Dissertations / Theses on the topic 'Biologia Strutturale'
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Iacoponi, Martina. "Matematica e Biologia: storia di un'interazione strutturale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.
Find full textFinezzo, Maria Letizia. "Confronto strutturale e studio dell'attività biologica di Angiogenina e Lactogenina per possibili applicazioni di terapia medica e ingegneria tissutale." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425131.
Full textPelleri, Maria Chiara <1983>. "Caratterizzazione strutturale e funzionale di nuovi geni del cromosoma 21 umano con approccio integrato: dallo studio del locus CYYR1 alla meta-analisi di dati di espressione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3890/1/Pelleri_MariaChiara_tesi.pdf.
Full textPelleri, Maria Chiara <1983>. "Caratterizzazione strutturale e funzionale di nuovi geni del cromosoma 21 umano con approccio integrato: dallo studio del locus CYYR1 alla meta-analisi di dati di espressione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3890/.
Full textBUGLIONE, ENRICO. "Nanomeccanica per la Ricerca sul Cancro." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/304787.
Full textWith the term cancer are intended many species of diseases having quite different properties from each other. Despite such vast differences, the mechanisms beyond the onset of any kind of cancer are very similar and can be classified in two main groups depending on their stage. The first is related to the dysregulation of particular genes (oncogenes), that results in an impairment of the cell cycle. The second concerns the ability of cancer cells to continuously divide and migrate through tissues, that results in a highly invasive potential. From a mechanical point of view, the investigation of such features can be crucial for a deeper understanding of cancer onset and progression as well as for the study of novel pharmacological treatments. The outbreak of cancer is caused by a deficiency in the regulation of the cell cycle which, in turn, often depends on an abnormal expression of oncogenes. It is the case of the proto-oncogene c-KIT, that encodes for a mast/stem cell growth factor receptor. Its regulation relies mainly on its promoter, which is constituted by 3 distinct three-dimensional DNA structures called G-quadruplexes (G4s). Those structures can be studied by means of nanomechanical tools such as Magnetic Tweezers, which can recognize folded G4s at single-molecule level, thus enabling to study their role in the regulation of the oncogene. After the onset of cancer, a generic cell undergoes mechanical changes: it divides quickly, and it starts migrating. Both phenomena require a modification in the cell structural phenotype, eventually modifying its rigidity. Chronic lymphocytic leukemia is a case in point: malignant B lymphocytes continuously traffic between peripheral blood and lymphoid tissues. Such frequent migrations require a change in the rigidity of cells. In this case, Atomic Force Microscopy can provide a nanomechanical approach allowing to measure the stiffness of single cells from patients with leukemia, which is slightly decreased if compared to rigidity of cells from healthy donors. This feature can also allow to observe the effect of targeted therapies on the cells, evaluating their effect from a mechanical point of view.
Cece, Giovanna. "Studi strutturali su ferroportina umana." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2014. http://hdl.handle.net/11695/66369.
Full textLa ferroportina è una proteina politopica di membrana di 62,5 kDa che media l’esporto del ferro ferroso da cellule specializzate dell’organismo alla circolazione sanguigna. Ad oggi, è l’unica proteina deputata a svolgere questa funzione ad essere stata identificata nei mammiferi. A livello sistemico, la ferroportina è soggetta ad un meccanismo di regolazione negativa post-traduzionale operato dall’epcidina, peptide secreto dal fegato in risposta ad innalzamento dei livelli di ferro nell’organismo, che legandosi ad essa innesca un meccanismo di internalizzazione e degradazione proteica lisosomiale (Nemeth et al., 2004). La ferroportina rappresenta quindi un importante regolatore dei quantitativi di ferro intracellulari e sistemici dell’organismo. Mutazioni a carico del gene codificante per ferroportina (SLC40A1) sono causative di una sindrome da sovraccarico di ferro, denominata emocromatosi (HH) di tipo IV o “malattia da ferroportina”, caratterizzata da trasmissione autosomica dominante. L’HH di tipo IV si esplicita in due possibili fenotipi sulla base della alterazione funzionale che la proteina subisce. Se la mutazione produce una perdita di funzione si assiste ad accumulo di ferro a livello macrofagico, incremento dei livelli di ferritina sierica e si riscontrano normali valori di saturazione della transferrina. In contrasto a questa manifestazione fenotipica classica, ci sono alcune