789-1792, in 6 volumi, nella quale l’autore segue il metodo di classificazione linneano.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
32

Cattorini, P., E. Bertoli, F. Buzzi, R. Gornati, A. Lazzarin, D. Morelli, A. G. Spagnolo, and M. Zanchetti. "Indagine sul grado di conoscenza e di valutazione della normativa italiana in materia di prevenzione dell'AIDS." Medicina e Morale 43, no. 2 (April 30, 1994): 273–317. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1021.

Full text
Abstract:
L'articolo illustra i risultati derivanti dalla somministrazione di 451 questionari a pazienti affetti da Human Immunodeficiency Virus (HIV) ricoverati in reparti di malattie infettive appositamente attrezzati per la cura dell'AIDS o afferenti ai relativi ambulatori o day-hospital. In particolare, l'indagine ha inteso verificare tra le persone intervistate l'effettiva conoscenza, comprensione, valutazione ed applicazione degli articoli 5 e 6 della legge italiana n°135 del 1990 su "Programma di interventi urgenti per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS". Tali articoli, infatti, riguardano le normative sull'accertamento dell'infezione (art. 5) e il divieto per i datori di lavoro di svolgere indagini volte ad accertare la sieropositività dei propri dipendenti (art.6). L'indagine è stata condotta in tre ospedali: Centro S. Luigi dell'Istituto Scientifico Ospedale S. Raffaele di Milano (150 questionari), Policlinico S. Matteo di Pavia (150 questionari) e Policlinico Universitario "A. Gemelli" di Roma (150 questionari). Il questionario è stato strutturato sulla base di doppie domande: una su ciò che il paziente personalmente pensa riguardo ai suoi "diritti", l'altra su ciò che il paziente pensa che la legge preveda. In generale sembra emergere che i soggetti intervistati sono coscienti di essere persone "infette", però in una comunità che tende a discriminarli. Non sembrano attendersi, inoltre, una piena tutela da parte dello Stato anche se rimangono propensi a collaborare perché la situazione cambi e sono, comunque, disposti ad accettare interventi normativi su se stessi a condizione della non discriminazione e che il loro sacrificio risulti veramente utile per la prevenzione della diffusione del contagio. Risalta, infine, l'esigenza di mantenere riservato lo stato di malattia nel luogo di lavoro.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
33

Borgna, Eugenio. "Le fragili certezze della diagnosi in psichiatria." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (July 2011): 11–18. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-002002.

Full text
Abstract:
Nel contesto di una psichiatria rivalutata come scienza umana, come scienza della intersoggettivitŕ, e non solo come scienza naturale che la comprende solo in parte, la diagnosi non puň essere considerata nella sua ghiacciata e impersonale dimensione categoriale; ma deve essere riconsiderata nella sua dimensione problematica e interpersonale. Questo cosa significa in un contesto di psichiatria applicata alla clinica e alla riconoscibilitŕ dei molteplici fenomeni della sofferenza psichica: definizione radicalmente antropologica, e non drasticamente naturalistica come č quella di malattia tout court? Non altro significa che, in psichiatria, come ha scritto una volta per tutte Kurt Schneider, i sintomi non hanno nulla a che fare con la loro riduzione naturalistica a segmenti pietrificati di una malattia in senso clinico; ma con esperienze vissute che narrano qualcosa di significativo storicamente, e soggettivamente, e che conseguentemente non possono se non essere interpretati. Non esistono fatti, ma interpretazioni di fatti, come ha scritto Friedrich Nietzsche; e cosě la diagnosi, in psichiatria, e cioč la connotazione neurotica, o psicotica, dei sintomi (la sola cosa che, in fondo, conti), cambia nella misura in cui nasca, o non nasca, una relazione terapeutica fra chi cura e chi č curato. La diagnosi, insomma, come esperienza, e non come pietrificata espressione di un incasellamento dei diversi sintomi in uno schema sindromico precostituito.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
34

Minetti, Maria Grazia. "Abitare il tempo tra continuità e cambiamento." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 2 (November 2021): 52–69. http://dx.doi.org/10.3280/psp2021-002004.

Full text
Abstract:
L'autrice si interroga sulla tendenza di alcuni pazienti a fermare il tempo in attesa che il passato cambi, e a vivere ogni cambiamento come una catastrofe, per lo scatenamento di angosce di frammentazione e di perdita della propria continuità di esistenza. Questa continuità è illusoriamente mantenuta fermando il passato in attesa che cambi. La difficoltà ad abitare la propria vita e proiettarsi nel futuro è collegata a una impasse nel processo di soggettivazione che nasce dal conflitto tra l'essere conforme ai desideri inconsci dei genitori e al desiderio di esprimere un proprio progetto, seguendo i propri ideali dell'Io. Il conflitto viene negato e non affrontato per la paura del proprio odio e la fantasia conseguente di far morire i genitori. Si tratta del conflitto identificatorio di cui parla Piera Aulagnier, fra l'essere identificato e potersi identificare, che se non risolto dalla mediazione dell'Io, fra continuità e cambiamento, inchioda il soggetto a una identificazione alienante. Continuità coi valori e gli ideali del gruppo familiare e possibilità di uscire dal verdetto genitoriale e proiettare i propri ideali fuori dalla famiglia. Abitare quindi una genealogia, far parte di una catena generazionale, che in questi casi è bloccata, come se si dovesse restare figli per sempre, cloni dei propri genitori. L'analisi dovrà attivare una disidentificazione rispetto all'identificazione alienante che vive il soggetto, attraverso la funzione di rispecchiamento e di holding, coadiuvata dal setting, con la regolarità delle sedute, e con la sua funzione di terzo, che immette uno spazio fra simmetria e asimmetria, continuità e discontinuità. In particolare, l'analista dovrà tollerare momenti di impantanamento e, in alcuni casi, delle vere reazioni terapeutiche negative, soprattutto per la difficoltà a elaborare il lutto per ciò che non c'è stato e avrebbe potuto accadere ma non può avvenire. In queste situazioni, a volte, sembra presente un dissidio insanabile più che un conflitto, del tipo mors tua vita mea, che blocca l'attività di pensiero e ogni lavoro psichico. L'analista dovrà lavorare molto sul proprio controtransfert, reinterrogando il suo desiderio rispetto al paziente e alla propria identità di analista. Navigando tra i diversi registri dell'analisi, potrà incontrare il blocco del proprio pensiero, il sentimento di impotenza a cui potrebbe reagire con intolleranza verso il paziente e con un eccesso di furor curandi. Si tratta in fondo di riuscire a mantenere integra la propria capacità analizzante, quel restare vivo di winnicottiana memoria.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
35

Stokłosa, Marek. "Przejście zakonnika z własnego do innego instytutu." Prawo Kanoniczne 52, no. 3-4 (December 10, 2009): 91–115. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2009.52.3-4.04.

Full text
Abstract:
Il passaggio a un altro istituto è uno dei primi modi previsti dal can. 684 del Codice del 1983, con cui avviene la separazione di un religioso dal proprio istituto. Essa viene prospettata dal legislatore in tre ipotesi: - passaggio da un istituto religioso a un altro; - passaggio da un monastero “sui iuris” a un altro sempre “sui iuris” dello stesso istituto, o federazione, o confederazione; - passaggio ad un istituto secolare o una società di vita apostolica, o viceversa. Il passaggio del religioso, però, non interrompe l’appartenenza allo stato religioso, ma cambia solo lo specifico della sua vocazione. I voti emessi nell’istituto di provenienza rimangono, ma con il passaggio definitivo devono essere osservati secondo le regole e il carisma del nuovo istituto. Il passaggio del religioso ad un altro istituto consiste solo nel fatto della perdita della sua incorporazione o iscrizione nell’istituto d’origine, con i relativi diritti e doveri, a favore dell’acquisto della nuova incorporazione, comprese tutte le sue conseguenze, nel nuovo istituto dopo aver emesso di nuovo la professione a norma del diritto. Il passaggio può essere determinato da varie cause. Il motivo può constare nella ricerca da parte del religioso di un’attuazione più piena e perfetta della sua vocazione, che si realizza nella volontà di Dio. Gli altri motivi del passaggio potrebbero essere: la debolezza fisica o psicologica, che non permette di affrontare la vita austera di un istituto, o la possibilità di vivere in maniera più piena la propria consacrazione in un altro istituto che abbia uno stile di vita più sensibile alle caratteristiche della persona. Purtroppo ci sono anche quelle causate da un malcontento dovuto a contrasti con i propri superiori, o l’inadattabilità alle costituzioni e regole. L’oggetto del presente studio consta nella descrizione delle tre summenzionate ipotesi del passaggio, degli elementi fondamentali della loro procedura e infine degli interventi dei competenti superiori.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
36

Machado Rivera, Marco Antonio. "Crisis de la contabilidad: contexto y dimensiones." Lúmina, no. 10 (December 18, 2010): 161–74. http://dx.doi.org/10.30554/lumina.10.1208.2009.

Full text
Abstract:
En un contexto de crisis del mundo actual en sus diversas expresiones (mundo social, económico, de la educación, las organizaciones, profesiones y disciplinas), la contabilidad también presenta un diagnóstico de crisis en sus diversas dimensiones (externa e interna). Desde una perspectiva sistémica, la dimensión externa está constituida por las relaciones de la conta- bilidad con los elementos del contexto en que se estudia, desarrolla y aplica (concepciones, imaginarios o modelos en uso para interpretar el mundo real, la relaciones de la contabilidad con sus usuarios y con otras disciplinas), en tanto que la interna se refiere a sus elementos constitutivos como ciencia o disciplina científica (objeto, método, teoría, sujeto cognoscente-comunidad contable y lenguaje).Desde esta visión sistémica, la contabi- lidad está en crisis, la cual, en esencia, es la crisis de los modelos en uso, de las formas de interpretar y representar el mundo, por parte de la comunidad contable científica y profesional. En marco de esta situación (presagio de cambios paradigmáticos), los objetos, los métodos, las teorías en uso y el lenguaje utilizado para observar, interpretar y representar la realidad, acusan deficiencias que imposibilitan una imagen comprehensiva de las organizaciones contemporáneas, di- námicas en esencia.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
37

Krajewska, Dorota. "Euskarazko erlatibo aposatuen azterketa diakronikoa." Fontes Linguae Vasconum, no. 129 (June 30, 2020): 117–40. http://dx.doi.org/10.35462/flv129.4.

Full text
Abstract:
RESUMEN El presente trabajo estudia desde un punto de vista diacrónico las construcciones re-lativas apositivas vascas. Basándome en un corpus de textos de los siglos xvi-xix, de muestro que las relativas apositivas tienen una serie de características especiales: suelen aparecer en unos contextos bastante bien definidos y tienen propiedades sintácticas di-ferentes de las demás construcciones relativas vascas. Por otra parte, también describo los cambios diacrónicos que se pueden apreciar en el corpus. LABURPENA Artikulu honetan euskarazko erlatibo aposatuak aztertzen dira ikuspuntu diakronikotik. XVI-XIX. mendeetako testuen corpus batean oinarrituta, erakusten dut erlatibo aposatuek hainbat ezaugarri berezi dituztela: testuinguru nahiko finko batzuetan agertzeko joera dute eta ezaugarri sintaktikoetan aldentzen dira erlatibozko beste egitura batzuetatik. Bestalde, corpusean hauteman daitezkeen aldaketa diakroniko batzuen berri ere ematen dut. ABSTRACT This paper analyses, from a diachronic perspective, Basque apposed relative clauses. On the basis of a 16th-to-19th-century texts corpus, I show that apposed relatives have a series of special properties: they tend to be used in a few quite well defined contexts and syntactical properties which differ from other Basque relative constructions. I also describe the diachronic changes visible in the corpus data.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
38

ÁVILA RODRÍGUEZ, CARMEN MARÍA. "PRESENTACIÓN AL NÚMERO 25." Revista Jurídica de Investigación e Innovación Educativa (REJIE Nueva Época), no. 25 (July 26, 2021): 9–10. http://dx.doi.org/10.24310/rejie.2021.vi25.13094.

