Dissertations / Theses on the topic 'Cambiamenti a lungo termine'

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Manente, Maria Giulia <1989&gt. "Dallo short-termism alla crescita di lungo termine: analisi del fenomeno e degli strumenti che possono apportare un cambiamento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6017.

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Abstract:
L'obiettivo di questo lavoro è trattare il fenomeno dello short-termism da diversi punti di vista per poter capire: in cosa consiste, quali sono le sue cause, le conseguenze e come cercare di arrestare la sua diffusione. È importante arginare il fenomeno dello short-termism per poter dar vita a un nuovo modo di fare impresa che sia più sostenibile e orientato alla creazione di valore condiviso. All'interno del lavoro verranno analizzati diversi temi: prima di tutto la normativa sulla trasparenza e i cambiamenti che hanno caratterizzato gli ultimi decenni, in particolare ci si focalizzerà su quelle norme che hanno incentivato la diffusione della miopia decisionale. In seguito verrà spiegato il fenomeno dello short-termism in maniera più ampia per poi continuare con l'analisi degli incentivi concessi al management e le loro conseguenze. Verrà poi visto cosa significa creare valore per le imprese e la relazione tra short-termism e creazione di valore. Infine saranno trattati gli strumenti che potranno disincentivare lo short-termism e incentivare una visione di lungo termine: l'integrated reporting e la direttiva 50/2013 UE.
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Fortibuoni, Tomaso. "La pesca in Alto Adriatico dalla caduta della Serenissima ad oggi : un analisi storica ed ecologica." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3613.

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Abstract:
2008/2009
L’ecologia è una disciplina storica: i processi ecologici in corso sono il risultato di quello che è accaduto nel passato. Non conosciamo però quando e con che intensità l’uomo ha iniziato ad alterare l’ambiente marino, e non conosciamo lo stato “naturale” degli ecosistemi. L’ecologia storica ha come obiettivo lo studio degli ecosistemi e delle sue componenti a posteriori, attraverso il recupero e la meta-analisi di documenti del passato. La ricostruzione dello stato passato (historical baseline) degli ecosistemi è essenziale per la definizione di punti di riferimento (reference points) e direzioni di riferimento (reference directions) per valutare i cambiamenti e per stabilire obiettivi di ripristino. Basare gli studi di biomonitoraggio solo su dati recenti può, infatti, indurre la sindrome del “shifting baseline”, ovvero uno spostamento di generazione in generazione del punto di riferimento cui confrontare i cambiamenti, con la conseguenza di sottostimare eventuali processi di degrado in atto. Inoltre, i processi ecologici agiscono su scale temporali diverse (da anni a decenni), e per capirne le dinamiche è quindi necessario considerare un’adeguata finestra temporale. Studiare le dinamiche a lungo termine delle comunità marine permette quindi di monitorare e valutare lo stato e i cambiamenti degli ecosistemi rispetto ad un adeguato riferimento, in cui le comunità marine sono usate come indicatori. La raccolta e lo studio di documentazione storica rappresentano, quindi, un’attività imprescindibile nell’ambito del monitoraggio ambientale. La pesca rappresenta uno dei principali fattori di alterazione negli ecosistemi marini, ed è considerata la principale causa di perdita di biodiversità e del collasso delle popolazioni. I suoi effetti, diretti e indiretti, costituiscono una fonte di disturbo ecologico in grado di modificare l’abbondanza delle specie, gli habitat, la rete trofica e quindi la struttura e il funzionamento degli ecosistemi stessi. Essa rappresenta una fonte “storica” di disturbo, essendo una delle prime attività antropiche di alterazione dell’ambiente marino. Inoltre, la sovra-pesca (overfishing) sembra essere un pre-requisito perché altre forme di alterazione, come l’eutrofizzazione o la diffusione di specie alloctone, si manifestino con effetti più pervicaci. La pesca rappresenta però anche una sorta di campionamento estensivo non standardizzato delle popolazioni marine. Dal momento che dati raccolti ad hoc per il monitoraggio delle risorse alieutiche (fishery-independent) sono disponibili solo dopo la seconda metà del 20° secolo, e in alcuni casi (come in Mediterraneo) solo per le ultime decadi, lo studio delle dinamiche a lungo termine richiede il recupero di informazioni che sostituiscono le osservazioni strumentali moderne e possono essere comunque considerati descrittori dei processi di interesse (proxy). La principale criticità nel ricostruire serie storiche a lungo termine nasce dall’eterogeneità dei dati storici e dalla necessità di elaborare metodologie per l’analisi e l’integrazione dei dati qualitativi o semi-quantitativi del passato con i dati moderni. A seconda del periodo considerato e dell’ampiezza della finestra temporale di studio, quindi, è necessario applicare diverse metodologie d’analisi. La gestione sostenibile dello sfruttamento delle risorse alieutiche è un tema sempre più rilevante nel contesto della pesca mondiale, come conseguenza del progressivo aumento della capacità e dell’efficenza di pesca stimolati dal progresso tecnologico. Ciò ha portato all’impoverimento delle risorse ittiche determinando effetti negativi sia in termini ecologici che socio-economici. Tradizionalmente la gestione della pesca si è basata sulla massimizzazione delle catture di singole specie bersaglio, ignorando gli effetti sugli habitat, sulle interazioni trofiche tra le specie sfruttate e le specie non bersaglio, e su altre componenti dell’ecosistema. Questo ha portato al depauperamento delle risorse e all’alterazione della struttura e funzionamento degli ecosistemi, rendendo le misure gestionali spesso inefficaci. Per questo motivo è necessario applicare una gestione della pesca basata sull’ecosistema (Ecosystem-based fishery management), che ha come obiettivi: prevenire o contenere l’alterazione indotta dalla pesca sull’ ecosistema, valutata mediante l’applicazione di indicatori; tenere in considerazione gli effetti indiretti del prelievo sull’insieme delle componenti dell’ecosistema e non solo sulle specie bersaglio (cascading effect); proteggere habitat essenziali per il completamento del ciclo vitale di diverse specie; tutelare importanti componenti dell’ecosistema (keystone species) da pratiche di pesca distruttive; monitorare affinchè le attività antropiche non compromettano le caratteristiche di struttura delle comunità biotiche, per preservare caratteristiche funzionali quali la resilienza e la resistenza dell’ecosistema, prevenendo cambiamenti che potrebbero essere irreversibili (regime-shifts). A tale scopo è necessario essere in possesso di adeguate conoscenze relative alle caratteristiche ecologiche ed allo stato degli stock sfruttati, monitorandone le dinamiche e consentendo l’applicazione di modalità gestionali adeguate. L’approccio ecosistemico alla gestione della pesca prevede l’applicazione di indicatori che siano in grado di descrivere lo stato degli ecosistemi marini, le pressioni antropiche esercitate su di essi e gli effetti di eventuali politiche gestionali sull’ambiente marino e sulla società. Nell’ambito dell’ecologia storica l’Alto Adriatico rappresenta un caso di studio interessante, sia per la disponibilità di fonti storiche, sia perché è un ecosistema che nei secoli ha subito diversi impatti ed alterazioni. La presente tesi di dottorato si inserisce nell’ambito del progetto internazionale History of Marine Animal Populations (HMAP), la componente storica del Census of Marine Life (CoML), uno studio decennale (che si concluderà nel 2010) per valutare e spiegare i cambiamenti della diversità, della distribuzione e dell’abbondanza della vita negli oceani nel passato, nel presente e nel futuro. HMAP è un progetto multidisciplinare che, attraverso una lettura in chiave ecologica delle interazioni storiche tra uomo e ambiente, ha come obiettivo la ricostruzione delle dinamiche a lungo termine degli ecosistemi marini e delle forzanti (sia naturali che antropiche) che li hanno influenzati. Tale ricostruzione permette di migliorare la nostra comprensione dei processi ecologici, di ridefinire i punti di riferimento sullo stato dell’ecosistema (historical baseline), e di valutare la variabilità naturale su ampia scala temporale (historical range of variation). Gli obiettivi del presente progetto di dottorato sono: i) descrivere le attività di pesca in Alto Adriatico negli ultimi due secoli, quale principale forzante che ha agito sull’ecosistema; ii) analizzare i cambiamenti a lungo termine della struttura della comunità marina; iii) valutare ed interpretare i cambiamenti intercorsi mediante applicazione di indicatori. Allo scopo è stata condotta un’estensiva ricerca bibliografica nei principali archivi storici e biblioteche di Venezia, Chioggia, Trieste, Roma e Spalato al fine di individuare, catalogare e acquisire informazioni e dati sulle popolazioni marine e le attività di pesca nell’Alto Adriatico nel 19° e 20° secolo. La tipologia delle fonti raccolte include documenti storici e archivistici, cataloghi di specie, fonti statistiche come i dati di sbarcato dei mercati ittici e informazioni sulla consistenza delle flotte e gli attrezzi da pesca utilizzati. Si rileva come la ricerca d’archivio abbia evidenziato un’ampia disponibilità di documenti storici, inerenti sia le popolazioni marine che le attività di pesca. La tesi è organizzata in tre capitoli. Il primo è parzialmente tratto dal libro “T. Fortibuoni, O. Giovanardi, e S. Raicevich, 2009. Un altro mare. Edizioni Associazione Tegnue di Chioggia – onlus, 221 pp.” e ricostruisce la storia della pesca in Alto Adriatico negli ultimi due secoli; il secondo rappresenta una versione estesa del manoscritto “T. Fortibuoni, S. Libralato, S. Raicevich, O. Giovanardi e C. Solidoro. Coding early naturalists’ accounts into historical fish community changes” (attualmente sottomesso presso rivista internazionale ISI), e ricostruisce, attraverso l’intercalibrazione ed integrazione di fonti qualitative e quantitative, i cambiamenti della struttura della comunità ittica avvenuti tra il 1800 e il 2000; il terzo capitolo analizza, mediante l’applicazione di indicatori, i cambiamenti qualitativi e quantitativi della produzione alieutica dell’Alto Adriatico dal secondo dopoguerra ad oggi (1945-2008), inferendo informazioni sui cambiamenti cui è stata sottoposta la comunità marina alla luce di diverse forzanti (manoscritto in preparazione). L’obiettivo del primo capitolo è descrivere l’evoluzione della capacità di pesca, principale forzante che storicamente ha interagito con l’ecosistema marino, in Alto Adriatico dal 1800 ad oggi. La diversificazione, sia per varietà di attrezzi utilizzati che per la molteplicità delle specie sfruttate, delle attività di pesca storicamente condotte in Alto Adriatico è un tratto caratteristico di tale area. Le differenze morfologiche e biologiche delle due sponde, occidentale e orientale, e le diverse vicende storiche e politiche, hanno portato infatti ad uno sviluppo delle attività di pesca nettamente diversificato. Sulla sponda orientale la pesca ha rappresentato, almeno fino all’inizio del 20° secolo, un’attività di sussistenza. Era praticata quasi esclusivamente nelle acque costiere, con un’ampia varietà di attrezzi artigianali e mono-specifici, concepiti cioè per lo sfruttamento di poche specie e adattati a particolari ambienti. Al contrario, lungo la costa occidentale operavano flotte ben sviluppate, come quella di Chioggia, che si dedicavano alla pesca in mare su entrambe le sponde adriatiche con attrezzi a strascico, compiendo migrazioni stagionali tra le due sponde per seguire le migrazioni del pesce. La capacità di pesca in Alto Adriatico è aumentata a partire dalla seconda metà del 19° secolo, periodo in cui si è osservato uno sviluppo sia in termini di numero di imbarcazioni che di addetti, grazie ad una congiuntura economica, sociale e storica favorevole. Fino alla I Guerra Mondiale, però, le tecniche di pesca sono rimaste pressoché invariate, e le attività erano condotte con barche a vela o a remi. Già all’inizio del 20° secolo l’Alto Adriatico era sottoposto ad un’intensa attività di pesca che, compatibilmente con le tecnologie disponibili all’epoca, riguardava principalmente le aree costiere, mentre l’attività era più moderata in alto mare. Durante la II Guerra Mondiale si è assistito al fermo quasi totale della pesca, con conseguente disarmo della maggior parte dei pescherecci. Nell’immediato dopoguerra il numero di imbarcazioni è aumentato molto velocemente, e sono state introdotte alcune innovazioni che in breve tempo hanno cambiato radicalmente le attività di pesca tradizionali (industrializzazione della pesca). Innanzitutto l’introduzione del motore, con conseguente espansione delle aree di pesca ed aumento delle giornate in mare, grazie all’indipendenza della navigazione dalle condizioni di vento. Il motore ha anche permesso l’introduzione di nuovi attrezzi da pesca, più efficienti ma al contempo più impattanti, che richiedono un’elevata potenza per essere manovrati (ad esempio il rapido e la draga idraulica). Altre innovazioni hanno determinato un miglioramento delle condizioni dei pescatori e un aumento consistente delle catture. Analizzando la storia della pesca in Alto Adriatico negli ultimi due secoli si possono quindi distinguere principalmente due periodi diversi: pre-1950, quando aveva notevole importanza su entrambe le coste la pesca strettamente costiera, praticata con attrezzi artigianali e mono-specifici, mentre la pesca a strascico in mare aperto era prerogativa delle flotte italiane (ed in particolare di Chioggia) ed era praticata con barche a vela; il periodo successivo al 1950, che ha visto l’introduzione del motore, un aumento esponenziale del tonnellaggio e del numero di barche e la sostituzione graduale di attrezzi artigianali mono-specifici con attrezzi multi-specifici ad elevato impatto. Se nel primo periodo la pesca si basava sulle conoscenze ecologiche del pescatore, che adattava le proprie tecniche in funzione della stagione, dell’habitat e degli spostamenti delle specie, nel secondo si è visto un maggior investimento nella tecnologia e nell’utilizzo di attrezzi multi-specifici. Negli ultimi vent’anni la capacità di pesca delle principali flotte italiane operanti in Alto Adriatico si è stabilizzata su valori elevati, e in alcune marinerie all’inizio del 21° secolo è iniziata una lieve diminuzione, in linea con i dettami della Politica Comune della Pesca dell’Unione Europea. A tutt’oggi comunque lo sforzo di pesca in questo ecosistema è molto elevato; ad esempio, alcuni fondali possono essere disturbati dalla pesca a strascico con intensità superiori a dieci volte in un anno, determinando un disturbo cronico su habitat e biota. Il secondo capitolo presenta una nuova metodologia per intercalibrare ed integrare informazioni qualitative e quantitative sull’abbondanza delle specie, per ottenere una descrizione semi-quantitativa della comunità ittica su ampia scala temporale. La disponibilità di dati quantitativi sulle popolazioni marine dell’Alto Adriatico prima della seconda metà del 20° secolo è, infatti, scarsa, e la ricostruzione di cambiamenti a lungo termine richiede l’integrazione e l’analisi di dati provenienti da altre tipologie di fonti (proxy), tra cui i cataloghi dei naturalisti e le statistiche di sbarcato dei mercati ittici. Le opere dei naturalisti rappresentano la principale e più completa fonte d’informazione sulle popolazioni ittiche dell’Alto Adriatico nel 19° secolo e almeno fino alla seconda metà del 20° secolo. Consistono in cataloghi di specie in cui ne vengono descritte l’abbondanza (in termini qualitativi: ad esempio raro, comune, molto comune), le aree di distribuzione, la taglia, gli aspetti riproduttivi e altre informazioni ancillari. Sono stati raccolti trentasei cataloghi di specie per il periodo 1818-1956, in cui sono descritte un totale di 255 specie ittiche. I dati di sbarcato costituiscono l’unica fonte quantitativa per un elevato numero di specie disponibile per l’Alto Adriatico a partire dalla fine del 19° secolo. I dati utilizzati nel presente lavoro sono riferiti ai principali mercati e aree di pesca dell’Alto Adriatico e coprono il periodo 1874-2000, e sono espressi come peso umido di specie o gruppi di specie commerciate in un anno (kg/anno). Poiché i naturalisti basavano le proprie valutazioni sull’abbondanza delle specie su osservazioni fatte presso mercati ittici, porti e interviste a pescatori, è stato possibile sviluppare una metodologia per intercalibrare ed integrare le due fonti di dati, permettendo un’analisi di lungo periodo dei cambiamenti della comunità ittica. L’intercalibrazione e l’integrazione dei due datasets ha infatti permesso di descrivere, con una scala semi-quantitativa, l’abbondanza di circa 90 taxa nell’arco di due secoli (1800-2000). Mediante l’applicazione di indicatori basati sulle caratteristiche ecologiche dei taxon è stato così possibile analizzare cambiamenti a lungo termine della comunità ittica. Sono stati evidenziati segnali di cambiamento che precedono l’industrializzazione della pesca, con una diminuzione significativa dell’abbondanza relativa dei predatori apicali (pesci cartilaginei e specie di taglia elevata) e delle specie più vulnerabili (specie che raggiungono la maturità sessuale tardi). Questo lavoro rappresenta uno dei pochi casi in cui è stato studiato il cambiamento della struttura di un’intera comunità ittica su un’ampia scala temporale (due secoli), e presenta una nuova metodologia per l’intercalibrazione ed integrazione di dati qualitativi e quantitativi. In particolare le testimonianze dirette dei naturalisti – considerate per molto tempo dai biologi della pesca “aneddoti” e non “scienza” – si sono rilevate un’ottima fonte per ricostruire cambiamenti a lungo termine delle comunità marine. La metodologia elaborata in questo lavoro può essere estesa ad altri casi-studio in cui è necessario integrare informazioni qualitative e quantitative, permettendo di estrarre nuove informazioni da vecchie – e talvolta sottovalutate – fonti, e riscoprire l’importanza delle testimonianze di naturalisti, viaggiatori e storici. Il terzo capitolo affronta un’analisi quantitativa dei cambiamenti ecologici dell’Alto Adriatico, condotta mediante analisi dello sbarcato del Mercato Ittico di Chioggia tra il 1945 e il 2008 e l’applicazione di indicatori. È stato scelto questo mercato per la disponibilità di dati per un ampio periodo storico (circa 60 anni), che ha permesso di valutare i cambiamenti avvenuti in un arco di tempo in cui si è assistito all’industrializzazione, ad una rapida ascesa e al successivo declino della pesca. Chioggia rappresenta il principale mercato ittico dell’Alto Adriatico rifornito dalla più consistente flotta peschereccia dell’area, che sfrutta sia zone costiere che di mare aperto. Oltre ad un’analisi dell’andamento temporale dello sbarcato totale, sono stati applicati alcuni indicatori trofodinamici (livello trofico medio, Fishing-in-Balance, Relative Price Index e rapporto Pelagici/Demersali) e indicatori basati sulle caratteristiche di life-history delle specie (lunghezza media della comunità ittica e rapporto Elasmobranchi/Teleostei). L’utilizzo complementare di più indicatori, sensibili in misura diversa alle fonti di disturbo ecologico e riferite a diverse proprietà emergenti dell’ecosistema e delle relative caratteristiche strutturali, ha permesso di descrivere i cambiamenti avvenuti dal secondo dopoguerra ad oggi e identificare le potenziali forzanti che hanno agito sull’ecosistema. Ad una rapida espansione della pesca, cui è conseguito un aumento significativo delle catture (che hanno raggiunto il massimo negli anni ’80), è seguita una fase di acuta crisi ambientale. L’effetto sinergico di diverse forzanti (pesca, eutrofizzazione, crisi anossiche, fioriture di mucillaggini) ha modificato la struttura e la composizione della comunità biologica, inducendo una graduale semplificazione della rete trofica. Fino agli anni ’80 l’aumento della produttività legato all’incremento di apporto di nutrienti ha sostenuto l’elevata e crescente pressione di pesca, malgrado progressivi cambiamenti strutturali della comunità (regime-shifts), rendendo l’Adriatico il più pescoso mare italiano. Successivamente il sistema sembra essere entrato in una situazione di instabilità, manifestatasi con un drastico calo della produzione alieutica, bloom di meduse (soprattutto Pelagia noctiluca), maree rosse (fioriture di dinoflagellati potenzialmente tossici), crisi anossiche e conseguenti mortalità di massa, regressione di alcune specie importanti per la pesca come la vongola (Chamelea gallina), e fioriture sempre più frequenti di mucillaggini. L’analisi conferma che la sovra-pesca ha agito da pre-requisito perché altre forme di alterazione si manifestassero, e attualmente non sono evidenti segnali di recupero, probabilmente a causa sia di una diminuzione della produttività primaria che della pressione cronica e tuttora crescente indotta dalla pesca. L’approccio di ecologia storica utilizzato ha permesso di ricostruire la storia della pesca in Alto Adriatico, evidenziandone le dinamiche di sviluppo, i cambiamenti tecnologici, strutturali e di pressione ambientale. L’insieme delle analisi e delle fonti raccolte ha permesso di ricostruire - in termini semi-quantitativi - le attività di pesca in Alto Adriatico dal 19° secolo a oggi, analizzare i cambiamenti della comunità ittica nell’arco di due secoli, e infine approfondire le analisi per gli ultimi sessanta anni attraverso l’applicazione di indicatori quantitativi. Da questo studio emerge come già all’inizio del 20° secolo la pesca fosse pienamente sviluppata nell’area, causando cambiamenti strutturali nella comunità ittica, ben prima dell’industrializzazione. Dal secondo dopoguerra si è verificato un rapido incremento dell’intensità delle diverse forzanti antropiche, il cui effetto sinergico ha alterato profondamente l’ecosistema portandolo ad uno stato di inabilità, culminato in gravi crisi ambientali e un netto calo della produzione alieutica.
XXII Ciclo
1979
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CAGLIERO, ELEONORA. "Effetto degli incendi, dell’impatto antropico e del cambiamento climatico sulle dinamiche forestali a lungo termine nelle aree montane: il caso studio delle Alpi Dinariche centrali." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. https://hdl.handle.net/11577/3468214.