mutazioni a guadagno di funzione che non influenzano l’esporto del metallo attraverso il canale proteico, ma che determinano la produzione di ferroportina con parziale, o in alcuni casi completa, resistenza all’epcidina. I pazienti con mutazioni di questa seconda tipologia presentano un fenotipo patologico con tratti simili a quelli dell’emocromatosi di tipo classico. Nello specifico, si assiste a incremento dei livelli di saturazione della transferrina sierica e accumulo di ferro per lo più a livello parenchimale (Pietrangelo, 2006). Il lavoro di dottorato è stato incentrato sullo studio della ferroportina. Ad oggi infatti, la struttura cristallografica di questo trasportatore non è stata ancora risolta e mancano informazioni sul meccanismo messo in atto per l’esporto del ferro. Per l’analisi di questa complessa proteina di membrana sono stati scelti due differenti approcci: da un lato, è stato sviluppato, mediante tecniche di bioinformatica, un modello strutturale sulla base del quale è stato ipotizzato un meccanismo di trasporto del ferro, verificato attraverso la produzione e lo studio della funzionalità di mutanti ad hoc di ferroportina. Dall’altro lato, è stato messo a punto un sistema eterologo di espressione per ferroportina, indirizzato alla produzione di quantitativi proteici, maggiori di quelli osservati finora (Rice et al., 2009), che fornissero le basi per procedere alla sua caratterizzazione biochimica e strutturale. È evidente come qualsiasi studio volto all’identificazione della struttura proteica o del meccanismo di funzionamento di ferroportina, possa risultare utile anche alla comprensione dei fenotipi patologici associati alle alterazioni del trasportatore e allo sviluppo o al miglioramento delle attuali tipologie di trattamento della malattia da ferroportina.
Guidi, Enrica. "Proprietà osteoinduttive di superfici micro e nano strutturate per l'implantologia ossea." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424090.
Full textLe procedure di sostituzione ossea vengono usate per impianti dentali e per correggere difetti strutturali di vario tipo. Per ottenere un riparo funzionale a lungo termine, i sostituti ossei, composti da materiali metallici o polimerici, devono unirsi in modo stabile al tessuto del paziente. Questo processo, chiamato osteointegrazione, è una conseguenza della migrazione di cellule indifferenziate dal tessuto circostante all'impianto e della loro differenziazione in cellule mature (osteoblasti) che, producendo tessuto osseo, ancorano l'impianto in modo duraturo. Se questo non accade, si ottiene un riparo di bassa qualità funzionale con possibilità di spostamento della protesi. Nel nostro organismo, la maggior parte delle cellule deve aderire ad un substrato per vivere e proliferare ed è noto che le cellule sono, inoltre, in grado di rispondere alle caratteristiche delle superfici di adesione (per es. rugosità, geometria), attivando al loro interno programmi differenti che determinano il tipo cellulare. A partire da queste considerazioni, questo lavoro si è proposto di realizzare bioprotesi tridimensionali, utilizzabili nell'implantologia ossea. A tal fine, è stato ottimizzato il processo di stampaggio ad iniezione con formazione di pillar cilindrici di dimensioni micro o nano. Tale processo ha permesso di ottenere un elevato grado di replicazione delle caratteristche di superficie rendendo il microstampaggio, una tecnica efficace, efficiente ed estremamente interessante da un punto di vista commerciale. Le proprietà osteoinduttive delle superfici micro e nanostrutturate sono state, successivamente, verificate in vitro utilizzando cellule staminali mesenchimali da midollo osseo umano. A diversi intervalli di tempo, sono stati valutati l'adesione e la crescita cellulare e il differenziamento osteogenico attraverso la determinazione della deposizione di sali di calcio e l'espressione dell'osteocalcina. Collettivamente, i dati raccolti dalla sperimentazione in vitro, hanno evidenziato che le superfici sia micro che nanostrutturate posseggono proprietà osteoinduttive, permettendo la differenziazione delle MSC in assenza di fattori di crescita induttivi. In particolare, è stata evidenziata una relazione tra caratteristiche dimensionali della geometria superficiale e potenziale differenziativo. Infatti, l'aumento del diametro dei pillar e dell'interasse si traduce in un incremento della deposizione di sali calcio e dell'espressione di OC, marker tardivo della differenziazione osteogenica. Al contrario, le superfici nano e microstrutturate e le loro caratteristiche dimensionali non sembrano avere effetti sull'adesione e proliferazione cellulare. Ulteriori studi in vivo saranno necessari per confermare le proprietà osteoinduttive delle geometrie selezionate con il presente lavoro e verificarne l'osteointegrazione
Paolisi, Benedetta. "Struttura degli organi linfoidi nei Cetacei." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8964/.
