Academic literature on the topic 'Cambio di parte'

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Journal articles on the topic "Cambio di parte"

1

Tarini, Federico. "Imposizione ipotecaria e catastale fissa al cambio del trustee (CTR Toscana, 10 maggio 2022)." settembre-ottobre, no. 5 (October 6, 2022): 883–87. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.188.

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Abstract:
Massima La sostituzione del trustee di un trust (mediante dimissioni del trustee in carica e nomina di un nuovo trustee da parte del disponente) sconta le imposte ipotecarie e catastali in misura fissa in quanto fiscalmente irrilevante.
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2

Briata, Paola. "La "normalitŕ perduta" dei luoghi del "commercio etnico". Governo del territorio tra stereotipi e sperimentazioni." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 101 (February 2012): 32–53. http://dx.doi.org/10.3280/asur2011-101003.

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Abstract:
Prendendo le mosse dagli esiti di una ricerca sui luoghi del commercio etnico in alcune cittŕ venete, l'articolo propone una riflessione sulle correlazioni tra i modi piů comuni di osservare gli spazi urbani dell'immigrazione e sulle conseguenti forme di intervento, ipotizzando la necessitŕ di un cambio di sguardo su questi luoghi non solo da parte dei policy maker, ma anche dei ricercatori.
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3

Fourçans, André. "European Monetary Union: Theory and Practice (*)." Journal of Public Finance and Public Choice 9, no. 1 (April 1, 1991): 3–20. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345162.

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Abstract:
Abstract Il tema dell’Unione Monetaria Europea viene analizzato in tutti i suoi risvolti, teorici e pratici.Dal punto di vista teorico, vengono passati in rassegna i vantaggi e gli svantaggi della creazione di una moneta unica, così come gli argomenti favorevoli e contrari alle tesi alternative, quali i tassi di cambio fissi con monete nazionali, i tassi di cambio flessibili e la competizione tra monete private, secondo il modello di Hayek.La seconda parte è dedicata ad un breve esame dell’esperienza dello SME e dei piani proposti per il conseguimento dell’EMU, con le loro implicazioni e possibili conseguenze a livello di politica monetaria, fiscale, di crescita economica e di sviluppo regionale.La conclusione che si trae è che l’EMU, tramite la creazione di una moneta unica e di una banca centrale con poteri ed obiettivi simili a quelli della Bundesbank, effettivamente favorirebbe la crescita economica degli Stati partecipanti. A questo scopo, però, è necessaria la formulazione di una costituzione monetaria che chiarisca le regole e i poteri delle istituzioni realizzate e degli Stati membri.È inoltre indispensabile un certo grado di coordinamento finanziario, prima e dopo la creazione dell’EMU, nonché politiche fiscali volte a limitare dislivelli troppo marcati nella crescita delle varie regioni.
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4

Silvestri, Alessandro. "Pagari certa quantitati secundu la taxa." Studia Historica. Historia Medieval 40, no. 2 (December 21, 2022): 83–116. http://dx.doi.org/10.14201/shhme202240283116.

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Abstract:
Nel corso della lunga campagna militare che Alfonso il Magnanimo condusse per la conquista di Napoli e del Mezzogiorno (1421-23 e 1435-42), la Sicilia svolse un ruolo fondamentale per il finanziamento della guerra, soprattutto grazie alle risorse provenienti dal regio demanio, ovvero quelle frutto delle imposte indirette e del commercio granario. Per vie delle crescenti e urgenti esigenze economiche della Corona, nell’ultima fase del conflitto Alfonso il Magnanimo ricorse in maniera più intensa alla tassazione diretta, promovendo nel contempo diverse altre strategie fiscali alternative. Tale processo, come si discute in questo articolo, emerse con particolare forza nel 1441-42, quando il sovrano elaborò un inedito programma fiscale per fare fronte al pagamento della condotta di Niccolò Piccinino e di diverse lettere di cambio. Da una parte, si richiese alle città demaniali e baronali dell’isola il pagamento di una esosa composizione per i loro supposti crimini di usura, estendendo poi tale richiesta economica a tutti i sudditi del regno nella forma di una subventio generalis; dall’altra parte, si provvide all’imposizione di un prestito forzoso ad alcuni membri delle élite politiche, urbane e religiose dell’isola.
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5

Michetti, Giovanni. "“Il mondo come puzzle”." DigItalia 15, no. 1 (June 2020): 26–42. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00002.

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Abstract:
Le nuove tecnologie offrono nuove e potenti possibilità di descrizione dei beni culturali nel web, contribuendo a rinnovare la natura, le funzioni e gli obiettivi dei tradizionali strumenti per la rappresentazione e la gestione del nostro patrimonio culturale in ambiente digitale. In particolare, il confronto con il catalogo nel web richiede un cambio di prospettiva: il catalogo non è una semplice enumerazione sulla base di modelli convenzionali e regole sintattiche che definiscono un paradigma ove non c‘è alcuno spazio per l‘anomalia, bensì una narrazione che attribuisce un senso ad una molteplicità di singolarità. Occorre cioè bilanciare da una parte il criterio ordinativo e le inevitabili rigidità imposte da linguaggi e modelli formali, dall‘altra l‘esigenza di dare spazio a prospettive e modelli diversi.
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6

Gasparini, Nicolň. "Le Aree tribali amministrate federalmente (Fata), i rifugiati afgani e la pace nell'Afghanistan e nel Pakistan." FUTURIBILI, no. 1 (March 2011): 36–61. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-001004.