Full text
Abstract:
En estas líneas presentamos el Nº 25 de la REJIE, Nueva época que se estrena con un Consejo de Redacción renovado, al que se incorporan los profesores José Francisco Alenza García, Catedrático de Derecho Administrativo de la Universidad Pública de Navarra; Maribel Canto López, Associate Professor (Senior Fellow of the Higher Education Academy y University Distinguished Teaching Fellow), de la University of Leicester (United Kingdom); María Jesús Elvira Benayas, Profesora Contratada Doctora de Derecho Internacional Privado de la Universidad Autónoma de Madrid; Inmaculada González Cabrera, Profesora Titular de Derecho Mercantil de la Universidad de Las Palmas de Gran Canaria y Nicola Gullo, Professore Associato di Diritto amministrativo de la Università degli Studi di Palermo (Italia). La incorporación de estos profesores al Consejo de Redacción lo enriquecen al abrirse a miembros de distintas Universidades nacionales e internacionales ayudando a incrementar la calidad de las publicaciones y el ámbito de difusión de la Revista. Por otro lado, Patricia Benavides Velasco, Profesora Titular de Derecho Mercantil de la Universidad de Málaga; Rocío Caro Gándara, Profesora Titular de Derecho Internacional Privado de la Universidad de Málaga; Mª Encarnación Gómez Rojo, Profesora Titular de Historia del Derecho de la Universidad de Málaga; Miguel Gutiérrez Bengoechea, Profesor Titular de Derecho Financiero y Tributario de la Universidad de Málaga, Mª Ángeles Liñán García, Profesora Contratada Doctora de Derecho Eclesiástico del Estado de la Universidad de Málaga, y Mª Belén Malavé Osuna, Profesora Titular de Universidad de Derecho Romano de la Universidad de Málaga dejan el Consejo de Redacción de la Revista y se incorporan al Comité Científico Nacional de la misma. En estas líneas, desde la Dirección de la Revista queremos expresar nuestro más sincero agradecimiento a los profesores que se incorporan al Consejo de Redacción y a los profesores que asumen una responsabilidad nueva como miembros del Comité Científico. Esta Revista desde sus comienzos fue un proyecto de equipo y es una satisfacción ir sumando a colegas que se ilusionan y lo hacen suyo también. GRACIAS. En este número se han publicado un total de seis artículos y tres recensiones. En el bloque sobre innovación docente, el primer artículo se titula “Las actividades prácticas evaluables en los estudios jurídicos universitarios. Vídeo-ejercicios como instrumentos trasformadores” y ha sido elaborado por Gabriele Vestri, Profesor Ayudante Doctor (acr. PCD) de Derecho Administrativo de la Universidad de Cádiz. Este estudio comparte el resultado del análisis de un Proyecto de Innovación y Mejora Docente llevado a cabo durante el curso académico 2020-2021 en el marco de tres asignaturas del Grado en Gestión y Administración Pública. El autor explica detalladamente tanto los supuestos prácticos que se facilitaron a los alumnos como los requisitos y características que debían tener los videos resolutorios entregados por ellos, así como los resultados obtenidos en dicha experiencia, ayudándose de los oportunos gráficos y tablas explicativas. Todo ello en un contexto de pandemia y entre la enseñanza presencial y virtual. El segundo artículo titulado “Las cuestiones de debate de la Ciencia Política como docencia práctica en un entorno de enseñanza semipresencial y virtual” ha sido escrito en coautoría por Francisco Collado Campaña, Profesor Sustituto Interino de Ciencia Política y Ángel Valencia Sáiz, Catedrático de Ciencia Política, ambos de la Universidad de Málaga. Este estudio se centra también en una experiencia docente en el contexto del Grado en Gestión y Administración Pública, pero en las asignaturas introductorias de Ciencia Política. El esquema de la experiencia, asentada en la metodología de debate (razonamiento, discusión y argumentación) se concreta en cuatro fases: primero, los alumnos desarrollan su conocimiento sobre una pregunta clásica en la asignatura y la confrontan; segundo, los estudiantes se documentan y seleccionan fuentes que favorezcan su conocimiento referente a las distintas respuestas y/o posturas; tercero, los alumnos analiza las lecturas para diseñar su propia postura ya sea adhiriéndose a alguna de las existentes o conformando una posición ecléctica y, finalmente, los alumnos presentan la importancia de la pregunta trabajada, muestran una panorámica de las distintas respuestas para afrontarla y razonan su postura ante una audiencia formada por el profesor y el resto de la clase. Esta fase final va acompañada de un turno de preguntas o réplicas por parte del público para evaluar la fundamentación de los argumentos del alumno. Es de destacar en este estudio el análisis que se realiza sobre las diversas dificultades que tanto profesores como alumnos nos hemos encontrado ante las restricciones en las clases en el contexto de la crisis sanitaria. El tercer artículo lleva por título ”Los derechos fundamentales más allá de los derechos fundamentales. Notas para enseñar Derecho Constitucional” y ha sido realizado por Ignacio Álvarez Rodríguez, Profesor Contratado Doctor de Derecho Constitucional de la Universidad Complutense de Madrid”. Este original artículo, partiendo de la selección de jurisprudencia del TEDH tiene como ambicioso objetivo demostrar cómo la enseñanza del Derecho Constitucional en pleno siglo XXI no puede limitarse a explicar cómo afecta el Convenio Europeo de Derechos Humanos a la parte dogmática de la Constitución (derechos fundamentales) sino cómo lo hace, desde la transversalidad más objetiva, a la parte orgánica (órganos, instituciones). Es decir, la enseñanza del Derecho Constitucional, a juicio del autor, no puede limitarse a “actualizar” el catálogo de derechos fundamentales en base a la literalidad constitucional y/o convencional y en la interpretación que los altos tribunales hagan de los mismos, sino que es necesario explorar cómo afecta y en qué medida podría seguir afectando a las instituciones y órganos estatales la interpretación que de tales derechos se hacen. El artículo que cierra el bloque sobre innovación docente lo firman Daiana-Yamila Rigo, Investigadora Adjunta del Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas de la Universidad Nacional de Río Cuarto, Argentina, y Rosana Beatriz Squillari, Profesora Adjunta Exclusiva en Ciencias Jurídicas, Políticas y Sociales de la citada Universidad. El estudio lleva por título “Clase invertida, formación docente y agencia transformadora: Un estudio preliminar en pandemia con estudiantes argentinos” y en él, las autoras, además de centrarse en la experiencia del uso de la clase invertida como recurso docente en el contexto de la COVID-19, constatan la necesidad de formar a los futuros formadores para las futuras pandemias, repensando las formas de trabajo en el aula y contemplando que las instituciones educativas van más allá de sus propias infraestructuras físicas. El bloque dedicado a la investigación sustantiva se inicia con el estudio titulado “¿Hacia un cambio de modelo en la relación Administración tributaria-contribuyente? Análisis del cumplimiento fiscal voluntario” y realizado por José Francisco Sedeño López, Personal Investigador en Formación de la Universidad de Málaga. Este interesante estudio analiza el cumplimiento voluntario de las obligaciones tributarias y constata que, partiendo de la idea de que la decisión final del contribuyente es crucial para la voluntariedad del cumplimiento, otros factores psicológicos, enraizados en la confianza en las instituciones formales y la confianza en las instituciones informales, así como la edad, el nivel de renta o la ideología han resultado ser circunstancias sociodemográficas que influyen en el cumplimiento voluntario. El segundo y último artículo del bloque dedicado a la investigación sustantiva lo ha realizado Ana Rosa Aguilera Rodríguez, Profesora de la Universidad de Las Tunas, Cuba. El estudio se titula “La enseñanza del derecho a la ciudad en la formación de profesionales del Derecho”. En él la autora reflexiona sobre la necesidad de mejorar la enseñanza del Derecho y los vigentes planes de estudios de las Universidades cubanas con la incorporación de asignaturas relacionadas con el Derecho a la Ciudad, la Ordenación del Territorio y el Urbanismo. Incorporar estas disciplinas, a juicio de la autora, contribuiría a elevar la cultura jurídica de los profesionales del Derecho, y con ello, a conseguir una mayor integralidad en la formación que permita dar respuesta a necesidades e intereses de la sociedad. El número se cierra con tres reseñas. La primera, de María del Carmen Macías García sobre la monografía “La cuarta revolución industrial y su impacto sobre la productividad, el empleo y las relaciones jurídico-laborales: desafíos tecnológicos del siglo XXI” del profesor de la Universidad de Málaga Miguel Ángel Gómez Salado, publicado en 2021 por la editorial Thomson Reuters Aranzadi, Cizur Menor. La segunda, de Miguel Ángel Gómez Salado sobre la monografía “La protección social de las personas inmigrantes: un modelo garantista” de la profesora de la Universidad de Granada Belén del Mar López Insua, publicada en 2020 por la editorial Atelier. La tercera, de Virginia Martínez Torres sobre la monografía “La tributación de los servicios digitales en Europa y España” del profesor de la Universidad Complutense de Madrid Guillermo Sánchez-Archidona Hidalgo, publicada en 2020 por la editorial Thomson Reuters Aranzadi, Cizur Menor. Antes de concluir la presentación, una breve reflexión, la aparición de la COVID-19 ha influido profundamente en el modo de vivir, de relacionarnos, de desempeñar nuestro cometido de enseñar y seguir aprendiendo, como miembros de la comunidad universitaria. El cierre físico de las instalaciones universitarias, la apertura de nuestro entorno doméstico y personal en la realización de nuestro cometido profesional, ha aumentado la conciencia de comunidad con nuestros estudiantes. Esta revista, como se deja sentir en este número, especialmente en el bloque de innovación docente, también está aumentando la conciencia de comunidad, de grupo de colegas con una preocupación especial por la mejora de la educación superior sean cuales sean las circunstancias que se presenten, a modo de pandemia, o de cambios legislativos y de modelo de enseñanza, como fue la implantación del modelo universitario de Bolonia. Por este motivo es merecido agradecer a todos los autores que han publicado en esta Revista, desde sus inicios, la confianza que han depositado en nosotros y, también, a los lectores, que número tras número, la consultan y la citan. Entre todos contribuimos a que esté viva a que tenga dinamismo y a que sea un foro de intercambio intelectual y debate académico. Carmen María Ávila Rodríguez Subdirectora académica de la REJIE, Nueva época.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
39

Butera, Federico, and Fernando Alberti. "Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 1 (December 2012): 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

Full text
Abstract:
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
40

Izeta, Andrés D. "Editorial." Revista del Museo de Antropología 11, no. 1 (July 1, 2018): 5. http://dx.doi.org/10.31048/1852.4826.v11.n1.20565.