Full textRuggeri, Barbara. "Espressione batterica e caratterizzazione dei determinanti strutturali dell'attività biologica della proteina PcF da Phytophthora cactorum." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2009. http://hdl.handle.net/11566/242365.
Full textMarangi, Giovanni. "Teoria dei network applicata alle strutture proteiche." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.
Find full textMusci, Ilaria. "Potenzialità di utilizzo di strutture urbane marine per la conservazione di specie minacciate: uno studio sperimentale sulle strutture di difesa costiera lungo le coste del Nord Adriatico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1437/.
Full textMacarone, Palmieri Adriano. "Quantum biology. Simulazioni di trasferimento di energia in una struttura dimerica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7771/.
Full textMartini, Mara. "Simulazione delle proprietà morfologiche e strutturali di materiali biologici ed organici per dispositivi elettronici ed optoelettronici." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15555/.
Full textZangrilli, Maria Paola. "Struttura dei popolamenti meiobentonici nella zona intertidale dell'Alto Adriatico a differenti gradi di antropizzazione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5047/.
Full textLisi, Francesca. "Struttura e dinamica di popolazione di Axinella polypoides (Schmidt, 1862) (Porifera, Demospongiae) presso l’Isola Gallinara (SV)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3271/.
Full textLazzaro, F. "Connessioni molecolari tra struttura della cromatina, riparazione del DNA e attivazione del checkpoint in S. cerevisiae." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2005. http://hdl.handle.net/2434/63008.
Full textDe, Toffoli Barbara. "Gas emission centres on Mars surface and putative biological contribution: insights on hydrothermal fluid circulation in the upper crust." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3425754.
Full textIl lavoro presentato ha lo scopo di sviluppare ed espandere l'esplorazione geologica di Marte nell’ottica di ricerca di ambienti adatti allo sviluppo della vita e, di conseguenza, centri di risalita di acqua e centri di degassamento hanno avuto un ruolo centrale nella selezione degli obiettivi di indagine. La circolazione idrotermale nella crosta marziana è tra i processi naturali caratterizzati dal coinvolgimento combinato di fluidi quali acqua e metano, definendo così un potenziale insieme di ambienti inclini alla crescita e allo sviluppo della biosfera. La circolazione di fluidi nel sottosuolo è un'area chiave nel contesto delle scienze planetarie perché essi influenzano quasi ogni proprietà fisica, chimica, meccanica e termica della crosta superiore. I sistemi idrotermali sono strettamente legati al trasporto di massa, calore, sostanze nutritive e specie chimiche nei sistemi idrogeologici, rendendo questi meccanismi centrali in campi quali il ciclo vulcano-tettonico, la biosfera profonda e il ciclo acqua / ghiaccio. Per sviluppare una nuova generazione di esplorazione planetaria che mira non solo ad analizzare e mappare le superfici dei corpi planetari diversi dalla Terra, ma anche a sondarne le profondità, nel primo capitolo testiamo con successo l'efficienza di una nuova tecnica che permette di investigare il sottosuolo partendo dalle osservazioni di superficie: l’analisi frattale. Questo metodo è stato applicato per la prima volta sulla Terra per indagare la profondità delle camere magmatiche e degli strati sorgente che alimentano vulcanesimo magmatico e vulcani di fango. Abbiamo quindi applicato questa tecnica a diverse strutture di superficie su Marte con caratteristiche morfologicamente convergenti, ma con processi di formazione molto diversi, al fine di verificare se l'analisi frattale fosse una metodologia efficiente per identificare la presenza di un sistema percolante di fratture connesse e la profondità della sorgente del materiale drenato. I risultati sono stati positivi promuovendone così l'implementazione nel processo di esplorazione planetaria. Nel secondo capitolo viene riportato il lavoro prodotto relativo all'esplorazione volto a identificare nuove regioni ad alto potenziale su Marte attraverso l'uso di analisi classiche e frattali. Poiché l'obiettivo principale del presente lavoro presentato è quello di individuare i centri di emissione legati al rilascio di acqua