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Abstract:
L'Autore tratta di un'area di confine, che č insieme divisione statale e unione etnica e culturale. L'area di confine considerata č quella delle Aree tribali amministrate federalmente ("Federally Administered Tribal Areas - Fata"), che appartengono al Pakistan e sono a ridosso del confine con l'Afghanistan. Vengono descritte le specificitŕ politico-giudiziarie, economiche e produttive e commerciali, ma soprattutto la continuitŕ etnica con la parte afgana dell'oltreconfine. Le Fata hanno giocato sempre un ruolo notevole, ma soprattutto dall'invasione sovietica, con una notevole fuga di afgani, e quindi con la costituzione di campi di profughi nella parte pakistana. Ma soprattutto questa area, con capoluogo Peshawar, č stata il punto di riferimento di nuovi gruppi religiosi/ integralisti islamici formati intorno alle, appoggiati da potenze come Stati Uniti, Arabia Saudita, Pakistan. Questi sono i talebani che poi sconfiggono i sovietici e in seguito assumono le connotazioni Al Qaediste e terroristiche. La dinamica dei relativi rapporti tra profughi e pashtun delle aree tribali viene svolta dall'Autore, mettendo in risalto i tentativi di spingere i tre milioni di profughi al rientro in Afghanistan. In questa logica ruolo fondamentale hanno gli Stati Uniti, il cambio politico del Pakistan, le Ong, l'Unhcr. Vengono altresě messi in risalto i caratteri organizzativi di queste tribů, con la sovrapposizione di tante(da quelle familiari a quella regionale), e i caratteri sociali della popolazione. Si conclude con un riferimento al futuro.
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7

Spataro, Armando. "Otto anni dopo l'11 settembre (Il modello anglosassone e quello europeo nell'azione di contrasto del terrorismo internazionale)." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 5 (November 2009): 151–64. http://dx.doi.org/10.3280/qg2009-005010.

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Abstract:
- La tragedia dell'11 settembre ha drammaticamente posto all'attenzione del mondo il tema del terrorismo internazionale e della modalitŕ con cui contrastarlo. A otto anni di distanza da quei fatti appare possibile interrogarsi sui risultati conseguiti, cercando di verificare se le scelte adottate dalle democrazie occidentali abbiano comportato, e in che misura, strappi insopportabili alle regole su cui esse si reggono. Si sono confrontate-scontrate, in questi anni, diverse filosofie riconducibili a due principali filoni di pensiero: da un lato, quello dei Paesi anglosassoni (Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e, in parte, Australia), dall'altro quello dei Paesi dell'Europa continentale, all'interno dei quali, soprattutto nel periodo immediatamente successivo all'11 settembre, non sono perň mancate le concessioni alle teorizzazioni e alle prassi anglosassoni. Solo recentemente, grazie al cambio dell'amministrazione statunitense, sembra che la comunitŕ internazionale stia recuperando la ragione e tornando a praticare le regole minime di ogni democrazia.
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8

Molteni, Carlo. "Rigenerazione urbana e commercio. Il caso di Birmingham." Ciudades, no. 10 (February 1, 2018): 143. http://dx.doi.org/10.24197/ciudades.10.2007.143-158.

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Abstract:
En los últimos veinte años, el centro de la ciudad de Birmingham, así como su ambiente urbano se han transformado radicalmente. En los años 90 en Inglaterra se registró un cambio decisivo en el gobierno central, tanto en materia de política comercial como en la de movilidad. Se ha intentado regenerar el centro urbano promoviendo y valorizando las funciones comerciales que posee, poniendo fin al enfoque liberal que en el transcurso de los años ochenta ha alimentado la expansión de las grandes estructuras suburbanas. Se da preferencia al modelo de ciudad compacta, así como a la movilidad y sostenibilidad.La experiencia de Birmingham representa un caso paradigmático, ya que ha tenido un proceso de profunda transformación y recualificación del centro de la ciudad, para intentar convertirse en la “nueva capital europea del comercio” y su centro comercial de Selfridges como el punto de referencia del centro de la ciudad. “Centro de la ciudad compacto y comercial”, donde los coches no están permitidos en los espacios peatonales tradicionales de las calles con edificios comerciales. Estos espacios han sido “privatizados” y controlados como parte de la experiencia comercial.
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Filipovic, Aleksandra. "L’ipotesi sulla progettazione dello spazio della chiesa Djurdjevi Stupovi." Starinar, no. 59 (2009): 221–36. http://dx.doi.org/10.2298/sta0959221f.

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Abstract:
(italijanski) Quest?articolo tratta l?analisi del progetto della chiesa monastica dedicata a S. Giorgio (1170/71), situata nei pressi di Novi Pazar, fondazione del gran giuppano Stefan Nemanja. Il metodo dell? autore richiedeva un cambio dei canoni di lettura di quelli applicati a S. Nicola a Toplica, la fondazione precedente della stessa committenza, per poter comprendere l?organizzazione della pianta di S. Giorgio, progettazione del suo spazio interno, modellazione del suo volume e realizzazione da parte dallo stesso costruttore. Secondo l?autore l?interno della chiesa sia stato congeniato attraverso le due assialit? - longitudinale e trasversale configurando una nuova concezione dello spazio, cui contribuisce, anche notevole altezza. La pianta della chiesa presenta una superficie quadrata in cui centro ? posizionata l?aula centrale, coperta da cupola. L?aula centrale ? il luogo che ammetteva due diverse assialit? (per questo volutamente rettangolare in pianta), e aveva perseguito senso della verticalit? che ha dato movimento all?intera volumetria centrale offrendo luogo alla terza asse, quella verticale. Le simili misure di queste tre assi (13.8 m, 14.24 m, 14.3 m) hanno fatto pensare all?autore che la genesi progettuale sottostante sia una forma cubica, la cui base sono tre assi avvalorati dalle prospettive conseguenti: una parte dall?ingresso ad ovest toccando il culmine dell?abside centrale; questo asse ? tagliato ortogonalmente dal secondo che unisce i due portali laterali; il terzo asse parte dal centro geometrico d?incontro delle prospettive a terra salendo al sommo della cupola. L?analisi ha mostrato anche l?ingresso principale era il luogo delle generatrici visive: una ortogonale (l?ase longitudinale) e due oblique (che si creano lungo i fuochi dell?elisse centrale che immettevano nelle abside laterali).
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10

Cavaliere, Stefania. "Prospettive giuseconomiche dell'orange economy." ECONOMIA PUBBLICA, no. 2 (June 2022): 273–93. http://dx.doi.org/10.3280/ep2022-002004.