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Abstract:
Le foreste miste di montagna di abete bianco (Abies alba Miller), faggio (Fagus sylvatica L.) e abete rosso (Picea abies (L.) Karst.) sono molto diffuse in Europa e hanno un alto valore ecologico e socio-economico. Nei prossimi decenni, queste foreste subiranno probabilmente un’alterazione sostanziale a causa dei cambiamenti climatici e dell’alterazione dei regimi di disturbo. In questo contesto, comprendere le risposte delle diverse specie alle variazioni del clima e all’impatto dei diversi disturbi (ad esempio il fuoco e l'impatto umano) può offrire informazioni critiche per dedurre la vulnerabilità di gran parte degli ecosistemi forestali montani europei. Poiché i cambiamenti ambientali si verificano generalmente su scale spaziali multiple e i loro effetti sulle foreste sono visibili su scale temporali lunghe, sono necessari approcci metodologici integrati. Un'elevata naturalità delle foreste è prerequisito essenziale per studiare le interazioni naturali specie-ambiente. Mentre molte foreste europee sono state profondamente trasformate fin dal Neolitico (circa 6500 anni fa), le Alpi Dinariche ospitano ancora alcuni degli ultimi residui di foreste primarie e vetuste. Questo studio ha combinato le valutazioni dell’attuale struttura e composizione delle foreste, le analisi di telerilevamento e dati paleoecologici multi-proxy in due foreste situate nelle Alpi Dinariche centrali (Montenegro) per fornire informazioni sulle dinamiche della vegetazione a lungo termine in questa regione chiave. I dati confermano l'elevata naturalità di alcuni ecosistemi forestali montani situati nelle Alpi Dinariche centrali. Tuttavia, la pressione dell'uso del suolo (agricoltura e pascolo) così come gli incendi (probabilmente indotti dall'uomo) hanno probabilmente giocato un ruolo importante nel ridurre l'area delle foreste vetuste di abete bianco-abete rosso-faggio durante il Medioevo. L’eredità dell’uso del suolo passato sono ancora visibili nella composizione e nella struttura delle foreste attuali. Il fuoco è stato un importante agente di disturbo durante l'Olocene. Anche se sono necessarie ulteriori ricerche nelle foreste miste europee per convalidare le risposte di abete rosso, faggio e abete bianco al fuoco, al clima e all'impatto umano, i nostri risultati suggeriscono che A. alba potrebbe ben adattarsi a estati più calde di quelle attuali e potrebbe essere resistente a incendi di bassa frequenza e bassa severità o anche a rari incendi di alta severità. Tuttavia, è una specie altamente sensibile all'impatto antropico. F. sylvatica può essere sensibile all'aumento delle temperature estive e potrebbe essere favorita da una bassa intensità degli incendi, mentre risulta essere meno sensibile all'impatto antropico. P. abies è risultata insensibile alle variazioni della temperatura estiva, all'impatto antropico e agli incendi e può persistere a tempi di ritorno degli incendi di circa 200-300 anni o anche dopo rari incendi ad alta severità. Questo studio dimostra che la combinazione di approcci metodologici integrati può fornire utili indicazioni per definire le strategie di protezione, ripristino e gestione delle foreste montane europee miste di abete rosso-faggio-abete bianco.
Mixed mountain forests of silver fir (Abies alba Miller), beech (Fagus sylvatica L.), and spruce (Picea abies (L.) Karst.) are widespread in Europe and have a high ecological and socio-economic value. In the upcoming decades, these forests will likely undergo substantial restructuration due to climate change and altered disturbance regimes. In this context, knowledge of species responses to variations in climate and disturbance regimes (e.g. fire and human impact) may offer critical information to infer the vulnerability of a large part of European mountain forest ecosystems. Since environmental changes generally occur on multiple spatial scales and their effects on forests operate on long-time scales, integrative methodological approaches are required. A high naturalness of forests is key prerequisite to study natural species-environmental interactions. While many European forests were deeply transformed since the Neolithic (around 6500 years ago), the Dinaric Alps still host some of the last remnants of primary and old-growth forests. This study combined the assessments of contemporary forests structure and composition, remote sensing analyses and multi-proxy palaeoecological records in two forests located in the central Dinaric Alps (Montenegro) to provide insights on the long-term vegetation dynamics. The results supported the high naturalness of some mountain forest ecosystems located in the central Dinaric Alps. However, land-use pressure (agriculture and grazing) as well as fires (probably mainly human-induced) likely played an important role in reducing the area of fir-spruce-beech old-growth forests during the Middle Ages. Legacies of past land-use activities are still visible both in tree species composition and structure of current forest stands. Fire was confirmed to be an important disturbance agent during the Holocene. Although further research from European mixed forests is necessary to validate the responses of spruce, beech, and fir to fire, climate, and human impacts, our results suggest that A. alba may be well adapted to warmer-than-present summers and could be resistant to low frequency and low severity fires or even rare high-severity fires. However, it is a species highly sensitive to human impact. F. sylvatica may be sensitive to increasing summer temperatures and could be favored by low biomass burning whereas it is insensitive to human impact. P. abies may be insensitive to variations in summer temperature, human impact, and biomass burning and can persist under fire-return intervals of c. 200-300 years or even after rare high-severity fires. Our study shows that combining integrative methodological approaches can generate valuable insights able to support the definition of protection, restoration, and management strategies of European mixed spruce-beech-fir mountain forests.
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Alessandrini, Giulia. "Gas idrati e cambiamenti climatici lungo il margine Cileno." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16263/.

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Abstract:
Nel corso degli ultimi decenni, la comunità scientifica ha incrementato il suo interesse verso lo studio dei gas idrati. Nei dati sismici, la base del gas idrato è rilevata da un forte riflettore chiamato BSR (Bottom Simulating Reflector). Il BSR è stato rilevato lungo gran parte del margine continentale Cileno, in modo particolare all'interno del prisma di accrezione. Con questo lavoro di Tesi Magistrale è stata modellata la profondità della base della GHSZ (Gas Hydrate Stability Zone) lungo un segmento del Margine Perù-Cile centrale (33°S-46°S), focalizzando l’analisi lungo la scarpata continentale. Al fine di simulare l'effetto del cambiamento climatico sulla stabilità dell'idrato, sulla base delle previsioni IPCC e NASA, la modellazione è stata realizzata per lo scenario attuale e per altri possibili scenari futuri. Sono stati considerati degli aumenti in temperatura e di livello del mare pari a: ΔT= 2°C (Scenario S1), Δl.m.=1,6 m (Scenario S2), ΔT=2°C e Δl.m.=1,6 m (Scenario S3), per i prossimi 50 anni; ΔT=4°C (Scenario S4), Δl.m.=3,2 m (Scenario S5), ΔT=4°C e Δl.m.=3,2 m (Scenario S6), per i prossimi 100 anni. I risultati suggeriscono che il gas idrato svolge un ruolo importante in questa parte del margine Cileno, per due principali motivi legati alla sua dissociazione. Il primo riguarda il potenziale rilascio di ingenti quantità di gas nella colonna d'acqua (220 km3 in 50 anni e 940 km3 in 100 anni): ciò può impattare sull'ecosistema marino e, in certe condizioni, il gas potrebbe raggiungere l'atmosfera contribuendo al riscaldamento globale. Il secondo motivo è legato alla stabilità dei pendii sottomarini: la dissociazione dei gas idrati nei sedimenti potrebbe innescare frane sottomarine che, a loro volta, potrebbero generare tsunami, impattando sulla vicina area costiera. Tutto ciò si pone in un contesto di elevata sismicità, che influisce significativamente sull'insorgenza di tali fenomeni.
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Bonfiglioli, Matteo. "Utilizzo del DNA come archivio digitale a lungo termine." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6137/.

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Abstract:
La tesi riguarda l'utilizzo del DNA come archivio digitale; vengono mostrati i vantaggi di questo approccio concettuale, il metodo di codifica per ottenere le stringhe di DNA partendo da un generico file, l'efficienza del protocollo e i suoi costi.
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FRAGIACOMO, MASSIMO. "COMPORTAMENTO A LUNGO TERMINE DI TRAVI COMPOSTE LEGNO-CALCESTRUZZO." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2001. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12417.

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Collavo, Sandy <1993&gt. "Politiche di welfare aziendale: costo o investimento a lungo termine?" Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11680.

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Abstract:
L’impresa può eccellere nei propri obiettivi di crescita nel lungo periodo se, nell’esercizio della sua attività, è in grado di rispettare gli interessi dei vari player presenti nel contesto in cui opera. Ciò può essere visto dall’impresa come un vincolo a cui sottostare o come una fonte di impulsi e opportunità dai quali partire per creare valore. Infatti, se l’impresa è in grado di creare “valore condiviso” (Shared Value) per sé e per la società in cui opera, soddisfandone i bisogni principali, potrà contare su un contesto migliore in cui sviluppare il proprio business e in cui trovare gli asset strategici fonte del proprio vantaggio competitivo. Uno di questi è il capitale umano. Le politiche di welfare aziendale che l’impresa sviluppa al fine di valorizzare e remunerare adeguatamente questa risorsa non costituiscono solo un costo, sostenuto nel rispetto di valori puramente etici, ma possono essere considerate piuttosto come un investimento che, in un’ottica di lungo periodo, è in grado di creare valore per l’azienda e per la società.
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Rapicetta, Cristian <1978&gt. "Risultati funzionali a lungo termine dopo sutura o plicatura del diaframma." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5267/1/Rapicetta_Cristian_tesi.pdf.

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Abstract:
Obbiettivo. Analizzare la funzionalità polmonare e diaframmatica dopo interventi di plicatura del diaframma con rete di rinforzo peri-costale eseguiti per relaxatio e riparazione di ernia transdiaframmatica cronica mediante riduzione e sutura diretta. Metodi. Dal 1996 al 2010, 10 pazienti con relaxatio unilaterale del diaframma e 6 pazienti con ernia transdiaframmatica cronica misconosciuta sono stati sottoposti a chirurgia elettiva. Gli accertamenti preoperatori e al follow-up di 12 mesi includevano prove di funzionalità respiratoria, misura della pressione massimale inspiratoria alla bocca in clino e ortostatismo, emogasanlisi, TC del torace e dispnea score. Risultati. I pazienti dei due gruppi non differivano in termini di funzionalità respiratoria preoperatoria nè di complicanze postoperatorie; al follow-up a 12 mesi il gruppo Eventrazione mostrava un significativo aumento del FEV1% (+18,2 – p<0.001), FVC% (+12,8 – p<0.001), DLCO% (+6,84 – p=0,04) e pO2 (+9,8 mmHg – p<0.001). Al contrario nrl gruppo Ernia solo il miglioramento della pO2 era significativo (+8.3 – p=0.04). Sebbene la massima pressione inspiratoria (PImax) fosse aumentata in entrambi i gruppi al follow-up, i pazienti operati per ernia mostravano un miglioramento limitato con persistente caduta significativa della PImax dall’ortostatismo al clinostatismo (p<0.001). Il Transitional dyspnoea score è stato concordante con tali miglioramenti pur senza differenze significative tra i due gruppi. La TC del torace ha evidenziato una sopraelevazione dell’emidiaframma suturato, senza recidiva di ernia, mentre i pazienti sottoposti a plicatura hanno mantenuto l’ipercorrezione. Conclusioni. L’utilizzo di un rinforzo protesico è sicuro e sembra assicurare risultati funzionali migliori a distanza in termini di flussi respiratori e di movimento paradosso del diaframma (valutato mediante PImax). Lacerazioni estese del diaframma coinvolgenti le branche principali di suddivisione del nervo frenico si associano verosimilmente a una relaxatio che può quindi ridurre il guadagno funzionale a lungo termine se non adeguatamente trattata mediante l’utilizzo di un rinforzo protesico.
Objectives. To assess pulmonary and diaphragmatic function after diaphragmatic plication re-enforced by pericostal fixed mesh for eventration and repair of diaphragmatic hernia through reduction and direct suture. Methods. From 1996 to 2010, 10 patients with unilateral eventration and 6 patients with misunderstood chronic trans-diaphragmatic hernia underwent elective surgery. Preoperative and 12 months follow-up assessment included pulmonary function tests, measure of maximum inspiratory pressure in clino- and orthostasis, blood gas analysis, chest-CT scan and dyspnoea score. Results. Patients of the two groups did not differ in terms of preoperative lung function nor postoperative complications or in-hospital stay; at follow-up of 12 months, Eventration group showed significant improvement of FEV1% (+18,2 – p<0.001), FVC% (+12,8 – p<0.001), DLCO% (+6,84 – p=0,04) and pO2 (+9,8 mmHg – p<0.001). Conversely in Hernia group only pO2 gain was significant (+8.3 – p=0.04). Although Maximal Inspiratory Pressure (MIP) increased in both groups at follow-up, patients operated for hernia showed minor improvement with persistent significant fall of MIP passing from orthostasis to clinostasis (p<0.001). Transitional dyspnoea score reflected such improvements but no differences were found in gain between the two groups. CT-scan showed a slight elevation of diaphragm in patients operated for diaphragmatic laceration, even without recurrent hernia, while patients operated for eventration maintained postoperative ipercorrection. Conclusions. The use of prosthetic reinforcement after diaphragmatic surgery is safe and seems to ensure better and more stable results either in terms of pulmonary flows and paradoxical diaphragmatic movement (assessed through maximum inspiratory pressure) in patients operated for eventration. Large diaphragmatic tearings involving main branches of phrenic nerve are likely to cause diaphragm denervation; consequent underlying eventration may therefore impair postoperative functional results at long term follow-up if not adequately treated with prosthetic reinforcement as usual in our Institution for pure eventration.
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Rapicetta, Cristian <1978&gt. "Risultati funzionali a lungo termine dopo sutura o plicatura del diaframma." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5267/.

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Obbiettivo. Analizzare la funzionalità polmonare e diaframmatica dopo interventi di plicatura del diaframma con rete di rinforzo peri-costale eseguiti per relaxatio e riparazione di ernia transdiaframmatica cronica mediante riduzione e sutura diretta. Metodi. Dal 1996 al 2010, 10 pazienti con relaxatio unilaterale del diaframma e 6 pazienti con ernia transdiaframmatica cronica misconosciuta sono stati sottoposti a chirurgia elettiva. Gli accertamenti preoperatori e al follow-up di 12 mesi includevano prove di funzionalità respiratoria, misura della pressione massimale inspiratoria alla bocca in clino e ortostatismo, emogasanlisi, TC del torace e dispnea score. Risultati. I pazienti dei due gruppi non differivano in termini di funzionalità respiratoria preoperatoria nè di complicanze postoperatorie; al follow-up a 12 mesi il gruppo Eventrazione mostrava un significativo aumento del FEV1% (+18,2 – p<0.001), FVC% (+12,8 – p<0.001), DLCO% (+6,84 – p=0,04) e pO2 (+9,8 mmHg – p<0.001). Al contrario nrl gruppo Ernia solo il miglioramento della pO2 era significativo (+8.3 – p=0.04). Sebbene la massima pressione inspiratoria (PImax) fosse aumentata in entrambi i gruppi al follow-up, i pazienti operati per ernia mostravano un miglioramento limitato con persistente caduta significativa della PImax dall’ortostatismo al clinostatismo (p<0.001). Il Transitional dyspnoea score è stato concordante con tali miglioramenti pur senza differenze significative tra i due gruppi. La TC del torace ha evidenziato una sopraelevazione dell’emidiaframma suturato, senza recidiva di ernia, mentre i pazienti sottoposti a plicatura hanno mantenuto l’ipercorrezione. Conclusioni. L’utilizzo di un rinforzo protesico è sicuro e sembra assicurare risultati funzionali migliori a distanza in termini di flussi respiratori e di movimento paradosso del diaframma (valutato mediante PImax). Lacerazioni estese del diaframma coinvolgenti le branche principali di suddivisione del nervo frenico si associano verosimilmente a una relaxatio che può quindi ridurre il guadagno funzionale a lungo termine se non adeguatamente trattata mediante l’utilizzo di un rinforzo protesico.
Objectives. To assess pulmonary and diaphragmatic function after diaphragmatic plication re-enforced by pericostal fixed mesh for eventration and repair of diaphragmatic hernia through reduction and direct suture. Methods. From 1996 to 2010, 10 patients with unilateral eventration and 6 patients with misunderstood chronic trans-diaphragmatic hernia underwent elective surgery. Preoperative and 12 months follow-up assessment included pulmonary function tests, measure of maximum inspiratory pressure in clino- and orthostasis, blood gas analysis, chest-CT scan and dyspnoea score. Results. Patients of the two groups did not differ in terms of preoperative lung function nor postoperative complications or in-hospital stay; at follow-up of 12 months, Eventration group showed significant improvement of FEV1% (+18,2 – p<0.001), FVC% (+12,8 – p<0.001), DLCO% (+6,84 – p=0,04) and pO2 (+9,8 mmHg – p<0.001). Conversely in Hernia group only pO2 gain was significant (+8.3 – p=0.04). Although Maximal Inspiratory Pressure (MIP) increased in both groups at follow-up, patients operated for hernia showed minor improvement with persistent significant fall of MIP passing from orthostasis to clinostasis (p<0.001). Transitional dyspnoea score reflected such improvements but no differences were found in gain between the two groups. CT-scan showed a slight elevation of diaphragm in patients operated for diaphragmatic laceration, even without recurrent hernia, while patients operated for eventration maintained postoperative ipercorrection. Conclusions. The use of prosthetic reinforcement after diaphragmatic surgery is safe and seems to ensure better and more stable results either in terms of pulmonary flows and paradoxical diaphragmatic movement (assessed through maximum inspiratory pressure) in patients operated for eventration. Large diaphragmatic tearings involving main branches of phrenic nerve are likely to cause diaphragm denervation; consequent underlying eventration may therefore impair postoperative functional results at long term follow-up if not adequately treated with prosthetic reinforcement as usual in our Institution for pure eventration.
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Bal, Milva Orquidea <1967&gt. "Futuro endocrinologico a lungo termine della pubertà precoce trattata e non trattata." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/148/1/TESI_BAL.pdf.