Full text
Abstract:
<p>En este primer número del año 2018 presentamos veinte artículos originales que se suman los ya disponibles en la Revista en formato de acceso abierto. Nueve de ellos corresponden a la Sección Arqueología; cinco corresponden al área de la Antropología Biológica, dos a la Sección Museología; y cuatro a Antropología Social.</p><p>En el primer trabajo de la Sección Arqueología Ramiro Barberena, Augusto Tessone, María Nella Quiroga, Florencia Gordón, Carina Llano, Alejandra Gasco, Jimena Paiva y Andrew Ugan presentan los primeros resultados de ecología isotópica regional para el extremo norte de la provincia del Neuquén (Argentina), información clave para la reconstrucción de cambios ecológicos y paleodietas humanas a través del tiempo. Continúa María Paula Barros quien presenta el análisis y la discusión acerca de la producción de módulos laminares sobre dos rocas ampliamente utilizadas en la subregión pampa húmeda, como son la ortocuarcita del Grupo Sierras Bayas y la ftanita. Con ello se busca indagar acerca de cuáles fueron los criterios técnicos tenidos en cuenta, tanto para la preparación de los núcleos, como para su explotación. Emiliano Mange, Maitén Irma Di Lorenzo y Lucio González Venanzi presenta el análisis de los materiales faunísticos del sitio Tembrao, ubicado en un pequeño valle al pie de la meseta de Somuncurá (sur de la provincia de Río Negro) con cronologías asignables al Holoceno tardío. Lorena Grana realiza una revisión crítica de la evolución y estado actual de los análisis diatomológicos en cuestiones arqueológicas, principalmente incluyendo los estudios latinoamericanos. Anne Gustavsson discute y pone en dialogo las prácticas y la trayectoria científica del arqueólogo Eric Boman (1867-1924) y los modos que ha sido recordado por la historia disciplinar. Brenda Irene Oxman y Rodolphe Hoguin exploran la relación entre los cambios ambientales producidos en la Puna Seca Argentina durante el periodo 12 000- 4000 años AP y su incidencia en la variabilidad observada en las estrategias adaptativas desarrolladas por los grupos humanos en la tecnología lítica. Norma Ratto, Alejandro Rodríguez González, Mara Basile, Francisco J. Pérez Torrado y José L. Fernández Turiel presentan un primer modelo de cálculos volumétricos para estimar la tasa de incisión en función del desalojo del material piroclástico de la quebrada de Las Papas a lo largo de 4200 años, y estimar cuándo estuvieron ciertos bloques disponibles para su intervención como soporte de arte rupestre en el área. Ariadna Svoboda y Eduardo Julián Moreno presentan los resultados obtenidos a partir del análisis zooarqueológico de tres sondeos en relación a la explotación de recursos dulceacuícolas (peces, coipos y anátidos) y recursos terrestres (dasipódidos y guanaco) para el área del lago Colhué Huapi, Chubut. Cerrando la Sección, Melisa Rodríguez Oviedo da cuenta de los trabajos realizadas en el sitio La Rinconada Arriba ubicado en el Valle de Ambato, Catamarca, Argentina. Con esto vemos representada la arqueología regional de gran parte de la Argentina.</p><p>La Sección de Antropología Biológica presenta cinco trabajos. Rodrigo Zúñiga Thayer, Jorge Suby, Gustavo Flensborg y Leandro Luna analizan la variabilidad de la osteocondritis disecante en un conjunto de restos humanos de 26 individuos adultos pertenecientes a sociedades de cazadores-recolectores de Patagonia austral durante el Holoceno medio-tardío y su posible relación con la edad, el sexo, la dieta, la cronología y la procedencia geográfica. Tamara Giselle Navarro, Marcos Jannello, Marcos Jannello, Ignacio A. Cerda, Ignacio A. Cerda, Marien Béguelin, Marien Béguelin, Romina Vázquez y Romina Vázquez presenta un protocolo alternativo para la obtención de cortes delgados de muestras óseas humanas de sitios arqueológicos con el objetivo de aplicarlo al análisis microestructural. Pamela García Laborde, María Eugenia Conforti y Ricardo Anibal Guichón pretenden contribuir a la discusión sobre posibles estrategias que amplíen las prácticas profesionales de bioantropólogos y arqueólogos públicos promoviendo nuevas tramas de relaciones que articulen y reconfiguren a ambos enfoques en nuestro país. Daniela Alit Mansegosa, Pablo Sebastián Giannotti y Horacio Daniel Chiavazza presentan los resultados del análisis de indicadores de salud oral en una muestra de cráneos y mandíbulas recuperados en entierros secundarios de las Ruinas Jesuíticas de San Francisco, ubicadas en el Sitio Área Fundacional de la Ciudad de Mendoza. Cerrando la Sección Manuel Domingo D’Angelo del Campo, Pamela García Laborde, Luciano O. Valenzuela, Josefina M. B. Motti, Marilina Martucci, Patricia I. Palacio y Ricardo Aníbal Guichón reflexionan acerca de los avances técnicos de las últimas décadas y como estos han “incidido en el ámbito científico conllevando un aumento en la generación de nuevos conocimientos. Estos han permitido mejorar las comunicaciones y el acceso a la información. En estas condiciones, aparece una corriente global, el data sharing, que aboga por la libre puesta en disposición de los datos producto de las investigaciones científica”.</p><p>En la Sección de Museología, Pamela Esther Degele, María Gabriela Chaparro, María Luz Endere presentan un trabajo que tiene como fin contrastar la normativa marco aplicable a las reservas naturales de la provincia de Buenos Aires con los usos sociales de los que es objeto el paisaje y patrimonio protegido por parte de diferentes grupos de interés. Por último para esta sección Julieta Barada analiza las transformaciones experimentadas en la iglesia del pueblo de Coranzulí (Puna de Jujuy) a través del estudio de las acciones realizadas por los pobladores sobre esta a lo largo del siglo XX desde un enfoque histórico y patrimonial.</p><p>Cerrando este número presentamos los trabajos incluidos en la Sección Antropología Social. Maria Carman analiza críticamente los postulados de la corriente de pensamiento que ha servido de sustento a la militancia a favor del derecho animal: el antiespecismo. Paola Monkevicius analiza los sentidos públicos que se producen, transmiten y disputan acerca de la muerte (entendida como crimen racista) del activista senegalés Massar Ba por parte del colectivo conformado por inmigrantes africanos y afrodescendientes en Argentina. Adrián Koberwein reflexiona en torno al rol del conocimiento científico en el marco de los conflictos ambientales contemporáneos. En concreto, acerca de un conflicto reciente en torno a la reforma de la ley de bosques de la Provincia de Córdoba, Argentina. Sin duda tema ce interés central a la sociedad cordobesa contemporánea. Por último Milena Annecchiarico propone un análisis de la trayectoria del programa UNESCO “Ruta del Esclavo” en Argentina, que promueve la investigación sobre la esclavitud y la trata transatlántica de africanos esclavizados, las formas de resistencia y la valorización de los sitios de memoria y de las manifestaciones culturales de las comunidades afrodescendientes actuales.</p><p>Analizando sintéticamente lo relatado más arriba podemos aseverar que este primer número del año 2018 muestra una gran diversidad de temáticas en todas las secciones del mismo. Esperando que esto sea de interés y como siempre los invitamos a leer esta producción y nos despedimos hasta el próximo número.</p><p>Córdoba, 01 de Julio de 2018</p>
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
41

Oliveira, Regis Fernandes de. "RETROCESSÃO NO DIREITO BRASILEIRO." Revista de Direito Administrativo e Infraestrutura - RDAI 3, no. 11 (December 1, 2019): 413–32. http://dx.doi.org/10.48143/rdai.11.rfo.