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Abstract:
Il lavoro intende approfondire le peculiarità della Orange economy, un nuovo tipo di economia collegata alle imprese operanti nel campo della cultura, dell'arte e della creatività, che sta avendo un importante sviluppo soprattutto negli ultimi anni. Essa postula un radicale cambio di paradigma, non solo e non tanto nel modo di approcciare l'economia stessa, bensì nel modo di considerare i sistemi di produzione e consumo di beni e servizi. Il settore in oggetto, pur dimostrando una crescita sia in termini di valore aggiunto, sia in termini di occupazione, almeno in Italia, non è ancora approdato a una disciplina organica, a causa della difficoltà di inquadrare in maniera esaustiva le attività che ne fanno parte e a causa della sua multidisciplinarietà. I policy makers, tuttavia, consapevoli delle concrete possibilità di sviluppo per il Paese e del contributo alla modernizzazione del sistema produttivo, della società e dell'industria offerte dall'Orange economy hanno sentito il bisogno di mettere a disposizione di questo comparto congrui finanziamenti, soprattutto attraverso le misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ciò evidenzia come questa nuova economia potrebbe trovarsi davanti a una vera e propria svolta e contribuire a realizzare quella "crescita intelligente, sostenibile e inclusiva" voluta dall'Unione europea.
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Dissertations / Theses on the topic "Cambio di parte"

1

Baccarin, Alessandro <1995&gt. "L'utilizzo dei derivati sui tassi di cambio da parte delle imprese venete." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17949.

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Abstract:
Il presente elaborato vuole analizzare l'utilizzo da parte di alcune imprese venete dei derivati sui tassi di cambio. Attraverso un'analisi sia quantitativa (studio dei bilanci d'esercizio) che qualitativa (valutazioni strategiche) si vuole indagare se il fine del loro impiego sia di copertura oppure di speculazione e, in ultima istanza, se il loro utilizzo possa effettivamente aiutare le imprese a stabilizzare i propri flussi reddituali. Più in particolare, nel corso del primo capitolo, viene presentata una panoramica degli strumenti finanziari derivati analizzandone la storia, le peculiarità e le finalità strategiche. Il secondo capitolo verte invece sulle modalità di esposizione in bilancio dei derivati e sull'informativa obbligatoria per le imprese, analizzando come questa sia mutata e si sia allargata nel tempo per fornirne una rappresentazione sempre più veritiera e corretta. Infine, nel corso del terzo e ultimo capitolo, viene presentata l'analisi quantitativa effettuata sui singoli bilanci con le relative considerazioni in merito all'efficacia o meno della stabilizzazione dei flussi reddituali delle imprese venete da parte dei derivati sui tassi di cambio.
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2

Zanatta, Elisabetta. "L’antilabe melica tra teorie metriche e performance: Aristofane." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10009.

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Abstract:
2012/2013
Questa tesi concerne lo studio delle antilabai (cambi di interlocutore che incidono sequenze comunemente considerate unitarie dal punto di vista metrico-ritmico) contenute nei mele della produzione aristofanea superstite: un campo d’indagine prima d’ora non esplorato. Gli esempi di tale fenomeno sono stati raccolti attraverso la consultazione di un cospicuo numero di edizioni critiche e studi che hanno per oggetto la metrica dei canti aristofanei. Si tratta di opere in cui la ripartizione in unità discrete delle masse meliche segue i criteri di individuazione dei confini del verso melico, sanciti definitivamente da Böckh nel De metris Pindari (1811), con una palese ricaduta sulla disposizione dei cambi di parte e, in particolare, sull’occorrenza delle antilabai. La disamina di tale materiale bibliografico ha consentito di isolare una quarantina di casi di cambio di interlocutore all’interno di sequenze liriche. Essi scaturiscono dalle diverse opzioni colometriche o dalle differenti interpretazioni metriche adottate dagli studiosi in 27 passi della produzione aristofanea. Talvolta, in relazione a determinate impaginazioni o a una diversa disposizione dei cambi di parte, il fenomeno è del tutto assente presso alcuni interpreti. Delle istanze reperite, solamente 6 vedono la critica concorde sulla colometria e sull’analisi delle successioni metriche contenenti antilabe. Le varie mises en page e distribuzioni delle battute, nonché le eventuali divergenze nelle interpretazioni metriche del medesimo assetto colometrico sono state registrate e quindi illustrate in un commento accluso a ciascun passo comico interessato da scambio antilabico. Nell’ambito del presente lavoro si è inoltre inteso verificare se la presenza di alternanze interlocutive all’interno di sequenze liriche vada esclusivamente ricondotta alle peculiari opzioni colometriche elaborate sulla scorta della teoria böckhiana, o se il fenomeno si rintracci anche nelle impaginazioni che i testimoni antichi e medievali hanno riservato alle masse meliche del teatro aristofaneo. Per tutti gli esempi di antilabe melica rintracciati nelle edizioni e nelle analisi metriche correnti si è pertanto proceduto alla disamina delle colometrie nei due principali codici della tradizione di Aristofane (Ravennas Cl. 429, e Ven. Marc. gr. 474); in un caso (Ra. 241) si è potuto fare riferimento anche a una testimonianza papiracea (P.Berol. inv. 13231 D). Dal raffronto tra i layouts moderni e quelli dei manoscritti sono emerse sia significative analogie che considerevoli differenze nella mise en page delle sequenze interessate da antilabe. Non di rado in R e in V le battute che concorrono a formare una successione interessata da cambio interno di interlocutore sono disposte sullo stesso rigo, una adiacente all’altra, secondo l’uso grafico invalso nelle edizioni contemporanee. Ciò deporrebbe inequivocabilmente a favore dell’occorrenza dell’antilabe in ambito melico anche nelle colometrie manoscritte. Tuttavia, per buona parte delle istanze di questo fenomeno rinvenute presso gli interpreti contemporanei la mise en page che entrambi i codici e il frammento papiraceo mostrano di prediligere è quella che distribuisce su un diverso rigo di scrittura ciascuna singola battuta, che può variare nell’estensione dalla misura del piede a quella del dimetro. In tali casi gli studiosi sono propensi a credere che l’impaginazione manoscritta corrisponda alla pratica di disporre in colonna le porzioni di testo che, separate da un cambio di interlocutore, concorrono alla formazione di una sequenza metrica unitaria incisa da antilabe. Ciononostante, non parrebbe prudente escludere che la ripartizione dei testimoni antichi e medievali risponda invece a criteri metrico-ritmici; in altre parole vi sarebbe la possibilità di intendere l’intervento di ciascun personaggio come un’unità metrica discreta. Pertanto, in questi casi, almeno per quanto attiene alla paradosis, si dovrebbe ipotizzare l’assenza di antilabe. Infine, si è voluto riflettere sui risvolti performativi implicati dalla presenza di cambi di interlocutore all’interno di cola o versi lirici, sequenze che secondo l’opinione invalsa vengono ritenute unitarie sia dal punto di vista metrico che ritmico. Si tratta di una problematica affatto ignorata dai seguaci della teoria böckhiana che nelle analisi metriche di successioni contenenti al loro interno un’alternanza interlocutiva prevedono un’incontrastata azione della sinafia prosodica, anche laddove si verifichi un’antilabe. Tuttavia, a stento, in sua occorrenza, si direbbe ammissibile, almeno sul piano performativo, una liaison tra la sillaba finale di una battuta e la sillaba iniziale di quella successiva, pronunciata da un altro personaggio. Piuttosto invece, nella performance, nel passaggio da un intervento all’altro, si sarebbe verosimilmente verificata un’interruzione nella catena verbale. Pur senza giungere al rifiuto delle letture metriche finora proposte per le sequenze ospitanti al loro interno cambi di parte, nondimeno la loro manifesta discrepanza rispetto all’ambito della messa in scena invita a richiamare l’attenzione sulla necessità di una distinzione tra differenti livelli di analisi: uno che concerna il piano metrico-prosodico, l’altro la performance. La lettura in sinafia prosodica va indubbiamente mantenuta, in quanto imprescindibile per riconoscere le caratteristiche metriche della successione a cui viene applicata. Tuttavia, si potrebbe supporre, sulla base di un principio di verosimiglianza, che essa venga meno nel momento della messa in scena, là dove il testo poetico contenga un’antilabe, in quanto questa parrebbe postulare uno scioglimento del legame prosodico. Tale fenomeno non avrà comunque compromesso, nella prospettiva degli uditori, la percezione del ritmo che doveva caratterizzare, negli intenti del poeta, la sequenza all’interno della quale occorre il cambio di parte.
XXVI Ciclo
1985
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3