e metano, poniamo il nostro punto di partenza nella ricerca di campi di pitted mounds, che sono ottimi candidati per i nostri scopi. Varie aree, con grandi coperture e un contesto geologico molto diverso, hanno mostrato una relazione con sistemi di fratture connesse con estensioni fino svariati chilometri di profondità. Non solo siamo stati in grado di analizzare proficuamente aree diverse e localizzare vaste regioni ad alto interesse, ma abbiamo osservato un collegamento sistematico tra grandi campi di pitted mounds sulla superficie e l'interfaccia più superficiale tra la criosfera ricca in clatrati e l'idrosfera ipotizzata per il sottosuolo marziano, scoprendo così il ruolo chiave che i clatrati potrebbero aver avuto su Marte i un passato geologicamente recente. I risultati promettenti prodotti e mostrati nei primi due capitoli di questo lavoro hanno portato a uno spettro di domande riguardanti i processi che potrebbero essere coinvolti in questo tipo di fenomeni. Scegliamo quindi di affrontare questo argomento tramite l’interpretazione dell’assetto strutturale basato su evidenze di circolazione di fluidi, in aree in cui tali informazioni sono disponibili. Nel terzo capitolo, quindi, affrontiamo uno studio esplorativo propedeutico che ha l'obiettivo di confrontare sistemi di vene a solfati in diverse località sulla Terra con le vene a solfati affioranti nel Gale crater, che rappresentano l'unico caso di acquisizioni ravvicinate di strutture marziane che sicuramente hanno sperimentato circolazione di fluidi. Una migliore comprensione dell’assetto strutturale su porzioni della superficie marziana può portare progressivamente ad una contestualizzazione delle forze che potrebbero aver contribuito a guidare i flussi di fluido nella crosta superiore marziana e inoltre a migliorare la corrente conoscenza del sottosuolo marziano nonché all’identificazione di ambienti legati all'acqua. Nel quarto capitolo sono esposti i lavori preliminari che hanno come obiettivo quello di identificare e indagare ambienti che hanno subito la circolazione di fluidi, spina dorsale di questa tesi. Da un lato, siamo andati avanti nell'esplorazione della superficie marziana attraverso l'osservazione delle immagini a quattro colori appena acquisite della camera CaSSIS, con esiti notevoli grazie all’individuazione di creste probabilmente legate alla percolazione di fluido idrotermale e all'alterazione delle rocce incassanti. Contestualmente, abbiamo anche affrontato la questione dal lato composizionale migliorando le librerie spettrali con la produzione di firme spettrali, in lunghezze d'onda dall'ultravioletto al lontano infrarosso, di minerali appartenenti ad ambienti che, sulla Terra, sono legati alla circolazione idrotermale a bassa temperatura e di rare bio-mineralizzazioni quali le stromatoliti silicee.
Ferrara, Giorgia <1979>. "Struttura genetica spazio-temporale e tracciabilità delle popolazioni di tonno rosso (Thunnus thynnus) del Mediterraneo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2716/1/Ferrara_Giorgia_tesi.pdf.
Full textFerrara, Giorgia <1979>. "Struttura genetica spazio-temporale e tracciabilità delle popolazioni di tonno rosso (Thunnus thynnus) del Mediterraneo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2716/.
Full textBurreddu, Caterina. "Risposta delle comunità meio e macro bentoniche alla presenza di differenti tipologie di strutture di difesa costiera." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4589/.
Full textMarziliano, Lucia. "Gli otoliti dei Triglidae (Teleostei, Scorpaeniformes): un approccio innovativo allo studio comparativo della forma e della struttura cristallina." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2411/.
Full textRispoli, Ada <1982>. "Rapporto tra struttura e funzione della cistatina B e dei suoi mutanti in relazione all'epilessia mioclonica progressiva di tipo 1 (EPM1)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2636/1/rispoli_ada_tesi.pdf.
Full textRispoli, Ada <1982>. "Rapporto tra struttura e funzione della cistatina B e dei suoi mutanti in relazione all'epilessia mioclonica progressiva di tipo 1 (EPM1)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2636/.
Full textGirardi, Stefano. "Prestazioni della tecnica di transfezione selettiva di cellule di mammifero in adesione tramite strutture integrate su silicio." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425000.