Full text
Abstract:
1 Modo de enfoque do problemaTodo e qualquer estudo de direito há de partir não de análises pré-jurídicas ou sociológicas, mas é imperioso que seja ele perquirido à luz do Direito positivo. Despiciendo, daí, todo envolvimento com posições e estudos realizados em outros países, salvo para aprimoramento cultural. Evidente que a análise do Direito comparado passa a interessar se o direito alienígena possuir norma igual ou assemelhada à existente no Direito brasileiro. A menção retrospectiva do direito comparado resultaria inútil, da perspectiva de utilidade prática deste trabalho. Mesmo porque, como assinala Marcelo Caetano “há países onde o expropriado pode requerer a reversão ou retrocessão dos bens, restituindo a indenização recebida, ou o expropriante tem o dever de oferecer os bens ao expropriado mediante a devolução do valor pago" (Princípios fundamentais do Direito Administrativo, 1977, p. 468) enquanto que "noutros países entende-se que, em qualquer caso, a conversão dos bens desapropriados no montante da indenização paga é definitiva. Portanto, nunca haverá lugar a reversão ou retrocessão dos bens” (idem, ibidem). Afigura-se-nos dispensável e sem qualquer utilidade prática a apresentação de uma resenha da doutrina estrangeira a propósito do tema. Apenas será feita menção a alguns autores, na medida em que suas afirmações interessarem à análise. Observe-se, tão-somente que o direito de retrocessão em espécie é reconhecido em diversas legislações. Na Itália há previsão legal (art. 60 da Lei 2.359, de 25.6.1865) o mesmo ocorrendo na França (art. 54 do Dec. 58.997, de 23. 10. 58, que fixa o prazo de 10 anos a contar do decreto de desapropriação para que se requeira a retrocessão). Em Portugal há dispositivo semelhante (art. 8 º da Lei 2 .030, de 22.6.48); o que acontece também na Espanha (art. 54 da Lei de 15. 12. 54) e na Alemanha (Lei de 23. 2.57, em seu § 102) Demais de tal inicial observação, perigoso é o estudo de qualquer instituto jurídico atrelado à lei. Impõe-se a análise de determinado instituto a partir da Constituição. Daí inicia-se o estudo da retrocessão. 2 Desapropriação. Desvio de poderDispõe o § 22 do art. 153 da Lei Maior "que é assegurado o direito de propriedade, salvo o caso de desapropriação por necessidade ou utilidade pública ou por interesse social, mediante previa e justa indenização em dinheiro...”. Assegura-se o direito de propriedade que cede apenas, ante o interesse coletivo, representado pelo Estado. Ao mesmo tempo em que garante a propriedade, a Constituição assegura ao Estado o poder de retirá-la mediante desapropriação. Esta pode ser entendida como "o procedimento administrativo através do qual o Poder Público compulsoriamente despoja alguém de uma propriedade e a adquire para si, mediante indenização, fundada em um interesse público" (Elementos de Direito Administrativo, Celso Antônio Bandeira de Mello, 1980, p. 188). Caracteriza-se a desapropriação pela retirada compulsória do bem do domínio particular, com sua transferência ao domínio público, sob fundamento de interesse público mediante indenização. O fulcro da permissão legal para a transferência do domínio é o interesse público, ou seja, finalidade prevista no próprio ordenamento jurídico a ser perseguido pelo Estado. Sob a rubrica interesse público albergam-se todos os conteúdos possíveis de utilidade coletiva desde que alcançados pelo sistema de normas (sob o rótulo interesse público acolhe-se a necessidade ou utilidade pública e o interesse social). O poder de desapropriação deflui do domínio eminente que possui o Poder Público sobre todas as coisas materiais e imateriais sujeitas ao âmbito espacial de validade do sistema jurídico. O poder de desapropriação pode ser decomposto em três aspectos: a) transferência compulsória de alguma coisa; b) mediante indenização e c) sob o fundamento de interesse público. A desapropriação, como forma originária de aquisição de domínio, implica na compulsoriedade da transferência do bem do domínio particular para o público. Sempre haverá indenização, devidamente apurada através do processo próprio ou mediante acordo de vontades. E, o que mais nos interessa, há que vir fundamentada em interesse público, sob pena de invalidade. A competência, no Direito, não é dada a qualquer título. Sempre é outorgada a determinado agente para que persiga interesses coletivos ou mais propriamente denominados públicos, sendo estes apurados pela análise de todo o sistema de normas. A visão completa da competência apenas pode ser entrevista, pois, em contraste com a finalidade descrita na norma legal. Desviando-se o agente administrativo dos fins que lhe foram traçados pelo sistema de normas, incide no desvio de poder (ou de finalidade, como dizem alguns). 3 Conceito de retrocessãoA retrocessão implica no direito do expropriado de retomar a propriedade do imóvel que lhe fora retirada compulsoriamente pelo Poder Público. Os léxicos consignam que "retrocessão é o ato pelo qual o adquirente de um bem transfere de volta a propriedade desse bem àquele de quem o adquiriu" (Novo Dicionário Aurélio, lª ed., p. 1.231). Assinala Oliveira Cruz que "a retrocessão é um instituto de Direito Público, destinado a fazer voltar ao domínio do desapropriado os bens que saíram do seu patrimônio, por efeito de uma desapropriação por utilidade pública" (Da desapropriação, p. 119). E, acrescenta que "a retrocessão tem, indiscutivelmente, uma feição real porque significa um direito que só se desliga do imóvel quando preenchidos os fins determinantes da desapropriação" (ob. cit., p. 121). Assim entendida a retrocessão, como defluente do próprio preceito constitucional que assegura a propriedade e resguarda sua retirada apenas e exclusivamente pela desapropriação por necessidade, utilidade pública ou interesse social, não há como confundi-la com a preempção ou prelação, ou assimilá-la a qualquer tipo de direito pessoal. A fixação de tal premissa é fundamental para todo o desenvolvimento do trabalho e para alicerçar as conclusões que serão apontadas ao final. Daí porque não se pode concordar com a assertiva feita por alguns autores de que se cuida de simples obrigação imposta ao Poder Público de oferecer ao ex-proprietário o bem que lhe desapropriou, se este não tiver o destino para o qual fora expropriado (Múcio de Campos Maia, "Ensaio sobre a retrocessão", in RDA, 34/1-11). Pela própria dúvida no conteúdo do conceito, já os autores manifestaram-se surpresos e a jurisprudência claudicou sobre a análise do tema. Muitos julgados, inclusive, chegaram a admitir a inexistência da retrocessão no Direito brasileiro. Mas, pela análise que será feita e pelas conclusões a que se chegará, ver-se-á não só da existência do instituto no Direito brasileiro, sendo despicienda a indagação do Direito Civil a respeito, defluindo o instituto da só análise do texto constitucional brasileiro. A retrocessão é mero corolário do direito de propriedade, constitucionalmente consagrado e decorre do direito emergente da não utilização do bem desapropriado para o fim de interesse público. Sob tal conteúdo é que o conceito será analisado. 4 Desenvolvimento histórico, no BrasilEm estudo sobre o aspecto histórico do desenvolvimento da retrocessão no Direito brasileiro Ebert Chamoun escreveu que o inc. XXII do art. 179 da Constituição do Império, de 25. 3. 1824 dispôs sobre a possibilidade da desapropriação. E a Lei provincial 57, de 18.3.1836 pela vez primeira cuidou da retrocessão, assegurando que, na hipótese de desapropriação caberia "recurso à Assembleia Legislativa provincial para a restituição da propriedade ... " A admissibilidade da retrocessão foi aceita pelo STF que assim deixou decidido: “que abrindo a mesma Constituição à plenitude o direito de propriedade no art. 72, § 17, a exceção singular da desapropriação por utilidade pública presumida, desde a certeza de não existir tal necessidade, o ato de desapropriação se equipara a violência (V) e deve se rescindir mediante ação do espoliado" (O Direito, vol. 67, 1895, p. 47). A referência é à Constituição republicana de 24.2.1891. Em sua Nova Consolidação das Leis Civis vigentes em 11 de agosto de 1899, Carlos de Carvalho escrevia o art. 855 "se verificada a desapropriação, cessar a causa que a determinou ou a propriedade não for aplicada ao fim para o qual foi desapropriada, considera-se resolvida a desapropriação, e o proprietário desapropriado poderá reivindicá-la". Diversas leis cuidaram do assunto, culminando com a edição do art. 1.150 do CC (LGL\2002\400) que dispôs: ''A União, o Estado, ou o Município, oferecerá ao ex-proprietário o imóvel desapropriado, pelo preço por que o foi, caso não tenha o destino para que se desapropriou". Criou-se, assim, o direito de preempção ou preferência, como cláusula especial à compra e venda. As Constituições que se seguiram igualmente asseguraram o direito de propriedade (a de 1934, no art. 113, 17; a de 1937, no art. 122, 14; a de 1946, no § 16 do art. 141). A Constituição de 1967 igualmente protegeu, juridicamente, a propriedade, permanecendo a garantia com a EC 1/69. 5 Hipóteses de retrocessãoO instituto da retrocessão foi bem analisado por Landi e Potenza quando escrevem que "fatta l'espropriazione, se l'opera non siasi eseguita, e siano trascorsi i termini a tal uopo concessi o prorogati, gli espropriati potranno domandare che sia dall'autorità giudiziaria competente pronunciata la decadenza dell'ottenuta dichiarazione di pubblica utilità, e siano loro restituiti i beni espropriati. In altri termini, la mancata esecuzione dall'opera dimostra l'insussistenza dell’interesse pubblico, che aveva determinato l'affievolimento del diritto di proprietà" (Manuale di Diritto Amministrativo, 1960, p. 501). Mas não é só a falta de destinação do bem a interesse público ou a não construção da obra para que teria sido o imóvel desapropriado que implica na possibilidade de retrocessão, afirmam os autores citados. Também no caso em que ''l'opera pubblica sia stata eseguita: ma qualche fondo, a tal fine espropriato, non abbia ricevuto in tutto o in parte la prevista destinazione" (ob. cit., p. 501). A retrocessão, pois, deflui, do que se lê da lição dos autores transcritos, na faculdade de o expropriado reaver o próprio bem declarado de utilidade pública, - quando lhe tenha sido dado destinação diversa da declarada no ato expropriatório ou não lhe tenha sido dada destinação alguma. De outro lado, esclarece André de Laubadere que "si l'immeuble exproprié ne reçoit pas la destination prévue dans la déclaration d'utilité publique, il est juste que le propriétaire exproprié puisse le récupérer. C'est l'institution de la rétrocession" (Traité deDroit Administratif, 6." ed., 2. 0 vol., p. 250). No direito brasileiro, os conceitos são praticamente uniformes. Eurico Sodré entende que "retrocessão é o direito do ex-proprietário de reaver o imóvel desapropriado, quando este não tenha tido utilização a que era destinado" (A desapropriação por necessidade ou utilidade pública, 1928, pp. 85-86). Firmino Whitaker afirma que "é direito que tem o ex-proprietário de readquirir o imóvel desapropriado mediante a restituição do valor recebido, quando não tenha sido o mesmo imóvel aplicado em serviço de ordem pública" (Desapropriação, 3ª ed., p. 23, 1946). Cretella Junior leciona que "é o direito do proprietário do imóvel desapropriado de reavê-lo ou de receber perdas e danos, pelos prejuízos sofridos, sempre que ocorrer inaproveitamento, cogitação de venda ou desvio de poder do bem expropriado" (Comentários às leis de desapropriação, 2.ª ed., 2.ª tiragem, 1976, p. 409). Fazendo a distinção prevista por Landi e Potenza, escreve Marienhoff que "la retrocesión, en cambio, sólo puede tener lugar en las dos siguientes hipótesis: a) cuando, después de la cesión amistosa o avenimiento, o después de terminado el juicio de expropiación, el expropiante afecta el bien o cosa a un destino diferente del tenido en cuenta por el legislador ai disponer la expropiación y hacer la respectiva calificación de utilidad publica; b) cuando efectuada la cesión amistosa o avenimiento, o terminado el juicio de expropiación, y transcurrido cierto plazo el expropiante no le dá al bien o cosa destino alguno" (Tratado de Derecho Administrativo, T. IV, 2ª ed., p. 369). Embora os autores costumem distinguir as hipóteses de cabimento da retrocessão, parece-nos que no caso de o Poder Público alterar a finalidade para que houvera decretado a desapropriação não existe o direito à retrocessão. Isto porque a Constituição Federal como já se viu, alberga no conceito "interesse público" a mais polimorfa gama de interesses. Assim, se desapropriado imóvel para a construção de uma escola, mas constrói-se um hospital, não nos parece ter havido "desvio de poder" ou de "finalidade". Simplesmente houve desvio do fim imediato, mas perdura o fim remoto. O interesse público maior, presente no ordenamento jurídico ficou atendido. Simplesmente, por interesses imediatos do Poder Público, mas sempre dentro da competência outorgada pela legislação, o agente entendeu de dar outra destinação à coisa expropriada. Em tal hipótese, não parece ter havido desvio de poder, hábil a legitimar a retrocessão. De tal sentir é Celso Antônio Bandeira de Mello quando afirma "convém ressaltar enfaticamente, contudo, que a jurisprudência brasileira pacificou-se no entendimento de que se o bem desapropriado para uma específica finalidade for utilizado em outra finalidade pública, não há vício algum que enseje ao particular ação de retrocessão (tal como é concebida hoje), considerando que, no caso, inexistiu violação do direito de preferência" (ob. cit., p. 210). Cita o autor a jurisprudência mencionada (RDP, 2/213, 3/242 e em RDA, 88/158 e 102/188). A doutrina é remançosa em afirmar a possibilidade de ser o bem empregado em outra finalidade diversa da alegada no decreto expropriatório ou na lei, desde que também de utilidade pública (Adroaldo Mesquita da Costa, in RDA, 93 /377; Alcino Falcão, Constituição Anotada, vol. II, pp. 149/SO; Carlos Maximiliano, Comentários à Constituição Brasileira, 1954, vol. III, p. 115; Diogo Figueiredo Moreira Neto, Curso de Direito Administrativo, vol. 2, p. 116; Ebert Chamoun, Da retrocessão nas desapropriações, pp. 74 e ss.; Hely Lopes Meirelles, Direito Administrativo Brasileiro, 2.ª ed., p. 505; Pontes de Miranda, Comentários à Constituição de 1967, com a Emenda Constituição n.º 1, de 1969, T. V, pp. 445/6; Cretella Junior, Tratado de Direito Administrativo, vol. IX, pp. 165/6). A jurisprudência a respeito é farta (RTJ, 39/495, 42/195 e 57 /46). Mais recentemente decidiu-se que "não cabe retrocessão quando o imóvel expropriado tem destino diverso, vias de utilidade pública" (RDA, 127 /440). Poucos autores manifestam-se em sentido contrário, ou seja, pela inadmissibilidade de aplicação do destino do bem em outra finalidade que não a invocada no decreto ou lei que estipula a desapropriação (Hélio Moraes de Siqueira, A retrocessão nas desapropriações, p. 61 e Miguel Seabra Fagundes, Da desapropriação no Direito brasileiro, 1949, p. 400). Tais indicações foram colhidas na excelente Desapropriação – Indicações de Doutrina e Jurisprudência de Sérgio Ferraz, pp. 122/124. Já diversa é a consequência quando o imóvel não é utilizado para qualquer fim, ficando ele sem destinação específica, implicando, praticamente, no abandono do imóvel. Daí surge, realmente, o problema da retrocessão. Mas, emergem questões prévias a serem resolvidas. Como se conta o prazo, se é que há, para que se legitime o expropriado, ativamente? Em consequência da solução a ser dada à questão anterior, cuida-se a retrocessão de direito real ou pessoal, isto é, a não utilização do bem expropriado enseja reivindicação ou indenização por perdas e danos? Estas questões são cruciais e têm atormentado os juristas. Passemos a tentar equacioná-las. 6 Momento do surgimento do direito de retrocessãoEntende Cretella Júnior que há dois momentos para que se considere o nascimento do direito de ingressar com a ação de retrocessão. Mediante ato expresso ou por ato tácito. "Mediante ato expresso, que mencione a desistência do uso da coisa expropriada e notifique o ex-proprietário de que pode, por ação própria, exercer o direito de retrocessão" (Comentários às leis de desapropriação, p. 415) ou através de ato tácito, ou seja, pela conduta da Administração que permita prever a desistência de utilização do bem expropriado, possibilitando ao antigo proprietário o exercício do direito de preferência...” (ob. cit., p. 416). De igual teor a lição de Eurico Sodré, A desapropriação por necessidade ou utilidade pública, 2.ª ed., p. 289. A jurisprudência já se manifestou em tal sentido (RTJ, 57 /46). Ebert Chamoun (ob. cit., pp. 80 e ss.) entende que apenas por ato inequívoco da administração tem cabimento a ação de retrocessão. Jamais se poderia julgar pela procedência da ação que visasse a retrocessão, desde que o Poder Público alegue que ainda vá utilizar o bem. Afirma o citado autor que "é assim, necessário frisar que o emprego, pelo expropriante do bem desapropriado para fim de interesse público não precisa ser imediato. Desde que ele consiga demonstrar que o interesse público ainda é presente e que a destinação para esse escopo foi simplesmente adiada, porque não é oportuna, exequível ou aconselhável, deve ser julgado improcedente o pedido de indenização do expropriado, com fundamento no art. 1.150 do CC (LGL\2002\400)" (ob. cit., p. 84). De igual teor a lição de Pontes de Miranda (Comentários. T. V, p. 445). Celso Antonio Bandeira de Mello tem posição intermediária. Afirma que "a obrigação do expropriante de oferecer o bem em preferência nasce no momento em que este desiste de aplicá-lo à finalidade pública. A determinação exata deste momento há que ser verificada em cada caso. Servirá como demonstração da desistência, a venda, cessão ou qualquer ato dispositivo do bem praticado pelo expropriante em favor de terceiro. Poderá indicá-la, também, a anulação do plano de obras em que se calcou o Poder Público para realizar a desapropriação ou outros fatos congêneres" (ob. cit., p. 209). A propósito, já se manifestou o STF que "o fato da não utilização da coisa expropriada não caracteriza, só por si, independentemente das circunstâncias. desvio do fim da desapropriação" (RTJ. 57/46). Do mesmo teor o acórdão constante da RDA, 128/395. 7 Prazo a respeito. AnalogiaOutros autores entendem que há um prazo de cinco anos para que o Poder Público destine o imóvel à finalidade Pública para que efetuou a desapropriação. Assim se manifestam Noé Azevedo (parecer in RT 193/34) e Seabra Fagundes (ob. cit., pp. 397 /8). O prazo de cinco anos é já previsto na doutrina francesa. Afirma Laubadere que "si les immeubles expropriés n'ont pas reçu dans le délai de cinq ans la destination prévue ou ont cessé de recevoir cette destination, les anciens propriétaires ou leurs ayants droit à titre universel peuvent en demander la rétrocession dans un délai de trente ans à compter également de l'ordonance d'expropriation, à moins que l'expropriant ne requère une nouvelle déclaration d'utilité publique" (ob. cit., p. 251). Tal orientação encontra por base o art. 10 do Dec.-lei 3.365/41 (LGL\1941\6) que estabelece: "a desapropriação deverá efetivar-se mediante acordo ou intentar-se judicialmente dentro de cinco anos, contados da data da expedição do respectivo decreto e findos os quais este caducará". Claro está que não tendo a lei previsto o direito à retrocessão, o intérprete há de buscar a solução para o problema (interpretação prudencial) dentro do próprio sistema normativo, para suprir ou colmatar a lacuna (a propósito deste tema, especificamente, veja se nosso "Lacuna e sistema normativo", in RJTJSP, 53/13-30). Esta surge no momento da decisão. Como todo problema jurídico gira em torno da decidibilidade, admite-se a interpretação analógica ao se entender que o prazo para que o Poder Público dê ao imóvel destinação específica ou outra permitida pelo direito (finalidade prevista no ordenamento) igualmente será o prazo de cinco anos. Neste, caduca o interesse público. Daí legitimar-se o expropriado a ingressar com a ação de retrocessão. Caso se entenda da inadmissibilidade de fixação de prazo, deixar-se-á à sorte o nascimento do direito ou, então, como pretende Cretella Junior, à manifestação volitiva do Poder Público decidir sobre a oferta do imóvel a alguém, com o que caracterizaria expressamente a vontade de alienar ou dispor do imóvel. Nunca haveria um prazo determinado, com o que padeceria a relação jurídica de segurança e estabilidade. Permaneceria o expropriado eternamente à disposição do Poder Público e perduraria, constantemente, e em suspense, até que a Administração decida como e quando destinará ou desafetará o imóvel. A solução que se nos afigura mais compatível com a realidade brasileira é a de se fixar o prazo de cinco anos, por aplicação analógica com o art. 10, retro citado. Está evidente que a só inércia não caracteriza a presunção do desvio. Se a Administração desapropria sem finalidade pública, o ato pode ser anulado, mesmo sem o decurso do prazo de cinco anos. Mas, aqui, o fundamento da anulação do ato seria outro e não se cuidaria do problema específico da retrocessão. 8 Natureza do direito à retrocessãoDiscute-se, largamente, sobre a natureza do direito à retrocessão. Para uns seria direito pessoal e eventual direito resolver-se-ia em indenização por perdas e danos. Para outros, cuida-se de direito real e, pois, há possibilidade de reivindicação. Magnífica resenha de opiniões é feita por Sérgio Ferraz em seu trabalho Desapropriação, pp. 117/121. Dentre alguns nomes que se manifestam pelo reconhecimento de que se cuida de direito pessoal e, pois, enseja indenização por perdas e danos encontram-se Ebert Chamoun (ob. cit., p. 31), Cretella Junior (Tratado . . ., vol. IX, pp. 159, 333/4), Múcio de Campos Maia ("ensaio sobre a retrocessão ", in RT 258/49). A jurisprudência já se tem manifestado neste sentido (RDA, 98/ 178 e 106/157). A propósito da pesquisa jurisprudencial, veja-se, também, o repertório de Sergio Ferraz. A solução apontada pelos autores encontra fundamento no art. 35 do Dec.