Zaccariotto, Giulia. "“In nulla parte alle antique inferiori di bellezza et arte” : le medaglie di Vittore Gambello detto Camelio (Venezia 1460-1527)." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2018. http://hdl.handle.net/11384/85783.

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4

BELLETTI, Eleonora. "SUSTAINABLE TOURISM AND VALUE CO-CRATION: CHALLENGES AND OPPORTUNITIES FOR RURAL AREAS." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251118.

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Abstract:
La co-creazione di valore in ottica di sviluppo turistico di una destinazione è oggi un hot topic della ricerca scientifica sul destination management. L’obiettivo del presente lavoro è, da un lato, quello di fornire a studiosi ed operatori di settore alcuni spunti critici di riflessione sulle relazioni, le interazioni tra stakeholder e la gestione delle risorse del territorio in un’ottica di sviluppo turistico; dall’altro lato è quello di mostrare il ruolo, in tale contesto, che la nascita di modelli innovativi di agribusiness basati su un approccio culturale e sul supporto delle nuove tecnologie possono giocare, in particolare nelle aree rurali delle Marche. Al fine di comprendere le dinamiche, le idee e le spinte motivazionali dei soggetti coinvolti nel processo di ricerca, si è scelto di optare per un approccio qualitativo, nel quale i metodi privilegiati sono stati il case study e l’etnografia. Sono stati quindi analizzati dialoghi, interazioni, materiale informativo di vario genere, documenti ufficiali, field notes ed interviste semi-strutturate con soggetti chiave. La ricerca mette in evidenza come un cambio di paradigma culturale sia necessario per apportare reale innovazione e sviluppo sul territorio, sia in termini di relazioni ed interazioni tra stakeholder, sia in termini di gestione delle risorse. Questo cambiamento può favorire inoltre l’affermazione di modelli di agribusiness innovativi, che in parte stanno già iniziando a diffondersi, che rispondono a nuovi principi economici ed istanze sociali e culturali diverse rispetto al passato. Una successiva ricerca quantitativa potrebbe essere utile per una generalizzazione delle evidenze emerse dal presente lavoro e misurare l’effettiva ampiezza e diffusione dei vari argomenti qui descritti e discussi. La presente indagine contribuisce in particolare a sottolineare il valore di un approccio culturale e creativo anche in ambiti apparentemente distanti e guidati da logiche diverse.
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5

GORLA, Sandra. "Metamorfosi e magia nel Roman de Renart. Traduzione e commento delle branches XXII e XXIII." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251268.