Full textBigoni, Francesco. "Confronto tra composizione tassonomica e struttura trofica delle comunità macrobentoniche di spiagge dell'Emilia Romagna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6728/.
Full textMajorana, Alessandra. "Alterazioni specifiche del trascrittoma dei microrna e struttura globale del network in carcinoma colorettale dopo trattamento con Cetuximab." Thesis, American Association for Cancer Research, 2011. http://hdl.handle.net/10761/129.
Full textThe relationship between therapeutic response and modifications of miRNA transcriptome in Colorectal Cancer (CRC) remains unknown. We investigated this issue by profiling the expression of 667 miRNAs in two human CRC cell lines, one sensitive and the other resistant to cetuximab(Caco-2 and HCT-116, respectively) through TaqMan RT-PCR. Caco-2 and HCT-116 expressed different sets of miRNAs after treatment: specifically, 21 and 22 miRNAs were differentially expressed (DE) in Caco-2 or HCT-116, respectively (t-test, p<0.01). By testing the expression of DE miRNAs in CRC patients, we found that miR-146b-3p and miR-486-5p are more abundant in KRAS mutated samples respect to wild-type ones (Wilcoxon test, p<0.05). 67% of DE miRNAs were involved in cancer, including CRC, while 19 miRNA targets had been previously reported to be involved in the cetuximab pathway and CRC. We identified 25 TFs putatively controlling these miRNAs, 11 of which already reported to be involved in CRC. Based on these data, we suggest that the down regulation of let-7b and let-7e (targeting KRAS) and the up regulation of miR-17* (a CRC marker) could be considered as candidate molecular markers of cetuximab resistance. Global network functional analysis, based on miRNA targets, showed a significant overrepresentation of cancer-related biological processes and networks centered on critical nodes involved in EGFR internalization and ubiquitin-mediated degradation. The identification of miRNAs, whose expression is linked to the efficacy of therapy, should allow to predict the response of patients to treatment and possibly lead to a better understanding of the molecular mechanisms of drug response.
Giani, Simone. "Struttura filogenetica della comunità batterica associata ad Ostreopsis cf. Ovata in colture batch e dinamiche di crescita." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8089/.
Full textCirelli, Gianluca. "Impatto degli interventi antropici di difesa costiera sulla struttura e distribuzione della popolazione di Lentidium mediterraneum (Mollusca bivalvia)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3218/.
Full textAlia, Andrea. "Struttura di età del genere Mullus in Alto-Medio Adriatico mediante lettura di otoliti e frequenze di taglia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9600/.
Full textGerotto, Valentina. "Genetic variability and differentiation in the Mediterranean endemic starry ray Raja asterias (Delaroche, 1809)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6265/.
Full textAngileri, Paolo Maurizio Maria. "Struttura di età di nasello (Merluccius merluccius, Linnaeus, 1758) in alto-medio Adriatico mediante analisi degli otoliti e frequenza di taglia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8090/.
Full textPERTILE, GIORGIA. "Potrebbe l'applicazione di pesticidi influenzare l'abbondanza, la struttura, la biodiversità e la funzionalità della comunità microbica del suolo?" Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10801.
Full textIn agriculture, pesticides have been frequently used to protect crops from pest and disease attacks. Many times such pesticides, besides killing the target organisms, hit non-target organisms. Among the non-target organisms, we can find many useful microorganisms that determine fertility and soil quality. The presence of these xenobiotics in soil can influence the main biogeochemical cycles (N, C, S, P) and other metabolic pathways (eg. Β-ketoadipate). In this study, we investigated the effects of isoproturon, tebuconazole and chlorpyrifos on the abundance, the structure and the diversity of the microbial community. We have also studied the effects of these pesticides on the genes involved in the nitrogen cycle. It was observed that the abundance of the bacterial community is significantly affected by the application of the fungicide tebuconazole. As for the studies on the functionality and the diversity of the bacterial population, the application of these pesticides does not seem to induce a clear dose-dependent nor a time effect. On the contrary, with respect to the analysis on microbial diversity, we observed that the application of these three pesticides did influence the number of detected OTU, whereas the diversity index (H') tells us that the use of such pesticides leads to an increase of diversity within the treated samples. Finally, we can conclude that the application of these pesticides affects the abundance and function of the microbial population, but does not lead to lower diversity within the same community.