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Bal, Milva Orquidea <1967&gt. "Futuro endocrinologico a lungo termine della pubertà precoce trattata e non trattata." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/148/.

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BENAGLIO, FRANCESCA. "REMISSIONE DRUG FREE NELL’ARTRITE REUMATOIDE: OUTCOME A LUNGO TERMINE E FATTORI PREDITTIVI." Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2018. http://hdl.handle.net/11571/1227786.

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Longo, Antonio. "Efficacia e sicurezza della terapia a lungo termine con latanoprost nel glaucoma congenito." Thesis, Università degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/162.

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Abstract:
Introduzione: Il glaucoma congenito pur essendo una entita' abbastanza rara, e' una causa importate di cecita' infantile, rappresentandone circa l' 8% dei casi. Dovuto ad una malformazione delle strutture di deflusso dell' umore acqueo, viene trattato chirugicamente, e spesso necessita di interventi ripetuti. La terapia medica e' poco utilizzata, sia per la scarsa efficacia, sia per i gravi effetti collaterali sistemici. In questo studio e' stata valutata l' efficacia e la sicurezza della terapia a lungo termine con latanoprost nel glaucoma congenito primario. Materiali e metodi: sono stati inclusi nello studio i pazienti affetti da glaucoma congenito primario e trattati con latanoprost dal 1997; i parametri considerati sono stati: la pressione intraoculare, l' uso di una nuova terapia ipotonizzante oculare, la necessita' di un nuovo intervento, l' insorgenza di effetti collaterali sistemici o locali. Risultati: Sono stati complessivamente trattati con latanoprost 11 occhi gia' operati e 35 occhi non operati (27 pazienti). Dopo un follow up medio di 6,8 +/- 3,4 anni, un compenso a lungo termine con latanoprost e' stato ottenuto in 3 (27,3%) occhi operati e 13 (37.1%) occhi non operati; in 5 occhi operati (45.5%) ed in 5 occhi non operati (14.3%) e' stato necessario aggiungere un altro farmaco topico (beta bloccanti e/o inibitori topici dell' anidrasi carbonica) ; 3 occhi gia' operati (27.3%) e 14 occhi non operati (40%) sono stati sottoposti ad intervento antiglaucomatoso, cui in 3 casi e' seguita la reintroduzione della terapia con latanoprost. La durata media dell' efficacia della terapia con latanoprost e' stata di 3,7 +/- 3,1 anni. Una correlazione e' stata rilevata tra eta' di inizio della terapia e durata dell' efficacia. Non sono stati rilevati effetti collaterali sistemici, mentre a livello locale e' stato rilevato un caso iperpigmentazione dell' iride e ipertricosi regredite dopo alcuni mesi sospensione della terapia. Conclusioni: la terapia a lungo termine con latanoprost e' sicura, ma un compenso a lungo termine si ottiene in circa un terzo degli occhi trattati.
Introduction: Congenital glaucoma is a rare condition, but it is an important cause of infantile blindness, determining about 8% of all cases. It is caused by a dysgenesis of the structures of the anterior chamber angle, it is usually treated by surgery, and often requires multiple operations. Medical treatment is not used, because of low efficacy and of severe adverse effects of the drugs. In this study the efficacy and safety of long-term treatment with latanoprost in primary congenital glaucoma have been investigated. Materials & methods: in this study were examined the patients affected with primary congenital glaucoma and treated by latanoprost eye-drops from 1997; intraocular pressure, need of further medications or glaucoma surgery, systemic and topical side effects were evaluated. Results: Twenty-seven patients (11 eyes operated and 35 eyes not operated) have been treated. Mean follow-up was 6,8 +/- 3,4 years; in previously operated and in not operated eyes, respectively, a long term success has been found in 3 (27,3%) and 13 (37.1%) eyes, an additional medication (beta-blockers and/or topical carbonic anhidrase inhibitors) was added in 5 eyes (45.5%) and 5 eyes (14.3%), a further glaucoma surgery was performed in 3 (27.3%) and 14 (40%) eyes. In 3 eyes, latanoprost therapy was added after surgery. Mean efficacy of latanoprost therapy was 3,7 +/- 3,1 years. A correlation was found between age of treatment and length of efficacy. No systemic side effects were detected, and only a case of iris hyper pigmentation and hyper trichosis regressed some months after discontinuation of the treatment was found. Conclusions: Long term treatment with latanoprost in primary congenital glaucoma is safe, but it is effective in about a third of the treated eyes.
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Cristino, Stefania <1972&gt. "Score istologico e allocazione dei "reni marginali": outcome a lungo termine del trapianto renale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1084/1/Tesi_Cristino_Stefania.pdf.

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Cristino, Stefania <1972&gt. "Score istologico e allocazione dei "reni marginali": outcome a lungo termine del trapianto renale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1084/.

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Zaetta, Cristina. "Disastro del Vajont: conseguenze a lungo termine sulla salute psichica e fisica dei sopravvissuti." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425042.

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Abstract:
BACKGROUND AND AIMS The negative impact of traumatic events on psychological functioning has been well-established (Wagner, 2000). Recent research suggests that trauma may have deleterious effects on physical functioning (Schnurr, 1996). Some research (Lauterbach, 2005) indicates that the relationship between traumatic experiences and health problems could be mediated by post-traumatic stress disorder (PTSD) or depression (MDD). Experts (Ford et al., 2004) suggest that only long term studies may allow to understand the trauma exposure consequences on physical health from a statistical-epidemiological point of view. Two studies on Vajont survivors were conducted by our research group. The aim of the first study was to assess the psychiatric consequences of the Vajont disaster more than 36 years after the event, with a particular attention to the presence of post-traumatic stress disorder (PTSD) and major depressive disorder (MDD) and to the relationship between the degree of traumatic exposure and its consequences on psychological functioning. The second study aimed to investigate the relationship between physical health and trauma severiy, post-traumatic stress disorder (PTSD), and major depressive disorder (MDD) in a group of Vajont survivors and in a control group, 44 years after trauma. METHODS In the first study, 90 survivors were assessed by means of a semistructured interview to investigate the extent of the traumatic experience and a structured diagnostic interview for the diagnosis of PTSD and MDD. In the second study, 60 survivors were assessed by means of a semistructured interview to investigate health status, and the extent of the traumatic experience, and a structured diagnostic interview for the diagnosis of PTSD and MDD. The health status was also assessed by the survivor's general practitioner. Some self-reported questionnaires were administred to measure quality of life, social support, temperament and the presence of type D personality. A control group of 48 subjects was assessed, too. RESULTS Our first study shows that large scale disasters such as the Vajont one affect the psychological health of survivors for decades. Moreover our research confirms the role of risk factors such as the degree of trauma exposure and female gender in the development of psychiatric consequences after a disaster. The second study confirms the deleterious effects on physical health of extreme traumatic experiences. This effects do not seem to be related to direct effects of trauma or to the degree of exposure. The study shows the role of PTSD or symptoms of PTSD and social support as mediators between trauma exposure and health status. The trauma consequences, in particular on psychological health, have an influence on the Vajont survivors's quality of life.
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MARRONE, MARIA CRISTINA. "Studio della plasticità cortico-striatale in topi mutanti reeler." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/438.

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Abstract:
La reelina è una proteina extracellulare secreta principalmente dai neuroni di Cajal-Retzius durante lo sviluppo neuronale (Lambert de Rouvroit & Goffinet, 1998; Rice & Curran, 2001). Durante la fase embrionale, la reelina controlla la posizione dei neuroni, la struttura laminare della corteccia (Howell et al., 2000; D'Arcangelo, 2005) e l’organizzazione cellulare dei nuclei tronco encefalici (Trommsdorff et al., 1999) attraverso l’azione sul recettore ApoER2 (apoliprotein E receptor 2), il VLDL-R (very low-density lipoprotein receptor) e i recettori delle integrine a3β1 (D'Arcangelo et al., 1995; Trommsdorff et al., 1999; Rodriguez et al., 2000). Nell’età adulta la reelina viene sintetizzata e secreta da un sottotipo di interneuroni GABAergici della corteccia e dell’ippocampo (Alcantara et al., 1998; Drakew et al., 1998). In particolare, questa si accumula postsinapticamente nell’ippocampo e nella neocorteccia, regolando il citoscheletro attraverso il legame con i recettori delle integrine espressi sulle spine dendritiche neuronali (Dong et al., 2003). In relazione al fatto che la reelina è presente nei neuroni postnatali durante i differenti periodi della migrazione neuronale (D'Arcangelo, 2005) e che si aggrega in prossimità dei siti postsinaptici espressi sulle spine dei dendriti apicali, la sua funzione potrebbe non essere limitata al periodo dello sviluppo. Studi recenti hanno mostrato che la reelina ricombinante modula la plasticità sinaptica nell’ippocampo adulto, aumentando il potenziamento a lungo termine (LTP), il quale è invece ridotto: (i) in topi transgenici che mancano dei recettori per la reelina; e (ii) nei mutanti knock-in apoER2 (Weeber et al., 2002; Beffert et al., 2005). Esiste inoltre evidenza che, oltre ai cambiamenti plastici presenti nell’ippocampo, considerati come la base cellulare di apprendimento e memoria (Bliss & Collingridge, 1993; Bear & Malenka, 1994; Bear & Abraham, 1996), anche i duraturi cambiamenti sinaptici che avvengono nello striato rappresentano la base cellulare per alcune forme di apprendimento, in particolare legate all’attività motoria e al rinforzo (Calabresi et al., 1996; Lovinger & Tyler, 1996; Charpier & Deniau, 1997; Charpier et al., 1999; Centonze et al., 2001). Inoltre è stato ipotizzato che la reelina espressa a livello embrionale nello striato ha il controllo del posizionamento dei neuroni dopaminergici della sostanza nera nel mesencefalo, i quali sono, infatti, malposizionati nel topo reeler (Nishikawa et al., 2003). In questo studio, i topi reeler sono stati usati per investigare il ruolo di questa proteina extracellulare nella plasticità corticostriatale e nei comportamenti collegati alle funzioni striatali. Abbiamo mostrato che una ripetuta stimolazione elettrica della via corticostriatale determina un potenziamento a lungo termine (LTP) nel topo reeler omozigote (rl/rl), mentre causa una depressione a lungo termine (+/+) nei congeneri wild type. L’acido D-(–)-2 amino-5-phosphonopentanoico, antagonista dei recettori NMDA (N-methyl-D-aspartic acid) previene l’induzione dell’LTP nei topi reeler, confermando che questa forma di plasticità sinaptica è NMDAR-dipendente. È interessante notare che in presenza di tiagabina, un bloccante del sistema di ricaptazione dell’acido γ-aminobutirrico, la probabilità che i topi (rl/rl) mostrino LTP diminuisce in modo significativo, suggerendo un deficit della trasmissione GABAergica in questi animali. In accordo con questa ipotesi, si è trovata una diminuzione nella densità degli interneuroni contenenti GABA e parvalbumina nello striato dei topi (rl/rl) rispetto ai congeneri (+/+). Infine, compatibilmente con l’abnorme funzionalità striatale, i topi (rl/rl) mostrano un deficit nell’apprendimento procedurale. I nostri dati, che mostrano un’alterazione della plasticità corticostriatale dipendente da una depressione del tono GABAergico, delineano un possibile meccanismo con cui il deficit di reelina può alterare le funzioni cognitive.
Reelin is a large extracellular glycoprotein mainly secreted by Cajal-Retzius neurons during brain development (Lambert de Rouvroit & Goffinet, 1998; Rice & Curran, 2001). During the embryonic stage, reelin controls the position of neurons, the laminar structure of the cortex (Howell et al., 2000; D'Arcangelo, 2005) and the cellular organization in brain stem nuclei (Trommsdorff et al., 1999) by acting on apoliprotein E receptor 2 (apoER2), very low-density lipoprotein receptor (VLDL-R) and a3β1 integrin receptors (D'Arcangelo et al., 1995; Trommsdorff et al., 1999; Rodriguez et al., 2000). In adulthood, reelin is synthesized and secreted by a subset of cortical and hippocampal γ-aminobutyric acid (GABA)ergic interneurons (Alcantara et al., 1998; Drakew et al., 1998). In particular, it accumulates at postsynaptic densities in the hippocampus and neocortex, and regulates spine cytoskeleton by binding to integrin receptors expressed on dendritic spines (Dong et al., 2003). Because reelin is present in postnatal neurons during the different periods of neuronal migration (D'Arcangelo, 2005) and aggregates in the proximity of postsynaptic densities expressed in apical dendrite spines (Rodriguez et al., 2000), its function might not be limited to the developmental period. In fact, recent studies have shown that recombinant reelin modulates synaptic plasticity in the adult hippocampus by enhancing long-term potentiation (LTP), which is instead reduced: (i) in transgenic mice lacking reelin receptors; and (ii) in apoER2 knock-in mutants (Weeber et al., 2002; Beffert et al., 2005). There is evidence that, in addition to the plastic changes occurring in the hippocampus which are thought to be the cellular bases for learning and memory (Bliss & Collingridge, 1993; Bear & Malenka, 1994; Bear & Abraham, 1996), enduring synaptic changes occurring in the striatum also represent the cellular basis for some forms of learning, mainly linked to motor activity and reward (Calabresi et al., 1996; Lovinger & Tyler, 1996; Charpier & Deniau, 1997; Charpier et al., 1999; Centonze et al., 2001). In addition, reelin expressed in the embryonic striatum has been hypothesized to control the positioning of nigral mesencephalic dopamine (DA) neurons, which are malpositioned in reeler mice (Nishikawa et al., 2003). In the present study, Reelin-deficient mice have been used to investigate the role of this extracellular protein in cortico-striatal plasticity and striatum-related behaviours. Here we show that a repetitive electrical stimulation of the cortico-striatal pathway elicited long-term potentiation (LTP) in homozygous reeler (rl/rl) mice, while causing long-term depression in their wild-type (+/+) littermates. The N-methyl-d-aspartic acid (NMDA) receptor antagonist d-(–)-2 amino-5-phosphonopentanoic acid prevented the induction of LTP in (rl/rl) mice, thus confirming that this form of synaptic plasticity was NMDA receptor-dependent. Interestingly, in the presence of tiagabine, a blocker of γ-aminobutyric acid (GABA) re-uptake system, the probability that (rl/rl) mice showed LTP decreased significantly, thus suggesting an impaired GABAergic transmission in reeler mutants. Consistent with this view, a decreased density of parvalbumin-positive GABAergic striatal interneurons was found in (rl/rl) mice in comparison to (+/+) mice. Finally, compatible with their abnormal striatal function (rl/rl) mice exhibited procedural learning deficits. Our data, showing alterations in cortico-striatal plasticity largely depending on a depressed GABAergic tone, delineate a mechanism whereby the lack of reelin may affect cognitive functions.
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Valentino, Giulia. "Modello a lungo termine per la dinamica del glucosio-insulina nel diabete di tipo 1." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/22994/.

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Abstract:
L’elaborato ha l’obiettivo di studiare il modello a lungo termine per la dinamica del glucosio-insulina nel diabete di tipo 1, proposto da Magdelaine e coll. nel 2015 per superare i limiti dei modelli precedenti. Nell’introduzione viene presentato il problema di trovare un modello insulina-glucosio a lungo termine in grado di aiutare il paziente nella gestione del diabete. Nel primo capitolo si descrive la regolazione del sistema glucosio-insulina mediata attraverso la secrezione degli ormoni insulina e glucagone. Nel secondo capitolo si classifica il diabete secondo criteri eziopatogenetici definendo brevemente il diabete di tipo 1, di tipo 2, altre tipologie specifiche di diabete e il diabete mellito gestazionale. Il terzo capitolo si concentra sul diabete di tipo 1 e sulla terapia insulinica consistente nell’automonitoraggio della glicemia e nella somministrazione di insulina, il tutto gestito attraverso “strumenti” che compongono la terapia insulinica funzionale. Il quarto capitolo descrive in modo conciso due modelli matematici a breve termine: il Modello Minimo e il Modello di De Gaetano e Arino, evidenziandone i limiti. Nel quinto capitolo si illustra il modello matematico a lungo termine di Magdelaine e coll., costituito da tre sottosistemi relativi alla dinamica del glucosio, dell’insulina e della digestione. Il modello completo è composto da cinque variabili di stato e nove parametri; da questo si possono ricavare le proprietà a regime e i parametri utili per la terapia insulinica funzionale. Per validare il modello, Magedelaine e coll. hanno raccolto dati clinici su cinque pazienti per più di due giorni, a partire dai quali sono stati identificati i parametri in modo da minimizzare l’errore sulla glicemia. Infine, la conclusione ripercorre i cinque capitoli evidenziando che il modello a lungo termine, pur fornendo risultati interessanti, non è ancora in grado di riprodurre la variabilità nel tempo di alcuni parametri clinici.
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Del, Sindaco Elide <1980&gt. "Studio dei meccanismi di regolazione a lungo termine della comparsa del sonno REM nel ratto." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/989/1/Tesi_Del_Sindaco_Elide.pdf.

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Del, Sindaco Elide <1980&gt. "Studio dei meccanismi di regolazione a lungo termine della comparsa del sonno REM nel ratto." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/989/.

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Fabi, Marianna <1974&gt. "Outcome respiratorio a lungo termine nei soggetti affetti da cardiopatia congenita sottoposti ad intervento cardiochirurgico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2908/1/fabi_marianna_tesi.pdf.