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Abstract:
Il presente lavoro è incentrato su due branches del Roman de Renart, delle quali propone la prima traduzione completa del testo in italiano e un’analisi al contempo interpretativa, letteraria e filologico-testuale. Il lavoro risulta diviso in due grandi nuclei contraddistinti. La prima parte, comprensiva di due capitoli, affronta l'analisi della tradizione manoscritta e la traduzione del testo delle due branches in italiano (considerando anche le interpolazioni del ms. M). La seconda parte, nuovamente suddivisa in due capitoli, costituisce il necessario accompagnamento critico-letterario al lavoro di traduzione. Tradizione e traduzione. Prima ancora di affrontare la traduzione del testo e la sua interpretazione, è stato necessario porsi il problema di quale testo tradurre. Il primo capitolo, pertanto, affronta la tradizione – e dunque l’edizione – del Roman de Renart, tenendo in considerazione che per quest’opera medievale è praticamente impossibile stabilire uno stemma codicum che sia utile ad una ricostruzione del testo in senso lachmanniano, e dunque scegliere tra una delle edizioni disponibili significa nei fatti scegliere uno dei codici relatori. Viene altresì discussa la questione riguardante l'ordine in cui restituire le due branches. E' risultato impossibile stabilire quale fosse l’ordine migliore e più fedele alla tradizione. Per questo ci si è arresi all’evidenza che anche la disposizione stessa del testo non possa essere assolutamente neutrale, ma includa elementi interpretativi. Il lavoro di traduzione – che occupa il secondo capitolo – costituisce una parte fondamentale della tesi, sia per la voluminosità del testo originale sia per i numerosi problemi 'tecnici' che necessariamente si susseguono sul cammino di chi affronti l'opera di traduzione-interpretazione di un testo medievale. La traduzione è accompagnata da un apparato di note che rendono conto delle scelte operate nei passaggi più complessi e che forniscono indicazioni utili alla comprensione del testo, soprattutto nel caso di riferimenti sottesi a un’enciclopedia presumibilmente condivisa dall’autore e il suo pubblico ma difficilmente discernibili dal lettore moderno. Il terzo capitolo è interamente dedicato alla branche XXII nella versione ‘indipendente’ (BCL); vengono messe in luce le peculiarità e le caratteristiche che la avvicinano al genere dei fabliaux e vengono avanzate delle ipotesi interpretative che evidenziano quelli che si ritengono essere aspetti unici e significativi dell’episodio all’interno dell'intero ciclo. Viene messo in rilievo come il ricorso a temi relativi alla sfera sessuale e corporea e l’uso di un lessico esplicito e a tratti osceno, sebbene ovviamente non esclusivi di questa branche del Roman de Renart, venga qui presentato in un contesto narrativo unico. L'ultimo capitolo della tesi si concentra invece sui testi tramandati da M delle branches XXII e XXIII. Si è cercato innanzitutto di ricostruire i numerosi legami intertestuali che la branche XXIII intesse innanzitutto con le altre branches del RdR (in particolare I, Va, VI, X) e di analizzare le specifiche tecniche narrative dialogiche e polifoniche impiegate all'interno del testo. Per la prima parte del commento, che riguarda poco più di metà della branche ed è dedicata alla lunga narrazione di uno dei processi giudiziari di cui è protagonista Renart, si è scelto di seguire l’ordine diegetico dell’episodio; la complessità dell'ambiente legale impone infatti di seguire con la massima attenzione il serrato alternarsi di accuse, contro-accuse e testimonianze. Data la concentrazione di diversi nuclei narrativi che caratterizza questa seconda parte, l'analisi del testo si discosta a questo punto dall'impostazione cronologica e procede invece per tematiche. Vengono dunque analizzati la figura e l'inedito ruolo di consigliera di Hermeline. Il commento procede poi con un'analisi delle ulteriori peculiarità presenti nella branche XXIII, nel momento in cui il protaginista si reca a Toledo per apprendere le arti magiche: questo viaggio è l’unico vero viaggio che la volpe compie al di fuori del regno nell’intero Roman. Spiccano, qui, la dimensione quasi epica, arturiana, del viaggio, che si traduce in un percorso di formazione per il personaggio; le nuove qualità acquisite da Renart magicien – un intermediario fra due mondi – e l’importanza delle parole nel veicolare il potere dell’art d’enchantement. L'originalità della branche XXIII ha così una vera e propria evoluzione di Renart, che si presenta come un Renart demiurgo. Il commento prosegue a questo punto tornando nuovamente alla branche XXII, questa volta nella versione del ms. M. Benché il testo di M riporti un’importante lacuna (per la caduta del bifolio centrale di un fascicolo) che impedisce di valutare complessivamente l’operazione di riscrittura, sono state esaminate, per quanto possibile, le modalità con cui il testo è stato interpolato dal codice e avanzato delle ipotesi su come e perché possa essere stata compiuta questa operazione, tenendo presente anche i rapporti che intercorrono tra M e il ms. C della sua stessa famiglia, che operano entrambi importanti scelte di riorganizzazione della materia narrativa e dell’ordine di disposizione delle branches rispetto agli altri codici relatori del Roman de Renart.
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6

BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Abstract:
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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Books on the topic "Cambio di parte"

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Rossi, Maddalena, and Claudio Saragosa, eds. I territori della contemporaneità. Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-805-1.

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Abstract:
Il testo raccoglie la rielaborazione di alcune delle tesi di laurea più significative prodotte, dal 2011 al 2015, nei corsi di laurea triennale in Pianificazione della città, del territorio e del paesaggio e di laurea magistrale in Pianificazione e progettazione della città e del territorio dell’Università di Firenze, con sede a Empoli. Le tesi trattano un panorama attuale e variegato di problematiche interne alla disciplina urbanistica, utilizzando metodologie, chiavi di lettura e prospettive di analisi assai diverse. Il territorio che emerge come protagonista delle narrazioni dei giovani autori è un oggetto complesso e pluristratificato, fatto di cose e relazioni, adagiato sui tempi lunghi della storia, teso sul presente e proiettato nel futuro, che continua a sollecitare loro domande, dubbi, curiosità e anche alcune fruttuose risposte. In sintesi, più che campi di discussione di un sapere acquisito e valido una volta per tutte, i lavori qui presentati rappresentano campi di riflessione e di sperimentazione, occasioni di costruzione incrementale di soluzioni creative da parte degli autori.
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Dolfi, Anna, ed. Non dimenticarsi di Proust. Florence: Firenze University Press, 2014. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-610-7.