-lei 3.365/41 (LGL\1941\6) ao estabelecer que "os bens expropriados, uma vez incorporados à Fazenda Pública, não podem ser objeto de reivindicação, ainda que fundada em nulidade do processo de desapropriação. Qualquer ação julgada procedente, resolver-se-á em perdas e danos". Com base em tal artigo afirma Ebert Chamoun que "o direito do expropriado não é, evidentemente, um direito real, porque o direito real não se contrapõe, jamais, um mero dever de oferecer. E, por outro lado, se o expropriante não perde a propriedade, nem o expropriado a adquire, com o simples fato da inadequada destinação, é óbvio que a reivindicação que protege o direito de domínio, e que incumbe apenas ao proprietário, o expropriado não pode ter" (ob. cit., pp. 38/39). Mais adiante afirma que "o direito do ex-proprietário perante o poder desapropriante que não deu à coisa desapropriada o destino de utilidade pública, permanece, portanto, no direito positivo brasileiro, como direito nítido e irretorquivelmente pessoal, direito que não se manifesta em face de terceiros , eventuais adquirentes da coisa, nem ela adere, senão exclusivamente à pessoa do expropriante. Destarte, o poder desapropriante, apesar de desrespeitar as finalidades da desapropriação, desprezando os motivos constantes do decreto desapropriatório, não perde a propriedade da coisa expropriada, que ele conserva em sua Fazenda com as mesmas características que possuía quando da sua. aquisição" (ob. cit., pp. 44/45). Em abono de sua orientação invoca o dispositivo mencionado e afirma "quaisquer dúvidas que ainda houvesse acerca da natureza do direito do expropriado seriam espancadas por esse preceito, límpido e exato, consectário perfeito dos princípios gerais do nosso direito positivo, dispositivo que se ajusta, como luva, ao sistema jurídico brasileiro relativo à aquisição de propriedade, à preempção e à desapropriação" (ob. cit., p. 47). De outro lado, autores há que entendem cuidar-se de direito real. Dentre eles Hely Lopes Meirelles (Direito Administrativo Brasileiro, 2.ª ed., p. 505), Seabra Fagundes (ob. cit., p. 397), Noé Azevedo (parecer citado, in RT, 193/34), Pontes de Miranda (Comentários . . . ", T. V, pp. 443/6 e Vicente Ráo (O direito e a vida dos direitos, 2.ª ed., p. 390, nota 113). Apontam-se, também, diversos julgados (RDA, 48/231 e 130/229). 9 Crítica às posiçõesRealmente não se confundem as disposições do art. 1.149 com o art. 1.150 do CC (LGL\2002\400). O primeiro refere-se a pacto de compra e venda e tem por pressuposto a venda ou a dação em pagamento. Implica manifestação volitiva, através de contrato específico, em que se tem por base a vontade livre dos negócios jurídicos, assim exigida para validade do contrato. Já o art. 1.150 constitui norma de Direito Público, pouco importando sua inserção no Código Civil (LGL\2002\400) (Pontes de Miranda, Tratado de Direito Privado, T. XIV, 2.ª ed., § 1.612, p. 172). Em sendo assim, a norma do art. 1.150 do CC (LGL\2002\400) que determina o oferecimento do imóvel desapropriado ao ex-proprietário para o exercício do direito de preferência não está revogada. Mas, daí não se conclui que há apenas o direito de prelação. Diverso é nosso entendimento. Pelo artigo referido, obriga-se a Administração a oferecer o imóvel (é obrigação imposta à Administração), mas daí não pode advir a consequência de que caso não oferecido o imóvel, não há direito de exigi-lo. A norma não é unilateral em prol do Poder Público. De outro lado, surge a possibilidade de exigência por parte do expropriado. E a tal exigência dá-se o nome de retrocessão. Superiormente ensina Hélio Moraes de Siqueira que "entretanto, não é na lei civil que se encontra o fundamento da retrocessão. Aliás, poder-se-ia, quando muito, vislumbrar os lineamentos do instituto. É na Constituição Federal que a retrocessão deita raízes e recebe a essência jurídica que a sustém. Mesmo se ausente o preceito no Código Civil (LGL\2002\400), a figura da retrocessão teria existência no direito brasileiro, pois é consequência jurídica do mandamento constitucional garantidor da inviolabilidade da propriedade, ressalvada a desapropriação por utilidade e necessidade pública e de interesse social, mediante prévia e justa indenização em dinheiro" (ob. cit., pp. 76/77). Idêntico entendimento deve ser perfilhado. Realmente, despiciendo é que o art. 35 do Dec.-lei 3.365/41 (LGL\1941\6) tenha estabelecido que "os bens expropriados, uma vez incorporados à Fazenda Pública, não podem ser objeto de reivindicação, ainda que fundada em nulidade do processo de desapropriação. Qualquer ação, julgada procedente, resolver-se-á em perdas e danos". A lei não pode mudar a norma constitucional que prevê a possibilidade da desapropriação sob fundamento de interesse público. O interesse público previsto na Constituição Federal é concretizado através das manifestações da Administração, em atos administrativos, possuindo, como condição de sua validade e de sua higidez o elemento finalidade ("finalidade-elemento teleológico contido no sistema. Conjunto de atribuições assumidas pelo Estado e encampadas pelo ordenamento jurídico", cf. nosso Ato Administrativo, ed. 1978, p. 48). Destina-se a finalidade a atender aos interesses públicos previstos no sistema normativo. Há por parte do agente administrativo emanador do ato, a aferição valorativa do interesse manifestado no decreto. É pressuposto lógico da emanação de qualquer ato administrativo que a competência do agente seja exercitada em direção a alcançar os objetivos ou os valores traçados no sistema de normas. Tal aferição valorativa é realizada no momento da expedição do ato. No decurso de certo tempo, pode desaparecer o interesse então manifestado. Mas, tal reconhecimento do desinteresse não pertence apenas à Administração Pública, mas também ao expropriado que pode provocá-lo, mediante ação direta. A Administração Pública, pela circunstância de ter adquirido o domínio da coisa expropriada, não fica isenta de demonstrar a utilidade da coisa ou a continuidade elo interesse público em mantê-la. Desaparecendo o interesse público, o que pode acontecer por vontade expressa da Administração, ou tacitamente, pelo decurso do prazo de cinco anos, contados dos cinco anos seguintes à transferência de domínio, que se opera pelo registro do título aquisitivo, que é a carta de adjudicação mediante prévio pagamento do preço fixado, nasce ao expropriado o direito de reaver a própria coisa. Trata-se de direito real, porque a perquirição da natureza do direito não deflui do momento atual do reconhecimento da desnecessidade da coisa, mas remonta ao momento do ato decretatório da utilidade pública. Já disse alhures (Ato Administrativo, pp. 122 e ss.) que a nulidade ou o ato inválido não prescreve. No caso a prescrição alcança o expropriado no prazo de cinco anos, contados do término dos cinco anos anteriores ao termo final do prazo de presunção da desnecessidade do imóvel. Explicando melhor: o Poder Público tem cinco anos, contados da data da aquisição da propriedade, que opera pelo registro da carta de adjudicação no Cartório do Registro de Imóveis competente, ou mediante registro da escritura pública lavrada por acordo das partes, no mesmo Cartório, para dar destinação específica, tal como declarada no decreto expropriatório ou outra destinação, havida como de interesse público. Passado tal prazo, abre-se ao expropriado o direito de haver a própria coisa, também pelo prazo de Cinco anos, nos termos do Dec. 20.910/32 (LGL\1932\1). A propósito já se decidiu que "a prescrição da ação de retrocessão, visando às perdas e danos, começa a correr desde o momento em que o expropriante abandona, inequivocamente, o propósito de dar, ao imóvel, a destinação expressa na declaração de utilidade pública" (PDA, 69/ 200). Ausente a utilidade pública, seja no momento da declaração, seja posteriormente. o ato deixa de ter base legal. Como afirma José Canasi, "la retrocesión tiene raiz constitucional implicita y surge del concepto mismo de utilidade publica. No se concibe una utilidad publica que puede desaparecer o deformarse a posteriori de la expropriación. Seria un engano o una falsidad" (La retrocesión en la Expropiación Publica, p. 47). Rejeita-se o raciocínio de que o expropriado, não sendo mais proprietário, falece-lhe o direito de pleitear reivindicação. Tal argumento serviria, também, para &e rejeitar a existência de direito pessoal. Isto porque, se o ex-proprietário já recebeu, de acordo com a própria Constituição Federal a justa indenização pela tomada compulsória de seu imóvel, nenhum direito teria mais. Não teria sentido dar-se nova indenização ao ex-proprietário, de vez que o Poder Público já lhe pagara toda quantia justa e constitucionalmente exigida para a composição do patrimônio desfalcado pela perda do imóvel. Aí cessaria toda relação criada imperativamente, pelo Poder Público. Inobstante, a pretensão remonta à edição do ato. O fundamento do desfazimento do decreto expropriatório reside exatamente na inexistência do elemento finalidade que deve sempre estar presente nas manifestações volitivas da Administração Pública. Demais, cessado o interesse público subsistente no ato expropriatório, a própria Constituição Federal determina a persistência da propriedade. A nosso ver, a discussão sobre tratar-se de direito real ou pessoal é falsa. Emana a ação da própria Constituição, independentemente da qualificação do direito. Ausente o interesse público, deixa de existir o fundamento jurídico da desapropriação. Logo, não podem subsistir efeitos jurídicos de ato desqualificado pelo ordenamento normativo. Trata-se de direito real, no sentido adotado por Marienhoff quando afirma que "desde luego, trátase de una acción real de "derecho público", pues pertenece al complejo jurídico de la expropiación, institución exclusivamente de derecho público, segun quedó dicho en un parágrafo precedente (n. 1.293). No se trata, pues, de una acción de derecho comun, ni regulada por este. El derecho privado nada tiene que hacer al respecto. Finalmente, la acción de retrocesión, no obstante su carácter real, no trasunta técnicamente el ejercicio de una acción reivindicatoria, sino la impugnación a una expropiación donde la afectación del bien o cosa no se hizo al destino correspondiente, por lo que dicha expropiación resulta en contravención con la garantia de inviolabilidad de propiedad asegurada en la Constitución. La acción es "real" por la finalidad que persigue: reintegro de un bien o cosa" (Tratado de Derecho Administrativo, vol. IV, p. 382, n. 1.430). De igual sentido a orientação traçada no Novíssimo Digesto Italiano, onde se afirma que "per tale disciplina deve escludersi che il diritto alla retrocessione passa considerarsi un diritto alla risoluzione del precedente trasferimento coattivo, esso e stato definito un diritto legale di ricompera, ad rem (non in rem) (ob. cit., voce - espropriazione per pubblica utilità", vol. VI, p. 950). Recentemente o Supremo Tribunal Federal decidiu que "o expropriado pode pedir retrocessão, ou readquirir o domínio do bem expropriado, no caso de não lhe ter sido dado o destino que motivou a desapropriação" (RDA 130/229). No mesmo sentido o acórdão constante da "Rev. Trim. de Jur.", vol. 104/468-496, rel. Min. Soares Muñoz. 10 Transmissibilidade do direito. Não se cuida de direito personalíssimoAdmitida a existência da retrocessão no Direito brasileiro in specie, ou seja, havendo a possibilidade de reaquisição do imóvel, e rejeitando-se frontalmente, a solução dada pela jurisprudência de se admitir a indenização por perdas e danos, de vez que, a nosso ver, há errada interpretação do art. 35 do Dec.-lei 3.365/41 (LGL\1941\6), surge a questão também discutida se o direito à retrocessão é personalíssimo, ou é transmissível, causa mortis. Pela negativa manifestam-se Ebert Chamoun (ob. cit., p. 68), Eurico Sodré (ob. cit., p. 76), Hely Lopes Meirelles (ob. cit., p. 505) e Pontes de Miranda (ob. cit., p. 446). Em sentido oposto Hélio Moraes de Siqueira (ob. cit., p. 64) e Celso Antônio Bandeira de Mello (oh. cit., p. 210). A jurisprudência tem se manifestado favoravelmente à transmissão do direito de retrocessão (RTJ 23/169, 57 / 46 e 73/155). Inaplicável no Direito Público o art. 1.157 do CC (LGL\2002\400). Disciplina ele relações de particulares, devidamente ajustado ao art. 1.149 que, como se viu anteriormente, cuida, também, de manifestações volitivas. Já, a desapropriação implica na tomada compulsória do domínio dos particulares, em decorrência de ato imperativo (tal como por nós conceituado a fls. 29 do Ato Administrativo). A imperatividade implica em manifestação de poder, ou seja, na possibilidade que goza o Poder Público de interferir na esfera jurídica alheia, por força jurídica própria. Já nas relações particulares, estão estes no mesmo nível; quando intervém o Estado o relacionamento é vertical e não horizontal. Daí porque o referido dispositivo legal não tem aplicação ao tema em estudo. O TJSP já deixou decidido que "os sucessores do proprietário têm direito de ser indenizados, no caso de o expropriante do imóvel expropriado não se utilizar deste, e procurar aliená-lo a terceiros, sem mesmo oferecê-lo àqueles (RT 322/193). Rejeitando, apenas o direito de preferência, de vez que entendendo a retrocessão como espécie de direito real, aceita-se a argumentação da transmissibilidade da ação. No mesmo sentido a orientação do Supremo Tribunal Federal (RTJ 59/631). As ações personalíssimas são de interpretação estrita. Apenas quando a lei dispuser que não se transmite o direito causa mortis é que haverá impossibilidade jurídica da ação dos herdeiros ou sucessores a qualquer título. No caso ora analisado, verificando-se da inaplicabilidade do art. 1.157 do CC (LGL\2002\400), percebe-se que defluindo o direito à retrocessão da própria Constituição Federal, inarredável a conclusão que se cuida de direito transmissível. 11 Montante a ser pago pelo expropriado, pela reaquisição do imóvelResta indagar qual o critério para fixação do montante a ser pago pelo ex-proprietário quando do acolhimento da ação de retrocessão. Inicialmente, pode-se dizer que o expropriado deve devolver o montante apurado quando do recebimento do preço fixado pelo juiz ou havido mediante acordo lavrado em escritura pública. Inobstante, se o bem recebeu melhoras que tenham aumentado seu valor, parece-nos que devam elas ser levadas em conta, para efeito de apuração do montante do preço a ser devolvido ao expropriante. O valor a ser pago, pois, será o recebido à época, por parte do expropriado acrescido de melhoramentos eventualmente introduzidos no imóvel, caso deste se cuide. 12 Correção monetáriaHá autores que afirmam que a correção monetária não fará parte do valor a ser devolvido, "in principio", pois, embora haja previsão legal de seu pagamento quando da desapropriação, há razoável fundamento de que se o Poder Público não destinou o imóvel ou deu margem a que ele não fosse utilizado, por culpa sua, de seu próprio comportamento, deve suportar as consequências de sua atitude. A Corte Suprema de Justiça da Nação Argentina prontificou-se pelo descabimento da atualização monetária, deixando julgado que ''en efecto, obvio parece decir que el fundamento jurídico del instituto de la retrocesión es distinto ai de la expropiación, como que se origina por el hecho de no destinarse el bien expropiado al fin de utilidad publica previsto por la ley. Si esta finalidad no se cumple, el expropiante no puede pretender benefíciarse con el mayor valor adquirido por el inmueble y su derecho, como principio, se limita a recibir lo que pagó por él" (Fallos, t. 271, pp. 42 e ss.). Outro argumento parece-nos ponderável. É que, a se admitir a devolução com correção monetária poderia facilitar a intervenção do Estado no domínio econômico, de vez que poderia pretender investir na aquisição de imóveis, para restituí-los, posteriormente, com acréscimo de correção monetária, com o que desvirtuar-se-ia de suas finalidades precípuas. Parece-nos, entretanto, razoável que se apure o valor real do imóvel devidamente atualizado e se corrija, monetariamente, o valor da indenização paga, para que se mantenha a equivalência econômica e patrimonial das partes. Há decisão admitindo a correção monetária da quantia a ser paga pelo expropriado (RDP 11/274) proferida pelo Min. Jarbas Nobre, do TFR. O valor do imóvel serviria de teto para o índice da correção. 13 Rito processualO tipo de procedimento a ser adotado nas hipóteses de ação de retrocessão previsto na legislação processual. É o procedimento ordinário ou sumaríssimo, dependendo do valor da causa. Não há qualquer especialidade de rito, de vez que independe de depósito prévio. Não se aplica, aqui, o procedimento desapropriação, às avessas. Isto porque, no procedimento de desapropriação há um rito especial e pode o Poder Público imitir-se previamente na posse da coisa, desde que alegue urgência na tomada e efetue o depósito do valor arbitrado. Tal característica do processo de desapropriação não está presente no rito processual da ação de retrocessão. Demais disso, a ação depende de prévio acolhimento, com produção de prova do abandono do imóvel, ou sua não destinação ao fim anunciado no decreto. 14 Retrocessão de bens móveisA desapropriação alcança qualquer tipo de coisa. Não apenas os imóveis podem ser desapropriados. Isto porque o art. 2.0 do Dec.-lei 3.365/41 (LGL\1941\6) dispõe "mediante declaração de utilidade pública, todos os bens poderão ser desapropriados pela União, pelos Estados, Municípios, Distrito Federal e Territórios”. Como assinala Celso Antônio Bandeira de Mello "pode ser objeto de desapropriação, tudo aquilo que seja objeto de propriedade. Isto é, todo bem, imóvel ou móvel, corpóreo ou incorpóreo, pode ser desapropriado. Portanto, também se desapropriam direitos em geral. Contudo, não são desapropriáveis direitos personalíssimos, tais os de liberdade, o direito à honra, etc. Efetivamente, estes não se definem por um conteúdo patrimonial, antes se apresentam como verdadeiras projeções da personalidade do indivíduo ou consistem em expressões de um seu status jurídico, como o pátrio poder e a cidadania, por exemplo (ob. cit., p. 194). De igual teor a lição de Ebert Chamoun (ob. cit., 94). A lição do autor merece integral subscrição, por ser da mais absoluta juridicidade. A Constituição Federal assegura o direito de propriedade. A única limitação é a possibilidade de desapropriação, por parte do Poder Público. Mas, como a Constituição não limita a incidência da expropriação apenas sobre imóveis e a lei específica fala em "bens", entende-se que todo e qualquer direito pode ser desapropriado. Por consequência, qualquer bem pode ser passível de retrocessão (verbi gratia, os direitos autorais). 15 Retrocessão parcialCaso tenha havido desapropriação de um imóvel e parte dele não tenha aproveitada para a finalidade precípua declarada no decreto, surge a questão de se saber se o remanescente não utilizado pode ser objeto da retrocessão. Pelas mesmas razões expostas pelas quais se admitiu a existência da retrocessão no Direito brasileiro e cuidar-se de direito real, pelo qual o expropriado pode reaver posse e propriedade do próprio imóvel, admite-se a retrocessão parcial. 16 RenúnciaCaso o expropriado renuncie ao direito de retrocessão, nada terá a reclamar. Tratando-se, como se cuida, de direito patrimonial, é ele renunciável. Nada obriga a manter seu direito. Como salienta Ebert Chamoun, "a renúncia é plenamente eficaz. Uma vez que consta do instrumento de acordo dispositivo que exprima o desinteresse do ex-proprietário pelo destino que venha ulteriormente a ser dado ao bem e no qual se revele, claro e indiscutível, o seu propósito de renunciar ao direito de preferência à aquisição e ao direito de cobrar perdas e danos em face da infração do dever de oferecimento, o não atendimento das finalidades previstas no decreto desapropriatório, não terá quaisquer consequências patrimoniais, tornando-se absolutamente irrelevante sob o ponto de vista do direito privado" (ob. cit., p. 93). Embora não se adote a consequência apontada pelo autor. aceita-se o fundamento da possibilidade da renúncia. 17 Retrocessão na desapropriação por zonaNeste passo, acompanha-se o magistério de Celso Antônio Bandeira de Mello, segundo quem "é impossível cogitar de ação de retrocessão relativa a bens revendidos pelo Poder Público no caso de desapropriação por zona, quanto à área expropriada exatamente para esse fim, uma vez que, em tal caso não há transgressão alguma à finalidade pública em vista da qual foi realizada (ob. cit., p. 210). De igual teor a orientação de Ebert Chamoun (ob. cit., p. 96). E a posição é de fácil compreensão. O "interesse público", na hipótese, foi ditada exatamente para que se reserve a área para ulterior desenvolvimento da obra ou para revenda. Destina-se a absorver a extraordinária valorização que alcançará o local. De qualquer forma, estará o interesse público satisfeito. lnadmite-se, em consequência, a ação de retrocessão, quando a desapropriação se fundar em melhoria de determinada zona (art. 4.0 do Dec.-lei 3.365/41 (LGL\1941\6)). A propósito os pareceres de Vicente Ráo (RDP 7 /79), Castro Nunes (RDP 7 /94) e Brandão Cavalcanti (RDP 7 /102). 18 Referência jurisprudencialAlém da jurisprudência já referida no curso da expos1çao da matéria, convém transcrever alguns acórdãos do STF que cuidam do assunto. Negativa de vigência ao art. 1.150 do CC (LGL\2002\400). "Não vejo na decisão recorrida negativa de vigência do art. 1.150 do CC (LGL\2002\400). De conformidade com a melhor interpretação desse dispositivo, o expropriante não está obrigado a oferecer o imóvel ao expropriado, quando resolve devolvê-lo ao domínio privado, mediante venda ou abandono" (RTJ 83/97. Também o mesmo repertório 56/785 e 66/250. Possibilidade do exercício da ação. "Se se verifica a impossibilidade da utilização do bem, ou da execução da obra, então passa a ser possível o exercício do direito de retrocessão. Não é preciso esperar que o desapropriante aliene o bem desapropriado" (RTJ 80/150). Destinação diversa do bem. "Incabível a retrocessão ou ressarcimento se o bem expropriado tem destino diverso, mas de utilidade pública" (RTJ 74/95; No mesmo sentido o mesmo repertório 48/749 e RDA 127 /440). Pressupostos da retrocessão. "Retrocessão. Seus pressupostos; devolução do imóvel ao domínio privado, · quer pela alienação, quer pelo abandono por longo tempo, sem destinação de utilidade pública. Ausência desses pressupostos. Ação julgada improcedente" (RTJ 83/96). Fundamento do direito à retrocessão. "Constituição, art. 153, § 22CC (LGL\2002\400), art. 1 .150. Desapropriamento por utilidade pública. Reversão do bem desapropriado. O direito à requisição da coisa desapropriada tem o seu fundamento na referida norma constitucional e na citada regra civil, pois uma e outra exprimem um só princípio que se sobrepõe ao do art. 35 do Dec.-Lei 3.365/41 (LGL\1941\6), visto que o direito previsto neste último (reivindicação) não faz desaparecer aqueloutro" (RTJ 80/139). Estes alguns excertos jurisprudenciais de maior repercussão, já que enfrentaram matéria realmente controvertida dando-lhe solução fundamentada. Há inúmeros julgados sobre o tema que, no entanto, dispensam transcrição ou menção expressa, pois outra coisa não fazem que repetir os argumentos já manifestados. Como se cuida de matéria controvertida e a nível de repertório enciclopédico, o importante é a notícia sobre o tema, sem prejuízo de termos feito algumas colocações pessoais a respeito. Nem tivemos o intuito de esgotar o assunto, de vez que incabível num trabalho deste gênero.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
42