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Abstract:
Introduction: In the last years cardiac surgery for congenital heart disease (CHD) reduced dramatically mortality modifying prognosis, but, at the same time, increased morbidity in this patient population. Respiratory and cardiovascular systems are strictly anatomically and functionally connected, so that alterations of pulmonary hemodynamic conditions modify respiratory function. While very short-term alterations of respiratory mechanics after surgery were investigated by many authors, not as much works focused on long-term changes. In these subjects rest respiratory function may be limited by several factor: CHD itself (fetal pulmonary perfusion influences vascular and alveolar development), extracorporeal circulation (CEC), thoracotomy and/or sternotomy, rib and sternal contusions, pleural adhesions and pleural fibrosis, secondary to surgical injury. Moreover inflammatory cascade, triggered by CEC, can cause endothelial damage and compromise gas exchange. Aims: The project was conceived to 1) determine severity of respiratory functional impairement in different CHD undergone to surgical correction/palliation; 2) identify the most and the least CHD involved by pulmonary impairement; 3) find a correlation between a specific hemodynamic condition and functional anomaly, and 4) between rest respiratory function and cardiopulmonary exercise test. Materials and methods: We studied 113 subjects with CHD undergone to surgery, and distinguished by group in accord to pulmonary blood flow (group 0: 28 pts with normal pulmonary flow; group 1: 22 pts with increased flow; group 2: 43 pts with decreased flow; group 3: 20 pts with total cavo-pulmonary anastomosis-TCPC) followed by the Pediatric Cardiology and Cardiac Surgery Unit, and we compare them to 37 age- and sex-matched healthy subjects. In Pediatric Pulmonology Unit all pts performed respiratory function tests (static and dynamic volumes, flow/volume curve, airway resistances-raw- and conductance-gaw-, lung diffusion of CO-DLCO- and DLCO/alveolar volume), and CHD pts the same day had cardiopulmonary test. They all were examined and had allergological tests, and respiratory medical history. Results: restrictive pattern (measured on total lung capacity-TLC- and vital capacity-VC) was in all CHD groups, and up to 45% in group 2 and 3. Comparing all groups, we found a significant difference in TLC between healthy and group 2 (p=0.001) and 3 (p=0.004), and in VC between group 2 and healthy (p=0.001) and group 1(p=0.034). Inspiratory capacity (IC) was decreased in group 2 related to healthy (p<0.001) and group 1 (p=0.037). We showed a direct correlation between TLC and VC with age at surgery (p=0.01) and inverse with number of surgical interventions (p=0.03). Reduced FEV1/FVC ratio, Gaw and increased Raw were mostly present in group 3. DLCO was impaired in all groups, but up to 80% in group 3 and 50% in group 2; when corrected for alveolar volume (DLCO/VA) reduction persisted in group 3 (20%), 2 (6.2%) and 0 (7.1%). Exercise test was impaired in all groups: VO2max and VE markedly reduced in all but especially in group 3, and VE/VCO2 slope, marker of ventilatory response to exercise, is increased (<36) in 62.5% of group 3, where other pts had anyway value>32. Comparing group 3 and 2, the most involved categories, we found difference in VO2max and VE/VCO2 slope (respectively p=0.02 and p<0.0001). We evidenced correlation between rest and exercise tests, especially in group 0 (between VO2max and FVC, FEV1, VC, IC; inverse relation between VE/VCO2slope and FVC, FEV1 and VC), but also in group 1 (VO2max and IC), group 2 (VO2max and FVC and FEV1); never in group 3. Discussion: According with literature, we found a frequent impairment of rest pulmonary function in all groups, but especially in group 2 and 3. Restrictive pattern was the most frequent alteration probably due to compromised pulmonary (vascular and alveolar) development secondary to hypoperfusion in fetal and pre-surgery (and pre-TCPC)life. Parenchymal fibrosis, pleural adhesions and thoracic deformities can add further limitation, as showed by the correlation between group 3 and number of surgical intervention. Exercise tests were limited, particularly in group 3 (complex anatomy and lost of chronotropic response), and we found correlations between rest and exercise tests in all but group 3. We speculate that in this patients hemodynamic exceeds respiratory contribution, though markedly decreased.
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Fabi, Marianna <1974&gt. "Outcome respiratorio a lungo termine nei soggetti affetti da cardiopatia congenita sottoposti ad intervento cardiochirurgico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2908/.

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Abstract:
Introduction: In the last years cardiac surgery for congenital heart disease (CHD) reduced dramatically mortality modifying prognosis, but, at the same time, increased morbidity in this patient population. Respiratory and cardiovascular systems are strictly anatomically and functionally connected, so that alterations of pulmonary hemodynamic conditions modify respiratory function. While very short-term alterations of respiratory mechanics after surgery were investigated by many authors, not as much works focused on long-term changes. In these subjects rest respiratory function may be limited by several factor: CHD itself (fetal pulmonary perfusion influences vascular and alveolar development), extracorporeal circulation (CEC), thoracotomy and/or sternotomy, rib and sternal contusions, pleural adhesions and pleural fibrosis, secondary to surgical injury. Moreover inflammatory cascade, triggered by CEC, can cause endothelial damage and compromise gas exchange. Aims: The project was conceived to 1) determine severity of respiratory functional impairement in different CHD undergone to surgical correction/palliation; 2) identify the most and the least CHD involved by pulmonary impairement; 3) find a correlation between a specific hemodynamic condition and functional anomaly, and 4) between rest respiratory function and cardiopulmonary exercise test. Materials and methods: We studied 113 subjects with CHD undergone to surgery, and distinguished by group in accord to pulmonary blood flow (group 0: 28 pts with normal pulmonary flow; group 1: 22 pts with increased flow; group 2: 43 pts with decreased flow; group 3: 20 pts with total cavo-pulmonary anastomosis-TCPC) followed by the Pediatric Cardiology and Cardiac Surgery Unit, and we compare them to 37 age- and sex-matched healthy subjects. In Pediatric Pulmonology Unit all pts performed respiratory function tests (static and dynamic volumes, flow/volume curve, airway resistances-raw- and conductance-gaw-, lung diffusion of CO-DLCO- and DLCO/alveolar volume), and CHD pts the same day had cardiopulmonary test. They all were examined and had allergological tests, and respiratory medical history. Results: restrictive pattern (measured on total lung capacity-TLC- and vital capacity-VC) was in all CHD groups, and up to 45% in group 2 and 3. Comparing all groups, we found a significant difference in TLC between healthy and group 2 (p=0.001) and 3 (p=0.004), and in VC between group 2 and healthy (p=0.001) and group 1(p=0.034). Inspiratory capacity (IC) was decreased in group 2 related to healthy (p<0.001) and group 1 (p=0.037). We showed a direct correlation between TLC and VC with age at surgery (p=0.01) and inverse with number of surgical interventions (p=0.03). Reduced FEV1/FVC ratio, Gaw and increased Raw were mostly present in group 3. DLCO was impaired in all groups, but up to 80% in group 3 and 50% in group 2; when corrected for alveolar volume (DLCO/VA) reduction persisted in group 3 (20%), 2 (6.2%) and 0 (7.1%). Exercise test was impaired in all groups: VO2max and VE markedly reduced in all but especially in group 3, and VE/VCO2 slope, marker of ventilatory response to exercise, is increased (<36) in 62.5% of group 3, where other pts had anyway value>32. Comparing group 3 and 2, the most involved categories, we found difference in VO2max and VE/VCO2 slope (respectively p=0.02 and p<0.0001). We evidenced correlation between rest and exercise tests, especially in group 0 (between VO2max and FVC, FEV1, VC, IC; inverse relation between VE/VCO2slope and FVC, FEV1 and VC), but also in group 1 (VO2max and IC), group 2 (VO2max and FVC and FEV1); never in group 3. Discussion: According with literature, we found a frequent impairment of rest pulmonary function in all groups, but especially in group 2 and 3. Restrictive pattern was the most frequent alteration probably due to compromised pulmonary (vascular and alveolar) development secondary to hypoperfusion in fetal and pre-surgery (and pre-TCPC)life. Parenchymal fibrosis, pleural adhesions and thoracic deformities can add further limitation, as showed by the correlation between group 3 and number of surgical intervention. Exercise tests were limited, particularly in group 3 (complex anatomy and lost of chronotropic response), and we found correlations between rest and exercise tests in all but group 3. We speculate that in this patients hemodynamic exceeds respiratory contribution, though markedly decreased.
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Drigo, Mattia <1996&gt. "L’ASSICURAZIONE PER LE FLOTTE DI AUTOVEICOLI: IL CASO UNIPOLRENTAL PER IL NOLEGGIO A LUNGO TERMINE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20083.

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Abstract:
Negli ultimi anni, sempre più persone ed aziende si affidano a metodi sostitutivi all’acquisto della proprietà degli autoveicoli, come il leasing ed il noleggio a lungo termine. L’espansione del mercato di quest’ultima categoria è imputabile principalmente dalla comodità di un contratto “zero pensieri”, comprensivo di una vasta scala di servizi atti a liberare i clienti da varie incombenze e scadenze. Un chiaro esempio è rappresentato dall’assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile, stipulata direttamente dalla società di rental per l’intera flotta. Nell’elaborato, partendo dalla definizione di assicurazione contro i danni, viene analizzato un modello bonus-malus appositamente ideato per le flotte, mostrando il processo di calcolo del premio e le differenze con la metodologia relativa alle singole autovetture.
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Baccichet, Marco <1997&gt. "Effetti a lungo termine derivanti dall’esposizione a tre pesticidi neonicotinoidi sul copepode calanoide Acartia tonsa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20529.

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Abstract:
I pesticidi neonicotinoidi sono tra gli insetticidi attualmente più diffusi e utilizzati. Le informazioni riguardanti la loro tossicità sono tutt’ora scarne e focalizzate prevalentemente negli ambienti marini. Lo scopo di questo lavoro quindi è stato quello di verificare, tramite un test di tossicità cronica, gli effetti derivanti da un’esposizione a lungo termine a tre prodotti appartenenti a questa classe di contaminanti, acetamiprid (ACE), thiacloprid (THI) e thiamethoxam (TMX). Il biondicatore utilizzato per questo test è Acartia tonsa, un copepode calanoide. Gli endopint tenuti in considerazione per stimare la tossicità sono: produzione giornaliera delle uova, schiusa di esse, mortalità larvale e variazioni nello sviluppo larvale. Per ciascun neonicotinoide sono state saggiate due differenti concentrazioni sub-letali, precisamente 10 e 100 ngL-1, scelte sulla base di risultati precedentemente ottenuti con test di sviluppo larvale. TMX, alle concentrazioni utilizzate in questo lavoro, risulta non essere impattante per gli organismi. THI e ACE, invece, influiscono sulla quantità e sulla qualità delle uova, alterandone il corretto tasso di schiusa e il conseguente sviluppo larvale, incidendo anche sulla mortalità degli stadi giovanili.
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Battistini, Giulia <1986&gt. "Studio elettrofisiologico di modificazioni a lungo termine della forza della trasmissione sinaptica nel sistema nervoso centrale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6746/1/Battistini_Giulia_Tesi.pdf.

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Abstract:
Il nucleo accumbens (NAc), il maggior componente del sistema mesocorticolimbico, è coinvolto nella mediazione delle proprietà di rinforzo e nella dipendenza da diverse sostanze d’abuso. Le sinapsi glutammatergiche del NAc possono esprimere plasticità, tra cui una forma di depressione a lungo termine (LTD) dipendente dagli endocannabinoidi (eCB). Recenti studi hanno dimostrato un’interazione tra le vie di segnalazione del sistema eCB e quelle di altri sistemi recettoriali, compreso quello serotoninergico (5-HT); la vasta colocalizzazione di recettori serotoninergici e CB1 nel NAc suggerisce la possibilità di un’interazione tra questi due sistemi. In questo studio abbiamo riscontrato che una stimolazione a 4 Hz per 20 minuti (LFS-4Hz) delle afferenze glutammatergiche in fettine cerebrali di ratto, induce una nuova forma di eCB-LTD nel core del NAc, che richiede l’attivazione dei recettori CB1 e 5-HT2 e l’apertura dei canali del Ca2+ voltaggio-dipendenti di tipo L. Inoltre abbiamo valutato che l’applicazione esogena di 5-HT (5 M, 20 min) induce una LTD analoga (5-HT-LTD) a livello delle stesse sinapsi, che richiede l’attivazione dei medesimi recettori e l’apertura degli stessi canali del Ca2+; LFS-4Hz-LTD e 5-HT-LTD sono reciprocamente saturanti. Questi risultati suggeriscono che la LFS-4Hz induce il rilascio di 5-HT, che si lega ai recettori 5-HT2 a livello postsinaptico incrementando l’influsso di Ca2+ attraverso i canali voltaggio-dipendenti di tipo L e la produzione e il rilascio di 2-arachidonoilglicerolo; l’eCB viaggia a ritroso e si lega al recettore CB1 a livello presinaptico, causando una diminuzione duratura del rilascio di glutammato, che risulta in una LTD. Queste osservazioni possono essere utili per comprendere i meccanismi neurofisiologici che sono alla base della dipendenza da sostanze d’abuso, della depressione maggiore e di altre malattie psichiatriche caratterizzate dalla disfunzione della neurotrasmissione di 5-HT nel NAc.
The nucleus accumbens (NAc), a major component of the mesolimbic system, is involved in the mediation of reinforcing and addictive properties of many dependence-producing drugs. Glutamatergic synapses within the NAc can express plasticity, including a form of endocannabinoid (eCB)-long-term depression (LTD). Recent evidences demonstrate cross-talk between eCB signaling pathways and those of other receptor systems, including serotonin (5-HT); the extensive co-localization of CB1 and 5-HT receptors within the NAc suggests the potential for interplay between them. Here, we found that 20 min low-frequency (4 Hz) stimulation (LFS-4Hz) of glutamatergic afferences in rat brain slices induces a novel form of eCB-LTD in the NAc core, which requires 5-HT2 and CB1 receptors activation and L-type voltage-gated Ca2+ channels opening. Moreover, we found that exogenous 5-HT application (5 μM, 20 min) induces an analogous LTD (5HT-LTD) at the same synapses, requiring the activation of the same receptors and the opening of the same Ca2+ channels; LFS-4Hz-LTD and 5-HT-LTD were mutually occlusive. Present results suggest that LFS-4Hz induces the release of 5-HT, which acts at 5-HT2 postsynaptic receptors increasing Ca2+ influx through L-type voltage-gated channels and 2-arachidonoyl-glycerol production and release; the eCB travels retrogradely and binds to presynaptic CB1 receptors, causing a long-lasting decrease of glutamate release resulting in LTD. These observations might be helpful to understand the neurophysiological mechanisms underlying drug addiction, major depression and other psychiatric disorders characterized by dysfunction of 5-HT neurotransmission in the NAc.
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Battistini, Giulia <1986&gt. "Studio elettrofisiologico di modificazioni a lungo termine della forza della trasmissione sinaptica nel sistema nervoso centrale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6746/.

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Abstract:
Il nucleo accumbens (NAc), il maggior componente del sistema mesocorticolimbico, è coinvolto nella mediazione delle proprietà di rinforzo e nella dipendenza da diverse sostanze d’abuso. Le sinapsi glutammatergiche del NAc possono esprimere plasticità, tra cui una forma di depressione a lungo termine (LTD) dipendente dagli endocannabinoidi (eCB). Recenti studi hanno dimostrato un’interazione tra le vie di segnalazione del sistema eCB e quelle di altri sistemi recettoriali, compreso quello serotoninergico (5-HT); la vasta colocalizzazione di recettori serotoninergici e CB1 nel NAc suggerisce la possibilità di un’interazione tra questi due sistemi. In questo studio abbiamo riscontrato che una stimolazione a 4 Hz per 20 minuti (LFS-4Hz) delle afferenze glutammatergiche in fettine cerebrali di ratto, induce una nuova forma di eCB-LTD nel core del NAc, che richiede l’attivazione dei recettori CB1 e 5-HT2 e l’apertura dei canali del Ca2+ voltaggio-dipendenti di tipo L. Inoltre abbiamo valutato che l’applicazione esogena di 5-HT (5 M, 20 min) induce una LTD analoga (5-HT-LTD) a livello delle stesse sinapsi, che richiede l’attivazione dei medesimi recettori e l’apertura degli stessi canali del Ca2+; LFS-4Hz-LTD e 5-HT-LTD sono reciprocamente saturanti. Questi risultati suggeriscono che la LFS-4Hz induce il rilascio di 5-HT, che si lega ai recettori 5-HT2 a livello postsinaptico incrementando l’influsso di Ca2+ attraverso i canali voltaggio-dipendenti di tipo L e la produzione e il rilascio di 2-arachidonoilglicerolo; l’eCB viaggia a ritroso e si lega al recettore CB1 a livello presinaptico, causando una diminuzione duratura del rilascio di glutammato, che risulta in una LTD. Queste osservazioni possono essere utili per comprendere i meccanismi neurofisiologici che sono alla base della dipendenza da sostanze d’abuso, della depressione maggiore e di altre malattie psichiatriche caratterizzate dalla disfunzione della neurotrasmissione di 5-HT nel NAc.
The nucleus accumbens (NAc), a major component of the mesolimbic system, is involved in the mediation of reinforcing and addictive properties of many dependence-producing drugs. Glutamatergic synapses within the NAc can express plasticity, including a form of endocannabinoid (eCB)-long-term depression (LTD). Recent evidences demonstrate cross-talk between eCB signaling pathways and those of other receptor systems, including serotonin (5-HT); the extensive co-localization of CB1 and 5-HT receptors within the NAc suggests the potential for interplay between them. Here, we found that 20 min low-frequency (4 Hz) stimulation (LFS-4Hz) of glutamatergic afferences in rat brain slices induces a novel form of eCB-LTD in the NAc core, which requires 5-HT2 and CB1 receptors activation and L-type voltage-gated Ca2+ channels opening. Moreover, we found that exogenous 5-HT application (5 μM, 20 min) induces an analogous LTD (5HT-LTD) at the same synapses, requiring the activation of the same receptors and the opening of the same Ca2+ channels; LFS-4Hz-LTD and 5-HT-LTD were mutually occlusive. Present results suggest that LFS-4Hz induces the release of 5-HT, which acts at 5-HT2 postsynaptic receptors increasing Ca2+ influx through L-type voltage-gated channels and 2-arachidonoyl-glycerol production and release; the eCB travels retrogradely and binds to presynaptic CB1 receptors, causing a long-lasting decrease of glutamate release resulting in LTD. These observations might be helpful to understand the neurophysiological mechanisms underlying drug addiction, major depression and other psychiatric disorders characterized by dysfunction of 5-HT neurotransmission in the NAc.
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Vendramin, A. "RICOSTITUZIONE IMMUNITARIA IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO ALLOGENICO DI CELLULE STAMINALI EMOPOIETICHE: VALUTAZIONI A LUNGO TERMINE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/214347.