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Abstract:
Da una parte le côté de Guermantes e dall’altra quello di chez Swann… Pochi luoghi come Illiers-Combray offrono la misura tangibile di un mito che ha coinvolto non solo lettori e scrittori,ma quanti hanno riflettuto sul senso e le strutture della narrativa moderna. Già che non sarebbero pensabili la grande critica del Novecento e le più innovative riflessioni sul metodo senza la Recherche . Vi si sono misurati, con saggi e/o libri memorabili,Auerbach, Curtius, Spitzer, Poulet, Jauss, Deleuze, Richard, Genette, Barthes…, e da noi Solmi, Debenedetti, Contini,Macchia, mentre si sono cimentati nella traduzione Caproni, Fortini, la Ginzsburg, Raboni... Insomma, la seduzione di un’opera dalla fittissima intertestualità e varietà di registri risiede ancora, non solo nella capacità di parlare della storia e cultura dell’Occidente, offrendo il grandioso affresco di un universo in declino, ma nella possibilità di inserirsi su molti livelli (compreso quello della meta-letteratura, della saggistica) quale punto obbligato di passaggio. Contribuendo a creare un mondo parallelo rispetto a quello reale, che si trova ormai popolato dei suoi doppi: città, cattedrali, sentimenti, emozioni, parole intermittences … Dal campo della finzione a quello, indotto, della narratologia, nessun dubbio che Proust ci abbia cambiato la vita, la percezione del mondo, e il modo di guardare gli oggetti, e di leggere i libri e le cose. La raccolta che qui si propone, progettata e curata da Anna Dolfi, ne dà un’ampia e suggestiva testimonianza, offrendosi ormai come un imprescindibile oggetto di studio sulle tracce dell’imprendibile, indimenticabile Marcel.
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Cinquegrani, Alessandro, and Ilaria Crotti. «Un viaggio realmente avvenuto». Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-344-1.

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Abstract:
Nell’occasione della quiescenza di Ricciarda Ricorda, i colleghi cafoscarini e gli allievi le fanno omaggio di una raccolta di saggi, ispirata nel titolo a un assioma della stessa festeggiata, che cioè la letteratura di viaggio (uno dei campi di indagine da lei prediletti) debba trattare di «un viaggio realmente avvenuto». Sull’odeporica si concentra soprattutto la seconda parte di questo volume, laddove la prima tocca argomenti e periodi più ampi, ma pur sempre intersecantisi con l’attività di ricerca della studiosa, dalla letteratura di genere a quella migrante, dall’amato Settecento agli scrittori contemporanei. Il libro dedicato a Ricciarda Ricorda vuole anche onorare, come scrive il Rettore nella pagina introduttiva, l’attività da lei profusa nella gestione dell’Ateneo, e insieme le sue singolari doti di rigore, competenza, abnegazione, disponibilità al dialogo e, non ultimo, il garbo.
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Sbordone, Giovanni, ed. Incidere, Incidere, Incidere. Florence: Firenze University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-817-0.

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Abstract:
Giorgio Trentin (1917-2013), primogenito dell’esule antifascista Silvio e fratello del sindacalista Bruno, è stato uno dei massimi conoscitori, appassionati e ‘difensori’ dell’arte incisoria in Italia. Con questo convegno, promosso a pochi mesi dalla sua morte, l’Accademia di Belle Arti di Venezia e il Centro documentazione e ricerca Trentin hanno inteso – incrociando le ricerche di studiosi di diversa estrazione e le testimonianze di chi lo ha conosciuto – restituire unità alle due ‘facce’ della sua figura: da una parte la militanza civile e antifascista, marchio caratteristico e inconfondibile della famiglia, dall’altra l’impegno in campo artistico, che era invece lo spazio individuale di Giorgio o, meglio, la sua personale declinazione di quella militanza comune. Nella tecnica incisoria egli scorgeva, infatti, un paradigma irrinunciabile di rigore morale e di ricerca della verità.
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Calvelli, Lorenzo, Giovannella Cresci Marrone, and Alfredo Buonopane. Altera pars laboris. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-374-8.

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Abstract:
La ricerca nel campo dell'epigrafia si arricchisce continuamente con la scoperta di documenti inediti e vive oggi un radicale rinnovamento grazie alle tecnologie digitali. Una componente fondamentale del «mestiere di epigrafista» è però costituita anche dalla ricostruzione filologica e dall'indagine delle figure che si cimentarono nella collazione dei testimoni delle iscrizioni antiche. Il volume comprende sedici saggi di studiosi italiani e francesi, dedicati all'esame della tradizione manoscritta e a stampa dell'epigrafia, che Theodor Mommsen definì la «parte più difficile» della disciplina. Dai tesori ancora nascosti in numerose biblioteche d'Europa emerge un quadro di grande ricchezza documentaria, che presagisce un enorme potenziale di sviluppo per la ricerca futura.
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Sartore, Mariano. Come cambia una città: 500 immagini in gran parte inedite raccontano la trasformazione urbana di Perugia dal secondo dopoguerra al nuovo millennio. Perugia: Francesco Tozzuolo editore, 2018.

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Baglioni, Lorenzo Grifone, ed. Scegliere di partecipare. Florence: Firenze University Press, 2011. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-284-4.

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Abstract:
The study concentrates on aspects of juvenile participation in the Florentine territory, taking into consideration different forms of political engagement, from that of the traditional party type to that which is expressed through citizen movements and committees, through to the new forms of engaged governance. While the generational data appear to show signs of little emancipation, frequently involving lack of interest, egoism and refuge in a culture of dependence, the young activists – with their direct engagement – contribute to infuse new life into the dynamics of politics. The dimension of active citizenship has important repercussions on the political culture of young people and on their experience of society. Bringing to light the underlying reasons and the specific features is the objective of this work which explores in a qualitative sense one of the salient issues of the previous sample survey Una generazione che cambia. Civismo, solidarietà e nuove incertezze dei giovani della provincia di Firenze (Firenze University Press 2007) edited by the same author.
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Capitani, Paola, ed. Il controllo terminologico delle risorse elettroniche in rete. Florence: Firenze University Press, 2001. http://dx.doi.org/10.36253/88-8453-008-3.