PERTILE, GIORGIA. "Potrebbe l'applicazione di pesticidi influenzare l'abbondanza, la struttura, la biodiversità e la funzionalità della comunità microbica del suolo?" Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10801.
Full textIn agriculture, pesticides have been frequently used to protect crops from pest and disease attacks. Many times such pesticides, besides killing the target organisms, hit non-target organisms. Among the non-target organisms, we can find many useful microorganisms that determine fertility and soil quality. The presence of these xenobiotics in soil can influence the main biogeochemical cycles (N, C, S, P) and other metabolic pathways (eg. Β-ketoadipate). In this study, we investigated the effects of isoproturon, tebuconazole and chlorpyrifos on the abundance, the structure and the diversity of the microbial community. We have also studied the effects of these pesticides on the genes involved in the nitrogen cycle. It was observed that the abundance of the bacterial community is significantly affected by the application of the fungicide tebuconazole. As for the studies on the functionality and the diversity of the bacterial population, the application of these pesticides does not seem to induce a clear dose-dependent nor a time effect. On the contrary, with respect to the analysis on microbial diversity, we observed that the application of these three pesticides did influence the number of detected OTU, whereas the diversity index (H') tells us that the use of such pesticides leads to an increase of diversity within the treated samples. Finally, we can conclude that the application of these pesticides affects the abundance and function of the microbial population, but does not lead to lower diversity within the same community.
Daminato, Margherita. "Studio funzionale di due geni MADS-box (FaSHP e TM8) coinvolti nello sviluppo di strutture carnose con funzione "frutto"." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3422656.
Full textIl frutto, definito in termini botanici come struttura che si sviluppa da un ovario fiorale in seguito ad un evento di fecondazione, è una struttura peculiare delle Angiosperme. Esso ha contribuito in modo rilevante al successo riproduttivo di queste piante essendo principalmente deputato al processo di dispersione dei semi che si sviluppano al suo interno. Tuttavia, la necessità di disperdere i semi nell'ambiente non è unica delle Angiosperme, anche le Gimnosperme producendo semi devono affrontare questa problematica. Sebbene esse non presentino fiori, e pertanto non siano in grado di produrre veri frutti, vi sono molte specie che circondano i propri semi con delle strutture carnose che hanno lo scopo di facilitarne la dispersione, e sono quindi simili ai veri frutti da un punto di vista funzionale. Alla luce di queste considerazioni risulta chiaro che studiare i meccanismi che regolano lo sviluppo e la maturazione dei frutti è importante anche sotto il profilo evolutivo. Recentemente è stato scoperto che gli omologhi di alcuni geni MADS-box che controllano lo sviluppo e maturazione dei veri frutti, sono espressi anche nelle strutture carnose associate ai semi di alcune Gimnosperme (Lovisetto et al., 2012), suggerendo una possibile conservazione di parte dei meccanismi molecolari di base che regolano la formazione delle strutture coinvolte nella dispersione dei semi. Poiché la caratterizzazione funzionale di tali geni risulta difficile nelle Gimnosperme, per il presente lavoro si è deciso di focalizzare l'attenzione su due geni di Angiosperme, omologhi dei geni identificati nelle Gimnosperme. In particolare è stata condotta la caratterizzazione funzionale del gene FaSHP di fragola e del gene TM8 di pomodoro. FaSHP è un gene MADS-box, appartenente al clade PLENA della sottofamiglia AGAMOUS, che è stato isolato mediante lo screening di una libreria di cDNA di frutto rosso e che è risultato essere espresso nel frutto con un profilo di espressione maturazione-specifico. Per alcuni geni appartenenti a questa classe è già stato definito un ruolo di regolazione durante la maturazione dei frutti climaterici. Quindi, si è deciso di caratterizzare funzionalmente il gene FaSHP conducendo degli esperimenti di silenziamento e sovra-espressione transiente in frutti di fragola che sono invece non-climaterici. Il rallentamento e l’accelerazione della maturazione riscontrati nei frutti rispettivamente sotto- e sovra-esprimenti il gene, insieme alla modificata espressione di vari geni marcatori del processo di maturazione, suggeriscono che FaSHP possa essere uno dei protagonisti del network molecolare che regola la maturazione del frutto di fragola. Inoltre, l'analisi di espressione del gene in seguito ai trattamenti ormonali con auxina ed ABA (regolatori chiave per la maturazione di fragola) e l'identificazione nel promotore del gene di segnali di risposta