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Abstract:
Allogenic stem cell transplantation represents an important therapeutic option for the treatment of a number of haematological diseases. Particularly in the context of onco-haematological diseases this treatment has been shown to improve outcome thanks to the graft versus tumour (GVT) effect. Although recent improvements in transplantation procedures, still some limitations to the applicability of these treatment persist. First, not all patients may have available an HLA (human leukocyte antigens) identical donor and secondly, conditioning regimens before transplantation may be too toxic for elderly patients or for patients with other co-morbidities. To overcome this limitations in last few years many researchers have been exploiting new approaches. The introduction of not fully matched transplantations (mismatched or haploidentical) and reduced intensity regiments have partially overcome the limitations. In the onco-haematological context the most common complications of allogenic stem cell transplantation are relapse, opportunistic infections and activation of transplanted immune system against the normal tissues of the host (graft versus host disease – GVHD). All of these represent alterations of the normal functions of the immune system and demonstrate the importance of monitoring immunity in allo-transplanted patients. Studies in these field are mostly limited to the evaluation of the first year after transplantation and data from longer follow up are limited. In this study we monitored patients undergoing haematopoietic stem cell transplantation from an alternative donor after reduced intensity regimen over one year after transplantation (up to 4-5 years after transplantation). Particularly we evaluated 6 patients (age at transplantation 34; range 15-49) undergoing haploidentical stem cell transplantataion associated with T cell depletion in vitro (immunomagnetic selection of CD34 stem cells) and in vivo (anti CD52 antibody – Alemtuzumab) followed by infusion of CD8 depleted donor lymphocytes and 18 patients (age at transplantation 40; range 22-60) undergoing transplantation from a match unrelated donor (MUD) followed by in vivo T cell depletion (anti thymocyte globulins – ATG). All the patients have been analysed at the times of clinical remission and not under pharmacological treatment. In order to compare data obtained by the single cohorts to a normal situation we also evaluated 10 healthy donors (age 37; range 24-55). The evaluation of the immune recovery has been carried out through 4 different techniques: - analysis of chimerism through amplification of 9 different short tandem repeats (STR); - evaluation of the lymphoid sub population B, T and NK (and their maturation stages) through flow cytometry immunophenotype; - analysis of the thymic productivity trough quantification of the episomal DNA sjTREC (signal joint T-cell receptor excision circle); - evaluation of the receptorial complexity of the T and B cell compartment trough analysis of the CDR3 (complementary determinating region 3) of the β chain of the T cell receptor and of the heavy chain of the immunoglobulins. Our results show no significant differences between the two groups of patients analysed in the long term immune reconstitution, neither respectively the counts of the lymphoid sub population nor regarding the complexity values for the B and T cell receptors comparing the data to the ones from healthy subjects. We show a reduction in the thymic productivity that persist over 3 years post transplantation although there are no difference comparing the two cohorts of patients. Even though the counts of the main populations normalize between 1 and 2 years after transplantation the analysis of the maturation of the B and T cell compartments highlights the persistence of alterations in the normal maturation process in all the follow up points. Particularly both patients undergoing haploidentical or MUD transplantation present an increase in the B naïve subpopulation and a decrease in the B memory subsets demonstrating an alteration in the normal B cell development probably due to an alteration in the normal function of the germinal center. Concerning the T cell compartment it has been seen a decrease in the production of naïve T cells, that reflects the low thymic production, and an increase in the effector and terminal memory compartment. These might be a mechanism involved in the control of the oncological disease . In conclusion, patients that do not relapse and do not experience other clinical problems are able to recover immunity in the long term although thymic production remains low. No significant difference are found between the two types of transplantation highlighting that haploidentical transplantation is a good alternative to HLA identical transplantation implying less problems for donor recruitment. Analysis of the maturation steps of the B and T cell compartment demonstrated the persistence of alterations long term after transplantation indicating that this evaluation should be further studied in order to elucidate the mechanism at the basis of the immune recovery. Moreover this could be a good marker for monitoring the clinical course of the patients.
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Saviello, Giovanni. "Effetti a lungo termine dell’applicazione di ammendante compostato sulla qualità chimica e biologica di suoli agrari." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2014. http://hdl.handle.net/10556/1774.

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Abstract:
2012 - 2013
Il compost è un fertilizzante ottenuto dalla decomposizione biologica di rifiuti organici in condizioni controllate. Il processo di decomposizione biologica porta ad una parziale mineralizzazione dei composti organici più degradabili e favorisce l'umificazione di quelli più recalcitranti. L'utilizzo del compost in agricoltura è una strategia ampiamente utilizzata per incrementare la fertilità del suolo (aggiungendo, ad esempio, nutrienti come K, Ca, Mg, Na) e, nel contempo, evita che i rifiuti organici possano essere conferiti in discarica. L'applicazione a lungo termine del compost, tuttavia, potrebbe incrementare il rischio di accumulo di metalli pesanti nel suolo e nelle colture, e di conseguenza, per la salute umana. In un esperimento a lungo termine, un suolo agricolo mediterraneo è stato annualmente sottoposto ai seguenti trattamenti: fertilizzazione minerale NPK (MIN), ammendamento con compost (CMP) e ammendamento con compost a cui è stato aggiunto ogni anno azoto in quantità pari a metà dose utilizzata nella fertilizzazione minerale; un suolo non fertilizzato è stato utilizzato come controllo. Il totale di compost aggiunto dopo sette anni di sperimentazione è stato di 150 t/ha in CMP e 105 t/h in CMP+N/2. Sono stati valutati alcuni indicatori microbici della qualità del suolo come la biomassa microbica, la respirazione, l'attività idrolasica totale, il carbonio organico del suolo e la sua ripartizione in pool di diversa stabilità chimica; alcuni macro e micro-nutrienti ed elementi potenzialmente tossici sono stati misurati nel suolo (totale e frazione disponibile) e nelle colture. I risultati mostrano che il ripetuto ammendamento con il compost incrementa il carbonio organico del suolo; in relazione a questo cambiamento si ottiene un positivo effetto sulla fertilità biologica del suolo e sull'attività microbica rispetto ai suoli con fertilizzazione minerale. L'incremento della frazione stabile del carbonio organico del suolo sottolinea l'importanza dell'ammendamento con il compost come strategia per promuovere il sequestro del carbonio nel suolo. I risultati delle concentrazioni dei nutrienti e degli elementi potenzialmente tossici nel suolo e nelle colture dopo il 5° ed il 6 anno di sperimentazione mostrano come la ripetuta applicazione di compost non rappresenti un rischio di accumulo per le colture anzi, può fornire nutrienti alle colture come nel caso del potassio. Un approccio preliminare all'analisi molecolare della struttura della comunità microbica del suolo mostra delle differenze tra i trattamenti.- [a cura dell'autore]
XII n.s.
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Negrisolo, Nicola <1991&gt. "LA CREAZIONE DI VALORE A LUNGO TERMINE PER IL TARGET MILLENNIALS: IL CASO CRÉDIT AGRICOLE / CA’ FOSCARI." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14731.

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Abstract:
Nel corso degli anni il concetto di creazione del valore ha assunto un ruolo sempre più centrale e rappresenta ad oggi il principale obiettivo di ogni impresa. La sola massimizzazione del valore per gli azionisti non è più sufficiente per fornire un quadro completo sulla gestione aziendale; l’impresa deve essere infatti in grado di rispondere alle esigenze dei differenti portatori di interessi, ossia di tutti gli stakeholder con cui entra in contatto e il cui contributo risulta essenziale per il suo successo economico. Partendo quindi dallo sviluppo nel tempo del concetto di creazione di valore, l’obiettivo di questa tesi è quello di affrontare il tema dell’attenzione agli stakeholder d’impresa. In particolare questa ricerca si pone l’obiettivo di identificare le modalità di creazione di valore a lungo termine per il target Millennials, che rappresenta oggi la generazione emergente in ambito economico. Nel primo capitolo si presenterà l’evoluzione del concetto di creazione del valore, partendo dalla teoria tradizionale fino ad arrivare alla teoria degli Stakeholder, alla Responsabilità Sociale d’Impresa ed allo stakeholder engagement. Nel secondo capitolo si affronterà l’argomento relativo alla generazione Millennials, al fine di rintracciarne le caratteristiche e individuarne i bisogni, le aspettative, i valori e le modalità di coinvolgimento. Nel terzo capitolo si presenterà il caso della Banca CA FriulAdria con particolare attenzione all’Osservatorio Millennials e alle attività messe in atto dall’Istituto per aumentare la conoscenza dei consumatori appartenenti a questo target.
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30

Cappellari, Ambra. "Nascita pretermine nella Regione Veneto: outcome a breve e lungo termine in uno studio di coorte area based." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3424602.

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Abstract:
INTRODUCTION Preterm birth, defined as the birth of a baby of less than 37 weeks gestational age, has a number of consequences at social, ethical, economic and health care level. These consequences affect both hospital health care programs, local programs and prevention plans. The rapid and remarkable innovation of assistance methods and of equipment in the Neonatal Intensive Care Unit has allowed a gradual increase of survival rates of extremely low weight and low gestational age premature infants. Several studies have demonstrated that premature and extremely premature infants show severe short, medium and long-term clinical outcomes, in particular neurological and neurosensorial outcomes. However, long-term follow-ups of infants cohorts selected by area-based surveillance are not available. AIM The aim of this study is to analyse the clinical outcomes of preterm infants in the Veneto Region by means of a follow-up assessment of short, medium and long-term health outcomes according to gestational age, in particular for extremely low weight and extremely low gestational age premature infants. MATERIALS AND METHODS The study has been divided into different phases. In the first preliminary phase a stratification sampling of population has been carried out on the basis of the gestational age of all infants born in the Veneto Region from 2003 to 2009. For this phase the current flow of the Certificate of Delivery Care (CEDAP) has been used. This flow has been mandatory since 2001 and records all newborns of the Region, it contains information on the infant (gender, weight, length, head circumference, gestational age, major resuscitation care in case of assisted intubation and ventilation and medical cardiac resuscitation, minor resuscitation care in case of aspiration and cardiac massage, infant’s admission in neonatal intensive care unit, possible malformations and possible cause of infant mortality), on the delivery (single or multiple, natural or cesarean, possible type of pain relief and type of anesthetic, maternal complications), on pregnancy (number of tests and ultrasound scans, prenatal diagnosis, course of pregnancy: physiological or pathological, threatened abortion, threatened preterm labour, infectious diseases, infections of the genitourinary tract, diabetes and gestosis) and on the mother and the father (age, education, job, marital status, exposure to risk factors such as smoke). Stratification sampling has been carried out according to the gestational week (GW) from 20 GW to 42 GW. In particular, all newborns ≤ 28 gestational weeks in the above mentioned period have been considered. Patients cohorts have thus been arranged and the cohorts of infants born in 2005 and from 2007 to 2009 have been studied. In the next phase, starting from current statistics, patients’ natural history has been reconstructed, when possible, by means of death certificates (ISTAT) in order to assess survival, hospital discharge records for recoveries, intercurrent acute pathologies and chronic pathologies, information flow on the rehabilitation activity ex art. 26 L 833/1978 of the Veneto Region in order to assess the admission to rehabilitative services and the flow Rare Diseases Registry. In particular, the “chronic” patients have been identified, defined as subjects with at least 2 hospitalizations within 12 months, both characterized by the same pathology code of hospital discharge records. Eventually the results have been analysed: mortality, survival rate, patients affected by chronic pathologies, patients affected by rare diseases and patients who have undergone rehabilitation cycles. The patients not included in the categories described above will be sampled and assessed in follow-up after this study according to the following protocol: qualitative assessment of spontaneous motor function, qualitative assessment by means of classification systems (ABC, Gross Motor Function Measure, and, for the most severe cases, Besta scale and QUEST scale), cognitive assessment (Griffiths, WIPPSI, WISC-IV), neurosensorial assessment by means of the analysis of the Multimodal Evoked Potentials (PEV, BAEPs, SEP), assessment of neuroimaging (standard protocol and 3D brain NMRI with DTI and resting state for tractographic assessment). RESULTS During the analysed period from 2003 to 2009 in the Veneto Region 322.598 neonates have been recorded, approximately 46.000 neonates/year. 91,71% of these were born at term (>37 GW), 7,63% were born premature (<37 GW). If we consider preterm neonates, 2,13% were born before 32 GW and 0,55% are ≤ 28 GW. The recorded premature neonates ≤ 28 GW, who are 0,55% of the total amount, are approximately 1785, on average 255/year. Birth mortality total rate in neonates between 2003 and 2009 is 2,9 x 1000 in single deliveries and 8,7 x 1000 in multiple deliveries; the rate grows along with the decrease of gestational age, in particular rates of 8,3 at 36 GW for single deliveries vs 1,1 for multiple deliveries are recorded, 17,8 for single deliveries (35 GW) vs 6,0 for multiple deliveries and 117,6 for single deliveries vs 57,7 for multiple deliveries in neonates born before 28 GW. Premature babies <28 GW increased from 201 in 2003 (0,48% of neonates in 2003) to 301 in 2009 (0,63% of neonates in 2009). Multiple deliveries of neonates < 28 GW are 24% (20% twins, 3% multiple twins) in comparison to 1,2 % of babies born at term (2,7% twins and 0,1% multiple twins) and 3% in comparison to the total amount of deliveries. The percentage of extremely low weight and gestational age neonates and their survival are thus growing rapidly in the Veneto Region. This is due to the growing innovation of care methods and of equipment in the Neonatal Intensive Care Units: even babies born at 20 GW are resuscitated and survive (1 baby born in 2007 recorded, 1 at 19 GW and 1 at 20 GW; in 2008 7 babies born at 21 GW, only two neonatal deaths). Our analysis shows that apparently some factors are implied in preterm birth: one factor is the mother’s age, in particular the percentage of neonates <28 GW decreases from 1,2% for mothers <24 years old to 0,8% between 25 and 29 years and 1,5% if >40 years old (relative risk RR is of 2,3). Another factor is the mother’s ethnic group: among African women and Eastern European women the percentage of preterm neonates is twice as high as among Italian women. If we analyse the women who have delivered preterm babies, 55% are primiparas (RR 1.2), 30% report a spontaneous abortion in their anamnesis before the delivery (RR 1.8), 4% report a stillbirth before the delivery (RR 3.1) and 12% report a voluntary interruption of pregnancy (RR 2.1). 7% are smokers (RR 1.1) and 2,6% undergo medically assisted procreation or MAP (RR 2.03). With regard to MAP, 1.8% babies are born every year; 11% of the neonates ≤28 GW were born by means of MAP vs 1% of babies born at term by means of MAP. If we now analyse the results of neonates born < 28 GW in 2005 and 2007-2009 cohorts, in 2005 the babies who died during the first year of life are 65 (29%); the survivors are 160 (71%). 11 survivors out of the total amount are chronic patients (6.8%); 9 have been rehabilitated (5.6%); 1 affected with a rare disease has been registered (0.6%). Although they were not mentioned in the considered sources, 105 show diagnosis of complications at birth and/or during the first year of life (66%). The percentage of premature babies with severe outcomes is thus 79%. 37 are not mentioned in any source and have had no complications (23%). From 2007 to 2009 dead babies during the first year of life are 250 (31%); survivors are 545 (69%). 61 patients out of the total amount are chronic patients (11%), 1 of them is affected by a rare disease and registered in the Rare Disease Registry, 13 have been rehabilitated (2.3%) and 3 (0.5%) report rare diseases diagnosis on the hospital discharge record; 63 are rehabilitated (12%), 15 out of these are chronic; 11 are affected by rare diseases (2.7%), only two of which are registered in the Rare Disease Registry. Although they were not mentioned in the considered sources, 360 report diagnosis of complications at birth and/or during the first year of life (66%). The percentage of premature babies with severe outcomes is approximately 91%. 72 are not mentioned in any source and have had no complications (13%). CONCLUSIONS The percentage of neonates with severe prematurity is rising remarkably in the Veneto Region due to the growth of the survival rate of babies born between 22 and 28 GW. By means of preliminary analyses, several factors related to the mother’s history, to the reproductive history and to the pregnancy course, as well as to the neonate, can apparently determine a preterm birth. In light of these preliminary data, considering the above mentioned survival and disability rates, it is particularly important to know the babies’ natural history and to verify the short and long-term clinical outcomes in terms of impact on the health care and rehabilitation planning.
INTRODUZIONE La nascita pretermine, definita come nascita che avviene prima di 37 settimane complete di gravidanza, comporta una serie di implicazioni sociali, etiche, economiche e sanitarie che impattano sui programmi assistenziali ospedalieri e territoriali e sui programmi preventivi di salute. La rapida e cospicua innovazione dell’assistenza e delle strumentazioni nelle Unità di Terapia Intensiva Neonatale ha prodotto negli ultimi anni un progressivo aumento della sopravvivenza dei gravi prematuri di basso peso e di bassa età gestazionale. Numerosi studi hanno dimostrato che i bambini nati prematuri ed estremamente prematuri presentano severi esiti clinici a breve e medio termine, in particolare neurologici e neurosensoriali. Non sono tuttavia disponibili follow-up a lungo termine di coorti di bambini selezionate da sorveglianze area-based. SCOPO Lo scopo di questo studio è analizzare gli esiti clinici dei nati prematuri in Regione Veneto, valutando in follow-up gli esiti di salute a breve, medio e lungo termine per età gestazionale, in particolare per i gravi prematuri di basso peso e di bassa età gestazionale. MATERIALI E METODI Lo studio è stato suddiviso in diverse fasi. In una prima fase preliminare è stata condotta una stratificazione per età gestazionale della popolazione di tutti i nati in Regione Veneto nel periodo 2003-2009. Per questa fase è stato utilizzato il flusso corrente del Certificato di Assistenza al Parto (CEDAP). Tale flusso è mandatorio dal 2001 e registra tutti i nati della Regione, contiene informazioni relative al nato (sesso, peso, lunghezza, circonferenza cranica, età gestazionale, necessità di rianimazione maggiori se intubazione e ventilazione assistita e rianimazione cardiologica con farmaci, necessità di rianimazione minore se aspirazione e massaggio, necessità di ricovero del nato in reparto di cure intensive neonatali, eventuale presenza di malformazione ed eventuale causa di nati-mortalità), al parto (genere del parto: semplice o plurimo, modalità parto se spontaneo o cesareo, eventuale tipo di controllo del dolore e tipo di anestesia, complicanze materne legate al parto), alla gravidanza (numero di accertamenti eseguiti in gravidanza, numero di ecografie, indagini prenatali, decorso gravidanza se fisiologico o patologico, se patologico il tipo di condizione morbosa insorta durante la gravidanza: minacce di aborto, minaccia di parto prematuro, malattie infettive, infezioni tratto genito-urinario, diabete e gestosi) e informazioni riguardanti il padre e la madre (tra cui età, scolarità, professione, parità, stato civile, esposizione a fattori di rischio quali il fumo). La stratificazione è stata fatta per settimana gestazionale dalla 20 sg alla 42 sg. In particolare sono stati considerati tutti i nati < 28 settimane gestazionali nel periodo sovra descritto. Sono state pertanto create delle coorti di pazienti e sono state analizzate le coorti dei nati nel 2005 e nel triennio 2007-2009. Nella fase successiva, a partire dalle statistiche correnti, sono state ricostruite le storie naturali di ciascun paziente, quando possibile, utilizzando le schede di morte (ISTAT) per valutare la sopravvivenza, le schede di dimissione ospedaliera (SDO) per le ospedalizzazioni, le patologie acute intercorrenti e patologie croniche, flusso informativo sull’attività di riabilitazione dei centri ex art.26 L 833/1978 per valutare l’accesso a servizi riabilitativi e il flusso Registro Malattie Rare. In particolare sono stati identificati i soggetti “cronici” definiti come i soggetti con almeno 2 ospedalizzazioni nell’arco di 12 mesi caratterizzate entrambe dallo stesso codice di patologia SDO. ,Alla fine sono stati analizzati gli esiti: mortalità, sopravvivenza, soggetti affetti da patologie croniche, soggetti affetti da malattie rare e soggetti che hanno necessitato di cicli di riabilitazione. I soggetti non inclusi nella categorie sovradescritte verranno in un tempo successivo a questo studio campionati e valutati in follow up secondo il protocollo seguente: valutazione qualitativa della motricità spontanea, valutazione quantitativa mediante l’utilizzo di scale di valutazione (ABC, Gross Motor Function Measure, e, per i casi con esiti più gravi, Scala Besta e scala QUEST), valutazione cognitiva (Griffiths, WIPPSI, WISC-IV), valutazione neurosensoriale mediante studio del Potenziali Evocati Multimodali (PEV, BAEPs, SEP), valutazione di neuroimaging (RMN cerebrale con protocollo standard e 3D con DTI e resting state per la valutazione trattografica) trattografica). RISULTATI Nel periodo considerato 2003-2009 in Regione Veneto sono stati registrati 322.598 nati, in media circa 46.000 nati/anno. Di questi 91,71% sono nati a termine (>37 sg), 7,63% nascono prematuri (<37 sg). Se consideriamo i nati pretermine, 2,13% sono nati prima delle 32 sg e 0,55% sono <28 sg. I nati prematuri <28 sg registrati, che rappresentano lo 0,55%, sono 1785 circa, in media 255/anno. Il quoziente di natimortalità totale dei nati dal 2003 al 2009 è 2,9 x 1000 per i parti singoli e 8,7 x 1000 per i parti plurimi; tale quoziente aumenta con il decrescere dell’età gestazionale in particolare si registrano quozienti di 8,3 alla 36 sg per i parti singoli vs 1,1 per i parti plurimi , 17,8 per i parti singoli (35 sg) vs 6,0 per i parti plurimi e 117,6 per i parti singoli vs 57,7 per i parti plurimi nei nati prima delle 28 sg. I nati prematuri <28 sg sono passati da 201 nel 2003 (0,48% dei nati nel 2003) a 301 nel 2009 (0,63% dei nati nel 2009). I parti plurimi dei neonati < 28 sg sono il 24% (20% gemellari e 3% plurigemellari) rispetto al 1,2 % dei nati a termine (2,7% gemellari e 0,1% trigemellari) e il 3% rispetto al totale del parti. La percentuale di nati con prematurità grave e la loro sopravvivenza sono dunque in grande aumento nella Regione Veneto. Questo fenomeno è dovuto alla crescente innovazione dell’assistenza e delle strumentazioni nelle Unità di Terapia Intensiva Neonatale: vengono rianimati e sopravvivono anche nati dalle 20 sg (registrati 1 nati nel 2007 uno alla 19 sg e 1 alla 20 sg; nel 2008 7 nati alla 21 sg di cui solo due decessi alla nascita). Dalle nostre analisi alcuni fattori sembrano implicati nella nascita pretermine: l’età della madre è uno di questi in particolare la percentuale dei nati <28 sg passa da 1,2% per madri <24 aa allo 0,8% tra i 25 e i 29 anni e 1,5% se >40 aa (rischio relativo RR di 2,3). Un altro fattore è la cittadinanza materna: le donne africane e le donne dell’Europa dell’Est hanno una percentuale di nati pretermine doppia rispetto alle donne italiane. Se analizziamo le donne che hanno partorito dei neonati prematuri, il 55% sono primipare (RR 1,2), il 30% segnala in anamnesi un aborto spontaneo precedente al parto (RR pari a 1,8), il 4% un nato morto precedente al parto (RR 3,1) e il 12% una interruzione volontaria di gravidanza precedente (RR 2,1). Il 7% fuma (RR 1,1) e il 2,6% ricorre a una Procreazione Medicalmente Assistita o PMA (RR 2.03). Per quanto riguarda la PMA i nati sono 1,8% all’anno; 11% dei nati <28 sg sono nati da PMA vs 1% dei nati a termine da PMA. Se analizziamo ora gli esiti dei nati < 28 sg nelle coorti 2005 e 2007-2009, nel 2005 i morti entro il primo anno di vita sono 65 (29%); i sopravissuti sono 160 (71%). Dei sopravissuti 11 sono pazienti cronici (6,8%); 9 sono stati riabilitati (5,6%); 1 affetto da malattia rara certificato (0,6%). 105 pur non essendo presenti nelle fonti considerate presentano diagnosi di complicazione alla nascita e/o dentro l’anno (66%). La percentuale di nati prematuri con esiti maggiori è pertanto di 79%. 37 non sono presenti in alcuna fonte né hanno avuto delle complicazioni (23%). Nel triennio 2007-2009 i morti entro il primo anno di vita sono 250 (31%); i sopravissuti sono 545 (69%). Dei sopravissuti 61 sono pazienti cronici (11%) di cui 1 con malattia rare e certificato verificato nel flusso malattie rare, 13 riabilitati (2,3%) e 3 (0,5%) presentano diagnosi di malattie rare alla SDO; 63 sono riabilitati (12%) di questi 13 sono cronici ; 15 affetti da malattia rara (2,7%) di cui solo due con certificato di patologia rara. 360 pur non essendo presenti nelle fonti considerate presentano diagnosi di complicazione alla nascita e/o dentro l’anno (66%). La percentuale di nati prematuri con esiti maggiori è circa 91%. 72 non sono presenti in alcuna fonte né hanno avuto delle complicazioni (13%). CONCLUSIONI La percentuale di nati con prematurità grave è in grande aumento nella Regione Veneto per l’incremento della sopravvivenza dei nati tra le 22 e le 28 sg da analisi preliminari sembra che numerosi fattori relativi alla storia materna, alla storia riproduttiva e al decorso della gravidanza nonché fattori relativi al neonato possano determinare una nascita pretermine. Alla luce di questi dati preliminari, risulta particolarmente rilevante, soprattutto per le ricadute programmatorie dei servizi di assistenza e di riabilitazione, conoscere la storia naturale di questi bambini e verificarne gli esiti in termini di disabilità complesse che ne possono derivare viste le percentuali di sopravvivenza e di disabilità sovra riportate.
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Locatelli, C. "Valvuloplastica percutanea con catetere con pallone nella stenosi polmonare del cane : studio dell'outcome a breve e lungo termine." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/2434/200676.