Guarascio, Carmela. "Innovare per immaginare un futuro. Le periferie e il terziario innovativo." Cambio. Rivista sulle Trasformazioni Sociali, January 31, 2023. http://dx.doi.org/10.36253/cambio-13204.

Full text
Abstract:
La letteratura si è concentrata sul ruolo delle istituzioni nella promozione di percorsi di sviluppo e nel supporto alle idee innovative capaci di produrre cambiamento, definendo anche delle caratteristiche di differenziazione del benessere tra le regioni. Ciononostante anche nei territori fragili e periferici esistono delle organizzazioni innovative, e c’è una crescita del terziario innovativo. Di fronte ad una marginalizzazione anche data dalla scarsa dotazione di infrastrutture fisiche, una performance innovativa positiva potrebbe incidere sul processo di periferizzazione di questi territori, per questo motivo è interessante cercare di capire quali sono i meccanismi generativi che favoriscono la nascita di organizzazioni innovative anche in questi territori. Il lavoro si concentra sull’analisi del settore del terziario innovativo in Calabria, mettendo in evidenza potenzialità e debolezze. L’analisi del caso studio in profondità si basa su un metodo quanti-qualitativo. La prima parte presente alcune elaborazioni proprie sulla struttura economica locale e sugli occupati (dati Istat, del Ministero del lavoro, e Aida aziende, al 2020). In una seconda parte si propone uno studio qualitativo multidimensionale attraverso l’analisi di venticinque interviste, ad imprenditori innovativi e attori privilegiati. L’analisi mette in evidenza alcuni meccanismi generativi legati al contesto e alle caratteristiche organizzative, evidenziando anche le sfide ad un più radicato dispiegamento del settore sul territorio, in senso trasversale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
43