ai due ormoni, hanno indotto ad ipotizzare che FaSHP possa fungere, almeno in parte, da mediatore nella regolazione della maturazione da parte di questi fitormoni. I dati ottenuti in questa prima parte del lavoro indicano dunque che FaSHP possa essere un master gene nella maturazione del frutto di fragola. Considerando che geni AGAMOUS-like sono espressi anche durante lo sviluppo delle strutture carnose delle Gimnosperme, e che queste ultime, come il frutto di fragola, sono dei falsi frutti, si può ipotizzare che anche nelle Gimnosperme i geni di tipo AGAMOUS abbiano un ruolo simile a quello definito per FaSHP. TM8 è invece il primo gene ad essere stato isolato nell’ambito di un gruppo di geni MADS-box ad oggi poco studiati. Andando ad analizzare la sua espressione si è osservato come i trascritti siano presenti in modo pressoché ubiquitario nella pianta, in maniera del tutto simile a quanto già definito per i geni TM8-like delle Gimnosperme. In pomodoro, tuttavia, i trascritti raggiungono un massimo nel fiore. Per far luce sul ruolo di TM8 sono state prodotte piante transgeniche che sovra-esprimono il gene e piante che invece lo sovra-esprimono nella forma di repressore trascrizionale. La presenza di stami dialitici nelle piante sovra-esprimenti TM8 ha indotto a supporre un possibile ruolo del gene nel terzo verticillo fiorale, ipotesi supportata anche dall'analisi di espressione di altri geni MADS-box di identità fiorale. Oltre alla possibile funzione durante lo sviluppo del fiore, l'analisi fenotipica e molecolare delle piante sovra-esprimenti il gene nella forma di repressore trascrizionale ha portato ad ipotizzare un possibile coinvolgimento di TM8 anche nello sviluppo di altri organi della pianta, sia vegetativi (foglia) che riproduttivi (frutto). Questa funzione del gene in varie fasi del ciclo vitale della pianta supporta l'idea che i geni di tipo TM8 siano geni antichi, originatisi precocemente durante l'evoluzione dei geni MADS-box. Inoltre, il coinvolgimento del gene TM8 di pomodoro nello sviluppo del frutto suggerisce che anche nelle Gimnosperme, dove tali geni sono espressi in modo simile nelle strutture carnose deputate alla disseminazione, essi possano intervenire durante lo sviluppo dei "frutti"
ROSTI, VALENTINA. "Chromatin solubility as a novel determinant of epigenome dysfunction in prostate cancer." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/382306.
Full textProstate cancer (PCa) is the second most recurrent male tumor, often characterized by an unfavorable outcome due to its high clinical and molecular heterogeneity and its frequent multifocality. Increasingly growing epigenetic research efforts are implicated in the detection of novel biomarkers improving PCa diagnosis and prognosis. Among the epigenetic layers, the chromatin nuclear architecture abides tight rules that ensure proper genome functions and cell identity maintenance, and its remodeling has emerged as a novel crucial player during malignant transformation. Yet, the occurrence and the functional implications of chromatin structural changes in cancer remains poorly characterized. We have recently developed a high-throughput sequencing based technique, named 4fSAMMY-seq (4 fractions Sequential Analysis of MacroMolecules accessibilitY), consisting of the sequential fractionation of the chromatin according to its accessibility and solubility status to isolate and characterize both heterochromatin and euchromatin. A key advantage of our method is that it only requires few thousands of living cells, making it suitable for analyses on limited materials as biopsy samples derived from clinical practice. In this study, we applied 4fSAMMY-seq on fresh biopsy specimens from patients undergoing explorative prostate mapping biopsy for prostate cancer diagnosis. We examined the genome conformation and its association with transcriptional profile in control tumor-free biopsies and prostate cancer biopsies. In bulk healthy tissues, containing a mix of epithelial cells, leukocytes and stroma, 4fSAMMY-seq allowed the detection of a conserved pattern of euchromatin and heterochromatin regions associated with the respective epigenetic signatures. We also found a quantitative correlation between chromatin solubility and gene expression. On the other hand, cancer biopsies are characterized by different degrees of genome architectural and transcriptome alterations, reflecting the heterogeneous nature of prostate tumors. On the basis of chromatin solubility, we identified a group of PCa tissues characterized by extensive chromatin remodeling and transcriptomic reprogramming involved in tumor migratory capacity. Our data highlight the impact of chromatin architecture on dysfunctional genome usage and propose 4fSAMMY-seq as an eligible tool to shed light on the epigenetic remodulations driving primary prostate tumor aggressiveness.