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Abstract:
Abstract Objectives: Determine whether valve morphology, pulmonary annulus diameter, aortic/pulmonic annulus ratio, balloon-to-annulus ratio (BAR), prepulmonary balloon valvuloplasty (PBV), Doppler gradient, and residual Doppler gradient are independent predictors of immediate and long-term results after PBV in dogs as in humans. Animals, materials and methods: Retrospective study. Medical records of dogs that underwent PBV, from January 1999 to December 2008 were reviewed. All dogs with pre- and immediate (24 h) post-PBV echocardiographic examination were included. 126 dogs were selected. Immediate outcome was optimal when the dog survived the PBV and Doppler gradient was 50 mmHg. Long-term outcome (1 year) was optimal when the dog survived at least 1-year follow-up without symptoms and Doppler gradient was 50 mmHg. Results: Only pre-PBV Doppler gradient was identified as a significant independent predictor of immediate results (P < 0.001; OR 0.97, CI 0.96e0.98). Pre-PBV Doppler gradient and residual Doppler gradient were the only independent predictors of long-term results (P ¼ 0.036; OR 0.98, CI 0.96e0.99 and P ¼ 0.005; OR 0.95, CI 0.92e0.98, respectively).
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Galli, C. "VALUTAZIONE DELL'EFFICACIA E DELL'IMMUNOGENICITÀ A LUNGO TERMINE DELLA VACCINAZIONE ANTI-EPATITE B IN ITALIA: ATTUALITÀ E PROSPETTIVE FUTURE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/487310.

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Abstract:
INTRODUCTION Hepatitis B virus (HBV) is a partially double stranded DNA virus of the Hepadnaviridae family which includes related viruses responsible for liver injuries in animals. On the basis of genetic variability, human HBV strains are currently divided into 8 major (A-H) and 2 minor (I-J) genotypes with a different geographical distribution. HBV is mainly carried in blood but also in other body fluids such as saliva, semen and vaginal secretions. It is usually transmitted by vertical route in developing and highly endemic countries and by horizontal route, especially by unsafe sexual contacts and intravenous drug use, in developed countries with low or intermediate endemicity. Nowadays, hepatitis B is a potentially life-threatening liver infection because safe and effective vaccines are available since ‘80s. However, such infection is still a serious public health problem worldwide. It is a leading cause of acute and chronic liver disease. Currently about 240 million people are estimated to be chronically infected with HBV and more than 686,000 individuals die each year due to HBV-related liver complications, including cirrhosis and liver cancer. Vaccination is the most effective and economically favourable measure to control and prevent hepatitis B on global scale. The viral genome (HBV-DNA) consists of 4 partially overlapping Open Reading Frames (ORFs): in particular ORF pre-C/C encodes for the core protein (HBc) and ORF pre-S/S encodes for the enveloped proteins, among which the most represented is the viral surface antigen (HBsAg). Specific antibodies against hepatitis B core protein (anti-HBc) generally indicate a natural exposure to HBV. Instead, HBsAg is the main component of the currently hepatitis B vaccines since it contains the viral antigenic determinant common to all HBV strains, called a determinant, which induces the host immune system to produce specific neutralizing anti-HBs antibodies able to recognized the viral protein HBsAg in its originally conformation, thus conferring protection. HBV strains with mutations within the a determinant can cause breakthrough infections also in immunized subjects. In Italy, hepatitis B vaccination started in 1983 targeted to individuals at increased risk of infection and then became mandatory in 1991 for all infants and, until the end of 2003, also for 12-year-olds. The first hepatitis B vaccines were plasma-derived, soon replaced by monovalent vaccines manufactured by recombinant DNA technology. These vaccines were proven to be highly immunogenic and able to confer seroprotection (anti-HBs concentration ≥10 IU/l after primary immunisation with a 3-dose vaccination series) in over 90-95% of healthy children and adults. However their long-term protection is still a debated issue. Moreover, from the XXIX century combined vaccines started to be used for infant immunisation. In 2000, two hexavalent vaccines (Hexavac, Sanofi Pasteur MSD and Infanrix Hexa, GlaxoSmithKline) were licensed in Europe for primary immunisation of children against diphtheria, tetanus, pertussis, poliomyelitis, hepatitis B and Haemophilus influenzae B. In 2005, the marketing authorization of Hexavac vaccine was suspended by the European Medicines Agency (EMA) because of concerns about the long-term immunogenicity of its hepatitis B component. A surveillance programme has been undertaken to verify the long-term protection against HBV conferred by such hexavalent vaccine. Up till now, the Italian hepatitis B vaccination strategy was a success: in fact it has drastically reduced the incidence of acute infections and the rate of serological HBV markers. However, this policy needs to be constantly monitored to verify its impact in keeping the infection under control. This PhD thesis resumes the results of 3 different studies conducted in order to assess the efficacy of hepatitis B vaccines and vaccination in our country. AIMS Study 1: to assess the persistence of humoral and cellular immunity conferred by monovalent hepatitis B vaccines 18-19 years after primary vaccination (3 doses) in healthy individuals primed as infants (first year of age) or adolescents (12 years old), respectively. Study 2: a) to assess the antibody persistence and immune response to a challenge dose of monovalent DNA recombinant hepatitis B vaccine (HBVAXPRO 5 µg) in healthy pre-adolescents primed 10 years earlier with a primary series (3 doses) of hexavalent vaccines, either Hexavac or Infanrix Hexa; b) to evaluate the safety profile of the monovalent hepatitis B vaccine, HBVAXPRO 5µg/0.5ml, used as challenge in this study. Study 3: to assess the proportion of successfully vaccinated individuals among cases with acute hepatitis B, the proportion of preventable cases if individuals were vaccinated as recommended, and the reasons for immunisation failures in Italy during the 22 years period (1993-2014) after the implementation of universal hepatitis B vaccination. METHODS AND RESULTS Study 1: Eight hundred fourteen subjects were enrolled, 405 teenagers (49.8%) vaccinated as infants and 409 young adults (50.2%) vaccinated as adolescents. All vaccinees were tested for anti-HBs and anti-HBc antibodies (AxSYM AUSAB and AxSYM CORE, Abbott, USA); serum samples found anti-HBc positive were further tested for HBsAg (AxSYM HBsAg V2, Abbott, USA) and HBV-DNA (Cobas TaqMan HBV Test for use with the High Pure System, Roche, USA). Eight young adults were found positive for anti-HBc alone, and were excluded from analysis. Individuals with anti-HBs concentration ≥10 IU/l were considered protected while those with anti-HBs concentration <10 IU/l were offered a booster dose and re-tested 2 weeks later. Overall, 67.9% individuals showed anti-HBs concentrations pre-booster ≥10 IU/l (48.9% among teenagers vs 87.0% among young adults; p<0.001). The antibody geometric mean concentration (GMC) was significantly higher for individuals vaccinated as adolescents than for individuals immunized as infants (102.5 IU/l vs 6.9 IU/l; p<0.001). When boosted, 94.2% of teenagers and 94.7% of young adults showed an anamnestic response (p=n.s.). Post-booster GMCs were similar in both groups (respectively 477.9 IU/l vs 710.0 IU/l, p=n.s.). Subjects with anti-HBs post-booster <10 IU/l were offered to complete a second vaccination course: 54.5% was immunized and all of them showed an antibody protective titre 1-3 months after the third vaccine dose. Study 2: Seven hundred fifty-one pre-adolescents (11-13 years old) immunized as infants with hexavalent vaccines (Hexavac or Infanrix Hexa) were enrolled, and received a challenge dose of monovalent anti-hepatitis B vaccine HBVAXPRO. In total, 749 individuals (99.7%) completed the study (408 in the Hexavac cohort and 341 in the Infanrix Hexa), but 17 were excluded from the further analysis because of deviations in the trial protocol: especially 10 of them (6 in the Hexavac group and 4 in the Infanrix Hexa) were anti-HBc positive without other virological markers (HBsAg and HBV-DNA negative). The remaining 732 subjects, 396 in the Hexavac cohort and 336 in the Infanrix Hexa, were included in the analysis to evaluate the long-term immunogenicity of the two hexavalent vaccines. Ten years after primary vaccination series, only 44.7% had anti-HBs concentration ≥10 IU/l: the frequency of vaccinees with a protective antibody titre was significant lower in the Hexavac cohort than in the Infanrix Hexa (24.0% vs 69.0%; 95%CI: 19.7-28.4 vs 63.8-74.0). One month after the administration of the challenge dose, 89.5% of pre-adolescent included in the study were protected against HBV, but the percentage of seroprotected was still significant lower in the Hexavac group than in the Infanrix Hexa (83.6% vs 96.4%; 95%CI: 79.6-87.1 vs 93.8-98.1). Pre and post-challenge GMCs and post/pre-challenge GMCR of anti-HBs concentrations reflected the same trend. However, considering the proportion of subjects who showed an anamnestic response by achieving post-challenge anti-HBs concentration ≥10 IU/l in the subgroup of individuals with anti-HBs pre-challenge <10 IU/l, there was no statistically significant difference between the two cohorts (78.4% vs 88.5%; 95%CI: 73.6-83.2 vs 80.7-93.9, respectively). All the enrolled pre-adolescents, except one lost during the follow up, were analysed to evaluate the safety profile of the HBVAXPRO 5µg/0.5ml (n=750). Overall 46.1% of subjects experienced at least one adverse event: 40.7% had an injection-site adverse reaction, all reactions were vaccine-correlated and the most frequent was pain (39.3%); instead 11.7% had a systemic adverse event, but only 1.9% was vaccine-induced. Two serious adverse events were reported during the study, none of them was considered by the centre-investigator as related to the HBVAXPRO injection. No death and no subject was withdrawn from the study due to an adverse event. Study 3: Data concerning acute hepatitis B cases reported to the Italian Surveillance System for Acute Viral Hepatitis (SEIEVA) from 1993 to 2014 were analysed. A total of 11,311 cases were enrolled in the study: 10,949 (96.8%) were unvaccinated instead 362 (3.2%) received at least one dose of hepatitis B vaccine. Among the 10,949 unvaccinated cases, 213 (1.9%) escaped mandatory vaccination and 2,821 (25.8%) were not vaccinated despite being at increased risk of infection. Among the latter, the most common risk factors were intravenous drug use, cohabitation with a HBsAg carriers and homosexual/bisexual practices. Almost 37% of the unvaccinated households with HBsAg carriers were aware of their risk. Lack of trust in the vaccination, negative attitude and inaccurate beliefs followed by lack or poor communication and low perceived severity of the disease were the most frequent reasons for vaccine hesitancy. Among the 362 cases vaccinated with at least one vaccine dose, 277 (76.5%) had available immunisation data: 227 (81.9%) were not properly vaccinated, in particular 76 received an uncorrected immunisation series in terms of time and dose of vaccine administration; instead 50 cases (18.1%) received a complete vaccination course according to the correct schedule and before exposure to HBV. Molecular characterisation of 17 of these latter cases by in-house methods showed that 6 were infected with S-gene mutants and 3 of them were also seroprotected (anti-HBs ≥10 IU/l). CONCLUSIONS Study 1: Strong immunological memory persists for at least 18-19 years after immunization of infants or adolescents with a primary course of vaccination with monovalent anti-hepatitis B vaccines. Thus, booster doses are not needed at this time, but additional follow up is required to assess the long-life longevity of protection. Study 2: Over 80% of pre-adolescents showed persistence of the humoral and/or cellular immunity against HBV one month after a challenge dose of HBVAXPRO given 10 years after priming either with Hexavac or Infanrix Hexa. Overall, the Infanrix Hexa group showed a better antibody and immune memory persistence than the Hexavac group. However, a small proportion of subjects in both cohorts seems to have lost the protection against hepatitis B. Further studies will be necessary to clarify this crucial public health issue. Overall, the challenge dose of HBAXPRO was well-tolerated. Study 3: Development of acute hepatitis B in successfully vaccinated individuals is a rare event. Infections caused by vaccine-escape S gene viral mutants are infrequent. Further efforts are essential on one hand to avoid hepatitis B cases when a full and timely vaccination is possible, on the other hand to achieve and maintain a high level of public confidence in the safety and efficacy of hepatitis B vaccination, especially among individuals at increased risk of HBV infection, in order to reach high coverage rates (herd immunity) to protect the single person and especially the entire community.
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Palandri, Francesca <1977&gt. "Leucemia Mieloide Cronica: outcome a lungo termine dei pazienti con risposta ottimale ad Imatinib. Risultati del GIMEMA CML WP." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2383/1/PALANDRI_FRANCESCA_TESI.pdf.

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Palandri, Francesca <1977&gt. "Leucemia Mieloide Cronica: outcome a lungo termine dei pazienti con risposta ottimale ad Imatinib. Risultati del GIMEMA CML WP." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2383/.

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La, Scola Claudio <1976&gt. "Outcome a lungo termine dei pazienti pediatrici con rene singolo. Valutazione di marker laboratoristici e strumentali di danno renale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6996/1/Dott.Claudio_La_Scola_Tesi_Dottorato.pdf.