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Abstract:
Dalla tavola rotonda del 27 gennaio è emerso che lo "strumento" Internet è un affilato coltello: da una parte le tecnologie uccidono impietose chi non è pronto ad accoglierle e a difendersene, dall'altra possono rendere più efficace e dinamici l'archivistica, la biblioteconomia, la catalogazione - che rischierebbero la paralisi o la confusione. È stata sottolineata la difficoltà di trovare un punto di incontro tra un'area così tradizionale e oggettivamente piuttosto statica con la mobilità turbinosa e incontrollabile della rete. La rete fa paura perchè in essa è molto facile perdersi e restare con un pugno di mosche. I termini più ripetuti sono stati: controllo terminologico - le parole cambiano senso a seconda del contesto, figuriamoci in uno scenario ipertestuale animato da link, continui riferimenti, aggiornamenti e rivisitazioni! - qualità, autenticità dell'informazione - come riuscire a dare fiducia ad un'informazione che non riusciamo a "guardare in faccia"? - irreperibilità della fonte originaria.
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Geatti, Angelo. Il trattato di Campoformido tra Napoleone Bonaparte e l'Austria: 17 ottobre 1797 : il Monumento della pace eretto a Campoformido per decisione dello stesso Bonaparte e la successiva acquisizione, da parte del Comune di Udine. Tavagnacco: Arti grafiche friulane, 1997.

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10

Govi, Elisabetta, ed. BIRTH. Archeologia dell’infanzia nell’Italia preromana. Bologna University Press, 2022. http://dx.doi.org/10.30682/disciarche31.

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Abstract:
L’archeologia dell’infanzia è un campo di ricerca molto attuale nel quadro internazionale degli studi dedicati all’antichità e negli anni più recenti ha visto una crescita considerevole anche grazie all’approccio interdisciplinare che arricchisce le indagini archeologiche di prospettive complementari, prime fra tutte quella dell’antropologia fisica e culturale. Il mondo infantile resta tuttavia molto difficile da analizzare per la scarsa visibilità che i bambini hanno in termini archeologici, a causa della fragilità dei resti ossei e della limitata evidenza sul piano sociale e culturale. Occorre allora adottare specifiche metodologie di indagine, capaci di fare emergere le tracce di una componente delle comunità antiche tanto significativa, quanto poco rappresentata a livello funerario. La attenta lettura contestuale dei dati riferibili ai bambini è il necessario presupposto per approdare a corrette ipotesi ricostruttive sulla percezione che ogni popolo aveva dell’infanzia. L’opera affronta il tema per la prima volta in modo sistematico e organico, mappando il fenomeno delle sepolture infantili nell’Italia del primo millennio a.C. Trenta saggi, scritti da circa sessanta studiosi, rendono questo volume la più aggiornata e completa raccolta di dati e di studi sull’archeologia dell’infanzia della penisola nell’età preromana. L’attenzione è rivolta non solo all’ambito sepolcrale, certamente il più ricco di informazioni, ma anche a quelli abitativo e santuariale molto meno noti, per ottenere un quadro conoscitivo il più possibile esteso e articolato. Dopo alcuni saggi che introducono alla riflessione teorica sviluppatasi attorno al tema, la prima parte dell’opera è dedicata ad un caso studio del mondo etrusco, oggetto di un recente progetto multidisciplinare; la seconda parte comprende numerosi contributi sull’Etruria, un territorio per il quale mancava finora una visione d’insieme su tutti i principali centri; la terza parte raccoglie saggi sulle popolazioni dell’Italia antica, offrendo uno straordinario sguardo sul mosaico di culture; infine un saggio finale, che delinea le coordinate culturali e antropologiche del fenomeno, valorizza la ricchezza e la complessità dell’opera. BIRTH costituisce il più completo strumento di conoscenza e di analisi del comportamento dei popoli dell’Italia antica nel trattamento funerario del bambino. Numerose appendici forniscono una dettagliata registrazione delle tombe infantili, base per ogni ricostruzione storica. L’opera è il primo passo di un percorso di studi destinato a proseguire, perché ancora molte sono le prospettive di indagine che l’archeologia dell’Italia preromana consente di sviluppare nell’ambito del più vivace dibattito scientifico internazionale sull’infanzia.
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Book chapters on the topic "Cambio di parte"

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Salamone, Francesco Emanuele. "Il passaggio di competenze nell’esportazione dei beni librari: tutto è cambiato, perché nulla cambi?" In Dalla tutela al restauro del patrimonio librario e archivistico. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-215-4/008.

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Abstract:
The author – taking a cue from the entry into force of l.n. 125/15, which has (re)transferred to the State the competence regarding the protection of the old paper – addresses the regulatory coordination issues that have led to a situation of handicapped protection of cultural heritage for several months after the entry into force of l.n. 125/15. In the second part of the article, the authordescribes- with an operating cutting – the largest administrative critical for the protection of rare books, identifying practical solutions, and operationally could help the administration of the Italian cultural heritage to come out of an atavistic impasse.
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2

Balboni, Paolo E. "14 • Politica linguistica: rallentare Darwin nell’Europa plurilingue." In Thesaurus di Linguistica Educativa: guida, testi, video. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-607-7/014.

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Abstract:
Dalla fine degli anni Settanta a oggi ho studiato l’intreccio tra i diritti della persona a vivere più lingue e in più lingue e i diritti e doveri stabiliti dalle politiche linguistiche nazionali e internazionali. Così come per l’educazione linguistica ho affiancato ricerca teorica e creazione di materiali operativi, anche nel settore del plurilinguismo ho lavorato molto sul campo, con progetti scolastici e con interventi in ambito istituzionale, dal Consiglio d’Europa al Parlamento italiano, alle Regioni, ai Comuni, in parte descritti nella bibliografia. In questo settore ho contribuito in maniera originale in due ambiti: l’intercomprensione tra lingue affini, vista ottimisticamente come una risorsa per il futuro, e l’elaborazione di una prospettiva realistica, quindi pessimistica, sul futuro del plurilinguismo.
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Conference papers on the topic "Cambio di parte"

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Andreassi, Fabio, and Ottavia Aristone. "Geografia e storia nei territori sensibili: rischio, emergenza e memoria: prove di dialogo." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7934.