Anghileri, Michele. "Confronto fra metodi di analisi di comunità bentoniche in differenti spiagge del Nord Adriatico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6269/.
Full textLeka, Oneda. "Structural and functional characterization of A-B toxins: diphtheria toxin and clostridial neurotoxins." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3421803.
Full textHo effettuato la mia attività di ricerca studiando tre importanti patogeni umani, che sono tossine di tipo A-B: la tossina difterica (DT), la neurotossina tetanica (TeNT) e le neurotossine botuliniche (BoNTs), gli agenti eziologici di difterite, tetano e botulismo, rispettivamente. In termini di organizzazione strutturale queste tossine sono costituite da tre domini: il dominio catalitico (LH), il dominio di translocazione (HN) e il dominio di legame (HC). Questa organizzazione dei domini è strettamente correlata al loro comune meccanismo d’azione che comprende: il legame alla membrane cellulare mediato dal HC, la traslocazione del dominio catalitico nel citoplasma mediata dal canale di permeazione formato dal HN. Ho studiato il cambiamento conformazionale della tossina difterica a pH acido. DT include un dominio di translocazione (dominio T), che forma il canale attraverso il quale il dominio catalitico attraversa la membrana della vescicola endosomica. Fino ad oggi non ci sono dati strutturali che riguardano il canale formato dal dominio T, non si sa neanche se è un monomero o oligomero. Ho eseguito studi biochimici e strutturali per caratterizzare il dominio T di DT. Il dominio T è anche considerato un agente anti-cancro nelle terapie mirate contro le cellule tumorali. Ho ottenuto la struttura tridimensionale della tossina difterica in presenza di doppi strati lipidici (che simulano la membrana della vescicola endosomica) ed in condizioni di pH 5,5 (pH corrispondente all'ambiente acido in cui avviene la il processo di traslocazione). La struttura riportata getta luci sull'evento iniziale di questo processo, la destabilizzazione di tre alfa-eliche presenti nella parte inferiore della tossina (Leka et al., 2014). Ho poi lavorato su un progetto che mirava a caratterizzare la struttura tridimensionale della tosssina tetanica. Poiché la cristallizzazione di questa tossina risulta d’essere molto difficile, mi sono concentrata sull'utilizzo di frammenti di anticorpi (Fab) come tools per aiutare la determinazione strutturale. Analisi da gel nativo e da cromatografia ad esclusione mostrano la formazione di un complesso stabile in vitro tra la tossina ed i relativi Fab. Diversi esperimenti di cristallizzazione sono stati eseguiti, e per il momento non abbiamo ancora informazioni strutturali sulla tossina. Inoltre, ho studiato anche la localizzazione ed il processo di internalizzazione delle tossine botuliniche a livello della giunzione neuromuscolare (NMJ). Ho espresso i domini di legame di diversi sierotipi di tossine botuliniche, domini che sono necessari e sufficienti per il legame alla superficie dei neuroni. I domini di legame sono stati purificati utilizzando cromatografia di affinità e per esclusione, ottendo alla fine una purezza > 90% . Utilizzando i neuroni granulari di cervelletto (CGN), ho testato la loro funzionalità e specificità. Questi domini sono stati iniettati in vivo al fine di analizzare la loro localizzazione a livello della giunzione neuromuscolare. I dati ottenuti con analisi di microscopia confocale ed a fluorescenza mostrano che questi domini si localizzano proprio a livello della giunzione muscolare. Nelle marcature si osserva anche una colorazione diversa tra i diversi sierotipi BoNT, e questo risultato riflette il diverso tempo di intossicazione tra i vari serotipi di tossine botuliniche, e forse anche una diversa localizzazione in diverse vescicole endosomiche.
CARLON, AZZURRA. "Computational aspects of NMR in structural biology." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1080450.
Full textFaini, S., and SANTIS Pasquale DE. "Sviluppi metodologici per studi di relazione struttura-funzione in modelli di acidi nucleici." Doctoral thesis, 2007. http://hdl.handle.net/11573/393999.
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