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Obiettivi: valutare in pazienti con rene singolo congenito la correlazione tra il filtrato glomerulare misurato con il DTPA (DTPA-VFG) e 1) marker laboratoristici di danno renale (creatinina, cistatinaC, proteinuria) 2) formule per stimare il filtrato glomerulare 3) parametri di valutazione della crescita renale ecografica. Materiali e metodi: Sono stati arruolati 118 pazienti con rene singolo congenito tra 0 e 18 anni. Sono stati valutati a ogni visita altezza, creatinina, cistatinaC, proteinuria e lunghezza ecografica renale. E’ stato calcolato il filtrato stimato con formule basate sulla creatinina (Schwartz), sulla cistatina C (Zappitelli, Filler, Grubb e Bokenkamp) e su entrambe (equazione di Zappitelli). La crescita renale è stata valutata come rapporto lunghezza ecografica/altezza corporea (USL/H), differenza percentuale tra lunghezza renale misurata e attesa per età (delta%) e presenza o meno d’ipertrofia compensatoria. In 74 bambini è stata misurata la DTPA-VFG. Risultati: Il follow-up è di 2.1 ± 0.9 anni. Il 65% sono maschi. Nessun paziente ha sviluppato danno renale cronico. La media del DTPA-VFG era di 135±44ml/min/1.73m², il valore medio della creatinina 0.47±0.17mg/dl e di cistatinaC di 1±0.4mg/L. La lunghezza ecografica renale media era di 100±17 mm, il rapporto USL/H medio di 0.8±0,1 e il delta% di 1,13±11,4, il 66% presentava ipertrofia renale. Le uniche correlazioni significative con DTPA-VFG sono inversa con la creatinina (p=<.001) e lineare con USL/H (p=<.001). Discussione: Lo studio ha mostrato che come per altre nefrouropatie, la creatina e l’ecografia renale siano due strumenti validi per il follow-up dei pazienti con rene singolo congenito. Il limite principale è dovuto al fatto che nessuno dei pazienti ha sviluppato danno renale cronico e pertanto non è stato possibile stabilire dei cutt-off di rischio per parametri quali USL/H.
Objectives: to evaluate the correlation between glomerular filtration rate (GFR) estimated using 99mTc diethylene-triamine pentaacetic acid (Tc-DTPA) and 1) renal function laboratory markers (creatinine, cystatin C, proteinuria) 2) equations for estimating GFR 3) evaluation parameters of renal growth on ultrasound Materials and methods: 118 patients between 0 and 18 years of age with congenital solitary kidney were recruited. At every visit, weight, height, levels of creatinine, cystatin C and proteinuria and renal ultrasound length were recorded. The estimated GFR was calculated using equations based on serum creatinine (Schwartz), cystatin C (Zappitelli, Filler, Grubb and Bokenkamp) and both creatinine and cystatin C (Zappitelli’s equation). Renal growth was determined as a ratio between renal ultrasound length and body height (USL/H), the percentage difference between measured and expected renal length for age (delta%) and the presence or absence of compensatory hypertrophy. DTPA-GFR was measured in 74 children. Results: mean follow-up was 2.1 ± 0.9 years. 65% were male. None developed chronic renal insufficiency. Mean DTPA-GFR value was 135±44 ml/min/1.73m², mean serum creatinine and cystatin C values were 0.47±0.17 mg/dl and 1±0.4 mg/L, respectively. Mean ultrasound renal length was 100±17mm, mean USL/H ratio was 0.8±0 and mean delta% 1,13±11,4. 66% patients developed renal hypertrophy. The only significant correlations were 1) inverse between DTPA-GFR and creatinine (p=<.001) and 2) linear between DTPA-GFR and USL/H (p=<.001). Discussion: The study demonstrated that, as seen in other nephropathies, serum creatinine and renal ultrasound are both valid instruments in the follow-up of patients with congenital solitary kidney. The main limit of this study was that it was not possible to establish a cut-off value for risk parameters such as USL/H, as none of the patients developed chronic renal insufficiency.
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La, Scola Claudio <1976&gt. "Outcome a lungo termine dei pazienti pediatrici con rene singolo. Valutazione di marker laboratoristici e strumentali di danno renale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6996/.

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Abstract:
Obiettivi: valutare in pazienti con rene singolo congenito la correlazione tra il filtrato glomerulare misurato con il DTPA (DTPA-VFG) e 1) marker laboratoristici di danno renale (creatinina, cistatinaC, proteinuria) 2) formule per stimare il filtrato glomerulare 3) parametri di valutazione della crescita renale ecografica. Materiali e metodi: Sono stati arruolati 118 pazienti con rene singolo congenito tra 0 e 18 anni. Sono stati valutati a ogni visita altezza, creatinina, cistatinaC, proteinuria e lunghezza ecografica renale. E’ stato calcolato il filtrato stimato con formule basate sulla creatinina (Schwartz), sulla cistatina C (Zappitelli, Filler, Grubb e Bokenkamp) e su entrambe (equazione di Zappitelli). La crescita renale è stata valutata come rapporto lunghezza ecografica/altezza corporea (USL/H), differenza percentuale tra lunghezza renale misurata e attesa per età (delta%) e presenza o meno d’ipertrofia compensatoria. In 74 bambini è stata misurata la DTPA-VFG. Risultati: Il follow-up è di 2.1 ± 0.9 anni. Il 65% sono maschi. Nessun paziente ha sviluppato danno renale cronico. La media del DTPA-VFG era di 135±44ml/min/1.73m², il valore medio della creatinina 0.47±0.17mg/dl e di cistatinaC di 1±0.4mg/L. La lunghezza ecografica renale media era di 100±17 mm, il rapporto USL/H medio di 0.8±0,1 e il delta% di 1,13±11,4, il 66% presentava ipertrofia renale. Le uniche correlazioni significative con DTPA-VFG sono inversa con la creatinina (p=<.001) e lineare con USL/H (p=<.001). Discussione: Lo studio ha mostrato che come per altre nefrouropatie, la creatina e l’ecografia renale siano due strumenti validi per il follow-up dei pazienti con rene singolo congenito. Il limite principale è dovuto al fatto che nessuno dei pazienti ha sviluppato danno renale cronico e pertanto non è stato possibile stabilire dei cutt-off di rischio per parametri quali USL/H.
Objectives: to evaluate the correlation between glomerular filtration rate (GFR) estimated using 99mTc diethylene-triamine pentaacetic acid (Tc-DTPA) and 1) renal function laboratory markers (creatinine, cystatin C, proteinuria) 2) equations for estimating GFR 3) evaluation parameters of renal growth on ultrasound Materials and methods: 118 patients between 0 and 18 years of age with congenital solitary kidney were recruited. At every visit, weight, height, levels of creatinine, cystatin C and proteinuria and renal ultrasound length were recorded. The estimated GFR was calculated using equations based on serum creatinine (Schwartz), cystatin C (Zappitelli, Filler, Grubb and Bokenkamp) and both creatinine and cystatin C (Zappitelli’s equation). Renal growth was determined as a ratio between renal ultrasound length and body height (USL/H), the percentage difference between measured and expected renal length for age (delta%) and the presence or absence of compensatory hypertrophy. DTPA-GFR was measured in 74 children. Results: mean follow-up was 2.1 ± 0.9 years. 65% were male. None developed chronic renal insufficiency. Mean DTPA-GFR value was 135±44 ml/min/1.73m², mean serum creatinine and cystatin C values were 0.47±0.17 mg/dl and 1±0.4 mg/L, respectively. Mean ultrasound renal length was 100±17mm, mean USL/H ratio was 0.8±0 and mean delta% 1,13±11,4. 66% patients developed renal hypertrophy. The only significant correlations were 1) inverse between DTPA-GFR and creatinine (p=<.001) and 2) linear between DTPA-GFR and USL/H (p=<.001). Discussion: The study demonstrated that, as seen in other nephropathies, serum creatinine and renal ultrasound are both valid instruments in the follow-up of patients with congenital solitary kidney. The main limit of this study was that it was not possible to establish a cut-off value for risk parameters such as USL/H, as none of the patients developed chronic renal insufficiency.
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Tassone, Daniela <1981&gt. "Fistole retto-vaginali Crohn-relate trattate mediante trasposizione del muscolo gracile: risultati a lungo termine e qualità della vita." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7146/1/TASSONE_DANIELA_TESI.pdf.

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Abstract:
OBIETTIVO: Le fistole retto-vaginali Crohn-relate hanno un impatto significativo sulla qualità della vita. Quando il canale anale è alterato da ulcerazioni e stenosi o in pazienti con difetti estesi del perineo, la chirurgia locale produce risultati insoddisfacenti. Lo scopo di questo studio è quello di valutare l'efficacia della trasposizione del muscolo gracile nelle fistole retto-vaginali Crohn-relate e determinare i suoi effetti sulla qualità della vita. MATERIALI E METODI: Da gennaio 2012 a ottobre 2014 sono state trattate 10 pazienti; sono state raccolte alcune variabili (età, BMI, il fumo, CDAI, setone perioperatorio, precedenti procedure, uso di immunomodulatori e steroidi). Tutte le pazienti sono state sottoposte ad ileostomia temporanea prima della graciloplastica. La percentuale di successo è stata misurata come numero di pazienti con fistola guarita dopo la chiusura della stomia. Sono stati utilizzati tre questionari prima della graciloplastica e 3 mesi dopo la chiusura della stomia al fine di valutare la qualità della vita (SF-36), l’ incontinenza fecale e la funzione sessuale. RISULTATI: La fistola retto-vaginale è stata chiusa in 9 pazienti su 10 dopo graciloplastica, con un follow-up medio di chiusura della stomia di 19 mesi (range 4 -34). È stata documentata una recidiva di RVF. Il tempo operatorio era 90-150 minuti (media, 120). La degenza postoperatoria era 7-16 giorni (media 10). Complicanze postoperatorie precoci includevano deiscenza delle suture perineali in 2 casi. Le complicanze a lungo termine includevano disestesia della cicatrice perineale. Nei dati post-operatori abbiamo riportato un miglioramento della qualità di vita, della funzione sessuale e della continenza fecale. CONCLUSIONI: La chiusura della fistola retto-vaginale utilizzando la trasposizione del muscolo gracile è associata a morbidità minima e un alto tasso di successo.
OBJECTIVE: Crohn's-related rectovaginal fistulae have significant impact on quality of life, including sexual function. If the anal canal is destroyed by ulceration and indurations or in patients with extensive defects of the perineum, local surgery has unsatisfactory results. The aim of this study is to assess the efficacy of gracilis muscle transposition for Crohn's-related recurrent rectovaginal fistula and determine its effects on quality of life and sexual function. MATERIALS AND METHODS: From January 2012 to October 2014 gracilis muscle transposition for recurrent rectovaginal fistula Crohn-related was performed in ten patients and the clinical data (age, BMI, smoking, CDAI, use of perioperative seton, previous procedures, use of immunomodulators and steroids) were prospectively collected. All patients were diverted by a temporary ileostomy before graciloplasty. The success rate was measured as the percentage of patients with a healed fistula after stomal closure. SF-36 quality of life score, fecal incontinence score, and female sexual function score before surgery and 3 months after stoma closure were recorded. RESULTS: Rectovaginal fistula was closed in 9 of 10 patients after graciloplasty with a mean follow-up from stomal closure of 19 months (range 4 -34). One rerecurrence of a RVF was documented. The operative time ranged from 90-150 minutes (mean, 120). The postoperative hospital stay ranged from 7-16 days (mean 10). Early postoperative complications included perineal dehiscence sutures in 2 cases. Long-term complications included perineal scar dysesthesia. We reported improvement of QOL, sexual function and fecal continence in the post-operative data. CONCLUSION: Recto-vaginal fistula closure using pedicled gracilis muscle interposition is associated with minimal morbidity and a high success rate. It is an excellent option for patients with recurrent fistulas in whom other surgical treatments have failed.
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Tassone, Daniela <1981&gt. "Fistole retto-vaginali Crohn-relate trattate mediante trasposizione del muscolo gracile: risultati a lungo termine e qualità della vita." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7146/.

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Abstract:
OBIETTIVO: Le fistole retto-vaginali Crohn-relate hanno un impatto significativo sulla qualità della vita. Quando il canale anale è alterato da ulcerazioni e stenosi o in pazienti con difetti estesi del perineo, la chirurgia locale produce risultati insoddisfacenti. Lo scopo di questo studio è quello di valutare l'efficacia della trasposizione del muscolo gracile nelle fistole retto-vaginali Crohn-relate e determinare i suoi effetti sulla qualità della vita. MATERIALI E METODI: Da gennaio 2012 a ottobre 2014 sono state trattate 10 pazienti; sono state raccolte alcune variabili (età, BMI, il fumo, CDAI, setone perioperatorio, precedenti procedure, uso di immunomodulatori e steroidi). Tutte le pazienti sono state sottoposte ad ileostomia temporanea prima della graciloplastica. La percentuale di successo è stata misurata come numero di pazienti con fistola guarita dopo la chiusura della stomia. Sono stati utilizzati tre questionari prima della graciloplastica e 3 mesi dopo la chiusura della stomia al fine di valutare la qualità della vita (SF-36), l’ incontinenza fecale e la funzione sessuale. RISULTATI: La fistola retto-vaginale è stata chiusa in 9 pazienti su 10 dopo graciloplastica, con un follow-up medio di chiusura della stomia di 19 mesi (range 4 -34). È stata documentata una recidiva di RVF. Il tempo operatorio era 90-150 minuti (media, 120). La degenza postoperatoria era 7-16 giorni (media 10). Complicanze postoperatorie precoci includevano deiscenza delle suture perineali in 2 casi. Le complicanze a lungo termine includevano disestesia della cicatrice perineale. Nei dati post-operatori abbiamo riportato un miglioramento della qualità di vita, della funzione sessuale e della continenza fecale. CONCLUSIONI: La chiusura della fistola retto-vaginale utilizzando la trasposizione del muscolo gracile è associata a morbidità minima e un alto tasso di successo.
OBJECTIVE: Crohn's-related rectovaginal fistulae have significant impact on quality of life, including sexual function. If the anal canal is destroyed by ulceration and indurations or in patients with extensive defects of the perineum, local surgery has unsatisfactory results. The aim of this study is to assess the efficacy of gracilis muscle transposition for Crohn's-related recurrent rectovaginal fistula and determine its effects on quality of life and sexual function. MATERIALS AND METHODS: From January 2012 to October 2014 gracilis muscle transposition for recurrent rectovaginal fistula Crohn-related was performed in ten patients and the clinical data (age, BMI, smoking, CDAI, use of perioperative seton, previous procedures, use of immunomodulators and steroids) were prospectively collected. All patients were diverted by a temporary ileostomy before graciloplasty. The success rate was measured as the percentage of patients with a healed fistula after stomal closure. SF-36 quality of life score, fecal incontinence score, and female sexual function score before surgery and 3 months after stoma closure were recorded. RESULTS: Rectovaginal fistula was closed in 9 of 10 patients after graciloplasty with a mean follow-up from stomal closure of 19 months (range 4 -34). One rerecurrence of a RVF was documented. The operative time ranged from 90-150 minutes (mean, 120). The postoperative hospital stay ranged from 7-16 days (mean 10). Early postoperative complications included perineal dehiscence sutures in 2 cases. Long-term complications included perineal scar dysesthesia. We reported improvement of QOL, sexual function and fecal continence in the post-operative data. CONCLUSION: Recto-vaginal fistula closure using pedicled gracilis muscle interposition is associated with minimal morbidity and a high success rate. It is an excellent option for patients with recurrent fistulas in whom other surgical treatments have failed.
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Sguera, Alessandra <1985&gt. "Colectomia laparoscopica vs colectomia open per malattie infiammatorie croniche intestinali: outocomes chirurgici e funzionali a breve e lungo termine." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9601/1/Sguera%20Alessandra%20tesi.pdf.

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Abstract:
Il presente studio si propone di eseguire un’analisi comparativa fra diverse tecniche chirurgiche per l’esecuzione dell’intervento di colectomia totale addominale e di confrontare i risultati di diversi standard di cura postoperatoria, in pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali. A tal fine è stato disegnato uno studio prospettico randomizzato della durata di tre anni, di cui i primi due per l’arruolamento e trattamento dei pazienti e l’ultimo per garantire un follow-up minimo postoperatorio ed eseguire l’analisi statistica dei risultati. Il presente studio monocentrico verrà eseguito in un centro di riferimento riconosciuto a livello nazionale per il trattamento medico e chirurgico delle patologie in oggetto. L’obiettivo primario del presente studio è di valutare differenze in termini di outcomes chirurgici a breve e lungo termine dell’intervento di colectomia totale addominale eseguito con tecnica tradizionale open e laparoscopica. Si propone inoltre di evidenziare, come obiettivo secondario, eventuali differenze nella degenza postoperatoria e negli outcomes clinici nei pazienti sottoposti ad intervento di colectomia in relazione al tipo di gestione postoperatoria, confrontando la gestione postoperatoria tradizionale con i nuovi protocolli di trattamento fast-track.
This study aims to perform a comparative analysis between different surgical techniques for total abdominal colectomy surgery and to compare the results of different standards of postoperative care, in patients suffering from chronic inflammatory bowel diseases. A prospective randomized three-year study was designed, the first two for the enrollment and treatment of patients and the last to ensure a minimum postoperative follow-up and perform statistical analysis of the results. This single-center study was performed in a nationally recognized reference center for the medical and surgical treatment of the diseases in question. The primary objective of this study is to evaluate differences in terms of short and long-term surgical outcomes of total abdominal colectomy performed with traditional open and laparoscopic technique. It is also proposed to highlight, as a secondary objective, any differences in postoperative hospitalization and clinical outcomes in patients undergoing colectomy in relation to the type of postoperative management, comparing traditional postoperative management with new fast-track treatment protocols.
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Ricci, Emilia <1985&gt. "Descrizione dell'evoluzione a lungo termine del fenotipo elettroclinico in una coorte di 40 pazienti con Sindrome di Mowat Wilson." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9619/1/Ricci%20Emilia%20Tesi.pdf.

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Abstract:
Background: La sindrome di Mowat-Wilson (SMW) è una patologia genetica legata ad aploinsufficienza del gene ZEB2. L’epilessia connota la sindrome essendo descritta nel 75%-80% dei pazienti; tuttavia ad oggi pochi studi si sono concentrati sulla descrizione del fenotipo elettroclinico in questa condizione. In particolare, non è finora stata chiarita l’evoluzione a lungo termine dell’epilessia in SMW e le casistiche descritte sono spesso rappresentate da un campione numericamente esiguo. Scopo: valutare l’evoluzione a lungo termine del fenotipo elettroclinico nella SMW individuando anche gli eventuali approcci terapeutici più efficaci. Indagare correlazioni fenotipo/genotipo e chiarire i meccanismi etiopatogenici alla base dell’epilessia fornendo utile feed-back alla ricerca di laboratorio. Pazienti e Metodi: Studio longitudinale retrospettivo di coorte coinvolgente 40 pazienti con diagnosi confermata geneticamente di Sindrome di Mowat-Wilson (22 femmine: 18 maschi) seguiti in follow-up per una durata media del follow-up 11,3 anni. Sono stati centralizzati i dati clinici inerenti l’epilessia ed i tracciati elettroencefalografici, revisionati in cieco da due esperti epilettologi dell’età pediatrica. La popolazione è stata suddivisa in tre fasce d’età, i dati clinici/elettroencefalografici sono stati raccolti per ciascuna di esse quando possibile e confrontati statisticamente. Risultati: ottenuta coorte più numerosa mai descritta finora in termini di epilessia nella SMW, con più prolungato follow-up che ha permesso di evidenziare definito fenotipo elettroclinico età dipendente, sovrapponibile nei diversi pazienti. Conclusioni:L’epilessia è stata descritta per la prima volta nella totalità dei pazienti in età scolare unitamente ad alcune sue caratteristiche di immediato valore nella gestione clinica dei pazienti. Confermata etiologia genetica dell’epilessia con possibilità di ipotizzare più chiaramente coinvolgimento dei circuiti cerebrali cortico-sottocorticali. Non emersa chiara correlazione genotipo-fenotipo. Individuate, con i limiti di uno studio osservazionale, terapie farmacologiche maggiormente efficaci.
Background: Mowat-Wilson Syndrome (MWS) is a genetic disease related to ZEB2 gene. The underlying mechanism is haploinsufficiency in the majority of patients linked to loss of function mutations. Rare ZEB2 missense mutations have also been described expanding the clinical phenotype. Epilepsy is a cardinal feature of both MWS and ZEB2 mutations. To date, few studies have focused on the electroclinical phenotype in MWS. In particular no long-term follow-up data are available. Aim: to describe the long-term evolution of the electroclinical phenotype in MWS and suggest the most effective treatment. To investigate the possible pathogenic mechanisms of epilepsy in patients with ZEB2 mutations. Methods: longitudinal cohort study. We analyse data of 40 patients (22 females; 18 males) with genetically confirmed MWS, aged 2-31 years (mean age 12,8; median 13,9) at last examination, with mean follow-up of 11 years. Results: all the patients aged >5 years present epilepsy that appears clearly defined and similar across our sample cases. A clear age dependent pattern has been identified. As previously supposed, the involvement of cortical-subcortical circuits appears to be crucial and we can provide solid data on the genetic etiology of epilepsy in MWS. Some antiepileptic drugs seem to be more effective preliminarily. Conclusion: for the first time in literature, the long-term evolution of the electroclinical phenotype has been described in a significant sample of patients with MWS. We also delineate a few therapeutic implications that need to be confirmed with further studies. Moreover, our data suggest some possible assumptions about the pathogenic mechanism of epilepsy in ZEB2 mutations. A next desirable research step should be to evaluate gene expression profiling of GABAergic interneurons derived from cells of MWS patients through induced pluripotent stem cells.
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BERTOLDO, FABIO. "La protesi Valsalva nella chirurgia sostitutiva della radice aortica con conservazione della valvola nativa: follow-up a lungo termine." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/208570.