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Abstract:
Si vuole esplorare il significato nella pratica di alcune parole chiave quali cambiamento, collasso, emergenza, memoria, rischio e la loro eventuale capacità di esplicitare i nessi tra geografia e storia nei territori sensibili. Per i sapere non esperti, la nozione di rischio diventa cangiante: declinata al passato in forma di mitografia o respinta e scomoda declinazione del futuro, al presente tende a perdere un significato proprio per scivolare nel campo semantico dell'emergenza. Questa coniugazione produce azioni, nell'unità di spazio-temporale del disastro, che appartengono all'emergenza: depotenziata di un passato irripetibile e di un futuro incerto, si configura quale potente veicolo del potere, avendo liberato le decisioni dalle procedure necessarie per la verifica della opportunità tecnica e del consenso consapevole. Nei "casi di emergenza" si riduce la relazione decisionale con gli abitanti coinvolti; il coordinamento e la gestione assumono forme autoritative e astratte, inconsapevoli della soglia di sopportabilità del rischio da parte delle popolazioni. L'efficienza dell'intervento di prima istanza non corrisponde alla efficacia nella media durata laddove l'azione pubblica non orienta le possibili scelte e non ne supporta i processi attuativi e adattivi. Our intention is to explore the practical meaning of certain key-words such as change, collapse, emergency, memory and risk, and how they may explain the links between the geography and history of sensitive areas. For non-experts, the notion of risk is many-faceted: when declined in a past sense as a myth, or a rejected, inconvenient declination of the future, in the present, it loses its intrinsic meaning and comes to refer to an emergency. This conjugation produces actions, within the space and time of the disaster, which are proper to the emergency: its unrepeatable past weakened and with an uncertain future, it emerges as a forceful vehicle of power, which takes all the decisions and enforces the procedures necessary for assessing technical necessities and conscious consensus. In "cases of emergency", the inhabitants involved are deprived of their part in decision-making, while the management of the emergency takes on an abstract and authoritarian form and seems unable to sense the threshold of tolerance of risk of the population. The immediate intervention is seen to be effective, but not in the mid-term, where public action does not take into account the possible alternatives or sustain the local people in their attempt to adapt.
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Buda, Chiara. "Cittadinanze sospese e diritto alla cittá: suspended citizenship and the right to the city." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7905.

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Abstract:
La città globale ha generato una forte ipermobilità delle merci e degli uomini. Cambiano cioè gli attori e i gruppi sociali della scena urbana. Rilevante è la presenza degli immigrati che forniscono manodopera in numerosi ambiti. Le società ospitanti riconoscono, infatti, il ruolo determinante degli stranieri in quanto lavoratori, ma pongono forti resistenze nel riconoscerli in quanto cittadini. In altre parole, restano cittadini sospesi tra il paese d’origine e quello d’arrivo, perché godono di una cittadinanza con revoca. Gli immigrati possono al massimo godere di una cittadinanza sostanziale, nel senso che esiste un insieme di pratiche di cittadinanza, che fanno percepire lo straniero come se fosse a casa propria pur non essendolo. Si tratta delle c.d. pratiche di home making, cioè di addomesticamento dello spazio circostante. Tale riappropriazione del contesto urbano, esprime in realtà la rivendicazione dello straniero al diritto alla centralità e il desiderio di non essere periferizzati. Si tratta del diritto alla città elaborato da Henri Lefebvre nel 1978, inteso come diritto alla vita urbana. Non tutti però godono allo stesso modo di tale diritto: i soggetti più deboli e vulnerabili non hanno voce nei processi decisionali. Ma la vera essenza della cittadinanza contemporanea consiste nel prender parte ad una vita pienamente urbana, per tale motivo i migranti, in quanto attori urbani e portatori di una particolare domanda di città, dovrebbero essere ascoltati dagli amministratori locali. The central topic of this paper is the complex relationship between migrants and the global city, which has created a strong hypermobility of goods and people. There are new actors in the urbane scene: immigrants provide labor in many areas, but they are particularly invisible at the main decision-making levels, especially in those concerning the city design. They are subjected to discrimination: first of all as city users and also as proponents of urban and architectural projects. Our cities are not able to answer the "supply of city" of those who live in, that means they do not fully answer to the people needs and desires. Consequently, the weakest and most vulnerable citizens don’t fully enjoy their right to the city. This right has been presented by Henri Lefebvre around the 70s. According to the French sociologist everyone should enjoy the "right to urban life", that is the possibility to satisfy their aspirations in terms of political, social and environmental impacts in the city.
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Amore, Raffaele, and FEDERICA CARANDENTE. "THREE-DIMENSIONAL RELIEF AND MATERIAL CHARACTERIZATION OF THE TEMPIO-MASSERIA DEL GIGANTE IN CUMAE." In ARQUEOLÓGICA 2.0 - 9th International Congress & 3rd GEORES - GEOmatics and pREServation. Editorial Universitat Politécnica de Valéncia: Editorial Universitat Politécnica de Valéncia, 2021. http://dx.doi.org/10.4995/arqueologica9.2021.12094.

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Abstract:
The following paper describes the work originated from a University exercise drill, made during the Restoration Lab of the architecture Department of the Università degli Studi di Napoli Federico II. It shows the results of a relief and metric characterisation campaign of the ‘Masseria del Gigante' (Giant’s Farmhouse) Temple, in Cumae, in the Naples province. This is a rural building from the XVIII century, built and extended by incorporating the rests of the cell of an ancient temple from the Flavian Age, located at the eastern border of Cumae lower city’s Foro, that was called “del Gigante” (of the Giant), because a large Jupiter’s bust was found in its proximities. Well known in the world of antiquarian dealers, it was pictured in many drawings and landscape paintings since the end of the XVII century and the first half of the XVIII, the Masseria Temple taken into exam has been acquired by the public domain only at the end of the 1990, so only after this period the first archaeological investigations were made. Afterwards, between 1996 and 2002, conspicuous restoration and securing works were made. Today the structure is used as a temporary deposit for archaeological findings and it’s among the buildings included in a wider restoration and re-functionalization project that has been proposed by the Campi Flegrei Archaeological Park and that is now about to start. The following research was developed from the structure’s relief made with photo-modelling techniques and it aimed to identify the construction methodologies and the degrading phenomena in place, with special regards to the identification of the ancient parts of the Temple, of those pertaining the conversion in a farmhouse and, lastly,, those realised during the aforementioned restoration works.
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