Casnici, Niccolo'. "A portata di click. Uno studio sociologico sul trading online in Italia negli anni della pandemia." Cambio. Rivista sulle Trasformazioni Sociali 12, no. 23 (December 6, 2022). http://dx.doi.org/10.36253/cambio-12964.

Full text
Abstract:
Questo articolo pone al centro dell’attenzione il fenomeno dell’investimento da remoto in asset finanziari (trading online), ad oggi una delle macro-aree di maggiore successo dell’industria Fintech. L’obiettivo principale della ricerca è identificare i fattori di rilevanza sociologica che ne hanno catalizzato la crescita, con un focus particolare sul caso dell’Italia. In primo luogo, dal lato dell’offerta, l’espansione di tale pratica nel paese è stata alimentata dal progressivo consolidamento di un articolato ecosistema di servizi digitali per l’investimento. D’altra parte, anche dinamiche legate alla domanda hanno rivestito un ruolo di primo piano: per meglio comprenderle abbiamo condotto uno studio qualitativo su un campione di 25 investitori amatoriali italiani; la nostra indagine mostra che l’espansione del trading online si deve soprattutto ad una diffusa necessità di far fronte a questioni cruciali per gli individui, come la gestione della carriera personale o il reperimento delle risorse finanziarie necessarie alla riproduzione sociale. Il materiale raccolto evidenzia inoltre che, soprattutto per i soggetti più fragili, il legame tra finanza e sfera personale tende ulteriormente a intensificarsi nei momenti di crisi, e la rapida crescita registrata dal settore in occasione della recente emergenza pandemica rappresenta un chiaro esempio di questa dinamica.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
44

Di Bella, Daniela V. "El Diseño como Tercer Cultura1 5ºProyecto de la Línea de Investigación Nº4 Diseño en Perspectiva (CMU-UP)." Cuadernos del Centro de Estudios de Diseño y Comunicación, no. 132 (June 25, 2021). http://dx.doi.org/10.18682/cdc.vi132.4980.

Full text
Abstract:
El Diseño se ha convertido en un fenómeno global, con un alto poder de persuasión social y cultural (Julier, 2008), que junto a su propio modelo de pensamiento de Diseño, y la potencia de las visiones anticipatorias, puede influir sobre las transiciones sociales y técnicas hacia estilos de vida y escenarios sostenibles. La presente publicación es el quinto Cuaderno de la Línea de investigación Nº4 Diseño en Perspectiva, Escenarios del Diseño, y pertenece al Proyecto Nº5 denominado Visiones del Diseño: El Diseño como Tercer Cultura. Continúa las indagaciones citadas desde la más reciente: Problematizar el Diseño para Comprender su Complejidad (Proyecto 4: Cuaderno 105. Di Bella, 2020: 95- 123) y la necesidad de problematizar al Diseño como parte de la comprensión sistémica de su naturaleza, sus impactos, y del cambio de escala de los problemas en la Gestión de Diseño; Diseñadores Eco-Sociales, y la exploración de lentes potencialmente útiles para el desarrollo de visiones de futuros sostenibles (Proyecto 3: Cuaderno 87. Di Bella, 2019: 55- 104), El Diseñador como agente de cambio (Proyecto 2: Cuaderno 80. Di Bella, 2018: 173- 239 y Proyecto 1: Cuaderno 73. Irwin y Di Bella, 2017). Continúa el camino de reflexión e investigación vinculado al Programa Transition Design de la Universidad Carnegie Mellon, dentro de la Maestría en Gestión del Diseño-UP junto con sus acciones de publicación conjunta y dirección compartida que abre un quinto período de estudio de la implementación de la Experiencia.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
45

Di Bella, Daniela V. "Prólogo." Cuadernos del Centro de Estudios de Diseño y Comunicación, no. 158 (June 15, 2022). http://dx.doi.org/10.18682/cdc.vi158.6953.

Full text
Abstract:
El diseño, la arquitectura, el urbanismo y el arte son fundamentales en toda actividad humana. Representan el nexo de valores, actitudes, necesidades y acciones de modificación. Como modificadores del mundo, somos parte activa de la mayoría de las crisis sociales y ambientales definidas por el Antropoceno, ya que nuestras prácticas son parte de un modelo reduccionista y han sido pensadas para un contexto que ya no existe (Di Bella, 2021: 53-79), y cuyas ideas se basan en gran medida en la separación entre Cultura y Naturaleza (Wahl y Baxter, 2008: 72-83). La creación de “nuevos estilos de vida sostenibles” podría ser la clave que les permita actuar como integradores-facilitadores transdisciplinarios y agentes de cambio socio-ecológico hacia mejores escenarios futuros. El Diseño puede actuar como un factor de modificación del mundo, interpretando las complejidades de la experiencia humana y por lo tanto puede operar influyendo y orientando los comportamientos sociales, de forma sostenible, resiliente y regenerativa.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
46

Zanotto, Paolo. "Il divieto dell’usura nella società cristiana. Valore morale, significato storico e implicazioni economiche." REVISTA PROCESOS DE MERCADO, March 19, 2021, 81–118. http://dx.doi.org/10.52195/pm.v2i2.355.