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Abstract:
Introduzione: La tecnica di sostituzione della radice aortica con conservazione della valvola nativa è sicura e caratterizzata da buoni risultati sia immediati che a distanza. Per migliorare ulteriormente i risultati a lungo temine, sono state ideate varie modifiche con l’intento di ricostruire la complessa struttura anatomo-funzionale della radice aortica. La protesi Valsalva sembrerebbe utile per ricreare più fedelmente tale struttura e consentirebbe anche una maggiore riproducibilità e standardizzazione di questa tecnica. Abbiamo analizzato retrospettivamente i nostri dati relativi all’intervento chirurgico ed al periodo immediatamente postoperatorio ed i dati ottenuti durante il follow-up.Pazienti e metodi: Da maggio 2000 ad ottobre 2009, 42 pazienti (36 di sesso maschile, età media di 53 ± 10 anni) venivano sottoposti ad intervento chirurgico di sostituzione della radice aortica con reimpianto della valvola nativa, utilizzando la protesi Valsalva. Sedici pazienti (38,1%) erano affetti da sindrome di Marfan e 2 (4,8%) presentavano valvola aortica bicuspide. Quindici pazienti (35,7%) venivano sottoposti ad altre procedure concomitanti. Risultati: La mortalità ospedaliera è risultata del 2,4%. Il follow-up, completo al 100%, presenta una durata media di 80 ± 36 mesi (mediana 94 mesi e range da 0 a 120 mesi). Si verificavano 4 decessi durante il periodo di osservazione, per cui la probabilità di sopravvivenza cumulativa a 10 anni è risultata dell’88,1%. In 7 pazienti (16,4%) si osservavano risultati non soddisfacenti: la probabilità di libertà da recidiva di insufficienza valvolare aortica, ma senza necessità di re-intervento, a 10 anni è risultata del 95,2%, mentre la probabilità di libertà da re-intervento a 10 anni è risultata dell’88,1%.
Background: The reimplantation valve-sparing aortic root replacement is safe and characterized by short and long-term good results. Several modifications have been proposed to rebuilt the complex anatomo-functional structure of the aortic root in the attempt to improve the long-term results. The Valsalva graft appears to be useful in order to recreate more closely such a structure also concurring to a greater reproducibility and standardization of this technique. We retrospectively analyzed our perioperative and long-term follow-up data. Methods: From May 2000 to October 2009, 42 patients (36 males, mean age of 53±10 years) underwent reimplantation valve-sparing aortic root replacement using the Valsalva graft. Sixteen patients (38.1%) had Marfan syndrome and 2 (4.8%) had bicuspid aortic valve. Fifteen (35.7%) underwent concomitant cardiac procedures. Results: The in-hospital mortality was 2.4%. There were no dropouts at the follow-up, which lasted 80 ± 36 months (median 94 months and range from 0 to 120 months). There were 4 late deaths during the period of observation, and so the 10-years cumulative actuarial survival was 88.1%. In 7 patients (16.4%) did not show satisfactory results: the 10-years freedom from recurrence of aortic insufficiency not needing reoperation was 95.2%, while the 10-years freedom from aortic valve reoperation was 88.1%. Conclusions: The reimplantation valve-sparing aortic root replacement using the Valsalva graft is safe and characterized by a low in-hospital mortality. The peculiar reconstruction of the aortic root, guaranteed by this conduit, positively influences the long-term results. Moreover, the Valsalva graft appears to favour a good reproducibility and a good standardization of this procedure.
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MONTERUBBIANESI, RITA. "Mantenimento della remissione clinica in pazienti con malattia di Crohn dopo sospensione del trattamento a lungo termine con antiTNF." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2012. http://hdl.handle.net/2108/209992.

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De, Santis Letizia. "Studio di prevalenza a medio e lungo termine della Sindrome dell'arto fantasma in pazienti amputati trans femorali e trans tibiali." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19334/.

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Background: A seguito di amputazione possono sopraggiungere tre sindromi differenti: la sindrome dell’arto fantasma o PLS (63-90% dei casi), la sindrome dell’arto fantasma doloroso o PLP (47-76%) e la sindrome del moncone doloroso o RLP (32-93%). Tra le tecniche di trattamento sono presenti sia la terapia farmacologica che la riabilitazione. Per quest’ultima ci sono evidenze su: Mirror Therapy, GMI, TENS e tDCS. Disegno di Studio: Osservazionale retrospettivo. Obiettivo: Valutazione della prevalenza a medio e lungo termine del dolore e delle sensazioni relative a PLS, PLP e RLP in pazienti amputati a livello trans-femorale, trans-tibiale ed emi-pelvectomia, trattati presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli tra il 2008 e il 2018, ed indagine delle correlazioni con: età del paziente alla data dell'intervento, follow up dall'intervento, diagnosi, livello di amputazione, BMI, uso di farmaci e riabilitazione. Materiali e Metodi: I pazienti sono stati reclutati attraverso il Centro Elaborazione Dati dell’Istituto ed i dati anagrafici provengono dal Sistema Informatizzato Rizzoli. I pazienti scelti secondo i criteri di inclusione sono stati contattati al telefono per aderire allo studio e autorizzare l’invio di un questionario da compilare a domicilio. I dati sono stati esaminati con analisi statistica. Risultati: Il 68,5% riferisce di avere la PLS, il 65,9% la PLP ed il 53,3% la RLP. Chi è più anziano prova la PLP con maggior frequenza (p=0,040), mentre i pazienti che fanno più uso di farmaci sono quelli che presentano frequenza, durata, intensità e fastidio maggiori dovuti alla PLP (p=0, p=0,014, p=0.013 e p=0,004). Non sono state identificate altre correlazioni tra la prevalenza delle sindromi e i fattori considerati. Conclusioni: I dati sulla prevalenza a medio e lungo termine della PLS, PLP e RLP sono coerenti con la letteratura. Essendo sindromi clinicamente incisive, un intervento riabilitativo specifico può favorirne il contenimento e limitarne la disabilità.
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Civollani, Piero. "Analisi quantitativa degli effetti a lungo termine sul bilancio idrogeologico dovuti allo scavo delle Gallerie Firenzuola e Vaglia, bacino della Sieve." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18052/.

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Abstract:
Il presente monitoraggio sull’anno idrogeologico 2017-2018 per lo studio dell’evoluzione degli impatti generati dalle gallerie Firenzuola e Vaglia su 7 corsi d’acqua, suddivisi in 4 bacini (Bagnone, Bosso, Ensa, Carza) collocati immediatamente a sud dello spartiacque appenninico, nel contesto del bacino del Fiume Sieve. Gli impatti sono stati soprattutto a carico delle torbiditi silico-clastiche della Formazione Marnoso Arenacea. I dati di base, raccolti in 6 campagne di rilevamento della portata tra gennaio e settembre 2018, sono stati impiegati per costruire gli idrogrammi dell’anno idrogeologico 2017-2018 di 7 tra i 73 corsi d’acqua monitorati in fase ante, in corso e post operam rispetto alla realizzazione delle gallerie. Le misurazioni di portata sono state realizzate grazie ad un correntometro doppler (Flowtracker Handheld-ADV, SonTek ©). Durante il mese di luglio 2018 sono state campionate le acque dei corsi d’acqua studiati e le acque sotterranee drenate della Galleria Firenzuola, in 7 punti di prelievo posti in corrispondenza di pozzetti d’ispezione all’interno del tunnel di linea. Per i campioni di acque superficiali e sotterranee sono state svolte analisi geochimiche e per gli isotopi stabili del nuclide 18 dell’ossigeno e del deuterio, mentre per le sole acque di galleria è stata prevista l’analisi delle concentrazioni di trizio. Il monitoraggio ha permesso di concludere che 6 dei 7 corsi d’acqua studiati presentano lo stesso o un superiore grado d’impatto rispetto a quanto rilevato dagli precedenti studi (Canuti et al., 2009). E' stato rilevato uno stato d’impatto per il Torrente Ensa, che non era stato considerato influenzato dall’ultimo monitoraggio e per questo l’impatto sembra espandersi radialmente alla galleria tramite faglie distensive. Le analisi geochimiche ed isotopiche hanno permesso di evidenziare una correlazione tra le acque superficiali del bacino del Santerno e quelle drenate dalla galleria immediatamente a sud dello spartiacque.
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Felisa, Giada. "Analisi di ingressione marina a Bellocchio (Fe) negli scenari di breve, medio e lungo termine con l'ausilio della modellazione matematica 2DH." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2062/.

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Neri, Piergiorgio. "Micofenolato mofetile per il controllo a lungo termine delle neovascolarizzazioni secondarie a flogosi uveale non-infettiva refrattarie alla tradizionale terapia immunosoppressiva." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2008. http://hdl.handle.net/11566/242587.

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FRUSCIO, ROBERT. "Somministrazione settimanale di cisplatino in pazienti con carcinoma ovarico in stadio avanzato: risultati a lungo termine di uno studio clinico randomizzato." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/13832.

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Abstract:
OBJECTIVES: to determine the effect of weekly administration of cisplatin as first line chemotherapy for advanced ovarian cancer patients METHODS: Patients with advanced epithelial ovarian cancer were randomly assigned (by a computer system) to the experimental dose-dense first line chemotherapic arm (Pw, cisplatin 50 mg/mq weekly x 6 cycles) or to the standard arm (Pst, cisplatin 75 mg/mq every three weeks x 6 cycles). Planned cumulative dose of cisplatin was 450 mg/m2 in both groups, while dose intensity was doubled in the Pw arm (50 mg/m2/week versus 25 mg/m2/week). The primary objective of the study was to compare the progression free survival (PFS) in the two arms. Secondary objectives were the overall response to chemotherapy and toxicity. RESULTS: between November 1988 and February 1992 285 patients were randomized in the two treatment arms. The two regimens resulted equally feasible. Planned dose intensity was achieved in both treatment groups (median 45 and 23 mg/m2/week). Toxicity was similar in the two groups, with the exception of grade 3-4 leukopenia which was more frequent in the experimental arm (9% vs 3%, p:0.02). Median follow up was 16.8 years. There were no differences between the two treatment arms in terms of PFS (17 months in the Pw arm, 18 in the Pst arm, p:0.57) and in terms of OS (35 months in the Pw arm, 32 in the Pst arm, p:0.97). CONCLUSION: dose-dense cisplatin is well tolerated, but does not seem to bring advantages, in terms of PFS and OS, compared to standard chemotherapy.
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Rossi, Eleonora. "Possibili fluttuazioni nel valore della costante di decadimento dei radionuclidi: studio per lo sviluppo di un esperimento di misura a lungo termine." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9132/.

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Abstract:
Esperimenti condotti negli anni Ottanta per la determinazione della vita media di alcuni radioisotopi sembrano mostrare fluttuazioni anomale del valore delle costanti di decadimento. Negli anni a seguire, altri studi hanno tentato di spiegare l'origine delle fluttuazioni osservate in questi primi lavori. Insieme agli esperimenti che hanno mostrato anomalie, però, ve ne sono altri che non hanno registrato alcuna deviazione. Con il seguente elaborato si ha l'intento di ordinare e organizzare schematicamente gli articoli pubblicati finora e realizzare così un quadro della situazione attuale. Questo può essere utile per predisporre un esperimento, da svolgersi presso il Laboratorio di Fisica delle Radiazioni del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università di Bologna, che possa arricchire la casistica del fenomeno. Si affronta in conclusione la progettazione dell'esperimento a lungo termine, per il quale si prevede inizialmente una durata triennale delle osservazioni.
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Fabozzi, Morena. "Programmazione di uno strumento virtuale per lo studio sperimentale di affidabilità a lungo termine di circuiti e dispositivi di potenza a semiconduttore." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23980/.

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Abstract:
Negli ultimi anni, il campo dell’elettronica di potenza si sta focalizzando sullo studio di materiali alternativi, come i semiconduttori wide band-gap, che consentono migliori prestazioni rispetto al più comune silicio. Tuttavia, allo stato dell’arte non è ancora disponibile una trattazione completa e definitiva riguardo l’affidabilità a lungo termine di tali materiali, fattore chiave per l’elettronica di potenza. Scopo di questa tesi è fornire un contributo allo studio sperimentale dell’affidabilità a lungo termine di transistori al nitruro di gallio (GaN) attraverso una caratterizzazione in-situ, stressando i dispositivi attraverso un circuito di conversione DC-DC di tipo Buck. In particolare, l’elaborato si concentra sulla realizzazione di un sistema automatico di caratterizzazione, implementato da uno strumento virtuale programmato in LabVIEW, in grado di gestire il sistema di acquisizione e di garantire un’accurata sincronizzazione degli strumenti utilizzati per la realizzazione del setup sperimentale. Il sistema deve eseguire prove in condizioni di degrado accelerato consentendo l’acquisizione sperimentale di caratteristiche DC ai terminali dei transistori dopo determinati periodi di funzionamento da convertitore, garantendo una corretta gestione e monitoraggio delle condizioni di potenziale guasto al fine di permettere lo svolgimento dello studio in sicurezza. Per la validazione dello strumento sono state effettuate delle misure preliminari di efficienza del convertitore e di caratterizzazione dei dispositivi e confrontate con le caratteristiche fornite dai costruttori. Dai risultati ottenuti si può affermare che tale strumento facilita il processo automatico di acquisizione in presenza di un banco di misura di significativa complessità, garantendo ripetibilità ed accuratezza in termini temporali, affidabilità di gestione complessiva e possibilità di monitoraggio di un numero elevato di parametri elettrici.
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Arapi, Ilir. "Follow-up a lungo termine nei pazienti con “dome-shaped macula” associata a distacco sieroso del neuroepitelio foveale trattati con la terapia fotodinamica." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2015. http://hdl.handle.net/11566/242953.

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Abstract:
FOLLOW-UP A LUNGO TERMINE NEI PAZIENTI CON “DOME-SHAPED MACULA” ASSOCIATA A DISTACCO SIEROSO DEL NEUROEPITELIO FOVEALE TRATTATI CON LA TERAPIA FOTODINAMICA Ilir Arapi, MD Introduzione: Il distacco sieroso del neuroepitelio foveale (DSNF) nei pazienti con macula a conformazione cupoliforme (DSM) rappresenta la causa più frequente di riduzione dell’acuità visiva e invio presso le unità di cura oculistiche. Lo scopo di questo studio è quello di valutare i risultati a lungo termine del trattamento con la terapia fotodinamica (PDT) in una serie di pazienti miopi associati a DSM con DSNF. Materiali e Metodi: Lo studio è stato disegnato come serie retrospettiva interventistica. Sono state esaminate le cartelle cliniche di 18 pazienti consecutivi miopi (20 occhi) con DSM associata a DSNF e trattati con la PDT. I seguenti dati sono stati valutati: miglior acuità visiva corretta (BCVA), errore di rifrazione, le caratteristiche in fluorangiografia (FA) e angiografia al verde di indocianina (ICGA), la morfologia foveale tramite la tomografia a coerenza ottica (OCT) in modalità EDI. Un miglioramento o peggioramento della BCVA è stato definito come un aumento o diminuzione di 2 o più linee della BCVA, mentre gli occhi associati a risoluzione del fluido sotto la fovea dopo il trattamento sono stati considerati come rispondenti alla PDT. Risultati: Tutti gli occhi sono stati sottoposti a diversi trattamenti PDT con una mediana di 3 (1 °; 3 quartili 2; 3,75; intervallo: 1 - 7), mentre il follow-up mediano è stato di 22 mesi (1 °, 3 ° quartili 12; 40; intervallo: 4 - 55). Nell'ultimo follow-up 7 occhi (35%) hanno mostrato una completa risoluzione del DSNF e sono stati considerati rispondenti alla PDT. Nell’ultima visita del follow-up 5 occhi (25%) hanno mostrato un aumento della BCVA, 13 occhi (65%) hanno mantenuto una BCVA stabile, mentre 2 occhi (10%) hanno avuto una diminuzione della BCVA. L'analisi statistica ha mostrato che il miglioramento della BCVA era significativamente maggiore negli occhi rispondenti alla PDT (p = 0,027). L'area mediana di ipocianescenza maculare al baseline osservata durante i tempi tardivi dell’ICGA è risultata significativamente inferiore [2,6 mm² (1 °; 3 quartili 2.3, 2.8 mm², intervallo: 1,61-3,28)] nel gruppo di pazienti che hanno risposto alla PDT e hanno avuto un aumento di ≥2 linee Snellen della BCVA rispetto ai pazienti che sono stati considerati non rispondenti [8.1 mm² (1 °; 3 ° quartili 5.1; 10.2 mm²,intervallo: 4,50-14,26)] (p <0.001). Conclusioni: I nostri dati suggeriscono che gli occhi miopi affetti da DSM e associati a DSNF potrebbero reagire positivamente al trattamento PDT mostrando la risoluzione completa del distacco foveale e un aumento della BCVA se il quadro iniziale angiografico all’ICG presenta un’area limitata di ipocianescenza maculare.
Introduction and objectives: Foveal serous retinal detachment (SRD) in patients with dome shaped macula (DSM) represents the most frequent reason of impaired vision and referral to eye care units. The aim of this study is to investigate the role of photodynamic therapy (PDT) as a therapeutic modality in myopic patients affected by DSM associated with foveal SRD. Methods: The study was designed as a retrospective interventional case series. The medical records of 18 consecutive myopic patients (20 eyes) with DSM associated with foveal SRD, and treated with PDT were retrospectively reviewed. Best corrected visual acuity (BCVA), refractive error, fluorescein angiography (FA), indocyanine green angiography (ICGA), and enhanced depth imaging (EDI) optical coherence tomography (OCT) findings were evaluated. Visual gain and loss were considered as increasing or decreasing of two or more lines of best corrected visual acuity (BCVA) respectively, and eyes with fluid resolution were considered as responsive to PDT. Results: All eyes underwent several PDT treatments with a median of 3 (1st;3rd quartiles 2; 3,75; range: 1 to 7) and with a median follow-up time of 22 months (1st;3rd quartiles 12; 40; range 4 to 55). At the last follow-up 7 eyes (35%) showed complete resolution of the foveal SRD being considered as responsive to PDT. At last follow-up visit 5 eyes (25%) showed an increased BCVA, 13 eyes (65%) maintained a stable BCVA, while 2 eyes (10%) had a decrease in their BCVA. Statistical analysis showed that BCVA improvement was significantly higher in eyes responding to PDT (p=0.027). The median baseline hypocyanescent macular area observed during late ICGA frames resulted significantly lower [2.6 mm² (1st;3rd quartiles 2.3; 2.8 mm²; range 1.61 – 3.28 mm²)] in the group of patients that responded to PDT and had an increase of ≥2 Snellen lines in BCVA versus the remaining ones that were considered non-responders [8.1 mm² (1°;3° quartili 5.1;10.2 mm²; range 4.50 - 14.26 mm²)] (p<0.001). Conclusions: Our data suggest that myopic eyes associated with DSM and foveal SRD might be responsive to PDT showing total resolution of fluid accumulation and positive BCVA changes, if baseline ICGA findings show evidence of a limited hypocyanescent macular area.
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