Full text
Abstract:
This work studies the main functions, economic and moral, of the prohibition of interest in loans of money which was settled down, at medieval time, in the christiana respublica. Also, it analyses the benefits in social terms that this norm produced and the negative consequences that, however, were originated in the human being´s work of their cancellation on the part of the theorists of the classical economy at the modern time. Palabras clave: divieto di usura; società cristiana; morale cattolica; vangelo; depositum irregulare; libertà d’intrapresa; capitalismo; aliena-zione. Clasificación JEL: B11, B31, B53 Resumen: El presente trabajo estudia las principales funciones, eco-nómicas y morales, de la prohibición del interés en el prestamo de dine-ro que se estableció, en época medieval, en la respublica christiana. Igualmente, se analizan los beneficios en términos sociales que esa norma produjo y las consecuencias negativas que, en cambio, se origi-naron en el trabajo del ser humano de su anulación por parte de los teóricos de la economía clásica en la época moderna.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
47

Lombardo, Antonino, Francesco Stivala, Loredana Reina, Enrica Fontana, Rosalia Altini, Silvia Valzan, Gloria Montanari, Maria T. Arnaud, Andrea Todisco, and Anna De Luca. "La gestione del dolore procedurale nelle lesioni maligne fungiformi del distretto cervico-facciale/The management of procedural pain in the fungating malignant wounds of the cervical and facial area." Italian Journal of Wound Care 3, no. 1 (February 5, 2019). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2019.43.

Full text
Abstract:
Le lesioni maligne fungiformi (LMF) sono lesioni croniche definite come un’infiltrazione della cute da parte del tumore o delle metastasi. Le lesioni possono presentarsi come noduli sollevati simili ad un cavolfiore (proliferativo), come un’ulcera crateriforme (distruttivo) o una combinazione di entrambe. Le LMF sono spesso associate a diversi segni, più comunemente cattivo odore, essudato, sanguinamento, dolore lesione-correlato, slought/necrosi, infezione e prurito. In più le lesioni interessanti il distretto cervico-facciale espongono il paziente a problemi psicologici e sociali. Perciò i pazienti con LMF richiedono cure palliative e una corretta gestione della lesione, non solo per il controllo dei sintomi fisici lesione correlati, ma anche per la risoluzione dei problemi psicosociali. È stato effettuato uno studio osservazionale presso la S.C. ORL U, Presidio Ospedaliero Molinette. Dal 1 gennaio 2016 al 31 maggio 2017 sono stati osservati un totale di 18 pazienti, di cui 12 uomini e 6 donne, affetti da LMF. Il dolore è stato valutato con una Scala di valutazione validata Numerical Rating Scale, con range da 0 a 10, dove zero corrisponde ad assenza di dolore e dieci al massimo del dolore immaginabile. L’obiettivo dello studio è stato quello di Valutare l’entità del dolore percepito dai pazienti durante il cambio della medicazione, includendo le fasi di: rimozione, detersione, debridment, cura della cute perilesionale, applicazione, chiusura e fissaggio. Rimozione: media dolore 2,3 DS±1. Detersione: media dolore 3,4 DS±2. Debridment: media dolore 3,4 DS±2. Confezionamento e Fissaggio: media dolore 5,3 DS±4. Alla luce dei risultati emersi, si evidenzia la necessità di un miglior controllo del dolore correlato alla medicazione. A tale scopo si è costituito un gruppo multidisciplinare. Il gruppo di lavoro ha elaborato appropriati schemi terapeutici differenziati in relazione al dolore basale e alla presenza o meno di terapia di supporto per la malattia oncologica di base. Gli schemi terapeutici elaborati verranno sperimentati sul campo al fine di valutarne l’efficacia sulla gestione del dolore procedurale. Fungating malignant wounds (FMW) are chronic wounds defined as a skin infiltration by the tumor or metastases. They may be present as raised nodules similar to a cauliflower (proliferative), as a crateriform ulcer (destructive) or a combination of both. The FMW are often associated with different signs, most commonly odor, exudate, bleeding, related wound pain, slough/necrosis, infection and pruritus. In addition the wounds of the cervico-facial district expose the patient to psychological and social problems. Therefore patients with FMW require palliative care and proper management of the wound, not only for the control of wound-related physical symptoms, but also for the resolution of psychosocial problems. From January 1, 2016 to May 31, 2017, a total of 18 patients were observed, including 12 men and 6 women with FMW. Pain was assessed with a validated Numerical Rating Scale, with a range from 0 to 10, where 0 corresponds to the absence of pain and 10 to the maximum of imaginable pain. To evaluate the amount of pain perceived by patients during dressing changes, including the steps of Removal, Cleansing, Debridment, Perilesional skin care, Dressing application, closure and fixation. Removal: average pain 2,3 DS±1. Cleansing: average pain 3,4 DS±2. Debridment: average pain 3,4 DS±2. Dressing Application and Fixation: average pain 5,3 DS±1. In the light of the results, there is a need for better dressing related pain control. For this purpose a multidisciplinary group was formed. The working group developed appropriate therapeutic patterns differentiated in relation to the pain before the intervention and the presence or absence of supportive therapy for the underlying oncological disease. These therapeutic schemes will be tested in practice in order to evaluate their effectiveness on the management of procedural pain.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
48

Bagus, Philipp. "El mejor dinero posible: un comentario." REVISTA PROCESOS DE MERCADO, March 19, 2021, 177–91. http://dx.doi.org/10.52195/pm.v7i2.276.

Full text
Abstract:
Sánchez Martínez, L.C. (2009) acierta en varios argumentos de su artículo sobre el mejor dinero posible. Estamos de acuerdo que el dinero debería ser el resultado del acuerdo voluntario de los individuos, no debería ser impuesto por los gobiernos y que los ciudadanos deberían poder elegir la moneda más eficaz. El autor entiende por dinero fiduciario un dinero «sin respal-do en bien tangible alguno» (p. 173). No estamos de acuerdo, en primer lugar, cuando se refiere a la aparición del dinero, en con-creto el hecho de que el dinero fiduciario podría surgir sin la ayuda del estado porque sería más eficiente. En segundo lugar, tampoco estamos de acuerdo con que el «dinero fiduciario pueda existir sin ningún tipo de respaldo estatal y ser el mejor dinero posible.» (p. 174). Para justificar nuestro desacuerdo vamos primero a analizar como surge el dinero en el mercado libre. Después discutiremos cómo surgió el dinero fiduciario, cómo compite con el dinero mer-cancía y discutiremos los ejemplos que el autor considera como pruebas de la aparición de un dinero fiduciario. Finalmente ha-blaremos sobre la banca con reserva fraccionario que para Sánchez Martínez no implica ningún problema económico ni jurídico. En una economía de trueque existe el problema de la doble co-incidencia de necesidades. El señor A tiene que valorar más lo que tiene el señor B y de lo que él carece y viceversa. Suponga-mos que A quiere un queso y tiene zapatos. Encuentra al señor B que tiene un queso pero lo que quiere son huevos. No habrá intercambio directo. Así las posibilidades de intercambio en una economía de trueque son muy reducidas, lo que restringe la di-visión del trabajo y así la productividad y el nivel de vida. Los medios de intercambio aparecen en una economía de trueque cuando unos individuos se dan cuenta de que unas mercancías son más frecuentemente intercambiadas que otras. Se venden más fácilmente. Ciertos empresarios demandan estas mercancías, no para usarlas como bien de consumo o factor de producción, sino para intercambiarlas a cambio de lo que necesitan de veras; es decir, las usan como medio de intercambio. Supongamos que A se da cuenta de que unas piezas de metal (plata) se intercambian más frecuentemente que otras. De esta manera cuando A vende su producto, en nuestro caso zapatos, no demanda lo que nece-sita directamente, queso, sino que demanda lo que se intercam-bia más frecuentemente: piezas de plata. Compra plata y la usa como medio de intercambio para comprar lo que necesita. El medio de intercambio tiene entonces dos demandas solapadas. Por una parte para usarlo como bien de consumo o factor de producción (joyería) y por otra como medio de intercambio. En la medida en que el empresario tiene éxito con su estrategia del cambio indi-recto, se refuerza el proceso. El señor A puede repetir su acción y otros individuos le imitan. Entonces cada vez más personas usan el medio de intercambio hasta que uno de ellos se convierte en el medio de intercambio común y generalmente aceptado. Surge así el dinero en un proceso cumulativo (Menger, 1871, 1892).
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
49

Silvia Bruno, Anna. "Discorsi di comparazione costituzionale sul tempo." Cuestiones Constitucionales Revista Mexicana de Derecho Constitucional 1, no. 23 (January 1, 2010). http://dx.doi.org/10.22201/iij.24484881e.2010.23.5935.

Full text
Abstract:
En este artículo, la autora se propone analizar la relación compleja entre un texto constitucional y el contexto social en el que se aplican los considerandos de los jueces como intermediarios del diálogo. La primera parte analiza la relación tiempo-sociedad en cuyos hechos se verifica la oportunidad de entender la temporalidad del sujeto inserto en aquella sociedad; ésta, a su vez, se coloca en el contexto más amplio de una situación de temporalidad natural. El segundo punto está dedicado a la relación tiempo-Constitución. En la dimensión temporal, sin embargo, la Constitución cambia en diversos sentidos, algunas veces conserva el texto pero los conceptos reciben nuevas lecturas; en otras, el texto constitucional es revisado de acuerdo con el procedimiento formal pero conservando el núcleo fundamental; finalmente, suelen modificar su contenido en una perspectiva de satisfacer los intereses de una clase política o de un grupo social. El último punto está dedicado al tiempo de los jueces con particular referencia a los instrumentos utilizados en las decisiones como herramienta temporal de la actividad juzgadora.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
50

Stefanuto, Clelia, and Manuel Giardina. "Figure femminili nelle Facezie di Lodovico Domenichi." Cartaphilus. Revista de investigación y crítica estética, no. 19 (April 19, 2022). http://dx.doi.org/10.6018/cartaphilus.485451.

Full text
Abstract:
This article analyses the various female figures in the Facezie collected and written by Ludovico Domenichi, in their facets, in their parody and ironic-popular representation, which changes according to the social context in which the anecdotes are set. The roles of men and women are often reversed, especially the peasant women, who appear as enterprising women, both in their use of words and in their gestures and attitudes, provoking comedy with their jokes at the end of a squabble with a man. The female figures always have the last word, winning the verbal debate with their opponents, and, together with the malmaritate or adulteresses for pleasure, find ample space in these tales. Given the variety of topics addressed in the Facezie, misogynistic accents coexist in them, but the defenders or champions of women, to whom Ludovico Dominichi feels he belongs, are also represented. Il presente articolo si occupa di analizzare, nelle Facezie raccolte e scritte da Ludovico Domenichi, le diverse figure femminili nelle loro sfaccettature, nella parodizzazione e nella loro rappresentazione ironico-popolare, che cambia in base al contesto sociale in cui sono ambientati gli aneddoti. I ruoli femminili e maschili vengono spesso ribaltati soprattutto tra le contadine, che si presentano come donne intraprendenti, tanto nell’uso del linguaggio quanto nei gesti ed atteggiamenti, provocando l’effetto comico che generalmente si incontra nella chiusura del battibecco con l’uomo. Le figure femminili hanno sempre l’ultima parola, vincendo il dibattito verbale con i loro avversari, e, assieme alle malmaritate o adultere per diletto, occupano una posizione di rilievo all’interno della trama. Data la varietà degli argomenti che affrontano le Facezie, in esse convivono accenti misogini ma anche filogini, rappresentati dai difensori e paladini delle donne, di cui Ludovico Dominichi si sente farne parte.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
We offer discounts on all premium plans for authors whose works are included in thematic literature selections. Contact us to get a unique promo code!

To the bibliography